LA LOTTA CONTRO LA PANDEMIA – Italia Viva dopo 24 ore dalla firma di Conte sul Dpcm si ricorda improvvisamente di essere al governo e contesta lo stop a locali, teatri, cinema, scuole e sport. In cambio non dice come fermerebbe la curva verticale di contagi. Il segretario del Pd: “Basta con questo diluvio di distinguo. Conta svolga ruolo di sintesi, noi ci siamo”
L’ultima volta era stato nel pieno della prima ondata di Covid a fine marzo scorso: gli scienziati predicavano la necessità del lockdown per far fronte al momento più duro della pandemia, Matteo Renzi chiese di “riaprire tutto” nonostante i contagi. Ora ha aspettato 24 ore dall’uscita dell’ultimo dpcm: ha visto le proteste e il malcontento, e si è accodato alle opposizioni. “Mentre si chiedono (ancora) sacrifici”, ha scritto nella sua enews, “sarebbe molto utile che il governo ci spiegasse quali sono i dati scientifici e le analisi sui quali si prendono le decisioni”. E “non le emozioni di un singolo ministro”. Per questo, ha annunciato il leader di Italia viva, chiederà ar Giuseppe Conte di modificare il dpcm “nella parte su ristoratori, luoghi di cultura e attività sportiva“. Insomma, ancora una volta Renzi chiede di “riaprire tutto” con tanto di petizione sostenuta online dal partito.
Quello del leader di Italia viva è un attacco diretto al suo stesso governo e l’ennesimo ammiccamento a un governissimo che rimescoli le carte, facendo ballare i giallorossi. E non a caso a rispondere per primo è stato il segretario dem Nicola Zingaretti: “Vedo molti distinguo da esponenti di governo, da forze di maggioranza con iniziative politiche che ritengo incomprensibili, penso che non siano mai stati seri quei partiti che la sera siedono ai tavoli del governo e la mattina organizzano l’opposizione rispetto alle decisioni prese la sera precedente”. E ancora: “E’ sempre stato sbagliato, ma ora stare con i piedi in due staffe è eticamente intollerabile. In gioco c’è la vita delle persone. L’Italia si aspetta da chi ha responsabilità di governo serietà e autorevolezza”. E, ha concluso: “Il nemico è il virus, non le regole”.
Proprio ieri Conte ha firmato il dpcm: una firma arrivata dopo tensioni e scontri con le Regioni, ma anche sullo stesso tavolo dei ministri tra chi chiedeva di fare di più e chi invece insiste nel dire che è ancora troppo poco. Il tutto in un quadro sociale sempre più teso che richiede, specie dal fronte della maggioranza, reazioni di responsabilità istituzionale. Italia viva ha taciuto nelle fasi più delicate, mentre ora che il provvedimento è entrato in vigore si scatena in polemiche politiche che, il più delle volte, la vedono alleata dell’opposizione. Tanto che, molto spesso, supera perfino il centrodestra nelle richieste. “Ricordo nitidamente i giorni nei quali i ministri, finito il cdm, andavano in piazza a manifestare contro il governo”, ha scritto il vicesegretario dem Andrea Orlando. “Tempi assai più semplici di questi eppure non andò bene allora, per il governo ma ancor più per il paese”.
Renzi accusa il governo: “Ha deciso sulla base delle emozioni di un ministro” – L’accusa del senatore contro la sua stessa maggioranza, ma soprattutto contro il governo dove siede la ministra Iv Teresa Bellanova, riguarda appunto la decisione del premier di procedere con un lockdown parziale. Ma non solo: Renzi accusa Conte di non aver tenuto in considerazione i dati, ma solo “le emozioni”. In realtà proprio il presidente del Consiglio ieri, illustrando il contenuto del dpcm, ha detto agli italiani che “non si possono ignorare i dati dei contagi” e “lo stress sul sistema sanitario nazionale”. Ma non solo: ha specificato che proprio il fatto che l’indice Rt abbia superato la soglia critica di 1.5 ha spinto l’esecutivo a intervenire. Per Renzi invece è tutto sbagliato: andava tenuto tutto aperto, nonostante l’impennata di contagi e ricoveri. Tutto aperto a partire dalla scuola: “Chiudere di nuovo le scuole è una ferita devastante“, ha scritto ancora nella enews. “Servono i tamponi rapidi a scuola, non i banchi a rotelle. Servono le aziende private per i trasporti, non complicate regole sulla didattica a distanza”. Poi Renzi ha parlato del sistema sanitario: “Servono più posti in terapia intensiva, più personale sanitario e un sistema di tracciamento degno di questo nome, non generiche raccomandazioni ai cittadini. Serve far funzionare in modo efficiente e sicuro la macchina dei test, non chiudere i teatri e i ristoranti che rispettano le regole, perché questo crea un effetto a catena in tanti settori”. Una lunga serie di contestazioni nel merito di cose che non sarebbero state fatte in questi mesi: ma ancora una volta responsabile sarebbe quello stesso governo di cui fa parte.
