giovedì 22 luglio 2010

Il sultano e il suo sultanato. -

[Carta Capital]

Berlusconi minaccia la democrazia tentando di mettere in pratica un piano messo a punto più di 30 anni fa

Venerdì 11 giugno la prima pagina de La Repubblica, uno dei due quotidiani più importanti e di maggior tiratura in Italia, è uscita completamente in bianco con al centro un’unica nota di chiarimento ai lettori: “La legge bavaglio nega ai cittadini il diritto di essere informati”. In seconda pagina il direttore del giornale Ezio Mauro esponeva il proposito di testimoniare “una violenza nel circuito democratico” portata avanti a forza di legge.

Nel pomeriggio di giovedì 10, il Senato aveva approvato a maggioranza semplice il progetto di legge preparato dal ministro della Giustizia Angelino Alfano sulle cosiddette “intercettazioni telefoniche” svolte dalla polizia su sollecitazione della magistratura che includono tuttavia, secondo la versione ufficiale, altre forme di violazione della privacy dei cittadini. Scrive Roberto Saviano, autore del best seller mondiale Gomorra: “La legge bavaglio non difende la privacy dei cittadini, difende quella del potere”.

Giorni difficili si preparano per il giornalismo italiano, tanto per gli editori quanto per i giornalisti. Le “intercettazioni” non potranno essere pubblicate in versione integrale e nemmeno la loro trascrizione, fino all´inizio del processo. Il giornale che non rispetterà la proibizione subirà multe variabili tra i 30mila e i 450mila euro. Il giornalista si espone al rischio di finire in carcere per un mese. Risulta chiara, tra le altre, l´intenzione di coinvolgere l´editore al punto di forzarlo ad interferire nella linea editoriale del giornale, il che configura una novità assoluta per il giornalismo italiano dove la direzione delle redazioni è affidata esclusivamente ai giornalisti.

Si proibisce alla televisione di riprendere qualsiasi magistrato all´interno del palazzo di Giustizia e ai procuratori di rilasciare dichiarazioni alla stampa e, inoltre, di pubblicare gli atti delle indagini in versione integrale fino al termine dell´udienza preliminare. Nel caso della criminalità organizzata le “intercettazioni” non potranno prolungarsi per più di 75 giorni, con la possibilità di proroga di 72 ore da richiedere previamente a un’istanza superiore. Si immagina che le mafie che infestano la penisola stiano festeggiando dentro le loro tane e perfino alla luce del giorno.

Il posto d’onore al tavolo dei festeggiamenti spetta anche a corruttori e corrotti che trafficano nei corridoi del potere. Se la Legge Alfano fosse già entrata in vigore, le conversazioni telefoniche tra gli imprenditori chiamati a partecipare alla ricostruzione de L´Aquila, ridotta in macerie dopo il terremoto, non sarebbero arrivate a conoscenza dell´attonito e perplesso pubblico. I signori della ricostruzione, convocati dalla Protezione (protezione?) Civile, sono stati intercettati mentre gioivano per il sisma e ringraziavano l´intervento della natura generosa. O sarebbe meglio dire della Provvidenza Divina?

La legge bavaglio è passata al Senato per l´imposizione della maggioranza di destra, chiamata da Silvio Berlusconi al voto di fiducia, in mezzo al tumulto delle proteste dell´opposizione. Al termine del dibattito, i senatori del Partito Democratico hanno abbandonato il maestoso salone del palazzo cinquecentesco rifiutandosi di partecipare alla pantomima. Anche così la strada che lo attende non si presenta tanto agevole per Berlusconi.

Il primo problema sorge all´interno della stessa coalizione di governo. Il secondo ha le fattezze altezzose e composte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Entrambi, in qualche modo, si intrecciano. Il presidente della Camera Gianfranco Fini, cofondatore del Popolo della Libertà, intravede la gravità della situazione e l´incostituzionalità della legge bavaglio in molti dei suoi punti chiave. Invece Berlusconi protesta costantemente contro una Costituzione che, dice lui, gli lega le mani, e minaccia perfino di riscriverla, ma nulla di tutto ciò facilita le relazioni tra il primo ministro e il presidente della Repubblica, al quale spetta di firmare la legge prima della promulgazione. A ragione, Fini teme che Napolitano rifiuti di firmare ed esiga modifiche. È un diritto che la Costituzione gli conferisce. Che farà Berlusconi? Forse si prepara ad affrontare un presidente che non è la regina di Inghilterra.

Fini teme una crisi istituzionale di dimensioni ed effetti imprevedibili e fa sapere, dall´alto di una carica che glielo permette, che la votazione alla Camera sulla legge bavaglio, la cui approvazione permetterebbe l´invio al tavolo presidenziale, dev’essere preceduta dal dibattito sulle severissime misure economiche previste dal ministro dell´Economia Giulio Tremonti per affrontare la crisi. Fini spera che, posticipando l´approvazione della Camera alla fine di agosto o all´inizio di settembre, la tensione di questi giorni si affievolisca. Non è impossibile che riesca a realizzare il suo piano. Tuttavia è abbastanza probabile che si illuda sulle sue conseguenze.

La minaccia alla democrazia italiana, del resto “incompleta” come sostiene l´ex leader del Pd ed ex sindaco di Roma Walter Veltroni, è fin troppo chiara. Berlusconi è arrivato a paragonarsi a Mussolini, il quale si lamentava di comandare meno dei suoi gerarchi, anche se il parallelo vale solo come caricatura. Il premier assomiglia più, molto di più, al sultano di un triste sultanato dove gli interessi mafiosi e di governo si incrociano. E dove perfino l´unità di Italia, che quest´anno celebra i 150 anni, è messa in scacco dalla Lega nord, della quale, in un certo qual modo, il sultano è ostaggio. È da essa che dipende la sua maggioranza.

