domenica 20 febbraio 2011

Cecità.

Siamo diventati ciechi, non vediamo più in la del nostro naso da tempo immemorabile.
Ci siamo estraniati dal mondo circostante, abbiamo fatto si che altri decidessero per noi ed il risultato è che ora ci troviamo in una situazione imbarazzante, un circolo vizioso dal quale non sappiamo come uscire.

Tutto sembra immobile, siamo in una specie di limbo sospeso tra cielo e terra, in attesa che succeda, finalmente qualcosa, di buono o di brutto che sia non ha importanza, purché avvenga un qualcosa che cambi questa fase di stasi.

Siamo diventati zombi, riceviamo input continui che dovrebbero farci saltare su tutte le furie, ma restiamo immobili, supinamente, aspettando la scintilla che non arriva.

Siamo cagnolini, gli "Adam resurrection" dell'olocausto, resi impotenti dalla politica corrotta.

Abbiamo permesso, con la nostra disattenzione e cecità, che ci togliessero tutti i diritti e ci riservassero solo doveri.

Ora abbiamo paura di aprire gli occhi, lo spettacolo che vedremmo sarebbe la conferma della nostra sconfitta: abbiamo riposto troppa fiducia in persone che non la meritavano.

sabato 19 febbraio 2011

Lo scempio delle regole.


Stiamo assistendo allo scempio delle regole, quelle stesse regole che i Padri Fondatori sancirono, scrivendo la Costituzione, per porre le basi della "democrazia".

Siamo spettatori, ormai inermi, privati di ogni diritto, compreso quello del voto, di scandali che si perpetrano giornalmente ad opera di coloro i quali dovrebbero, invece, difendere i nostri diritti e la nostra libertà.

Quella che stiamo vivendo è dittatura!

Quando un cittadino ha solo doveri e nessun diritto, non c'è democrazia, c'è dittatura!

Nessuno ci chiede se siamo d'accordo sull'uso termovalorizzatori, delle centrali nucleari, sulla privatizzazione dell'acqua, ci obbligano a subire passivamente la loro volontà.

E quando c'è l'obbligo e si nega la protesta, non c'è democrazia, c'è dittatura!

L'anomalia Italia.


Chi ha voluto l'Unità d'Italia?
Non certo noi del sud, che l'abbiamo subita, l'hanno voluta quelli del nord, per appropriarsi delle ricchezze del sud e per spalmarci il loro debito.

E questa è storia!

Ma la storia è cUltura, e la cUltura mal si addice alla Lega nord che si ciba di cOltura e pascolo!

A proposito di pascolo, quanto ci costeranno "ancora una volta" le loro "quote latte"?

E quanti fondi FAS verranno sottratti, ancora una volta, al sud per agevolare il nord?

Bossi è un ministro anticostituzionale, è l'anomalia Italia, il suo partito è l'orticello nel quale razzola a piene mani con il beneplacito interessato del capo del governo, altra anomalia del sistema Italia!

Si reggono a vicenda, lo zoppo e la stampella!


La deriva italiana.


Chi non vuole l'Unità d'Italia non è degno di vivere in Italia.

E' anticostituzionale un partito che vuole dividere la nazione - ad onta di chi è morto per unificarla - e dichiara apertamente che non ha alcun rispetto per il simbolo che la rappresenta.

Ed è demoralizzante e ignobile per gli italiani dover subire i diktat perpetrati dalla Lega nord, fondata da un essere ignorate che ha basato la sua vita sulla menzogna e che si è inventato un escamotage per guadagnare tanto senza far nulla.

E' inconcepibile ciò che accade qui in Italia, ed è inaccettabile che nessuno prenda seri provvedimenti per eliminare questa anomalia.

Come è inconcepibile che a capo del governo vi sia uno degli uomini più ricchi del paese e che possiede la maggior parte dei mezzi di informazione.

