venerdì 18 dicembre 2020

I have a dream: vaffa al bullo da “Giuseppi”. - Antonio Padellaro

 

I have a dream, ho fatto un sogno: Giuseppe Conte che sfancula Matteo Renzi nell’aula del Senato, come fece con l’altro Matteo in quell’indimenticabile (per me, ma penso anche per voi) 20 agosto 2019. Direte: ma che volgarità, che mancanza di stile, di rispetto per i lettori e per le istituzioni, vergogna! Tutto vero, tutto giusto, mi vergogno, chiedo perdono, ma provateci voi a censurare i sogni, soprattutto i bei sogni, al culmine di un crescendo (stavo per scrivere orgasmo) narrativo. Quando dormi non è che puoi intervenire sui dialoghi, non è che stai girando un film, non è che puoi dire fermi tutti e sostituire la pessima espressione di cui sopra con un’altra più civile, come per esempio: mandare al diavolo, a quel paese, bacchettare, rimproverare (che, diciamolo, non possiedono la stessa efficacia).

No, non s’interrompe un’emozione e dunque ho sognato Conte che inizia il suo intervento (quasi) con le stesse parole dell’altra volta: caro Matteo, minacciando la crisi di governo ti sei assunto una grande responsabilità di fronte al Paese. A questo punto ho visto Renzi sbiancare (io sogno a colori) mentre ricordo che intorno a lui alcuni senatori italivivi si accasciavano disperati sui banchi. È straordinario, mi sembrava di essere lì mentre il caro premier rappresentava il pensiero di molti italiani che rammento parola per parola: caro Matteo, io non mi faccio ricattare da te e dal tuo partitino personale magari in cambio di qualche poltrona di potere, non ho alcuna voglia di galleggiare, o di tirare a campare per qualche settimana, o qualche mese in attesa del tuo ennesimo avviso di sfratto. Ritengo che la sofferenza degli Italiani, i lutti che ogni giorno si sommano ai lutti, meritino rispetto. Se vuoi giocare a poker sulla pelle del Paese sappi che io non ci sto, e uscito da quest’aula andrò al Quirinale per dimettermi. E se dopo il mio gesto si andrà a elezioni anticipate, e se a vincere saranno Salvini e Meloni, vorrà dire che questo ci meritiamo, anzi vi meritate. Anche perché tu e i tuoi amici di Italia Viva andrete a casa e dovrete trovarvi un lavoro (questo per la verità l’ho aggiunto io, dopo). Qualcuno dirà che ho descritto il sogno di un irresponsabile. Forse, ma i sogni sono desideri e speravo tanto di non svegliarmi.

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Renzi fa il postino, Conte gelido. Il governo appeso a Italia Viva. - Luca De Carolis e Wanda Marra

 

Uno sfregio che dura mezz’ora. Il tempo di sedersi davanti al presidente del Consiglio e consegnargli “un documento”, a cui ora potrebbe essere appeso un governo. Più semplicemente, la lettera già pubblicata da Matteo Renzi su Facebook in mattinata. “Queste sono le nostre condizioni per rimanere nel governo e andare avanti, presidente” scandisce il capo di Italia Viva tra gli arazzi e i quadri di un luogo che ben conosce, Palazzo Chigi. Il premier Giuseppe Conte, l’avvocato seduto sulla poltrona che un tempo fu sua, ascolta e cerca di non tradire emozioni, magari di non abboccare. “Grazie per il contributo, l’avevo vista” risponde. Saluti e sorrisi tirati di circostanza.

E all’ora di cena l’incontro tra Conte e la delegazione di Italia Viva è già finito. Tradotto: l’esecutivo fa un altro passetto verso il burrone dopo un incontro breve e solo formalmente cortese. In cui Renzi lascia alla sua capodelegazione, Teresa Bellanova, il compito di sferrare un colpo a Conte: “Basta con questa storia che siamo noi l’anomalia: la vera anomalia è avere lo stesso premier in due governi di colore politico opposto”. Mentre il premier quasi invoca: “Va trovata una soluzione, la maggioranza non può cadere così, in una fase così delicata”. Eppure Bellanova lo ripete davanti a Chigi: “Ora aspettiamo le riflessioni del presidente e che ci faccia sapere se è possibile continuare”.

