domenica 18 settembre 2011

Appello di Scalfari, Di Pietro aderisce "Non possiamo arrivare così al 2013"






Il leader dell'Idv: "Non possiamo chiedere al presidente della Repubblica un atto incostituzionale, ma neppure accettare di arrivare a fine legislatura con un governo fatto solo per non andare a votare". E aggiunge: "No a inciuci, no alla solidarietà nazionale. Sì solo a un esecutivo di tot giorni per la legge elettorale"

ROMA - Il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, sposa l'appello lanciato dal fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari 1 affinché il presidente della Repubblica investa il Parlamento del caso Berlusconi: cioè del problema della sua credibilità. "Noi - ha detto di Pietro dal palco di Vasto, dove ha chiuso la festa del partito - non possiamo chiedere al capo dello Stato di fare un atto incostituzionale, non possiamo domandargli di sciogliere le Camere, ma non possiamo neanche accettare in nome della legge elettorale di arrivare al 2013". Quindi, si schiera con l'editoriale di Repubblica: "Facciamo nostro l'appello di Scalfari a Napolitano", per chiedere cioè al capo dello Stato di utilizzare il suo potere di indirizzare messaggi al Parlamento. Di Pietro, poi, ha aggiunto: "Ora noi dobbiamo completare la raccolta di firme per il referendum, poi dare la nostra disponibilità solo per cambiare la legge elettorale e quindi rivolgerci ai cittadini per far capire loro che siamo in grado di governare".

Insomma, nessun governo tecnico, se non una fase di collaborazione tra varie forze politiche per dare il via a una nuova legge elettorale. Per il resto, voto subito.  "La nostra disponibilità c'è solo per cambiare la legge elettorale - dice - perchè non ho alcuna intenzione di consegnare la vittima all'assassino, anzi. No al governo di unità nazionale per ricostruire il Paese, chi lo ha
 ucciso non può ricostruirlo. No a mantenere in vita questa maggioranza, salvo che ci sia l'impegno del Presidente della Repubblica a un governo di tot giorni per fare una nuova legge elettorale".


Il leader dell'Idv ha annunciato che nelle prossime ore l'Idv chiederà il voto segreto sulla richiesta di autorizzazione alla custodia cautelare di Marco Milanese. Mentre non ha  parlato nel dettaglio di quanto emerge dalle inchieste di Bari e Napoli sul conto del premier. "Star qui a parlare di escort - ha detto - sarebbe partecipare alla distrazione di massa in corso dai problemi reali del paese". Ma ha aggiunto: "Sarebbe bene se il premier accettasse l'invito di don Gallo ad andare in comunità a disintossicarsi, mentre chi ha ancora la credibilità per farlo si assume la responsabilità di governare". Fra i credibili, Di Pietro ha inserito proprio l'Italia dei valori, ma "in squadra", perché bisogna avere "la consapevolezza di poter fare i passi in ragione delle proprie gambe".

E qui è scattato l'ultimo punto dell'intervento di Di Pietro, l'alleanza con Pd e Sel, iniziata venerdì con il faccia a faccia con Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola. Con gli alleati, ha detto, serve "identità di programma", che deve esserci anche per i candidati alle primarie, da "fare il prima possibile", perché "abbiamo bisogno che quelle consultazioni siano una simbiosi tra le persone e il programma".
"Non è possibile che ognuno arrivi portandosi il proprio programma, altrimenti succede quel che succede sempre: siccome vince de Magistris, i partiti non ci stanno". Quindi l'Idv chiede di stare in squadra, ma anche di definire subito un programma di base. "Dobbiamo identificare subito quali sono le nostre priorità", una decina di punti, ha concluso Di Pietro citando il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Ma la festa di Vasto non sarà ricordata solo per le prove di Nuovo Ulivo tra Di Pietro, Vendola, e Bersani. A distanza si è consumato anche l'ennesimo duello tra il leader dell'Idv e quello dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. Un'incognita che pesa al momento sulla compattezza dell'opposizione e poi - più o meno a breve - sulle alleanze elettorali del voto che verrà.



 http://www.repubblica.it/politica/2011/09/18/news/appello-21842669/

L'ESPRESSO: La vera storia di Renato Brunetta... il primo fannullone d'Italia!!!

