martedì 13 settembre 2011

Italia verso la bancarotta nel 2016. Per i mercati c’è una possibilità su tre. - di Matteo Cavallito







Continuano i rialzi sui Cds sovrani dell’Italia.La probabilità di bancarotta del Paese da qui al 2016 è pari quasi al 35%. Un dato che pesa in vista dell’asta di domani cui la Bce non potrà partecipare.
Le incertezze sull’efficacia della manovra finanziaria, i perenni ribassi di borsa e la tensione crescente sui titoli di Stato, hanno spinto al rialzo il valore dei Credit default swaps a protezione del debito italiano permettendo a questi ultimi di sfondare per la prima volta quota 500 punti base (assicurare un credito da 10 milioni di euro con l’Italia costa 500 mila euro). Un valore che, formule matematiche alla mano, si traduce in un rischio fallimento da record. Nell’opinione dei mercati, in altri termini, le probabilità che l’Italia dichiari bancarotta entro il 2016 sono pari al 34,94%. Allo stato attuale, rende noto Cma Datavision – insieme a Markit la principale società di monitoraggio dei mercati extraborsistici dei titoli derivati – quello raggiunta oggi dall’Italia è il 7° peggior risultato del mondo. Come a dire che solamente sei Paesi, ad oggi, hanno rispetto all’Italia maggiori probabilità di fallire da qui a 5 anni.

Le misurazioni compiute da Cma, come detto, si concentrano sui Credit default swaps (Cds), i derivati assicurativi, utilizzati per scaricare i rischi delle potenziali sofferenze creditizie. Con la sottoscrizione di questi contratti, una parte (A) si impegna a tutelare l’altra (B) dall’impossibilità di recuperare un credito a fronte dell’ipotetica bancarotta del debitore (C). In sostanza A si fa garante del debito di C ma deve essere retribuito da B in proporzione al rischio. Tanto è elevato quest’ultimo, tanto maggiore sarà la retribuzione, ovvero il costo dei Cds. Il cui valore, va da sé, finisce per misurare nel caso dei bond sovrani il rischio di un Paese.

Ed eccola, dunque, la classifica aggiornata dagli analisti di Cma. Al primo posto c’è la Grecia i cui Cds sovrani valgono 4.810,90 punti base: tradotto, per assicurarsi dal rischio default su 10 milioni di euro di obbligazioni da Atene, occorre sborsare 4,8 milioni, quasi la metà della cifra investita. A conti fatti, spiegano da Cma, il fallimento della Grecia da qui al 2016 è praticamente cosa fatta (oltre 93 probabilità su 100). A seguire, ma con distacco, c’è il Portogallo (1.279 punti base per una probabilità di default al 62,98%) che si piazza davanti al Venezuela (1.173,5 / 56,33%). Fuori dal podio l’Irlanda (954,41 / 52,51%), il Pakistan (942,6 / 47,73%) e l’Argentina (833,40 / 44,92%). Nessun altro Paese, all’infuori di questi, procede come l’Italia che, ormai, ha ampiamente scavalcato la Spagna (444,09 punti base e rischio bancarotta al 31,56%).

Quella calcolata dai Cds, resta per fortuna una probabilità di default virtuale. Un po’ perché tra il default tecnico e quello catastrofico ci sono varie soluzioni intermedie – rollover, haircut etc – per le quali i derivati non vengono liquidati (ovvero “l’assicurazione” non paga), un po’ perché i Cds stessi non sono semplici polizze assicurative acquistate da chi ha un legittimo interesse a proteggersi (i detentori dei titoli di Stato) ma veri e propri strumenti di speculazione. Il prezzo dei Cds norvegesi, per fare un esempio, vale 51,33 punti base, equivalenti a una probabilità di default a cinque anni del 4% circa. Ma la possibilità che la Norvegia vada in bancarotta è in realtà pari praticamente a zero, nel senso che nessun investitore sano di mente potrebbe prendere realmente in considerazione un’ipotesi del genere. Ciò non toglie, tuttavia, che movimentando il mercato di questi titoli, gli investitori stessi possano puntare su un loro rialzo guadagnando sullo spread. Nell’ultimo periodo preso in esame, il rischio default “reale” della Norvegia è rimasto praticamente “sottozero”, ma i suoi Cds hanno offerto rendimenti marginali dell’8,24%, praticamente come quelli italiani (+8,44%).

