venerdì 14 maggio 2021

Gli inutili idioti. - Marco Travaglio

 

Appena nacque il governo Draghi, M5S, Pd e Leu annunciarono un intergruppo parlamentare per affrontare compatti la sfida ai neoalleati forzati di centro-destra (Lega, FI, Iv e altri centrini sfusi). Poi, siccome era un’ottima idea, la lasciarono cadere. Risultato: i forzaleghisti fanno il bello e il cattivo tempo, ottenendo da Draghi quasi tutto quel che vogliono. Le teste di Arcuri, di Borrelli, di metà dei membri del Comitato tecnico-scientifico. Poi le riaperture premature il 26 aprile all’insaputa del nuovo Cts. E l’altroieri il licenziamento del capo del Dis, generale Vecchione. Pezzo per pezzo si sta smontando l’esperienza giallo-rosa, come se la maggioranza di Draghi potesse esistere senza M5S, Pd e Leu. La domanda è semplice: quousque tandem subiranno in silenzio? Che aspettano a coordinarsi in un intergruppo che restituisca loro un’influenza sul governo pari al peso parlamentare? Il caso 007 è emblematico: nessuno discute le capacità della nuova direttora Belloni, beatificata dai soffietti dei giornaloni come estranea alla politica, come se non navigasse alla Farnesina nel sistema dei partiti dalla notte dei tempi e l’avesse portata la cicogna. La verità la conoscono tutti: Vecchione ha l’unica colpa di essere stato nominato da Conte, dunque dava noia ai due Matteo. Infatti è l’unico a saltare, senza uno straccio di spiegazione, mentre i capi di Aise e Aisi, trasversalmente protetti, restano. E resta incredibilmente pure il caporeparto del Dis Mancini, malgrado l’incontro carbonaro con l’Innominabile, o forse proprio per quello.

La situazione è aggravata da due fatti. 

1) Draghi ha affidato la delega dei Servizi a Gabrielli, tutt’altro che neutrale nella partita, essendo stato il capo del Sisde e dell’Aisi e avendo ricevuto incarichi tanto da destra e da sinistra (altro che estraneo alla politica). 

2) Il presidente del Copasir, che per legge dev’essere dell’opposizione e va preventivamente consultato sulle nomine degli 007, è il leghista Volpi, esponente della maggioranza. Così, sul nuovo capo del Dis, il premier e Gabrielli hanno consultato un alleato del loro governo, ovviamente favorevole.

Tutto in famiglia. E su queste vergogne non s’è levata una sola voce di protesta. Così come quando Draghi ha glissato in Parlamento sul sottosegretario leghista al Mef Durigon, che non dovrebbe restare al suo posto un minuto di più dopo aver detto che l’ufficiale della Guardia di Finanza che indaga sulla Lega “l’abbiamo messo noi” (la Gdf dipende dal Mef). Resta da capire quale sia la funzione di M5S, Pd e Leu, le tre forze maggioritarie che sostengono Draghi: a parte quella degli (in)utili idioti che tacciono e acconsentono, ingoiano e votano tutto.

IlFQ

Navigator, previsti 11.600 posti nei centri per l'impiego dopo il 2021. - Giorgio Pogliotti

 

I 2.549 navigator di Anpal possono ora puntare a un posto fisso negli stessi centri per l’impiego dove operano dall’estate del 2019 da precari.

I punti chiave

I 2.549 navigator di Anpal servizi hanno ottenuto una proroga del contratto di collaborazione fino a fine anno, ma nel futuro di molti di loro c’è un posto fisso negli stessi centri per l’impiego dove operano dall’estate del 2019 da precari. Sono giovani (età media 35 anni, in prevalenza donne), tutti in possesso di laurea (prevale giurisprudenza), non stupisce che in molti si stiano candidando per gli 11.600 posti banditi dalle regioni nei centri l’impiego.

Navigator versus dipendenti delle regioni.