Mussolini parlava di ingerenza dei suoi gerarchi, i sottoposti che lo circondavano. Berlusconi è accerchiato da lacchè, a cominciare dal ministro Alfano. In ogni caso, mai come adesso i legami tra la criminalità organizzata e il governo sono stati tanto portati alla luce. Due settimane fa il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, interrogato sull´onda degli attentati mafiosi iniziati con gli assassini dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e conclusasi con diverse bombe esplose nella prima metà del 1993 (una a Firenze, vicino al museo degli Uffici, con morti, feriti e danni al patrimonio artistico), ha fornito una spiegazione politica. Perchè gli attentati cessarono repentinamente? Grasso prospetta un’ipotesi inquietante: si voleva creare un clima in grado di favorire la nascita di una nuova “entità politica”.

Il 2 giugno l´ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha dato seguito alle parole di Grasso. Primo ministro nel 1993, in un´intervista di grande impatto ha detto di aver temuto all´epoca l´imminenza di un colpo di Stato, soprattutto nella notte dell´esplosione di una bomba a Roma, quando l´energia elettrica della capitale venne tagliata per molte ore. Ciampi concorda con il procuratore antimafia: l´obiettivo potrebbe essere stato quello di creare una forza politica disposta a mantenere intatte le relazioni tra governo e mafia. Tutto un regime di reciproci favori.

Seguendo questa misteriosa pista si torna al 1981, quando la scoperta della loggia massonica Propaganda 2, più conosciuta come P2, suscitò uno dei più fragorosi scandali politici della storia repubblicana italiana. Loggia “coperta”, ovvero segreta, che aveva l´obiettivo di sovvertire il modello sociopolitico vigente e guidata da un imprenditore toscano, Licio Gelli, abile trasformista durante la guerra, diviso tra l´adesione al fascismo in declino mentre organizzava una fuga di partigiani prigionieri. Tra il 1976 e il 1981 la P2 ebbe un notevole sviluppo e arrivò a fare proseliti in Sudamerica, Brasile incluso.

Nel quadro delle indagini sul presunto sequestro dell´avvocato e uomo d´affari Michele Sindona, i giudici istruttori autorizzarono un blitz della polizia nel casolare e nella fabbrica di Gelli. L´operazione portò alla luce una lista di circa mille affiliati alla P2, tra i quali lo stesso Sindona. Gelli scappò in Uruguay. Una commissione parlamentare portò alla luce che la loggia intendeva assumere le redini del potere secondo un “piano di rinascimento” destinato a collocare nei posti di comando dello Stato esponenti della P2.

Tra le figure che dovevano essere reclutate vi era Giulio Andreotti, sette volte primo ministro, lo stesso che abbandonò Aldo Moro al suo destino nelle mani delle Brigate Rosse nel momento in cui quest´ultimo negoziava l´alleanza tra la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista di Enrico Berlinguer, il compromesso storico. Tra gli altri spiccavano i leader non solo della DC, ma anche del partito Socialista, a cominciare da Bettino Craxi che diventerà premier, dei socialdemocratici e dei repubblicani. Si prevedeva di porre sotto controllo dell´Esecutivo il Consiglio Superiore della Magistratura, separare le carriere dei magistrati, rompere l’unità sindacale, abolire il monopolio della televisione statale Rai. Punti questi che fanno parte dell´attuale programma di Silvio Berlusconi, ex possessore della tessera n. 1816 della P2. La quale arrivò a contare più di duemila affiliati, tra essi tre ministri del governo dell´epoca, 44 parlamentari, 39 generali, 8 ammiragli, 4 brigadieri, oltre ad imprenditori, banchieri e figure centrali della società influente dell’epoca.

Non mancavano nella lista vari giornalisti, alcuni dei quali coinvolti nell´operazione condotta dalla P2 per annettere al progetto il Corriere della Sera dopo aver provocato il fallimento della famiglia Rizzoli, proprietaria del giornale, grazie all´inestimabile collaborazione del banchiere Roberto Calvi e dello IOR, la banca del Vaticano, considerata più sicura delle Cayman o della stessa Svizzera, all´epoca affidata alla competenza di monsignor Marcinkus, quel corpulento prelato che accompagnò Giovanni Paolo II nella sua visita in Brasile nel 1980.

Arrestato, Sindona venne avvelenato in carcere, mentre il cadavere di Calvi penzolava da una corda sotto un ponte di Londra, a simulare un impossibile suicidio.

Quanto a Gelli, oggi 90enne, vive agli arresti domiciliari nella sua bella villa toscana nei pressi di Firenze. Il mistero avvolge ancora oggi il nome del supremo sacedote della loggia. Secondo la vedova Calvi, sarebbe Andreotti, monumentale ipocrita, protagonista del film Il Divo, oggi 90enne e senatore a vita.
Condannato per collusioni varie con la mafia siciliana e per l´assassinio del giornalista Mino Pecorelli, non fu mai assolto come molti credono con l´approvazione del suo sguardo accondiscendente. Si dá il caso che fu condannato appena per “associazione di stampo mafioso”, ma la pena venne prescritta.

