domenica 13 luglio 2025

La borsa di Borsellino...

 

Nella foto il colonnello dell' Arma dei Carabinieri Giovanni Arcangioli, accusato di aver sottratto, il 19 luglio 1992 in via D’Amelio a Palermo, l’agenda rossa del magistrato Paolo Borsellino dalla sua borsa di pelle marrone, con tutta una serie di aggravanti tra cui quella di aver favorito Cosa Nostra.(toni sanapo)
Mi. chiedo ci sono tutti i giorni ore e ore di trasmissioni televisive sul DNA di un capello della povera Chiara e nulla su uno dri piu grandi mteri del nostro paese ....il mondo a rovescio.

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Dopo 33 anni siamo qui a chiderci che fine abbiano fatto la borsa e l'agenda... c.

Astronauti...

 

Strane sculture che fanno pensare ad astronauti ed astronavi, ma non abbiamo prove per poterlo asserire, quindi possiamo solo soffermarcia fantasticare. 

cetta.

BULLI E NANI DA GIARDINO MARCO TRAVAGLIO – IL FATTO – 13.07.2025

Dopo averli studiati per quasi sei mesi, Trump ha capito che i cosiddetti “alleati” europei sono un branco di pigmei fantozziani, di cui si può fare tutto ciò che si vuole. E ieri l’ha fatto: la sua lettera che gli dà i venti giorni sui dazi al 30% sarebbe umiliante anche per una colf, ma non per questa Ue di servi sciocchi che ora fingono stupore e sorpresa, come se non conoscessero il personaggio. Che, quando si trova davanti un interlocutore in posizione eretta, spara 100 per avere 50. Ma con i nostri pigmei spara 100 e ottiene 110. L’ha appena toccato con mano sul 5% di Pil per le spese Nato: si aspettava chissà quale braccio di ferro, invece ha trovato Rutte e gli altri nani già sdraiati e ci è mancato poco che rilanciassero sul 6%, ovviamente senza interpellare i Parlamenti nazionali, ormai ridotti a soprammobili. Come quello europeo sul riarmo da 800 miliardi. E ha concesso il bis sui dazi. Ora naturalmente gli euro-nani da giardino strillano parole vuote contro il padrone ingrato che osa fare gli interessi del popolo americano falcidiato dalla globalizzazione e dallo sbilancio commerciale. Come se Trump non l’avesse ampiamente annunciato in campagna elettorale e come se i dazi non li avesse iniziati Biden. L’Ue ha avuto sei mesi di tempo per alzare i ponti levatoi, ma era troppo impegnata a sabotare l’unica iniziativa di Trump che conviene a noi: il negoziato con Putin per chiudere la guerra in Ucraina. Abilissimi a dirgli di no quando dovrebbero dirgli di sì e di sì quando dovrebbero dirgli di no, i nostri liderini hanno esecrato la soluzione diplomatica che ci servirebbe come l’oro proprio contro i dazi. Il compromesso con la Russia ci consentirebbe di riprendere la cooperazione economica, ricominciare ad acquistare il gas dove costa meno e spalancarci la strada verso nuove rotte commerciali con i Brics, a partire dalla Cina, riaprendo la Via della Seta e trasformandola in autostrada. Invece no: i pigmei han continuato come sonnambuli a guardare in cagnesco Mosca, a parlare solo di guerra, a varare sanzioni che danneggiano più noi che Putin, ad accusare Pechino di fare i propri interessi. E a sperare che il nuovo padrone Usa avesse pietà di noi, andando a trattare separatamente, in ordine sparso, per strappare qualche sconticino. Peccato che Trump disprezzi i deboli e rispetti solo i forti: quali noi europei potremmo essere, con la forza di un mercato da mezzo miliardo di persone, se avessimo una classe dirigente all’altezza e non alla bassezza della situazione. Ora, anziché piagnucolare perché il bullo platinato fa gli interessi del suo popolo, potremmo cominciare a votare per qualcuno che faccia gli interessi di noi europei. Oppure rassegnarci alla fine che meritano i pigmei: l’estinzione.

C'è qualcosa che non quadra...


Quindi, Trump dichiara la guerra dei dazi all'Europa e l'Europa si arma per non essere invasa dalla Russia?

Che cosa mi sfugge?

cetta.

