Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 21 settembre 2009
Quante volte Silvio?
di Tommaso Cerno ed Emiliano Fittipaldi
Una festa ogni tre giorni. Ecco l'agenda del premier nei cinque mesi chiave della crisi. Quasi 40 serate in compagnia di belle ragazze. Saltando poi gli impegni di Governo.
Sono come Superman. Lavoro 20 ore al giorno. Presiedo il governo del 'fare', dormo tre ore a notte. In sintesi, "sono il migliore in 150 anni di storia d'Italia". Silvio Berlusconi, è cosa nota, non brilla per modestia. Gli auto-elogi sono un refrain costante della sua auto-rappresentazione. Ma l'immagine di un lavoratore indefesso che cura dall'alba a notte fonda gli interessi del Paese sbiadisce di fronte allo sfoglio della sua agenda personale. Se l'imprenditore Giampaolo Tarantini ha raccontato di aver organizzato nelle case del presidente del Consiglio 18 incontri a cui hanno partecipato una trentina tra ragazze ed escort professioniste, i bagordi occupano in realtà una parte ancor più rilevante del calendario di Silvio. Incrociando le testimonianze di molte avventrici, le cronache mondane raccontate dalla stampa, le giornate fotografate da Antonello Zappadu e filmini registrati di nascosto da alcuni ospiti, 'L'espresso' ha ricostruito cinque mesi di vita del premier. Un periodo affastellato di feste e discoteche, viaggi di piacere in beauty farm e serate al Bagaglino. Da agosto 2008 a metà gennaio 2009, le settimane drammatiche della crisi economica mondiale, il presidente del Consiglio ha organizzato una quarantina di serate. In media, quasi una ogni tre giorni. Non esattamente il ruolino di marcia di uno statista stakanovista: ci sono intere settimane in cui Berlusconi sparisce, letteralmente, dalla scena. Lasciando un vuoto istituzionale spaventoso.
Un'estate al mare Partiamo da agosto dello scorso anno. Il premier è in carica da soli tre mesi. L'obiettivo di Zappadu è puntato su Villa Certosa da settimane. Il 17 maggio ha già immortalato il presidente che passeggia con sei-sette ragazze nei i vialetti del parco, il 31 il primo ministro ceco Topolanek senza costume. Il 22 giugno le ragazze ospiti a Villa Certosa sono almeno cinque: le immagini di tre che fanno una doccia saffica finiscono sul 'Pais'. È solo l'antipasto. Il 3 agosto il premier fa arrivare un gruppetto di ragazze in elicottero, Zappadu le ritrae in topless e tanga. Il weekend successivo il Cavaliere inizia le sue vacanze. "Diciotto giorni dedicati al relax e alla famiglia", recita l'Ansa. Daniela Santanchè rafforza la versione ufficiale: "Berlusconi ha capito che il mood è cambiato. La stagione delle feste da 400 persone sugli yacht è ormai alle nostre spalle. Per questo Silvio ha scelto di stare in famiglia. Per primo ha capito che spendere 40 mila euro a sera è roba da cafonal". Forse l'amica non sa che l'11 agosto, mentre infuria la crisi tra Russia e Georgia, il premier ha organizzato un karaoke, ospiti Simon Le Bon dei Duran Duran, Simona Ventura, Giampaolo Tarantini, Sabina Began e amici vari. Il video della serata, con Berlusconi in giacca bianca che canta 'L'ultimo amore' con Apicella, finisce sul sito del nostro giornale. L'estate di Papi va avanti. Il 14, vigilia di Ferragosto, sul motoscafo Magnum 70 vengono fotografate altre bellezze in procinto di sbarcare sul molo della Certosa: ci sono Siria, famosa come la lesbica del 'Grande Fratello' ("Ero lì per esibirmi come mangiafuoco", dirà), la futura eurodeputata Licia Ronzulli, la valletta Susanna Petrone e altre quattro ragazze non meglio identificate. Probabile che la compagnia sia rimasta anche il giorno dopo, quando il Cavaliere riceve il miliardario Abramovich, mentre Roberto Maroni, insieme a Gianni Letta e Guido Bertolaso, erano al lavoro per la riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza.
Milan ed escort Il 17 agosto Berlusconi decide finalmente di tornare sul continente. Ma invece che a Roma per lavorare, vola a San Siro per Milan-Juventus. La sera stessa è di ritorno. Già: il 18, mentre le truppe russe puntano missili nucleari su Tbilisi, lui aspetta altre ospiti. 'L'espresso' ha potuto visionare nuove foto di Zappaddu: quella sera il parco della Certosa è invaso da bionde e brune, che arrivano su un elicottero della Fininvest. Il giorno dopo Sandro Bondi, forse ignaro del via vai nelle case del capo, annuncia il suo nuovo libro. Il titolo è impegnativo: "Berlusconi erede di Adriano Olivetti".
A inizio settembre, rientrato a Palazzo Grazioli, Berlusconi dovrebbe riprendere gli incontri internazionali. Un dispaccio dell'Ansa ipotizza che venerdì 5 il premier "dovrebbe incontrare il segretario di Stato Condoleezza Rice", mentre a metà mese è atteso a New York per l'assemblea generale dell'Onu. Il condizionale è d'obbligo, Silvio in agenda ha ben altri progetti. Il 5 settembre, secondo le dichiarazioni di Tarantini ai pm di Bari, al posto della Rice si materializza Vanessa Di Meglio, che resta a dormire a Palazzo Grazioli. "Tendenzialmente la stessa non è una professionista del sesso", spiega Giampi ai magistrati, "ma all'occorrenza non disdegna di essere retribuita per prestazioni sessuali". A settembre Berlusconi ha in agenda un altro incontro, quello con Terry De Nicolò, la escort che è andata a letto con l'assessore pugliese Sandro Frisullo.
