domenica 21 febbraio 2010

Appalti, incontri a Palazzo Chigi "Ci dobbiamo vedere"

Della tempesta in arrivo sui grandi appalti della Protezione civile, Palazzo Chigi sapeva. Guido Bertolaso sapeva. E ad informarli era stata una "cricca di banditi", "quella cricca", ormai con le ore contate. Nuovi atti istruttori della Procura di Firenze svelano oggi definitivamente le omissioni e le bugie di Guido Bertolaso.
Danno un senso alle mosse del Presidente del Consiglio in questa vicenda. Le nuove carte (oltre cento pagine, raccolte in un'informativa del Ros dei carabinieri del 30 gennaio scorso e in una "integrazione della Procura della Repubblica di Firenze alla richiesta di custodia cautelare" datata 4 febbraio) sono state depositate nelle ultime 48 ore al Tribunale del Riesame di Firenze e raccontano una storia che arriva dritta al cuore di Palazzo Chigi.

Documentano che, tra il 29 e il 30 gennaio scorsi, Angelo Balducci, presidente del consiglio nazionale dei lavori pubblici, fulcro e anima "tecnica" della "cricca dei banditi", informò Guido Bertolaso e almeno un'altra figura di spicco a Palazzo Chigi (Gianni Letta?) delle mosse e del merito dell'indagine condotta dalla magistratura toscana sugli appalti della Protezione civile. Dunque, delle misure di custodia cautelari imminenti (Aldo Balducci, Mauro Della Giovampaola, Fabio De Santis e Diego Anemone saranno arrestati il 10 febbraio), delle intercettazioni telefoniche in corso. Di più: i nuovi atti documentano la significativa coincidenza temporale tra il momento in cui il segreto istruttorio venne violato, grazie alla "disponibilità" del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, e l'annuncio di Silvio Berlusconi che Guido Bertolaso sarebbe stato presto nominato ministro della Repubblica.

Ecco, dunque, attraverso i documenti, cosa è accaduto tra il 28 e il 30 gennaio scorsi.

28 GENNAIO - UN TITOLO SU "LA REPUBBLICA"
LA PROCURA DI ROMA CHIAMA FIRENZE
LA CRICCA SI METTE AL LAVORO
28 Gennaio. Giovedì. "la Repubblica" titola in prima sull'inchiesta dei nostri Paolo Berizzi e Fabio Tonacci: "Dal G8 all'abbandono. Il flop della Maddalena ci è costato 300 milioni. Dopo gli investimenti faraonici, zero posti di lavoro". Le due pagine rianimano un fantasma che la "cricca" dà per dissolto. Ma la novità è che mettono in moto il Procuratore della Repubblica di Roma, Giovanni Ferrara i cui uffici, da tempo, indagano su quegli appalti, con un fascicolo delegato al Procuratore aggiunto Achille Toro, responsabile del pool contro i reati della pubblica amministrazione.

Scrivono i pubblici ministeri di Firenze:
"A seguito di notizia giornalistica, il Procuratore di Roma chiedeva un primo contatto informativo per via telefonica con il Procuratore della Repubblica di Firenze (Giuseppe Quattrocchi ndr.) in ordine alla effettiva esistenza di un procedimento penale pendente presso la Procura di Firenze, che coinvolgesse le vicende degli appalti del G8. Il Procuratore di Firenze confermava, in tale primo contatto telefonico, la effettiva esistenza di un procedimento e la disponibilità ad attivare indagini collegate".
Nella giornata del 28, dunque, il Procuratore di Roma Ferrara sa per certo che esiste un'indagine a Firenze sugli appalti del G8 e la Protezione civile. Non sappiamo a che ora questa telefonata sia avvenuta. Né, dalle carte, è dato sapere quanto sia scesa nel dettaglio. È verosimile ritenere, tuttavia, che di quel colloquio Ferrara informi, se non altro per competenza, il suo aggiunto Achille Toro.

Un fatto è certo. Quello stesso giorno, in un orario significativo, le 18.42, Camillo Toro, figlio del Procuratore aggiunto, contatta l'avvocato Egidio Azzopardi, l'uomo che la "cricca", almeno dal settembre del 2009, ha incaricato di "monitorare" cosa bolle nelle inchieste di Roma e Firenze sulla Protezione Civile. Un professionista che ha un rapporto di amicizia con il magistrato romano (le mogli si frequentano, l'avvocato invia al magistrato regali di Natale e annuncia visite a sorpresa bene accette). E a cui il magistrato deve molto (Azzopardi ha fatto ottenere al figlio di Toro, Camillo, un posto al ministero delle Infrastrutture).
Azzopardi e Camillo Toro, dunque, la sera del 28 si vedono. Non una, ma due volte.

