martedì 28 gennaio 2014

Alla Camera i deputati M5s cercano di salvare la Banca d'Italia dall'attacco concentrato dei nemici della indipendenza della Repubblica. Informarsi e informare è un dovere civico dell'intera cittadinanza. - Sergio Di Cori Modigliani


Insorgono tutti.
Ottimo segno.
L'intera classe politica parlamentare, dal PD a Forza Italia, da Lista Monti a Sel, stanno attaccando oggi il movimento a cinque stelle pretendendo, addirittura, che vengano presi provvedimenti contro per "vilipendio nei confronti dello Stato e delle istituzioni".
Tutto ciò, sta accadendo oggi, martedì 28 Gennaio 2014, perchè non sanno più come fermare il "costruzionismo" dei deputati pentastellati alla Camera, estrema soluzione consentita dalla Legge per impedire che la Banca d'Italia -la cassaforte della Repubblica Italiana e quindi dell'intera cittadinanza- venga regalata ai privati, alle banche, consegnando definitivamente il paese nelle mani di....non si sa. 
Di chi vogliono loro, di chi paga meglio le consorterie dell'oligarchia  medioevale del privilegio garantito..

Dirottati a chiacchierare sulla legge elettorale e su altre questioni, in questo momento minime, l'intera sinistra, centro, e destra parlamentare, sono schierate a difesa degli interessi privati di banchieri stranieri che stanno approfittando della neghittosità, negligenza, e autentico tradimento da parte della nostra dirigenza politica, per impossessarsi del forziere di Stato.

I deputati di M5s sono l'unica rappresentanza parlamentare che in questo momento, alla Camera, stanno difendendo il diritto del popolo italiano a non vendere la Banca d'Italia ai privati.
Il debito è pubblico, quindi la Banca d'Italia deve rimanere pubblica.
Lo capisce anche un bambino.

Ma di che cosa si tratta, in effetti?

Vediamo di spiegarlo con le parole di persone più esperte di me.


SIAMO ANCORA IN TEMPO PER FERMARLI!
LA PIÙ GRANDE PORCATA DELLA PARTITOCRAZIA ITALIANA ED EUROPEA


"Le quote della Banca di Italia che dovevano passare allo Stato potranno essere vendute e potranno essere vendute a soggetti stranieri purché comunitari.
Insomma, viviamo già oggi in un Paese che conta poco nel sistema europeo delle banche centrali, immaginate quanto potrà contare se la sua banca centrale sarà di proprietà degli stranieri!" 

Lucio Di Gaetano

Ecco Il Passaparola di Lucio di Gaetano, ex-dipendente Banca d'Italia, già pubblicato sul blog di Beppe Grillo in data 13 dicembre 2013.

"Sono Lucio Di Gaetano, nella vita mi sono sempre occupato di banche, per cinque anni ho lavorato in Banca di Italia, per altri sette ho lavorato nel settore privato e ora faccio il consulente di azienda. 


Sono qui per parlarvi della fregatura che il governo Letta, di nascosto, mentre si dichiarava la decadenza di Berlusconi ha fatto a danno di tutti gli italiani, attraverso il decreto sulla rivalutazione delle quote della banca di Italia, per avere 900 milioni di Euro senza sforare il tre per cento del deficit. Ne regaleremo 450 all’anno agli azionisti della Banca di Italia, che come sapete sono privati. 


Ma facciamo un passo indietro, perché la banca di Italia nella governance ha azionisti privati? Perché c’è questa situazione da mondo di Oz dove un istituto di diritto pubblico è partecipato da banche private che sono detenute da fondazioni controllate dai partiti? 


La Banca di Italia nasce nel 1893 ed è completamente detenuta da azionisti privati, all’epoca si usava così. Nel '26 il governo fascista la pubblicizza e espropria i suoi azionisti.

Successivamente le quote del capitale della Banca di Italia vengono cedute alle banche, nel frattempo pubblicizzate a causa della crisi degli anni '30. Nel '93, a seguito della crisi finanziaria il governo Amato concepisce un mostro giuridico, la privatizzazione delle banche italiane mediante la'attribuzione delle loro quote di controllo alle fondazioni nominate dai partiti.
Il grosso del capitale viene quotato in borsa e di conseguenza oggi ci troviamo nell’azionariato della Banca di Italia, banche che agiscono con logiche di soggetti privati.

Per fortuna il mostro in passato è stato in qualche modo limitato, perché? Perché la ripartizione degli utili prodotti dalla Banca di Italia è sempre stata riservata in minima parte ai suoi azionisti privati, non più dello 0,5 per cento delle riserve, che ammontano più o meno a 22 miliardi di Euro. Per cui anni buoni e anni cattivi non hanno consentito agli azionisti di prendere più di 50 - 70 milioni di Euro all’anno dal capitale della Banca di Italia, che non si è mosso dalla cifra originaria di 156 mila Euro con cui era stato valorizzato.