La loro vicenda sin dall’inizio è stata accompagnata da polemiche. In origine i navigator erano 2.980, ma il loro ingresso nei centri per l’impiego è stato oggetto di un lungo braccio di ferro con le regioni che non vedevano di buon occhio la presenza nelle loro strutture di dipendenti di altre amministrazioni, così si è trovata la soluzione “ibrida”; possono svolgere l’attività diretta o in affiancamento al dipendente del centro per l’impiego, sempre d’intesa con il responsabile dei Cpi. «Erano un tentativo di costruire un sistema parallelo ai Cpi senza avere strutture e competenze, vista la competenza delle regioni in materia - sostiene Maurizio Del Conte ordinario di diritto del lavoro alla Bocconi di Milano -. I navigator andrebbero impegnati non solo per i percettori del reddito di cittadinanza, ma per tutta la rete di politiche attive».

Pochi i dati sull’attività svolta dai navigator.

Non esiste un quadro aggiornato delle attività dei navigator, o dei risultati che hanno conseguito nei Cpi. L’ultimo report ufficiale di Anpal risale a ottobre 2020. Il presidente Mimmo Parisi - in uscita a breve, prima della scadenza del contratto (febbraio 2021) su istanza del ministro del Lavoro Andrea Orlando, che intende commissariare l’Agenzia in previsione di un cambio di governance - ha annunciato che prima di andar via farà uscire i dati. Ma la conoscenza di questi dati non dovrebbe essere lasciata alla discrezionalità dei vertici.

Tuttavia un documento interno, ancora non pubblicato, contiene la fotografia al 31 gennaio: da settembre 2019 i navigator hanno supportato gli operatori dei Cpi nell’accoglienza dei beneficiari di RdC, tramite 994.981 convocazioni o colloqui realizzati (37.068 a gennaio), nell’attività di “presa in carico” di 469.578 beneficiari del RdC per la stipula del Patto per il Lavoro; nelle regioni che autorizzano i Navigator ad operare direttamente, hanno seguito 228.484 piani personalizzati di accompagnamento al lavoro, ne hanno monitorati 156.980 e hanno svolto attività di verifica dell’attuazione delle azioni previste dai Piani con 739.764 contatti con i beneficiari. Complessivamente hanno reso disponibili ai beneficiari RdC 429.984 tra vacancies, opportunità formative o orientative.

Il sistema informativo di Anpal non è mai decollato.

Il problema è che i navigator sono solo un tassello di un sistema che non è mai decollato, la cosiddetta seconda gamba del reddito di cittadinanza, ovvero le politiche attive del lavoro. Al 31 ottobre 2020 i beneficiari del reddito di cittadinanza (RdC) occupabili erano 1.369.779, di questi in 352.068 hanno avuto almeno un rapporto di lavoro successivo alla domanda, ma alla stessa data i rapporti di lavoro ancora attivi erano 192.851. Del resto, anche guardando oltre il Rdc è tutto il sistema informativo unitario di Anpal a non essere mai decollato, l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro per cittadini, aziende e operatori con il portale MyAnpal fa registrare numeri assai bassi (22mila rapporti di lavoro avviati dal 1 gennaio 2020).

Lenzi (navigator): «Spesso mancano competenze digitali».

«Da luglio del 2019 ho seguito oltre 200 percettori del Rdc - racconta Antonio Lenzi (42 anni), navigator, laurea con 110 e lode in scienze politiche e dottorato, portavoce di Anna (associazione di navigator) -. Con le persone convocate nei Cpi facciamo più colloqui, per spiegare come funziona il percorso di attivazione, vagliare le carenze formative. Spesso abbiamo in carico ultracinquantenni con bassa scolarizzazione, competenze digitali quasi nulle, carriere discontinue e bassa qualificazione professionale. Costruire con loro un piano personalizzato non è semplice. In molti casi hanno spesso bisogno di formarsi, di avere cognizioni informatiche di base per potersi ricollocare. Monitoriamo se si sono attivati nella ricerca di un posto disponibile e se c’è una posizione aperta li prepariamo al colloquio di lavoro. La soddisfazione più grande è aver convinto dei giovani a completare gli studi».

Verso il concorso per il posto fisso.

Per il futuro? «Ho superato la prova di preselezione per un posto nel centro per l’impiego - aggiunge Lenzi -, qui in Lombardia a fine mese c’è il concorso». Le posizioni nei Cpi riguardano spesso profili amministrativi, perchè buona parte dell’attività dei dipendenti è per sbrogliare pratiche burocratiche. «Serve una revisione complessiva della rete di 550 centri per l’impiego - aggiunge Del Conte -. Si parla molto delle 11.600 assunzioni, ma il problema non è solo quantitativo, è anche qualitativo. La riforma va fatta d’accordo con le regioni, per costruire un modello di centri ad assetto variabile, con una griglia di servizi di base che assicuri gli stessi tempi e le stesse modalità di erogazione delle prestazioni su tutto il territorio».

