domenica 23 gennaio 2011

Pompei, le Fiamme Gialle indagano sulle spese folli dei Bertolaso Boys.


Dopo le inchieste sui crolli nel sito archeologico, ora la procura di Torre Annunziata punta a capire come siano stati spesi gli 80 milioni di euro dati in dote al defunto prefetto Renato Profili prima e a Marcello Fiori, fedelissimo dell’ex capo della Protezione Civile, poi

Ora si indaga sulle spese della “Cricca pompeiana”, sulla gestione dei Bertolaso Boys all’ombra del Vesuvio. Venerdì la Guardia di Finanza è tornata negli uffici della Soprintendenza del più grande sito archeologico al mondo: è la terza volta dall’inizio dell’anno. Questa volta, però, il mandato era preciso: acquisire la copia dei documenti contabili, le delibere, i contratti e i mandati di pagamento relativi alle spese sostenute dal 28 agosto 2008 fino al 31 luglio 2010. Tutti, nessuno escluso. Dopo le inchieste sui crolli e quella sul restauro-monstre del Teatro Grande, ora la procura della Repubblica di Torre Annunziata punta a capire come siano stati spesi gli 80 milioni di euro dati in dote al defunto prefetto Renato Profili prima e a Marcello Fiori, fedelissimo dell’ex capo della Protezione Civile, poi.

Gli uomini delle Fiamme Gialle del gruppo di Torre Annunziata si sono presentati di primo mattino negli uffici della Soprintendenza: due sottufficiali e un giovane ufficiale, il tenente Benito Addolorato, in borghese. Una presenza volutamente più discreta del solito, per evitare che il clamore possa essere strumentalizzato dai partiti di governo a pochi giorni dalla discussione sulla mozione di sfiducia sul ministro Sandro Bondi. Il clima fra esecutivo e procure è rovente. Per questo, il capo della procura oplontina, Diego Marmo, appena diffusa la notizia ha smorzato i toni parlando di “attività ordinaria per un fascicolo già aperto”.

Un procedimento avviato a fine novembre, all’indomani delle due inchieste pubblicate sull’Espresso – “Cricca pompeiana” e “Cin cin di spesa” – a firma Emiliano Fittipaldi e Claudio Pappaianni. I due cronisti del settimanale di Largo Fochetti avevano documentato, punto su punto, le discutibili spese della gestione Profili-Fiori. Stipendi da record, consulenze, operazioni di marketing: degli 80 milioni di euro impegnati, solo una minima parte è andata alla manutenzione e al restauro della città degli scavi. Spese fuori controllo, soldi che finiscono agli amici degli amici: “Quasi 47mila euro sono serviti per metter in piedi l’evento ‘Torna la vite’; 185mila per il progetto PompeiViva: soldi dati alla onlus romana CO2 Crisis Opportunity fondata da Giulia Minoli, figlia di Gianni e Matilde Bernabei, che ha avuto Gianni Letta come testimone di nozze. Lo sposo?Salvo Nastasi, direttore generale del ministero dei Beni culturali”, scrivevano a novembre Pappaianni e Fittipaldi. E ancora: “Più di 34mila euro sono stati investiti per due video promozionali, 90mila per l’organizzare un concorso di poesia (l’ideatore ha preso una consulenza da 22mila euro). Un posto di primo soccorso gestito dalla Croce Rossa è costato 336mila euro (per un anno), 71mila euro sono finiti alla Pasquale Di Paolo Sas per “la fornitura, il trasporto e l’installazione di Totem”, senza dimenticare i 45mila dati alla stessa ditta per la fornitura segnaletica esterna e materiale grafico”.