Insomma, la bancarotta italiana a cinque anni resta ancora un evento improbabile. Ma ciò non toglie che i motivi di preoccupazione non manchino tanto nel breve quanto nel medio periodo. L’Italia, per fare un esempio, ha raggiunto un rischio default pari a quello registrato dall’Irlanda un anno fa. Nell’autunno 2010, l’Irlanda aveva 1 possibilità su 3 di fallire entro il 2015. Oggi, come si diceva, ne ha 1 su 2 entro il 2016. Non è assolutamente detto che l’Italia replichi esattamente questo trend, anzi, in definitiva è altamente improbabile. Ma è certo che la risalita dei prezzi dei Cds peserà negativamente sull’asta dei bond di domani quando l’Italia sarà chiamata a piazzare sul mercato fino a 7 miliardi di euro in Btp quinquennali. Il tutto, ovviamente, senza il sostegno della Bce che, come noto, non può acquistare i bond direttamente alle aste ma solo sul mercato secondario.



IL LUNGO PURGATORIO CHE CI ATTENDE. - DI FRANCO BERARDI "BIFO"






“L’operaio tedesco non vuol pagare il conto del pescatore greco.” dicono i pasdaran dell’integralismo economicista. Mettendo lavoratori contro lavoratori la classe dirigente finanziaria ha portato l’Europa sull’orlo della guerra civile. Le dimissioni di Stark segnano un punto di svolta: un alto funzionario dello stato tedesco alimenta l’idea (falsa) che i laboriosi nordici stiano sostenendo i pigri mediterranei, mentre la verità è che le banche hanno favorito l’indebitamento per sostenere le esportazioni tedesche. Per spostare risorse e reddito dalla società verso le casse del grande capitale, gli ideologi neoliberisti hanno ripetuto un milione di volte una serie di panzane, che grazie al bombardamento mediatico e alla subalternità culturale della sinistra sono diventati luoghi comuni, ovvietà indiscutibili, anche se sono pure e semplici contraffazioni. Elenchiamo alcune di queste manipolazioni che sono l’alfa e l’omega dell’ideologia che ha portato il mondo e l’Europa alla catastrofe:

Prima manipolazione:
riducendo le tasse ai possessori di grandi capitali si favorisce l’occupazione. Perché? Non l’ha mai capito nessuno. I possessori di grandi capitali non investono quando lo stato si astiene dall’intaccare i loro patrimoni, ma solo quando pensano di poter far fruttare i loro soldi. Perciò lo stato dovrebbe tassare progressivamente i ricchi per poter investire risorse e creare occupazione. La curva di Laffer che sta alla base della Reaganomics è una patacca trasformata in fondamento indiscutibile dell’azione legislativa della destra come della sinistra negli ultimi tre decenni.

Seconda manipolazione:
prolungando il tempo di lavoro degli anziani, posponendo l’età della pensione si favorisce l’occupazione giovanile. Si tratta di un’affermazione evidentemente assurda. Se un lavoratore va in pensione si libera un posto che può essere occupato da un giovane, no? E se invece l’anziano lavoratore è costretto a lavorare cinque sei sette anni di più di quello che era scritto nel suo contratto di assunzione, i giovani non potranno avere i posti di lavoro che restano occupati. Non è evidente? Eppure le politiche della destra come della sinistra da tre decenni a questa parte sono fondate sul misterioso principio che bisogna far lavorare di più gli anziani per favorire l’occupazione giovanile. Risultato effettivo: i detentori di capitale, che dovrebbero pagare una pensione al vecchietto e un salario al giovane assunto, pagano invece solo un salario allo stanco non pensionato, e ricattano il giovane disoccupato costringendolo ad accettare ogni condizione di precariato.

Terza manipolazione:
Occorre privatizzare la scuola e i servizi sociali per migliorarne la qualità grazie alla concorrenza. L’esperienza trentennale mostra che la privatizzazione comporta un peggioramento della qualità perché lo scopo del servizio non è più soddisfare un bisogno pubblico ma aumentare il profitto privato. E quando le cose cominciano a funzionare male, come spesso accade, allora le perdite si socializzano perché non si può rinunciare a quel servizio, mentre i profitti continuano a essere privati.

Quarta manipolazione:
I salari sono troppo alti, abbiamo vissuto al disopra dei nostri mezzi dobbiamo stringere la cinghia per essere competitivi. Negli ultimi decenni il valore reale dei salari si è ridotto drasticamente, mentre i profitti si sono dovunque ingigantiti. Riducendo i salari degli operai occidentali grazie alla minaccia di trasferire il lavoro nei paesi di nuova industrializzazione dove il costo del lavoro era e rimane a livelli schiavistici, il capitale ha ridotto la capacità di spesa. Perché la gente possa comprare le merci che altrimenti rimangono invendute, si è allora favorito l’indebitamento in tutte le sue forme. Questo ha indotto dipendenza culturale e politica negli attori sociali (il debito agisce nella sfera dell’inconscio collettivo come colpa da espiare), e al tempo stesso ha fragilizzato il sistema esponendolo come ora vediamo al collasso provocato dall’esplodere della bolla.