29 GENNAIO MATTINA - "ANGELO,
TI DEVO VEDERE SUBITO"
"NON OGGI. DOMANI. OGGI A PALAZZO CHIGI
ABBIAMO FATTO IL PUNTO
PRESUMO SULLA STESSA COSA"
Ora, quali informazioni ha consegnato il figlio di Toro ad Azzopardi la sera del 28 gennaio? Si direbbero cruciali. E non si deve essere molto lontani dal vero nel ritenere che si tratti delle notizie coperte da segreto che si sono scambiati i procuratori di Firenze e Roma. Perché il 29 gennaio, alle 8.50 del mattino, l'avvocato, senza successo, cerca Angelo Balducci. Vuole incontrarlo immediatamente. A casa sua. Con cautele straordinarie. "Senza telefono e senza autista", fa sapere. L'ingegnere, che è diretto a Pesaro, viene informato da Roberto Di Mario, uno dei suoi segretari:
"Angelo, è venuto qui quell'avvocato che viene da noi... E mi ha detto che alle 10 dovresti stare a casa sua... senza autista e senza anche questo strumento che stiamo adoperando... senza niente... lui sta qui... dall'altra persona e mi ha detto di fargli sapere".
Balducci chiede di spostare l'appuntamento al giorno dopo. E nel farlo, di aggiornare però l'avvocato Azzopardi su una circostanza significativa.
"Digli che sono fuori.... che però stamattina...(inc) Palazzo Chigi... abbiamo fatto il punto... presumo sulla stessa cosa e quindi... capito?".
Balducci, dunque, informa Azzopardi che a Palazzo Chigi, quella stessa mattina - e, va detto, assai presto visto che la telefonata con il suo segretario è delle 8.58 - c'è stato "un punto" sulla "stessa cosa" di cui l'avvocato si sta occupando: le inchieste di Roma e Firenze. E al "punto", visto l'uso del plurale ("abbiamo fatto"), devono aver partecipato almeno in due. Balducci e chi altro? Le carte nulla dicono. Anche se - lo vedremo - quel che accade nelle ore successive offrirà qualche indicazione.

29 GENNAIO MATTINA - LA PROCURA DI FIRENZE
INFORMA LA PROCURA DI ROMA
"ABBIAMO CHIESTO QUATTRO ARRESTI"
È sempre la mattina del 29. Venerdì. E conviene ora spostarsi da piazza Montecitorio (Palazzo Chigi) a piazzale Clodio (Uffici della Procura della Repubblica). Mentre Balducci aggiorna l'avvocato Azzopardi sul "punto" a Palazzo Chigi e fissa un appuntamento per l'indomani (sabato 30 gennaio), il Procuratore della repubblica Ferrara alza nuovamente il telefono per parlare con il Procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi.

Scrivono i pubblici ministeri di Firenze:
"Nella mattina del 29 gennaio, avveniva un nuovo contatto telefonico tra i vertici degli uffici delle due Procure che accompagnava la formale richiesta di coordinamento delle indagini della Procura di Roma. In tale contatto, preliminare alla attivazione di un incontro di coordinamento, poi effettivamente avvenuto l'1 febbraio, il Procuratore della Repubblica di Firenze comunicava la pendenza di una richiesta di misura cautelare e l'esistenza di indagini per reati contro la pubblica amministrazione e reati economici, come si desume dalla nota scritta a firma del Procuratore della Repubblica di Firenze inoltrata per attivare il coordinamento richiesto".
Rispetto a ventiquattro ore prima, dunque, il Procuratore Ferrara e, altrettanto verosimilmente, il suo aggiunto Achille Toro sanno qualcosa di più importante e delicato. Che l'indagine di Firenze è a uno snodo cruciale, perché sono quattro gli arresti che quell'ufficio ha chiesto. E il passaggio è così importante e così delicato che i magistrati delle due Procure concordano di incontrarsi nel primo giorno lavorativo utile: il lunedì della settimana entrante. L'1 febbraio.

29 GENNAIO POMERIGGIO
"DOVE SEI? FUORI?
CI DOBBIAMO VEDERE CAZZAROLA
SI'. ANCHE DOMANI CHE È SABATO"
Come è accaduto ventiquattro ore prima, il figlio di Toro, Camillo, si attacca al telefono per comunicare verosimilmente all'avvocato Azzopardi le novità che il padre magistrato ha raccolto la mattina in Procura. Il professionista non è in città. Ma non c'è un minuto da perdere.
C: "Vai a cena stasera?"
A: "No sono fuori rientro domani mattina"
C: "Domani che è... sabato?"
A: "... pure di sabato dobbiamo"
C: "... pure di sabato dobbiamo... sì cazzarola... va bè che insomma... che mi sei amico... che futuro padrino... ma insomma che cazzarola".
A: "Allora mi regolo di conseguenza".
I due prendono appuntamento per la prima mattina del 30 gennaio.