Onu? No grazie Il 23 settembre iniziano i lavori delle Nazioni Unite. Sono presenti tutti i leader del mondo. Durante la prima giornata parlano l'americano Bush, il francese Sarkozy, il presidente iraniano Ahmadinejad. Contemporaneamente Gianfranco Fini sta facendo visita al Bundestag, in Germania. A Roma il premier e l'amico Giampi hanno invece organizzato un party con Carolina Marconi, ex del 'GF', Francesca Garasi, Geraldine Semeghini, al tempo responsabile del privè del Billionaire e, di nuovo, la De Nicolò. L'allegra brigata fa le quattro di mattina. Il giorno dopo è un martedì. Berlusconi decide di non partire più per il Palazzo di Vetro. La scelta sarebbe legata alla crisi di Alitalia: il Cavaliere vorrebbe seguirla da vicino. Così vicino che si mette in viaggio in gran segreto per l'Umbria, destinazione Méssegué, il centro benessere dei vip, riaperto apposta per lui. Berlusconi di fatto scompare dai radar per cinque giorni. Frattini e Letizia Moratti sono costretti a presentare da soli l'Expo 2015 di Milano, mentre Gianni Letta, coadiuvato da Walter Veltroni, fa i salti mortali per far firmare la pace tra la Cai e i sindacati e salvare l'Alitalia. La settimana di Silvio finisce alla grande. Sabato 28 un elicottero della Protezione civile lo accompagna dal Méssegué a Ciampino, dove prosegue per Milano, destinazione San Siro. C'è il derby, e sugli spalti lo aspetta Tarantini. Ha portato con sé una nuova ragazza, l'Angelina Jolie di Bari. Si chiama Graziana Capone, che racconta a 'Repubblica' il post-partita: passeggiata in auto, arrivo ad Arcore, cena e festino con una decina di ragazze. Il Milan ha vinto uno a zero, il premier è euforico. "Abbiamo tirato fino a tardi, le quattro forse, qualcuna si è addormentata sul divano". Il fastidio alla schiena, di sicuro, è scomparso. Così, dopo poche ore di sonno, Berlusconi può rifesteggiare sul lago Maggiore il suo 72esimo compleanno, mettendo in scena una giornata tutta familiare. "Ora resto a lavorare", dice ai giornalisti, ignari dei bagordi ad Arcore: "Nessuna festa serale, perché abbiamo già festeggiato oggi".
Giampi o Barack? A ottobre le 'serate' di Berlusconi sono (almeno) sette. Il 4 l'agenda ufficiale prevede un vertice del G4 in Francia sulla crisi. L'incontro dura poco, così il Cavaliere può partire in fretta da Parigi per materializzarsi al Lotus, locale trendy di Milano. Esce alle 6 e un quarto di mattina, attorniato da ragazze conosciute sulla pista. È inarrestabile. Dopo tre giorni entra prima al Bagaglino (titolo dello spettacolo: 'Partiti di testa'), poi continua la soirée a palazzo Grazioli con la Di Meglio, Barbara Guerra e la prostituta Ioana Visan, detta Ana. Solo il giorno prima, intervistato da Lilli Gruber, aveva definito la prostituzione un "fenomeno doppiamente grave: perché mortifica la donna e spesso si traduce in una vera e propria schiavitù". Appunto. Il 9, secondo Tarantini, la Visan è di nuovo a Palazzo Grazioli, insieme a Carolina Marconi e Barbara Guerra. Giovedì 16 Silvio torna dal Belgio e va a fare shopping. "Sono un po' stanco, perché sono reduce da aver difeso i nostri interessi a Bruxelles". Nonostante la fatica, organizza una festa dove incontra per la prima volta Patrizia D'Addario, accompagnata da Giampi e la solita compagnia di giro. La stanchezza non lo ferma nemmeno il 18 ottobre, quando torna a Villa Certosa, dove Zappadu lo fotografa insieme a due ragazze misteriose.
Il 21 ottobre Draghi lancia l'allarme recessione. Il Cavaliere da Napoli scandisce la sua ricetta: "I problemi si risolvono solo lavorando a tutte le ore, tutti i giorni, tutte le settimane". Peccato che a Palazzo Grazioli si continui a festeggiare in gran relax. Cena con Tarantini e tre amiche, Mary De Brito, Stella Schan e Donatella Marazza. Sempre in ottobre sono sue ospiti anche Sonia Carpendone, detta Monia, e Roberta Nigro. Sono giornate furibonde. L'Onda occupa gli atenei, la crisi dei mutui imperversa, tutti guardano alle elezioni americane. Mentre l'Italia si prepara alla notte bianca del 4 novembre per seguire la sfida Obama-McCain, Silvio organizza l'ennesima notte in bianco. È la notte chiave per il mondo, e anche per l'inchiesta di Bari. Quella in cui Giampi conferma di avere portato dal premier la D'Addario per la seconda volta, con Barbara Montereale e Lucia Rossini. Patrizia si rivedrà solo alle 8 del mattino successivo, quando racconterà a Giampi tutti i dettagli, mentre il premier lascia Palazzo Grazioli diretto a una fiera nel milanese. Obama? "Posso dargli consigli, sono più anziano", dice ai giornalisti.
Settimana da sballo ll 26 novembre è il giorno degli attentati a Mumbai, 80 morti (il bilancio salirà), italiani in ostaggio. A Roma il presidente del Consiglio riceve i vertici Alitalia per tentare l'accordo su Malpensa e, in serata, lascia palazzo Grazioli. È atteso a piazza Colonna, dove Fabrizio Cicchitto festeggia 'l'addio alle stampelle'. Ma a Ciampino pare che un jet stia azionando le turbine per portarlo ad Arcore. È lo stesso Tarantini a descrivere il viaggio con Berlusconi e due ragazze, Maria Esther Garcia Polanco, detta Maristel, e la modella Michaela Pribisova. Il 27 nella capitale scoppia il giallo. Nessuno sa dove sia il Cavaliere. Il mattino dopo Tremonti presiede un vertice a Palazzo Chigi, al quale era atteso anche lui. I cronisti chiedono spiegazioni, circolano diverse ipotesi, dalla clinica Méssegué, alla trasferta a Portsmouth per vedere il Milan in coppa, fino al check-up al San Raffaele per le analisi di rito. Berlusconi riappare alle 20.30 a palazzo Grazioli: "Giallo? No, ero a Milano a lavorare". Chi aveva puntato sul bis alla beauty farm, però, non era andato lontano. Venerdì 28 Giampi e Silvio si rincontrano infatti al Méssegué. Ci sono anche Maristel e, stando alle intercettazioni, Barbara Guerra, che nel 2009 parteciperà al reality 'La Fattoria', e un'attrice di 'Vivere', Licia Nunez. Il premier resta in Umbria fino al 30.