Quinta manipolazione:
l’inflazione è il pericolo principale, al punto che la Banca centrale europea ha un unico obiettivo dichiarato nel suo statuto, quello di contrastare l’inflazione costi quel che costi.
Cos’è l’inflazione? E’ una riduzione del valore del denaro o piuttosto un aumento dei prezzi delle merci. E’ chiaro che l’inflazione può diventare pericolosa per la società, ma si possono creare dei dispositivi di compensazione (come era la scala mobile che in Italia venne cancellata nel 1984, all’inizio della gloriosa “riforma” neoliberista). Il vero pericolo per la società è la deflazione, strettamente collegata alla recessione, riduzione della potenza produttiva della macchina collettiva. Ma chi detiene grandi capitali, piuttosto che vederne ridotto il valore dall’inflazione, preferisce mettere alla fame l’intera società, come sta accadendo adesso. La Banca europea preferisce provocare recessione, miseria, disoccupazione, impoverimento, barbarie, violenza, piuttosto che rinunciare ai criteri restrittivi di Maastricht, stampare moneta, dando così fiato all’economia sociale, e cominciando a redistribuire ricchezza. Per creare l’artificiale terrore dell’inflazione si agita lo spettro (comprensibilmente temuto dai tedeschi) degli anni ’20 in Germania, come se causa del nazismo fosse stata l’inflazione, e non la gestione che dell’inflazione fece il grande capitale tedesco e internazionale.

Ora tutto sta crollando, è chiaro come il sole. Le misure che la classe finanziaria sta imponendo agli stati europei sono il contrario di una soluzione: sono un fattore di moltiplicazione del disastro. Il salvataggio finanziario viene infatti accompagnato da misure che colpiscono il salario (riducendo la domanda futura), e colpiscono gli investimenti nella istruzione e nella ricerca (riducendo la capacità produttiva futura), quindi immediatamente inducono recessione. La Grecia ormai lo dimostra. Il salvataggio europeo ne ha distrutto le capacità produttive, privatizzato le strutture pubbliche demoralizzato la popolazione. Il prodotto interno lordo è diminuito del 7% e non smette di crollare. I prestiti vengono erogati con interessi talmente alti che anno dopo anno la Grecia sprofonda sempre più nel debito, nella colpa, nella miseria e nell’odio antieuropeo. La cura greca viene ora estesa al Portogallo, alla Spagna, all’Irlanda, all’Italia. Il suo unico effetto è quello di provocare uno spostamento di risorse dalla società di questi paesi verso la classe finanziaria. L’austerità non serve affatto a ridurre il debito, al contrario, provoca deflazione, riduce la massa di ricchezza prodotta e di conseguenza provocherà un ulteriore indebitamento, fin quando l’intero castello crollerà.

A questo i movimenti debbono essere preparati. La rivolta serpeggia nelle città europee. In qualche momento, nel corso dell’ultimo anno, ha preso forma in modo visibile, dal 14 dicembre di Roma Atene e Londra, all’acampada del maggio-giugno di Spagna, fino alle quattro notti di rabbia dei sobborghi d’Inghilterra. E’ chiaro che nei prossimi mesi l’insurrezione è destinata a espandersi, a proliferare. Non sarà un’avventura felice, non sarà un processo lineare di emancipazione sociale.
La società dei paesi è stata disgregata, fragilizzata, frammentata da trent’anni di precarizzazione, di competizione selvaggia nel campo del lavoro, e da trent’anni di avvelenamento psicosferico prodotto dalle mafie mediatiche, gestite da criminali come Berlusconi e Murdoch.

