venerdì 18 luglio 2025

DNA - genoma umano -

 

Pensa un po': quello che credi di sapere sul tuo DNA è completamente sbagliato.

Ti hanno sempre detto che il DNA è come un manuale di istruzioni fisso, scritto una volta per tutte alla nascita. Roba da fantascienza quello che sto per dirti.

Quasi metà del tuo DNA, per la precisione il 45%, è fatto di 'geni saltatori'. Sono antichi virus che milioni di anni fa hanno invaso il genoma dei nostri antenati e ci sono rimasti. Per sempre.

Ecco il bello: questi 'invasori' non se ne stanno fermi. Funzionano come un copia-incolla impazzito, spostandosi e duplicandosi nel nostro DNA per tutta la vita. Praticamente il nostro genoma è un campo di battaglia dove antichi virus continuano a riscrivere il codice genetico.

In pratica, non siamo solo umani. Siamo degli ibridi: parte umano, parte virus antico. Il nostro DNA è un museo vivente di invasioni virali che risalgono all'alba della vita.

Altro che manuale fisso: il nostro genoma è un libro che si riscrive da solo, pagina dopo pagina, con l'aiuto di questi antichi squatter microscopici.

Incredibile pensare che portiamo dentro di noi la storia di battaglie evolutive combattute milioni di anni fa. 

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Gli architetti del genoma arrivano dal passato. - Francesco Centorrino

 Progetto Genoma Umano.

Il 14 aprile 2003 è stato portato a termine il Progetto Genoma Umano: finalmente si disponeva del completo sequenziamento del DNA della nostra specie. Alla gioia dell’impresa eroica è tuttavia susseguita subito l’incomprensione: la parte codificante dei geni (gli esoni), rappresenta infatti soltanto una piccola percentuale del nostro DNA.

I trasposoni.

In cosa consiste il resto del genoma? La maggior parte dei nostri cromosomi è costituita da sequenze ripetitive disperse: i trasposoni. I nostri cromosomi sono un oceano di trasposoni dal quale emergono di tanto in tanto gli esoni. 

I trasposoni, anche chiamati elementi genetici mobili, elementi trasponibili o geni saltatori, sono dei frammenti di DNA capaci di replicarsi e di posizionarsi in regioni diverse dei cromosomi. Questo è un meccanismo molecolare spesso codificato dall’elemento stesso.

Qual è il loro ruolo?

Sembra che la storia dei trasposoni sia molto antica: essi hanno oltrepassato le barriere inter-specie acquisendo delle funzioni ritenute essenziali. Tuttavia, succede anche che i trasposoni possano seminare il panico nelle nostre cellule ed innescare processi patologici, come quelli cancerosi.

“Taglia – incolla” o “incolla – taglia”?

A seconda dei loro meccanismi, si distinguono due grandi famiglie di trasposoni: “taglia – incolla” o “incolla – taglia”. I primi prevedono l’escissione sotto forma di DNA, accompagnata dall’integrazione della parte escissa in un’altra parte del genoma. Essi rappresentano la famiglia dei trasposoni a DNA, spesso chiamati solo trasposoni (Figura 1).

L’altra famiglia, detta “incolla – taglia”, è invece la più comune negli esseri umani. In questo caso l’elemento è dapprima trascritto in RNA, convertito in DNA ed integrato in un’altra parte del genoma. In questo caso si parla di retrotrasposoni. L’enzima chiave di questo processo è la trascrittasi inversa, che ricopia l’RNA sotto forma di DNA. Esso è presente anche nei retrovirus, come HIV, i quali ne rappresentano i probabili antenati. Del resto, la distinzione tra retrotrasposoni e retrovirus è incerta.

Alcuni retrotrasposoni sono diventati indipendenti dall’ospite originale dopo aver acquisito un gene codificante per proteine dell’involucro, divenendo retrovirus. Al contrario, certi retrovirus hanno infettato la linea germinale del loro ospite (le cellule sessuali) diventando così dei retrotrasposoni, trasmessi da una generazione ad un’altra.

Meccanismo d'inserzione dei trasposoni
Figura 1 – Meccanismo di inserzione del trasposone all’interno del genoma. Un trasposone si può inserire in diversi modi nel nostro DNA. In quest’immagine, il trasposone (verde) ‘salta’ da un pezzo di DNA ad un altro. Il risultato finale di questo tipo d’inserzione detto “taglia-incolla”, entrambi i pezzi di DNA possiedono una copia del trasposone.

I retrotrasposoni della linea L1

Solo una sottofamiglia di retrotrasposoni è sempre attiva nel nostro genoma: i retrotrasposoni della linea 1 o L1, di origine non virale. Essi assistono la replicazione (retrotrasposizione) di elementi trasponibili non codificanti per una trascrittasi inversa, come le sequenze Alu o SVA. Tuttavia, tra le migliaia di copie di elementi L1 del nostro genoma, solo un centinaio sono in grado di generare nuove copie. Gli elementi L1 sono presenti solo negli umani; i nostri cugini, scimpanzè e gorilla, possiedono infatti altri elementi trasponibili attivi.

Inserzione del retrotrasposone L1
Figura 2. Inserzione del retrotrasposone L1 nel gene APC. Il gene APC lavora normalmente producendo una proteina fondamentale per la nostra salute. Se il trasposone L1 si inserisce, interrompendolo, la proteina non può più essere prodotta. Questo tipo d’inserzione è all’origine di diversi tipi di cancro.

In seguito al Progetto Genoma Umano, è stato sequenziato il genoma di migliaia d’individui diversi nel mondo. Seppur simili, essi differiscono tuttavia in modo più o meno importante. Le variazioni genetiche riscontrate inoltre non sono soltanto semplici modificazioni di nucleotidi, ma anche cambiamenti più grandi, come delezioni o inserzioni, in particolare proprio di elementi trasponibili.

Le conseguenze dei trasposoni possono essere complesse: si potrebbero verificare ad esempio modificazioni dei livelli d’espressione del gene, perturbazioni del profilo spazio-temporale della sua espressione, persino creazioni di nuove forme dello stesso gene (Figura 2).