Supermarcellino, come gli amici chiamano affettuosamente Marcello Fiori, oltre a garantirsi un assegno annuale da 150mila euro, aveva messo in conto alla gestione degli Scavi di Pompei pure 1.668 euro per i nuovi arredi del suo ufficio, 4mila per la “parete attrezzata” e 1.700 euro per la divisa del suo autista. Con lui, le spese previste per lo staff erano lievitate da 200mila a 800mila euro, anche se per il “funzionamento” la spesa complessiva alla fine è stata 3 volte superiore: oltre 2milioni e 300mila euro. Dopo le inchieste dell’Espresso, Fiori si era difeso utilizzando il solitorefrain berlusconiano: “Sono ricostruzioni fantasiose e distorte della realtà”. Ora la Guardia di Finanza ci dirà quanta fantasia c’era. O se, come spesso accade negli ultimi tempi, la realtà abbia superato l’immaginazione.



Cassazione conferma, Cuffaro a Rebibbia!




di Silvia Cordella - 22 gennaio 2011
La seconda sezione penale della Corte di Cassazione presieduta da Antonio Esposito ha rigettato il ricorso dell’ex presidente della regione siciliana Salvatore Cuffaro e lo ha condannato definitivamente a 7 anni di carcere per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio.

La sentenza è stata una doccia fredda per l’ex Senatore del Pid (popolari di italia domani) che questa mattina sperava in un annullamento con rinvio ed il conseguente ridimensionamento del reato così come prospettato ieri dal procuratore generale Giovanni Galati, che ha chiesto alla Corte di Appello di eliminare l’aggravante mafiosa senza la quale Cuffaro, anche in caso di condanna, non sarebbe finito in carcere per il sopraggiungere della prescrizione. Ritenendo invece fondato il quadro accusatorio dei pm di Palermo, il Presidente Esposito ha confermato pienamente la condanna che il 23 gennaio del 2010 i giudici d’Appello avevano inflitto a Cuffaro ritenendolo colpevole di aver favorito il boss di Brancaccio Giuseppe Guttadauro con il quale nella primavera del 2001, durante la campagna elettorale che lo portò ad essere Governatore in Sicilia, aveva intrattenuto rapporti attraverso la mediazione dell’ex assessore alla Sanità del comune di Palermo Domenico Miceli, anche lui condannato definitivamente lo scorso novembre per concorso esterno in associazione mafiosa. La Suprema Corte inoltre ha ritenuto Cuffaro colpevole anche per la vicenda sulle fughe di notizie legate a Michele Aiello, il magnate di Bagheria ritenuto vicino al capo di Cosa Nostra Bernardo Provenzano, proprietario della lussuosa clinica oncologica privata (sottoposta ad amministrazione giudiziaria) “Villa Santa Teresa” alla quale la Regione, durante la gestione Cuffaro, ha pagato per le prestazioni di cure antitumorali tariffe di dieci volte superiori rispetto a quelle vigenti nelle altre regioni italiane. A caldo il Procuratore capo della Procura di Palermo Francesco Messineo si è detto soddisfatto. “La sentenza della Corte di Cassazione – ha commentato - conferma l'impianto accusatorio sostenuto dalla procura in primo grado” che quella volta “era stato accolto dai giudici solo parzialmente – mentre successivamente - la Corte d'Appello lo ha confermato”. “Ora la sentenza è definitiva”. Cuffaro dopo il verdetto ha deciso subito di costituirsi presentandosi al carcere di Rebibbia a Roma. “Adesso – ha detto ai giornalisti quando è uscito da casa - affronterò la pena come è giusto che sia, questo è un insegnamento che lascio come esempio ai miei figli”. “Sono stato un uomo delle istituzioni – ha proseguito – e ho un grande rispetto della magistratura che è una istituzione, quindi la rispetto anche in questo momento di prova. Una prova – ha concluso – che certamente non è facile ma che ha rafforzato in me la fiducia nella giustizia e soprattutto ha rafforzato la mia fede”. “La giustizia ha fatto il suo corso – ha commentato Rita Borsellino, deputato europeo del Pd - e la sentenza di oggi pone fine a una vicenda che ha mostrato con tutta evidenza il coacervo politico, affaristico e mafioso che ha retto la Sicilia nell'ultimo decennio. A fronte di tutto ciò e senza dimenticare i gravissimi crimini di cui si è macchiato l'ex governatore, mi preme tuttavia esprimere apprezzamento per l'atteggiamento tenuto nel corso del processo da Salvatore Cuffaro, che ha mostrato massimo rispetto tanto per l'operato dei magistrati, quanto per la sentenza dei giudici”. “Un atteggiamento dignitoso – ha concluso la Borsellino - che si contrappone in maniera netta a quello dei troppi uomini politici che, come il presidente del Consiglio, sono soliti rispondere alle accuse della magistratura denigrando i giudici e sottraendosi alla giustizia”. Salvatore Cuffaro in carcere ha portato con sé dei libri, secondo uno dei suoi avvocati, Oreste Dominioni, “godrà di un condono e delle riduzioni di pena che potranno esserci per buona condotta”. Dalla sua cella l’ex Governatore attenderà anche il verdetto del processo che lo vede imputato di concorso esterno in associazione mafiosa davanti al Gup di Palermo. I Pubblici Ministeri che rappresentano l’accusa, Nino Di Matteo e Francesco del Bene, a giugno dello scorso anno hanno chiesto per lui la condanna a dieci anni. “A differenza di altri che tentano di sottrarsi al processo – aveva dichiarato Di Matteo a fine requisitoria - l'imputato ha avuto una condotta irreprensibile - ma i fatti sono veramente gravi. Per la rilevanza del contributo fornito all'organizzazione criminale da un politico capace e influente nel contesto nazionale”. La concessione delle attenuanti dunque era stata scartata “per l'intensità e la pervicacia con cui s' è attivato” a favore della criminalità organizzata anche se la pena sarà diminuita di un terzo grazie al rito abbreviato. Oggi la Corte di Cassazione ha confermato le condanne anche agli altri imputati del processo sulle “Talpe”. Michele Aiello è stato condannato definitivamente a 15 anni e mezzo di carcere per associazione mafiosa (che sconta al Pagliarelli di Palermo) mentre Giorgio Riolo, che stanotte dorme nel carcere campano di santa Maria Capua a Vetere dove sarà accompagnato dai suoi colleghi del Ros, ha beneficiato di un leggerissimo sconto di pena da 8 anni inflitti in Appello ai 7 anni e 5 mesi della Cassazione.