Bulli e nani da giardini - Editoriale - Marco Travaglio



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Trump all'Ue: "Dazi al 30% dal 1 agosto". I settori e i Paesi più colpiti

 

(Adnkronos) – Dal primo agosto, se confermati, i nuovi dazi Usa del 30% sui prodotti europei minacciano di colpire settori strategici dell'economia Ue. Il provvedimento, annunciato da Donald Trump per correggere lo "squilibrio commerciale" a svantaggio degli Usa, rischia di colpire duramente esportazioni per centinaia di miliardi.  L'Ue, che nel 2024 ha scambiato beni e servizi con gli Stati Uniti per 1.680 miliardi di euro, teme ripercussioni sistemiche e prepara contromisure. "Rimaniamo pronti a continuare a lavorare per raggiungere un accordo entro il 1 agosto. Allo stesso tempo, adotteremo tutte le misure necessarie per tutelare gli interessi dell'Ue, inclusa l'adozione di contromisure proporzionate se necessario", ha fatto sapere la Commissione europea in un comunicato in cui "prende nota" della lettera inviata dal presidente degli Stati Uniti. I Paesi che risentiranno di più delle nuove misure I dazi del 30 per cento sulle importazioni di prodotti da Paesi Ue negli Stati Uniti sono identici, ma il peso sui diversi Paesi è diverso. L'Irlanda, campione dell'industria farmaceutica europea grazie ai vantaggi fiscali garantiti agli investitori che versano in tasse solo il 15 per cento contro il 21 per cento previsto negli Usa, è il Paese che risentirà di più delle nuove misure, insieme alla Germania che vende agli Stati Uniti automobili, siderurgia e macchinari. L'Italia, come la Francia, è in seconda linea, secondo una analisi di Afp.  L'Irlanda quindi ha un surplus commerciale con gli Stati Uniti di 86,7 miliardi di dollari (sul surplus di 235,6 miliardi di dollari complessivo Ue), generato proprio dai prodotti dei grandi gruppi farmaceutici americani che vi si sono stabiliti, come Pfizer, Eli Lilly e Johnson & Johnson, e anche tecnologici, fra cui Apple, Google e Meta. La Germania, come prima economia dell'Ue, è particolarmente sotto pressione, in ragione della sua dipendenza dalle esportazioni, con un surplus commerciale con gli Usa di 84,8 miliardi di dollari. Il cancelliere Friedrich Merz aveva citato esplicitamente come settori che l'Ue avrebbe dovuto proteggere nel corso dei suoi negoziati con gli Usa l'automotive, la chimica, la farmaceutica, i macchinari e l'acciaio.  L'Italia e la Francia, con surplus commerciali con gli Usa rispettivamente di 44 miliardi di dollari e 16,4 miliardi, potrebbero essere in seconda linea. In entrambi i Paesi saranno colpiti l'agroalimentare, i prodotti vitivinicoli e l'auto. In Francia sono anche esposti i settori dell'aeronautica – un quinto delle esportazioni verso gli Usa, il lusso, i vini e il cognac. Fra i Paesi europei, anche l'Austria e la Svezia hanno un surplus commerciale, rispettivamente di 13,1 miliardi e 9,8.  Farmaceutica: i prodotti farmaceutici rappresentano la principale voce dell’export europeo verso gli Stati Uniti, pari al 22,5% del totale nel 2024. Per ora sono esentati dai dazi annunciati, ma il settore rimane in allerta. Alcune aziende hanno già cominciato a rafforzare la produzione sul suolo americano, mentre chiedono all’Ue una semplificazione delle regole per restare competitive in un contesto globale sempre più instabile. Automotive: il comparto automobilistico europeo è tra i più esposti: nel 2024 l’Ue ha esportato negli Stati Uniti circa 750.000 veicoli per un valore di 38,5 miliardi di euro. A guidare l’export sono soprattutto i marchi tedeschi come Bmw, Mercedes, Porsche e Audi. Il mercato americano rappresenta quasi un quarto del fatturato di Mercedes, che vi produce anche Suv destinati all’export. Intanto, Volkswagen ha già registrato un forte calo delle consegne negli Usa dopo le prime ondate di dazi. Aeronautica: l’industria è già soggetta a dazi del 25% su acciaio e alluminio e del 10% sui prodotti finiti, come gli aerei. Airbus e Boeing avevano chiesto a giugno, al salone di Le Bourget, la rimozione delle barriere doganali per salvaguardare l’equilibrio del mercato globale, ma la nuova stretta rischia di aggravare i costi di produzione e frenare gli ordini transatlantici. Cosmetici: anche i profumi e i cosmetici europei, in particolare francesi e italiani, sono nel mirino. L’Oréal ha realizzato negli Stati Uniti il 38% del suo fatturato 2024 e importa gran parte dei suoi prodotti di lusso (Lancôme, Armani, Yves Saint Laurent). Il gruppo valuta un potenziamento della produzione locale, ma non esclude rincari sui prezzi al consumo per far fronte alla nuova imposizione fiscale. Lusso: per il settore, il rischio è di veder eroso un mercato fondamentale: Lvmh ottiene un quarto del proprio fatturato dagli Usa, il 34% per vini e liquori. Bernard Arnault ha auspicato una soluzione negoziata e proposto persino una zona di libero scambio transatlantica. Hermès aveva assorbito i precedenti dazi del 10% aumentando i prezzi, ma un +30% potrebbe rendere i suoi iconici prodotti inaccessibili per parte della clientela americana. Agroalimentare: potrebbe essere il settore più colpito in assoluto, soprattutto italiano e francese. Coldiretti parla di una "mazzata" per il Made in Italy: con i nuovi dazi, i rincari arriverebbero al 45% per i formaggi, al 35% per i vini e al 42% per conserve e marmellate. Anche la viticoltura francese lancia l’allarme: gli Usa rappresentano il primo mercato estero, con esportazioni per 3,8 miliardi di euro nel 2024. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Trump all'Ue: "Dazi al 30% dal 1 agosto". I settori e i Paesi più colpiti