Nel 2005 il governo Berlusconi fa per miracolo una legge giusta e stabilisce che le quote nel capitale della Banca di Italia, detenute da soggetti non pubblici debbano passare entro tre anni allo Stato. 
Sono passati otto anni e quella legge è rimasta inattuata.
Il 27 novembre notte tempo, mentre il Parlamento dichiara la decadenza di Berlusconi e tutti i cittadini sono distratti, Saccomanni fa una clamorosa marcia indietro, con un decreto leggestabilisce che la Banca di Italia non sarà più destinata a diventare un istituto di diritto pubblico detenuto dallo Stato, ma una public company, ovvero una società a azionariato diffuso con azionisti tutti privati.

Inoltre, il capitale della Banca di Italia passerà dagli attuali 156 mila Euro a 7,5 miliardi di Euro, con un forte vantaggio patrimoniale per tutti partecipanti, che saranno obbligati a pagare una imposta, per di più agevolata, del 12%, e avranno, poi, tutto il tempo per eseguire l’obbligo di vendita della quota eccedente il 5% eventualmente detenuta, con una fortissima plusvalenza.
E torniamo alla fregatura di cui parlavamo all’inizio, la cosa più importante è che fino a oggi la Banca di Italia non poteva distribuire un utile superiore al 10% dell’attuale capitale sociale, di 156 mila Euro, più una quota delle riserve, che per prassi non superava mai lo 0,5 per cento all’anno.

Nel progetto del governo Letta questo limite viene alzato al 6% del nuovo capitale sociale di 7,5 miliardi di Euro, vale a dire ben 450 milioni di utili distribuibili all’anno.
Non è cosa di poco conto, perché se i grandi banchieri possono brindare a champagne i cittadini non hanno proprio nulla da festeggiare! Quei 450 milioni, se non fossero dati ai banchieri privati andrebbero dritti nelle casse dello Stato. Come è stato fino a oggi.

Ma non finisce qui, anzi la fine è peggio dell’inizio, perché un’altra incredibile novità di questo magnifico progetto è che le quote della Banca di Italia che dovevano passare allo Stato potranno essere vendute e potranno essere vendute a soggetti stranieri purché comunitari.
Insomma, viviamo già oggi in un Paese che conta poco nel sistema europeo delle banche centrali, immaginate quanto potrà contare se la sua banca centrale sarà di proprietà degli stranieri! 
Interessa? Passate parola. testo di Lucio di Gaetano.

Qui di seguito, invece, ripropongo il post di Giorgio Gustavo Rosso, un imprenditore genovese di successo, attivo nel campo editoriale in quel di Cesena, che spiega con accalorata passione civica di che si tratta.


VOGLIONO REGALARE IL PATRIMONIO DI CENTINAIA DI MILIARDI DELLA BANCA D’ITALIA AI BANCHIERI PRIVATI ITALIANI E STRANIERI.

Dopo il Porcellum di Calderoli, Berlusconi e Casini del 2005domani 21 gennaio 2014 arriva LA PIU’ GRANDE PORCATA di Saccomanni con Letta, Alfano e Renzi.
Se oggi 28 gennaio 2014 la Camera dei Deputati approverà il Decreto Legge n. 133, il ministro dell’Economia Saccomanni, insieme a Letta Alfano e Renzi regaleranno centinaia di miliardi di euro degli italiani ai banchieri che non hanno alcun diritto sull’immenso patrimonio della Banca d’Italia, oro immobili e diritti di signoraggio inclusi.
Il Decreto 133 è in evidente contrasto con la Costituzione Italiana*
Il Decreto 133 è in contrasto con la legge n. 262 del 2005, che stabilisce il ritorno allo Stato Italiano delle quote della Banca d’Italia**

IL PIÙ GRANDE CONFLITTO D’INTERESSI VIENE DAL MINISTRO DELL’ECONOMIA FABRIZIO SACCOMANNI, infatti il Ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo Letta è un banchiere, scelto dai banchieri a rappresentarli, e con questo Decreto Leggregalerà la Banca d’Italia e il suo patrimonio di centinaia di miliardi di euro ai banchieri che lo hanno scelto. Il Decreto Legge 133 è incostituzionale, è contro la legge 262 del 2005, va contro la natura pubblica della Banca d’Italia, va contro l’interesse degli italiani per favorire gli interessi dei banchieri privati e delle assicurazioni private italiane e straniere che hanno scelto Saccomanni prima come Direttore Generale della Banca d’Italia e poi come Ministro dell’Economia del Governo Letta. Fabrizio Saccomanni non è mai stato eletto e da decine d’anni è ai vertici del sistema bancario italiano e internazionalePer questo Fabrizio Saccomanni non può più fare il Ministro dell’Economia e non deve essergli consentito di regalare la Banca d’Italia ai suoi amici banchieri.