La nostra deriva trae origine da queste anomalie: dobbiamo eliminarle se vogliamo crescere culturalmete ed economicamente.

venerdì 18 febbraio 2011

"Il 6 aprile Berlusconi vada dai giudici, non a L'Aquila"



Così Stefania Pezzopane, l'ex presidente della provincia del capoluogo abruzzese, interviene sul processo che vede il premier imputato per concussione e prostituzione minorile. La data della prima udienza coincide infatti con l'anniversario del terremoto.


6 aprile 2011. Sarà il “giorno del giudizio” per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il giorno in cui inizierà il processo con rito immediato che lo vede imputato per concussione e prostituzione minorile. Il premier non si sente “per niente preoccupato”. Certo è che la bufera giudiziaria che lo vede protagonista si è trasformata in un terremoto politico che ha avuto una vasta eco internazionale. E il 6 aprile il caso Ruby, dopo mesi di indiscrezioni, di intercettazioni, di presunti fatti e accuse, si sposterà definitivamente dai giornali e dal dibattito politico al Tribunale di Milano. Una data simbolica per l’Italia, che evoca immediatamente la più grande tragedia vissuta negli ultimi anni: il terremoto in Abruzzo. Una coincidenza che non è sfuggita a Stefania Pezzopane, ex presidente della provincia de L'Aquila e ora assessore nella giunta comunale. "Il 6 aprile Berlusconi non venga da noi, vada dai giudici" ha detto intervenendo alla conferenza nazionale delle donne del Pd.

L’Abruzzo è stato in un primo momento motivo di orgoglio per il governo per il modo in cui è riuscito ad affrontare l’emergenza. Ma la scia di polemiche e di inchieste collegate al sisma hanno fatto successivamente scricchiolare l’esecutivo.
Era esattamente il 6 aprile del 2009 quando, alle 3.32, una scossa di magnitudo 5.8 distruggeva il capoluogo abruzzese e molti paesi della provincia, causando 308 le vittime. L’Italia si stringeva intorno all’Abruzzo. L’esecutivo, con al fianco una Protezione civile sempre presente, gestì la situazione in modo impeccabile. La macchina dei soccorsi non vacillò. Le tendopoli allestite in tempi record, i fondi stanziati, gli alberghi della costa messi a disposizione gratuitamente. Lo Stato c’era. Poi, però, qualcosa cambiò. E con il passare dei mesi l’Abruzzo diventò un’ombra sull’immagine del governo. Un’ombra fatta di polemiche e di inchieste.

Ed ecco “il popolo delle carriole”, le proteste contro “i mancati lavori” fino alla “marcia su Roma”. Le scene degli scontri tra le forze di polizia e i terremotati, scesi in piazza per chiedere al governo la sospensione delle tasse e misure a sostegno dell’economia, raccontano di una frattura creatasi nel tempo tra l’esecutivo e gli abruzzesi. L’inchiesta G8, che ha coinvolto in prima persona lo stesso ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso, e quell’intercettazione contenuta nelle carte dell’indagine, in cui “alcuni imprenditori ridevano del sisma” pensando a come speculare sugli appalti, non hanno fatto che aggravare il quadro.



Il silenzio dei colpevoli. - di Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo.



Le gravi omissioni di Nicola Mancino e Giovanni Conso sul biennio stragista '92/'93.


Nell'aula bunker di Firenze il senatore Nicola Mancino è tornato ad affrontare la questione della revoca del 41 bis per 140 detenuti decisa inspiegabilmente nel novembre del '93 dall'allora ministro di Grazia e Giustizia, Giovanni Conso.


