giovedì 31 ottobre 2019

LE DUE DESTRE. Viviana Vivarelli.

Risultati immagini per zingaretti e salvini

Ci sono due destre in Italia come in Europa e da noi il Pd purtroppo ha dato il suo appoggio ad entrambe.
La richiesta da parte del Pd in questi giorni in Parlamento di un finanziamentoi pubblico di 24 milioni a favore della sola Radio radicale e la svolta brusca della Lega verso concetti neonazisti e un uso illegale del web dovrebbe riaprire la discussione su queste due destre che si stanno facendo strada con modi bruschi, illegali o incostituzionali, oggi, nel nostro Paese, ma io questa discussione non la vedo da nessuna parte, come vedo una pericolosa confusione tra Liberismo e Liberalismo, concetti che per il 99% degli italiano sono privi di significato. Del resto il livello culturale di massa degli italiani, soprattutto nei fanatici della Lega, è così basso che questo tipo di discussione non sarebbe nemmeno ipotizzabile, ma questa discussione non la vedo nemmeno in persone come Gad Lerner o Telese, Paragone o Cacciari, Travaglio o Di Maio, o altri che per la loro formazione e preparazione potrebbero farla.
Il Liberalismo è un movimento filosofico universale a favore delle libertà personali dell'uomo, è cosmopolita e appartiene in teoria ad ogni uomo della Terra. Nasce con l'illuminismo ma si propaga e cresce per forza della civiltà.
Il Liberismo è una ideologia di guerra di tipo economico che usa armi finanziarie per il predominio del mercato sullo Stato e l'arricchimento di una cricca di troppo ricchi con l'impoverimento dei più poveri e la riduzione per loro di libertà diritti e tutele.
I radicali sono stati insieme liberali e liberisti. Quasi tutti i loro referendum sono stati vinti perché difendevano alcune libertà umane. Ma tutta la loro posizione economica sta dalla parte dei più ricchi ed è quindi liberista.
Il Pd è stato per decenni liberista e democratico; con gli ultimi governi, da Bersani in poi si è lasciato contagiare dal liberismo che ha raggiunto il suo sprofondo con Renzi, che voleva addirittura annullare progressivamente lo stato sociale, che è sempre stato a favore delle banche e che, se ha svenduto i nostri porti all'Ue, non lo ha fatto per principi umanitari ma per un bieco calcolo di convenienza di potere.
La Lega è in gran parte liberista e, se ha fatto delle leggi a difesa delle classi povere, è stato per la spinta dei 5 stelle. Ma è enormemente nemica di tutto ciò che è liberale.
Inutile chiedersi da che parte stia la Chiesa. Ma anche la Chiesa è divisa tra una parte fondamentalmente attratta dal potere e una chiesa periferica, spesso emarginata, che cerca di aiutare evangelicamente poveri ed emarginati.
Era liberale Don Gallo. Non lo era certo Marcinkus. E' stato sempre emintemente liberista lo IOR o quella parte della Chiesa che non paga l'ICI o investe nelle armi o nella Coca Cola. E' addirittura dalla parte della Lega quella Chiesa di destra, nera, estremista e reazionaria come la chiesa lefevriana, che odia Papa Bergoglio e non accetterà mai aperture nella Chiesa alle donne o a preti sposati.
Ci sono due destre in Italia come in Europa e da noi il Pd purtroppo ha dato il suo appoggio ad entrambe.
La richiesta da parte del Pd in questi giorni in Parlamento di un finanziamentoi pubblico di 24 milioni a favore della sola Radio radicale e la svolta brusca della Lega verso concetti neonazisti e un uso illegale del web dovrebbe riaprire la discussione su queste due destre che si stanno facendo strada con modi bruschi, illegali o incostituzionali, oggi, nel nostro Paese ma io questa discussione non la vedo da nessuna parte, come vedo una pericolosa confusione tra Liberismo e Liberalismo, concetti che per il 99% degli italiano sono privi di significato. Del resto il livello culturale di massa degli italiani, soprattutto nei fanatici della Lega, è così basso che questo tipo di discussione non sarebbe nemmeno ipotizzabile, ma questa discussione non la vedo nemmeno in persone come Gad Lerner o Telese, Paragone o Cacciari, Travaglio o Di Maio, o altri che per la loro formazione e preparazione potrebbero farla.
Il Liberalismo è un movimento filosofico universale a favore delle libertà personali dell'uomo, è cosmopolita e appartiene in teoria ad ogni uomo della Terra. Nasce con l'illuminismo ma si propaga e cresce per forza della civiltà.
Il Liberismo è una ideologia di guerra di tipo economico che usa armi finanziarie per il predominio del mercato sullo Stato e l'arricchimento di una cricca di troppo ricchi con l'impoverimento dei più poveri e la riduzione per loro di libertà diritti e tutele.
I radicali sono stati insieme liberali e liberisti. Quasi tutti i loro referendum sono stati vinti perché difendevano alcune libertà umane. Ma tutta la loro posizione economica sta dalla parte dei più ricchi ed è quindi liberista.
Il Pd è stato per decenni liberista e democratico; con gli ultimi governi, da Bersani in poi si è lasciato contagiare dal liberismo che ha raggiunto il suo sprofondo con Renzi, che voleva addirittura annullare progressivamente lo stato sociale, che è sempre stato a favore delle banche e che, se ha svenduto i nostri porti all'Ue, non lo ha fatto per principi umanitari ma per un bieco calcolo di convenienza di potere.
La Lega è in gran parte liberista e, se ha fatto delle leggi a difesa delle classi povere, è stato per la spinta dei 5 stelle. Ma è enormemente nemica di tutto ciò che è liberale.
Inutile chiedersi da che parte stia la Chiesa. Ma anche la Chiesa è divisa tra una parte fondamentalmente attratta dal potere e una chiesa periferica, spesso emarginata, che cerca di aiutare evangelicamente poveri ed emarginati.
Era liberale Don Gallo. Non lo era certo Marcinkus. E' stato sempre eminentemente liberista lo IOR o quella parte della Chiesa che non paga l'ICI o investe nelle armi o nella Coca Cola. E' addirittura dalla parte della Lega quella Chiesa di destra, nera, estremista e reazionaria come la chiesa lefevriana, che odia Papa Bergoglio e non accetterà mai aperture nella Chiesa alle donne o a preti sposati.