L’insurrezione che viene sarà un processo non sempre allegro, spesso venato da fenomeni di razzismo, di violenza autolesionista. Questo è l’effetto della desolidarizzazione che il neoliberismo e la politica criminale della sinistra hanno prodotto nell’esercito proliferante e frammentato del lavoro.
Nei prossimi cinque anni possiamo attenderci un diffondersi di fenomeni di guerra civile interetnica, come già si è intravisto nei fumi della rivolta inglese, ad esempio negli episodi violenti di Birmingham. Nessuno potrà evitarlo, e nessuno potrà dirigere quell’insurrezione, che sarà un caotico riattivarsi delle energie del corpo della società europea troppo a lungo compresso, frammentato e decerebrato.
Il compito che i movimenti debbono svolgere non è provocare l’insurrezione, dato che questa seguirà una dinamica spontanea e ingovernabile, ma creare (dentro l’insurrezione o piuttosto accanto, in parallelo) le strutture conoscitive, didattiche, esistenziali, psicoterapeutiche, estetiche, tecnologiche e produttive che potranno dare senso e autonomia a un processo in larga parte insensato e reattivo.
Nell’insurrezione ma anche fuori di essa dovrà crescere il movimento di reinvenzione d’Europa, ponendosi come primo obiettivo l’abbattimento dell’Europa di Maastricht, il disconoscimento del debito e delle regole che l’hanno generato e lo alimentano, e lavorando alla creazione di luoghi di bellezza e di intelligenza, di sperimentazione tecnica e politica.
La caduta d’Europa (inevitabile) non sarà un fatto da salutare con gioia, perché aprirà la porta a processi di violenza nazionalista e razzista. Ma l’Europa di Maastricht non può essere difesa.
Compito del movimento sarà proprio riarticolare un discorso europeo basato sulla solidarietà sociale, sull’egualitarismo, sulla riduzione del tempo di lavoro, sulla redistribuzione della ricchezza, sull’esproprio dei grandi capitali, sulla cancellazione del debito, e sulla nozione di sconfinamento, di superamento della territorialità della politica.
Abolire Maastricht, abolire Schengen, per ripensare l’Europa come forma futura dell’internazionale, dell’uguaglianza e della libertà (dagli stati, dai padroni e dai dogmi)

E’ probabile che il prossimo passaggio dell’insurrezione europea abbia come scenario l’Italia.
Mentre Berlusconi ci ipnotizza con i suoi funambolismi da vecchio mafioso, eccitando l’indignazione legalitaria, Napolitano ci frega il portafoglio. La divisione del lavoro è perfetta. Gli indignati d’Italia credono che basti ristabilire la legalità perché le cose si rimettano a funzionare decentemente, e credono che i diktat europei siano la soluzione per le malefatte della casta mafiosa italiana. Dopo trent’anni di Minzolini e Ferrara non ci dobbiamo meravigliare che si possa credere a favole di questo genere. Il Purgatorio che ci aspetta è invece più complicato e lungo.
Dovremo forse passare attraverso un’insurrezione legalitaria che porterà al disastro di un governo della Banca centrale europea impersonato da un banchiere o da un confindustriale osannato dai legalitari.
Sarà quel governo a distruggere definitivamente la società italiana, e i prossimi anni italiani saranno peggiori dei venti che abbiamo alle spalle. E’ meglio saperlo. Ed è anche meglio sapere che una soluzione al problema italiano non si trova in Italia, ma forse (e sottolineo forse) si troverà nell’insurrezione europea.



http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=article&sid=8960

Tem, così Penati tradì i sindaci. La vicenda della Serravalle.






Dapprima contrario alla Tangenziale, cambiò linea con l'acquisto di Serravalle. Nella campagna elettorale del 2008 promise dura battaglia alla Tem.



Melzo, 11 settembre 2011 - A Filippo la Serravalle aveva portato in dote una bella grana politica. Niente però al confronto di quel che potrebbe accadere adesso, dopo il nuovo avviso di garanzia per concorso in corruzione che Penati ha ricevuto proprio sull’acquisizione dell’autostrada dalla Procura di Monza, che indaga sulle presunte tangenti del «sistema Sesto». E che rischia di fare scivolare l’ex presidente della Provincia all’inferno. I pm brianzoli vogliono vedere chiaro in quella plusvalenza di 179 milioni che il Gruppo Gavio realizzò (Penati comprò le azioni a 8,9 euro l’una contro i 2,9 a cui erano state acquistate dall’imprenditore piemontese) vendendo all’allora numero uno di Palazzo Isimbardi il 15% della società che mancava all’appello per detenere il controllo totale.

E Filippo era convinto che quella fosse la strada giusta. A dispetto dei sindaci, cui si presentò qualche mese prima dell’operazione - una di quelle da esordio come presidente - quando era in corsa per la poltrona più importante di via Vivaio, dicendo che no «quella tangenziale, la Melegnano-Agrate non era da fare». Passa un lampo e cambia idea, ritenendo che la Provincia, ormai strappata a Ombretta Colli, dovesse giocare un ruolo strategico nella partita infrastrutture e che avrebbe potuto farcela solo comandando in Serravalle. Con buona pace dei Comuni che gli avevano fatto fare incetta di voti. Serravalle controlla il 32% di Tem e l’acquisizione dell’intero pacchetto dell’autostrada significò benedire in automatico la nuova tangenziale. Ma politicamente parlando significò tradimento. Penati come spiego l’operazione ai consiglieri del suo gruppo allora? Vittorio Pozzati fra il 2005 e il 2009 sedeva prima con i Ds e poi con il Pd proprio fra quelle fila (ora è consigliere provinciale a Monza).