Intitolano una piazza a Craxi, a Lissone è protesta come nel ’92 all’hotel Raphael.



Stefania Craxi non è riuscita a tagliare il nastro assieme al vicesindaco del Pdl. Centinaia di persone hanno sventolato denaro al grido di "ladri, ladri". La cerimonia così si è trasferita all'interno di un teatro

Tal padre, tale figlia. Più o meno 18 anni dopo le monetine all’uscita dell’hotel Raphael controBettino Craxi, stessa sorte è toccata alla figlia Stefania. L’occasione era stata voluta fortemente dal vicesindaco Pdl Gabriele Volpe, ex socialista e “subita” dalla Lega nord locale che non si è mai opposta nonostante in quegli anni sia stata in prima fila nel contestare l’ex leader del Garofano morto latitante in Tunisia.

L’inaugurazione di piazza Craxi a Lissone si è trasformata in una riedizione delle proteste targate Tangentopoli. Stesso copione, stessa fuga a gambe levate e identiche urla. Un fitto lancio di monetine, pernacchie, fischi e un assordante “ladri, ladri” ha accolto la figlia di Bettino Craxi che è anche sottosegretario agli Esteri, impedendole di tagliare il nastro di una piazza intitolata al padre in una cittadina governata dal Carroccio da 15 anni.

Un’autentica rivolta. Stefania Craxi scortata da ingenti forze di polizia è stata costretta ad interrompere il discorso e a trasferirsi in un teatro tra le urla della folla composta sì da esponenti della sinistra locale, dell’Idv, ma anche da cittadini senza etichette politiche. Improvviso cambio di programma per le proteste di 400 persone hanno fatto infatti saltare la prima parte dell’evento, previsto proprio nella piazza che porterà il nome dell’ex leader socialista. I contestatori hanno replicato le proteste degli anni di Tangentopoli con tanto di lancio di monetine e “vergogna” urlati a squarciagola e senza interruzione.