"A Paolo Berlusconi basta il 10%"


Finmeccanica ha circa 73 mila dipendenti ed è detenuta dallo Stato, che è il maggiore azionista, per oltre il 32 per cento. Ha un fatturato di 18 miliardi e nell’ultimo esercizio ha denunciato un utile netto di 557 milioni di euro


Tarantini e gli appalti di
Finmeccanica: spunta anche
il fratello del premier

FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA
È la storia di una scalata al cielo, quella di Gianpi Tarantini, il Bel Ami che dalla provincia barese entra nelle grazie di un presidente del Consiglio - e ormai sappiamo come - e da questi è introdotto nelle stanze che contano. «Battere il ferro finché è caldo», lo slogan suo e degli imprenditori Enrico Intini e Roberto De Santis, che lo appoggiano, dapprima increduli, poi sempre più euforici perché vedono che il sistema-Tarantini funziona. A Bari, scrive infatti la Guardia di Finanza, nasce un «comitato d’affari» che mira al colpo grosso.

«Senti Guarguaglini» È l’1 dicembre 2008, Silvio Berlusconi contatta Gianpi; è in preparazione una delle tante cene. Tarantini: «Presidente, se riesce... anche a chiamare Bertolaso, così lo coinvolgeremmo». Berlusconi: «Ecco, mi sembrava che ci fosse qualcuno da chiamare... Sì, appunto... Ecco, vedi... Bertolaso!. Va bene, chiamo Bertolaso».
Il giorno dopo, Tarantini riferisce ai soci: Bertolaso gli ha consigliato, per portare avanti il progetto di far entrare il Gruppo Intini nella neonata società mista tra Finmeccanica e Protezione civile SEL PROC che sarebbe opportuno far contattare Pier Francesco Guargaglini da Berlusconi. Tarantini riporta le parole del sottosegretario sul patron di Finmeccanica. «A me m’ascolta, a quello obbedisce». La sera stessa, Gianpi chiede l’ennesimo favore a Berlusconi.

La convocazione Il 5 dicembre Gianpi si affretta a chiamare Berlusconi. «È rimasto contento poi?... Bertolaso, dico... ». Berlusconi: «Non ne abbiamo più parlato. Invece, ho fissato un appuntamento per martedì con Guarguaglini, per quella cosa ». Tarantini: «Benissimo. Martedì sono a Roma e quindi anche se non ci vediamo a cena e mi vuol dire qualcosa a voce, io sono lì». È chiaramente un appuntamento molto importante per il «comitato d’affari» barese. Tarantini è in ansia. L’8 dicembre chiama Roberto De Santis: «Senti domani mattina, quello lì incontra Piero (Guarguaglini, ndr.). Lo vede lui, a casa sua alle dieci... poi mi ha convocato per le quattro». Il giorno dopo, Intini a Tarantini, riferendo di una telefonata ricevuta da Marina Grossi, la moglie di Guarguaglini, nonché amministratore delegato della società del gruppo «Selex S. I.», che l’aveva convocato in sede: «Quelli non parlano proprio... Capisci?. Per telefono mai!».

La delusioneDopo l’appuntamento con Grossi, Intini si precipita a chiamare Gianpi: «Là non è arrivato niente». Intini: «La moglie non sapeva niente». Tarantini: «Vabbè che consigli mi devi dare?». Intini: «Bisogna capire da loro quando hanno parlato, se hanno parlato. Perché se non hanno parlato, è inutile che dicono che hanno parlato... no?». Tarantini: «Allora scusa io lo vedo stasera a cena». Intini: «Tu dì: “Il mio amico ha visto la signora Guarguaglini... la Grossi... che mi ha spiegato eventualmente quale sarebbe lo scenario... però mi diceva... non mi risulta che è arrivata qualche segnalazione”. Vabbò?». Tarantini: «Va bene. Ti aggiorno dopo, tieni il telefono acceso».