Cosa vi disse il presidente?«Ci illustrò un obiettivo politico ben preciso: disse che si doveva comprare il pacchetto Gavio per avere voce in capitolo nel nuovo sistema infrastrutturale lombardo. Aggiunse che da quella posizione sarebbe stato meglio».
Avete mai dubitato che ci potessero essere dietro problemi?«Assolutamente no. Mai».  
Penati vi parlò del prezzo delle azioni cedute dal Gruppo Gavio?«Certo che ne parlò e non si limitò a questo: ci disse di aver commissionato una perizia per stabilire se la cifra fosse equa».
E ve ne comunicò l’esito?«Sì, i periti dissero che l’operazione era congrua. E noi, zitti e mosca approvammo».
Alla luce di quel che sta emergendo adesso, cosa pensa di quel che accadde?«Francamente? Sono molto, molto preoccupato. Al punto che in questi giorni ho telefonato a qualche altro vecchio consigliere. Mi auguro per il partito su questa vicenda faccia chiarezza».
Come si sente in relazione a questa vicenda?«Usato. Lo dico con amarezza. L’indagine è in corso per carità, saltare alle conclusioni sarebbe un errore madornale. Ma quando ho letto dell’inchiesta ho provato disagio. Un profondo disagio».
Non aveva mai notato niente di strano?«Mi rifiuto di pensare che questo giro di mazzette possa essere esistito veramente. Mi sembra di essere una comparsa in un brutto film di fantascienza».
Insomma non sapevate nulla, nemmeno dell’esitenza di Fare Metropoli, la associazione culturale vicina a Penati oggi definita dai magistrati una cassaforte di tangenti? "Ne sono venuto a conoscenza dopo l’inizio dell’inchiesta. Vediamo di che si tratta. Sono amareggiato"
di Barbara Calderola


lunedì 12 settembre 2011

Com'è generoso il Cavaliere. - di Michele Serra



Valter Lavitola


La cartomante. I sei fratelli Lavitola. Il procacciatore di escort. Il fornitore di aragoste. L'avvocato degli avvocati. L'otorino personale. Infinito l'elenco degli italiani che si fanno mantenere da Berlusconi.


Oltre ai coniugi Tarantini, a Lavitola, a Lele Mora, a Emilio Fede, a Dell'Utri e a un numero imprecisato di donnine bendisposte, quanti sono esattamente gli italiani che si fanno mantenere da Silvio Berlusconi? Le Procure della Repubblica e le facoltà di Statistica di tutta Italia stanno cercando di appurarlo. Ecco i primi nomi.

Gwenda. Nome d'arte di Calogera Mazzuò, Gwenda è la cartomante preferita dal premier, che le paga uno stipendio di quindicimila euro al mese per farsi predire il futuro con il suo speciale mazzo di carte napoletane, composto di soli assi e re. "Vuoi vedere che adesso ti esce un asso oppure un re?", domanda Gwenda al premier trepidante. Puntualmente accade, e Berlusconi è felice per la buona sorte. Poi, con un altro speciale mazzo composto di soli due di picche, la donna prevede il futuro di Tremonti. Radiata dall'Ordine delle cartomanti, Gwenda è stata riammessa da quando l'Ordine è stato comperato da Berlusconi che l'ha nominata presidente. Riceve un secondo stipendio anche come caporedattore onorario dell'"Avanti!".

Fratelli Lavitola. Sono i fratelli di Lavitola, sei in tutto. Hanno aperto una catena di pizzerie composta, per ora, da una pizzeria alla stazione di Rieti e una, più piccola, alla stazione delle corriere, ancora in allestimento. Hanno chiesto e ottenuto da Berlusconi centocinquanta milioni di euro di finanziamento, sostenendo che bastano a malapena a sostenere il costo delle mozzarelle. Hanno anche vinto l'appalto per rifornire di pizza la redazione dell'"Avanti!".

Goran Uzmancic. Montenegrino, ricercato dalle polizie di mezzo mondo, si è fatto le ossa con la tratta delle bianche ed è noto negli angiporti, nelle bische e nelle bettole con il nomignolo di "Re della Fica", che gli inquirenti sospettano essere allusivo. Ha inviato a Berlusconi un catalogo illustrato di prostitute di tutto il mondo, oltre duemila pagine, comprendenti anche pezzi rarissimi come la nera dai capelli rossi, la vergine masochista e la cavallerizza poliglotta, diventando fornitore ufficiale di Villa Certosa. Percepisce un fisso di un milione all'anno più le spese di spedizione. E' condirettore dell'"Avanti!".