In piazza anche qualche tafferuglio tra ex socialisti e contestatori sedato a fatica dai carabinieri. Il gruppo di socialisti, guidati dalla figlia di Craxi, Stefania e dal vicesindaco di Lissone Gabriele Volpe, si è quindi spostato celermente, scortato dalle forze dell’ordine, nel vicino Palazzo Terragni dove era in programma la seconda parte della giornata. Numerose le bandiere dell’Italia dei Valori nella parte di piazza che ha protestato (era presente anche il blogger Piero Ricca) e i cartelli contro Craxi. “Non mi fanno né caldo né freddo – ha commentato Stefania Craxi – . Non hanno l’autorità morale, politica e grammaticale per esprimersi su mio padre. Le due targhe che danno il nome di Bettino Craxi a una piazza del centro di Lissone, comune della Brianza leghista, sono state modificate con un cartello che intitola così lo spazio all’ex capo dello Stato Sandro Pertini“presidente degli Italiani”. Il cambio del nome è avvenuto pochi minuti dopo la prevista inaugurazione della piazza Bettino Craxi. Su uno dei muri dei palazzi vicini è comparsa anche la scritta “ladro” a caratteri cubitali.

Intanto i contestatori si sono ritrovati davanti a Palazzo Terragni, dove si era spostata in fretta e furia la cerimonia, per contestare i presenti all’evento, ormai terminato. I fedelissimi di Craxi alla chetichella sono usciti dall’edificio scortati dai carabinieri per evitare ulteriori disordini. Le proteste sono state bollate come “polemicuzze” dall’ex sindaco socialista di Milano Paolo Pillitteri, che ha poi aggiunto: “Conta solo cosa rappresenta la figura di Craxi, una persona che è nella storia. Tutto il resto sono solo polemicuzze”. Non dello stesso parere i contestatori che hanno continuato ad urlare slogan contro Craxi lasciando dopo un’ora la piazza centrale della città. (tm)



sabato 22 gennaio 2011

Squillo e cash.


La starlette Sorcinelli telefona, il Caimano sgancia: a colpi di 10 mila euro a volta. L'ultimo 5 giorni fa. Anche lei è stata alle feste: in cambio uno "stipendio" che è 4 volte quello di una insegnante

L’ultima novità, in ordine di tempo, è il ritrovamento negli appartamenti di via Olgettina di foto che gli inquirenti ritengono “interessanti” (leggi l’articolo). Ma forse, ancora più interessante, è il continuo affluire di soldi sui conti delle ragazze implicate nel caso Ruby. L’ultimo bonifico è arrivato cinque giorni fa: il 17 gennaio 2011. “Ordine e conto Silvio Berlusconi ABI-CAB 010… a favore di Sorcinelli Alessandra CRO 17716… 10.000,00 euro per prestito infruttifero”, questa è la contabile bancaria che documenta l’ultima delle 13 operazioni intercorse tra il premier e una delle ragazze del suo giro di feste nell’arco di un anno e sette giorni. Molto si è scritto sull’“avere” nel rapporto tra Berlusconi e le ragazze ma Il Fatto Quotidiano ha provato a dare contorni più definiti anche al “dare” di questa anomala partita doppia. Le amiche del presidente non si stancano mai di declamare la sua generosità davanti alle telecamere.

Ma l’esame combinato delle telefonate intercettate e dell’estratto conto di una delle più assidue frequentatrici del Cavaliere , Alessandra Sorcinelli, rivela un rapporto di dipendenza economica che spiega molte cose sulle feste di Arcore. Le sorprese non mancano: il premier continua a pagare le sue ragazze nonostante l’inchiesta. Quando già era nota al suo entourage e ai suoi legali l’esistenza di un’indagine su Ruby e le feste, Silvio Berlusconi ha pagato tre bonifici per complessivi 25 mila euro ad Alessandra Sorcinelli, e il flusso non si è fermato nemmeno quando la ragazza è stata sentita dagli inquirenti. Pochi giorni dopo la deposizione in Procura, infatti, esattamente 5 giorni fa, sul suo conto sono arrivati altri 10 mila euro.