Alcuni dei punti programmatici della P2 sono stati realizzati ancor prima che Berlusconi diventasse capo del governo per la prima volta nel 1994. Craxi, quando era primo ministro, aprì all´ex piduista le porte della TV privata. È in corso il tentativo di raggiungere altri obiettivi della famigerata loggia e l´Italia viaggia in direzione di un sultanato che fa vergognare un paese con tremila anni di storia. E non manca l’evidenza che, una volta cessati all’improvviso gli attentati mafiosi, la nuova “entità politica” irruppe sulla scena: Forza Italia, il primo partito politico di Berlusconi. Quello che ora ha la faccia tosta di presentarsi come il Popolo della Libertà.

http://italiadallestero.info/archives/9791


mercoledì 21 luglio 2010

I grillini ci hanno preso gusto. - Stefano Caselli



I sondaggi li danno già al 3%: "Pronti a entrare in Parlamento". Giovanni Favia, eletto a Bologna:"Ero contro i partiti, ma per incidere bisogna starci".

Se si votasse oggi, almeno stando a quanto rivela un sondaggio commissionato dal quotidiano La Stampa - raccoglierebbe il 3 per cento dei consensi, come Sinistra e Libertà di Nichi Vendola. Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo,piaccia o no, è qualcosa con cui la politica italiana – e la sinistra in particolare – dovrà fare i conti nei prossimi anni. E lo sanno bene gli elettori dell’Emilia Romagna e, soprattutto, i piemontesi. Un possibile exploit, con margini di crescita indefinibili, che ancora una volta dimostra quanto paghino idee chiare e non negoziabili: lo insegna da una vita la storia della Lega, è tendenza ormai consolidata per l’Idv. Insomma, l’esatto contrario del Pd.

Davide Bono e Fabrizio Biolè da tre mesi siedono da extraterrestri in consiglio regionale a Torino. Davide, medico, 30 anni, è il capogruppo. È stato il primo a non stupirsi dei 90 mila voti che lo hanno catapultato a Palazzo Lascaris e non si sorprende del sondaggio: “Abbiamo una visione e sappiamo di avere un consenso alle spalle – racconta – il Movimento sta crescendo anche al di fuori della rete, perchè le nostre tematiche – energia, sostenibilità, trasparenza – sono di respiro mondiale. E’ il momento caldo per battere”. Per il futuro prossimo le idee sono chiare: “Presenteremo un candidato sindaco a Torino e, soprattutto, contiamo di entrare in Parlamento nel 2013. Il 4 per cento è una soglia raggiungibile, i risultati di Piemonte ed Emilia-Romagna lo confermano”.

Ma come sono stati questi primi mesi da “politico”? Davide risponde divertito: “È un lavoro duro – dichiara – per riuscire ad incidere nelle istituzioni e ottenere risultati bisogna imparare il mestiere. Ci stiamo provando”. Un obiettivo raggiunto, i due grillini – che trattengono per sé 2.500 euro al mese destinando il resto delle indennità al Movimento che a sua volta finanzia iniziative e progetti – se lo appuntano al bavero: “Il Piemonte ha dimezzato il Tfr per i consiglieri – dichiara Bono – Fino a ieri chiunque non fosse rieletto riceveva un indennizzo di 100 mila euro. Il taglio è passato come emendamento della maggioranza alla Finanziaria, ma i primi a proporlo siamo stati noi. Il meccanismo è sempre lo stesso, rigettare tutto quello che viene dalle opposizioni salvo poi ripresentarlo se conviene”.

L’omologo emiliano di Davide Bono si chiama
Giovanni Favia, ha 29 anni ed è un fiume in piena: “Quando siamo arrivati in Regione – racconta – abbiamo scatenato un tifone, proponendo da subito l’abolizione del vitalizio per i consiglieri; il Pd ha preso tempo fino a settembre per decidere. Poi abbiamo puntato sul taglio degli stipendi aggiuntivi, le indennità di funzione. Sono stati costretti ad approvarlo con una delibera”. I ragazzi sembrano averci preso gusto: “Ero tra quelli scettici con lo sporcarsi le mani in politica – confessa – ma sbagliavo. Prima le cose ce le dicevamo in piazza, magari in tanti, ma rimanevano circoscritte. Adesso dico una cosa e il giorno dopo me la ritrovo sul giornale. Ci chiamano antipolitica ma della politica siamo i signori: per noi è un servizio civile. E poi io e Andrea (Defranceschi, collega consigliere, ndr) leggiamo tutte le carte fino all’ultima riga, sono tutti sconvolti. I consigli regionali sono realtà ancora più opache e giù di tono del Parlamento; tutto è in mano alle giunte, nessuno discute, pochi lavorano. Per adesso a rompere le scatole ci siamo solo noi”. Stupito del possibile 3 per cento nazionale?: “No di certo – ancora Giovanni – qui in Emilia, per esempio, siamo molto radicati, abbiamo toccato punte dell’11% e possiamo arrivare al 15. Il Parlamento? È un discorso prematuro, ma penso proprio che ci candideremo. Beppe avrebbe potuto farlo dopo il V-day, ma sarebbe stata una decisione calata dall’alto. Ora, invece, c’è un forte movimento dal basso, con tanto cuore e tanta volontà”.

In Piemonte i colleghi del “palazzo” hanno accolto bene i due extraterrestri: “Sono tutti molto cordiali – racconta Davide Bono – Penso che abbiano anche paura di noi, sanno che qualunque cosa accada noi la rendiamo pubblica in tempo reale”. Facebook, Twitter, la blogosfera, lo sconfinato catino della rete dove i grillini consumano la loro luna di miele collettiva. Ma il mondo è anche fuori e qualche crepa, prima o poi, inevitabilmente comparirà. A Torino è già successo con i ricorsi (in parte accolti dal Tar) per l’annullamento delle elezioni regionali. Il Movimento a 5 Stelle li ha definiti “arroganti”, un po’ stonato per chi fa della legalità e della trasparenza un cavallo di battaglia: “È vero – ammette Bono – abbiamo ricevuto critiche per questa presa di posizione. Dico soltanto che mi sembrano ricorsi un po’ strumentali. Chi ha falsificato le firme lo ha fatto anche nel 2005, ma allora nessuno alzò un dito. In ogni caso se illegalità ci sono state è giusto che si faccia luce”.