Omar Faraglione. Consegna carretti di aragoste vive a Berlusconi per le feste eleganti a Palazzo Grazioli. E' entrato nelle grazie del premier perché è l'unico che conosce i suoi gusti: fa indossare alle aragoste biancheria intima disegnata apposta per loro. Omar è diventato una figura molto popolare tra gli abitanti del quartiere: quando passa in canottiera con il suo carretto pieno di aragoste e reggiseni, cantando a squarciagola motivi osceni del suo repertorio da caserma, tutti sorridono perché sanno che quella sera, a Palazzo, ci sarà tanta allegria. Per ricompensare il suo fedele fornitore di aragoste, Berlusconi gli ha concesso un vitalizio di diecimila euro al mese e ha pagato la cauzione del fratello detenuto, al quale è stata affidata una rubrica di suggerimenti giudiziari sull'"Avanti!".

Avvocato Poldo Poldi. Nella galassia berlusconiana, l'avvocato Poldi ricopre un ruolo davvero delicatissimo: è l'avvocato degli avvocati di Berlusconi. E' stato lo stesso premier a voler nominare un avvocato dei suoi avvocati, anche se tutti gli suggerivano la totale inutilità dell'operazione. Poldi, per giunta, non è neanche avvocato, è un venditore di quadri rubati e pezzi d'antiquariato falsi che si è conquistato la fiducia di Berlusconi vendendogli per tre milioni di euro, grazie alla mediazione di Dell'Utri, una preziosa radio a transistor appartenuta a Napoleone. La sua parcella fissa è di centomila euro alla settimana.

Gianni Kurthofer. E' l'otorino di Berlusconi. Non lo ha mai visitato ma percepisce un onorario fisso di dodici mila euro al mese perché il premier è invaghito di sua moglie.



http://espresso.repubblica.it/dettaglio/come-generoso-il-cavaliere/2160068

Berlusconi: "Non scappo dai giudici Non è un reato aiutare una famiglia".




Il premier: "Che assurdità, vado a Bruxelles per spiegare la manovra che non avrà aggiustamenti. Per colpa dell'opposizione e dei suoi giornali si è creata confusione"

ROMA - "È un'assurdità" dire che la trasferta a Bruxelles e Strasburgo di domani è stata organizzata per scappare ai magistrati.  Silvio Berlusconi, 1 intervistato da Maurizio Belpietro durante la trasmissione Mattino 5, si difende così dopo la decisione di non lasciarsi interrogare dai giudici che indagano sull'inchiesta Tarantini. 2 "Ho ritenuto di andare a Bruxelles e Strasburgo per spiegare, carte alla mano, la manovra e l'assoluta volontà del governo di raggiungere il pareggio di bilancio", aggiunge, ribadendo di non temere i magistrati napoletani, "non credo sia un reato aiutare "una famiglia con figli piccoli, con un'altra famiglia a carico, passata dall'agiatezza alla miseria", anche "per l'intervento dei magistrati". Il premier ha poi aggiuto di non credere che la manovrà economica avrà degli aggiustamenti: "E'giusta e con mezzi in più, come l'Iva. Avremo saldi sicuri e, per la prima volta, manderemo in pareggio i bilanci dello Stato". Quanto alle critiche sui tagli, il premier sottolinea come invece "ci sono, ai parlamentari abbiamo chiesto un supplemento in più, c'è la soppressione totale delle Province, il dimezzamento del numero dei parlamentari. Quando si fa una manovra come questa si deve badare alla sostanza, quindi era logico concentrarsi su misure di contenuto".


IL VIDEO 3

L'INCHIESTA
 4


"Grazie al comportamento della nostra opposizione e dei suoi giornali - dice il premier - si è creata intorno alla nostra manovra molta confusione e si sono indotte le autorità e le istituzioni europee a pensare che il governo volesse fare passi indietro rispetto alla manovra che aveva approvato e che insomma noi non fossimo seriamente intenzionati a fare quei sacrifici che ci porteranno al pareggio di bilancio nel 2013".

