martedì 10 maggio 2011

Pubblicità postale, via libera agli scocciatori Il Garante della privacy protesta con il governo.


Il governo permette alle aziende di usare gli elenchi del telefono come indirizzari per inviare lettere promozionali. A meno che l'utente non si opponga espressamente. Pizzetti a Repubblica.it: "Le nostre cassette si riempiranno di posta indesiderata"


di ALESSANDRO LONGO

CHIUNQUE vorrà, potrà inondare legalmente le nostre buche delle lettere con chili di pubblicità spazzatura: tra le righe del decreto sviluppo, il governo ha dato libertà ad aziende e scocciatori di usare gli elenchi del telefono come indirizzari ai quali attingere per inviare comunicazioni non richieste. A meno che un utente non si opponga esplicitamente all'invio di materiale, la sua cassetta postale diventerà terra di nessuno. Una situazione allarmante, rispetto alla quale arriva la presa di distanza, autorevole, del garante per la privacy: "Noi siamo ovviamente contrari", dichiara a Repubblica.itFrancesco Pizzetti. "In questo modo, le cassette dei nostri domicili torneranno a riempirsi di posta indesiderata"

La brutta sorpresa è contenuta nel decreto sviluppo, giàal centro di polemiche 1 per la norma sulla privatizzazione delle spiagge. Il provvedimento approvato il 5 maggio estende alla posta cartacea le regole varate di recente 2 per il telemarketing. Significa: libertà di contattare a scopi pubblicitari chiunque non abbia preventivamente negato il consenso. Lo si può fare iscrivendo il proprio numero di telefono - e presto anche il proprio indirizzo di casa - al registro delle opposizioni - http://www.registrodelleopposizioni.it/.


La mossa del governo capovolge completamente la disciplina della pubblicità postale: fino a oggi era vietato spedire una lettera promozionale senza aver prima chiesto il consenso del destinatario. Una regola che aveva solo alcune eccezioni: era permesso il volantinaggio anonimo e le aziende potevano contattare per posta i propri clienti abituali, secondo le disposizioni del garante della privacy. Ma non si poteva cercare sull'elenco l'indirizzo di una persona e mandargli in busta, con il suo nome, la pubblicità.

Un sistema che, fa notare il Garante, aveva dato buona prova di sé: "Le aziende sostanzialmente avevano imparato a rispettare i nostri provvedimenti di divieto. Si era ridotta, negli ultimi anni, la quantità di posta nelle cassette e si era tornati a una situazione civile". Ma il governo ha reputato (per la posta così come già per il telefono) che il regime precedente (basato su consenso preventivo) fosse troppo rigido e penalizzasse la strategia commerciale delle aziende. Rischiando di ripristinare un malcostume che si credeva ormai superato.

Certo, l'utente può difendersi iscrivendo il suo nominativo al registro delle opposizioni. Una soluzione che presenta diverse criticità: innanzitutto perché si chiede comunque un azione dell'utente per essere escluso dal bombardamento pubblicitario (il cosiddetto opt-out), mentre per i consumatori sarebbe certamente preferibile non essere contattati senza espresso consenso preventivo (modalità opt-in). Ma soprattutto perché il registro, per ammissione dello stesso Garante, non sembra funzionare a dovere: "Questo strumento funziona con difficoltà e viene ampliamente violato dalle aziende", nota Pizzetti. "Molti utenti ci segnalano di ricevere telefonate pubblicitarie indesiderate anche se hanno negato il consenso".

Dalla Fondazione Ugo Bordoni, che gestisce il registro delle opposizioni, spiegano che questo strumento difende solo dalle chiamate basate sull'elenco telefonico. Non vieta invece alle aziende di telefonare a numeri iscritti in altri elenchi. Le telefonate importune potrebbero arrivare lo stesso perché l'utente vi ha dato il consenso, inavvertitamente, su un modulo firmato per esempio in un supermercato o nel negozio di un operatore. In questo caso, l'utente dovrebbe fare uno sforzo di memoria e contattare il soggetto a cui ha dato il consenso, per annullarlo. Ma al Garante risultano anche casi di persone che non avevano dato mai il consenso a nessuno, si erano iscritti al registro e hanno ricevuto lo stesso telefonate pubblicitarie. Del resto, il deterrente per le aziende sono solo le sanzioni del Garante, da 30 mila a 300 mila euro. Ad oggi, gli iscritti al registro delle opposizioni sono circa 400 mila, rispetto a 17 milioni di abbonati presenti in elenco.



