Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
martedì 20 giugno 2023
Giuseppe Conte - Manifestazione #BastaVitePrecarie.
UNA BRUTTA STORIA ITALIANA. - Roberto Vallasciani
Stamattina una mia amica mi ha segnalato questo post.
Ho scritto una chiosa finale perché credo che quanto avvenuto sia tanto grave quanto emblematico.
"Sono Pasquale Tridico figlio di un padre analfabeta che, come cantava De Gregori, faceva il guardiano di mucche, non sapeva né leggere e né scrivere e che per buona parte della sua vita è stato sordomuto. Nel paese della Calabria dove siamo nati veniva considerato un ritardato.
Mentre studio, mia sorella scopre che la sindrome di mio padre è curabile, e che la mutua poteva passargli (addirittura gratis!) un apparecchio acustico. Papà ottiene la sua protesi e questo gli cambia la vita: recupera l’udito e persino la parola, anche se, per tutta la vita, parlerà come un bambino.
Ma non è finita: Un altro mio fratello, il secondo, va a studiare a Torino, dove scopre che c’è possibilità del ‘collocamento obbligatorio’ per le persone come lui; convince papà a fare domanda da bidello in una scuola di Torino. La presenta lui e papà viene assunto! Ci trasferiamo tutti.
Dai miei 15 anni, 4 mesi all’anno ho fatto vacanze-lavoro in Germania; ho fatto il lavapiatti, il lavapadelle, il cameriere, animatore e coordinatore nelle colonie estive.
Se non avessi avuto questa vita di lavoro alle spalle non mi sarei messo a studiare il reddito, non avrei desiderato realizzarlo con tanta forza. Se quando pubblicai il primo saggio scientifico, nel 2014, qualcuno mi avesse detto che cinque anni più tardi sarei stato a capo del soggetto che erogava il reddito avrei chiamato l’ambulanza per farlo ricoverare.
Sono figlio del welfare; senza stato sociale laverei le padelle in Germania!”
#PasqualeTridico
Pasquale Tridico è dal 2019 Presidente dell’INPS. La sua gestione in questi anni è stata virtuosa: la produttività è aumentata del 20% ed i tempi di liquidazione delle prestazioni si sono ridotti del 15%. E mai come adesso l’Istituto ha goduto di autonomia ed indipendenza.
Bene.
Qualche giorno fa il governo Meloni ha commissariato l’INPS ed ha deciso di sostituire Tridico con un uomo di propria fiducia. La colpa di Tridico…? Essere stato messo in quel posto nel 2019 dal governo presieduto da Giuseppe Conte, oggi leader del M5S.
Non essendo io mai stato un elettore grillino posso dirlo con molta serenità: Tridico è stato cacciato perché è un bravo professionista, favorevole al salario minimo, senza padrini né padroni. E, soprattutto, è una mente libera. Forse per la Meloni & co questo è un problema.
https://www.facebook.com/photo?fbid=10226155473165812&set=a.3181219521902
C'è solo una notizia: "20.000 partecipanti". - Massimo Erbetti
La filosofia. - Peofessor X
Quando qualcuno chiede a cosa serve la filosofia, la risposta deve essere aggressiva, poiché la domanda è ironica e pungente. La filosofia non serve né allo Stato né alla Chiesa, che hanno altre preoccupazioni. Non serve a nessun potere stabilito. La filosofia serve a turbare. Una filosofia che non turba nessuno e non fa arrabbiare nessuno non è una filosofia. Essa serve a nuocere alla stupidità, fa della stupidità qualcosa di vergognoso. Non ha altro uso che questo: denunciare la bassezza del pensiero in tutte le sue forme.
Dovrà inoltre formare uomini liberi, che non confondano cioè i fini della cultura con gli interessi dello Stato, della morale o della religione, combattere la cattiva coscienza che hanno usurpato in noi il pensiero. (...) È vero che stupidità e bassezza continuano a esistere; ma non è un buon pretesto per decretare lo scacco della filosofia, giacché, se non fosse per quel po’ di filosofia che in ogni epoca ha impedito loro di spingersi sin dove volevano, esse avrebbero oggi proporzioni ancora maggiori.
