L’infodemia aspetta ancora il suo vaccino, così si diffonde un consiglio da amico al giorno. Si è appena spento l’eco di Flavio Briatore che per abbassare la febbre consiglia di prendere la tachipirinha (la risposta del Billionaire al moijto del Papeete), ed ecco Andrea Crisanti mettere in guardia gli italiani sui vaccini: “Senza i dati non mi vaccino. Troppa velocità, fasi saltate, conoscenze insufficienti. Per fare un vaccino, io personalmente, voglio che sia approvato e voglio vedere i dati.” Una dichiarazione urbi et orbi (specialmente orbi), che fa tornare alla mente quella di Mimmo Craig nell’indimenticabile Carosello di un olio d’oliva extravergine: “Matilde! La pancia non c’è più! La lattina la voglio qui, sul tavolo.”
Anche Crisanti, lui personalmente, il vaccino lo vuole lì sul tavolo, ma allora qualche dubbio sorge spontaneo. La prima cosa che viene da pensare (facendo peccato, s’intende) è che l’inconscio di Crisanti tema che i vaccini funzionino presto e bene, e allora lui personalmente non possa più andare in tv un giorno sì e l’altro pure. Il secondo dubbio, a dire il vero, è una certezza: assistiamo alla tracimazione dell’ego tra gli uomini di scienza, che, in mancanza delle famose evidenze, mettono in evidenza loro stessi. Rete, radio e tv sono a caccia di dichiarazioni da trasformare in titoli, ogni giorno bisogna sfornarne di nuove, spararne di più grosse, e pazienza se si rischia di passare per negazionisti o no vax, tanti nemici tante opinioni, l’importante è non uscire dal giro dei collegamenti. Prima del Covid immaginavamo gli scienziati chiusi nei loro laboratori e nelle corsie degli ospedali; ora li vediamo pronti a collegarsi h24 e nelle corsie degli studi televisivi. Il virus dell’infodemia fa male; trasforma tutti in divi, o almeno illude di poterlo diventare. Se Flavio Briatore studia da popstar mediatica la situazione è grave ma non seria; ma se studia Crisanti la situazione è grave, e soprattutto seria.