Berlusconi, nuovo attacco ai pm «Meno poteri al Colle, più al premier».

E annuncia: «Nel prossimo consiglio dei ministri
la legge per aumentare il numero dei sottosegretari»

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una foto d'archivio. (Ansa)
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una foto d'archivio. (Ansa)
CROTONE - «Ora che ci sono le elezioni i pm di Napoli hanno chiuso le discariche, io porterei i rifiuti da loro in Procura» afferma il premier. «Siamo intervenuti con l'esercito - prosegue - speriamo sia l'ultima volta e che con queste elezioni torni il buon governo». Silvio Berlusconi sta parlando in una manifestazione elettorale a Crotone a sostegno della candidata del centrodestra al Comune Dorina Bianchi. Poi ha aggiunto: «La sovranità in questo momento, con questa malattia della democrazia, è dei pm della sinistra: questo noi non possiamo tollerarlo».

POTERI - Poi si è lanciato sull'assetto istituzionale di cui l'Italia avrebbe bisogno: «Bisogna cambiare la composizione della Corte costituzionale, cambiare i poteri del presidente della Repubblica e come in tutti i governi occidentali dare più potere al presidente del Consiglio e al Governo. Questa riforma è indispensabile e la presenteremo presto in consiglio dei ministri».

I SOTTOSEGRETARI- «Contro le critiche della sinistra che leggerete sui giornali, vi dico che è già pronta una legge che sarà portata al prossimo Cdm» per aumentare il numero dei componenti del governo. E ci sarà «un sottosegretario per ogni ministero. Noi siamo cinquantanove in tutto, mentre con Prodi erano più di cento».

LA SINISTRA - Il presidente del Consiglio non risparmia bordate alla sinistra e ai suoi leader. Prima li definisce «sempre incazzati» come effetto del vedere la propria faccia riflessa allo specchio del bagno la mattina. Subito dopo, il presidente del Consiglio dice che in realtà i leader della sinistra «non è che si lavino molto»: essendo «costretti a venire in Parlamento - spiega - devono andare in bagno e sono costretti a farsi la barba, ma non è che si lavino molto...».

INTERCETTAZIONI - Nel capitolo giustizia trova spazio anche l'argomento intercettazioni: «Chi non ha paura di essere intercettato quando alza il telefono? Ecco perché serve una legge. Le intercettazioni restano per i reati gravi ma non devono essere portate come prova nei processi perché queste possono essere tagliate, se ne può alterare il senso e puoi avere anche un computer che estrae solo alcune parole».

LA PROTESTA - Un centinaio di persone in gran parte studenti però protesta davanti al Palamilone, il palazzetto dello sport dove ha parlato Silvio Berlusconi. In particolare su un cartello si fa riferimento alla necessità della politica ambientale degli ex siti industriali e al fatto che sarebbero state dimenticate, da parte del Governo, le vittime dell'inquinamento. I giovani stanno attirando l'attenzione e sottolineano con fischi alcuni passaggi del discorso di Berlusconi, che è udibile dall'estero attraverso un maxischermo.

LA REPLICA DEI PM DI NAPOLI - Botta e risposta a distanza tra il presidente del Consiglio ed il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovandomenico Lepore. Malgrado la puntualizzazione odierna di Lepore sulle discariche sequestrate dai pm («in provincia di Napoli non ce ne sono, dunque non potremmo sequestrarne»), Berlusconi da Crotone ha di nuovo accusato i magistrati di avere aggravato l' emergenza in atto, aggiungendo: «Io i rifiuti li porterei da loro in Procura». Il capo dei pm napoletani, anche per mettere fine alla polemica, replica con una battuta scherzosa: «Non potrebbe portare i rifiuti da noi poichè finora la sede della Procura non è autorizzata come discarica».

http://www.corriere.it/politica/11_maggio_10/berlusconi-pm-napoli-sottosegretari_e11288b2-7b23-11e0-be08-e42815e8b082.shtml


Fusione fredda: Andrea Rossi promette 1 centesimo per 1 kWh con il suo E-Cat.