Noemi e le altre Il 2 dicembre a Montecitorio il clima è rovente. Il governo ha chiesto l'ennesima fiducia. Fini è infuriato, la Cisl annuncia 900 mila nuovi disoccupati. Il premier vola a Tirana, poi torna a Roma e attacca i giornali. Per la serata, invece, ha un bel programmino. Cena con Manuela Arcuri, che ai fedelissimi ripete essere "la donna più bella d'Italia". Ospiti anche Stella Maria Novarino, Luciana Francioli e Francesca Lana, quella cui Tarantini dice di avere ceduto coca in Costa Smeralda. Lo scontro sulla giustizia sta conquistando intanto le prime pagine. È una escalation, che culmina il 10 dicembre, con un Berlusconi piuttosto battagliero: "Cambieremo la costituzione da soli", proclama. Pure alla moglie Veronica, che ironizza sulla sua assenza alla Scala, risponde sarcastico: "Ero tornato a casa per accoglierla al suo ritorno". Sarà. Ma dal premier quella sera arrivano, stando all'interrogatorio di Giampi, Niang Kardiatou, detta Hawa, e tal Karen. Tarantini ha "pagato mille euro ciascuna". È un dicembre sfavillante, Silvio sembra tornato ragazzino. Il 15 alla festa del Milan lo scenario è proprio quello della Milano di 40 anni fa: in sala 600 invitati, due su tutti cari al premier. Una è Noemi, l'eterea biondina ancora minorenne che lo chiama "papi". Che non sia lì per caso lo dimostra il suo compagno di tavolo: è nientemeno che Fedele Confalonieri. A fare 'atto di presenza' c'è, poco più in là, ancora Karen.
Povera schiena Due giorni dopo il premier salta un altro appuntamento ufficiale. Atteso al Quirinale per la cerimonia del Coni, non arriverà mai, così come nel pomeriggio diserterà gli auguri di Natale con Napolitano. La giustificazione è il solito "leggero mal di schiena". I programmi serali di quel 17 dicembre invece non vengono annullati. Nonostante le amarezze che arrivano dal Tribunale di Milano (i pm chiedono 4 anni e 8 mesi per l'avvocato Mills considerato "a libro paga di Berlusconi"), il capo del governo non rinuncia alla visita di Linda Santaguida, 'schedina' e poi riserva all''Isola dei Famosi', e della velina Camille Cordeiro Charao, "la sola che si fermò dal presidente", precisa Giampi. Coincidenza vuole sia anche l'ex compagna di Gianluca Galliani, il figlio di Adriano. Il 23 dicembre il premier fa recapitare al papa un messaggio di auguri: "Il Natale è un momento di riflessione sul messaggio cristiano di speranza, la famiglia è il nucleo centrale della società". La sera, però, fa ancora festa, stavolta con Carolina Marconi e Graziana Capone, prima di raggiungere Veronica e i figli per le Sante feste.
Il 28 Berlusconi lascia Roma per la Sardegna. Villa Certosa è già animata da ore. L'obiettivo di Zappadu ritrae un viavai di belle ragazze nei bungalow e a spasso per il parco. Vestite da giorno, o pronte per la notte. Il Capodanno è organizzato in grande stile. A mezzanotte i fuochi d'artificio per un centinaio di ospiti, fra cui di nuovo Noemi accompagnata dall'amica Roberta. In agenda c'è una telefonata al collega israeliano Olmert e, soprattutto, il party della Befana. Quando in villa ricompare Giampi assieme a Barbara Montereale, Chiara Guicciardi, ex meteorina di Fede, e Clarissa Campironi. Il calendario di Silvio prevede un'altra serata a Roma, il 14, con la Guicciardi e Letizia Filippi. Ma Barbara Montereale racconta in un'intervista anche di un incontro alla Certosa a metà del mese, dietro compenso, a differenza del 6 gennaio, accolta dalla Ronzulli, con la Petrone e una ventina di belle fanciulle. Il premier torna in Sardegna il 17, alla vigilia del vertice di Sharm el Sheikh sulla crisi di Gaza. Fa tappa ad Abbasanta e Nuoro per sostenere il futuro governatore Cappellacci. Con un gruppo di giovani sostenitori si lascia andare. "Lasciate che i pargoli vengano a me", dice felice. "E adesso diranno che mi paragono a Gesù".
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/quante-volte-silvio/2109975//0
Da "Il criminoso di Andea Scanzi" Micromega
« Tocchiamoci tutti: le Dieci Tavole del Sultano
Il Comandante Garkos, Silvio Il Magnifico e la chitarra di Capezzone
di Andrea Scanzi
Ghepardi delle lenzuola (e mille altri demoni)
Smettetela subito coi convenevoli: non mi siete mancati e non vi stimo. Molti di voi desideravano e addirittura auspicavano un vieppiù (?) ficcante (?) aggiornamento di questo spazio, ma se questo ora avviene è solo perché mi trovo costretto. Paolo Flores D’Arcais, direttore liberticida di questa pubblicazione facente parte dell’Internazionale delle sinistre, mi ha minacciato puntandomi un portaocchiali di cachemire alla gola: voi radical chic siete così, democratici solo quando vi fa comodo.
