giovedì 15 aprile 2010

Adro, rivolta contro il benefattore dei bimbi - Elisabetta Reguitti

15 aprile 2010

Nel paese del Bresciano le mamme contro il "pasto per tutti". In 200 scrivono al Comune per sostenere il sindaco leghista

Mamme in piazza per sostenere il sindaco che ha deciso di sospendere il pranzo ai bambini delle famiglie che non pagano la retta. Duecento genitori che scrivono annunciando che la mensa o la pagano tutti o tutti non la pagheranno. Il gesto di "saldare" le pendenze delle famiglie morose (ora sono 24 sulle 40 iniziali) fatto dall’imprenditore bresciano ha innescato proteste e una ancora più forte solidarietà al sindaco leghista di Adro
Silvano Lancini, che guardacaso si chiama nello stesso identico modo del "rivoluzionario" benefattore. Segno forse che la politica dell’uno contro l’altro funziona.

Adro, 7 mila abitanti. Una sede leghista con una grande vetrata nella quale è appeso un enorme rosario. Adro, il paese in cui l’unica sala pubblica costa mille euro; così si evita di incentivare le eventuali riunioni pubbliche delle associazioni. Adro, dove il sindaco ha rinunciato al contributo regionale di oltre 50 mila euro per il
bonus della casa (per tutti stranieri compresi) ma ha istituito un fondo comunale riservato soltanto per gli italiani.

Ma torniamo alla vicenda della mensa: molti bambini erano "colpevoli" di essere figli di genitori che non avevano pagato ciò che dovevano. Cifre che oscillavano dai 30 fino ad un massimo di 400 euro per un totale di ammanco di 16mila euro.

Come pensiero pasquale ai bambini vengono consegnate delle buste chiuse in cui i genitori vengono invitati a pagare. Diversamente, al rientro, ci sarebbe stato il "salto del pasto". Alcuni pagano altri no. Ma chi sono quelli che non pagano e soprattutto perché? Una domanda che l’amministrazione sembra non essersi posta. Di solito in questi casi ci sono assistenti sociali che cercano di capire le situazioni. Ad Adro no. E dunque: leghisti (magari in cassa integrazione) contro stranieri (magari pure loro in cassa integrazione). A queste latitudini sembra il mondo alla rovescia. Dove anche la Chiesa tace. Parlano magari le associazioni ma non i preti. Chi parla e cerca una soluzione è la
Cgil di Brescia. Il neo-segretario Damiano Galletti crede che un sindacato debba unire anziché dividere e quindi propone, parla con il sindaco, scende in piazza cercando di fare qualcosa che serva. Qui il concetto che i bambini vengano prima di tutto sembra secondario. "Questi sono i frutti della politica di divisione della Lega. Genitori che fanno fatica a pagare la retta che anziché pretendere che il comune si occupi di loro attaccano gli altri".

I temi di cui parla la
Cgil sono due e sono davvero semplici: il primo è attuare una seria valutazione di chi è in difficoltà da chi magari, invece, fa il "furbetto". Il secondo è più ampio e riguarda la sfera educativa. Considerare l’ora di pranzo (per i piccoli dell’asilo e delle elementari) inserita a pieno titolo nell’attività educativa e dunque meritevole di essere sostenuta anche dal piano economico delle istituzioni.

LEGGI

Digiuno e castigo: scene dalla nuova Italia di Dario Fo e Franca Rame

Il prezzo del pane di Elisabetta Reguitti

Da il Fatto Quotidiano del 15 aprile

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2473301&title=2473301




Estensione scudo fiscale


Dopo aver visto "report", e quello che succede ai poveri cittadini che cadono nella rete dell"'Ufficio delle entrate" e delle società affidatarie per la riscossione dei contenziosi, ho sentito il dovere ed il bisogno di lanciare un'iniziativa su facebook, con la speranza che in molti vi aderiscano.
L'iniziativa è questa:


"Lanciamo l'iniziativa di estendere a tutti i cittadini che hanno un contenzioso con l'ufficio delle entrate l'applicazione dello "scudo fiscale" concesso, attualmente, solo ai grandi evasori.Noi cittadini "normali", in quanto cittadini impossibilitati ad ottemperare ai propri doveri, causa la crisi economica, vogliamo usufruire a pieno diritto dell'agevolazione concessa ai grandi evasori in virtù dell'art. 3 della Costituzione che recita:

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."


Se trovate giusta questa iniziativa, diffondetela. Grazie.

mercoledì 14 aprile 2010

Oppure destinalo ad "Emergency"

5 per mille


Placeholder

C'è un modo di contribuire alle attività di Emergency a favore delle vittime della guerra e della povertà che non costa nulla: devolvere il 5 per mille della propria dichiarazione dei redditi a Emergency.