IlSole24Ore

Copasir chiede a Draghi ispezione sulla vicenda Renzi-Mancini.

 

La decisione del Comitato risale alla seduta di martedì scorso dopo l'audizione del direttore del Dis Gennaro Vecchione.

L'Ufficio di presidenza del Copasir ha deciso di chiedere al presidente del Consiglio Mario Draghi l'attivazione di un'inchiesta interna sul caso dell'incontro tra il segretario di Iv Matteo Renzi ed il capocentro del Dis Marco Mancini in un autogrill documentato dalla trasmissione Report. 

La decisione del Comitato risale alla seduta di martedì scorso, dopo l'audizione del direttore del Dis Gennaro Vecchione (di cui ieri Draghi ha deliberato la sostituzione con Elisabetta Belloni), dedicata proprio al caso Renzi-Mancini.

Nella prossima seduta il Copasir, fa sapere il presidente Raffaele Volpi, avvierà così la procedura prevista dall'articolo 34 della legge sull'intelligence, che prevede che l'organismo parlamentare, "qualora, sulla base degli elementi acquisiti nell'esercizio delle proprie funzioni, deliberi di procedere all'accertamento della correttezza delle condotte poste in essere da appartenenti o da ex appartenenti agli organismi di informazione e sicurezza, può richiedere al presidente del Consiglio dei Ministri di disporre lo svolgimento di inchieste interne".

E' l'Ufficio ispettivo del Dis che può svolgere, "autorizzato dal presidente del Consiglio dei ministri, inchieste interne su specifici episodi e comportamenti verificatisi nell'ambito dei servizi di informazione per la sicurezza". Le relazioni conclusive delle inchieste interne, prevede sempre la legge, sono trasmesse integralmente al Copasir. 

ANSA

giovedì 13 maggio 2021

QUESTA UDIENZA NON S'HA DA FARE. - Rino Ingarozza

 

Ora si sta rasentando il ridicolo.
Anzi si è abbondantemente superato il limite.
Ma in che razza di Paese viviamo?
Il pregiudicato, il frodatore, il finanziatore della mafia, il corruttore di giudici e frequentatore di minorenne Berlusconi, pensa che il fatto di avere tanti soldi, tante proprietà, tante attività, lo autorizzi a prendersi gioco della giustizia.
Pensa che il fatto di avere tanti soldi lo renda immune. Pensa che col denaro possa sfuggire dalle sue responsabilità.
È l'ottava volta che Berlusconi fa rinviare l'udienza che lo vede imputato a Siena nel cosidetto Ruby ter.
E dai....ma non è possibile farsi prendere in giro così, da questa persona e dal suo medico.
È una cosa inaccettabile.
Se una persona normale non va al lavoro perché ammalato, gli mandano la visita fiscale a casa, perché non si fa altrettanto con lui?
Perché i giudici non mandano in ospedale dei periti di parte per verificare la veridicità delle certificazioni del suo medico curante? Così come si farebbe per qualsiasi persona?
Il motivo l'ho detto prima. La differenza la fanno i soldi. I soldi comandano. Tutto e tutti. I soldi indicano la strada, la costruiscono, la modellano. È ora di cancellare quella ridicola frase impressa in tutti i tribunali. "La legge è uguale per tutti" un paio di palle. Sono disgustato da questa persona e da chi lo sostiene.
Perdonatemi ma quando arriverà il suo momento (e avrò l'opportunità di poterlo vedere) certamente non avrò nessuna pietas cristiana. Non lo tollero più. È una persona disgustosa che pensa di comprare tutti e tutto
"Deve smaltire i postumi del covid" questa è la certificazione firmata da Zangrillo. Guarda caso deve smaltirli sempre in concomitanza con le date del processo. La cosiddetta "malattia ad orologeria" una malattia rara, anzi rarissima. Colpisce una persone su 7 miliardi. In pratica solo lui. Quando deve andare da Draghi è sempre in perfetta salute. Quando deve andare in tribunale gli viene l'allergia alla toga.
Ma non esistono le video conferenze?
Le fanno nei processi di mafia, perché non le possono fare anche con lui?
Perché ha i soldi e può pagare trentotto avvocati?
Voi rappresentate la legge. Dovete trovare una contromossa per non farvi prendere in giro. Per non fare irridere voi e tutte le istituzioni. Per evitare di diventare gli zimbelli del mondo.
E poi la sua parte politica parla sempre che si devono snellire i processi. E come si possono sveltire con gente così. Parlano, parlano, parlano ma poi fanno il contrario.
Ma come caxxo si fa a votare sta gente? Ma cosa avete al posto del cervello? Non vi accorgete che vi prendono per il culo?
Non avete esaurito la vaselina? Questo si crede il padrone di tutto e di tutti e forse ha convinto anche voi. Voi che lo continuate a votare ed a osannare. Probabilmente è riuscito a comprare anche le vostre menti.
Forse anche voi vi siete convinti che
questa udienza non s'ha da fare.
Rino Ingarozza (12/05/2021) Fb

