martedì 1 febbraio 2011

Le 100 tasse assurde, da esoteriche a patriottiche.


Confesercenti stila 'catalogo' e propone: ecco come abbassare i tributi al 39,5.


- Una tassa per la bandiera. Una per sposarsi. Una per raccogliere i funghi o pescare. Una persino per morire, con adempimenti fiscali che vanno dal certificato di morte ai lumini. Il sistema tributario italiano non risparmia nessuno, secondo il rapporto di Confesercenti ''Balzelli d'Italia. Fisco: le cento trappole per imprese e famiglie''. Ne emerge un quadro con balzelli ''assurdi'' che il presidente della confederazione Marco Venturi definisce 'sconfortante'. Tanto da invitare ad una svolta: l'abbattimento almeno del 25% delle incombenze e la riduzione dal 43,5 al 39,5% della pressione fiscale in quattro anni.

''Oggi siamo il terzo paese dell'Ocse per carico fiscale'' rischiamo di diventare il primo, dichiara Venturi, preoccupato che anche il federalismo fiscale diventi un modo di ''mettere le mani in tasca agli italiani''. E' stato cosi' per esempio con il ritorno al nucleare: gia' si pagano tasse per centrali nucleari che non saranno costruite prima di dieci anni. Se da una parte quindi il legislatore guarda al futuro, dall'altra parte continua a tenere in piedi tasse antichissime come quella sulla benzina per finanziare la guerra in Abissinia (che risale al 1935) o quella per la bonifica delle paludi (dal 1904). Si paga al fisco in caso di gradini o ballatoi nelle proprie case, si paga se l'ombra della propria tenda invade il suolo pubblico, si paga per avere un cane, un'auto, un frigorifero o un televisore.

C'e' una tassa per il passaporto e una per sbarcare dalle navi, mentre sono addirittura due quelle per trasmettere musica nei locali. Ci sono poi imposte che gli estensori del rapporto definiscono particolarmente 'sadiche': vanno a colpire soggetti deboli come i disoccupati (chiedendo soldi per accedere ai concorsi pubblici), i portatori di handicap (con una tassa speciale per il trasporto aereo delle sedie a rotelle) e gli studenti. Anche per opporsi a questo sistema e rivolgersi alle Commissioni tributarie bisogna pagare nuove tasse.

''E' un fiume che e' uscito dagli argini'', commenta Venturi, e che si allarga ogni anno con piu' di 60 mila nuove disposizioni tributarie. Aggrava inoltre la situazione l'onere della prova che e' a carico del contribuente in Italia, diversamente da come avviene negli altri Paesi, dove e' valida anche per il fisco la presunzione di innocenza. Di fronte a tante norme 'assurde' sarebbe allora il caso, secondo Venturi, di ''mettere una 'tassa' salata sulle promesse non mantenute dai politici'' che sono tutti per la semplificazione e la riduzione delle imposte in campagna elettorale, ma poi ''non tengono conto delle loro stesse affermazioni''.

ECCO IL BESTIARIO DELLE TASSE - Il fervore patriottico di un albergatore di Desio si e' piuttosto raffreddato dopo la tassa di 280 euro che ha dovuto pagare per esporre il tricolore sulla facciata del suo hotel. La gabella sulla bandiera e' il simbolo del sistema fiscale pronto a tassare ogni cosa raccontato da Confesercenti nel rapporto 'Balzelli d'Italia. Fisco: le cento trappole per imprese e famiglie', un vero 'Bestiario delle tasse italiane' come lo definisce Marco Venturi, presidente dell'organizzazione.
LE TASSE DEL 1935 E QUELLE DEL 2020 - Ogni ambito della vita passata, presente e futura del Paese e' infatti contemplata dal legislatore e 'tartassato'. Se sopravvive cosi' la tassa speciale per l'Abissinia sui carburanti (istituita nel 1935 per finanziare la guerra coloniale), guarda in avanti la nuova imposta sulle centrali nucleari - che non vedranno la luce prima di dieci anni. C'e' un'imposta per ogni momento della vita dei cittadini, che sia gioioso come un matrimonio - che frutta al Comune di Sorrento 6 milioni di euro l'anno - o triste come un funerale - con tasse 'macabre' sul certificato di morte, sul trasporto del feretro e persino sui lumini del cimitero.