29 GENNAIO POMERIGGIO
BERLUSCONI ANNUNCIA: "BERTOLASO
SARA' MINISTRO"
LA CRICCA: "COME DICEVA IL GOBBO?
A PENSAR MALE..."
Il pomeriggio del 29, Berlusconi è a Coppito (l'Aquila) per la cerimonia che segna il passaggio di consegne agli amministratori locali dei poteri per la ricostruzione. Lo ascoltano il presidente della Regione Gianni Chiodi, quello della Provincia Stefania Pezzopane, il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente. E, naturalmente, seduto in prima fila, nel suo golfino blu, Guido Bertolaso. Silvio Berlusconi (ne dà conto l'inviato dell'Ansa) dice: "Credo che tutti possano immaginare che dopo l'exploit straordinario che Guido ha fatto in questi dieci mesi in Abruzzo, il minimo che possiamo dargli come riconoscimento e merito è la nomina a ministro da parte del presidente del Consiglio". Bertolaso si mette le mani tra i capelli e scoppia in lacrime.

Per il capo della Protezione civile - che ora sappiamo essere informato di quanto sta per accadere a Firenze (e non, come ha sostenuto in questi giorni, "tenuto incredibilmente allo scuro di quanto gli si muoveva intorno", "Ballarò" - Rai 18 febbraio) - quell'annuncio pubblico ha un significato chiaro. Almeno per lui, ci sarà un salvagente immunitario. Una fune che lo sottrarrà in tempo utile al drammatico naufragio della "cricca". E lo capisce anche la "cricca".

Nel pomeriggio, l'avvocato Azzopardi (A) lo dice infatti a Massimo Sessa (S), dirigente del ministero delle Infrastrutture e braccio destro di Angelo Balducci. Così.
A:... dimmi caro
S:... senti... fai una dichiarazione contro gli americani (il riferimento è alle dichiarazioni di Bertolaso sull'inefficienza della macchina degli aiuti Usa ad Haiti ndr)... può essere che hai un futuro (ride)
A:...(ride). .. tu sei un ragazzo perspicace ed intelligente invece. .. credo che tu abbia fatto le mie stesse riflessioni
S:... ehh!!. . bo'. .. mi sembra. .. solo lui o ha fatto anche sottosegretari?
A:... adesso stava a Coppito e ha detto in diretta... "Ringraziamo paraparàparà... e che io lo faccio Ministro... quindi lo ha annunciato adesso. .. tanto è vero che. .. non so se è stata una boutade eccetera eccetera. .. lui si è coperto il viso... Bertolaso. . come se si mettesse a piangere... si commuovesse...
S:... a piangere? Perché si è commosso?
A:... si è commosso. . però non si. .. se rideva o se piangeva
S:...(ride)
A:... hai capito?. .. io che però. .. come diceva il gobbo. .. "a pensare male non si fa peccato". .. allora ho fatto un retropensiero. ..
S:... va be'.. stiamo a vede'.