Forse c’è il timore di non ripetere l’exploit in caso di nuove elezioni? “È quello che mi dicono tutti – conclude Davide – In realtà sono sicuro che raddoppieremmo i consensi, ma non mi va di farlo sulle tasche dei piemontesi. Di sicuro non lo farei sulle mie: in campagna elettorale ho speso, oltre alla benzina, 50 euro di volantini. E abbiamo anche rinunciato ai rimborsi”.



“Il sistema di B. è in tilt: gli conviene sfilarsi”. - Silvia Truzzi



Secondo Alexander Stille, docente di Giornalismo alla Columbia University, gli scandali che stanno coinvolgendo il governo sono palesi anche agli elettori del Pdl.

Molti sentono puzza di basso impero. È l’odore che hanno l’impasse politico, la corruzione, i tentativi di strappo ai principi democratici. Fine di un’era? Risponde Alexander Stille, docente di Giornalismo alla Columbia University ed editorialista di Repubblica.

Capolinea Berlusconi?

Non credo che come individuo sia finito, rimane una figura potentissima. Ha assorbito scandali che avrebbero travolto qualsiasi leader politico del mondo. È ancora l’uomo più ricco del Paese: continuerà a influenzare la politica”.

E il berlusconismo?

Forse quel modo di fare politica, personalista e fondato sulla corte, è andato in tilt. E si è rivelato agli occhi dei cittadini per quello che è: un fallimento totale”.

La gente non pensa più che il Cavaliere trasformi il piombo in oro?

“È uomo d’immagine e s’interessa troppo poco della gestione reale dell’Italia. È convinto di saper fare meglio di tutti ed è incapace di pensare un modo di guidare il Paese diverso da quello incentrato su di sé. Questo comporta che l’esecutivo sia formato da suoi amici e cortigiani”.

Alcuni di loro sono compromessi.

“Una gestione personalizzata inevitabilmente si trasforma in governo clientelare. Lo scandalo della Protezione civile è emblematico del berlusconismo: un grande capo che agisce senza controlli. E poi ci sono i privilegi, impropri se non illegali, le cricche. Il sistema è questo, un sistema in bancarotta. Lo dimostra anche lo scandalo dell’eolico. Lo stesso meccanismo: gli amici di B. che fanno affari con Carboni. Forse ci sono tangenti, forse no. Però è il comitato d’affari. Quindi il famoso ‘governo del fare’ si riduce per forza alla gestione clientelare. Non si può governare alla Berlusconi senza scendere nella corruzione. Anche perché il premier cerca sempre di agire senza controlli. Ed è un signore che serve interessi suoi e se ne frega di tutto il resto. Ora questo è palese, anche agli occhi di molti che l’hanno votato”.

E il Pdl ha perso elettori alle ultime Regionali.

“Certo, anche dentro il centrodestra ora c’è una maggior cautela. Fini, ma anche la Lega che in questi giorni sta dicendo: ‘Siamo un partito senza inquisiti’. Distanze, no?”.

Qualcuno vede già Tremonti al posto di Berlusconi. Lei?

“Non dimentichiamo che Tremonti ha fatto i condoni edilizi e lo scudo fiscale. Anche questo fa parte del berlusconismo”.

La domanda era: è uno scenario plausibile?

“In un certo senso per il presidente del Consiglio sarebbe auspicabile: credo che si sottrarrebbe volentieri alle sue responsabilità”.

Molta responsabilità, molta immunità…

“Le persone potenti in Italia non pagano mai. Berlusconi non andrà mai in galera, qualunque cosa faccia. La sua vicenda non finirà per via giudiziaria. La sinistra scioccamente non ha mai sottolineato il disastro finanziario in cui il premier ha trascinato l’Italia. Crescita zero, un anno dopo l’altro dal 2001 al 2006″.

A proposito di sinistra: perché non combattono la maggioranza come succede dappertutto?

“D’Alema e i suoi hanno pensato di poter trattare con Berlusconi. E si sono fatti fregare una volta dopo l’altra, dalla Bicamerale alla legge Maccanico”.

Berlusconi non è il tipo di politico con cui per definizione non bisognerebbe trattare?

“Ovviamente. Ma la sinistra ha sottovalutato il conflitto d’interessi, dovevano fare una legge per stabilire un’Italia delle regole. Invece, anche nella Bicamerale, la giustizia fu trattata come merce di scambio. Grande errore: la sinistra avrebbe dovuto rappresentare un modo di fare politica diverso dai compromessi”.

Infatti: il Pd ha avuto un forte calo di consensi. Perdono voti tutti e due. Poco fisiologico in un sistema maggioritario?

“Non mi stupisce: pensiamo all’indulto per salvare Previti, o alla scelta di una figura molto chiacchierata, mi riferisco a Mastella, come ministro della Giustizia. Cosa dice ai suoi elettori? Non certo: ‘Noi siamo diversi’”.

La situazione politica è bloccata, mentre attorno alla politica c’è un grande fermento giudiziario.

“Bisogna provare a fare un governo senza Berlusconi e senza gli uomini di Berlusconi”.

Almeno per fare la nuova legge elettorale?

“Certo. E la sinistra deve riprendere terreno, invece di avere paura dei propri elettori”.