UN'IMPOSTA PER OGNI HOBBY
- Se il fisco e' ben presente nei momenti centrali della vita, non si lascia sfuggire nemmeno i piaceri quotidiani come la raccolta dei funghi, la pesca, il possesso di cani e persino una passeggiata in centro - con l'ecopass a pagamento di Milano. C'e' una tassa per la musica nei locali e addirittura una per l'ombra (se con la sporgenza di una tenda, il proprietario 'invade il suolo pubblico') e una per le case con i gradini e i ballatoi.

NESSUNA PIETA' - E' un fisco 'spietato' quello descritto da Confesercenti, pronto a infierire sulle categorie sociali piu' svantaggiate come i disoccupati - con la tassa sui concorsi pubblici - o i portatori di handicap - che vedono tassato il trasporto aereo delle sedie a rotelle. Nessuna pieta' neanche per i debitori, con le tasse sulle cambiali, e per chi fa ricorso alle Commissioni tributarie, che deve pagare per questo 24 euro ad atto.

NON SCAPPANO AL FISCO I CERVELLI IN FUGA - E' tassata persino l'inventivita' con tre diversi balzelli sui brevetti. E se di fronte al terzo sistema fiscale piu' pesante dei paesi Ocse puo' venir voglia di emigrare, ecco che l'Agenzia delle entrate segue l'emigrante all'estero, per chiedergli conto del suo patrimonio, a rischio quindi di una doppia imposizione.

L'ONERE DELLA PROVA - Un sistema, per Confesercenti, pesante e macchinoso che costa alle famiglie e alle imprese soldi e tempo (sono 285 le ore di lavoro perse dalle piccole e medie imprese per gli adempimenti fiscali e burocratici). La situazione e' aggravata dall'onere della prova che e' a carico dell'accusato, al contrario di quanto avviene negli altri paesi secondo il rapporto di Confesercenti, e dal continuo moltiplicarsi dei balzelli. Ogni anno sono infatti oltre 60 mila le nuove disposizioni tributarie.




In Calabria la più grande percentuale di mafiosità d’Italia. - di Lucio Musolino


L’indice di densità criminale nelle attività illecite di una parte della popolazione è stimato al 27%, a fronte del 12% in Campania, del 10% in Sicilia e del 2% in Puglia

Nicola Gratteri della dda di Reggio Calabria

“Dalle indagini in corso è risultato che in cittadine di 10-15 abitanti vi sono 300 o 400 affiliati ai locali di ‘ndrangheta, numero che probabilmente oggi si raggiunge con difficoltà in una città come Palermo. L’indice di densità criminale in Calabria, cioè il coinvolgimento, a vario titolo, nelle attività illecite di una parte della popolazione è stato stimato al 27%, a fronte del 12% in Campania, del 10% in Sicilia e del 2% in Puglia”.

Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario di Reggio, il procuratore capo Giuseppe Pignatoneha snocciolato numeri che devono far riflettere. La ‘ndrangheta è un fenomeno nazionale di cui il governo deve farsi carico, non solo quando è il momento di arrogarsi i meriti degli arresti dei latitanti o delle brillanti operazioni antimafia.

Il leit-motiv della cerimonia in riva allo Stretto è stata “la carenza degli organici” che riguarda più o meno tutti gli uffici giudiziari. Un problema a cui, secondo Pignatone, devono aggiungersi “le difficoltà oggettive dell’azione di contrasto alla criminalità organizzata”. A partire dalla forza numerica ed economica delle cosche calabresi.

La ‘ndrangheta è una forza che supera di gran lunga le altre organizzazioni criminaliitaliane: Una presenza talmente massiccia che non trova “riscontro nelle altre organizzazioni mafiose operanti in Italia”. Nella sola provincia di Reggio Calabria, quasi in ogni agglomerato urbano, “la ‘ndrangheta trae la sua forza non solo dalla potenza militare ed economica, ma anche dal radicamento sul territorio e dal consenso sociale”, dice Pignatone.