Gilles Deleuze, “Nietzsche e la filosofia”.
domenica 18 giugno 2023
Il Governo è in ritardo sull’indicazione delle fonti energetiche alternative...
Il Governo ancora non indica, se non nel vago, quali siano le riforme e i progetti che intende sostenere e incentivare sia nel PNRR che nel nuovo capitolo del REPowerEU, un fondo di integrazione con l’obiettivo di assicurare la diversificazione delle forniture e accelerare la transizione verso le fonti rinnovabili, ricordando l’obiettivo della riduzione del 55% entro il 2030 delle emissioni climalteranti. Su questo argomento strategico per i comparti produttivi del nostro Paese il Governo non prevede la necessaria partecipazione alle scelte, nemmeno la consultazione dei portatori di interesse prevista dalla UE.
I progetti vanno realizzati entro agosto 2026: ritardare ancora può comprometterne la realizzazione, indispensabile per rafforzare la disponibilità energetica del Paese, ridurne i costi e decarbonizzare le attività produttive, in coerenza con il contrasto al cambiamento climatico.
I segnali della maggioranza, del Governo e dei Ministri responsabili delle scelte sono inquietanti. Il sequestro del carbonio nel sottosuolo (CCS) con soldi pubblici, bocciato dal Consiglio regionale dell’Emilia Romagna e da una call dell’UE, escluso dal PNRR rientra dalla finestra con il REPowerEU; il carbone forse uscirà prima del previsto, ma il governo vuole reintrodurre il nucleare in Italia stracciando i risultati di ben due referendum popolari.
Il Ministro Pichetto Fratin ha anticipato l’aggiornamento del Pniec ma senza la prevista consultazione dei portatori di interesse, ipotizzando un mix energetico al 2030, con due terzi di rinnovabili e un terzo di fossili, ma non perde occasione per dichiararsi per il ritorno al nucleare, senza alcun rispetto per il voto della maggioranza dei cittadini.
Facile intravvedere nel terzo di fossili il mantenimento, se non l’aumento, del metano, nella prospettiva di diventare un hub per l’Europa, che non dovrebbe esistere nella transizione energetica di alcun paese dell’UE. Il Governo sta preparando la reintroduzione dell’azzardo del nucleare da fissione. Si parla di fusione solo per confondere le idee, perché comunque non sarà disponibile prima di molte decine di anni.
Gli interessi che vogliono il nucleare da fissione non vanno sottovalutati, hanno lavorato da anni per la sua riabilitazione. Il nucleare da fissione sarebbe una scelta grave e sprezzante della volontà popolare e non potrebbe che trovare risposta in un nuovo referendum abrogativo, perché nulla è sostanzialmente cambiato - a cominciare dal problema irrisolto della sicurezza e delle scorie - da quando l’Italia ne è uscita per prima, per di più ora anche la Germania ha chiuso le sue centrali.
Gran parte delle centrali nucleari sono invecchiate e la terza generazione avanzata, la cosiddetta III+ (AP 1000, reattore PWR della Westinghouse, EPR PWR di Areva) sono un clamoroso fallimento senza dimenticare che l’EPR che Sarkozy voleva appioppare al Governo Berlusconi, respinto dal referendum del 2011, è passato a Flamanville da 3,2 miliardi di Euro a 19 come ha denunciato la Corte dei Conti francese.
Solo il salvataggio dello stato francese tramite EDF ha evitato il clamoroso fallimento di Areva. Miliardi di quella rovinosa avventura saranno recuperati dalla Francia tramite l’inserimento del nucleare, insieme al gas, nella “tassonomia verde”, a carico quindi di tutti i Paesi della UE. Un esito fortemente voluto e determinato al Parlamento di Strasburgo da tutta la Destra europea.
La IV generazione del nucleare da fissione è di là da venire, e, in ogni caso, sarà a carico dello stato, visto che da quando i sei progetti di reattori sono stati presentati nel 1999 dal Generation International Forum (GIF), nessun privato da 20 anni si è fatto avanti per produrre un prototipo industriale di potenza.