Va be’. Ho passato un’estate meravigliosa, lontana da voi mangiatori di bambini. Sono stato sepolto vivo per due mesi in un monolocale sotterraneo, senza prese d’aria, in compagnia di Luigi Amicone e Filippo Facci. Sembravamo tre talpe cieche. Abbiamo ammazzato l’attesa contando i dossier a luci rosse di Littorio Feltri, sbronzandoci di Amuchina allungata con l’acqua tonica e nutrendoci di bacche di tungsteno elettrico.
E’ stato bello, ma tutto ha una fine (tranne le sconfitte della sinistra).
Torno e vi trovo qui, ancora qui, come sempre insufflati di criminosità, esondanti di trotzkismo e tronfi del vostro essere farabutti (coi soldi pubblici del contribuente). Siete puerili, micragnosi e soprattutto brutti.
Fortunatamente stiamo vivendo tempi meravigliosi. Quel frigorifero spento di Roger Federer ha perso una finale Slam, è uscito il nuovo disco di Enzo Avitabile e mi è finalmente arrivata a casa la collezione audio-hard a lungo agognata (gli editoriali di Antonio Polito riletti da Debora Serracchiani in chiave allusiva).
Sono felice, gaudioso e ardimentoso. E lo sono ancora di più dopo aver visto il Presidente del Consiglio da Bruno Vespa. L’ho trovato rutilante, sciabordante e deflagrante. Ha fatto bene a rampognarvi, fa bene a querelarvi, farà bene a internarvi. Siete tristi, non avete a cuore il vostro paese e con questo giustizialismo da martiri dell’informazione avete veramente rotto gli zebedei. Ora ci mancava pure un altro quotidiano. Come se non bastasse L’Altro a farvi perdere voti.
Bravo Berlusconi, querelali tutti. Tutti tranne me, se puoi. Allo stato attuale non ho due milioni di euro, purtroppo non faccio la escort (anche se il fisico da ghepardo delle lenzuola ce l’avrei).
Fortuna che Silvio c’è.
Il Comandante Garko(s) va alla guerra
Leggo i giornali e scopro che voi massimalisti, dopo aver sdoganato Mike Bongiorno e Monsignor Fisichella, adesso avete trovato un nuovo compagno: Gabriel Garko(s). Siete così soli, orfani di padri putativi (?), da trovare elettrizzante perfino il fatto che un paese abbia preferito una fiction a un’arringa del Premier.
Davvero vi sembra una buona notizia? Lo pensate sul serio? Riflettete un attimo (se ce la fate). Gli italiani hanno preferito a Silvio Berlusconi, massima carica di questo paese (dopo Alfonso Signorini, s’intende), una cosa chiamata “L’onore e il rispetto” (la storia del rapporto conflittuale tra Massimo D’Alema e Claudio Velardi). Ebbene: chi era l’interprete di cotanto splendore? De Niro? Pacino? Ugo Intini? No, Gabriel Garko. Cioè: Garko. Uno che ha due sole espressioni: con la paresi e senza paresi. Garko non è un attore: è un portatore sano di orchite. Sta alla recitazione come una gonade nuda al puritanesimo.
Ecco. Adesso pensate all’idea di un paese - di per sé masochista e incolto - ridotto così male da preferire al Capo dello Stato - che lui stesso ha votato, e rivotato, e rivotato - uno come Gabriel Garko. Cribbio (cit), questa non è una scelta: è una resa delle armi. E’ una bandiera bianca ammainata. E’ la fine dei giochi. Il grido straziante di una nazione che non ha più punti di riferimento (a parte Maurizio Lupi, è chiaro).
E invece, voi di sinistra, tonti come la Gegia nel remake di Sapore di sale, esultate. “Berlusconi ha perso”, “Il paese gli ha voltato le spalle”, “E’ cominciato il tramonto”. Sì, buonanotte. Ancora siete lì a leggere le amache di Michele Serra. Svegliaaaaaaaaaaa!
Capisco il vostro entusiasmo, finalmente avete trovato anche voi sinistrati un leader credibile (Gianfranco Fini), ma non per questo farei cortei. Sostituendo al Che l’effigie del Comandante Garko(s).Ricordate: avete perso e perderete. E’ nella vostra storia. Ed è giusto così.
Quanto sei figo, Silvio nostro
Che poi, lo scrivo per quel desiderio di onestà intellettuale che ho imparato frequentando i neuroni liberi di Gasparri e Cicchitto, un solo dato conta: Silvio Berlusconi ha scritto da Bruno Vespa irrinunciabili e mirabili pagine di storia. Un’altra lezione di democrazia, di strategia: di vita.
Il suo intervento a Porta a Porta andrebbe insegnato nelle scuole, assieme alla pubblicità della Cedrata Tassoni e ai dialoghi di Giorgio Mastrota nelle televendite (parentesi: io adoro Mastrota, mi piace un casino, mi erotizza il deltoide destro).
Ho per voi - miserabili - appuntato alcune stille del Verbo Berlusconiano, arrivate a noi come le tavole testamentarie a Mosè. Chi non le avesse imparate a memoria (vergognatevi), può fare ammenda ascoltandole qui.
Eccone una esegesi (quanto mi piace, la parola esegesi; e il bello è che non so minimamente cosa voglia dire). Daje Silvio.
“Pigliamo (parola che non si usa dal pleistocene) l’esempio, le risorse destinate all’Irpinia, sono state ben 60 miliardi di vecchie lire, quindi 30 miliardi di euro attuali” (ma anche no: è un cambio che imbarazzerebbe perfino uno strozzino sadico).
Qui Vespa osa correggerlo (e per questo ardire, a fine registrazione, verrà scorticato vivo da Niccolò Ghedini), ma sbaglia anche lui: 60 miliardi di vecchie lire, secondo Vespa, sono 3 miliardi di euro. Come professore di matematica, probabilmente avevano entrambi John Belushi.