Acqua sporca. - Marco Travaglio

 

Fa discutere, ma anche ridere, l’ideona dell’Ue di annacquare il vino contro l’abuso di alcol. Ma nessuno si accorge che quella trovata demenziale è alla base della sentenza della Consulta sull’ergastolo “ostativo” e delle cosiddette riforme della Giustizia escogitate dalla Cartabia. Dice la Corte che pure gli ergastolani possono uscire anzitempo dal carcere anche se hanno commesso stragi e collaborano con la giustizia. E allora che ci sta a fare l’ergastolo, che per definizione è “fine pena mai”? E che deve fare un criminale per restare dentro sino alla fine, se non bastano neppure le stragi e il mancato pentimento? Invece di abolirlo, hanno inventato l’ergastolo annacquato. Cioè finto. Stesso discorso per le tre presunte riforme della giustizia. La prima è la pretesa incostituzionale di abolire l’appello, ma solo sulle assoluzioni: le condanne resterebbero appellabili. Come se gli errori giudiziari da correggere non fossero anche le assoluzioni dei colpevoli. Anziché abolire l’appello tout court, si aggiunge un po’ d’acqua e morta lì. La seconda è il Parlamento che decide quali reati le Procure devono perseguire e quali tralasciare: invece di depenalizzare quelli inutili, i politici li tengono nel Codice penale ma decidono di lasciarli impuniti (intanto ne sfornano di nuovi, vedi legge Zan). Un po’ d’acqua per allungare il brodo e il gioco è fatto.

La terza è la prescrizione che, cacciata dalla porta con il dl Bonafede, rientra dalla finestra con questo geniale marchingegno: si fissa per legge la durata massima dei processi e poi, se uno dura anche un giorno di più, la prescrizione torna a galoppare. L’idea di sveltire i processi fissandone la durata per legge è roba da menti malate: un conto è chiamare i giudici a rispondere dei ritardi (dovuti spesso alla loro pigrizia, più spesso a carenze di personale e procedure farraginose, ancor più sovente a manovre dilatorie degli avvocati); un altro è scrivere che i processi devono durare di meno per farli durare di meno. E, se durano di più, premiare con la prescrizione gli imputati che li han fatti durare di più. Così i colpevoli avranno tutta la convenienza a farli durare di più, in barba alla tabella di marcia della ministra. È la blocca-prescrizione diluita con acqua (sporca). Poi, naturalmente, tutti a strillare perché i terroristi Di Marzio e Bergamini non possono più essere estradati dalla Francia perché sono riusciti a restare latitanti quanto basta a far scattare la prescrizione (non del reato, ma della pena). Il bello è che l’estradizione, dopo Bonafede, l’ha chiesta la Cartabia. E i più indignati sono i partiti e i giornali di destra: gli stessi che rivogliono la prescrizione per tutti. Ma quelli l’acqua ce l’hanno al posto del cervello.