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mercoledì 30 ottobre 2019

Tutto è andato come avevano previsto. - Maurizio Zaccone

L'immagine può contenere: 1 persona, con sorriso, barba e testo

Nazionalizziamo il partito e convinciamo tutti che il problema dell’Italia non sono i meridionali, ma i “negri”. Fatto.
Facciamo alleanza con il M5S così intanto ci prendiamo le poltrone. Fatto.
Spariamo cazzate sui social, tipo pane e nutella, zingaracce, brutti neri e lavori forzati per i detenuti, tanto chi va a controllare se c’è corrispondenza con l’attività parlamentare. Fatto.
Scaliamo percentuali nei sondaggi e poi facciamo cadere il Governo, magari prima di essere costretti a trovare le coperture per le manovre fatte e prima di altre leggi che non ci piacciono proprio. Fatto.
Ora andiamo ad elezioni e prendiamoci il paese, e diamo la colpa agli altri che ci hanno costretto a questo.
Uno di quei disegnini così semplici da apparire impossibili da realizzare. Chi vuoi che ci caschi?
Ma Salvini, va dato atto, ci conosce meglio di quanto ci conosciamo noi.
Chi lo contrastava ha usato le peggiori armi per farlo; l’ha messa su un piano ideologico, su temi divisori. Ha parlato di umanità, di morti in mare, di autonomie deleterie per il Sud, dei 49 milioni.
Non fregava niente a nessuno.
Basti pensare che si è riusciti a convincere parte del Sud, costretta a convivere con piaghe come la criminalità organizzata e la mancanza di servizi minima, che il problema sono gli extracomunitari; i barconi.
Sarebbe bastato ragionare con la loro testa, fingendo di comprenderli.
Li vogliamo cacciare questi brutti neri? Vogliamo castrare chimicamente i pedofili? Vogliamo mandare i criminali ai lavori forzati? Vogliamo censire i Rom? Vogliamo una giustizia certa che quando arresta i criminali non li fa uscire dopo 5 minuti?
Bene, sappiate che Salvini non ha dedicato un solo minuto a tutto questo.
Non sono diminuiti gli immigrati, non è cambiato nulla sulle possibilità di rimpatriarli.
Perché mica vi dice che dalle Ong arriva solo l’8% dei clandestini e che il restante 92% trova i porti aperti? Perché mica vi dice che per rimpatriare i clandestini servono accordi bilaterali con i paesi di provenienza? Questo Governo che accordi in più ha fatto con i paesi di provenienza? Quanti con i paesi dell’Africa subsahariana, da dove ne provengono la maggioranza?
Scopritelo, se vi interessa.
Vi piaceva l’idea del censimento dei Rom, vero? Schediamoli tutti, dai. Soltanto che i Rom non sono extracomunitari. E il censimento già esiste, per i cittadini italiani. E molti di questi sono italiani. Poi ci sono i rumeni. E quando per assurdo li censisci e scopri quanti di loro sono rumeni, che fai? Sono cittadini comunitari, dell’Europa, e non possono essere espulsi.
E pure questi 2 assassini americani. Mandiamoli ai lavori forzati, scrisse Salvini. E tutti a godere alla grande. Solo che i lavori forzati in Italia sono stati aboliti 153 anni fa. Forse la Lega ha proposto di reinserirli? Vi siete informati? No, non lo ha fatto.
Ah, dimenticavo: una volta arrestati bisogna “buttare via le chiavi”. Quindi questo Governo ha fatto qualcosa per la certezza della pena? Informatevi, scoprirete cose fantastiche. Che l’unica cosa buona (la Spazzacorrotti) l’ha firmata Bonafede, M5S. Che alla Lega sta sulle palle la prescrizione bloccata dopo il primo grado di giudizio. Ed è proprio prima della riforma sulla giustizia che fa saltare il Governo.
Però che bello tagliare la palle ai pedofili. Eh sì, Salvini propone anche la castrazione chimica per i reati sessuali. Un grande. Peccato che chi lo vota non sa cos’è la castrazione chimica e cosa proponeva il disegno di legge della Lega.
Perché la maggior parte di loro crede essere un taglio alle palle dei pedofili. Mentre è un semplice farmaco che riduce la libido e il desiderio sessuale. Non è una soluzione “definitiva”, ma temporanea. Se smetti di prenderlo, non funziona più. Non è di sicura riuscita. Per renderlo obbligatorio bisogna modificare la Costituzione. Ma la Lega per non modificarla propone che la somministrazione non sia obbligatoria ma volontaria. Quindi è il criminale a doverlo volere. E perché lo dovrebbe volere? In cambio di una sospensione condizionale della pena. Chiaro? SOSPENSIONE DELLA PENA. Li mettono fuori, non dentro. Ma mica ve lo facevano capire,eh?
Non era sulla mancanza di valori e di etica che andava condotta la battaglia. Ma solo sulle balle rifilate. Ma ormai il peggio è fatto. Ora che ha capito più che mai che per avere il consenso non serve governare ma bastano i tweet, cercherà di andarselo a prendere tutto per lui il governo.
Come disse qualcuno, un tempo (la frase è stata attribuita sia a Giolitti che a Mussolini): “Governare gli italiani non è difficile, è inutile”.
Lui l'ha capito.
Quando si dovranno raccogliere i cocci però, non giustificatevi dicendo "non sapevo".
La legge non ammette l'ignoranza.
Quella che invece Salvini adora.