Berlusconi, a cui non la si fa (cit), si ridesta e corregge a sua volta Vespa.
“Noooo! (si sta incazzando, occhio). Tre miliardi di euro sono 6mila miliardi di lire… (sguardo sconvolto di chi all’interrogazione è stato sgamato sull’argomento debole) … Sono…ehhh…trenta miliardi di lire…sessanta miliardi di euro” (ma COSA state dicendo? Cooooooosa???!??).
Stacco. Inquadratura sul pubblico. È il gelo. Una ragazza guarda verso il vuoto, un giovane occhialuto (probabilmente il solito pippone comunista) tenta di suicidarsi strozzandosi col filo interdentale. E’ il dramma. Vero. Ma Berlusconi prosegue. Daje Silvio.
“Io credo che…ih…ih…ih… (qui faceva il cavallo, una citazione da Furia)… i miliardi che sono stati dati all’Irpinia…saranno i miliardi che verranno dati a L’Aquila per le necessità di ricostruzione” (cioè, aspetta: i soldi dati all’Irpinia verranno tolti agli irpini e dati agli aquilani? E gli irpini sono d’accordo? Oppure Silvio Nostro intende dire che la stessa cifra data agli irpini, verrà concessa agli aquilani? E in questo caso, di quale cifra stiamo parlando? 60 miliardi di vecchie lire? 3 miliardi di euro? 30 miliardi di euro? 60 miliardi di euro? Una girella di liquirizia e un quartino di Tavernello? Mah).
Come dare i numeri ed essere Premier
Anche solo da questi minimi estratti si evince che, da Bruno Vespa, non è andato in scena un intervento politico, bensì una rivisitazione dei Monty Python. Berlusconi ha dato i numeri. Voi - vili - direte: eh, ma lo fa sempre. No: la sua è Arte. È Creatività. È propensione all’Iperbole.
Ecco perché non vi è (adoro usare “vi“, in Italia lo fa solo Fini) alcun pericolo democratico.Voi - empi - ribatterete ancora: eh, ma lui ci ha dato dei farabutti. Ha fatto bene, ha ragione. Lo siete davvero.
Analizziamo con dovizia (?) questo intervento.
“Affermare anche in giro per il mondo, in tutta la rete (quale?) dell’Internazionale di sinistra (eh???) dei giornali legati a qualche giornale italiano (ah, cioè i giornali italiani sono a loro volta legati ad altri giornali italiani? E che senso ha?), che in Italia c’è il pericolo della… ehhhhh (ehhhhh)…. libertà di stampa… vuol dire diffamare l’Italia e diffamare la nostra democrazia” (BRAVO! Sono d’accordo, così si fa. Cantagliele, Silvio).
Berlusconi è stato straordinario. Ha chiamato farabutti i giornalisti di Repubblica; ha detto a Bruno Vespa che De Gasperi in confronto a lui è Badoer (”Non c’è assolutamente paragone tra quello che sta facendo questo governo e quello che ha fatto De Gasperi, la sfido a singolar tenzone“); si è immaginato mentre cammina sulle acque, “come un altro prima di me” (che mattacchione); ha lasciato intendere che lui un Dittatore non è, però potrebbe anche esserlo (se no non vedo chi, cit); ha detto che Massimo D’Alema è un ”vetero-comunista” (ahahahahahahahahahahahahahahah); ha detto che quelle con Fini sono solo incomprensioni facilmente superabili (ahahahahahahahahahahahahahahah); ha detto che Pierferdi Casini insegue le clientele e lui no (ahahahahahahahahahahahahahahahah).
Un GRANDE. Silvio Berlusconi, da Bruno Vespa, è stato grandissimo. Io me lo sono guardato tutto, e riguardato, e riguardato. Felice di vivere in questo tempo così grumoso di letizia.
Come un alce con la labirintite (Apologo del Capezzone Chitarrista)
Lo so, non vi ho convinto. Voi non siete felici di vivere, qui e ora, in Italia. Vorreste essere altrove, magari a bruciare i preti con Zapatero nella Spagna anarchica. Il vostro cuore è triste, fa parte della vostra recita di finti martiri, come Michele Santoro e Luciana Littizzetto. Siete davvero miseri.
Però io vi voglio bene. Son fatto così, son buono e misericordioso. Conosco un modo, impeccabile, per tirarsi su. Funziona.
È un’immagine che mi è venuta in mente durante una sbronza con Pio Pompa, eravamo in un attico di Spinaceto alla quarta magnum di Chinotto guatemalteco. Lì, guardando le marmoree trombe di Falloppio di Pio Pompa, ebbro di Chinotto, mi si sono aperte le porte della percezione. Ho parlato con Jim Morrison, con Aldous Huxley, con Dario Baldan Bembo e ho scovato l’Immagine della Gioia. Il frame che ridona l’allegria. La pillola anti-tristezza.
È un’immagine lisergica, di difficile attuazione ma efficacissima. Siete tristi? Vi sentite soli, abbandonati, incompresi? Bene. A questo punto dovete immaginare. Liberate la vostra mente (ci metterete poco, tanto è vuota) e immaginate. Cosa? Ora ve lo dico.
Immaginate Daniele Capezzone, vestito come il chitarrista degli Ac/Dc. Con i pantaloncini corti, le scarpette da truzzo-nerd e la maglietta daltonica. Lo vedete? Vi è comparso? Vi fa ridere? Lo so.
Ora andate avanti. Immaginate Capezzone che, come il chitarrista degli Ac/Dc, sempre impugnando lo strumento, va su e giù per il palco, correndo da sinistra a destra (lui adora farlo), poi da destra a sinistra (questo lo adora meno), con quella corsa salterina come il chitarrista degli Ac/Dc, una gamba d’appoggio e l’altra che smulina il ginocchio tipo cancan parigino (però heavy metal).
Lo vedete? Vi è comparso? Vi fa ridere? Bene. Lo so.