IlFQ

Covid, miliardari sempre più ricchi con la pandemia. Ecco come fanno i soldi. - Milena Gabanelli e Fabrizio Massaro

 

Se c’è una cosa che il Covid-19 non ha fermato, è la crescita della ricchezza dei miliardari. Solo negli Stati Uniti, dal 18 marzo al 15 settembre la ricchezza di 643 persone è cresciuta complessivamente di 845 miliardi di dollari. Contemporaneamente 50 milioni di lavoratori perdevano il lavoro (14 milioni sono ancora disoccupati) e ottenevano sussidi dal governo.


È una crescita di ricchezza che non si ferma. Il patrimonio personale di Jeff Bezos venerdì 16 ottobre è arrivato a 192 miliardi di dollari, (+69,9% da marzo), Elon Musk a 91,9 miliardi (+273,8%), Mark Zuckerberg a 97,9 miliardi, (+78,6%), solo per citare i più famosi. Oltre ai boom di Amazon, Tesla, Facebook, Microsoft, il lockdown è stata una benedizione anche per il fondatore e ceo di Zoom, Eric Yuan, passato da 5,5 a 24,7 miliardi di dollari (+349%) grazie alle videoconferenze cui siamo stati obbligati a ricorrere. Ed è entrato in classifica il creatore del videogioco Fortnite, Tim Sweeny, che oggi possiede 5,3 miliardi di dollari.


Anche la peste suina crea ricchezza.

Dopo gli Stati Uniti, al secondo posto c’è la Cina con 456 miliardari in elenco. A aprile il maggior incremento di ricchezza se l’era aggiudicato Qin Yinglin, l’allevatore di maiali più grande del mondo: è passato dai 4,3 miliardi di dollari del 2019 ai 23,4 miliardi attuali perché un’altra epidemia – la peste suina – ha fatto schizzare alle stelle il prezzo della carne. Il Covid ha modificato anche in Cina la classifica. In testa non c’è più Jack Ma: il creatore del colosso dell’e-commerce Alibaba, oggi a quota 53 miliardi, è sceso al terzo posto. E’ stato superato da Ma Huateng, presidente e ceo di Tencent, super holding che controlla fra l’altro WeChat: a marzo possedeva 38 miliardi, oggi ha superato i 61,6 miliardi. Al secondo posto è schizzato da poche settimane Zheng Shanshan: da 1,9 a 55,9 miliardi di dollari in sei mesi grazie alla quotazione in Borsa di due suoi gruppi, le acque minerali Nongfu Spring e la Wantai Biological Pharmacy.


I miliardari italiani.

In Italia Forbes ne segnala 40 (erano 36 ad aprile). Al primo posto Giovanni Ferrero con 26,5 miliardi di dollari, seguito da Leonardo Del Vecchio con 20,8, la famiglia Aleotti (Menarini Industrie Farmaceutiche) con 10,2 miliardi (1 miliardo di evasione scudati), Giorgio Armani passato dai 5,4 di inizio aprile agli 8,5 di oggi, Stefano Pessina con 8 miliardi e Silvio Berlusconi con 6,4 miliardi. Ma c’è anche il meno noto Gustavo Denegri (5,9 miliardi), presidente e primo azionista del gruppo di biotech Diasorin.


Da dove arriva questa ricchezza?

Tanti soldi si concentrano sempre di più in poche mani, ma la gran parte non per meriti propri. Da un terzo al 60% dei super-ricchi (a seconda di come viene classificata l’origine delle fortune) ha ereditato i miliardi che possiede, a cominciare dalla new entry Mackenzie Scott con 62 miliardi di dollari (erano 36 ad aprile): la sua fortuna è quella di essere stata la moglie di Bezos. Otto delle prime dieci donne più ricche al mondo sono in classifica grazie al padre o al marito miliardario. Le restanti due sono self-made women cinesi.

Idrocarburi, olio di palma, casinò.

