domenica 30 novembre 2025

La Russia non può più lanciare astronauti.

 

Per la prima volta dal 1961, da quando 64 anni fa il primo essere umano entrò in orbita attorno alla Terra, la Federazione Russa non è in grado di lanciare astronauti nello spazio.

Questo che vedete è il pad di lancio 31/6 del cosmodromo di Bajkonur, in Kazakistan, così come appariva prima e dopo il lancio della Soyuz MS-28 di giovedì. A bordo della capsula tre astronauti: due russi (Sergey Kud-Sverchkov e Sergey Mikayev) e un americano (Christopher Williams), che staranno a bordo della ISS per i prossimi 8 mesi. E per un po' potrebbero essere gli ultimi a essere partiti con una capsula Soyuz.

Abbiamo chiamato spesso il razzo Soyuz "la Panda dello spazio": semplice, affidabile, resistente e con migliaia di lanci avvenuti con successo, tra i quali le centinaia di lanci di capsule Soyuz con equipaggio e Progress con cargo. Ultimamente però l'economia russa è in alto mare (la guerra di aggressione all'Ucraina e le sanzioni economiche internazionali si fanno sentire) e questo ha portato a un significativo ridimensionamento del programma spaziale. Le basi in grado di supportare il lancio di un Soyuz si sono ridotte al solo pad 31/6, specie dopo la trasformazione del pad 1 (quello da cui partì Gagarin) in un museo.

E giovedì i russi hanno ben pensato di danneggiare catastroficamente il 31/6. Non sono chiari i dettagli, ma dalle immagini dal drone è chiaro che un'intera sezione delle strutture di supporto al razzo è collassata nel deflettore di fiamma. Si tratta di una piattaforma mobile da 20 tonnellate, utilizzata per accedere inferiormente ai motori del razzo durante le preparazioni al lancio. E che non è stata assicurata prima del lancio - i gas di scarico del razzo l'hanno sradicata e scaraventata nel deflettore. Una conseguenza forse delle condizioni critiche della Roscosmos, tra tagli ai finanziamenti, corruzione e lassità nelle procedure di manutenzione e sicurezza.

La Roscosmos minimizza l'accaduto: hanno tutti i componenti di ricambio e sono già all'opera per ripristinare il pad 31/6. Ma la Roscosmos non è nuova a dichiarazioni che spesso hanno il gusto della pura propaganda, specie in un momento in cui la Russia è in guerra e non può certo permettersi di mostrare debolezza o ammettere errori. E infatti non sono del medesimo avviso molti osservatori internazionali: riparare un danno così esteso richiederà tempo, forse due anni. Certo, ci sono altre basi di lancio - ma vanno adattate. Il tutto in un contesto di finanziamenti ridotti a un rigagnolo e soprattutto con la fine del programma ISS fissata al 2030. La Russia potrebbe decidere che non ne vale la pena di ritornare a lanciare Soyuz per partecipare giusto un altro paio d'anni alla ISS, dalla quale hanno già minacciato più volte di ritirarsi.

Questo aumenta ancora di più la pressione su (e il vantaggio di) SpaceX, che è appena diventato l'unico soggetto nel mondo occidentale in grado di mandare un essere umano nello spazio. Ci sarebbe dovuta essere anche la Boeing, ma sappiamo come sta andando la storia della Starliner. Intanto, Orion della NASA non ha ancora visto un astronauta a bordo. Tempi sempre più interessanti.

Lorenzo 

sabato 22 novembre 2025

Blue, Elton John - Sorry Seems To Be The Hardest Word (Radio Edit)

Pink Floyd - Money (Official Music Video)

Oleksiy Oleksiyovich Goncharenko, deputato ucraino.

 

Fate leggere queste dichiarazioni a Pina Picierno, Carlo Calenda e anche a Giorgia Meloni. Non arrivano da spie del Cremlino.
Arrivano da Oleksiy Oleksiyovich Goncharenko, deputato ucraino, di certo non uno di quelli che possiamo chiamare colombe. Bensì un falco alla Calenda e alla Picierno, giusto per intenderci: “La realtà è questa: non abbiamo soldi, la mobilitazione è fallita e le truppe sono stanche.”
Ma c’è di più, e questa è una bomba che conferma quello che abbiamo sempre sostenuto. Sentite cosa dice a Zelensky: “Questo momento più difficile nella storia del Paese è stato creato proprio dalle vostre azioni e da quelle dei vostri amici.”
Ah, quindi Zelensky & company hanno delle responsabilità e lo dice direttamente un parlamentare ucraino? Cosa ne pensa la donna, madre e cristiana che, quando c’era da prendersi baci in fronte da Biden, ci diceva che l’Ucraina avrebbe vinto sicuramente? Cosa ne pensano Calenda e Picierno che ancora spingono per la guerra a oltranza?
Ripeto quanto detto ieri: altro che putiniani e spie del Cremlino, i veri nemici degli ucraini sono quelli che li hanno usati per una guerra per procura. Perché è solo e soltanto di questo che si tratta. Tutti alla sbarra meritereste di finire. Tutti!