29 GENNAIO SERA
BALDUCCI: "ANTICIPIAMO L'APPUNTAMENTO
PERCHE' DEVO VEDERE BERTOLASO
E L'ALTRO A PALAZZO CHIGI"

Quando ormai è la sera del 29 gennaio, anche Balducci (B) si fa vivo. Lo ha chiamato al telefono Bertolaso e lui chiede a Roberto Di Mario (M), il suo segretario, di rintracciare l'avvocato Azzopardi (A). Ha urgenza di fissare l'appuntamento previsto per l'indomani "senza autista e senza telefono" a un'ora utile. Prima delle 11, perché dopo ha appuntamento con Bertolaso a Palazzo Chigi.
B:... potresti chiamare quel signore. .. (Azzopardi ndr)
M
:. .. sì. .. quello di domani?
B:. .. siccome mi ha chiamato (Bertolaso ndr) io poi c'ho 'sta cosa a palazzo Chigi. .. con lui (Bertolaso ndr) e quell'altro. .. se poteva anticiparmi un po' l'appuntamento.
M:. .. okay. .. a che ora potrebbe andare bene Angelo?
B:... un'oretta prima sarebbe l'ideale... se è possibile. . devo dare poi una risposta nell'altra direzione (Palazzo Chigi ndr)
M:. .. perfetto ed io lo chiamo subito e ti faccio sapere. . ciao.
Balducci chiude con il suo segretario e manda un sms a Bertolaso, complimentandosi per la futura nomina a ministro e manifestando un'amicizia che il capo della Protezione civile, a inchiesta deflagrata, disconoscerà pubblicamente ("Balducci? È un signore che ho conosciuto nelle sue vesti di tecnico").
"Sono commosso ed emozionato come un fratello vero può essere. Ti voglio bene davvero. Pensa a Papà cosa direbbe. Tuo angelo".
Intanto, il segretario di Balducci chiama Azzopardi.
M:... buonasera.... mi scusi... Angelo chiedeva se era possibile anticipare l'appuntamento perché dice poi dovrebbe vedere Bertolaso a palazzo Chigi
A:... alle 11?
M:... sì. .. lui mi ha detto alle 10 e mezzo...11 per cui
A:... sì perché io devo vedere prima quell'altro... proprio alle 10 e mezzo. . e quindi volevo essere fresco. .. ha capito?
M:... come no?!. . va bene
A:... quindi gli dica. ..
M:... alle 11 sempre lì. .. dove c'eravamo detti
A:... sì sì
M:... "55" (il civico della via dei Parioli dove abita Azzopardi ed è fissato l'appuntamento).
Il quadro è chiaro quanto la frenesia che lo anima. Balducci, il giorno dopo, sabato 30 gennaio, deve vedere Bertolaso e "l'altro" (l'altro chi? Gianni Letta?) a Palazzo Chigi. E poiché a quell'incontro serve andare con l'ultimo aggiornamento di quanto si muove nell'inchiesta di Firenze (a Palazzo Chigi se ne è discusso una prima volta, lo abbiamo visto, proprio quella stessa mattina del 29), Azzopardi promette di presentarsi "fresco" delle ultime novità che, l'indomani, verso le 9 del mattino, conta di raccogliere da Camillo Toro, il figlio del magistrato.

30 GENNAIO MATTINA
INCONTRO IN CASA DELL'AVVOCATO
LA MOGLIE DI BALDUCCI AL TELEFONO:
"ANGELO CHE HAI? TI SENTO MORTO".
Alle 11 del mattino, nel quartiere Parioli, nel salone dell'abitazione dell'avvocato Azzopardi, siedono Angelo Balducci e il dirigente del ministero delle infrastrutture Massimo Sessa. I cellulari vengono spenti. Azzopardi ha incontrato due ore prima il figlio di Toro. Le notizie, per la "cricca", sono terribili. Sono quelle che l'Italia comincerà a leggere undici giorni dopo, dal 10 febbraio in avanti. Non è dato sapere, dove e come, quel mattino, Balducci consegni le brutte nuove a Palazzo Chigi. "A Bertolaso" e "all'altro". Si sa al contrario cosa dice Rosanna Thau, moglie di Balducci, parlando con il marito pochi istanti dopo che ha lasciato la casa di Azzopardi: "... Angelo... ti sento morto... tante volte quando sei al telefono esulti... non ti sento niente... pensavo di parlare a nessuno".

L'Aquila, contestata troupe del TG1 di Scodinzolini

Intervista a Peter Gomez sul caso Telecom

mercoledì 17 febbraio 2010

I botti di Bertolaso

di Emiliano Fittipaldi
Nell'area protetta della Maddalena nel 2009 gli operai del G8 fanno saltare in aria con cariche esplosive una diga. In barba ai divieti.


Isola della Maddalena, primavera-estate 2009.

Un abitante del posto nota che alcuni operai che stanno lavorando per il G8 stanno piazzando qualcosa sotto la diga foranea davanti casa sua.

La diga fa parte di un complesso marittimo, chiamato "zona arsenale", che doveva essere ricostruito in fretta e furia per l'appuntamento voluto da Berlusconi in Sardegna.

La residenza dell'Arsenale è uno dei cinque appalti che, secondo il Gip della procura di Firenze, è stato pilotato da Balducci e dalla sua 'combriccola' della Protezione civile.

L'ordine è categorico: bisogna levare di mezzo le vecchie dighe il più rapidamente possibile e costruirne di nuove.

Il modo migliore per sbrigarsi è quello vietato da ogni legge: usare cariche esplosive e far saltare tutto in aria. Una tecnica proibita per le opere a mare, soprattutto se si tratta di aree delicate e protette come l'arcipelago della Maddalena.

Un Parco nazionale i cui fondali sono ricchi di Posidonia oceanica e pezzo del Santuario dei cetacei.

A poca distanza dall'esplosione che lascia di sasso - come si vede dal filmato - il regista "per caso", c'è infatti una comunità stanziale di delfini Tursiope, studiati da anni da un centro Cts e dal ministero dell'Ambiente. Chissenefrega, il G8 prima di tutto.
(11 febbraio 2010)