In un’ intervista del luglio scorso al sito Affari italiani la ex meteorina del Tg4 di Emilio Federaccontava: “A settembre andrò a Los Angeles per tre mesi, come Elisabetta Canalis. Studierò inglese e recitazione. E spero di avere la sua stessa fortuna perché all’estero è più facile emergere come dimostra la storia di Monica Bellucci”. La bruna cagliaritana 26enne non ha realizzato il suo sogno ed è rimasta inchiodata a Milano, alla disperata ricerca di denaro. Dalle carte dell’indagine si scopre che proprio a settembre tempestava di telefonate Berlusconi e il suo cassiere: Giuseppe Spinelli. Dopo una stagione da corteggiatrice di tronisti e di madrina di Affari tuoi su Raiuno, e dopo qualche articolo di gossip per la sua storia con il figlio di Gigi D’Alessio, era scomparsa dai radar. E il conto corrente ne risentiva. Il 14 settembre implorava Spinelli: “Facciamo almeno 10… non si può avere tutto insieme?”.

Il cassiere, tempestato dalle richieste delle altre Papi-girls, temporeggiava: “eee è un po’ un problema… che siamo un po’ eee tirati infatti mmm abbiamo sai, anche altre cose e ci siamo trovati un po’ spiazzati”. Poi, grazie alla solita telefonata con “Lui”, come chiama al telefono B. in persona, il bonifico da 10 mila arriva. I soldi però finiscono presto e il 27 settembre Alessandratorna alla carica con Spinelli dicendo che ha parlato con “Lui” ed è tutto a posto “come l’altra volta”. Stavolta dovrà aspettare fino al 18 ottobre: 10 mila euro. Quando è stata sentita dalla Polizia il 14 gennaio scorso, Sorcinelli ha raccontato di essere stata un paio di volte alle cene di Arcore, ma ha descritto feste eleganti senza prostituzione. I magistrati che indagano Berlusconi, per documentare il tipo di rapporto che lega Alessandra al premier hanno allegato solo i due bonifici da 10 mila euro incassati dalla ragazza nel trimestre luglio-settembre 2010.

Il Fatto Quotidiano ha ricostruito tutti i bonifici effettuati dal Caimano alla 26 enne cagliaritana nell’arco di poco più di un anno. Si scopre così che la somma totale è molto più alta: la Sorcinelli ha ricevuto dall’11 gennaio 2010 al 17 gennaio 2011, ben 115 mila euro dal Cavaliere. Uno stipendio da manager, il doppio di quanto prende un magistrato di Tribunale. Quattro volte più dello stipendio sudato da una giovane professoressa della scuola primaria. La vita delle Berlusconi-girl d’altro canto è dispendiosa. In un’intercettazione, Nicole Minetti racconta con invidia a Barbara Faggioli che la ‘preferita’ del momento del Cavaliere – tale Aris Espinosa di 22 anni – aveva comprato in un colpo solo nove paia di scarpe. Una bella vita. Alessandra Sorcinelli nell’intervista ad Affari Italiani dice: “A Milano all’aperitivo non si può non andare daRadetzky a corso Garibaldi. Per l’estate c’è il giardino aperto del Bulgari, molto chic. Per cena, io adoro il Finger o il ristorante di pesce La Risacca e anche il Bolognese. Per ballare scelgo a seconda del giorno: lunedì è la serata dello Special, il mercoledì all’Armani, il giovedì e venerdì al Cavalli e alla domenica all’Hollywood”.