Mancino ha affermato di non averne mai parlato con il suo collega di via Arenula, smentendo di fatto le precedenti dichiarazioni dell'ex Guardasigilli già di per sé lacunose e gravemente omertose. Le deposizioni dell'ex ministro dell'Interno hanno acuito un senso di rabbia e disgusto nei confronti di questi uomini delle istituzioni. Uomini che avevano e che hanno il dovere di essere al servizio del nostro Paese e che invece, barricandosi dietro palesi omissioni o evidenti contraddizioni, rischiano di macchiarsi del reato più infamante per un servitore dello Stato: alto tradimento.
Cosa si cela dietro ai tanti “non ricordo”, ai troppi “non so” di questi smemorati di Stato?
Non è più tollerabile sentir dire da un ex ministro della giustizia che “al momento non siamo in grado di dire nulla di sicurissimo, ma col tempo pezzi di verità verranno tirati fuori”.
Ma da chi dobbiamo aspettare che vengano fuori questi “pezzi di verità”?
Da altri uomini delle istituzioni che per codardia bussano alle procure per fornire solamente una parte di quello che sanno, prima di essere chiamati in causa da mafiosi o da collaboratori di giustizia?
Non è più ammissibile che nelle aule di giustizia rimbombino questi silenzi colpevoli!
Il silenzio di chi sa ma non parla ci induce al sospetto che entrambi tacciano per coprire uno Stato che, con la sua grave incompetenza, noncuranza e finanche complicità, porta su di sé il peso della corresponsabilità nelle stragi del '92 e del '93.
Come potevano sapere all'epoca Mancino e Conso dell'esistenza di due schieramenti di Cosa Nostra? Chi li aveva informati della fazione “terroristica” legata a Riina e di quella più “politica” capitanata da Provenzano? Solamente chi stava “trattando” ne era a conoscenza e lo avrebbe comunicato ad entrambe le personalità istituzionali.
Se così fosse i due eminenti ex ministri dovrebbero finire sotto inchiesta per falsa testimonianza, con l'aggravante di aver favorito la trattativa tra Cosa Nostra e lo Stato. A prescindere che entrambi lo abbiano potuto fare inconsapevolmente, o consapevolmente.
Mai più ruoli istituzionali a uomini come Nicola Mancino o Giovanni Conso!
Mai più ruoli istituzionali a chi ha pensato solo ai propri interessi e non al bene comune, a chi afferma di non aver affrontato questioni di rilevanza fondamentale “per rispetto dell'autonomia del ministro” quando c'era un Paese a ferro e fuoco.
Nessuna attenuante a chi ha negato e continua a negare di aver incontrato Paolo Borsellino il 1° luglio al Viminale nonostante l'evidenza di un'agenda, non sottratta da altri uomini fedeli ad un Giano Bifronte, ma solo il biasimo unito al disprezzo generale per il loro contributo nel continuare ad occultare la verità.
La richiesta di giustizia di tutti i familiari delle vittime della violenza politico-mafiosa peserà su di loro e su tutti gli altri “smemorati” come un macigno dal quale si potranno liberare solamente rompendo una volta per tutte quel silenzio colpevole.




Pio Albergo Trivulzio, consegnata la lista

L'elenco degli affittuari nelle mani di Barbara Ciabò. Pisapia: «Macchina del fango contro di me»

MILANO - Il presidente del consiglio comunale Manfredi Palmeri e il segretario generale del Comune Giuseppe Mele hanno consegnato nelle mani del presidente della commissione Casa di palazzo Marino, Barbara Ciabò, la busta con gli elenchi delle proprietà e dei nomi degli affittuari del Pat ricevuta ieri sera dal presidente del Pio Albergo Trivulzio Emilio Trabucchi. «La busta è sigillata, non è ancora stata aperta e mai rimasta incustodita», ha assicurato Palmeri a Ciabò consegnando la busta bianca davanti alla sala Commissioni.

CIABO': VINCE LA TRASPARENZA - «E' una giornata importante per la vittoria della trasparenza», ha detto il presidente della commissione Casa e demanio del Comune di Milano, Barbara Ciabò, dopo aver ricevuto la busta. La Ciabò ha spiegato che «toccherà ora ai consiglieri della commissione decidere le modalità di accesso agli elenchi», sottolineando la funzione «di controllo e indirizzo» per la quale, se ci saranno irregolarità «non sta a noi prendere provvedimenti ma ai magistrati». Le liste fornite dal presidente del Pat, Emilio Trabucchi, saranno quindi esaminate dalla commissione, ma secondo Barbara Ciabò se dovesse emergere «che alcuni politici hanno utilizzato il loro ruolo per pagare di meno di quanto pagano i cittadini nelle case popolari, il loro comportamento potrebbe essere definito moralmente indegno e dovrebbero fare un passo indietro. Ma - ha aggiunto - non me l'aspetto». Per quanto riguarda, invece, le dimissioni di Trabucchi dalla presidenza, chieste tra gli altri dal gruppo consiliare del Pd, la presidente della Commissione ha chiarito che «bisogna prima vedere se ci sono irregolarità. Certo - ha aggiunto - dall'atteggiamento tenuto dal cda qualcosa di poco trasparente si suppone».