Un altro terzo almeno è composto da protagonisti del capitalismo di relazione, ovvero fanno affari grazie all’appoggio dei governi con leggi a favore, occhi chiusi della autorità antitrust, lobbying sui parlamenti, brevetti ed esclusive estremamente estese che creano monopoli di fatto o di diritto. Per esempio il messicano Carlos Slim (53,1 miliardi di dollari) è l’uomo dei telefoni in Messico. In Russia i primi dieci miliardari si occupano tutti di materie prime e idrocarburi: Vladimir Potanin (22,9 miliardi) possiede la maggioranza di Nornickel (palladio e nichel); Vladimin Lisin (22,6 miliardi) è il re dell’acciaio. Leonid Mikhelson (20,7 miliardi), produttore di gas naturale, Roman Abramovich (12,6 miliardi) grazie soprattutto a carbone, nichel e palladio. Il filippino Enrique Razon Jr. (4,8 miliardi) è la terza generazione della dinastia che controlla i porti nel Paese asiatico. Il malese Robert Kuok, 11,1 miliardi di dollari, ha fatto fortuna con l’olio di palma. Le coltivazioni comportano l’abbattimento di intere foreste pluviali contribuendo pesantemente ai mutamenti climatici; l’olio utilizzato come combustibile fossile è inquinante, mentre il palmisto, impiegato nell’industria alimentare, è fra i più pericolosi grassi saturi. Ben 21 miliardari che valgono complessivamente 100 miliardi di dollari sono nel business dei casinò.


L’ingegneria fiscale.

Quando hai tanti soldi, puoi anche permetterti i migliori esperti fiscali per creare trust, scatole cinesi, veicoli offshore e spostando la residenza fiscale dove è più conveniente. Lo fa la maggior parte delle multinazionali. Solo per fare un esempio, in Italia, la famiglia Rocca controlla Tenaris attraverso un sistema di scatole che hanno al vertice una fondazione olandese. Secondo una recente analisi di Mediobanca i giganti del web hanno versato 46 miliardi di dollari di tasse in meno, solo negli ultimi 5 anni. Microsoft ha così risparmiato 14,2 miliardi; Alphabet (Google) 11,6; Facebook 7,5. Tra i giganti del web, Microsoft è quella che ha pagato meno in tasse: appena il 10% degli utili nel 2019. Inoltre circa l’80% della loro liquidità - 638 miliardi a fine 2019, secondo Moody’s - è tenuta in paradisi fiscali per sottrarla al Fisco dei paesi di provenienza.


Contratti infami ai dipendenti di ultimo livello.

I soldi si fanno risparmiando poi sul lavoro. La gran parte delle multinazionali applica contratti indegni ai dipendenti che stanno in fondo alla filiera, o ricorre subfornitori che a loro volta usano lavoratori sottopagati. Noti marchi del lusso italiani hanno obbligato sotto Covid i loro artigiani ad applicare uno sconto del 2% sugli ordini già concordati. Bezos, che è l’uomo più ricco del pianeta e ceo di Amazon, paga in Italia un co.co.co sì e no 700 euro al mese. Non ha sborsato un euro per i mille tamponi fatti dalla Regione Emilia Romagna ai dipendenti del centro logistico Amazon di Castelsangiovanni. Ferrari e Ducati li pagano invece di tasca loro.

In 2153 hanno più soldi di 4,6 miliardi di persone

Secondo la ong Oxfam i 2.153 miliardari del mondo detengono il 60% della ricchezza globale, ovvero hanno più soldi di quanti ne possiedono tutti insieme 4, 6 miliardi abitanti della Terra. Come contrastare questa ricchezza che si concentra sempre di più nelle mani di pochi, mentre il livello di disuguaglianza continua ad allargarsi? Le proposte di economisti e politici sono tante: da eliminare le protezioni legali agli oligopolisti per aumentare la concorrenza ad alzare le tasse di successione per i grandi patrimoni o di introdurle lì dove non ci sono. Ma si fermano sui tavoli dei convegni.


Le fondazioni filantropiche e Bill Gates.

Il dibattito sulle tasse è molto acceso in Usa dove, tra il 1980 e il 2018, le tasse pagate dai miliardari, in rapporto alla ricchezza, sono diminuite del 79%. Una proposta è quella di tassare le fondazioni nelle quali i mega-miliardari conferiscono le loro ricchezze con il solo obbligo di donare appena il 5% l’anno del loro patrimonio. Scegliendo come e dove intervenire le fondazioni filantropiche di fatto privatizzano le politiche di welfare. Il miliardo che arriva al bilancio dell’Oms dalla Gates Foundation e Gavi Alliance consente di fatto a Bill Gates, in qualità di maggior contribuente, di orientarne le decisioni di politica sanitaria globale. Si sta accreditando come il maggior benefattore dell’umanità e oggi chiede agli Stati di aumentare la tassazione ai più ricchi del pianeta. Gliene siamo grati. Non dice una parola però contro il turismo fiscale di colossi come Microsoft, grazie al quale ha fatto (e continua a macinare) miliardi.