È sufficiente riascoltare un’intercettazione ambientale, inserita nel fascicolo dell’operazione Crimine, per capire con quale velocità in alcune città della provincia reggina le cosche “arruolino” affiliati, “nuove piante” che sostituiscano immediatamente quelli che finiscono nella rete della Direzione distrettuale antimafia. A Rosarno, per esempio, due o tre giovani a settimana vengono “battezzati” e giurano fedeltà alla ‘ndrangheta. Ne va orgoglioso il boss Domenico Oppedisano, l’anziano “capo crimine” arrestato nell’ambito della maxi-retata del luglio scorso.

“A Rosarno siamo più di 250, – dice il boss a un affiliato – ci sono settimane che non ne facciamo ma l’altra sera ne abbiamo fatti sette, le nuove piante… Cicciareddu, sette nuove piante… i figli di Vincenzo tutti e tre”.

“Questo – spiega il procuratore Pignatone – è un dato quantitativo che per la sua rilevanza diventa un dato qualitativo della potenza e pericolosità delle cosche di ‘ndrangheta e della loro capacità di condizionare la vita di una città”.

Per comprendere i numeri è sufficiente fare il paragone con Bagheria, paese in provincia di Palermo che, nel momento di massimo “splendore” criminale del boss Provenzano, contava 50 uomini d’onore su 58 mila abitanti.

Ecco perché, gli oltre 250 ‘ndranghetisti di Rosarno su 10-15 mila abitanti possono essere considerarti un esercito sempre pronto a rigenerarsi. A cambiare pelle, ma non l’anima. Un esercito, quasi il 2% della popolazione rosarnese, che agisce localmente, ma pensa in maniera internazionale.

Lo dimostrano le numerose indagini della Dda reggina, come quelle coordinate dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri, il primo ad aver avvertito (già negli anni novanta) la Germania circa l’espansione della ‘ndrangheta oltre i confini nazionali. Pensando di avere a che a fare con un fenomeno quasi folkloristico, solo all’alba del 15 agosto 2007, con la strage di Duisburg, i tedeschi si sono accorti che le principali cosche mafiose avevano colonizzato interi quartieri di della città, di Karst e Dussendolf.

Sempre secondo Pignatone, “per effetto dei processi di globalizzazione dei mercati e della necessità di spostare persone e merci sul territorio dell’Unione europea, la ‘ndrangheta ha costituito basi operative anche fuori dai nostri confini, anche grazie alle differenze di legislazione e della minore efficienza di alcune strutture di contrasto estere”.

Anche la relazione del presidente della Corte di Cassazione Ernesto Lupo parla di ‘ndrangheta: “E’ necessario assumere l’espansione della ‘ndrangheta come emergenza nazionale, apprestando gli indispensabili rimedi di potenziamento straordinario del settore investigativo e giudiziario, ai quali non possono essere lesinate le necessarie risorse economiche”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/31/in-calabria-la-piu-grande-percentualedi-mafiosita-ditalia/89393/



Non accetteremo il ricatto leghista sul federalismo


Rapporto della GdF: 4500 falsi invalidi e 50 miliardi di tasse evase.




Quasi 4.500 tra falsi invalidi e finti poveri: li ha scoperti nel 2010 la Guardia di Finanza che ha reso noto oggi il rapporto annuale sull'attivita' svolta l'anno scorso per contrastare le frodi, l'evasione fiscale e tutelare la spesa pubblica. I 4.486 truffatori, tutti denunciati all'autorita' giudiziaria, hanno usufruito di aiuti dello Stato, sotto forma di borse di studio, contributi per gli affitti e altri sussidi pur non avendone alcun diritto.

Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno cosi' scoperto finti poveri in Veneto che chiedevano un contributo per pagare l'affitto ma guidavano auto lussuose, proprietari di appartamenti di pregio nel centro di Firenze che chiedevano buoni per le mense scolastiche e per l'acquisto dei libri dei figli, commercianti calabresi che chiedevano l'esenzione dal ticket sanitario pur possedendo 90 immobili.

Nel 2010 gli italiani non hanno dichiarato al fisco redditi per quasi 50 miliardi di euro, una somma cresciuta del 46% rispetto all'anno precedente. E' il dato principale del rapporto annuale della Guardia di Finanza, gia' reso noto dal comandante delle Fiamme Gialle, il generale Nino di Paolo, ai membri della Commissione Finanze della Camera nel corso di un'audizione lo scorso 26 gennaio. Ma non solo: la Guardia di Finanza ha inoltre scoperto 8.850 evasori totali (in aumento del 18% rispetto al 2009): persone e aziende che pur svolgendo attivita' economiche non hanno mai presentato una dichiarazione dei redditi e che nel 2010 hanno evaso redditi per oltre 20 miliardi (+47% rispetto al 2009) e Iva per 2,6 miliardi.