PULVIS ET UMBRIA. - Marco Travaglio 29 ottobre 2019



Se le elezioni regionali in Umbria fossero un test nazionale – e lo sono per il 2% dell’elettorato – andrebbero confrontate con le europee del 26 maggio: si scoprirebbe che l’unico partito che guadagna voti è FdI, a spese di FI, mentre ne perde 17 mila persino la Lega trionfante, malgrado la candidata del centrodestra sia una leghista di ferro. Salvini non ha espugnato l’Umbria l’altroieri: l’aveva già conquistata a maggio, anzi addirittura nei due anni precedenti, con le vittorie in quasi tutti i comuni. E il Pd aveva perso ogni speranza, dopo 49 anni di governo ininterrotto, il 12 aprile, con la retata che s’era portata via mezza giunta e mezzo vertice locale. I 5Stelle, in quei giorni, erano ancora al governo con la Lega ed era anche grazie ai loro esposti in Regione che l’inchiesta era partita: eppure, alle Europee, avevano quasi dimezzato i voti delle Politiche di un anno prima. Già allora le dinamiche nazionali c’entravano poco: la maggioranza degli umbri, impoveriti e indignati da una lunga crisi industriale e morale, aveva già scelto di cambiare tutto dopo mezzo secolo buttandosi sul partitone che dava più garanzie di vittoria e aveva già un candidato forte, la sindaca di Montefalco Donatella Tesei. L’effetto “carro del vincitore” ha fatto il resto: lo sfondamento di domenica. Che ha penalizzato soprattutto i 5Stelle, cioè il vaso di coccio della coalizione civica giallo-rosa, e molto meno il Pd, vaso di ferro ammaccato ma ancora dotato di una sua rete di potere territoriale in grado di fargli conservare, malgrado tutto, i voti delle Europee.
Quando si perde con 20 punti di distacco, ogni recriminazione è tempo perso. Neppure candidando Napoleone si sarebbe arrestata la valanga: figurarsi con Vincenzo Bianconi, scovato all’ultimo giorno utile e costretto a rimontare in un mese il trio Salvini-Meloni-Tesei che batteva l’Umbria palmo a palmo da un pezzo. Col senno di poi, 5Stelle e Pd sono stati poco furbi: potevano dare per persa l’Umbria e andare separati al macello, per strappare ciascuno un paio di punticini in più e poi raccontare che la sconfitta è figlia della separazione e bisogna unirsi nelle regioni contendibili. Invece Di Maio, Zinga e Conte si sono pure fatti fotografare insieme e ora se lo sentono rinfacciare da Renzi, il re degli sciacalli, così esperto in vittorie da non aver neppure una lista. Sì, potevano fare i furbi come lui: fuggire dalla campagna elettorale per poi dare la colpa a qualcun altro. Ma con le furbizie si salva magari la faccia, però si perde l’anima. Ora Di Maio, con la precipitazione della paura, rinnega i patti civici dopo il primo flop, peraltro scontato e inevitabile.
E dice che “i 5Stelle da soli vanno meglio”. In Umbria, col Pd sputtanato dalle inchieste, certamente sì. Ma non tutte le regioni e i comuni sono uguali, anche perché i 5Stelle avranno pure qualche buon sindaco o governatore da proporre. In ogni caso, in dieci anni di Regionali, erano sempre andati da soli e avevano sempre perso lo stesso. Prima di tornarsene sulla torre d’avorio a gridare vaffanculo a tutti, dovrebbero forse pensare meno agli alleati e più a se stessi. Chi avrebbero candidato in Umbria senza il civico Bianconi? E su quale progetto politico? E con quali forze territoriali? Vagheggiare il “ritorno allo spirito delle origini” non ha alcun senso: l’Italia di oggi non è più quella del 2009 grazie soprattutto a loro, che hanno contaminato e migliorato tutta la politica. Inclusi se stessi. Ma, a furia di dare agli altri, si sono svuotati. La spinta dal basso dei meetup s’è esaurita perché gli attivisti sono stati eletti, lasciando il deserto sui territori: il che dovrebbe spingerli ad accelerare la mille volte annunciata e rinviata riorganizzazione, con la nomina di responsabili regionali e tematici che riprendano a pensare e a proporre e inizino a reclutare e formare una classe dirigente (gente come Bianconi andrebbe coinvolta, valorizzata, non gettata via).