Andrea Rossi, inventore della presunta fusione fredda, ne è davvero convinto; in Grecia quando il primo reattore costruito sul prototipo dell’E-Catsarà pronto, il costo per produrre energia sarà irrisorio: 1 kWh costerà 1 centesimo di dollaro!

E non è il solo. Per l’impianto greco alcuni investitori sono pronti a mettere sul piatto oltre 200 milioni di euro; mentre negli USA sembra che la produzione industriale sia già iniziata e prima della fine dell’anno si passerà alla commercializzazione. Il prodigioso E-Cat in grado di convertire pochi grammi di nickel e idrogeno in preziosi kWh, secondo il suo inventore, segnerà l’inizio di una vera e propria rivoluzione energetica. Secondo Wikipedia, in data 6 aprile 2011 sarebbe stato addirittura concesso il brevetto dall’Ufficio italiano brevetti e marchi.

In molti sono ancora scettici sull’effettivo funzionamento del Rossi & Focardi Energy Amplifier, e purtroppo test universitari approfonditi, non potranno iniziare prima della fine dell’anno, quando l’Università di Bologna in primis, avrà la possibilità di studiare da vicino l’intero dispositivo.

http://www.notiziae.com/fusione-fredda-andrea-rossi-prometto-1-centesimo-per-1-kwh-con-il-suo-e-cat_4831/


Renatino, ci si sente tra 400 giorni.



Oggi è il 9 maggio del 2011: e Brunetta ha detto che entro la metà del 2012 – avete letto bene: tra un anno e 40 giorni – tutte le scuole della Repubblica saranno coperte dall’Wi-Fi.

Adesso io mi metto un bel memo sul frigorifero. E ci rivediamo tra 400 giorni.

No, perché a me questa politica di annunci roboanti a puri fini mediatici inizia un filo a rompere.

Allora, Renatino, sperando di godere entrambi di buona salute ci si risente il 30 giugno del 2012.

Senza scuse, eh?

PS. Quasi quasi il memo lo appiccico vicino a quello che ho appeso l’anno scorso per ricordarmi che entro il 2013 il governo avrà sconfitto il cancro.


http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/05/09/renatino-ci-si-sente-tra-un-anno-e-20-giorni/




Parlamentari all'asta - Marco Travaglio





Commissione Vergogna. - di Massimo Giannini.



Il Giorno della Memoria è diventato il Giorno della Vergogna. Solo in un Paese che ha perso il senso della sua Storia e delle sue istituzioni può accadere che la commemorazione dei magistrati caduti sotto il piombo del terrorismo e della mafia si trasformi nella criminalizzazione delle toghe cadute sotto i colpi del presidente del Consiglio. Le parole che Silvio Berlusconi è tornato a pronunciare davanti al Tribunale di Milano feriscono simbolicamente come pallottole. Ripetere che certa magistratura è un "cancro da estirpare", proprio davanti ai ritratti 1 di Emilio Alessandrini, Guido Galli e Giorgio Ambrosoli, non è solo un oltraggio alle vittime, ma è anche e soprattutto un messaggio ai "superstiti". La guerra del premier non è finita, e finirà solo con l'annientamento del "nemico". Questo significa il rilancio della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'operato dei giudici. Un atto di sfida, che in nessuna democrazia occidentale e normale troverebbe ascolto e cittadinanza, e che invece in Italia promana direttamente dal capo del governo.