Ed è in quel “ci farà sapere” che c’è tutta la voglia di Iv di mostrare di poter tenere in bilico Conte e il governo. A cui Renzi chiede di ripensare radicalmente la task force immaginata dal premier per gestire i miliardi del Recovery Fund, e di prendere il Mes, eresia per i Cinque Stelle.

Oltre a insistere per la riforma del bicameralismo perfetto, a criticare la gestione dei trasporti nell’emergenza Covid, a “esortare” il premier a cedere la delega ai servizi segreti. Senza contare la trattativa coperta sulle nomine. Un percorso di botole immaginato dall’ex premier, che arriva a Palazzo Chigi un po’ prima delle 19 con il capogruppo in Senato, Davide Faraone. Entra dall’ingresso posteriore per schivare le telecamere, poco dopo il presidente di Iv, Ettore Rosato. Invece arrivano assieme l’altra capogruppo Maria Elena Boschi e le due ministre, Elena Bonetti e soprattutto Teresa Bellanova, la capodelegazione che con la sua trasferta a Bruxelles aveva fatto saltare l’incontro fissato originariamente per martedì. “Non ci ha dato ancora neppure la conferma della sua presenza al tavolo sulle misure anti Covid per Natale” ringhia una fonte di governo grillina poco prima del vertice, tanto per confermare l’aria che tira dentro i giallorosa. Da Iv più tardi arriva la rassicurazione che le ministre oggi andranno in Cdm. Del resto, raccontano, Renzi era stato tentato fino all’ultimo di disertare l’incontro di ieri sera, mandando avanti il resto della delegazione. E sarebbe stato un altro rumoroso schiaffo al premier. Più o meno come la lettera con le condizioni e le critiche per il premier pubblicata ieri su Facebook: molto più dura nella sua prima versione. Ma alla fine il fu rottamatore si presenta. Tanto ha già immaginato un altro sberleffo, da mettere in scena in pochi minuti. Ma Conte non si mostra sorpreso. “Ho già letto la lettera su Facebook…” dice con aria finta cordiale. Ed echeggia quanto aveva già detto ad Accordi&Disaccordi due sera fa: “Ho visto che da Iv mi mandano le loro richieste da tutte le tv, ma io non voglio rispondere dalla tv”. Comunque sia, da Chigi giurano che “l’incontro è stato positivo”. E precisano: “Conte riassumerà gli esiti dei confronti con le varie forze politiche per poi riaggiornarsi a un momento di sintesi finale”. Ovvero arriverà un vertice con i leader dei partiti di maggioranza. Nell’attesa Renzi in privato festeggia, convinto di aver fatto la mossa vincente. Mentre al Nazareno si preparano al prossimo giro.

Dopo la legge di Bilancio starà a Conte fare quello che il Pd gli ha chiesto (e che gli ricorda ieri, riproponendogli i suoi punti), ossia un patto di legislatura. E a quel punto dovrà valutare se è il caso di modificare la squadra. Un gioco dell’oca sempre più pericoloso per il premier e il suo governo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/18/renzi-fa-il-postino-conte-gelido-il-governo-appeso-a-italia-viva/6041098/

Maalox Day. - Marco Travaglio

 