L’Umbria, non essendo l’Ohio, passerà: tra due giorni nessuno si ricorderà più di quel voto. E chi oggi prevede un’imminente crisi di governo si accorgerà che il Conte 2 esce non indebolito, ma paradossalmente rafforzato: sia perché nessuno ha interesse a regalare altro spazio alla volgare arroganza di Salvini e Renzi; sia perché ci sono una manovra di Bilancio da approvare e importanti riforme da varare; e sia, soprattutto, perché il governo è nato appena 50 giorni fa, e gli esecutivi si valutano dopo anni, non dopo due mesi (così come le alleanze inedite non si giudicano da un primo, frettoloso e disperato esperimento). Poi però, oltre a fare cose utili, sarà importante raccontarle nel modo giusto, lasciando i due Mattei a latrare alla luna e mostrando ai cittadini che chi sostiene il governo lo fa con orgoglio ed entusiasmo. La tanto bistrattata “foto di Narni”, se aveva un difetto, era quello di tradire troppo imbarazzo e scarsa convinzione. Ora andrebbe replicata e riempita di contenuti. Un governo non regge se discute ogni giorno di quanto dura o di quando cade. Il Conte 2, fino a prova contraria, è il migliore possibile su piazza: ma, se non ci credono le forze che lo compongono, non possono pretendere che ci credano i cittadini.
Ps. L’altra sera, alla MaratonaMentana, il direttore del Verano Illustrato è riuscito a paragonare – restando serio – il parere pro veritate dato da Conte quand’era avvocato a una società (che poi non ebbe alcun favore dal suo governo, che decise sul punto in sua assenza) alla sceneggiata di B. che esce dal Consiglio dei ministri mentre i suoi impiegati varano il decreto salva-Rete4 per neutralizzare due sentenze della Consulta che impongono il passaggio della tv su satellite e fargli guadagnare centinaia di milioni. Ecco: in questo momento si sentiva giusto la mancanza di un po’ di salvinismo di sinistra.


https://www.facebook.com/giberto.gnisci/posts/2980787981938057

Questa immagine, chiamata Foto 51, è considerata la più importante fotografia di tutti i tempi. Ecco la sua storia. Avvincente. - Mariella Bussolati


La Foto 51, fatta da Raymond Gosling sotto la supervisione di Rosalind Franklin. Wikipedia.

Un quadro astratto, in bianco e nero, un thriller, rivalità professionali, questioni di genere. E la scienza, non la trama dell’ultimo film di Venezia.
La forma che si vede, una serie di strisce incrociate e un po’ fuori fuoco, sembra un’illusione ottica, ma per un gruppo di scienziati è stata una rivelazione che ha portato a un risultato di una enorme importanza, soprattutto se si considera l’influenza che la genetica ha raggiunto nei nostri giorni: è servita a stabilire la struttura del Dna. E’ una foto, in molti concordano sul fatto che sia la più importante mai fatta nella storia.
Foto 51, chiamata così perché era la cinquantunesima che i suoi autori avevano ottenuto, è un’immagine di diffrazione a raggi X di un filamento della proteina genica da cui dipende la trasmissione delle informazioni che controllano lo sviluppo di ogni organismo, il Dna. Venne catturata da Raymond Gosling, uno studente,  ma la sua paternità va attribuita alla scienziata con cui lavorava, Rosalind Franklin, una biochimica inglese esperta in cristallografia e una campionessa assoluta di indagini a raggi x su varie sostanze. E’ grazie a quelle strisce che si è potuto capire che il Dna era fatto di due molecole intrecciate tra loro, una doppia elica.