Le case del Trivulzio
Le case del Trivulzio Le case del Trivulzio Le case del Trivulzio Le case del Trivulzio Le case del Trivulzio Le case del Trivulzio Le case del Trivulzio

BUSTA SIGILLATA - Il presidente del Pio Albergo Trivulzio, Emilio Trabucchi, giovedì sera aveva portato in busta chiusa al presidente del Consiglio comunale, Manfredi Palmeri, l'elenco degli inquilini (leggi i primi nomi) con i dati degli immobili pubblici. «Oggi è una giornata importante - ha detto anche Manfredi Palmeri - perché abbiamo dimostrato che la privacy c'entra poco o nulla con i doveri di trasparenza nella gestione di beni pubblici. Un obbligo che non deve riguardare soltanto il Comune di Milano, ma anche enti, come il Pio Albergo Trivulzio, che gestiscono beni della comunità». Il presidente Palmeri ha garantito che la busta consegnata alla commissione, da lui ricevuta nella serata di ieri, è rimasta inviolata. «Per rispetto del Consiglio comunale - ha assicurato Palmeri, mostrando i sigilli del plico - non ho aperto questa busta e l'ho fatta sigillare alla presenza del segretario generale».

LA MORATTI: ANDARE A FONDO - Il sindaco di Milano Letizia Moratti è intervenuta venerdì mattina sulla vicenda: «Sono felice che il presidente del Trivulzio abbia deciso di consegnare gli elenchi al Consiglio Comunale, ma non basta - ha detto il primo cittadino a Radio 105 -: io chiederò quali sono i criteri con cui sono stati indetti i bandi, voglio essere sicura che nulla è stato dato se non attraverso i bandi, voglio essere sicura che ci saranno dei criteri di assegnazione che rispettano i criteri dei bandi e voglio che questi criteri siano resi noti». «Il Trivulzio ha una sua autonomia e quindi non si può intervenire se non indicando quali devono essere dei criteri che il Trivulzio deve avere. Io ho sempre chiesto e continuerò a chiedere la massima trasparenza» ha aggiunto la Moratti.

PISAPIA: MACCHINA DEL FANGO - «Spero che Saviano abbia torto e che il fango non entri tra le armi della campagna elettorale», ha scritto candidato sindaco del centrosinistra Giuliano Pisapia in un intervento pubblicato sul suo sito, dove dichiara pubblicamente che la sua compagna Cinzia Sasso abita in affitto in un appartamento di proprietà del Pio Albergo Trivulzio. La giornalista ha anche scritto una lettera al Corriere, spiegando di abitare da 22 anni, da sola, in quella casa, e di aver disdetto il contratto di locazione con il Pat già nel 2008, mentre Pisapia da oltre 30 anni vive in un altro appartamento, di proprietà, vicino al Tribunale. Su questo fatto, secondo Pisapia, «c'è stato un vortice di telefonate anonime, nel puro stile della macchina del fango». Per questo il candidato sindaco ha voluto raccontarlo dal suo sito, «prima che lo leggiate sui giornali: la mia compagna abita da molti anni, da prima che noi ci conoscessimo - ha scritto l'avvocato - in un appartamento di proprietà di un ente pubblico». Fatto che «non è un reato», «mentre certo è un problema - commenta Pisapia - l'incapacità degli enti che dispongono di un patrimonio immobiliare di gestire al meglio le proprie disponibilità. E state certi che contro quelle inefficenze io mi batterò». Pisapia trova che usare questa vicenda privata «per colpire me attraverso di lei» sia «un'ingiustizia insopportabile».

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_febbraio_18/elenco-nomi-trivulzio-affitti-inquilini-comune-moratti-pisapia-19045571365.shtml