Dal sito della Banca d’Italia: la Banca d’Italia è la banca centrale della Repubblica italiana ed è parte del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e dell'Eurosistema. È un istituto di diritto pubblico.
Nell’esercizio delle proprie attribuzioni la Banca opera con autonomia e indipendenza, nel rispetto del principio di trasparenza, secondo le disposizioni della normativa comunitaria e nazionale.
Coerentemente con la natura pubblica delle funzioni svolte e consapevole dell’importanza dei propri compiti e responsabilità, l’Istituto cura la diffusione di dati e notizie con la massima ampiezza informativa.

Il patrimonio della Banca d’Italia, i suoi immobili, le tonnellate di lingotti d’oro (da soli valgono più di 100 miliardi di euro), le centinaia di miliardi di euro derivanti dalla stampa dei biglietti e delle monete sono degli italiani perché sono il risultato di oltre un secolo di attività pubblica della Banca d’Italia! Le banche e le assicurazioni private non hanno mai tirato fuori un solo euro per acquistare la Banca d’Italia, e quindi non hanno nessun diritto sulla Banca d’Italia!

In tutti i grandi paesi europei, Germania Francia Inghilterra e Spagna per prime, la banca centrale è di proprietà pubblica.
  • ** Il Decreto in discussione martedì alla Camera va contro la Costituzione perché:
-          I decreti legge devono avere requisiti di necessità e d’urgenza, altrimenti sono incostituzionali. La norma relativa al capitale della Banca d’Italia è evidentemente priva del requisito della necessità e urgenza, e quindi il Decreto 133 è incostituzionale.
-          I decreti legge devono trattare materie omogenee altrimenti sono incostituzionali. Il Decreto Legge 133 tratta della tassazione dell’Imu e delle regole per la cessione di immobili pubblici: sono materie che non hanno nulla a che fare con la proprietà della Banca d’Italia!
-          I decreti leggi non possono avere come argomento norme ordinamentali altrimenti sono incostituzionali. La norma relativa al capitale della Banca d’Italia invece è proprio una norma ordina mentale, e quindi non può essere oggetto di decretazione d’urgenza.
-          A partire dal 2014, grazie al Decreto Legge 133, ogni anno i banchieri potranno impadronirsi di decine di miliardi di euro, derivanti dalla stampa degli euro che invece spettano a noi italiani, se la Banca d’Italia rimane pubblica.
-          Mantenere la proprietà pubblica della Banca d’Italia è l’unica possibilità che abbiamo per potere ridiscutere il debito pubblico italiano e poi pagarlo.
-          Per tutti questi motivi, da più parti è stata fatta richiesta al Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni di stralciare la parte relativa alla Banca d’Italia dal Decreto 133, ma l’ex Direttore Generale della Banca d’Italia, in grave e evidente conflitto d’interessi, si è opposto!
  • * LEGGE 28 dicembre 2005, n.262 - Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari. 
  • TITOLO IV  DISPOSIZIONI CONCERNENTI LE AUTORITA' DI VIGILANZA Capo I PRINCIPI DI ORGANIZZAZIONE E RAPPORTI  FRA LE AUTORITA'
    Art. 19. (Banca d'Italia)  … 10. Con regolamento da adottare ai sensi dell'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, è ridefinito l'assetto proprietario della Banca d'Italia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della
    presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici.
PER SACCOMANNI E LETTA/ALFANO/RENZI DOPO LA BANCA D’ITALIA SARA’ IL TURNO DI POSTE ITALIANE, ENI, SNAM, TERNA, ENEL, FINMECCANICA, RAI, …

Dopo aver regalato la Banca d’Italia ai banchieri che lo hanno scelto, il banchiere Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha già progettato di “vendere” POSTE ITALIANE (inclusi i risparmi di milioni d’italiani) e poi  ENI, TERNA, ENEL, FINMECCANICA, RAI, SNAM, che gestisce la rete di distribuzione del gas, mentre stiamo già rischiando di perdere la rete telefonica dopo la svendita di Telecom, più immobili e terreni pubblici. In questo modo il banchiere Saccomanni sta proseguendo la svendita delle migliori aziende italiane già in parte realizzata dai suoi colleghi banchieri che lo hanno preceduto al Ministero del Tesoro, dell’Economia  o a capo del Governo, quando sono state privatizzate alcune delle più importanti aziende italiane nel campo alimentare, industriale e bancario a prezzi di saldo, e a tutto vantaggio dei paesi concorrenti dell’Italia.

Se non fermiamo Saccomanni e i banchieri che lo dirigono la rovina dell’Italia sarà completa e probabilmente irreversibile!
Non farti distrarre da Renzi e Berlusconi, difendi la Banca d’Italia da chi vuole rubarla agli italiani.

Queste informazioni sono disponibili anche in PDF. Puoi scaricare una copia da stampare e/o da divulgare ai tuoi contatti tramite questo link:

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