Rosalind Franklin. National Portrait Gallery
Rosalind Franklin però non è passata alla storia. Al suo posto ci sono invece James Watson, americano, e Francis Crick inglese ma emigrato in America, due biologi molecolariAssieme a Maurice  Wilkins vinceranno il Premio Nobel per la medicina nel 1962, per le scoperte sulla struttura molecolare degli acidi nucleici e il loro significato nel meccanismo di trasferimento dell’informazione genica negli organismi viventi.
Wilkins era un collega della Franklin al Dipartimento di fisica e biofisica del King’s College di Londra. Da subito i rapporti tra i due si erano mostrati tesi. La Franklin era una donna precisa, determinata, innamorata della scienza. Wilkins era un uomo, era il suo superiore, ed era il 1951. A quell’epoca neppure le scienziate più brave potevano credere di essere pari ai maschi. E atteggiamenti paternalistici e maschilisti erano da mettere nel conto. Il direttore del dipartimento, vista la situazione, decise di assegnare ai due due compiti diversi: la Franklin, viste le sue competenze avrebbe studiato la forma A (cristallina) del Dna, Wilkins quella B (paracristallina).
In quegli anni erano molti a inseguire l’obbiettivo di capire come funziona il nostro materiale genetico. I ricercatori usavano già il termine gene per descrivere l’unità base che codifica le informazioni trasmesse da una generazione all’altra. Non sapevano però in che modo questo avvenisse. Nel 1943 Oswald Avery aveva finalmente dimostrato che il Dna portava informazioni genetiche, ma nessuno sapeva in che modo. Tutti pensavano che non fossero gli acidi nucleici, come è il Dna, a svolgere il ruolo principale. Credevano che il gioco dipendesse invece da altre proteine. Tra gli scienziati che stavano lavorando su questi aspetti c’era anche Linus Pauling, famoso chimico americano, vincitore di due premi Nobel. Nel 1952 venne invitato alla Royal Society londinese e avrebbe dovuto incontrare sia la Franklin, che aveva appena fatto la foto 51, che Wilkins. Ma Pauling era un militante contro la guerra e contro le armi nucleari. Il Maccartismo era arrivato e il passaporto gli venne negato. Aveva già capito che probabilmente il Dna era elicoidale e che i gruppi fosfati si trovano all’interno, mentre la basi erano all’esterno. Ma in mancanza di evidenze convincenti, come avrebbe potuto essere la foto 51, aveva immaginato una elica formata da tre stringhe. Watson e Crick si incontrarono al laboratorio Cavendish di Cambridge nel 1951 e decisero di collaborare sulle indagini del Dna nel 1951. Non essendo chimici non facevano esperimenti ma, precursori dei modellatori 3D, si erano concentrati a creare un modello in cartone, asticelle e palline molto simile a quello che li ha resi famosi nella foto passata alla storia relativa alla loro scoperta.
Watson, Crik e il modellino del Dna a doppia elica.
Venne disegnato da un’altra donna, Odile, la moglie di Crick.
Watson, ancora vivo e ormai novantenne, in gennaio ha perso i titoli onorifici per riprovevoli frasi razziste: ha sostenuto infatti che esisterebbero prove scientifiche della differenza intellettiva e cognitiva tra bianchi e neri. All’epoca invece decise di recarsi al King’s college per capire se gli inglesi, che erano decisamente più bravi nella sperimentazione, avessero ottenuto qualche risultato interessante. Parlò con la Franklin che gli fece notare un errore nel modello. E stabilì uno stretto legame con Wilkins.
Nel maggio del 1952 Franklin ottenne la foto. Ma non la rese subito pubblica. I rapporti all’interno del laboratorio non erano di fiducia. E la gara alla scoperta del Dna stava facendo gola a troppi. Decise dunque di tenerla per sé. Aveva scoperto che il Dna era una doppia elica e forse poteva essere lei a pubblicare la struttura più attesa in quel momento. Ma aveva ancora bisogno di tempo. Wilkins però sapeva che l’aveva. E di nascosto se la fece dare proprio da Gosling. La passò al giovane Watson, che sapeva benissimo dove voleva arrivare. Pauling aveva torto: le catene erano due. La foto 51 lo diceva chiaramente. E a quel punto, grazie alle altre informazioni raccolte da altri, tutti i pezzi del puzzle andarono a posto: le posizioni delle basi (A, adenina, T, timina, C, citosina, G guanina) gli zuccheri, i gruppi fosfati.
Nel 1953 su Nature viene pubblicata la scoperta più importante di tutti i secoli: la struttura del Dna. L’articolo venne firmato da Watson, Crick e Wilkins. La Franklin non meritò neppure un ringraziamento.
Ma una giovane scienziata non aveva tempo da perdere. Lasciò l’ambiente ostile del King’s college per dedicarsi ad altre ricerche, su altre molecole, viaggiò e venne chiamata da molti istituti in tutto il mondo. E continuò a pubblicare fino a quando il cancro, dovuto all’eccessiva esposizione ai raggi x, non la portò via dalla vita. Aveva 38 anni.