Andate ancora avanti. Adesso immaginate Capezzone che è lì che salta, con la chitarra, una gamba sì e l’altra no, sul palco, davanti a milioni di militanti di Forza Italia comprensibilmentee attoniti. La musica è quella dell’inno di Forza Italia, quindi con l’heavy metal del Capezzone saltellante non c’entra niente, ma il Simpatico Daniele è davvero convinto di essere il chitarrista degli Ac/Dc. E allora lui continua a correre, a saltare, a zompettare, su e giù, destra e sinistra (soprattutto destra).
La folla è attonita, Berlusconi non sa cosa fare, a Ghedini è caduto un molare per lo sgomento. Si vivono momenti di panico palpabile. Ed è qui, all’acme della suspense, all’apice del dramma, che il Tenero Capezzone, zompettando di qua e di là come un alce con la labirintite, mette male la caviglia e rovina a terra.
Cade, si contorce, urla. Si accartoccia al suolo. Impreca, anzi proprio smadonna. Ed è qui, solo qui, sempre qui (cit), che tutti i militanti di Forza Italia si alzano in piedi e gli dedicano la più straordinaria standing ovation dai tempi di Wilma De Angelis.
Provateci. Con me funziona sempre. Se poi siete tristi anche dopo questo trip, be’, non vi resta che candidarvi alla guida del Partito Democratico. Farete sfracelli.
E ora scusate, vado a chiedere l’amicizia su Facebook a Ciccio Rutelli.
http://scanzi-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/09/17/il-comandante-garkos-silvio-il-magnifico-e-la-chitarra-di-capezzone/#more-77
Papa: i soldati operano per promuovere la pace.
AZZ!!!!!
Città del Vaticano, 20-09-2009
Papa Benedetto XVI, tornando ad esprimere il proprio "profondo dolore" per i soldati morti in Afghanistan, ha sottolineato come i militari italiani e degli altri contingenti internazionali "operano per promuovere la pace e lo sviluppo delle istituzioni, cosi'necessarie alla coesistenza umana".
Ratzinger - durante l'Angelus a Castelgandolfo - ha rinnovato il suo incoraggiamento "alla promozione della solidarieta' tra le nazioni per contrastare la logica della violenza e della morte, favorire la giustizia, la riconciliazione, la pace e sostenere lo sviluppo tra i popoli". "La notizia del gravissimo attentato in Afghanistan ad alcuni militari italiani mi ha provocato profondo dolore", ha confidato il Papa all'Angelus di oggi unendosi "con la preghiera alla sofferenza dei familiari e delle comunita' civili e militari e, al tempo stesso, penso con eguali sentimenti di partecipazione agli altri contingenti internazionali.
Clima troppo aggressivo, serve rispetto per gli altri Benedetto XVI ha denunciato un clima di "diffusa tendenza all'aggressivita', all'odio e alla vendetta" e una mancanza di rispetto per la "verita"' e per la"comprensione" e la "stima per gli altri". Occorre - ha esortato - disintossicarsi dalle "scorie della menzogna e dell'egoismo" e cio' vale sopratutto "per chi e' chiamato a essere promotore e 'tessitore' di pace nelle comunita' religiose e civili, nei rapporti sociali e politici e nelle relazioni internazionali"
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=131996
Azz!!!!!
domenica 20 settembre 2009
Dal blog di Beppe
UN MONDO PIU' PULITO
Voglio trasmettere anche a voi ciò che ho espresso ad alcuni amici del blog con i quali sono in contatto.
Sta nascendo un nuovo movimento, quello proposto da Beppe Grillo, il Movimento di liberazione Nazionale, che ha come punti di riferimento quelli citati nella carta di Firenze.
Io non ho velleità di entrare a far parte del Movimento, sono in pensione e voglio restarci.
Ma mi piacerebbe che questo movimento nascesse e si concretizzasse sotto i migliori auspici possibili.
Perchè? Perchè voglio un paese migliore dove i miei figli ed i miei nipoti abbiano la garanzia di un lavoro onesto, dignitoso e senza rischi, con la possibilità di contare qualcosa quando ci chiedono di esercitare il diritto di voto dandoci la possibilità di decidere chi deve andare al governo votando la persona; volgio la possibilità di decidere se una legge va abrogata perchè inutile o creata perchè manca; non voglio che si dia spazio al nucleare, ai termovalorizzatori, ai ponti sugli stretti, agli sprechi di denaro pubblico; voglio le fonti energetiche alternative, voglio la raccolta differenziata, ................
Voglio che si possa vivere in un paese civile, dove esistono regole di rispetto, etica e morale.
Per questo vi chiedo di smettere con le diatribe inutili e distruttive, uniamoci ed adoperiamoci per costruire: facciamolo per noi e per chi ci succederà.
Buona notte.
Max e la bicamerale a ore
di Marco Travaglio
da Signornò - l'Espresso in edicola.
da Signornò - l'Espresso in edicola.
Appena deflagrò lo scandalo delle ragazze a tassametro chez Berlusconi, si cominciò a scommettere su quale leader del Pd si sarebbe precipitato questa volta in soccorso del Cavaliere. Pochi, in ossequio al principio dell'alternanza, puntavano sul solito D'Alema, che già aveva dato tanto alla causa berlusconiana (i 20 milioni in nero presi da un imprenditore malavitoso, la 'merchant bank' del caso Telecom, la Bicamerale, le bombe sulla Serbia, il pellegrinaggio a Mediaset "grande risorsa del Paese", il ribaltone anti-Prodi). Invece, con una prontezza inversamente proporzionale alla fantasia, l'ottimo Max s'è confermato una garanzia. Per il centrodestra. La cena elettorale a Bari pagata dal pappone ufficiale di Palazzo Grazioli, Giampi Tarantini, e il viaggetto sulla di lui barca non sono paragonabili a quanto emerge sul conto del premier. Ma consentono agli house organ azzurri di intonare il 'così fan tutti'. E dire che era stato proprio il Tafazzi baffuto, con l'aria di chi la sa lunga, ad anticipare in tv lo scandalo barese con la famosa 'scossa'annunciata all'Annunziata.