Da
Il Fatto Quotidiano del 21 luglio 2010



Urla e fischi: lo spot non incanta più. - Carlo Tecce



Il premier ancora contestato, l'impero trema. Fiducia giù del 14% rispetto a inizio legislatura: "Non possiamo sempre vincere"

L’ultimo rifugio estivo di Silvio Berlusconi sarà una fortezza medievale, una camera singola nel castello di Tor Crescenza della principessa Sofia Borghese. Senza il traffico e i turisti di Roma. E lontano dai fischi che fanno compagnia a un governo solo: Letizia Moratti a Milano, Renato Schifani a Palermo. Nemmeno il pallone, la miglior pubblicità per vent’anni, fa rotolare Berlusconi dal verso giusto. Il presidente dei miracoli e delle cinque coppecampioni cercava l’ovazione dai milanisti: arrivano striscioni, urla e i fischi. E pensare che, replicando l’86 come uno spot di successo, Berlusconi è calato a Milanello per il raduno della squadra con un elicottero di livrea rossonera e il fido Adriano Galliani in picchetto d’onore. L’imprenditore con il sole in tasca – sigla elettorale prestata a un libro di Sandro Bondi – è ormai spento: “Non possiamo vincere sempre”, commenta dimesso le contestazioni di tifosi. E loro: “Una volta compravi Baggio, ora solo Caravaggio”. Che la festa sia finita l’ha capito lunedì a Milano: serata di gala per il premio ‘statista di rara capacità’, sala vuota e nessuna canzone. E pure una lezione di realismo del fratello Paolo: “Neanche Silvio può camminare sulle acque”.

L’ombra dei numeri
Non sventola sondaggi perché i numeri sono pessimi: nel mese di luglio – fonte Ipr marketing – la fiducia nel premier è al 39 per cento, meno 14 punti dal ritorno a Palazzo Grazioli. Mai così male nella legislatura. Il governo è in zona retrocessione: 33 per cento, un solo italiano su tre crede in Brunetta, Gelmini e colleghi. L’ex sondaggista personale
Crespi infierisce: intenzioni di voto, il Pdl passa dal 39 per cento di gennaio al 33,5 di luglio. Il “ghe pensi mi” ha scatenato il panico e la fuga collettiva.

Il 19 luglio dovevano ricordare Paolo Borsellino e sono scappati via:
Schifani ha evitato la piazza di Palermo, il sindaco Moratti s’è fatta scortare da La Russa a Milano. Fischi e applausi perGianfranco Fini, fischi e basta per Beppe Pisanu. Il professore Alessandro Campi insegna Storia delle dottrine politiche a Perugia e commenta da un osservatorio privilegiato – direttore scientifico della finiana FareFuturo – le corse e le ansie nei palazzi romani: “C’è una distanza siderale tra i cittadini e i suoi rappresentanti. La classe politica ha paura del confronto, così diventa la casta che tace e ignora la gente comune”. E se non batte in ritirata, e resta segregata nelle autoblu, le forze dell’ordine fanno muro e agitano i manganelli: due settimane fa, aquilani in corteo a Palazzo Grazioli, botte e tre feriti. “Siamo a una deriva oligarchica della nostra democrazia. Fallisce l’epoca che va da Tangentopoli in poi, pensavamo ai partiti liquidi e – aggiunge Campi – al dialogo virtuale, ma siamo rimasti prigionieri di un’illusione ottica”.

E il politico, ovvero Berlusconi, fatica a comprendere la realtà. Spedisce un messaggio in Abruzzo per l’anniversario del terremoto, un testo letto e scandito da fischi e insulti: “Mi chiedo perché? Per L’Aquila ci ho messo il cuore”. E forse avevano bisogno di case, lavoro, futuro. Al teatro la Scala celebrano la Liberazione, Berlusconi interrompe cinque minuti di applausi per
Giorgio Napolitano, presto convertiti in fischi appena sporge la mano per salutare. E ancora fischi in via dell’Umiltà (sede del partito) per una conferenza stampa, fischi all’intero consiglio dei ministri in trasferta a Reggio Calabria.

Macerie sul peggio
Campi, l’impero va in frantumi? “La legge elettorale è il male originale, come può un cittadino sentirsi parte di un progetto politico senza le preferenze sulla scheda? Poi i parlamentari sembrano approvare leggi per nascondersi e blindarsi, ovvio che la gente scenda in piazza. Non farei paragoni con il ’92 o le monetine a
Craxi, non abbiamo un’opinione pubblica matura che lotta per il cambiamento, non per apatia, ma perché rassegnata al peggio”. Maceria su maceria, il crollo è irreparabile? “La politica deve riscoprire il coraggio di parlare con la gente, affrontare le critiche e spiegare. Non saprei come e quando salterà il coperchio sulla pentola, ma la pressione è davvero forte”.