I bonifici di Berlusconi partono tutti dal conto del Cavaliere della filiale del Monte dei Paschi situata nel Centro direzionale Palazzo Vasari a Milano 2. Tutti finiscono sul conto di Alessandra Sorcinelli alla filiale del Banco di Sardegna di Milano in via Solferino. L’andamento non è omogeneo. Gennaio parte bene con due bonifici da 10 mila a breve distanza, 11 e 25 gennaio. Poi arrivano due mesi di magra: l’unico versamento di febbraio-marzo è quello da 5 mila euro dell’11 marzo. Ad aprile si torna ai consueti 10 mila euro mensili, mentre a maggio ci sono addirittura due versamenti da 10 mila, il 6 e il 20 maggio. L’estate 2010 purtroppo è asciutta: solo 5 mila euro a giugno, diecimila a luglio e zero ad agosto. Il 16 settembre e il 18 ottobre si torna ai consueti 10 mila euro mensili. Poi esplode lo scandalo Ruby sui giornali. La notizia era già nota al Cavaliere e al suo entourage almeno dall’inizio di ottobre, ma i versamenti non si interrompono. Anzi. Il 18 ottobre partono 10 mila euro e il 14 dicembre Silvio Berlusconi ordina un secondo bonifico da 10 mila. Alla vigilia del Natale, il 23 dicembre, c’è il pensierino da 5 mila euro. Anche l’indagine non ferma il flusso. Tre giorni dopo la sua audizione in Questura , Alessandra riceve l’ultimo bonifico da 10 mila euro.

Dopo il debutto alla trasmissione Veline, Alessandra Sorcinelli è entrata nel grande giro grazie a Emilio Fede quando il direttore indagato per favoreggiamento della prostituzione con Lele Mora, la selezionò nel 2008 come meteorina del Tg. La seconda meteorina doveva essere Hellen Skopel. Proprio la ragazza che ha dichiarato ad Annozero di essere stata scartata dopo avere detto no agli inviti per il weekend a Forte dei Marmi del direttore del Tg4. La coppia di meteorineAlessandra-Hellen era stata già lanciata. Poco prima del debutto Emilio Fede cambiò Hellen con la sorella della Gregoraci. E forse per lei è andata meglio così.

da il Fatto Quotidiano del 22 gennaio 2011. Aggiornato alle 18:22 del 22 gennaio 2011



Stress Bunga Bunga, il premier saltò il funerale dell’alpino


Berlusconi ieri non è andato al funerale di Luca Sanna, il militare ucciso in Afghanistan. Così come il 20 settembre scorso mandò Letta alle esequie del paracadutista Alessandro Romani: la sera prima a villa San Martino erano attese 24 ragazze. L'ira dei militari: scandaloso

La storia si ripete. Il premier non può andare ai funerali dei caduti in Afghanistan perché prigioniero del ciclone bunga bunga. È successo ieri per Luca Sanna, 33 anni, l’alpino caduto a Bala Murghab: davanti alla sua bara avvolta nel tricolore non c’era Silvio Berlusconi, impegnato in un summit di governo per scongiurare eventuali effetti nefasti del Ruby-gate.

Un’assenza che s’è fatta notare. Ma il guaio vero è che anche il 19 settembre scorso, quando a Ciampino atterrò la salma di Alessandro Romani, 36 anni, paracadutista della Folgore morto in uno scontro a fuoco coi talebani, non c’era il presidente del Consiglio ad attenderlo. In quelle ore si stava organizzando una bella serata, Nicole Minetti “briffava” l’amica plurilaureata sulla cena ormai imminente e prometteva a Silvio Berlusconi che avrebbe avuto filo da torcere proprio dalla new entry.

Le date coincidono perfettamente secondo Tommaso Cerno ed Emiliano Fittipaldi deL’espresso. Incrociando il calendario delle intercettazioni telefoniche ordinate dalla procura milanese con l’agenda del premier, hanno notato questa stranezza. Il 19 settembre 2010, nelle prime ore del pomeriggio, diverse autorità si ritrovano nell’aeroporto cittadino per accogliere il feretro di Romani: ci sono La Russa, Alemanno e Polverini, ma il premier no. Per quella sera, secondo la ricostruzione dei magistrati, è prevista una grande festa ad Arcore, 24 ragazze, baldoria fino alle due di notte.