La «gara» con il fratelloTarantini esegue, ma è Roberto De Santis il cervello del gruppo. È a lui, quindi, che Gianpi riferisce. A un certo punto scoprono, e ne rimangono terrorizzati, che anche Paolo Berlusconi mira allo stesso affare. Si cercano soluzioni di mediazione. Tarantini: «Poi ieri con il fratello ho parlato e lui ha detto che non ha una società non riconducibile a lui». De Santis: «Poi gli dico io che cosa dobbiamo fare. Loro vogliono partecipare al 10% del business giusto?». Tarantini: «Del fatturato». De Santis: «È chiaro, della società al 10%... ho capito bene». Tarantini: «E poi mi ha ribadito il fatto... un sostegno per la campagna elettorale». De Santis: «È giusto... Tu gli consegnerai una scatola con il 10% della società. Punto. Questa è la migliore soluzione. Cioè lui ti ha detto: “Noi non abbiamo società che non siano riconducibili a noi”. Giusto? Questo è un problema che si può risolvere». Tarantini: «Poi mi ha detto che ha parlato con il tipo. Mi ha detto che ovviamente ci darebbe tutti i lavori alla S.M.A. (società di Enrico Intini, ndr). De Santis: «Ho capito». Tarantini: «Peccato... Solo per risolvere ora ‘sti cazzi di problemi... Hanno a disposizione 36 miliardi dalla Comunità Europea solo per la prevenzione e per la protezione civile per l’Italia ». Siccome però le cose non filavano lisce, e Intini non riusciva mai a entrare in contatto con Guarguaglini, Gianpi viene invitato a «tornare alla carica». Accadrà il 16 dicembre 2008, a margine della festa per il Milan. Tarantini è invitato da Berlusconi. Ne approfitta da par suo. «A dire del Tarantini - ricostruiscono gli investigatori - il Presidente Berlusconi aveva raccolto seduta stante la sua richiesta chiamando, in viva voce, davanti a lui, il Presidente di Finmeccanica che, a sua volta, si era mostrato disponibile».

L’affare con la Protezione civileIl business a cui Tarantini & soci miravano è un sistema di allerta e monitoraggio che Finmeccanica dovrà predisporre a beneficio della Protezione civile. Un affare d’oro: 12 appalti curati dalla SEL PROC per oltre 51 milioni di euro. E il gruppo barese sognava ad occhi aperti. A un certo punto, però, si apre una nuova connection barese. Tarantini entra in contatto con Rino Metrangolo grazie all’amica comune Lea Cosentino, direttore generale della Asl di Bari, un’altra poi finita nei guai con la giustizia. Sarà Metrangolo, che si è dimesso da Finmeccanica due giorni fa, e che approfitta di una notte brava in un hotel romano con una prostituta pagata gentilmente da Tarantini (e con lui anche altri due amici pugliesi, il magistrato Cosimo Bottazzi e Marco Macchitella), a informarli che l’affare è sostanzialmente andato a monte. Tarantini: «Hai avuto notizie, poi?». Metrangolo: «Mi è stato confermato lo status quo che ti avevo detto». Tarantini: «Senti, mi sembra strano. Io ho assistito a una telefonata tra i due in alto, in cui il tuo diceva che si poteva fare...Tra l’altro conoscendo bene l’amico nostro... Ha detto che l’avrebbe chiamato lui». Metrangolo: «Sì, però non attraverso quello strumento, capito? Attraverso altri strumenti». Tarantini: «Non un legamereale? Societario?». Metrangolo: «No. Attraverso un accordo commerciale ». Tarantini:«Enonserve a niente». Vista la sconfitta sul fronte della Protezione civile, proveranno a buttarsi su un altro business di cui hanno sentito parlare dalle loro parti: un gasdotto dall’Albania all’Italia. Il progetto era nato nel marzo 2009 quando viene siglato un accordo intergovernativo e individua il Tap (Trans Adriatic Pipeline) come progetto di interesse prioritario per entrambi i Paesi. Attualmente è nella fase di progettazione.