Di questi, 3.288 hanno evaso piu' di 77mila euro di imposte. E sempre nel 2010 gli italiani hanno anche evaso quasi 30,5 miliardi di Irap e 6,3 miliardi di Iva. 635 invece i milioni di ritenute non versate o non operate. Dei quasi 50 miliardi nascosti al fisco, 10,5 sono quelli individuati nei casi di evasione fiscale internazionale, quasi il doppio del 2009 (5,8 miliardi), realizzati attraverso operazioni di esterovestizioni della residenza di persone fisiche o societa', triangolazioni con paesi off-shore ed omesse dichiarazioni di capitali detenuti all'estero. Ad ospitare i soldi di questi evasori sono principalmente il Lussemburgo e la Svizzera, dove e' stato individuato oltre il 50% degli oltre 10 miliardi evasi.

Seguono il Regno Unito (7%), Panama (6%), San Marino e Liechtenstein (2%). Complessivamente, emerge dal rapporto, nel 2010 i militari della Guardia di Finanza hanno svolto 31.777 verifiche sui fenomeni di evasione, elusione e delle frodi piu' gravi e diffuse, 79.872 controlli sui singoli atti di gestione e 779.863 controlli strumentali, quelli riguardanti il rilascio di scontrini e ricevute fiscali. Infine, sono 18.541 (+12% rispetto al 2009) i lavoratori utilizzati in nero da 7.822 datori di lavoro, di cui 5.508 di origine extracomunitaria.

Sono oltre 110 milioni i prodotti contraffatti o pericolosi sequestrati in Italia nel corso del 2010. Lo ha reso noto la Guardia di Finanza sottolineando che sono stati 13.234 le persone denunciate all'autorita' giudiziaria. Nel corso delle indagini gli uomini della Gdf hanno accertato che oramai si tarocca di tutto: dai ricambi delle auto ai caschi, dai farmaci ai cosmetici, dagli oggetti di bigiotteria fino alle figurine. ''Sebbene l'alta moda, l'abbigliamento e i suoi accessori si siano confermati settori in cui la contraffazione e la falsa indicazione 'made in Italy' sono ancora fortemente diffusi - si afferma nel rapporto -, le operazioni condotte nel 2010 hanno evidenziato un notevole aumento dei sequestri di beni di largo consumo (+36%) e di prodotti pericolosi per la salute (+33%)''.

Il rapporto conferma inoltre il coinvolgimento sempre maggiore della criminalita' organizzata italiana e straniera nell'industria del falso: 341 sono le persone che sono state denunciate per associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione e 98 quelle arrestate, il 50% in piu' rispetto al 2009.

Nel 2010 la Guardia di Finanza ha sequestrato 4.828 beni della criminalita' organizzata per un valore di oltre 3 miliardi - il 30% in piu' rispetto al 2009 - e ne ha confiscati 542, per un valore di 142 milioni. E' uno dei dati che emerge dal rapporto annuale del Corpo, relativo all'attivita' svolta nel corso di tutto il 2010. Il 23% del valore dei sequestri, sottolinea la Guardia di Finanza, ''e' riconducibile a beni ed aziende del centro-nord: un segno che e' ormai normale, nel corso delle indagini patrimoniali, anche se avviate da reparti dell'Italia meridionale, ricercare i reinvestimenti condotti in qualsiasi area del paese''. Nell'ambito del contrasto agli illeciti economico-finanziari, per i reati di riciclaggio, usura, bancari, societari, fallimentari e di borsa, sono state arrestate 701 persone e denunciate 5.977.