Stop ai politici inutili.

 

Meloni dovrebbe prendere esempio dalla Merkel e dalle sue asserzioni: sono una dipendente del mio popolo e non una modella” non mi servono tanti vestiti! La Germania dice addio a una grande donna, con sei minuti di applausi calorosi, per le strade, balconi, finestre, in televisione, nei bar tutto il Paese ha applaudito per 6 minuti un esempio spettacolare di leadership a difesa dell'umanità e dei diritti civili ovunque nel Mondo.
Il popolo l'ha eletta a guidarli e ha guidato 80 milioni di tedeschi per 18 anni con abilità, dedizione e sincerità. Non ha detto sciocchezze. Non è apparsa nei vicoli di Berlino per essere fotografata. È stata soprannominata "La Signora del Mondo" ed è stata descritta come l'equivalente di sei milioni di uomini.
Durante questi diciotto anni della sua guida nel suo paese, nessuna trasgressione è stata registrata contro di lei.
Non ha assegnato a nessuno dei suoi parenti un posto di governo. Non ha affermato di essere una creatrice di glorie.
Non ha ricevuto milioni di dollari in pagamento di appalti o altro, nessuno ha applaudito la sua esibizione, non ha ricevuto statue Oscar o promesse, non ha combattuto coloro che sono venuti prima di lei.
La Merkel ha lasciato la posizione di leadership del partito e l'ha consegnata ai suoi successori, e la Germania e il suo popolo tedesco sono nelle migliori condizioni.
La reazione dei tedeschi non ha precedenti nella storia del paese.
L'intera popolazione è uscita dai balconi delle proprie case e l'ha acclamata spontaneamente per 6 minuti consecutivi.
La Germania ha detto addio al suo leader, un fisico chimico che non è stato tentato dalla moda o dall'illuminismo e non ha acquistato immobili, automobili, yacht e aerei privati, sapendo che "lei viene dall'ex Germania dell'Est.
Ha lasciato il suo posto dopo aver lasciato la Germania al vertice.
Se n'è andata ed i suoi parenti non hanno chiesto di più.
Diciotto anni e non ha mai cambiato guardaroba.
Possa Dio premiare questo leader silenzioso.
In una conferenza stampa, un giornalista ha chiesto alla Merkel: ``Notiamo che indossi lo stesso abito, non ne hai uno diverso? Lei ha risposto: "Sono un dipendente,del mio popolo, del governo e non una modella"
In un'altra conferenza stampa, gli hanno chiesto: hai delle domestiche che puliscono la casa, preparano i pasti, ecc.? La sua risposta è stata: "No, non ho servitori e non ne ho bisogno. Mio marito ed io facciamo questo lavoro a casa ogni giorno da 30 anni.
Poi un altro giornalista ha chiesto: chi lava i panni, tu o tuo marito?
La sua risposta: "Dispongo io i vestiti, ed è mio marito che fa funzionare la lavatrice, e di solito lo faccio di sera tardi, perché l'elettricità è più disponibile e non c'è pressione, la cosa più importante è prendersi cura del possibile inconveniente per i vicini fortunatamente il muro che separa il nostro appartamento dai vicini è spesso.
Ha detto loro: "Mi aspettavo che mi chiedeste dei successi o dei fallimenti del nostro lavoro nel governo??"
La signora Merkel vive in un appartamento normale come qualsiasi altro cittadino. “ non come Meloni che si e’ comprata una villa con piscina di oltre un milione di euro!
Ha vissuto in questo appartamento prima di essere eletta Cancelliere della Germania, ha fatto sempre la spesa da sola.
Non l'ha lasciato e non possiede ville, servitù, piscine o giardini».
La signora Merkel, l'ormai ex Cancelliere tedesco della più grande economia d'Europa!!
Per favore condividi per illuminare ed educare la nostra gente all'onestà, alla trasparenza,servire il popolo e non servirsi del popolo,questa è la vera politica.
Meloni, la sua spocchia, la sua presunzione, la sua ignoranza, la propensione al nepotismo che ha manifestato ed il suo divorante opportunismo politico, meriterebbero un oblio assoluto e risoluto per il bene del popolo italiano tutto, anche se qualcuno s’illude ignorantemente che si tratti di una leader. Noi aggiungiamo che se leader può definirsi, e’ una leader votata a soddisfare un ego smisurato nel riempirsi le tasche e perseguire propri interessi personali e di partito ma sara’ certamente ricordata nella storia quale autentica nullità nel perseguire gli interessi dei cittadini. L’antitesi della patriota con cui amava definirsi prima delle elezioni! Stop!
(Karim Nasir)