Una mossa machiavellica, visto quel che si è scoperto dopo: una sorta di Bicamerale a ore, un giro di squillo che nei giorni pari prestavano servizio a casa Berlusconi e, in quelli dispari, in un appartamentino affittato dal dalemiano Sandro Frisullo, allora vicepresidente della giunta Vendola. Dopo giorni passati a negare ("Mai conosciuto Tarantini") e a insinuare ("È un'inchiesta di cui non si capisce granché"), quando s'è capito fin troppo, D'Alema ha dovuto ammettere che qualcosa nella sua regione non ha funzionato. Ma battendo il mea culpa sul petto altrui: di Frisullo e degli altri 'amici' beccati a "frequentare gli stessi amici di Berlusconi". Poi, alla festa della Giovine Italia, se n'è uscito con un imbarazzante sexy-calcolo: Berlusconi 18 incontri con 30 ragazze, noi molto meno. Cioè: lui è peggio di noi. Elettori in delirio.
Ora, la prima qualità di un leader è quella di sapersi scegliere i collaboratori. D'Alema ne azzecca pochini. Il suo braccio destro è Nicola Latorre, quello che passava i pizzini al berlusconiano Bocchino in diretta tv, quello sorpreso nel 2005 dai giudici di Milano a trescare al telefono non solo con Giovanni Consorte, ma anche con Stefano Ricucci, quello che il 4 agosto proclamava sul 'Corriere' "in Puglia nessuna questione morale". Un'altra celebre scoperta del talent scout di Gallipoli è Claudio Velardi, già portavoce a Palazzo Chigi, poi lobbista dai multiformi clienti, infine assessore di Bassolino e 'curatore dell'immagine' di Alfredo Romeo, arrestato per tangenti a Napoli. E l'assessore pugliese alla Sanità Alberto Ted
mercoledì 16 settembre 2009
Il giallo della società siciliana dei fratelli Mori-Berlusconi
È vero - lo dice il procuratore Messsineo in risposta a Berlusconi - che Palermo non sta indagando sulle stragi di mafia del ‘92-‘93. Indaga piuttosto su chi prese parte alla trattativa fra Stato e Cosa nostra, il ruolo dell’ex sindaco Vito Ciancimino e del generale Mori. Sullo sfondo di questa indagine compaiono ora i nomi di Paolo Berlusconi e del fratello del generale Mori. Tutto nasce dall’inchiesta sui mandanti esterni delle stragi mafiose chiusa nel 2002 con l’archiviazione dell’attuale premier Silvio Berlusconi e di Marcello Dell’Utri.
Sul tavolo dei magistrati di Palermo è arrivato un file dimenticato: una relazione della Dia del 1999 che parla di legami tra impreditori mafiosi e una ditta con due soci di rilievo: Paolo Berlusconi e un certo Giorgio Mori. Per il primo non c’è bisogno di presentazione. Il secondo invece è il fratello del generale Mori: insieme a Paolo Berlusconi è stato socio di una ditta di costruzioni, la Co.Ge. Il generale Mario Mori (ex capo del Ros e poi del Sisde, oggi capo dell’ufficio sicurezza del Comune di Roma e membro del comitato per la legalità e la trasparenza degli appalti dell’Expo di Milano. Assolto per la mancata perquisizione del covo di Riina è tutt’ora sotto processo per la mancata cattura di Provenzano) ha smentito in un aula del tribunale di Palermo che quel Giorgio sia suo parente. L’ha fatto sulla base di un argomento in apparenza inoppugnabile: suo fratello si chiama Alberto e non Giorgio come invece compare nel rapporto DIA. Circostanza, questa, che oggi la Dia chiarisce: un errore materiale di chi compila il rapporto cambia il nome vero Alberto in Giorgio.
Il socio della Co.Ge di Paolo Berlusconi è proprio il fratello del generale. Non più un problema di nomi, dunque, ma un fatto sostanziale. Ma perché il generale sostiene che il socio di Paolo Berlusconi non è suo fratello? La risposta è in quel rapporto DIA. All’inizio degli anni ‘90, nello stesso periodo in cui Mario Mori presenta alla Procura di Palermo un lungo rapporto su mafia e appalti, la ditta del duo Paolo Berlusconi-Alberto Mori sbarca in Sicilia. Tutto a posto? Per niente. Perché la Co.Ge compare nel rapporto del luglio 1999 in termini molto poco lusinghieri. Gli investigatori individuano la mano di Cosa nostra in alcune società: sono la Tecnofin (che costituirà la Co.Ge) sotto il controllo di Filippo Salamone; la stessa Co.ge, la Tunnedil e la Cipedil del gruppo Rappa di Borgetto.
Per la DIA queste ditte, insieme ad altre, sono sospettate di far parte del «tavolino degli appalti» un patto - sottolinea la DIA - «che garantisce i legami con la grande imprenditoria per la realizzazione dei lavori, il controllo su di essi di Cosa nostra, il recupero delle somme da corrispondere all’organizzazione e ai politici che assicuravano gli appalti». Gli imprenditori con i quali la Co.Ge. di Paolo Berlusconi e Alberto Mori tratta sono Filippo Salamone e Giovanni Bini condannati in via definitiva nel maggio del 2008 per concorso in associazione mafiosa. Il rapporto evidenzia «la sussistenza di specifici elementi di correlazione tra alcune delle società di interesse di Berlusconi e Dell’Utri ed altre società facenti capo a soggetti con ruoli di primo piano nei settori più fortemente condizionati dagli interessi e dalle direttive di cosa nostra». È in questo contesto che il fratello di Mori si muove quando in Sicilia vengono uccisi Falcone e Borsellino e il suo congiunto, colonnello al ROS, apre il contatto con Vito Ciancimino sul quale le la magistratura oggi indaga nell’ambito della cosiddetta «trattativa» tra stato e mafia. Una storia vecchia e complicata con una venatura di giallo per la questione del nome.