E niente, è andata così. Doveva essere il D-Day dello Statista di Rignano, che ci lavorava da giorni a suon di credibili ultimatum, autorevoli broncetti della Boschi e probabili euromissioni della ministra bracciante, fino al papello con 20 richieste di riscatto per il rilascio del governo. Invece a guastargli la festa è arrivato il blitz di quegli incapaci di Conte e Di Maio per liberare i 18 pescatori in Libia, dopo lunghe trattative di quegli inetti dei servizi segreti da loro mal scelti e peggio guidati che bisognava al più presto affidare a Rosato (molto apprezzato da Le Carré) o a un altro James Bond. Colonna sonora: denti che rosicchiano fegati e cappelli alla Rockerduck. L’Innominabile, che passa la vita a fare polemiche soprattutto con i presunti alleati, invita gli altri a “non fare polemiche”. Rosato e gli altri italomorenti esaltano i servizi segreti per non nominare il premier e il ministro degli Esteri: se non liberano i pescatori è colpa loro, se li liberano è merito della Bellanova. La Fusani al seguito secerne bile su Twitter: “La domanda del giorno è: cosa Conte e Di Maio hanno dato o promesso al generale Haftar?” (chiedilo a Pio Pompa). Il Cazzaro Verde dice che “certe cose prima si fanno e poi si annunciano”, tipo quand’era ministro dell’Interno e annunciava gli arresti a Torino di 15 mafiosi nigeriani prima che li prendessero, così qualcuno se la dava a gambe. Gli stessi che accusavano il governo di non andare in Libia a riprenderli, ora che è andato in Libia a riprenderli tuonano contro la “passerella mediatica”, domandano perché ci han messo tanto e perché ci sono andati proprio Conte e Di Maio (dovevano mandarci la Bellanova, ma aveva pilates). Manca poco che si dica che i pescatori li hanno rapiti loro.

Ma le brutte notizie non sono finite. Pare che i primi vaccini arriveranno e verranno somministrati entro fine anno, come Conte e Speranza avevano annunciato fin da giugno, tra i fischi dei soliti “esperti”, che prevedevano tempi biblici di anni. Ancora a ottobre il Corriere intimava a Conte di scusarsi per “l’imperdonabile errore” di annunciare “un vaccino che non arriverà a dicembre, ma non prima dell’autunno 2021”. Ora si attendono le scuse del Corriere (buona questa).

E non basta. Il partito Covid Governo Ladro aveva appena finito di ricordarci che siamo i peggiori del mondo e moriremo tutti, poi s’è scoperto che: in Germania la curva dei contagi non fa che risalire da due settimane mentre la nostra non fa che scendere; la Spagna s’è scordata 30mila morti; il modello svedese del liberi tutti contro la dittatura sanitaria dei Dpcm è stato dichiarato ufficialmente fallito dal re.

Secondo voi, da zero a cento, quanto rosicano?

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giovedì 17 dicembre 2020

Conte: “Ascolterò tutti, ma se la maggioranza salta non si va avanti”. - Luca De Carolis

 

Lavorare di solito stanca, e figurarsi se sei un presidente del Consiglio che da marzo affronta una pandemia e che dentro il suo governo ha anche Matteo Renzi. Giuseppe Conte si presenta ad Accordi&Disaccordi, sul Nove, con un volto che racconta la fatica del milionesimo tavolo sul Covid e sulle chiusure. Stamattina vedrà Renzi e la delegazione di Iv, in un incontro dall’esito imprevedibile.

Nell’attesa Conte si mostra ricettivo ai desideri dei partiti, mica solo del fu rottamatore, aprendo addirittura spiragli a un rimpasto: “Se ci sono richieste in tal senso e del malessere è giusto ascoltarli”. È pronto anche ad ascoltare proposte alternative sulla struttura che dovrà gestire il Recovery Fund, il premier: “Ben vengano, le aspettiamo, io e il Paese”. Ma ciò a cui proprio non pare disposto è vivacchiare, arrangiarsi. “Il governo non può andare avanti senza la fiducia di tutte le forze politiche di maggioranza, e ciascuna forza ha la massima dignità. Se non ci fosse questo sostegno, è inutile sottolineare quali sarebbero le conseguenze”. Per lui sarebbe la fine, ovvero la porta verso un voto anticipato. E chiaramente dipenderà innanzitutto da lui, da Renzi. “Con Iv vedremo se ci sono le condizioni per andare avanti” dice in fretta Conte. E l’aggiunta immediata, “secondo me le condizioni ci saranno”, non cancella la sensazione di un burrone che è lì, a pochi passi. “Ho sentito le richiesta che Italia Viva mi fatto in tutte le tv, ma io non voglio rispondere in tv” morde simulando di non farlo il premier.