Alla fine degli anni ’80, Haig Kazazian, studiò le mutazioni responsabili dell’emofilia. Kazazian scoprì delle inserzioni dell’elemento L1 nella regione codificante del gene del fattore VIII (implicato nella coagulazione), nei pazienti affetti da emofilia. Quest’osservazione è stata straordinaria per diversi motivi: ha infatti dimostrato non solo che esistevano degli elementi trasponibili attivi negli esseri umani, ma anche che potevano essere la causa di malattie genetiche.

Oggi sappiamo che inserzioni ereditabili possono prodursi nelle cellule sessuali, spermatozoi e ovuli, dei genitori. Fortunatamente, queste nuove inserzioni non provocano necessariamente malattie genetiche.

I mosaici genetici.

Il lavoro di Kazazian e, più recentemente, il lavoro del team di Jose-Luis Garcia-Perez dell’Università di Edimburgo, mostrano che il processo di retrotrasposizione potrebbe avvenire nel primo stadio dello sviluppo embrionale.

In questo stadio infatti alcune cellule dell’organismo o della placenta sono soggette ad inserzione ed altre no, facendo sì che molti di noi risultino chimere genetiche. Nella maggior parte dei tessuti adulti, i retrotrasposoni L1 sono repressi da numerosi meccanismi cellulari che bloccano la loro espressione e replicazione.

I lavori di Alysson Muotri e Fred Gage, dell’Istituto Salk a San Diego, hanno mostrato che i retrotrasposoni sono reattivi nel cervello degli esseri umani e dei roditori. Le domande restano comunque tante: è un processo normale, oppure importante per le funzioni cerebrali o la complessità del nostro cervello? Una maggiore attività dei retrotrasposoni potrebbe dare origine a delle malattie neurologiche o neurodegenerative, come la schizofrenia o il morbo di Parkinson?

Il laboratorio di Fred Gage ha rivelato che nel topo, l’accumulazione di nuove copie dell’elemento L1 potrebbe essere influenzata dalle prime esperienze di vita, collegando così ambiente e alterazioni genetiche nel cervello. I retrotrasposoni L1 sono attivi anche nei tumori umani. Il gruppo di Burns, dell’università John Hopkins, ha individuato il meccanismo di retrotrasposizione in circa la metà dei tumori epiteliali. Numerosi laboratori nel mondo hanno scoperto nuove inserzioni di L1 nei tumori, e la loro assenza nei tessuti normali circostanti.

Recentemente, un vasto studio del Consorzio Internazionale della Genomica del Cancro, ha provato che la riattivazione dei retrotrasposoni può condurre a un largo ventaglio d’alterazioni cromosomiche. In particolare, nel cancro dell’apparato digerente (cavo orale, esofago, stomaco e colon) o del polmone. I genetisti hanno identificato migliaia d’inserzioni, ma anche inversioni, traslocazioni o grandi delezioni di milioni di paia di basi, associate alle inserzioni. 

Trasposoni ed epigenetica.

E cosa succede a livello epigenetico? Le modificazioni chimiche del DNA e degli istoni, le proteine attorno alle quali il DNA si avvolge, giocano un ruolo importante nella regolazione genica, e nella repressione dei retrotrasposoni. Questo profilo epigenetico è profondamente alterato nelle cellule cancerose. Inoltre, si è pensato per molto tempo che queste alterazioni erano sufficienti per riattivare i retrotrasposoni L1. 

La verifica di quest’ipotesi è stata difficile per due ragioni: la sequenza dei retrotrasposoni è quasi identica e la loro posizione nel genoma varia enormemente. In queste condizioni com’è possibile sapere se nelle cellule tumorali molti elementi L1 sono riattivati, o se solamente un piccolo numero di copie viene espressa?

Alcuni ricercatori hanno utilizzato l’associazione di più approcci innovativi di sequenziamento e bioinformatica per arrivare a formulare una risposta: solo poche copie di L1 sono attive in un tipo cellulare o in un dato tessuto. Alcune di queste copie sono polimorfiche nella popolazione, sono cioè presenti solo in certi individui, possono rappresentare dei fattori di predisposizione al cancro nel tessuto dove sono attivi. In altre parole, non siamo tutti uguali per i retrotrasposoni e i loro effetti potenzialmente mutageni.

Inserzioni aleatorie… o quasi.

Resta una domanda essenziale: gli elementi trasponibili s’inseriscono in modo totalmente aleatorio nel genoma, oppure prendono di mira delle regioni particolari? Lo studio di organismi modelli e dei retrovirus ha messo in luce la diversità delle strategie adattate: alcuni elementi trasponibili privilegiano le regioni più accessibili dei cromosomi, altri le regioni particolarmente compatte.

Alcuni preferiscono i geni, altri li evitano. Tuttavia, due studi mostrano che seppur non si inseriscano in modo omogeneo nel nostro DNA, non sono affatto influenzati dallo stato di condensazione della cromatina o dalla presenza di geni.

Il principale fattore che guida la loro integrazione è la presenza di un motivo molto corto (una sequenza di basi del DNA) riconosciuto da degli enzimi codificati dall’elemento L1 che guidano la retrotrasposizione. Questo motivo non è distribuito nello stesso modo in tutte le regioni cromosomiche, né tra i due filamenti della doppia elica di DNA. Perché questi risultati sono importanti? Paragonando le regioni dove un elemento L1 si può inserire e quelle dove lo ritroviamo nel corso dell’evoluzione di una popolazione, possiamo riuscire a capire in quali regioni l’inserimento di un elemento trasponibile è dannoso. Viceversa, l’arricchimento d’inserzioni in una regione, per esempio in un tumore, può mettere in luce i fattori che contribuiscono alla crescita tumorale.

Il caso della sindrome di Aicardi-Goutières.