Il giorno dopo ci sono a Roma i funerali solenni del tenente Romani. In prima fila Giorgio Napolitano, il presidente del Senato Schifani e quello della Camera Fini, diversi ministri, il fidoGianni Letta, ma ancora nessuna traccia del premier. Che, sempre secondo tabulati e ricostruzioni, non si muove dalla villa perché ha un nuovo stressante impegno in serata, una cena con gli imprenditori della moda, come Santo Versace, e qualche simpatica ragazza, comeRoberta Bonasia, la famosa Miss Torino. Anche stavolta si fa molto tardi, le 4 passate, ma in tutta la giornata non c’è neanche il tempo per una dichiarazione stampa in memoria del militare (l’unica scovata in archivio risale al 17 settembre).

Insomma 20 settembre 2010, 21 gennaio 2011: il premier manca ai funerali dei nostri caduti e di mezzo c’è sempre una cena, una festa, ragazze che si divertono. “È un’offesa ignobile a tutti i caduti, alle loro famiglie e a coloro che rischiano la vita per il nostro Paese” ha detto il portavoce dell’Idv, Leoluca Orlando. “Finalmente ve ne siete accorti – aggiunge Gianfranco Paglia, maggiore dei parà e medaglia d’oro al valor militare, ora deputato Fli -. Certo occorre verificare se le informazioni siano corrette, ma è forte il sentimento di amarezza di fronte a questa vicenda. Qualcuno penserà a parole dettate dalla politica, ma posso garantire che il mio dispiacere è condiviso da tanti amici in divisa”.

Insomma la doppia assenza di Berlusconi ai funerali dei militari non è passata inosservata? “Ho ricevuto molte telefonate, e tutti dicono le stesse parole: occorre rispetto per chi ha dato la vita all’Italia. Il premier avrà avuto altri impegni, sarà stato distratto, ma dovrebbe tener presente l’importanza di momenti come questi perché i soldati rappresentano l’Italia, non il governo”.

da Il Fatto quotidiano del 22 gennaio 2011




Mafia, nel pizzino di Ciancimino i nomi di Berlusconi e Dell’Utri.


Il magazine siciliano "S" pubblica il testo dell'ex sindaco mafioso di Palermo: ''Berlusconi e Marcellino si fanno i cazzi loro"

”Berlusconi e Marcellino si fanno i cazzi loro”. E’ quanto si legge in un pizzino dell’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino, consegnato nei mesi scorsi dal figlio Massimo ai pm della Dda di Palermo che indagano sulla trattativa Stato – mafia. Il testo verrà pubblicato domani dal magazine siciliano “S”

Il biglietto, scritto dal politico Dc, sarebbe stato destinato a Bernardo Provenzano. Nella lettera, Vito Ciancimino esprimerebbe la propria rabbia per essere rimasto in galera: “Forse – si legge – con questa gente non stiamo usando il linguaggio giusto. E’ il secondo Natale che passo in queste condizioni. La pazienza come tutti i comuni mortali ha un limite”. “Mi sembra di capire – prosegue la lettera – che i vostri amici Berlusconi e il fidato Marcellino si facciano solo i cazzi loro”. Per gli inquirenti Marcellino sarebbe il senatore del Pdl Marcello dell’Utri, già condannato per concorso in associazione mafiosa a 7 anni in appello.

Insieme a quella lettera, che sarebbe stata scritta a dicembre del 2001 e che verrà esaminata dai periti come tutto il materiale consegnato dal testimone, Massimo Ciancimino ha consegnato un altro appunto che farebbe riferimento alla trattativa. “Perché mi continuano a mandare avanti nel tentativo di fermare questa follia tramite il loro ambasciatore? – direbbe il padre in un suo scritto – Il lavoro con il capitano è la sola strada percorribile, che nuova trappola mi stanno preparando?”.