Ma di più non vuole dire, forse anche per non dare alibi o varchi a nessuno. “Iv è una componente essenziale di questo governo, dobbiamo chiarirci e dirci le cose che non vanno” continua Conte. Ma la realtà dei morti per Covid, una valanga in Italia (“ho consultato tanti esperti, ma è difficile dare una risposta sul perché di questi numeri” dice a voce bassa) bussa fortissimo. E allora, “sarebbe irresponsabile se questa maggioranza non andasse avanti per un mancato confronto interno”. Proprio ora, che il governo si affanna a cercare punto di caduta sulle restrizioni aggiuntive per Natale. “Stiamo lavorando, e poi al tavolo oggi mancava Iv” fa melina il premier. Però nuove misure arriveranno, “ce le hanno chieste gli esperti”. Ma la strada è stretta, su tutto. Andrea Scanzi lo chiede dritto: “Si sente vicino al suo capolinea politico?”. Conte quasi s’infiamma: “Il mio compito non può essere facile, non l’ho mai pensato”. Però ci tiene a dirlo: “Chi si esalta o si deprime per i sondaggi è fuori di testa, io non mi sono mai affidato alle stime sul consenso”. Lui punta sul lavoro, anche quello per tenere assieme forze che nascono opposte come Pd e M5S. Scanzi e Sommi gli fanno notare una certa freddezza nei suoi confronti anche dei dem, “perfino di una parte del Movimento”. E Conte riparte da lì, da quella distanza tra partiti un tempo nemici: “Non c’è ancora un’assonanza in un’ottica di prospettiva, spero che si faccia qualche altro passo nelle prossime Comunali. Ma per costruire serve pazienza”. Però Renzi di pazienza non ne ha, a naso.

Conte prima cerca di scherzare: “Iv ha messo a disposizione le sue poltrone? Ormai è gara a farlo…”. Poi non scherza affatto: “Porre delle condizioni da ‘prendere o lasciare’ sarebbe sbagliato, significherebbe che non c’è il metodo per lavorare”. Però lui la mano la tende, fino dove può, perfino sulla task force: “È l’Europa ad averci chiesto una struttura, ma serve solo al monitoraggio, a gestire i progetti saranno i ministri. E poi la norma va ancora scritta”. Ma tutto va definito, trattato. E c’è sempre quel nome a incombere, Mario Draghi. Conte sorride: “Lo chiamerò presto, perché ho sentito il suo intervento al G30 e mi ha molto incuriosito. È da un po’ che non lo sento”. Ma di problemi il premier ne ha ben altri.

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Libia, Conte e Di Maio a Bengasi: 'Liberi i pescatori italiani'.

 "I nostri pescatori sono liberi. Fra poche ore potranno riabbracciare le proprie famiglie e i propri cari.

Dopo 108 giorni di sequestro. Lo aveva anticipato Marco Marrone, armatore della Medinea: 'Piango come un bambino'. La mamma di un pescatore: 'Rinasco dopo tre mesi'. Salvini all'attacco: 'Dopo 108 giorni, con comodo'.

Grazie all'Aise (la nostra intelligence esterna) e a tutto il corpo diplomatico che hanno lavorato per riportarli a casa. Un abbraccio a tutta la comunità di Mazara del Vallo. Il Governo continua a sostenere con fermezza il processo di stabilizzazione della Libia. È ciò che io e il presidente Giuseppe Conte abbiamo ribadito oggi stesso ad Haftar, durante il nostro colloquio a Bengasi". Lo scrive su Fb il ministro degli Esteri Di Maio. 

I nostri pescatori sono liberi. Fra poche ore potranno riabbracciare le proprie famiglie e i propri cari. Grazie...

Pubblicato da Luigi Di Maio su Giovedì 17 dicembre 2020

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio andati in Libia a riprenderli. A Bengasi, roccaforte del generale Khalifa el-Haftar sono trattenuti da inizio settembre gli equipaggi di due pescherecci italiani di Mazara del Vallo: 18 persone, tra cui 8 italiani, 6 tunisini, 2 indonesiani e 2 senegalesi.

"Aspettiamo la conferma ufficiale ma oggi sembra proprio la giornata giusta". Emozionato e con la voce rotta dal pianto, risponde così a Radio Capital Marco Marrone, armatore della Medinea, uno dei due pescherecci sequestrati 108 giorni fa in Libia. "Ho parlato con il ministro Bonafede che mi ha detto: "C'è qualcosa di buono nell'aria". "Per me un'emozione assurda - conclude Marrone - ho pianto come un bambino. Ora aspettiamo solo la conferma".  