Per quanto riguarda gli effetti mutageni dei retrotrasposoni attraverso la loro inserzione nel genoma, lo studio della sindrome di Aicardi-Goutières, dal gruppo di Daniel Stetson, all’università di Washington ha aperto nuove prospettive.

I pazienti colpiti da questa malattia genetica rara presentano dei sintomi infiammatori, disordini neuorologici e dello sviluppo importanti, soprattutto nel cervello. Questo insieme di sintomi ricordano quelli di un’infezione virale congenitale, ma nessun virus conosciuto è stato identificato. La risposta infiammatoria sembra essere iniziata dalla produzione di DNA complementare del retrotrasposone L1 ed il suo accumulo nel citoplasma delle cellule. Si ignora come queste molecole di DNA possano lasciare il nucleo dove la retrotrasposizione avviene normalmente. 

Sorprendentemente, in caso di senescenza cellulare, in cui si assiste alla perdita della facoltà proliferativa della cellula a causa del suo invecchiamento, si manifesta un fenomeno simile. La cromatina e gli altri marcatori epigenetici sono profondamente rimodellati, i retrotrasposoni L1 sono riattivati, senza che si notino fenomeni d’inserzione: il loro DNA complementare si accumula nel citoplasma e attiva la risposta infiammatoria legata all’interferone.

Questa risposta infiammatoria, all’origine di numerose patologie associate all’invecchiamento, è abolita quando le cellule, o i topi, sono trattati con inibitori della trascrittasi inversa, utilizzati contro l’HIV. Questa scoperta, fatta dal gruppo di John Sedivy dell’università di Brown, suggerisce che i retrotrasposoni sarebbero direttamente implicati nell’invecchiamento, e che sarebbe possibile limitare il loro effetto deleterio attraverso degli approcci farmacologici.

Nuovi sistemi di connessioni geniche

Le sequenze regolatrici dei trasposti possono agire anche a distanza. Esse sono ridistribuite nel genoma in seguito alla migrazione degli elementi trasponibili con degli effetti diversi a seconda che si inseriscano vicino o all’interno di un gene. 

Barbara McClintock, premio nobel della medicina nel 1983 per la scoperta dei trasposoni, suggerì per prima che questi fossero in grado di controllare i geni. Mentre, Roy Britten e Eric Davidon negli anni 1970, immaginarono che essi potessero essere distribuiti e creare nuovi moduli genetici, permettendo un’evoluzione ed un adattamento rapido ad un ambiente mutevole.

Gli esempi nel mondo vegetale e animale sono numerosi. Per esempio, l’inserzione dei retrotrasposoni a monte di un gene implicato nella regolazione della biosintesi delle antocianine, ha portato allo sviluppo delle arance sanguigne.

Oppure, all’inizio del XIX secolo, l’inserzione di un elemento trasponibile in un gene legato alla pigmentazione delle falene, le ha rese più scure. Quest’adattamento fù essenziale, perché permise alle falene di difendersi dagli uccelli, loro predatori. Infatti, in piena rivoluzione industriale, i tronchi degli alberi erano più scuri a causa dell’inquinamento atmosferico.

Il gruppo di Cédric Feschotte, dell’università di Utah, ha identificato negli esseri umani una famiglia di retrovirus endogeni (MER41), che ha invaso il nostro genoma tra 45 a 60 milioni d’anni fa e ci è rimasta. Questi elementi controllano una parte della risposta antivirale innata e hanno contribuito allo sviluppo di centinaia di motivi di DNA capaci di attivare i geni vicini in risposta all’interferone gamma, una proteina che interviene nel controllo delle cellule del sistema immunitario.

In modo simile, il gruppo di Joanna Wysocka, all’università di Stanford, ha scoperto che un sottogruppo di sequenze derivato da retrovirus endogeni HERVK, che esiste solamente nei primati ominoidei, esseri umani compresi, controlla sulla lunga distanza cromosomica l’attività di centinaia di geni attivi nelle cellule embrionali.

I motivi a dita di zinco sono indispensabili. 

Il legame tra elementi trasponibili e genoma è rafforzato, nei vertebrati, da una famiglia di proteine dette a dita di zinco con un dominio KRAB (KZFP). Ogni proteina riconosce un unico motivo di DNA e induce un cambiamento della cromatina che lo circonda, reprimendo i geni che essa contiene. Ora, una parte dei KZFB riconosce direttamente gli elementi trasponibili. Di conseguenza, la proliferazione di questi trasposoni è contenuta e l’espressione dei geni circostanti regolata.

Didier Trono, della scuola politecnica di Losanna, ha proposto recentemente che le proteine KZFP controllano l’espressione dei geni importanti per lo sviluppo embrionale o neurale. Occasionalmente, sono sequestrati per reprimere una famiglia particolare di elementi trasponibili, in questo tessuto. Questi trasposoni si moltiplicano e si disperdono nel genoma, apportando dei nuovi siti di legame di KZFP vicino a nuovi geni. A lungo termine il processo si spegne, perché da una parte è bloccata dai KZFP e dall’altra, ognuna delle coppie accumula mutazioni che l’inattivano. Nonostante ciò, i motivi di legame di KZFP sono stati disseminati e sono attualmente in grado di regolare nuovi geni. Se le innovazioni così acquisite apportano un qualche avvantaggio selettivo, l’elemento trasponibile che trasporta il motivo sarà progressivamente selezionato, o fissato nella popolazione. 

Insomma, la relazione tra i trasposoni e il genoma contribuisce ampiamente all’evoluzione della rete di regolazione genica. Gli elementi trasponibili apportano una plasticità inaudita nei genomi degli esseri viventi, ben al di là delle semplici mutazioni di DNA. Uno degli esempi più evidenti è la comparsa dell’immunità acquisita nei vertebrati, fondata sulla diversificazione degli anticorpi. Come David Schatz, all’università di Yale ha dimostrato, gli enzimi che iniziano queste reazioni, RAG1 e RAG2 derivano da un trasposone a DNA, noto come protoRAG. Anche il nostro sistema immunitario è il frutto dell’addomesticamento di un elemento trasponibile.