sabato 17 settembre 2011

Tarantini e il “sogno” Bertolaso. Come nasce (e muore) un comitato d’affari









Lavorare con la Protezione civile e Finmeccanica: l'obiettivo di Gianpi e dei suoi compagni di avventura fallisce sul più bello dopo un laborioso corteggiamento
L’obiettivo di Gianpaolo Tarantini era chiaro: compiacere il premier per far entrare il suo comitato d’affari (composto dagli imprenditori “dalemiani” Enrico Intini e Roberto De Santis) nella short list della Protezione civile, ovvero l’insieme delle aziende chiamate a gestire le situazioni di emergenza e le grandi opere pubbliche. Lavori anche per un miliardo di euro, come quello – poi saltato come tutti gli altri – di un fantomatico satellite per Finmeccanica da realizzare con l’aiuto di Intini e De Santis, come si evince da un’intercettazione ambientale tra la moglie di Tarantini, Angela De Venuto, e il suo autista Dino Mastromarco.

Per realizzare il suo piano, il faccendiere si dà un gran daffare pur di stringere rapporti con Guido Bertolaso. Si tratta di un vero e proprio corteggiamento, peraltro confermato dallo stesso Tarantini negli interrogatori ai pm. “Gli ho solo chiesto di presentarmi il responsabile della Protezione Civile – ha raccontato Tarantini –  in quanto volevo che Enrico Intini, mio amico con il quale avevo stipulato un contratto di collaborazione, potesse esporre allo stesso Bertolaso le competenze del suo gruppo industriale nella prospettiva di poter lavorare con la Protezione Civile”. Dopo aver speso una fortuna per guadagnarsi la fiducia del premier, Tarantini riesce a chiudere il cerchio: “Una sera il presidente Berlusconi mi presentò Guido Bertolaso con il quale in seguito mi sono incontrato unitamente a Enrico Intini – ha spiegato ancora l’imprenditore barese – Bertolaso ci inviò a Finmeccanica ma poi, dopo i primi incontri con tale dottor Lunanuova, non è successo più nulla”.

Insomma, un buco nell’acqua. La cronistoria del fallimento però, merita di essere raccontata. In tal senso, appare centrale la figura di Totò Castellaneta, un avvocato di Fasano, nel brindisino. Il primo passo per la realizzazione del disegno di Gianpy, infatti, avviene tramite il coinvolgimento, attraverso Castellaneta, dell’imprenditore Enrico Intini, a capo dell’omonimo gruppo operante nel settore delle infrastrutture a livello nazionale e internazionale. L’incontro tra Tarantini e Intini si svolge a settembre 2008 nello studio di Totò Castellaneta, che subito dopo la riunione viene aggiornato sul fatto che Tarantini aveva illustrato a Silvio Berlusconi i progetti del Gruppo Intini.