Questa testa di lupo ha almeno 30mila anni. - giugno 2019


 (Albert Protopopov)

È stata trovata quasi intatta nel permafrost in Siberia, e potrebbe offrirci molti indizi per scoprire cose sugli antenati dei lupi e dei cani dei giorni d'oggi.


La scoperta in Siberia della testa quasi totalmente intatta di un lupo vissuto almeno 30mila anni fa è stata da poco annunciata presso il Miraikan (Museo nazionale della scienza emergente e dell’innovazione) a Tokyo, in Giappone, nell’occasione dell’apertura di una mostra dedicata ai mammut e ad altri animali vissuti migliaia di anni fa. Lo studio del reperto, che comprende parti ben conservate dei tessuti molli compreso il cervello, potrebbe offrire nuove informazioni sulla storia evolutiva dei lupi e la loro successiva addomesticazione, che portò infine ai cani che conosciamo oggi.

La testa era stata scoperta nel 2018 nella zona di Abyjskij nella Russia siberiana orientale. Era rimasta per decine di migliaia di anni protetta nel permafrost, la parte del suolo che rimane perennemente ghiacciata. Un abitante della zona aveva notato qualcosa di strano nel terreno, in un punto dove il permafrost stava cedendo a causa delle temperature estive più alte del solito. I dettagli principali della scoperta, su cui ci sono alcune informazioni discordanti, sono stati forniti dal Siberian Times e stanno ora incuriosendo molto i ricercatori, anche in seguito all’annuncio fatto a Tokyo.

Finora non era mai stata ritrovata una testa così ben conservata appartenente a una specie antica di lupo. I ricercatori stimano che l’animale fosse morto quando aveva tra i 2 e i 4 anni, in circostanze ancora da chiarire. La testa è notevolmente più grande rispetto a quella dei lupi odierni: raggiunge una lunghezza di 40 centimetri circa, contro quella degli attuali lupi di 23-28 centimetri.

(Albert Protopopov)

Nel complesso, la testa è ben conservata: oltre al pelo, si sono preservati il naso, buona parte della pelle e le fauci. Anche il cervello si è conservato relativamente bene e una sua analisi potrebbe offrire qualche dettaglio in più sulle caratteristiche degli antenati dei cani odierni. I tessuti nelle cavità nasali potranno essere analizzati alla ricerca di informazioni sul modo in cui funzionava il fiuto di questi animali, per confrontarlo con quello dei lupi e dei cani moderni.

Molti giornali hanno dato la notizia sul ritrovamento parlando di una testa di lupo “risalente a 40mila anni fa”, ma la datazione non è ancora così certa e gli stessi ricercatori invitano a essere più cauti. Il sito Gizmodo ha consultato un paio di paleontologi coinvolti nei primi studi del reperto, ottenendo da loro una datazione di 30mila anni, in contraddizione con quella fornita sulla maggior parte dei siti e dei giornali che si sono finora occupati della notizia.

Il lupo visse nel tardo Pleistocene, il periodo compreso tra 2,6 milioni e 11.700 anni fa. Più nel particolare, percorreva i territori della Siberia nel Pleistocene superiore, più o meno nell’ultimo grande periodo glaciale. La sua fine, tra i 20mila e i 10mila anni fa, coincise con l’estinzione di diverse specie che si erano adattate a vivere in un clima molto freddo. La scomparsa degli antichi lupi fu determinata dal cambiamento del clima, ma probabilmente anche dalle attività degli esseri umani che sottrassero loro le prede con cui sopravvivevano.

La testa del lupo ricostruita al computer grazie a una tomografia assiale computerizzata (Albert Protopopov, Naoki Suzuki)

La testa potrebbe essere appartenuta a un esemplare di un gruppo di lupi di Beringia, che vivevano lungo la striscia di terra che un tempo metteva in comunicazione la Siberia con il Nordamerica. Questi lupi si spostavano in ampie porzioni di territorio, ma solo un’analisi del DNA del reperto potrà confermare la sua eventuale appartenenza a questo gruppo. L’analisi sarà condotta dal Museo di storia naturale svedese nei prossimi mesi. Un confronto con i lupi moderni dovrebbe fornire qualche indicazione sulle altre caratteristiche del lupo e sui suoi eventuali gradi di parentela con le specie che conosciamo oggi.

https://www.ilpost.it/2019/06/14/testa-lupo-siberia/

MOVIMENTO 5 STELLE, L'ONESTÀ NON BASTA. - Roberta Labonia.