Usa: le apparenze e i fatti.

La sinistra americana nelle elezioni in corso ci ha provato con Bernie Sanders a proporre un’imposta del 60% sui guadagni realizzati dai miliardari durante la pandemia per sostenere le spese sanitarie. Diversi miliardari sono pure d’accordo, a cominciare dal finanziere Warren Buffett, 80,2 miliardi di dollari, quarto uomo più ricco al mondo. Ma oggi il candidato democratico è un altro, Joe Biden. E dall’altra parte c’è Donald Trump, posto 1.092 nella classifica mondiale con 2,5 miliardi di dollari. Per 15 anni ha pagato zero dollari di tasse, grazie ad ottimi (dal suo punto di vista) consulenti fiscali. Da aprile a settembre, mentre in America il Covid fermava il Paese, la sua ricchezza è cresciuta del 20%.

Quanto togliere ai ricchi per creare posti di lavoro.

Secondo il calcolo di Oxfam un aumento dello 0,5% della tassazione a carico dell’1% più ricco del mondo, consentirebbe in dieci anni di pagare 117 milioni di posti di lavoro nella scuola e nell’assistenza e cura di anziani e malati. Maggior peso fiscale sui ricchi, inoltre, toglierebbe un po’ di peso dalle tasse sul lavoro.

dataroom@rcs.it

CorrieredellaSera

Servizi: Draghi nomina Elisabetta Belloni a capo del Dis.

 

Ambasciatrice sostituisce Vecchione. Sequi nuovo segretario generale della Farnesina; Parente prorogato alla direzione dell'Aisi.


Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha nominato l'ambasciatore Elisabetta Belloni Direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, in sostituzione dell'attuale Direttore generale, prefetto Gennaro Vecchione. Il Presidente Mario Draghi ha preventivamente informato della propria intenzione il Presidente del Copasir, Raffaele Volpi, e ha ringraziato il prefetto Vecchione per il lavoro svolto a garanzia della sicurezza dello Stato e delle istituzioni.

La nomina è disposta sentito il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica.  

L'ambasciatore Ettore Sequi, attualmente capo di gabinetto del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, è il nuovo segretario generale della Farnesina dopo la nomina di Elisabetta Belloni al Dis. Lo apprende l'ANSA da fonti informate.

Il direttore del Dis Mario Parente è stato prorogato alla guida dell'Agenzia di sicurezza interna. Sarebbe scaduto a giugno.

"Rivolgo i miei sentiti e sinceri complimenti all'ambasciatore Elisabetta Belloni per il nuovo incarico alla direzione del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis). La vasta esperienza professionale ed il profilo umano sono doti che consentiranno un contributo saldo e costante alla sicurezza nazionale. Al Prefetto Mario Parente confermato alla guida dell'Aisi ribadisco la mia stima certo che possa dare continuità all'ottimo lavoro che sta svolgendo. A tutti e due i migliori auguri di buon lavoro nel comune supremo interesse della nostra Italia" Così il presidente del Copasir Raffaele Volpi.

"Buon lavoro a Elisabetta Belloni, donna di valore nominata ai vertici del DIS, e buona prosecuzione al generale Mario Parente". Così il leader della Lega, Matteo Salvini, su twitter.

Soddisfazione per la nomina di Elisabetta Belloni e per la conferma del Generale Mario Parente. Per la Lega sono buone notizie perché, come successo per Domenico Arcuri, sono l'ennesimo segnale di discontinuità rispetto alle scelte di Conte e dei 5Stelle. E' quanto fanno sapere fonti della Lega.

"La nomina di Elisabetta Belloni alla guida del DIS è un'ottima scelta per le Istituzioni italiane. E il fatto che si commissari ANPAL, rimandando in Mississippi il padre del reddito di cittadinanza e dei navigator è un'ottima notizia. Due passi in avanti". Lo scrive sui social il leder di Iv, Matteo Renzi, commentando le nomine del governo.
   

ANSA