Il comitato d’affari è ufficialmente nato, ma è necessario un ulteriore passaggio per arrivare al capo della Protezione civile. Per questo Tarantini chiede a Castellaneta informazioni ancor più approfondite su Intini, visto che Berlusconi si era mostrato molto interessato all’attività del gruppo. L’occasione per far soldi negli appalti pubblici è stata creata: per Tarantini ”quello è un ferro da battere caldo”. Per far ciò, Intini avrebbe dovuto produrre una brochure del suo gruppo, così Berlusconi lo avrebbe girato direttamente a Bertolaso. A questo punto, il faccendiere barese tira in ballo Roberto De Santis, imprenditore nel settore delle energie rinnovabili e immobiliarista legato a Massimo D’Alema. Per i magistrati De Santis è la persona che consigliava Tarantini “nei rapporti d’affari in contesti istituzionali (nazionali) in cui il giovane imprenditore non aveva maturato ancora la giusta esperienza per muoversi con disinvoltura”. Cosa ci avrebbe guadagnato dal progetto Gianpaolo Tarantini? Per gli inquirenti non ci sono dubbi: Tarantini avrebbe ottenuto ricche provvigioni per la sua opera di mediazione, ma per fare questo, come prospettato da Totò Castellaneta, era necessario costituire una società di consulenza, con l’aiuto del commercialistaFabrizio Pulpo.

Per il comitato d’affari pugliese, le cose si mettono bene il 5 novembre 2011, ovvero quando Tarantini informa Castellaneta che la sera prima, durante una cena a Palazzo Grazioli, il presidente del Consiglio aveva consegnato la brochure di Intini a Bertolaso, che in quel periodo si trovava a Napoli perché delegato dal governo per l’emergenza rifiuti in Campania. Bertolaso, in quell’occasione, aveva assicurato il premier che avrebbe chiamato Intini. La svolta arriva il 12 novembre, quando Berlusconi convoca Tarantini a Palazzo Grazioli, nel bel mezzo della notte, perché aveva necessità di vederlo per “un minuto”. L’incontro è il preludio per il tanto auspicato faccia a faccia con Guido Bertolaso. Il contatto arriva alle 18.15 del giorno successivo. Berlusconi è in macchina col capo della Protezione civile, chiama Tarantini e gli passa al telefono Bertolaso, preannunciandogli la possibilità di prendere accordi diretti e raccomandandosi di “fargli fare bella figura”: “Dottore buonasera, lieto di conoscerla”, dice Tarantini, con Bertolaso che fissa subito un appuntamento per l’indomani. “A che ora vuole venire a trovarmi?” risponde Bertolaso a un Tarantini che si mette a completa disposizione: “Se lei viene a trovarmi verso le quindici ci possiamo vedere senz’altro”. L’appuntamento è fissato: ore 15, via Ulpiano, sede della Protezione civile.

Ottenuto il contatto, il comitato d’affari festeggia: Tarantini a stretto giro di posta chiama suo fratello Claudio, Enrico Intini, Roberto De Santis e Totò Castellaneta, che gli ribadisce di affrettarsi a costituire la società di consulenza. Il 16 novembre, poi, Berlusconi chiama Tarantini per sapere l’esito dell’incontro. Tarantini è euforico: “Bertolaso ci disse che Finmeccanca aveva costituito una società mista con la Protezione civile e ci invitò ad andare da Finmeccanica. Fui io attraverso Rino Metrangolo (dirigente di Finmeccanica, dimessosi oggi, ndr), persona che avevo conosciuto attraverso Lea Cosentino (ex dirigente della Asl Pugliese, ndr) a prendere contatti con Lunanuova, dirigente della società mista”. Com’è andata la missione? Tarantini spiega ai pm: “Mi dissero che avremmo potuto partecipare all’interno di una Ati (associazione temporanea di imprese, ndr) nella quale avrebbe potuto trovare posto la Sma di Intini. Non si concretizzò nulla perché, sebbene il terremoto all’Aquila avrebbe consentito di realizzare opere stradali attraverso la Sma di Intini, la notizia pubblica della perquisizione da me subita determinò una presa di distanza da parte di Metrangolo e Lunanuova”.

Dopo un simile corteggiamento, il comitato d’affari non conclude nulla: un buco nell’acqua, tanto lavoro per nulla. Ora, però, è tutto scritto nelle carte. Dopo il fallimento, la beffa.