La fregatura l’ha presa Grillo


APPROFONDIMENTI: CASO MONTANARI-GRILLO-MICROSCOPIO ESEM, - GENNAIO 29, 2010 ALLE 01:00

di SONIA TONI – Che le verità scientifiche vadano divulgate in maniera comprensibile anche ai non addetti ai lavori, è “cosa buona e giusta”: ma che si sfrutti la buona fede delle persone per guadagnarsi l’aureola in modo da trarne vantaggi personali, è certamente cosa alquanto deprecabile.
Attualmente ci sono soltanto due “scienziati”, i cui nomi e facce compaiono più o meno di frequente negli spazi mediatici. Uno è l’arcinoto oncologo del jet set, tale Veronesi Umberto, le cui dichiarazioni sulla presunta pericolosità della polenta, del basilico e dell’innocuità dell’inquinamento hanno fatto ridere il mondo accademico internazional-galattico; l’altro è quel Montanari Stefano, noto farmacista di Bologna trapiantato a Modena, che tre anni fa Beppe Grillo portò agli onori della cronaca dandogli l’opportunità di guadagnarsi fama di scienziato indomito.
Mai generosità fu ripagata con tanta ingratitudine.
Il farmacista e la scienziata (leggi: la moglie del farmacista: Antonietta Morena Gatti) conoscono Beppe e gli raccontano che gli stanno scippando un microscopio elettronico che avevano acquistato con soldi personali per un terzo del suo valore: il motivo? Alcuni risultati di indagini che avevano svolto, davano molto fastidio a certe industrie e università in combutta con queste. A riprova di questo bel discorso, gli mettono sotto il naso una lista di alimenti nella quale si elencano nomi di prodotti che contengono nano e micro particelle inorganiche di vario tipo e quindi assolutamente nocivi alla salute. Fra i vari prodotti (biscotti, omogeneizzati, farine, formaggi, merendine, pane, etc) spiccano nomi di marche molto conosciute sul mercato. “Allarmati dall’esito di queste analisi, abbiamo subito scritto alle aziende in causa per informarle in merito ai risultati del nostro lavoro e perché corressero ai ripari ma nessuno ci ha mai risposto”.
Grillo si indigna al racconto di tale nefandezza e, con lo spirito e l’entusiasmo che lo contraddistinguono fa partire una raccolta fondi per “ricomprare” ai due scienziati, il microscopio scippato.
La prima cospicua donazione viene fatta proprio da lui devolvendo l’incasso di una sua serata tolte le spese: circa 36.000 euro.
La raccolta fondi viene effettuata attraverso la Carlo Bortolani Onlus che, nella figura del suo presidente, l’avvocato Marina Bortolani, mette a disposizione l’Associazione perché tutto avvenga nella maniera più veloce e regolare possibile.
Nel frattempo il farmacista viene ospitato molte volte in molte piazze d’Italia sul palco di Grillo.
La sua fama cresce, viene applaudito, intervistato, ripreso da varie tv, sentito in diverse radio, corteggiato da diverse signore/ine di ogni età, “toccato” da ammalati che chiedevano la sua benedizione taumaturgica, scocciato (come lamenta lui stesso) continuamente perché “non capisco perché mi facciano domande su tutti gli argomenti: io non sono un tuttologo, io mi occupo di polveri inorganiche”.
Il perché è molto semplice: se non vuoi che ti trattino da tuttologo, non fare il tuttologo.
Ma al farmacista piace da morire, di fatto, fare il tuttologo.
E’ un vizio al quale non potrebbe mai rinunciare, così come non potrebbe mai rinunciare al microfono e al palcoscenico dopo averne assaporato il gusto.
Complice di questo destino mediatico, gioca la sua innata capacità di incantatore di serpenti. Nessuno parla e scrive meglio di lui e non mi riferisco solo all’aspetto sintattico e grammaticale del concetto ma soprattutto a quel talento addirittura geniale che lo rende sempre convincente.
Insomma: quando lo senti parlare ti incanta e dubitare di quello che racconta è praticamente impossibile. Ma anche le bugie meglio architettate vengono prima o poi alla luce, soprattutto quando si vuole impunemente perseverare nel prendere per i fondelli la gente.
A onor del vero, il farmacista non racconta bugie. Quello che fa è uno splendido lavoro di “taglia e cuci” verbale; una sorta di “montaggio” dei fotogrammi di un evento.
Il pubblico che vede il film tagliato e montato da lui non si accorge delle scene mancanti e la sua abilità verbale completa l’opera di convincimento. E’ talmente bravo in questo giochino che non ho potuto fare a meno di soprannominarlo il signore degli anelli (mancanti).
Ma come potrei affermare tutto questo senza portare degli esempi illuminanti? Ed eccone (solo) alcuni:

a) Non è mai stato provato che il primo microscopio fosse veramente anche di proprietà dei coniugi Montanari. Quando un gruppo di persone del meet up di Modena ha cercato di approfondire la questione chiedendo un confronto fra l’università di Modena e i ricercatori, il Montanari ha verbalmente dato la piena disponibilità all’incontro ma poi (dati i numerosi impegni…) la cosa non si è mai fatta.
Da parte sua, l’università ha sempre dichiarato che il microscopio in oggetto era “parcheggiato” alla Nanodiagnostics in attesa che venisse allestito presso l’ateneo, un locale idoneo ad ospitarlo e che la dr.ssa Gatti era al corrente di tutto.
Quindi, è vero che il primo microscopio è stato portato via dalla Nanodiagnostics ma non è vero che è stato uno scippo e, del resto non dovrebbe essere difficile provare la comproprietà di uno strumento del genere (avranno buttato via lo scontrino?).
Inoltre, il microscopio “scippato”, la cui storia aveva commosso Grillo e migliaia di benefattori, la signora Gatti ha continuato bellamente ad usarlo; cosa che fa tuttora (e lo sappiamo per ricerche personali, non perché Montanari ci ha informato in merito);