Come fare

1. Compila la scheda CUD, il modello 730 o il modello Unico.

2. Firma nel riquadro indicato come “Sostegno del volontariato...”

3. Indica nel riquadro il codice fiscale di Emergency:

971 471 101 55

Anche chi non deve presentare la dichiarazione dei redditi può comunque richiedere la scheda al datore di lavoro o dell’ente erogatore della pensione e consegnarla (compilata e in busta chiusa) a un ufficio postale, a uno sportello bancario, che le ricevono gratuitamente, o a un intermediario abilitato alla trasmissione telematica (CAF, commercialisti, etc.). Sulla busta occorre scrivere DESTINAZIONE CINQUE PER MILLE IRPEF e indicare cognome, nome e codice fiscale del contribuente.

Emergency riferirà dell'impiego dei fondi devoluti con il 5 per mille attraverso la sua rivista e questo sito internet.


http://www.emergency.it/menu.php?A=004&SA=021&P=161&ln=It



Destina il tuo 5 per mille a Greenpeace.


Destina a Greenpeace il tuo 5x1000. Ci aiuterai a
contrastare i cambiamenti climatici, difendere gli oceani, proteggere le ultime foreste primarie del pianeta, lavorare per il disarmo e la pace, creare un futuro libero da sostanze tossiche, promuovere l'agricoltura sostenibile.

Dare il 5x1000 non significa pagare più tasse, ma decidere di destinarne una parte ad attività sociali.

Sali a bordo con noi, bastano due mosse:

1. Metti la tua firma nel riquadro “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale...”

2. Inserisci nello spazio “codice fiscale del beneficiario” il codice fiscale di Greenpeace 97046630584.


http://www.greenpeace.it/5permille/



Lettera a Vespa di una cittadina de L'Aquila

13 aprile 2010
Egregio dottor Bruno Vespa,
sono Giusi Pitari, la cittadina aquilana che la sua redazione ha ripetutamente chiamato il 5 aprile in serata e poi il giorno successivo, in mattinata.


Lo scopo delle telefonate era quello di avermi ospite in trasmissione, quella speciale del 6 aprile sera, la giornata del lutto cittadino
.
Ho declinato l’invito proprio perché non ritenevo opportuno, nel giorno del lutto, partecipare ad una trasmissione che non sapeva di lutto né di commemorazione, come ho potuto capire quando le sue collaboratrici mi hanno spiegato della presenza di Bertolaso, Chiodi e Cialente. Immagino che lei mi abbia cercato a seguito dell’articolo apparso sul Corriere della Sera che mi definiva “leader” delle carriole. La stampa e l’informazione, in generale, possono fare grandi danni: io non sono il leader delle carriole, perché quel movimento spontaneo ha un solo leader: L’Aquila.
Ad ogni modo, dopo aver seguito la trasmissione credo di aver capito che il suo intento era quello di decapitare il movimento, ma non sarebbe riuscito ugualmente, perché L’Aquila, la mia città è sempre lì, viva, grazie a tutti i cittadini che con carriole o senza carriole, la sognano, la guardano, la ricordano, la amano.
Ricordo perfettamente, e proprio poche ore fa ho rivisto il video,
la sua immagine accanto a Bertolaso, dentro un autobus, in giro per L’Aquila, mentre illustravate a tutta L’Italia una delle tante bugie dette a proposito del centro storico e cioè che era di nuovo fruibile agli aquilani che, infatti, potevano vedere di nuovo Piazza Duomo, il Corso, Piazza San Bernardino e il Castello. Era giugno, e le vie riaperte erano effettivamente quelle, con la precisazione che Piazza Duomo era solo per metà aperta, così come il Corso, Piazza san Bernardino non fu neanche accessibile per passarci il Capodanno, e intorno al Castello non si poteva girare per intero.
Lettera a Bruno Vespa
Così già a giugno si doveva pensare che le case per gli aquilani erano in costruzione e il centro era di nuovo fruibile. Lei, che è aquilano, non può non sapere che il Centro dell’Aquila è grande, grandissimo (170 ettari) e che tutti i centri della città territorio erano ancora completamente inagibili. Invece ha accettato di dar luogo ad una farsa dannosissima per la città.
Ma non è tutto. Durante le telefonate che ho ricevuto tra il 5 e il 6 di aprile, le sue collaboratrici insistevano molto per avermi in trasmissione e, quando ho detto loro “sarà per la prossima volta”, mi è stato risposto:
“E’ un’occasione unica, perché si riparlerà dell’Aquila il prossimo anno”. La ringrazio molto per l’attenzione che dedica ad una città capoluogo distrutta ma, data l’informazione che lei fa, è meglio che non ne parli più. Mai più.
Nella trasmissione del 6 aprile, non c’è stato cordoglio, né messaggi di solidarietà ai famigliari delle vittime, cosa che gli aquilani hanno dimostrato di saper fare bene, rimanendo in silenzio per molte ore attraverso la città (quel pezzettino di centro storico aperto, sempre lo stesso) per rendere onore ai loro angeli. La sua trasmissione è riuscita, forse, a spaccare la città, quel piccolo nucleo di socializzazione e di condivisionefinalmente sorto dopo mesi di dolore e solitudine è stato smembrato, spero non irreversibilmente, dalla strumentalizzazione che lei ha fatto di quei cittadini coraggiosi e ingenui che lei è riuscito a convincere ad apparire in un processo alle intenzioni degno di chi della informazione fa strumento politico.
Non si è stupito affatto che un masterplan per la città dell’Aquila sia un segreto, come se lei considerasse normale che chi vive in una città, non debba sapere cosa è in progetto, affidandosi a chi neanche dice quali nomi ci siano dietro il progetto.
Qualcuno ha chiamato il movimento spontaneo nato in città “Popolo delle carriole” e siccome le parole sono importanti, con questa definizione se ne è connotata sin dall’inizio la derivazione politica e quella sociale. Cosicché in molti hanno potuto dire che la rinascita dipende dalla borghesia e non dal popolo.
Mi piacerebbe sapere se lei sa chi sono i cittadini che la domenica si incontrano. Certamente no, altrimenti li avrebbe difesi.
Dopo mesi di emarginazione, L’Aquila si ritrova in centro, si parla, si discute, si ride, si toccano le proprie spoglie e lei parla di container.
Lo sa lei che a L’Aquila c’è chi dorme nei container? Chi? Gli studenti universitari, caro Vespa, quelli che lei pensa siano a posto. Quelli sono eroi, perché per studiare non pagano le tasse, ma al contempo pagano un altissimo tributo, quello di viaggiare e non avere null’altro che le aule dove si fa lezione. Poche parole per i 55 studenti morti, specie sulle responsabilità, del mancato allarme.
Inutile girarci intorno, il terremoto dell’Aquila è stato un gran successo e nessuno lo deve rovinare.
Neanche una città che muore.