L'indennità - TRILUSSA




Adesso, ar Parlamento Nazzionale,
ogni rappresentante der Paese
sai quanto pija? Mille lire ar mese:
...dodici mila all'anno... nun c'è male!
Chi je le dà? nojantri: è naturale!
Ne la paga, però, ce so' comprese
l'opinioni politiche e le spese
po' sostené la fede e l'ideale.
Quelli che ne potrebbero fa' senza,
perché so' ricchi e c'hanno robba ar sole,
li spenneranno pe' beneficenza.
Er mio, defatti, pare che li dia
ar Pro-Istituto de le donne sole

Inchiesta Escort, le nuove intercettazioni.

L'aereo con a bordo il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in una immagine del 06 agosto 2011 sopra l'aeroporto di Olbia


BERLUSCONI: 'A TEMPO PERSO FACCIO PREMIER' - ''Vedi Marystell, io a tempo perso faccio il primo ministro''. Silvio Berlusconi lo dice al telefono a Marystell Polanco, una delle ragazze che frequentavano le residenze del premier, finita anche nella vicenda di Ruby Rubacuori. L'intercettazione e' allegata agli atti dell'inchiesta della procura di Bari, depositati ieri. ''Vedi Marystell - dice Berlusconi - io a tempo perso faccio il primo ministro e quindi me ne succedono di tutti i colori''
 
COSI' SI DOVEVANO VESTIRE LE RAGAZZE - Per entrare nelle residenze del premier le ragazze dovevano non solo essere "giovani ed esili" ma anche avere un abbigliamento preciso, una sorta di 'divisa'. Lo spiega Massimiliano Verdoscia (amico e socio di Giampaolo Tarantini, ndr) a Ioanna Visan, la rumena che ha partecipato a diverse serate, comprese quelle del 'Bunga Bunga'.
 
Secondo quanto scrive la Guardia di Finanza di Bari in un'informativa agli atti dell'inchiesta escort, Verdoscia "era a conoscenza dell'attività di prostituzione svolta dalla donna". Il 30 settembre del 2008 la contatta e ottiene il suo ok per andare dal premier il giovedì successivo (poi l'incontro salterà): "eh però mi raccomando eh - dice Verdoscia - fammi fare una bella figura capito?".
 
Ioanna risponde "sì sì, non ti preoccupare". I due si risentono poco dopo e l'uomo le dà, annota la Gdf, "le consuete indicazioni su che tipo di abbigliamento deve indossare e anche come comportarsi".
 
"Quando giovedì vai lì - afferma - eh, mi raccomando, voglio dire...vabbé...eh tanto ci sarà il mio amico (Tarantini, ndr) che ti accompagna, tranquillo tutto ok, senza nessun tipo di problema...però il look...capello sciolto, il trucco non troppo evidente, capito? Un vestito...un vestito sobrio, nero, che però metta in mostra...insomma...le tue forme...tu come...e poi tu sai il tuo charme quale è Va bene?".
 
Ioanna sembra preoccupata, perché chiede a Verdoscia se "mi fanno le domande?". "Come ti conosco quelle cose lì?". E Massimiliano risponde: "No, no, assolutamente, nessuna domanda, niente, zero, totale, massima riservatezza, niente, va bene".
 
 
'HO LA FILA DI RAGAZZE..'. - ''Ieri sera avevo la fila fuori dalla porta della camera...erano in undici...io me ne son fatte solo otto perche' non potevo fare di piu'...non si puo' arrivare a tutto...''. E' quanto dice il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Giampaolo Tarantini il primo dell'anno del 2009, parlando della serata precedente. La telefonata e' contenuta negli atti dell'inchiesta sulle
escort che la procura di Bari ha depositato ieri.  Berlusconi e Tarantini parlano al telefono il primo dell'anno, alle 12.07: a chiamare e' Gianpi, che racconta il capodanno passato con Belen Rodriguez, Claudia Galanti e Manuela Arcuri. I due si scambiano gli auguri e poi iniziano a parlare di Belen.
Ecco il testo integrale della telefonata.
T: Belen ha fatto dei balli latino-americani...mamma mia
B: chi li ha fatti? Belen?