b) La lista degli alimenti pieni di metalli che Grillo, in buona fede, ha pubblicato sul suo blog dandogli il massimo della visibilità, si è rivelata essere soltanto un escamotage mediatico; uno scoop senza il minimo valore scientifico, cosa candidamente confessata dal Sig. Montanari ad Attivissimo una volta terminata la raccolta fondi.
Nessuno scienziato con un minimo di serietà avrebbe fatto una cosa simile. E come si arrabbiava il farmacista quando ancora, dopo due o tre anni c’era chi, preoccupato, gli chiedeva notizie sugli alimenti di quella lista: “Ho già spiegato mille volte che quella lista non ha nessun valore scientifico!” tuonava.
E perché l’hai fatta pubblicare, allora? Oltre a non avere rispetto per tutte le persone che l’hanno vista, che rispetto hai avuto nei confronti di Grillo che ti ha ospitato in casa sua?
Inoltre, durante la stessa intervista e sempre “candidamente”, il Montanari dichiara che le aziende alimentari non hanno mai risposto alle loro lettere “allarmate” semplicemente perché i due di Modena non hanno mai scritto.
E di nuovo torna la verità part-time: i metalli nei prodotti sono stati trovati veramente ma non erano in tutti i pacchetti di quel prodotto o di quell’altro; confezioni prese a casaccio dai banchi del supermercato. Ci credo che quella lista non aveva nessun valore scientifico (e c’è ancora chi chiede informazioni in merito…).

c) Il Montanari dichiara di essere il proprietario del 75% dell’esem perchè durante la raccolta fondi ha girato in lungo e in largo facendo conferenze gratis e pagandosi pure le spese e che quindi, il contributo di Grillo all’impresa è finito con la sua prima donazione. E come sempre, la prima parte del racconto è vera ma la seconda no.
Se non fosse stato per Beppe Grillo, nessuno avrebbe mai conosciuto e dunque invitato Montanari e anche se questo gli dà molto fastidio, se ne deve fare una ragione: la sua notorietà, l’acquisto dell’esem, la fiducia che gli ha dato la gente fino alla sua discesa in politica, sono da attribuire a Grillo.
Adesso addirittura dichiara che invece è stato Grillo ad aver sfruttato il suo nome per farsi pubblicità! Roba da matti.
Il suo blog e i contratti con la casa editrice che gli ha pubblicato il libro “Il girone delle polveri” invece sono opera mia. Ma Montanari non conosce il significato della parola “riconoscenza” anzi, quando forse si accorge che qualcuno non gli è più utile perchè ha raggiunto (o crede di aver raggiunto) il suo scopo, non si accontenta di eliminarlo ma comincia a denigrarlo usando sempre la stessa tecnica: unire un fatto vero ad una falsità.

d) Beppe ed io abbiamo un figlio di 27 anni, Davide, che ad appena sei mesi si è ammalato di un tumore gravissimo. Operato e curato è miracolosamente guarito ma con delle conseguenze pesantissime. A tutt’oggi ha degli handicap molto gravi. Mi dispiace tirare in ballo questa storia tutta personale, ma la faccia tosta di certi individui mi indigna talmente tanto che proprio non riesco a passarci sopra e questo, comunque, aiuta parecchio a capire il “profilo” della persona.
Dunque, un paio di anni fa, la dr.ssa Gatti, in una conversazione telefonica mi chiede la disponibilità di usare il campione del tumore prelevato a mio figlio 26 anni fa per poterlo analizzare all’interno del progetto di ricerca sulle malformazioni fetali. Informo Beppe e decidiamo di acconsentire alla richiesta: a mio figlio non avrebbe portato il minimo giovamento ma se poteva servire alla causa, ok (per la cronaca, l’esito di tale analisi fu che in questo campione vennero trovate sostanze che la dr.ssa Gatti non conosceva).
Bene, dopo qualche mese, nel corso di una discussione via e-mail nata perché mi ero permessa di far notare che era giusto informare ogni tanto la gente sugli usi (pubblici e privati dell’esem), il farmacista, stizzito, ha avuto il coraggio di scrivermi che le analisi da loro eseguite sul campione di Davide potevo ritenerle un regalo perché il loro valore venale superava ampiamente la mia carità (si riferiva alla mia donazione per l’esem: come se la donazione l’avessi fatta a lui..!).
Oltre all’infamia imperdonabile di aver tirato in ballo nostro figlio e il suo handicap in un contesto in cui non c’entrava niente, il grande scienziato si era “dimenticato” che né io né Beppe gli avevamo chiesto nulla a tal proposito e che erano stati loro a chiedere a noi quella disponibilità. Già, la solita verità mescolata con la menzogna.

e) Da qualche tempo troneggia nel blog/vetrina del farmacista (a proposito: avete notato che sono state chiuse tutte le entrate dei commenti? Sembra un deserto. Montanari ha preferito censurare tutto piuttosto che ospitare critiche e domande scomode (che lui definisce insulti, ovvio): che tristezza! Ogni tanto fa capolino qualche commento rigorosamente selezionato fra quelli che lo incensano) l’invito a donare soldi per le loro ricerche attraverso un’associazione denominata “Ricerca è Vita”. Punto primo: il nome è stato vergognosamente copiato dal mio Ricerca Viva, che avevo fondato anni prima proprio con i coniugi Montanari, il prof. Coccioni dell’università di Urbino e altri due amici di Canosa di Puglia.
Quell’associazione fu chiusa quando mi resi conto delle falsità raccontate dal soggetto in questione, non prima di aver chiesto democraticamente agli altri soci se qualcuno voleva sostituirmi nella carica di presidente. Nessuno lo volle e l’associazione venne chiusa.
Punto secondo: nello statuto di questa onlus non ci sono accenni alla ricerca quindi – la legge è chiarissima su questo - la ricerca non potrebbero farla. Resta da capire come mai l’Agenzia delle Entrate della Toscana si sia resa “complice” di questa smaccata anomalia. Vedremo cosa dirà quando si deciderà a fare i dovuti controlli.
Punto terzo (il più bello): questa onlus “funziona” così: la gente dona soldi a Ricerca è Vita, di cui Montanari è socio fondatore; Ricerca è Vita richiede analisi (vere o fasulle?) alla Nanodiagnostics S.r.l (una società a scopo di lucro gestita dai coniugi Montanari/Gatti) che riceve a “saldo” di queste analisi i soldi donati alla onlus.
La Nanodiagnostics S.r.l poi fatturerà alla onlus Ricerca è Vita per le analisi “effettuate”: di fatto tutto finto e ricordatevi che io non mi sono inventata nulla: questo giochino è dichiarato da Montanari stesso e lo potete trovare
sul suo blog .
E’ come se un avvocato socio fondatore di una Onlus che si occupa di diritti umani chiedesse di donare soldi alla onlus stessa dicendo chiaramente che poi questa Onlus fatturerà consulenze legali all’avvocato stesso. Ma vi sembra una cosa corretta?