"I pescatori hanno già parlato con i loro familiari e sono a bordo dei due loro pescherecci Antartide e Medinea. anche i loro colleghi musulmani dopo mesi sono riusciti a scambiare qualche battura con i familiari". Lo ha detto sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, sulle notizie che arrivano da Bengasi sui pescatori italiani. E' esplosa la festa nell'aula consiliare del Comune di Mazara del Vallo dopo l'arrivo della notizia ufficiale arrivata dalla Libia della liberazione dei 18 pescatori della marineria locale. Applusi, urla e pianti di gioia e tanti abbracci. Il tutto misto a commozione e senso di liberazione. "Sono felicissima - ha detto la figlia di uno di loro - non ho parole per esprimere la gioia che provo e la felicità nel pensare che presto potrà riabbracciarlo".

L'EMOZIONE DELLE FAMIGLIE  - "Adesso devo lasciarti e chiudere la telefonata, perché devo fare partire il motore del peschereccio". Così uno dei motoristi tra i pescatori siciliani in Libia durante una telefonata alla moglie. Lo ha riferito il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci. (ANSA).C'è grande attesa e ci sono grosse aspettative a Mazara del Vallo per la liberazione dei 18 pescatori fermi in Libia dopo l'annuncio del volo del premier Conte e del ministro degli Esteri Di Maio a Bengasi. Familiari, amici e colleghi si sono radunati davanti al Comune dove hanno incontrato il sindaco Salvatore Quinci. "Abbiamo ricevuto comunicazioni su una liberazione imminente - ha detto Quinci - aspettiamo adesso aggiornamenti e la conclusione di questa vicenda"."Stamattina questa notizia mi ha fatto rinascere dopo tre mesi bui e di disperazione. Non vedo l'ora di riabbracciare mio figlio". Così Rosetta Incargiola, mamma di Pietro Marrone, uno dei pescatori siciliani fermati a Bengasi.

 

LA POLEMICA POLITICA- "Oggi sono 108 giorni dal sequestro, con comodo...". Parte all'attacco  il leader della Lega, Matteo Salvini insieme a Giorgia Meloni. "E' una giornata umanamente felice per noi e per Fratelli d'Italia, abbiamo imparato a conoscere mogli, madri e figli dei pescatori a lungo con una tenda di solidarietà davanti a Montecitorio alla quale il presidente del Consiglio non ha mai pensato di passare a portare un saluto e una parola di confronto. Sono contenta, ma non la considero una vittoria della diplomazia italiana e della politica italiana, perché 108 giorni per liberare 18 pescatori perfettamente innocenti che pescano in acque contestate sul piano del diritto internazionale, sono un'enormità".  "Sono felice per la liberazione dei 18 pescatori sequestrati in Libia. È una felicità doppia: da "figlio" di Mazara del Vallo e come membro di un Governo che, fin dal primo momento, non ha mai smesso di lavorare a testa bassa per ottenere questo risultato. Ringrazio il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio che hanno reso possibile il ritorno dei pescatori dai loro cari. Ai familiari dei pescatori va il mio abbraccio più grande!". Lo scrive in un post su Facebook Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia e capo delegazione de 5 Stelle al governo. "I pescatori di Mazara del Vallo tornano a casa, vi aspettiamo! Oggi è un giorno felice per l'Italia". Così su twitter il segretario Pd Nicola Zingaretti.  "Una bellissima notizia per il nostro Paese: i pescatori di Mazara del Vallo tornano in Italia dalle loro famiglie. Grazie a tutte le istituzioni che con un lavoro costante e silenzioso hanno contribuito alla loro liberazione". Lo afferma il presidente della Camera Roberto Fico.