venerdì 11 luglio 2025

Petra - Giordania.

 

Nascosta all'interno dei canyon di arenaria della Giordania, l'antica città di Petra si erge come una testimonianza della straordinaria civiltà che l'ha creata. I Nabatei, originariamente
commercianti arabi nomadi, si sono insediati in questo aspro paesaggio intorno al IV secolo a.C. e lo hanno trasformato in uno dei centri urbani più impressionanti dell'antichità.
Ciò che distingueva veramente i Nabatei era la loro impareggiabile padronanza di ingegneria dell'acqua.
In una regione che riceve meno di sei pollici di precipitazioni all'anno, si sono sviluppati sistemi sofisticati per catturare, conservare e distribuire ogni goccia preziosa. La loro rete includeva dighe, cisterne e tubi in ceramica che impedivano l'evaporazione e sedimento filtrato. Questa meraviglia dell'ingegneria non solo ha fornito 30.000 abitanti, ma ha anche creato rigogliosi giardini nel deserto.
Le facciate iconiche della città, la più famosa del Tesoro (Al-Khazneh), sono state scolpite direttamente nelle scogliere di arenaria color rosa. Queste strutture rappresentano gli
ingressi a vasti complessi che si estendono in profondità nella roccia.
I Nabatei hanno orientato questi edifici per catturare specifici effetti luminosi durante solstizi ed equinozi, rivelando
la loro conoscenza astronomica.
La posizione strategica di Petra all'incrocio delle principali rotte commerciali ha consentito ai Nabatei si accumulare enormi ricchezze controllando il commercio di incenso e spezie.
Piuttosto che costruire un impero militare, hanno mantenuto l'indipendenza attraverso diplomazia, rendere omaggio ai poteri più grandi preservando la loro autonomia.
Anche se annessa a Roma nel 106 d.C., Petra continuò a prosperare fino a cambiare commercio.
Rotte e terremoti hanno portato al suo graduale abbandono. La città è rimasta in gran parte dimenticata nel mondo occidentale fino al 1812, quando l'esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt ha riscoperto questa meraviglia architettonica, preservando l'eredità del
Nabatei ingegnosi. #petra #sistemaidraulico

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Leggi anche: https://www.danielemancini-archeologia.it/petra-e-i-nabatei/

https://www.archcalc.cnr.it/indice/PDF19/24_Gabrielli.pdf

http://www.pangea-project.org/citta-dacqua/