E la placenta fu…

Più recentemente nella storia evolutiva, l’evoluzione della placenta nei mammiferi (detti placentali) è legata all’infezione delle cellule sessuali o embrionali da parte di retrovirus. Tutti i retrovirus possiedono sulla superficie delle proteine dell’involucro, che rendono possibile la fusione delle membrane cellulari e virali, la prima fase dell’infezione. Queste proteine, talvolta, influiscono sull’azione del sistema immunitario. Ed anche se i retrovirus non sono funzionali dal punto di vista replicativo ed infettivo, i geni delle proteine dell’involucro, le sincitine, sono sempre funzionali e hanno un ruolo fisiologico essenziale.

Le sincitine, espresse nella superficie delle cellule del trofoblasto, portano alla fusione di queste cellule, una tappa chiave della placentazione. Esse contribuiscono anche alla tolleranza immunologica tra madre e figlio, evitando il rigetto. Inoltre, il gruppo di Thierry Heidmann, dell’Istituto Gustave-Roussy, ha dimostrato che l’addomesticazione degli involucri dei retrovirus endogeni ha avuto luogo numerose volte in maniera indipendente nel corso dell’evoluzione dei mammiferi.

Infine, un ultimo esempio, il gene Arc, implicato nella plasticità sinaptica, deriva da un retrotrasposone che è inserito nel genoma dell’antenato comune dei vertebrati terrestri, i tetrapodi.

Conclusioni

In conclusione, oltre al loro ruolo centrale nell’espressione genica, gli elementi trasponibili hanno contribuito all’emergere di funzioni fisiologiche essenziali come l’immunità, la riproduzione ed il funzionamento cerebrale.

In quanto costituiscono più della metà del nostro genoma, anche se una buona parte è stata addomesticato, è molto probabile che verranno scoperti molti altri esempi.

La nostra autostima dovrebbe soffrirne, dobbiamo molto a dei geni spesso definiti egoisti. 

Federica Angius

https://www.microbiologiaitalia.it/virologia/gli-architetti-del-genoma-arrivano-dal-passato-linfluenza-dei-trasposoni/

martedì 15 luglio 2025

La Portulaca.

 

Trovare questa pianta è più prezioso che trovare denaro: la maggior parte delle persone non sa nemmeno che è una delle piante più potenti, e cresce ovunque...

Portulaca: Il Superverde Dimenticato dal Giardino alla Salute
Benefici Chiave (in breve)

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• Favorisce idratazione, detox, sonno e controllo del peso
• Utile per pelle, capelli, ulcere, crampi e stitichezza

Usi Pratici in Cucina e Benessere.

• Tisana digestiva e detox (foglie fresche o secche)
• Insalata cruda: con limone, pomodoro e cetriolo
• Frullati verdi: aggiungi ai mix con frutta
• Saltata in padella con aglio e olio
• Pasta topica: applica su acne o punture
• Ammollo piedi per gonfiore e sollievo
• Cubetti ghiaccio anti-infiammatori
• Polvere essiccata da usare tutto l’anno

Una pianta resistente, facile da trovare e straordinariamente nutriente. Perfetta per chi cerca soluzioni naturali, semplici ed efficaci per il benessere quotidiano.
Nota: Se hai problemi renali o assumi farmaci, consulta prima un medico.


Quest'anno ne ho in abbondanza, ne farò scorpacciate. 

lunedì 14 luglio 2025

Presidenzialismo - imparzialità e Costituzione aggirate. - Roberto Mariani

 

Sono un italiano atipico, e probabilmente utopico ma, se dico che il presidenzialismo in Italia c'è dai tempi di Napolitano, credo che molti possano tranquilamente concordare con me.
La questione è sfacciatamente semplice: viviamo in un presidenzialismo sostanziale.
Che gli ultimi due presidenti della Repubblica non siano stati arbitri imparziali, ma giocatori attivi, credo sia noto a qualsisi essere senziente moderatamente onesto intellettualmente.
Che il potere non appartenga al popolo che viene irriso e sbeffeggiato ripetutamente, credo sia altrettanto chiaro.
Che la Costiituzione più bella del mondo venga villipesa da quelli che si ostinano a definire i suoi custodi, è più che chiaro, è limpido: l'Italia ripudia la guerra. Armare uno dei popoli in guerra significa partecipare alla guerra, anche se questa non ci compete perchè i belligeranti non sono nostri alleati, ne facenti parti della Nato.
Che, al dunque, l'attuale Presidente della Repubblica parli a nome proprio, e di qualche ristretta cerchia "d'élite" a scuorno del popolo italiano, dovrebbe essere oltremodo palese.
Ne consugue che la discussione sul presidenzialismo risulti essere un esercizio del tutto pleonastico: che lo facessero, così quantomeno, si mette fine a questa inutile e odiosa pantomima.

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Jannik Sinner.

 

Jannik Sinner è un tennista italiano. È il tennista italiano più vincente di sempre, il 10 giugno 2024 è diventato il primo tennista italiano e il 29º al mondo ad aver raggiunto la 1ª posizione del ranking ATP in singolare.

Source:Wikipedia






Letta jr. respinse Conte per Kiev e il no al riarmo.

 

"Non fu solo la caduta di Draghi, ma la linea sull’Ucraina". È scritto nero su bianco oggi da Wanda Marra su il Fatto Quotidiano del 14 luglio 2025: Enrico Letta nel 2022 rifiutò ogni accordo elettorale con il MoVimento 5 Stelle perché Giuseppe Conte non si piegò al dogma del riarmo e al sostegno acritico alla NATO. Un patto per fermare la destra c’era, e lo volevano in tanti, da Conte a Grillo, da Emiliano a Boccia. Ma Letta e la sua war room, Guerini, Franceschini, Orlando, scelsero scientemente la linea dell’esclusione. Parliamo di dirigenti che preferirono far vincere Meloni pur di non avere accanto chi chiedeva pace e autonomia strategica. Emiliano oggi lo dice chiaramente: fu tutto deciso a tavolino. E a distanza di tre anni, nessuno ha ancora chiesto scusa. Altro che vittimismo, questa è la conferma che Conte e il M5S pagarono un prezzo altissimo per aver difeso le proprie idee, per aver detto NO a nuove armi, NO al 2 per cento di PIL in spese militari, NO alla logica del blocco. È ora che questa verità venga detta ovunque, perché ci hanno tolto la voce, ma non la memoria.