E’ auspicabile che la Destra al governo cominci a dubitare del nucleare. Le grandi centrali di potenza invecchiano prima di essere allacciate alla rete, i loro costi si moltiplicano per sei, la Generation IV che doveva subentrare resta sulla carta, né si può ripiegare sui reattori (Small Modular Reactor), “piccoli e sicuri” che semplicemente non lo sono ma moltiplicano i problemi. Per di più il numero di SMR per ottenere una potenza pari a quella di un EPR (1.600 MW) configura una disseminazione radioattiva di decine di piccoli impianti di 70-100 MW, come i due attualmente in esercizio sui 50 progettati. Questa filiera è militare, come la costruttrice Rolls Royce ha rivendicato dal Governo inglese.
Il nucleare è più vecchio del transistor, ha sottolineato il Nobel Giorgio Parisi, infatti i Reattori III+, Generazione IV, SMR sono tutti basati sugli stessi principi di funzionamento. Da quando la fissione nucleare è diventata impianto per la generazione elettrica le migliorie sono solo ingegneristiche, nessuno ha ripensato alla Fisica del Reattore per garantire la sicurezza della fissione in termini non solo di componenti e loro modifiche o di sala di controllo.
Il Governo è paralizzato nella realizzazione del Deposito nazionale per la bassa e media attività radioattiva. Si è tentato di aggirare il problema delle scorie ad “alta attività” stoccando tutto nella stessa area, allarmando ancora di più le popolazioni e facendoci così restare sotto infrazione della Commissione UE. La credibilità del governo sul nucleare è pari alla sua incapacità di dare attuazione ai Depositi per le scorie.
Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Massimo Serafini, Massimo Scalia
Foto: https://it.freepik.com/foto-premium/mano-che-tiene-l-energia-solare-del-
sabato 17 giugno 2023
Giustizia, cosa prevede la riforma Nordio approvata dal Cdm: la scheda.
Approvato dal Consiglio dei Ministri del Governo Meloni, il dl Nordio prevede diverse novità, in tema di intercettazioni, abuso d’ufficio e molto altro. Qui una sintesi.
Il Consiglio dei Ministri la approvato il disegno di legge contenente “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento giudiziario“. Nel primo pacchetto di riforme voluto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio la cancellazione dell’abuso d’ufficio, modifiche al traffico di influenze illecite, fortemente ridimensionato, stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni a tutela dei terzi non coinvolti nelle indagini e sulla custodia cautelare, limiti alla possibilità per i pm di ricorrere in appello. Ecco le novità introdotte.
ABROGAZIONE DELL’ABUSO D’UFFICIO E MODIFICHE A TRAFFICO DI INFLUENZE ILLECITE – Abolizione dell’abuso d’ufficio e modifiche al traffico di influenze illecite, che viene meglio definito e tipizzato e “limitato a condotte particolarmente gravi”. Aumentano le pene previste che vanno da un anno e 6 mesi a 4 anni e 6 mesi. Per il reato è anche prevista la non punibilità se l’autore collabora con la giustizia.
INTERCETTAZIONI – Non devono essere riportate le conversazioni e i dati relativi a soggetti non coinvolti dalle indagini, se non considerati rilevanti per il procedimento. Già oggi la legge vieta la pubblicazione del contenuto di intercettazioni fino al deposito: ora anche dopo il deposito degli atti, la pubblicazione del contenuto (totale o parziale) è possibile solo se le conversazioni sono citate dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzate nel corso del dibattimento. E non può essere rilasciata copia delle intercettazioni di cui è vietata la pubblicazione quando la richiesta è presentata da un soggetto diverso dalle parti o e dai loro difensori. Viene inoltre ampliato l’obbligo di vigilanza del pubblico ministero sui cosiddetti brogliacci e il dovere del giudice di ‘stralciare’ le intercettazioni, includendovi, oltre ai già previsti ‘dati personali sensibili’ anche quelli ‘relativi a soggetti diversi dalle parti’ (fatta salva, anche in questo caso, l’ipotesi che essi risultino rilevanti ai fini delle indagini).