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2020/12/17/libia-conte-e-di-maio-in-volo-per-bengasi_991904a1-4105-4a45-9486-58a625405812.html

Con la scusa delle “verifiche patrimoniali” Casellati restituisce il vitalizio a Del Turco. - Ilaria Proietti

 

E adesso il caso di Ottaviano Del Turco imbarazza Palazzo Madama. Perché a un certo punto, di fronte a Maria Elisabetta Alberti Casellati che premeva per ridargli il vitalizio come gesto umanitario, a qualcuno, pure essendo impietosito dalla malattia dell’ex leader socialista, si è accesa la lampadina: “Ma davvero vogliamo ridare il vitalizio a un condannato per mazzette che tra l’altro ha pure una ricca pensione da sindacalista?”. Alla fine si è deciso che l’assegno appena congelato continuerà a essergli erogato. Almeno per un altro mese, il tempo che i questori della Casellati mettano insieme una istruttoria patrimoniale sull’ex senatore che per lo scandalo Sanitopoli ancora deve pagare la sua quota dei 700 mila euro dei danni all’immagine provocati alla Regione Abruzzo. A Palazzo dunque si cerca una soluzione dopo la fuga in avanti della presidente Casellati che, pressata dagli alti lai di Pd e compagnia, aveva promesso un intervento a sua tutela dopo che se ne erano scoperte le condizioni di salute. Anche se la delibera del 2015 con cui il Senato aveva stabilito lo stop dell’erogazione degli assegni mensili agli ex senatori condannati non prevede alcuna deroga: né in caso di indigenza, né per malattia invalidante, ritenute meritevoli di considerazione per altri senatori, ma con la fedina penale pulita, che versano in condizioni di difficoltà (per invalidità al 100 per cento e nel caso di redditi non superiori alla pensione minima sociale). Insomma l’istruttoria ordinata su Del Turco lascia intendere che potrebbe applicarsi anche a lui, per analogia, il trattamento di favore che finora era stato negato agli ex con una condanna sul groppone, come Roberto Formigoni e Marcello Dell’Utri che ora possono pure loro sperare. “La temporaneità della sospensione (della precedente delibera del consiglio di presidenza, ndr) è stata decisa per acquisire documentazione non disponibile per l’urgenza della trattazione” ha spiegato Casellati rassicurando che l’ex leader socialista continuerà a ricevere nel frattanto il vitalizio del Senato. Ma che tipo di documentazione verrà richiesta? La dichiarazione dei redditi che verrà esaminata assieme alla certificazione della clinica neurologica del presidio ospedaliero San Salvatore dell’Asl1 di Avezzano che i familiari di Del Turco si erano già premurati di inviare al Senato per perorare la causa della restituzione del vitalizio.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/17/con-la-scusa-delle-verifiche-patrimoniali-casellati-restituisce-il-vitalizio-a-del-turco/6039634/

Aumenta il divario sociale, economico e legale tra noi e i nostri dipendenti già pagati profumatamente.
Ora avranno diritto al vitalizio anche i possessori di congrue pensioni da lavoro e condannati in via definitiva.
Alla faccia dei fessi... Cioè noi.

La testimone: “Bonomi disse ‘Pagavo Salvini sempre cash’”. - Stefano Vergine

 

Soldi & poltrone in casa Lega.

“Il nero che gli imprenditori versavano veniva utilizzato a volte per la campagna elettorale degli esponenti politici e veniva gestito senza passare dalle casse del partito. Ad esempio ricordo che Bonomi, in quota Lega per la Sea, diede 20.000 euro in contanti a Salvini, circostanza che mi venne riferita dalla Dagrada”. Era il 29 maggio 2013 quando Francesco Belsito pronunciava queste parole nel carcere milanese di San Vittore, interrogato dai magistrati della Procura di Milano che all’epoca lo indagavano per appropriazione indebita, per lo scandalo dei soldi del partito usati per le spese personali sue e di Umberto Bossi. L’accusa rivolta quel giorno da Belsito a Salvini – aver ricevuto 20 mila euro cash dal manager Giuseppe Bonomi, o almeno questo gli avrebbe riferito la storica segretaria del Carroccio, Nadia Dagrada – cadde nel vuoto, e non risulta mai essere stata riscontrata dagli investigatori in tutti questi anni. Ora però c’è un’altra testimonianza, questa volta diretta, che sostiene la stessa cosa. E anzi aggiunge che quello scambio di contanti tra i due non sarebbe stato l’unico.