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94 MORTO CHE MENTE. - Marco Travaglio

 

Siccome dicono che bisogna lasciar stare i morti, FI ha arruolato, oltre alla buonanima di B., anche quella di Tortora in una sceneggiata napoletana per Cirielli in Campania e il Sì al referendum, 31 anni dopo quello che Tajani chiama “un episodio molto grave e triste”: “L’avviso di garanzia a Berlusconi, impegnato a presiedere a Napoli un vertice mondiale contro la criminalità organizzata… consegnato non all’interessato, ma al Corriere della Sera… per reati inesistenti da cui anni dopo fu regolarmente assolto”. Purtroppo, come spesso gli accade, non sa quel che dice. Non era un avviso di garanzia, ma un invito a comparire per interrogarlo. I carabinieri inviati dal Pool di Milano a notificarlo il 21 novembre ’94 (dopo aver aspettato le elezioni amministrative) raggiunsero B. a Roma, dov’era atteso dopo il primo giorno del vertice. Ma cambiò idea e restò a Napoli. Così gli telefonarono e gli lessero l’atto fino al secondo dei tre capi d’imputazione: tre tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza. B. mise giù senza dar loro il tempo di leggere la terza. E decise di presiedere il summit anti-crimine anche l’indomani, pur sapendo di essere indagato e di esporre l’Italia alla berlina mondiale. Non cambiò idea neppure il mattino dopo, quando il Corriere (con Avvenire) uscì con lo scoop: “Milano, indagato Berlusconi”. Ma il Corriere riferì solo “due pagamenti alle Fiamme gialle” e non il terzo, che il Pool aveva inserito nell’atto, ma i carabinieri non avevano fatto in tempo a leggere a B. È la prova che la notizia (peraltro nota all’indagato e non più segreta) non la passò il Pool, ma B. o uno dei suoi per scatenare l’Operazione Martirio.

“Reati inesistenti”? Magari: per le tangenti alla Gdf furono condannati i manager Fininvest corruttori e i finanzieri corrotti. B. fu condannato in primo grado, ma assolto in appello e Cassazione per “insufficienza probatoria”. La prova doveva fornirla il testimone David Mills, che gli aveva creato le società estere per fondi neri e tangenti. Ma mentì ai giudici e anni dopo scrisse al suo commercialista di aver incassato una mazzetta Fininvest di 600 mila dollari per “tenere Mr B. fuori dal mare di guai in cui l’avrei gettato se solo avessi detto tutto quel che sapevo”. Condannato in primo e secondo grado, Mills fu prescritto in Cassazione. B. invece, tra una legge vergogna e un finto impedimento, fu salvato già in Tribunale dalla prescrizione che aveva appena dimezzato per legge. Che c’entra in tutto ciò la separazione delle carriere? Nulla. Ma le Regionali c’entrano: la prescrizione-lampo fu un gentile omaggio della norma che porta il nome di Cirielli. Non avendolo ringraziato da vivo, B. rimedia da morto tramite il suo medium personale: Tajani. Che però, quando entra in trance, non ne esce più.

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venerdì 21 novembre 2025

Garofani ha servito ai melones un bell’assist per il premierato.