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Ars, quei vitalizi dopo 70 anni. Pensioni agli eredi di nove deputati in carica nel 1947. - di EMANUELE LAURIA - 8-1-2017

Sette milioni l'anno per gli assegni di reversibilità, che vanno a mogli e figli di parlamentari famosi e di altri che sono stati a Sala d'Ercole solo tre anni.

Quella spesa è una delle voci fisse del bilancio dell’Ars. Perenne, immutabile. Circa diciotto milioni di euro annui che, senza sensibili variazioni, nell’ultimo lustro sono andati via per pagare i vitalizi agli ex deputati e le pensioni di reversibilità a parenti di onorevoli scomparsi. Una somma superiore a quella degli stipendi per i parlamentari in carica. A perpetuarsi è un sistema di favore che premia gli eredi di esponenti politici, a volte semisconosciuti, che hanno militato fra i banchi di Sala d’Ercole persino nell’immediato Dopoguerra. Proprio quest’anno ricorre il settantesimo anniversario della prima seduta dell’Ars: a nove parenti di deputati presenti quel giorno l’amministrazione di Palazzo dei Normanni paga ancora una pensione. Chi sono? 

Una pensione da circa tremila euro al mese va alla figlia di Ignazio Adamo, un marsalese eletto per il Blocco del popolo e all’Ars sino al 1955. Anna Maria Cacciola è invece la discendente in linea diretta di Natale Cacciola, che nacque in provincia di Messina prima del terremoto e nel ’47 si candidò per il Partito monarchico: grazie all’esperienza in Parlamento del papà (durata quattro anni in tutto), la signora Cacciola percepisce ancora un vitalizio da oltre duemila euro al mese. E chi si ricorda di Elios Costa, altro esponente trapanese del Blocco del popolo che subito dopo la guerra sbarcò all’Ars grazie a 14mila voti di preferenza? Se ne rammenta di certo la Ragioneria dell’Assemblea, che alla vedova versa ogni mese una pensione da 2.500 euro. Un altro pioniere fra i comunisti all’Ars fu Pietro Di Cara, che rimase in Parlamento dal 1947 al ’55 e in quel periodo fu pure segretario della Camera del Lavoro di Messina: la vedova è tuttora titolare di un assegno di reversibilità. Francesco Lanza di Scalea era invece un esponente del blocco liberale democratico qualunquista: a Sala d’Ercole stette appena tre anni. Un mandato che tuttora vale una pensione da duemila euro per la moglie. Stesso beneficio per la vedova di Michele Semeraro, altro frequentatore della prima legislatura dell’Ars (adesso siamo alla sedicesima) che rappresentava il Blocco del popolo.
 
Carneadi e nomi noti della politica siciliani si alternano, nell’elenco dei percettori della pensione di reversibilità all’Ars: un assegno va anche al figlio di Giuseppe Alessi, il primo presidente della Regione siciliana, e alla vedova di Pompeo Colajanni, storica figura di partigiano e antifascista, che in Assemblea è rimasto per sei legislature, ricoprendo anche la carica di vicepresidente. Fra i beneficiari pure la moglie di Giuseppe D’Angelo, esponente della Dc che nel primo governo Alessi fu assessore all’Alimentazione e che all’Ars è rimasto fino al 1967 (ricoprendo anche l’incarico di presidente della Regione).
 
La lista degli assegni di reversibilità comprende 130 nomi di beneficiari, undici in più di quelli che comparivano due anni fa. Il costo? Ogni mese 590mila euro, circa sette milioni l’anno. Sono invece 180 gli ex onorevoli ancora in vita che sono titolari di vitalizi “diretti”, per una spesa complessiva di quasi 882mila euro al mese, oltre dieci milioni di euro l’anno. Fra questi, anche parlamentari che sono passati dalle parti di Palazzo dei Normanni per poche settimane. È il caso di Salvatore Caltagirone, esponente di Alleanza nazionale che il 12 aprile del 2001 subentrò al collega Pippo Scalia e si fece giusto uno scampolo di legislatura: cinque sedute in tutto prima delle elezioni che ancor oggi gli fruttano un vitalizio da circa tremila euro. Il caso limite è quello di Franco Bisignano, che all’Ars neanche ci mise piede. Si candidò nel 1976 con il Movimento sociale, fu il primo dei non eletti. Bisignano però non si arrese: iniziò a farsi chiamare “onorevole” (anche se era soltanto sindaco del minuscolo comune di Furnari) e cominciò una guerra a colpi di carta bollata contro Antonino Fede, eletto al suo posto ma non residente in Sicilia. Alla fine, nel 1996, il tribunale gli diede ragione: solo che la legislatura si era conclusa da “appena” 15 anni. Poco male però: a Bisignano vennero concessi comunque la liquidazione e il vitalizio, che dopo la morte è passato alla vedova.

domenica 13 luglio 2025

La borsa di Borsellino...

 

Nella foto il colonnello dell' Arma dei Carabinieri Giovanni Arcangioli, accusato di aver sottratto, il 19 luglio 1992 in via D’Amelio a Palermo, l’agenda rossa del magistrato Paolo Borsellino dalla sua borsa di pelle marrone, con tutta una serie di aggravanti tra cui quella di aver favorito Cosa Nostra.(toni sanapo)
Mi. chiedo ci sono tutti i giorni ore e ore di trasmissioni televisive sul DNA di un capello della povera Chiara e nulla su uno dri piu grandi mteri del nostro paese ....il mondo a rovescio.

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Dopo 33 anni siamo qui a chiderci che fine abbiano fatto la borsa e l'agenda... c.

Astronauti...