A raccontarlo al Fatto è un’ex dipendente della Lega Nord, che ha lavorato per quasi tutta la vita in via Bellerio prima di finire tra i 71 lavoratori lasciati a casa nel 2017 da Matteo Salvini in nome dell’austerità. La testimone, che ci ha chiesto l’anonimato, spiega di aver saputo direttamente da Bonomi dei contanti che il manager avrebbe dato al leader della Lega. “Era il 2013: Salvini era segretario della Lega Lombarda, poco dopo sarebbe stato eletto nuovo segretario federale sostituendo Roberto Maroni”, racconta.

Il manager sempreverde.

Giuseppe Bonomi, varesino classe ’58, è da sempre un manager in quota Lega. Negli anni è passato per i cda di tutte le partecipate lombarde più importanti, da Sea a Expo, ma anche di carrozzoni nazionali come Alitalia e Anas. È ancora oggi lui il boiardo di punta del partito (basta guardare la gallery di foto che in tutti questi anni lo vedono immortalato con Bobo Maroni e con Attilio Fontana). Siede nel cda di Ferrovie Nord Milano e in quello di Dufry Italia, filiale del gruppo svizzero che controlla 2.400 duty-free negli aeroporti di mezzo mondo, tra cui quelli di Linate e Malpensa. Il suo incarico principale al momento è però quello di Ad di Milanosesto Spa: la società incaricata di gestire la ricostruzione dell’area delle ex acciaierie Falck di Sesto San Giovanni, il progetto immobiliare più grande d’Italia al momento.

Come tutti i manager in quota Lega – lo abbiamo raccontato nei giorni scorsi – Bonomi sarebbe tenuto a versare al partito il 15% di quanto incassa grazie alle nomine del Carroccio. Un bonifico regolare, detraibile dalle tasse. La fonte dice però di non aver mai visto in contabilità bonifici di Bonomi. “Ufficialmente lui non versava mai niente. I suoi versamenti a me risultavano zero”. Una versione congruente con quella offerta sette anni fa da Belsito ai magistrati di Milano, Alfredo Robledo, Roberto Pellicano e Paolo Filippini. Belsito mise infatti a verbale che Salvini non versò mai i 20mila euro ricevuti in contanti da Bonomi. Dai rendiconti finanziari interni e dai bilanci pubblici del partito risulta in effetti che Bonomi, pur essendo presente nelle liste dei “nominati” della Lega, non ha mai versato un euro di donazione.

L’incontro in via Bellerio.

“Quando Salvini è diventato segretario della Lega Lombarda – continua la fonte – mandò da me Bonomi per fare un versamento. A quel punto mi stupii: non ha mai versato niente e adesso viene a versare? Io gli dissi: ‘Guardi, questo è l’Iban, faccia il contributo volontario’. Lui mi chiese quanto, e io come sempre dissi che doveva decidere lui, che era contributo volontario, e che se voleva chiedere consiglio poteva andare da altri, da Giampaolo Pradella, dallo stesso Salvini… Io stavo molto attenta a dire queste cose, perché altrimenti il contributo non era più volontario”. Ma il racconto dell’ex segretaria va avanti: “Allora gli dico: ‘Questo è l’Iban, ci faccia il bonifico, in modo che poi lo detrae anche dalle tasse’. E lui mi è saltato su: ‘Ah no, ma io a Salvini li ho sempre dati in contanti’. Al che a me è saltata la mosca al naso, e mi sono detta: ecco perché non risulta mai tra quelli che hanno versato…”. A questo punto chiediamo: erano soldi che Bonomi avrebbe donato in contanti a Salvini, e poi quest’ultimo avrebbe girato sul conto della Lega? “No, ma quali contanti alla Lega!”, risponde al Fatto l’ex dipendente. “Io non so dove li versasse quei soldi Salvini, a me Bonomi disse solo: ‘Io ho sempre dato i contanti a Salvini e vorrei andare avanti così’”. Tanto che l’allora segretaria si sarebbe infastidita: “Mi spiace – riprende lei a raccontare – qui in segreteria non funziona così, io contanti non ne prendo, non ne voglio, faccia il bonifico, arrivederci e ciao”. Contattati per un chiarimento, Salvini non ha risposto, mentre Bonomi ha smentito categoricamente la ricostruzione di Belsito e dell’ex segretaria.

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