Addirittura ora Renzi prende a modello quanto fatto dall’Alto Adige che, ignorando quanto deciso dal dpcm, ha deciso di far valere la sua autonomia e tenere aperti bar e ristoranti oltre l’orario consentito. “Chiederemo”, ha detto ancora il leader di Italia viva, “che il presidente Conte valuti di seguire la stessa strada intrapresa dal presidente dell’Alto Adige, che ha firmato un’ordinanza che prevede che i ristoranti siano aperti fino alle 22. Per quanto riguarda la ristorazione, è bene ricordare che i dati Istat – che mettono insieme alberghi, ristoranti e bar – ci dicono che il valore aggiunto 2019 di questo aggregato è di 64 miliardi di euro, quasi equivalente a quello di tutto il comparto edilizio”.
Quindi, mentre il ministro della Cultura Dario Franceschini mette in guardia sul fatto che “chi protesta non ha capito la gravità del virus”, Renzi insiste nel dire che i maggiori contagi sono sui mezzi di trasporto e non nelle sale teatro o concerto. “Va bene rinunciare”, ha chiuso Renzi, “a molte libertà per il virus. Ma chiudere i luoghi di cultura e di sport è, invece, un errore: è più facile contagiarsi sulla metropolitana che a teatro. E la chiusura dei ristoranti alle 18 è tecnicamente inspiegabile, sembra un provvedimento preso senza alcuna base scientifica. A cena il Covid fa più male che a pranzo? E per chi si era attrezzato valgono le stesse regole? Ci rendiamo conto del danno economico devastante?”. Per affrontare la pandemia, “serve un piano, una visione, una strategia. Non rincorrere gli eventi, ma prevederli come stiamo dicendo – spesso inascoltati – da mesi”.
Zingaretti alla direzione Pd: “Serve occasione per rilancio l’alleanza. Conte faccia sintesi” – Il segretario Pd, intervenendo davanti alla direzione, ha invece difeso strenuamente le misure previste dal dpcm. Proprio come fatto dal ministro della Cultura poco prima. “Le misure hanno una ragione. Per fermare il Covid dobbiamo tornare a limitare la circolazione degli individui e le occasioni di incontro senza tornare a un lockdown, stando vicino a chi pagherà un prezzo economico e produttivo per questi giorni che possono salvare l’Italia, portarla fuori dall’incubo”, ha detto. Sul tavolo però c’è molto di più: ovvero la tenuta del governo e quel patto di legislatura da rinnovare come richiesto e promesso da Conte solo pochi giorni fa. “Un’occasione che rilanci le ragioni di questa alleanza è attuale, anche per rispondere all’interrogativo di come affrontare la fase che abbiamo davanti è di attualità”, ha ribadito Zingaretti davanti ai suoi. “Il patto di legislatura non solo non perde di attualità, ma diventa importante. C’è bisogno di coesione e coerenza. Serve un salto di qualità nella capacità di sentirsi uniti in una missione storica”.
Secondo Zingaretti, “dobbiamo trovare le forme di un passo in avanti nel rapporto con le opposizioni, di una collaborazione maggiore, senza preconcetti, senza guardare alle convenienze di partito, serve all’Italia fare un salto in avanti fra forze di maggioranza opposizione”. E per il leader dem serve “un salto di qualità”: “Tutto si tiene se c’è un salto netto di qualità nel rigore con cui il governo affronterà questa fase. Vuol dire autorevolezza, serietà. Rapidità, non perdersi nei mille rivoli burocratici dei provvedimenti, e non avere paura di mettere al primo posto l’efficacia delle azioni. O si recupera una credibilità dello Stato o prevarrà disincanto, che diventa rabbia”. Quindi si è rivolto alle forze di maggioranza: “Le prossime ore sono determinati, faccio un invito alle forze di maggioranza, basta con questo diluvio di iniziative, di distinguo, di se e di ma“.
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