A quel punto, assicura il Cavaliere, la sua visita a Bruxelles è diventata d'obbligo: "Ho cercato quindi di avere un appuntamento con il presidente del Consiglio dei capi di Stato e di governo Van Rumpuy, con il presidente della Commissione Barroso, con il presidente del Parlamento Buzek, non è stato possibile averlo oggi, è stato possibile averlo per domani e ho ritenuto che fosse urgente che mi recassi a Bruxelles e a Strasburgo per spiegare, carte alla mano, la vera situazione di questa manovra e l'assoluta volontà del nostro governo e della nostra maggioranza di raggiungere il pareggio nel 2013".

Ma a proposito degli incontri in programma a livello europeo, a Berlusconi arriva un segnale di irritazione. Il presidente del Parlamento di Strasburgo, il polacco Jerzy Buzek, fa sapere che quella del premier italiano non è una visita ufficiale, quindi l'incontro potrebbe durare non più di due minuti: una formula di pura cortesia, insomma. Il presidente del parlamento europeo - secondo alcuni deputati - avrebbe anche detto di non conoscere i motivi della visita e di avere già una giornata piena di impegni.
 

http://www.repubblica.it/politica/2011/09/12/news/berlusconi_mattino_5-21540247/?ref=HREC1-2

Francia, scoppio in sito nucleare. ''Incidente chiuso, no contaminazione''.



Foto generica di centrale nucleare


Parigi - (Adnkronos/Ign) - Esplosione in un impianto di trattamento per i rifiuti radioattivi a Codolet, vicino al centro nucleare di Marcoule, nel sud della Francia. Il bilancio è di 1 morto e 4 feriti, uno è in gravi condizioni. L'Autorità per la Sicurezza Nucleare francese: ''Nessuna contaminazione è stata registrata''. Ma il Wwf: il pericolo c'è, serve intervento Ue. Marcoule è stata la prima centrale nucleare francese, oggi è soprattutto sede di impianti di dismissione di scorie nucleari (VIDEO).


Parigi, 12 set. (Adnkronos/Ign) - ''Incidente chiuso e nessuna contaminazione''. Dopo ore di panico, l'Autorità della Sicurezza Nucleare francese (Asn) ha decretato la fine dell'allarme per l'esplosione avvenuta in un impianto di trattamento per i rifiuti radioattivi, nel sud della Francia.


L'incidente, che ha provocato 1 morto e 4 feriti, uno dei quali in gravi condizioni, è avvenuto nella città di Codolet (Gard), in prossimità del centro nucleare di Marcoule, nel sud della Francia. L'installazione è laCentraco, filiale di EDF. L'incendio scoppiato verso le 12.15 è stato spento dai vigili del fuoco luogo dopo circa un'ora. Ma la notizia ha fatto scattare immediatamente l'allarme per una possibile fuga radioattiva.
Nella zona è stata istituita immediatamente un'area di sicurezza. Poco dopo il Commissariato per l'energia atomica (CEA) ha assicurato che non si era verificata nessuna fuoriuscita radioattiva.
In seguito all'incidente l'Autorità per la Sicurezza Nucleare francese, l'Asn, ha attivato a Parigi il suo centro di emergenza, inviando ispettori alla prefettura di Gard e all'impianto. L'esplosione è avvenuta in un ''forno per la fusione del metallo di rifiuti radioattivi a bassa e molto bassa attività''.
Poco dopo le 16 l'Autorità di Sicurezza Nucleare francese ha dichiarato ''chiuso'' l'incidente, sospendendo ''la sua organizzazione di crisi''. ''Nessuna contaminazione è stata registrata - ha detto - I feriti non sono stati contaminati e i prelievi effettuati all'esterno del fabbricato non hanno rilevato alcuna contaminazione''.
Edf, che ha visto il titolo crollare in Borsa, ha avviato un'indagine per determinare le cause esatte dell'incidente all'impianto nucleare di Centraco. Un portavoce del gruppo ha precisato che i rifiuti smaltiti nell'impianto ''sono rifiuti radioattivi a bassa e molto bassa attività e a vita breve come i guanti, metalli usati per le costruzioni...che possono avere potenzialmente tracce di radioattività''. Anche il portavoce di Edf ha confermato che non c'è stata alcuna ''fuoriuscita di radioattività''.
Massima allerta a Torino, che dista poco più di 250 km dalla centrale di Marcoule. Si sta facendo un monitoraggio costante, ha detto il sindaco Piero Fassino. Anche la Protezione civile italiana ha attivato una unità di crisi per monitorare le possibili ripercussioni sull’Italia. Ma, citando una nota dell'Asn, sottolinea che ''si è trattato di un incidente industriale (non nucleare) avvenuto su un sito destinato a lavorare le scorie radioattive prima di avviarle alla fase di stoccaggio".
Le associazione ambientaliste, però, non ci stanno. Il Wwf chiede l'intervento della Ue perché, dice, il pericolo c'è. ''L'impianto nucleare di Marcoule in Francia e' usato per riciclare l'uranio e il plutonio contenuti nelle bombe nucleari e nelle barre di combustibile esaurite e farne MOX (Mixed Oxide Fuel), combustibile usato in impianti nucleari", afferma in una nota Sergio Ulgiati del Comitato scientifico del Wwf Italia.
"Il Mox contiene plutonio e uranio di varia origine (riciclato, impoverito o naturale). Siccome la sua produzione richiede una serie di fasi molto delicate di separazione del plutonio e dell'uranio dal combustibile esaurito o dagli ordigni nucleari smantellati, il rischio di tale lavorazione è evidente, e così pure la possibilità di fuoriuscita di materiale altamente contaminato in atmosfera. Resta pertanto il timore - sottolinea Ulgiati - che l'incidente possa aver coinvolto anche scorie di elevata attivita' e per questa ragione sono necessarie informazioni chiare e dettagliate".