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Le proiezioni delle elezioni regionali in Umbria, in questo momento che scrivo, danno in netto vantaggio il centrodestra che si appresta a guidare la regione con una vittoria schiacciante.
I due candidati Presidente, Tesei e Bianconi, seguono lo stesso trend. In questo momento la Leghista Tesei stacca Bianconi della lista civica appoggiata dal centro sinistra e dai 5 Stelle, di oltre 15 punti ma, francamente, in queste regionali, stanno sullo sfondo, relegati al ruolo di comparse, potrebbero essere altri e i risultati non cambierebbero.

Non buoni i risultati del PD ma ancora peggio, molto peggio, quelli del Movimento 5 Stelle:
Lega al 37,5, Fdi all'10,4%, il Pd è al 20,5%, i 5 stelle all'8,4%.
Se anche qualche decimale potrà variare in più o in meno, ci troviamo di fronte ad una sconfitta bruciante, oltre ogni aspettativa, del Movimento 5 Stelle.

È vero, si sta parlando di un bacino di soli 700 mila elettori, è vero anche che una cosa è il voto locale, altra cosa è quello su base nazionale. Vero senz'altro che il Movimento è giovane e non ha ancora consolidato la sua presenza sul territorio, quindi nelle elezioni locali parte in svantaggio. Vero, infine, che questo dell'alleanza 5 Stelle/Pd a sostegno di un candidato civico è stato un esperimento, che con tutta probabilità non verrà replicato. Tutto vero, ma inutile far finta di nulla, con questo risultato il Movimento deve fare i conti e ripensare le proprie strategie. La propaganda di Salvini è stata micidiale e li ha schiacciati, relegandoli alle ultime file, più che doppiati anche dal PD e superati, addirittura, dal partito della Meloni FdI.
Propaganda, quella del leghista, che spesso è stata scorretta, ma i suoi messaggi, elementari quanto ruffiani, hanno fatto presa sulla gente e hanno messo in secondo piano la sua inconsistenza politica, le sue magagne e i punti oscuri mai chiariti che lo riguardano.
Tanto di cappello al suo staff di Comunicazione.

E qui casca l'asino, la comunicazione, quella che è mancata o è stata poca cosa, da quando i 5 Stelle sono andati al Governo. Ultimamente dispersa in mille rivoli di voci, molte delle quali fra loro contrastanti, quelle di nemici in casa, su cui i media e le opposizioni si sono gettati come sciacalli e che hanno dato l'immagine di un gruppo disunito.
Occorre che i 5 Stelle ritrovino unità d'intenti, ma oggi, subito, ne va della loro stessa sopravvivenza in politica.

Il Movimento, se vuole sperare di combattere Salvini e valorizzare le cose buone che ha fatto e che continua a fare, lo deve combattere con le sue stesse armi.
Non basta il fare, non basta l'onestà, non basta tagliarsi gli stipendi e non basta macinare provvedimenti guardando sempre all'interesse della collettività e mai a quello delle lobby di potere.
Occorre chiarirsi al proprio interno, scegliere una direzione e una sola ed investire in un modello di comunicazione efficace per raccontarla.

I 5 Stelle sono stati campioni quando erano all'opposizione, stando nelle piazze hanno macinato voti. Ora devono continuare a fare bene al Governo e nel contempo, ritornare a parlare con la gente. Fare, cioè, ciò che ha fatto Salvini nel Governo Conte 1 quando, pur stando a Palazzo Chigi, non ha mai smesso di farsi propaganda in tutte le piazze.
I 5Stelle non devono stancarsi di spiegare perchè non gli è stato possibile governare da soli, nonostante fossero, dopo le urne 2018, il primo partito in Parlamento.
Devono spiegare ancora e meglio alla gente, se necessario altre mille, 1 milione di volte, perché è stato obbligatorio allearsi con la Lega e poi, quando questa ha tradito, allearsi con il Pd, se volevano portare a casa i punti del loro programma.

E non solo. Troppo poco presenti i portavoce del Movimento nei media rispetto alla sovraesposizione di cui ha goduto e continua a godere il leghista e i suoi alleati (in termini di ore e presenze Salvini ha più che doppiato Di Maio).
L'aver messo in secondo piano, rispetto al loro programma, la riforma RAI, non aver voluto imporre loro uomini e donne nel servizio pubblico in quanto prima forza di Governo, è stata una scelta che, se pure eticamente condivisibile perché nata dal loro ripudio delle logiche di lottizzazione, gli è costata cara, molto cara.
In questi ultimi due anni la vulgata narrativa del servizio pubblico RAI, a cui si devono aggiungere le reti della corazzata Mediaset con presenze da capogiro, è stata e continua ad essere anche oggi, di segno centrodestra e, in particolare, leghista, nonostante al Governo siedano I 5 Stelle e il PD. Basti pensare alla vergogna del TG2, praticamente trasformatosi nell'organo d'informazione ufficiale della Lega.