 

Finanziaria-laccio emostatico per i poveri e manna per i ricconi; Sanità pubblica da Paese sottosviluppato; 70 miliardi in più all’anno per le armi; salari fermi da 30 anni. […]
Daniela Ranieri
Finanziaria-laccio emostatico per i poveri e manna per i ricconi; Sanità pubblica da Paese sottosviluppato; 70 miliardi in più all’anno per le armi; salari fermi da 30 anni.
Per fortuna i funzionari del Quirinale straparlano del governo in luoghi pubblici facendosi registrare dal primo che passa (e che riferisce a La Verità), consegnando al governo un mega-regalo di Natale.
Facendo evocare dal suo capogruppo alla Camera Bignami il complotto contro di lei, Meloni non intende attaccare il Quirinale, che semmai, nella persona di un suo alto funzionario, ha attaccato un partito votato dagli italiani, ma seminare dubbi sulla terzietà della figura del presidente della Repubblica così come prevista dal nostro ordinamento.
Nel quadro persecutorio compulsivo che sostiene la narrazione meloniana, non sfigura un Quirinale infestato da agenti dell’opposizione, peraltro in un contesto in cui l’opposizione reale sembra farle il solletico.
Il promesso presidenzialismo – poi diventato premierato perché il fondamentale appoggio di Renzi e frattaglie è vincolato al sogno del “sindaco d’Italia”, cioè un premier votato direttamente dai cittadini – darebbe al nuovo presidente della Repubblica il potere di sciogliere le Camere come “atto dovuto”,
una facoltà che a un partito inspiegabilmente altissimo nei sondaggi farebbe comodo adesso,
senza aspettare la fine della legislatura, quando le rovine saranno troppe.
Il consigliere per la Difesa del Quirinale Garofani, che a pranzo esprime l’auspicio di uno “scossone” per impedire alla Meloni di ri-vincere le elezioni (laddove lo scossone sarebbe la vittoria di Ernesto Maria Ruffini a capo di un *partito catto-dem: praticamente un golpe armato coi passamontagna),
non viene indicato come un funzionario a dir poco incauto, ma subito reclutato da FdI come attore del suo teatro ansiogeno, in cui non passa giorno senza che il governo sventi un attentato contro la Meloni.
La quale Meloni ha preso i voti promettendo di far “finire la pacchia” per le élite economiche e politiche, schiave dei poteri forti sovranazionali che negli ultimi anni hanno succhiato sovranità al popolo.
Non che questo sia falso: i governi tecnici e di larghe intese sono serviti precisamente a ignorare o a ribaltare la volontà popolare (infatti le ultime elezioni le ha vinte l’unico partito che non faceva parte del governo Draghi) e fare la volontà dell’Ue e dei mercati.
Peccato che Giorgia si sia rivelata una draghetta anche fuori dal mondo fantasy che ama, una che viene baciata in testa da Biden, abbracciata dalla Von der Leyen, elogiata da Trump, benvista da Netanyahu (che Tajani ospiterebbe volentieri in Italia con garanzia di non essere arrestato) e ringraziata da Zelensky per le armi che continuiamo a mandargli su ordine della Nato, a cui lei (e non solo lei) ha allegramente acconsentito di dare il 5% del Pil sottraendolo allo Stato sociale.
A bilancio: è quasi fatta per la cosiddetta riforma della Giustizia, che dopo l’abolizione dell’abuso di ufficio, il depotenziamento del traffico di influenze, il bavaglio alla stampa, il limite alle intercettazioni e altre volgarità si completerà con la inutilissima e dannosa separazione delle carriere.
Resta l’iniqua e per niente nazionalista Autonomia differenziata, su cui i leghisti pressano per avere la loro scodella di cibo, ma non si mette bene.
Forse rileva troppo che nel giorno del casino sul Quirinale Meloni in un comizio a Padova abbia detto: “Vogliamo una riforma che dica basta agli inciuci, ai giochi di palazzo, ai governi che passano sopra la testa dei cittadini”.
È il presidenzialismo (o premierato che sia: basta che si elegga qualcuno), dove l’arbitro lo scelgono i cittadini (fosse pure La Russa o Pino Insegno) e i suoi consiglieri non vanno nelle osterie ad augurarsi che a fermare la destra sia un exploit elettorale dell’ex capo dell’Agenzia delle entrate (come no: con 100 miliardi di evasione totale in Italia).
ilfattoquotidiano.it

*Un "partito catto-dem" non è un termine ufficiale, ma si riferisce informalmente a Cattodem, un'associazione di ex politici e membri del vecchio partito della Democrazia Cristiana e di altri partiti di centro-sinistra, come i Democratici, che avevano radici cattoliche. Non si tratta di un nuovo partito politico, ma di un gruppo che si è riformato per esprimere il proprio impegno politico e istituzionale dopo una fase di assenza.