CUSTODIA CAUTELARE – Il ddl prevede interventi sull’applicazione delle misure custodia cautelare, per le quale sarà necessario l’interrogatorio di garanzia dell’indagato, a meno che non sussista pericolo di fuga o di inquinamento delle prove Si introduce il principio del contradditorio preventivo in tutti i casi in cui, nel corso delle indagini preliminari, non risulti necessario che il provvedimento cautelare sia adottato ‘a sorpresa’. Questo per evitare l’effetto dirompente sulla vita delle persone di un intervento cautelare adottato senza possibilità di difesa preventiva e per consentire al giudice un contatto diretto on l’indagato prima dell’adozione della misura. La decisione, nel caso della custodia cautelare in carcere, sarà affidata non al gip ma a un collegio di tre giudici. Questa disposizione, dato l’impatto sull’organizzazione dei tribunali, entrerà in vigore tra 2 anni per consentire un intervento di ampliamento della pianta organica dei magistrati di 250 unità.
INFORMAZIONE DI GARANZIA – Nel ddl si prevede che nell’informazione di garanzia deve essere ora contenuta una descrizione sommaria del fatto su cui si indaga, che oggi non è prevista. Si prevede anche che la notifica avvenga con modalità che tutelino maggiormente l’indagato, stabilendo che la consegna avvenga in modo da garantire la riservatezza del destinatario.
LIMITI ALLE IMPUGNAZIONI DEI PM – Il ddl ridisegna il potere d’impugnazione del pubblico ministero contro le assoluzioni in primo grado per escludere che possa proporre appello rispetto a sentenze relative a reati di contenuta gravità. Ma restano appellabili le decisioni di assoluzione per i reati più gravi, compresi tutti quelli contro la persona che determinano particolare allarme sociale, tra i quali sono ricompresi i reati cosiddetti da codice rosso.
GIUDICI POPOLARI IN CORTE D’ASSISE – Si introduce una norma di interpretazione autentica per chiarire che il requisito di età massima fissato per i giudici popolari delle Corti d’Assise in 65 anni deve sussistere soltanto al momento della nomina. Si evita così il rischio che, in procedimenti per gravissimi reati anche per mafia e terrorismo, siano ritenute nulle le sentenze pronunciate da Corti d’Assise nelle quali un giudice popolare abbia superato i 65 anni durante il processo.
venerdì 16 giugno 2023
I giudizi spietati su Berlusconi dall'estero.
"Per gli economisti, è stato l'uomo che ha contribuito a far crollare l'economia italiana". Mentre "il suo approccio alla vita pubblica spesso oltraggioso, deformante e personalmente sensazionale, che divenne noto come berlusconismo, lo ha reso il politico italiano più influente dai tempi di Mussolini. Ha trasformato il Paese e ha offerto un modello di leadership diverso, che avrebbe avuto echi in Donald J. Trump e oltre". Sono alcuni estratti del ritratto di Silvio Berlusconi che il New York Times ha tratteggiato nel giorno della sua morte. Giudizi duri, che non sono isolati sulla stampa estera. Dal britannico Guardian al tedesco Spiegel, oltre a ricordare (come hanno fatto tutti) le vicissitudini giudiziarie, il Bunga bunga, i rapporti con personaggi discutibili, le gaffe con leader mondiali come Angela Merkel o Barack Obama, diversi prestigiosi quotidiani hanno tirato le somme della carriera politica del Cavaliere. Con una bocciatura solenne sul suo impatto sull'Italia. E con l'accusa di aver aperto la strada a una forma di populismo che negli Usa è stata incarnata da Trump.
Il quotidiano belga La Libre lo ha definito un "pazzo dalla faccia tosta, senza scrupoli né morale", "abbonato alle aule dei tribunali come imputato, subdolo uomo d'affari, politico controverso e sulfureo i cui eccessi prefiguravano Trump". Lo svizzero Neue Zuercher zeitung è ancora più impietoso: "Tutto in Berlusconi era falso: il suo volto stirato e i capelli ravvivati, le sue promesse e le sue pretese, aveva anche falsi amici e complici, soprattutto mafiosi. Ma era proprio la spudorata vanteria, la sfacciata astuzia, la sconsiderata violazione della legge e della morale che evidentemente piaceva a molti italiani e a molte donne italiane. Altrimenti non avrebbero ripetutamente dotato Berlusconi del potere di governo".