 

Strane sculture che fanno pensare ad astronauti ed astronavi, ma non abbiamo prove per poterlo asserire, quindi possiamo solo soffermarcia fantasticare. 

cetta.

BULLI E NANI DA GIARDINO MARCO TRAVAGLIO – IL FATTO – 13.07.2025

Dopo averli studiati per quasi sei mesi, Trump ha capito che i cosiddetti “alleati” europei sono un branco di pigmei fantozziani, di cui si può fare tutto ciò che si vuole. E ieri l’ha fatto: la sua lettera che gli dà i venti giorni sui dazi al 30% sarebbe umiliante anche per una colf, ma non per questa Ue di servi sciocchi che ora fingono stupore e sorpresa, come se non conoscessero il personaggio. Che, quando si trova davanti un interlocutore in posizione eretta, spara 100 per avere 50. Ma con i nostri pigmei spara 100 e ottiene 110. L’ha appena toccato con mano sul 5% di Pil per le spese Nato: si aspettava chissà quale braccio di ferro, invece ha trovato Rutte e gli altri nani già sdraiati e ci è mancato poco che rilanciassero sul 6%, ovviamente senza interpellare i Parlamenti nazionali, ormai ridotti a soprammobili. Come quello europeo sul riarmo da 800 miliardi. E ha concesso il bis sui dazi. Ora naturalmente gli euro-nani da giardino strillano parole vuote contro il padrone ingrato che osa fare gli interessi del popolo americano falcidiato dalla globalizzazione e dallo sbilancio commerciale. Come se Trump non l’avesse ampiamente annunciato in campagna elettorale e come se i dazi non li avesse iniziati Biden. L’Ue ha avuto sei mesi di tempo per alzare i ponti levatoi, ma era troppo impegnata a sabotare l’unica iniziativa di Trump che conviene a noi: il negoziato con Putin per chiudere la guerra in Ucraina. Abilissimi a dirgli di no quando dovrebbero dirgli di sì e di sì quando dovrebbero dirgli di no, i nostri liderini hanno esecrato la soluzione diplomatica che ci servirebbe come l’oro proprio contro i dazi. Il compromesso con la Russia ci consentirebbe di riprendere la cooperazione economica, ricominciare ad acquistare il gas dove costa meno e spalancarci la strada verso nuove rotte commerciali con i Brics, a partire dalla Cina, riaprendo la Via della Seta e trasformandola in autostrada. Invece no: i pigmei han continuato come sonnambuli a guardare in cagnesco Mosca, a parlare solo di guerra, a varare sanzioni che danneggiano più noi che Putin, ad accusare Pechino di fare i propri interessi. E a sperare che il nuovo padrone Usa avesse pietà di noi, andando a trattare separatamente, in ordine sparso, per strappare qualche sconticino. Peccato che Trump disprezzi i deboli e rispetti solo i forti: quali noi europei potremmo essere, con la forza di un mercato da mezzo miliardo di persone, se avessimo una classe dirigente all’altezza e non alla bassezza della situazione. Ora, anziché piagnucolare perché il bullo platinato fa gli interessi del suo popolo, potremmo cominciare a votare per qualcuno che faccia gli interessi di noi europei. Oppure rassegnarci alla fine che meritano i pigmei: l’estinzione.

C'è qualcosa che non quadra...


Quindi, Trump dichiara la guerra dei dazi all'Europa e l'Europa si arma per non essere invasa dalla Russia?

Che cosa mi sfugge?

cetta.

Bulli e nani da giardini - Editoriale - Marco Travaglio



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Trump all'Ue: "Dazi al 30% dal 1 agosto". I settori e i Paesi più colpiti

 