Ora si scopre che un disegno di legge per l'istituzione della Commissione esiste già, ed è stato già depositato alla Camera il 4 febbraio scorso, ad opera di uno dei pasdaran del berlusconismo da combattimento, Giorgio Stracquadanio. La novità è che questa proposta di legge potrebbe essere messa in discussione a Montecitorio entro la fine di maggio. Con l'obiettivo di riscrivere la storia repubblicana, a partire da Tangentopoli, e di indagare sull'"uso politico della giustizia", come esige il presidente del Consiglio. "Ne ho parlato direttamente con lui", dice ora Stracquadanio, annunciando la concreta possibilità di accelerfare i tempi del dibattito. Sull'irresponsabilità e l'impudenza di questa iniziativa non c'è altro da aggiungere, dopo i duri moniti del Capo dello Stato. È chiaro a tutti che un'inchiesta parlamentare sull'operato della magistratura, se e quando dovesse partire, non approderebbe da nessuna parte, pena la completa distruzione del tessuto istituzionale e costituzionale che disciplina i rapporti tra i poteri dello Stato. Ma è altrettanto chiaro che Berlusconi, mentre utilizza l'invasione degli immigrati e la scossa all'economia come armi di distrazione verso l'opinione pubblica, intende usare la battaglia sulla giustizia come arma di intimidazione contro i pubblici ministeri.

Quelli che hanno indagato su di lui, nei processi Mills, Mediatrade e Mediaset. Quelli che indagano su di lui, nel processo Ruby. E quelli che potrebbero indagare su di lui, in chissà quali altri filoni di indagine. Sono tutti avvertiti. Il premier, investito della sacrale sovranità dal suo popolo fedele, può sospendere a proprio piacimento il principio di legalità per sottrarsi al suo giudice naturale. La sua forza di fuoco paralizza la legislatura da due anni e mezzo. Legge Alfano, legittimo impedimento, riforma della giustizia, ddl sulle intercettazioni, prescrizione breve, processo lungo. L'elenco delle leggi vergogna fatte o tentate mette paura. E potrebbe allungarsi ancora, se le amministrative di domenica prossima confermassero che il berlusconismo, ancorché in declino, non conosce tuttora alternative possibili. Un'eventualità che fa tremare i polsi, anche solo a immaginarla.



Previti radiato dall'albo degli avvocati . - di Francesco Machina Grifeo



La Cassazione conferma la radiazione di Cesare Previti dall'ordine degli avvocati. Al termine di una lunga vicenda giocata tra ricorsi e controricorsi, i giudici di piazza Cavour, con la sentenza 10071 (si legga il testo sul sito di Guida al diritto) hanno ritenuto legittima la misura più grave, sul piano deontologico, inflitta prima dall'ordine degli avvocati di Roma, e poi confermata dal Consiglio nazionale forense all'ex deputato di Forza Italia condannato in via definitiva per corruzione in atti giudiziari nella vicenda Imi-Sir.

Dalla interdizione alla radiazione
Il procedimento disciplinare era stato avviato nel 1999, a seguito della richiesta di rinvio a giudizio da parte del tribunale di Milano. L'ordine contestava al professionista «gli stessi fatti che costituivano oggetto della imputazione nel processo penale». Il procedimento veniva poi sospeso in attesa dell'esito dell'indagine giudiziaria, fino al 4 maggio 2006 quando si è arrivati alla sentenza di condanna definitiva della Cassazione. A quel punto il Consiglio dell'ordine ha chiesto dapprima di dare esecuzione alla pena accessoria dell'interdizione dalla professione per 5 anni, così come disposta dai giudici. E, successivamente, con una delibera del 6 febbraio 200, ha riaperto l'istruttoria, al termine della quale ha irrogato la sanzione della radiazione dall'albo. A questo punto Previti è ricorso al Consiglo nazionale forense, che però lo ha respinto, e quindi in Cassazione. Ma la porta si è chiusa anche a piazza Cavour. Per la Suprema Corte, infatti, tutti motivi sollevati dalla difesa di Previti sono da respingere e il ricorso rigettato.

La vicenda
La VI Sezione penale della Corte di cassazione, il 4 maggio del 2006, a conclusione del processo Imi-Sir, aveva condannato Previti a sei anni di reclusione per corruzione in atti giudiziari. L'accusa, ritenuta provata, è quella di avere pagato i giudici in modo da orientare la decisione delle sentenze. Con Previti vennero condannati anche Vittorio Metta (6 anni), ex magistrato, e gli avvocati Attilio Pacifico (6 anni e) e Giovanni Acampora (3 anni e 8 mesi).

http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2011-05-09/previti-radiato-albo-avvocati-181826.shtml?uuid=AaTQ0gVD