Per lo Spiegel, Berlusconi è stato "il populista più pericoloso d'Italia", che "veniva deriso all'estero e trattato con il massimo rispetto" in patria. "Come presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi ha radicalmente cambiato e plasmato la cultura politica. Molti direbbero avvelenato. Ha stabilito il culto della personalità come strumento politico, ha reso onnipresente il populismo, ha dichiarato l'Europa il capro espiatorio dei difetti italiani. Ha seminato un seme che altri stanno ora raccogliendo", aggiunge il quotidiano tedesco.
Non meno spietato il Times: "Pochi fuori dall'Italia potevano comprendere come un uomo così imbarazzante potesse essere eletto primo ministro del suo Paese tre volte tra il 1994 e il 2011, presiedendo quattro governi - scrive il prestigioso quotidiano britannico - Alla fine del suo ultimo mandato Berlusconi era diventato il premier italiano più longevo del dopoguerra e conservava alti livelli di sostegno pubblico, nonostante fosse un donnaiolo confesso che non ha mai negato di andare a letto con le prostitute - pagando solo per loro - e che ha usato apertamente il potere politico per promuovere il proprio impero commerciale.
Parte della spiegazione del suo fascino risiedeva nella sua ricchezza, stimata dalla rivista Forbes in 8 miliardi di dollari. Ciò gli permise non solo di creare un movimento politico nazionale di irriducibili fedelissimi che gli dovevano la carriera, ma anche di controllare una vasta parte dei media italiani, assicurandosi una favorevole accoglienza nel proprio Paese".
Come dicevamo, però, l'accusa 'politica' principale mossa da questi quotidiani a Berlusconi è l'aver portato l'Italia sull'orlo del fallimento: per il Times, non sono stati tanto gli scandali e le polemiche, quanto "l'incapacità di Berlusconi di proteggere l'Italia dalla tempesta che ha travolto l'euro nel 2011" a porre "fine al suo dominio di 17 anni sulla politica italiana". Quando il Cavaliere si dimise da premier nel 2011, "l'Italia era politicamente, economicamente e, non da ultimo, moralmente distrutta - scrive Neue Zuercher zeitung - Il Paese ha trovato più difficile rispetto alla maggior parte degli Stati in Europa liberarsi dal vortice della crisi finanziaria. Il cattivo stato delle istituzioni statali significava un cattivo clima per gli investimenti. La burocrazia paralizzante e la magistratura inaffidabile, unite alla corruzione dilagante, hanno impedito e tuttora ostacolano la ripresa dell'Italia. La criminalità organizzata, invece, ha potuto diffondersi sotto Berlusconi".
L'altra 'accusa' al Cavaliere è di aver inventato un modello di leadership populista che ha fatto proseliti non solo in Italia, ma in tutto il mondo: "I parallelismi con Donald Trump sono sorprendenti - scrive il Guardian - Entrambi hanno iniziato come magnati immobiliari, sono diventati star dei media e sono passati alla politica. Entrambi hanno deciso di minare le istituzioni consolidate del loro Paese, compresa la stampa e la magistratura. Respinte dalle rispettive istituzioni liberali, entrambe hanno anche risposto – nonostante la loro grande ricchezza – con la tattica populista di presentarsi come la vera voce del popolo contro un'élite fuori dal mondo e corrotta. È probabile che la sua eredità non siano i bunga bunga party, l'ostentazione e la volgarità, ma la perdita di fiducia dell'elettorato italiano nella propria classe politica – una perdita che ha portato, ironia della sorte, all'emergere di una nuova generazione di politici populisti di estrema destra molto più radicali", conclude il quotidiano britannico.
https://www.today.it/mondo/berlusconi-giudizi-spietati-stampa-estera.html