Dunque il socio della Co.Ge di Paolo Berlusconi è proprio il fratello del generale. Lo scorso gennaio al processo che lo vede imputato generale Mori ha ammesso che in effetti suo fratello Alberto, dunque quello vero, ha lavorato per la Fininvest, anche se solo fino al 1991. Ma non ha aggiunto il resto, negando la parentela. Perché? Eppure nel decreto di archiviazione dei mandanti esterni del 2002 si sottolinea che «il collegamento non è sufficiente a prefigurare che l’alto ufficiale dell’Arma potesse aver avuto contatti con Berlusconi e dell’Utri e quindi potesse essere stato “ambasciatore” di costoro nel rapportarsi con gli uomini di cosa nostra». Oggi però alla luce delle nuove indagini sul ruolo di negoziatore che il generale ha avuto con Vito Ciancimino, sul ruolo che don Vito ha avuto nell’arresto di Riina e sulla mancata cattura di Provenzano, per cui Mori è sotto processo, quella parentela negata assume ben altro significato.
http://www.unita.it/news/italia/88424/il_giallo_della_societ_siciliana_dei_fratelli_moriberlusconi
Sul tavolo dei magistrati di Palermo è arrivato un file dimenticato: una relazione della Dia del 1999 che parla di legami tra impreditori mafiosi e una ditta con due soci di rilievo: Paolo Berlusconi e un certo Giorgio Mori. Per il primo non c’è bisogno di presentazione. Il secondo invece è il fratello del generale Mori: insieme a Paolo Berlusconi è stato socio di una ditta di costruzioni, la Co.Ge. Il generale Mario Mori (ex capo del Ros e poi del Sisde, oggi capo dell’ufficio sicurezza del Comune di Roma e membro del comitato per la legalità e la trasparenza degli appalti dell’Expo di Milano. Assolto per la mancata perquisizione del covo di Riina è tutt’ora sotto processo per la mancata cattura di Provenzano) ha smentito in un aula del tribunale di Palermo che quel Giorgio sia suo parente. L’ha fatto sulla base di un argomento in apparenza inoppugnabile: suo fratello si chiama Alberto e non Giorgio come invece compare nel rapporto DIA. Circostanza, questa, che oggi la Dia chiarisce: un errore materiale di chi compila il rapporto cambia il nome vero Alberto in Giorgio.
Il socio della Co.Ge di Paolo Berlusconi è proprio il fratello del generale. Non più un problema di nomi, dunque, ma un fatto sostanziale. Ma perché il generale sostiene che il socio di Paolo Berlusconi non è suo fratello? La risposta è in quel rapporto DIA. All’inizio degli anni ‘90, nello stesso periodo in cui Mario Mori presenta alla Procura di Palermo un lungo rapporto su mafia e appalti, la ditta del duo Paolo Berlusconi-Alberto Mori sbarca in Sicilia. Tutto a posto? Per niente. Perché la Co.Ge compare nel rapporto del luglio 1999 in termini molto poco lusinghieri. Gli investigatori individuano la mano di Cosa nostra in alcune società: sono la Tecnofin (che costituirà la Co.Ge) sotto il controllo di Filippo Salamone; la stessa Co.ge, la Tunnedil e la Cipedil del gruppo Rappa di Borgetto.
Per la DIA queste ditte, insieme ad altre, sono sospettate di far parte del «tavolino degli appalti» un patto - sottolinea la DIA - «che garantisce i legami con la grande imprenditoria per la realizzazione dei lavori, il controllo su di essi di Cosa nostra, il recupero delle somme da corrispondere all’organizzazione e ai politici che assicuravano gli appalti». Gli imprenditori con i quali la Co.Ge. di Paolo Berlusconi e Alberto Mori tratta sono Filippo Salamone e Giovanni Bini condannati in via definitiva nel maggio del 2008 per concorso in associazione mafiosa. Il rapporto evidenzia «la sussistenza di specifici elementi di correlazione tra alcune delle società di interesse di Berlusconi e Dell’Utri ed altre società facenti capo a soggetti con ruoli di primo piano nei settori più fortemente condizionati dagli interessi e dalle direttive di cosa nostra». È in questo contesto che il fratello di Mori si muove quando in Sicilia vengono uccisi Falcone e Borsellino e il suo congiunto, colonnello al ROS, apre il contatto con Vito Ciancimino sul quale le la magistratura oggi indaga nell’ambito della cosiddetta «trattativa» tra stato e mafia. Una storia vecchia e complicata con una venatura di giallo per la questione del nome.
Dunque il socio della Co.Ge di Paolo Berlusconi è proprio il fratello del generale. Lo scorso gennaio al processo che lo vede imputato generale Mori ha ammesso che in effetti suo fratello Alberto, dunque quello vero, ha lavorato per la Fininvest, anche se solo fino al 1991. Ma non ha aggiunto il resto, negando la parentela. Perché? Eppure nel decreto di archiviazione dei mandanti esterni del 2002 si sottolinea che «il collegamento non è sufficiente a prefigurare che l’alto ufficiale dell’Arma potesse aver avuto contatti con Berlusconi e dell’Utri e quindi potesse essere stato “ambasciatore” di costoro nel rapportarsi con gli uomini di cosa nostra». Oggi però alla luce delle nuove indagini sul ruolo di negoziatore che il generale ha avuto con Vito Ciancimino, sul ruolo che don Vito ha avuto nell’arresto di Riina e sulla mancata cattura di Provenzano, per cui Mori è sotto processo, quella parentela negata assume ben altro significato.
http://www.unita.it/news/italia/88424/il_giallo_della_societ_siciliana_dei_fratelli_moriberlusconi
Iscriviti a:
Post (Atom)