f) Montanari sbraita di complotti e tradimenti ai suoi danni, accusando anche pesantemente ogni persona che, in passato lo ha supportato e poi (secondo lui) gli avrebbe voltato le spalle. Grillo, io, Marina Bortolani, tanti ragazzi di vari meetup, mentre nel mondo accademico, quando si parla di loro, quasi tutti prendono le distanze.
Grillo lo ignora da anni, io l’ho denunciato per aver lavorato un anno per lui senza aver preso un soldo (ma lui adesso dichiara che io mi “ero offerta di fare volontariato”) e la prossima udienza sarà a maggio prossimo, l’avvocato Bortolani gli ha fatto due denunce e una se la beccherà pure la dr.ssa Gatti, altri non so ma conosco tanta altra gente che di loro non vuole più sentir parlare.
Tutti complottisti al soldo delle multinazionali che costruiscono inceneritori, oppure nei comportamenti di Montanari c’è qualcosa che non va?
Grillo ce l’avrebbe con lui da quando si è messo in politica: balle. Grillo a mio avviso, lo ignora per le falsità che ha raccontato fin dall’inizio, la presa in giro e le offese a nostro figlio.
La truffa della donazione?
Se Montanari non avesse raccontato la balla dello “scippo” del primo microscopio con annessa la lista scientificamente fasulla degli alimenti contaminati e le lettere alle aziende alimentari mai scritte (per non parlare della sua “consulenza” al progetto europeo Nanopathology, che all’ufficio preposto della UE non risulta), Grillo probabilmente non avrebbe mai fatto partire alcuna raccolta fondi e a quest’ora quel microscopio non esisterebbe nemmeno. Oltre tutto, per legge, uno strumento di proprietà di una Onlus non può essere liberamente usato a scopo di lucro direttamente da dei privati e questo è quello che avveniva alla Nanodiagnostics S.r.l.
I due di Modena vogliono raccogliere soldi per le loro ricerche?
Lo facciano chiedendo alla gente di mandare i soldi direttamente a casa loro perché questo è quello che REALMENTE avviene con il giochino della onlus Ricerca è Vita.
Poi, loro dichiareranno che li usano per la ricerca ma, in tutta onestà, come esserne sicuri? Chi controlla? Chi può dire se i soldi ricevuti vengono usati per la ricerca o per comprare un’automobile o per pagare ad esempio i soggiorni in Australia nelle recenti estati sebbene il Sig. Montanari dichiari che “è da anni che non fanno più vacanza, tranne quest’estate in un agriturismo italiano”?

g) Da quando si sa della donazione, l’università di Urbino è stata seppellita dagli insulti di Montanari (sono dalla parte di chi inquina, non sanno usare il microscopio, non hanno i locali idonei, potrebbero aprire la facoltà di comicità, etc) ebbene, di fronte a queste critiche, ci credereste che i due di Modena, hanno chiesto alla suddetta università di essere assunti???
Anzi, in realtà non l’hanno chiesto, lo hanno posto come “condizione”, cioè, in pratica, prima che l’esem prendesse il volo, hanno scritto che avrebbero ceduto il microscopio solo a certe condizioni, una delle quali è proprio questa: essere assunti all’università di Urbino. Ma come? Quell’università non era il peggio del peggio? Ovviamente queste condizioni non sono state neppure prese in considerazione dall’Ateneo che non ha fatto altro che esercitare i suoi sacrosanti diritti.
Ora l’esem si trova finalmente in un ente pubblico di rinomato prestigio a livello internazionale quale è l’Università di Urbino, e non presso una Srl che lo utilizza a scopo di lucro.
Sarà finalmente a disposizione di tanti ricercatori che comunque lavoreranno per l’ambiente e la salute delle persone, quindi lo scopo del suo acquisto rimane invariato e se i due vorranno proseguire le loro ricerche potranno farlo: la dr.ssa Gatti presso l’università di Modena come fa da sempre e poi, se vuole, recandosi a Urbino periodicamente.
Il marito non abbiamo ancora capito se e quando fa ricerca; di certo rimane molto difficile occuparsi seriamente di ricerca e al tempo stesso girare per l’Italia continuamente.
Comunque, sempre per la storia che raccontava sui palchi di Grillo e che commosse migliaia di benefattori indotti a donare sulla base di “una maniera per attirare l’attenzione” come l’ha definito Montanari, anche a lui spetta di diritto l’utilizzo del microscopio.
Nessuno impedirà ad entrambi di usarlo ma non sarà più adoperato a scopo di lucro. E’ condicio sine qua non della clausola di donazione. Se non verranno fatte ricerche sulle nanopatologie con quel microscopio, la responsabilità sarà solo dei Sigg. Montanari e Gatti che decideranno in questo senso.

Sonia Toni


http://www.savonaeponente.com/2010/01/29/la-fregatura-lha-presa-grillo/