(Adnkronos) – Dal primo agosto, se confermati, i nuovi dazi Usa del 30% sui prodotti europei minacciano di colpire settori strategici dell'economia Ue. Il provvedimento, annunciato da Donald Trump per correggere lo "squilibrio commerciale" a svantaggio degli Usa, rischia di colpire duramente esportazioni per centinaia di miliardi.  L'Ue, che nel 2024 ha scambiato beni e servizi con gli Stati Uniti per 1.680 miliardi di euro, teme ripercussioni sistemiche e prepara contromisure. "Rimaniamo pronti a continuare a lavorare per raggiungere un accordo entro il 1 agosto. Allo stesso tempo, adotteremo tutte le misure necessarie per tutelare gli interessi dell'Ue, inclusa l'adozione di contromisure proporzionate se necessario", ha fatto sapere la Commissione europea in un comunicato in cui "prende nota" della lettera inviata dal presidente degli Stati Uniti. I Paesi che risentiranno di più delle nuove misure I dazi del 30 per cento sulle importazioni di prodotti da Paesi Ue negli Stati Uniti sono identici, ma il peso sui diversi Paesi è diverso. L'Irlanda, campione dell'industria farmaceutica europea grazie ai vantaggi fiscali garantiti agli investitori che versano in tasse solo il 15 per cento contro il 21 per cento previsto negli Usa, è il Paese che risentirà di più delle nuove misure, insieme alla Germania che vende agli Stati Uniti automobili, siderurgia e macchinari. L'Italia, come la Francia, è in seconda linea, secondo una analisi di Afp.  L'Irlanda quindi ha un surplus commerciale con gli Stati Uniti di 86,7 miliardi di dollari (sul surplus di 235,6 miliardi di dollari complessivo Ue), generato proprio dai prodotti dei grandi gruppi farmaceutici americani che vi si sono stabiliti, come Pfizer, Eli Lilly e Johnson & Johnson, e anche tecnologici, fra cui Apple, Google e Meta. La Germania, come prima economia dell'Ue, è particolarmente sotto pressione, in ragione della sua dipendenza dalle esportazioni, con un surplus commerciale con gli Usa di 84,8 miliardi di dollari. Il cancelliere Friedrich Merz aveva citato esplicitamente come settori che l'Ue avrebbe dovuto proteggere nel corso dei suoi negoziati con gli Usa l'automotive, la chimica, la farmaceutica, i macchinari e l'acciaio.  L'Italia e la Francia, con surplus commerciali con gli Usa rispettivamente di 44 miliardi di dollari e 16,4 miliardi, potrebbero essere in seconda linea. In entrambi i Paesi saranno colpiti l'agroalimentare, i prodotti vitivinicoli e l'auto. In Francia sono anche esposti i settori dell'aeronautica – un quinto delle esportazioni verso gli Usa, il lusso, i vini e il cognac. Fra i Paesi europei, anche l'Austria e la Svezia hanno un surplus commerciale, rispettivamente di 13,1 miliardi e 9,8.  Farmaceutica: i prodotti farmaceutici rappresentano la principale voce dell’export europeo verso gli Stati Uniti, pari al 22,5% del totale nel 2024. Per ora sono esentati dai dazi annunciati, ma il settore rimane in allerta. Alcune aziende hanno già cominciato a rafforzare la produzione sul suolo americano, mentre chiedono all’Ue una semplificazione delle regole per restare competitive in un contesto globale sempre più instabile. Automotive: il comparto automobilistico europeo è tra i più esposti: nel 2024 l’Ue ha esportato negli Stati Uniti circa 750.000 veicoli per un valore di 38,5 miliardi di euro. A guidare l’export sono soprattutto i marchi tedeschi come Bmw, Mercedes, Porsche e Audi. Il mercato americano rappresenta quasi un quarto del fatturato di Mercedes, che vi produce anche Suv destinati all’export. Intanto, Volkswagen ha già registrato un forte calo delle consegne negli Usa dopo le prime ondate di dazi. Aeronautica: l’industria è già soggetta a dazi del 25% su acciaio e alluminio e del 10% sui prodotti finiti, come gli aerei. Airbus e Boeing avevano chiesto a giugno, al salone di Le Bourget, la rimozione delle barriere doganali per salvaguardare l’equilibrio del mercato globale, ma la nuova stretta rischia di aggravare i costi di produzione e frenare gli ordini transatlantici. Cosmetici: anche i profumi e i cosmetici europei, in particolare francesi e italiani, sono nel mirino. L’Oréal ha realizzato negli Stati Uniti il 38% del suo fatturato 2024 e importa gran parte dei suoi prodotti di lusso (Lancôme, Armani, Yves Saint Laurent). Il gruppo valuta un potenziamento della produzione locale, ma non esclude rincari sui prezzi al consumo per far fronte alla nuova imposizione fiscale. Lusso: per il settore, il rischio è di veder eroso un mercato fondamentale: Lvmh ottiene un quarto del proprio fatturato dagli Usa, il 34% per vini e liquori. Bernard Arnault ha auspicato una soluzione negoziata e proposto persino una zona di libero scambio transatlantica. Hermès aveva assorbito i precedenti dazi del 10% aumentando i prezzi, ma un +30% potrebbe rendere i suoi iconici prodotti inaccessibili per parte della clientela americana. Agroalimentare: potrebbe essere il settore più colpito in assoluto, soprattutto italiano e francese. Coldiretti parla di una "mazzata" per il Made in Italy: con i nuovi dazi, i rincari arriverebbero al 45% per i formaggi, al 35% per i vini e al 42% per conserve e marmellate. Anche la viticoltura francese lancia l’allarme: gli Usa rappresentano il primo mercato estero, con esportazioni per 3,8 miliardi di euro nel 2024. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Trump all'Ue: "Dazi al 30% dal 1 agosto". I settori e i Paesi più colpiti

venerdì 11 luglio 2025

Petra - Giordania.

 

Nascosta all'interno dei canyon di arenaria della Giordania, l'antica città di Petra si erge come una testimonianza della straordinaria civiltà che l'ha creata. I Nabatei, originariamente
commercianti arabi nomadi, si sono insediati in questo aspro paesaggio intorno al IV secolo a.C. e lo hanno trasformato in uno dei centri urbani più impressionanti dell'antichità.
Ciò che distingueva veramente i Nabatei era la loro impareggiabile padronanza di ingegneria dell'acqua.
In una regione che riceve meno di sei pollici di precipitazioni all'anno, si sono sviluppati sistemi sofisticati per catturare, conservare e distribuire ogni goccia preziosa. La loro rete includeva dighe, cisterne e tubi in ceramica che impedivano l'evaporazione e sedimento filtrato. Questa meraviglia dell'ingegneria non solo ha fornito 30.000 abitanti, ma ha anche creato rigogliosi giardini nel deserto.
Le facciate iconiche della città, la più famosa del Tesoro (Al-Khazneh), sono state scolpite direttamente nelle scogliere di arenaria color rosa. Queste strutture rappresentano gli
ingressi a vasti complessi che si estendono in profondità nella roccia.
I Nabatei hanno orientato questi edifici per catturare specifici effetti luminosi durante solstizi ed equinozi, rivelando
la loro conoscenza astronomica.
La posizione strategica di Petra all'incrocio delle principali rotte commerciali ha consentito ai Nabatei si accumulare enormi ricchezze controllando il commercio di incenso e spezie.
Piuttosto che costruire un impero militare, hanno mantenuto l'indipendenza attraverso diplomazia, rendere omaggio ai poteri più grandi preservando la loro autonomia.
Anche se annessa a Roma nel 106 d.C., Petra continuò a prosperare fino a cambiare commercio.
Rotte e terremoti hanno portato al suo graduale abbandono. La città è rimasta in gran parte dimenticata nel mondo occidentale fino al 1812, quando l'esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt ha riscoperto questa meraviglia architettonica, preservando l'eredità del
Nabatei ingegnosi. #petra #sistemaidraulico