Giusi Pitari

Tratto da: 6aprile2009.it



BERLUSCONI PER UN’ORA ASPETTA PER ESSERE RIACCOMPAGNATO IN ALBERGO.

martedì 13 aprile 2010
Cinquanta minuti sul marciapiede in attesa di essere riaccompagnati in albergo. E’ stata questa la disavventura accaduta ieri a Silvio Berlusconi e alla sua delegazione dopo la prima giornata del Nuclear Security summit che si conclude oggi a Washington.

Berlusconi andava su e giù sul marciapiede. Anche se ieri e oggi a Washington si sono incrociate per la città le delegazioni di 47 paesi, dimenticarsi o quasi della delegazione italiana non è stato carino da parte del cerimoniale a stelle e strisce. Soprattutto se si tratta di un esponente del G8 che sotto i cancelli ormai chiusi del "Convention Center", andava su e giù sul marciapiede.

La tentazione di farsela a piedi sino all’hotel Willard è stata frenata solo dal secco "no" degli uomini del Secret Service americano che hanno pronunciato un drastico quanto classico «non vogliamo grane», che ha fatto rinunciare tutta la delegazione alla passeggiata.

Dopo quasi un’ora l’arrivo del corteo di auto, con tanto di van neri e lampeggianti, è stato salutato dal Cavaliere con una smorfia. La stessa che stamane ha fatto quando gli hanno detto che «l’arrivo del rappresentanza italiana era già in ritardo di un’ora». «Ho aspettato io, ora aspettano loro», ha sostenuto il Cavaliere arrivando stamane nel palazzo del summit a ridosso di Barak Obama. I due sono entrati quasi insieme nel salone dove è stata scattata la classica foto di famiglia.
MATTINO .IT

http://www.napolipuntoacapo.it/npc/eventi.asp?id=1230&title=BERLUSCONI+PER+UN%26%238217;ORA+ASPETTA+PER+ESSERE+RIACCOMPAGNATO+IN+ALBERGO.

Berlusconi a Washington: attende 40 minuti l’ auto sul marciapiede


Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è rimasto quaranta minuti ad attendere la sua auto sul marciapiede, nei pressi del Washington Convention Center.

Berlusconi, terminata la cena offerta dal presidente americano Obama, si è recato fuori dall’ edificio, ma a causa di un disguido sulle precedenze dei cortei delle delegazioni, le macchine del Cavaliere sono arrivate con un forte ritardo.

Nell’ attesa, il Premier italiano, spazientito, ha chiesto di poter tornare a piedi al suo Hotel, situato a otto isolati di distanza, ma la richiesta gli è stata negata dal responsabile del servizio segreto americano.

Federica Ivaldi

http://www.newnotizie.it/2010/04/13/berlusconi-a-washington-attende-40-minuti-l-auto-sul-marciapiede/