http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Francia-scoppio-in-sito-nucleare-Incidente-chiuso-no-contaminazione_312441537056.html


Strage Ustica, ministeri Difesa e Trasporti condannati a maxi-risarcimento di 100 mln.






Palermo - (Adnkronos) - La decisione del tribunale civile di Palermo, accolte le domande avanzate dai parenti delle vittime. Che ora dicono: ''Vogliamo sapere chi sono gli autori della strage'' in cui trentuno anni fa morirono 81 passeggeri del volo Bologna-Palermo.


Palermo, 12 set. (Adnkronos) - A distanza di 31 anni dalla strage di Ustica in cui morirono 81 passeggeri del volo Bologna-Palermo, il tribunale civile del capoluogo siciliano ha condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti a un maxi-risarcimento di oltre 100 mln di euro per i parenti delle vittime.


I ministeri della Difesa e dei Trasporti sono stati condannati dal Tribunale civile di Palermo perché giudicati responsabili di non avere garantito la sicurezza del voto 'Itavia'. Il giudice Paola Protopisani si è pronunciatoaccogliendo le domande avanzate dai parenti delle 81 vittime della strage. Il tribunale ha inoltre ritenuto i ministeri responsabili dell'occultamento della verità e li ha condannati ad un ulteriore risarcimento dei danni. La sentenza è stata depositata dopo un'istruttoria durata 3 anni.
Secondo i legali delle vittime, gli avvocati Daniele Osnato e Alfredo Galasso "il risultato della vicenda processuale rende giustizia per l'ultratrentennale 'tortura della goccia' che i parenti delle vittime hanno dovuto subire ogni giorno anche a causa dei numerosi e comprovati depistaggi di alcuni soggetti deviati dello Stato". Per i legali "la sentenza apre un nuovo percorso per la ricerca della verità. Fu un missile ad abbattere il volo Itavia".
Gli avvocati auspicano che "chi di dovere avvii ogni opportuna azione nei confronti degli Usa e della Francia affinché sia ammessa finalmente la responsabilità per il grave attentato. Così si ridarebbe dignità e onore a tutto il Paese e alle vittime. Inoltre ci si augura che dopo la caduta del regime di Gheddafi, l'Italia sia informata del contenuto degli archivi dei servizi segreti libici nei quali si ha ragione di ritenere che siano contenuti ulteriori documentazioni rilevanti sul fatto".
Ora i parenti delle vittime chiedono la verità sugli autori della strage. Daria Bonfietti, presidente dell'associazione che raggruppa i familiari delle vittime, giudica fondamentale la decisione di oggi. "Si tratta - afferma - di un importante riconoscimento delle responsabilità da parte dei ministeri della Difesa e dei Trasporti sul nascondimento della verità ed è una affermazione della mancanza di sicurezza".
Detto questo, la presidente dei familiari delle vittime della strage di Ustica si augura che, a questo punto, si possa aggiungere l'ultimo pezzo della verità: "Ora vogliamo sapere chi sono gli autori della strage. E' giunto il momento che il nostro governo si muova nei confronti di quei Paesi a cui sono state rivolte tante rogatorie perché sino ad ora non ha fatto nulla". Quanto alla decisione in sé, Bonfietti sottolinea come con questo risarcimento i giudici civili abbiano "ribadito con forza la tesi sostenuta da sempre dal giudice Rosario Priore, e cioè che in quei cieli ci fu una vera e propria guerra aerea".



http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Strage-Ustica-ministeri-Difesa-e-Trasporti-condannati-a-maxi-risarcimento-di-100-mln_312441869599.html