Ora la risalita sarà lunga e faticosa. Oltre che dell'onestà occorrerà saper tornare a raccontare di quel progetto di Paese alternativo sulle cui basi si è formato ed è cresciuto il Movimento.
Un Movimento forse condannato a governare troppo presto, ancora troppo giovane per superare le trappole di un sistema di potere micidiale che ora rischia di travolgerlo.

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La resurrezione del Movimento. - Tommaso Merlo



Da dopo il 4 marzo, per il Movimento è iniziata una via crucis di dolorose sconfitte elettorali. Se continua così l’Italia finirà nelle mani neofasciste di Salvini e della Meloni. La peggiore destra mai vista in Italia. Burina e antistorica. Chissà cosa diranno a quel punto tutti coloro che da anni fanno di tutto per distruggere il Movimento 5 Stelle. Se va avanti così riusciranno nel loro intento e si ritroveranno in Ungheria col filo spinato in Friuli e il blocco navale del Mediterraneo. Blindati dentro a sorbirsi i rutti di Salvini mentre il mondo corre via. E se va avanti così il Movimento rischia di dissolversi con la stessa velocità con cui si è imposto sulla scena politica. Una dissoluzione accettabile se il Movimento avesse rubato o fallito la prova di governo non riuscendo a mantenere le promesse. Ma tutto si può dire contro il Movimento 5 Stelle tranne che non abbia lavorato sodo e onestamente ed abbia realizzato molte delle sue storiche bandiere. Nessun partito politico degli ultimi decenni è stato così fattivo e coerente come il Movimento 5 Stelle che certo ha subito alcune dure sconfitte come sulla TAV, ma le cui vittorie sono state molto più numerose e clamorose. Alcune riforme come il taglio dei vitalizi o dei parlamentari latitavano da decenni così come una legge decente contro la corruzione per non parlare di una misura epocale di contrasto alla povertà e all’emarginazione come il reddito di cittadinanza e molti altri sacrosanti provvedimenti. Vittorie che il Movimento ha ottenuto in pochi mesi mentre Salvini era in giro a masturbare il proprio ego e le sinistre si lagnavano come al solito sul nulla. Di tutto si può dire contro il Movimento 5 Stelle tranne che non abbia agito in buona fede e al servizio dei cittadini e dei suoi ideali. Eppure, dal 4 marzo in poi, per il Movimento è iniziata una via crucis di dolorose sconfitte. Amministrative, europee e certo, alle politiche sarà tutta un’altra storia, ma sarebbe assurdo negare che qualcosa si è rotto tra il Movimento e il suo popolo. I militanti non se ne sono mai andati, ma mancano all’appello milioni di cittadini. Milioni. Ed è comprensibile che un Movimento di protesta paghi il passaggio dall’opposizione al governo. È comprensibile che un Movimento che ha sempre lottato da solo paghi alleanze coi vecchi partiti sia di destra che di sinistra. Ma l’emorragia di voti è davvero impressionante rispetto ai fatti realizzati e ai comportamenti tenuti dai portavoce nei palazzi. Qualcosa di più profondo sembra essersi rotto. È come se quei milioni di cittadini che chiedevano un cambiamento radicale e che hanno creduto nel Movimento il 4 marzo, fossero rimasti delusi nelle proprie aspettative “rivoluzionarie”, come se il Movimento non riuscisse più a rappresentare la loro frustrazione, le loro paure e le loro speranze. In molti avevano forse aspettative eccessive, altri si sono fatti forse fuorviare dal giornalume, altri si sono forse scoperti post-ideologici solo a chiacchiere, altri si sono accodati ai greggi di pecore ansiose di un nuovo pastore in camicia nera, ma sono davvero troppi i cittadini che mancano all’appello. Talmente tanti che il Movimento rischia di venire crocifisso dal vecchio regime se non coglierà nemmeno la batosta umbra per reagire. Certo, alla lunga i fatti potrebbero pagare, ma forse e soprattutto alla lunga. Nella politica italiana hanno sempre contato solo le panzane elettorali. La rivoluzione culturale ha tempi lunghi, la politica cortissimi e il Movimento non ha tempo da perdere. La sua via crucis ormai dura da così a lungo che tutto deve essere rimesso in discussione. La dirigenza, la comunicazione, le stelle da aggiornare, l’organizzazione, la gestione dei malpancisti e dei guerrieri accantonati, le alleanze, le strategie. Tutto e in fretta. Quello che conta è il progetto collettivo, quello che conta è che il Movimento ritrovi l’empatia col suo popolo e risorga. Se invece il suo destino fosse quello di perire, che lo faccia almeno a testa alta. Lottando fino all’ultimo.

https://infosannio.wordpress.com/2019/10/28/la-resurrezione-del-movimento/?fbclid=IwAR2QjAKG1NbGSVdQrYZaLjXjVME4KblKkfYrtbsPf5vs5RKNjcvuqC65t7g