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Leggi anche: https://www.danielemancini-archeologia.it/petra-e-i-nabatei/

https://www.archcalc.cnr.it/indice/PDF19/24_Gabrielli.pdf

http://www.pangea-project.org/citta-dacqua/

ALESSANDRO ORSINI – IL FATTO – 08.07.2025

CRONACA DI UNA MORTE (DELL’UCRAINA) ANNUNCIATA
L’Ucraina ha perso la guerra, cioè gli Stati Uniti hanno perso la guerra in Ucraina. Dopo essersi svenati ed inviato armi e munizioni si sono resi conto che la guerra vera la dovranno combattere con la Cina nel Pacifico. Speravano che la Russia sarebbe crollata ed invece sono crollati loro. Gli alleati “europei” incluso il Regno Unito non sono in grado di rimpiazzare gli Stati Uniti sebbene ci abbiano provato con risultati pessimi. Invece di cercare negoziati il più convenienti possibili sino a che l’esercito ucraino non era al collasso hanno dato ascolto a quelli che gioiscono nel vedere l’Ucraina sempre più compromessa e indebitata. Ma se lo capiva anche un bambino quello che sarebbe stato l’epilogo, non dico dall’inizio, ma da quando nel 2022 si sarebbe dovuta scatenare la grande offensiva che è morta prima ancora di iniziare. Hanno invaso il territorio russo dimenticando che tutti quelli che ci hanno provato, da Napoleone a Hitler, si sono dovuti ritirare con la coda tra le gambe. Una persona saggia direbbe che non è mai troppo tardi per cercare negoziati di pace ma come fa Zelensky ora a cedere la Crimea e tutte le regioni del sud est occupate, che è il minimo tributo da pagare alla Russia. Inutile dire che i russi sono cattivi e nei bombardamenti delle città ucraine muoiono civili. In una guerra le bombe non chiedono la carta di identità. Ed a Gaza nessuno dei nostri sgovernanti si scandalizza se muoiono civili. Dicono semplicemente che quella casa o quell’ospedale bombardato nascondevano “terroristi”. Dato che Israele ha dichiarato che anche i bambini sono dei terroristi qual è il problema? Il problema è che Zelensky più a lungo continuerà la guerra e più soldi riuscirà a spremere dagli USA (già fatto!) o dai “bischeri” volenterosi che vorrebbero che i suoi concittadini continuassero ad immolarsi.

UCRAINA SULL’ORLO DELLA DISPERAZIONE MILITARE, POLITICA E PURE ECONOMICA
ALESSANDRO ORSINI – IL FATTO – 08.07.2025
L’Ucraina è sull’orlo della disperazione per una ragione militare, politica ed economica. La ragione della disperazione militare è che la difesa aerea di Zelensky è allo stremo e la forza del suo esercito al fronte si riduce. Di contro, la Russia produce sempre più missili e soldati. L’Europa non ha altre armi da dare a Zelensky. Merz ha supplicato Trump di dare qualche Patriot a Zelensky. Poi si è offerto di acquistarli dalla Casa Bianca per girarli all’Ucraina. I Paesi dell’Unione europea sono rimasti con le scorte strategiche. La ragione economica della disperazione è che l’Ucraina, senza gli aiuti dell’Occidente, è in bancarotta. L’Unione europea non ha i soldi per caricarsi l’Ucraina sulle spalle. Trump deve sorreggere un altro Stato, Israele, e non vuole impoverirsi troppo rispetto alla Cina che non ha guerre a dissanguarla. La ragione politica della disperazione è che la Nato si è spaccata. La Casa Bianca non è più interessata a proseguire la guerra. Bruxelles, invece, vuole che l’Ucraina combatta per il tempo necessario al riarmo dell’Europa. Le armi di Biden dovrebbero terminare verso fine estate. Trump centellina gli aiuti per consentire a Zelensky di calcolare con precisione quando non avrà più armi americane per combattere. L’alleanza che ha sorretto Zelensky è a pezzi. Di contro, l’alleanza che sorregge la Russia è compatta: Corea del Nord, Iran e Cina, sono uniti intorno a Putin. Il ministro degli Esteri di Pechino ha detto a Kaja Kallas che la Cina non può permettere che la Russia perda la guerra in Ucraina, altrimenti gli Stati Uniti rivolgerebbero tutta la loro forza contro la Cina (Cnn). Come questa rubrica ha sempre scritto, la Cina concepisce la guerra in Ucraina come il primo tempo della guerra per Taiwan. La guerra in Ucraina ha prodotto un senso di smarrimento nelle classi governanti e nell’opinione pubblica. Il primo motivo dello smarrimento è la scoperta che l’industria militare della Nato è inferiore a quella della Russia e che gli eserciti di cartone sono quelli dell’Europa. L’Italia ha 50 carri armati operativi, pochissimi soldati, una difesa aerea pressoché inesistente e una classe dirigente incapace di fare un ragionamento più complesso di uno slogan. Mario Draghi: “C’è un invaso e un invasore”. Giorgia Meloni: “Scommetto nella vittoria dell’Uc ra i na ”. Corriere della Sera:“ Il problema della guerra sono i putiniani”. Il secondo motivo è che la Russia si è espansa anziché contrarsi, come dimostra la sua penetrazione in Libia. Il terzo motivo è la scoperta che gli Stati Uniti decidono ciò che accade sul territorio europeo. La Casa Bianca decide se l’Europa vivrà in guerra o in pace. È stata infatti la Casa Bianca a porre tutte le condizioni fondamentali della guerra. Quando la Casa Bianca vuole la guerra, l’Unione europea si ritrova in guerra. Quando la Casa Bianca si stanca della guerra, l’Unione europea si ritrova divisa, umiliata e disarmata. Il quarto motivo dello smarrimento è che l’Italia ha scoperto di non avere una classe di analisti di politica internazionale all’altezza delle sfide. Quasi tutti i ricercatori/professori di politica internazionale che hanno accesso ai grandi media sono “tifosi” dichiarati della Nato che hanno devastato quell’immagine di autonomia e indipendenza di giudizio che il cittadino si aspetta dagli esperti. Nessuno si fida più di loro e di chi diceva che Putin ha un esercito di cartone senza missili né voglia di combattere. Un ricercatore di relazioni internazionali che parla come il Segretario della Nato è come un ricercatore del Cremlino che parla come Putin.