Di queste, 1.131 sono state segnalate per riciclaggio e gli sono stati sequestrati patrimoni per 367 milioni (+21% sul 2009): nel 2010 hanno riciclato oltre 3,2 miliardi. Quanto alla lotta al traffico internazionale di droga, le indagini hanno consentito di denunciare 9.180 persone, di cui 3.135 arrestate. Sequestrate complessivamente 20,5 tonnellate di sostanze stupefacenti (+61% rispetto al 2009). Importante anche l'attivita' relativa alle verifiche sui giochi: i militari hanno infatti chiuso nel 2010 quasi duemila centri di raccolta di scommesse non autorizzate, anche on line (il 166% in piu' rispetto all'anno precedente).



domenica 30 gennaio 2011

Caso Ruby: il Fisco presenta il conto.


Il fisco non fa sconti, è il caso di dirlo. Stando ad una recente sentenza della Cassazione infatti i proventi derivanti dall’attività di prostituzione devono rendere conto alle Entrate tanto quanto una qualsiasi altra professione. Poco importa se l’attività in questione sia di dubbia moralità.

Coglie nel segno la sentenza, se si considera che prostitute, escort e hostess immagine non fanno la fattura in 9 casi su 10 e nel 2010 hanno evaso 1,2 MLD di euro, + 12,7% rispetto al 2009. “In Italia il 92% delle prostitute non rilascia la ricevuta fiscale nonostante la Cassazione abbia ritenuto tassabili i proventi” - denuncia Vittorio Carlomagno presidente dell’ Associazione Contribuenti Italiani - “Il fenomeno è in costante crescita e né il redditometro, né lo spesometro riusciranno ad arginare questo malcostume”.
La classifica vede al primo posto le prostitute di Venezia con 97%, seguita da Genova con il 96%, Milano con il 95%, Aosta con il 94%, Roma con il 93%, Verona con il 91%, Napoli con il 90%; Palermo con il 88%, Torino con il 87% e Bari con il 85%. Complessivamente la classifica della illegalità fiscale - relativa sia a coloro che non hanno emesso fattura, sia a coloro che, emettendola, hanno maggiorato del 20% il compenso pattuito - stilata da Lo Sportello del Contribuente, vede al primo posto le prostitute, con il 92,3% degli evasori, seguite dalle escort (90,9%) e dalle hostess immagine (87,4%).

Anche volendo considerare illecito, in quanto contrario al buon costume, l’accordo che ha ad oggetto una prestazione sessuale verso il pagamento di denaro o di beni in natura, i relativi proventi sarebbero comunque ugualmente tassabili ai fini delle imposte dirette. Difatti l’art. 14, comma 4, della legge 537/93, prevede che nell’ambito delle categorie reddituali (reddito di lavoro autonomo, reddito d’impresa, etc.) devono essere ricompresi, se in esse classificabili, i proventi derivanti da fatti, atti o attività qualificabili come illecito civile, penale o amministrativo se non già sottoposti a sequestro o confisca penale. Qualora, poi, i proventi illeciti non siano classificabili nelle predette categorie di reddito vanno comunque considerati come redditi diversi.

La sentenza

La Corte di Cassazione (sentenza n.20528 dello scorso 1 Ottobre) ha accolto un ricorso dell’Agenzia delle entrate ritenendo sottoposti al prelievo Irpef, Irpa e Iva i guadagni di una ballerina che si prostituiva. Si legge in sentenza: “pur essendo tale attivita’ discutibile sul piano morale, non puo’ essere certamente ritenuta illecita”. Non solo. Non assume nessun rilievo, hanno spiegato i giudici, la risposta a interrogazione parlamentare del 31 luglio 1990 del ministero delle Finanze secondo cui i proventi della prostituzione non sarebbero tassabili, trattandosi di una valutazione peraltro risalente nel tempo, che non vincola in nessun modo i giudici.

Efficienza svizzera

Per prostituirsi ci vorrà l’autorizzazione municipale ed un’assicurazione malattia. Succede nell’efficientissima Zurigo, dove secondo un’ordinanza comunale le prostitute che battono i marciapiedi saranno soggette ad autorizzazione e dovranno dimostrare di essere maggiorenni, di disporre di un permesso di soggiorno e di avere un’assicurazione malattia.
Novità sono previste anche per i gestori di bordelli, che analogamente a quanto avviene per altri esercizi pubblici dovranno richiedere un’apposita patente legata a precise condizioni.

http://www.soldiblog.it/post/3490/caso-ruby-il-fisco-presenta-il-conto