T
: Belen, si'
B: ma adesso e' libera? con chi sta?

T
: con nessuno. Glielo ho detto ieri infatti l'ho chiamata tante volte che volevo farle gli auguri perche' a destra mia Belen...a sinistra Claudia e di fronte Manuela.
B: mamma mia eri messo benissimo

T
: ho detto: ho fatto una fine dell'anno...migliore non potevo farla
B: eh ci credo con le tre donne piu' belle d'Italia
 
T: Claudia sta bene, Claudia le vuole bene...parla sempre bene...ci mancherebbe
B: Belen invece come si esprime?

T: nooo...forse...poi non ho tanta confidenza, perche' io sono amico di Marco (Borriello, ndr) molto...ma io penso che...
B: ma lei e' ancora innamorata di Marco?

T
: no...no...non credo
B: comunque lui non ha la testa giusta per una donna come Belen

T: la ci vuole un uomo serio
B: e' troppo semplice lui...deve andare con un piu' grosso...con un imprenditore...con uno come te

T: no con uno come lei stavo dicendo io
B: va bene senti io sono qua assediato da quando hanno visto che sono stato dichiarato da Playboy il politico piu' sexy sul libro che e' venuto fuori il trenta...ha riportato questa cosa qui...io non ho scampo con questi qua. Ieri sera avevo la fila fuori dalla porta della camera...erano in undici...io me ne son fatto solo otto perche' non potevo fare di piu'...non si puo' arrivare a tutto. Pero' stamattina mi sento bene sono contento della mia capacita' di resistenza agli assedi della vita...che cosa ci tocca fare la notte del primo dell'anno. Senti io ho qua tutti i letti occupati...non so come fare a dirti venite. Il due viene anche Emilio...queste non vanno via neanche con le cannonate...il prezzo e' buono, il vitto anche. Sai ieri sono state sulle automobile tre ore...hanno fatto le gare non le tiravi piu' giu.

T
: ma quante ragazze ci sono?
B: quaranta

T: tutte sono venute
B: no...tutte no! Erano 67 quelle...intanto ho comprato una casa qui vicino per ampliare i posti...dodici posti in piu'.
 
DONNE VOLARONO SU AEREO PRESIDENZIALE - Gianpaolo Tarantini propose al premier Silvio Berlusconi ''di volare tutti insieme sull'aereo presidenziale, dicendo che le ragazze (che aveva reclutato) abitavano a Milano e facendo credere che lui (Tarantini stesso, ndr) aveva un impegno di lavoro in citta' l'indomani mattina''. E' quanto si legge negli atti dell'inchiesta escort depositati ieri. I fatti si riferiscono al 26 novembre 2008 quando Berlusconi, che aveva organizzato una cena a Palazzo Grazioli, e' costretto ad andare a Milano. E alla fine le ragazze, secondo quanto è scritto negli atti dell'inchiesta, volarono con Gianpi sull'aereo presidenziale. Dice il premier a Tarantini: ''Devo purtroppo partire per Milano, perche' mi e' successo un guaio su la' devo essere domani mattina prestissimo e poi l'aereo c'e' solo stasera, quindi purtroppo ho cambiato tutti i programmi e parto per Milano. Se tu credi di poter arrivare qui adesso e che vi offro che so un gelato''. ''In questo frangente - annota la Guardia di finanza - Tarantini dimostrava di saper trarre il massimo vantaggio anche dalle situazioni apparentemente a lui sfavorevoli''. Dice Tarantini al telefono al premier: ''senno' veniamo insieme a lei a Milano (ride)''. Rivolgendosi alla escort Marysthell e ad altre donne propone: ''Andiamo a Milano, vi va? Con l'aereo con lui''. Le sue interlocutrici rispondono di si' e Gianpi comunica al Presidente, ''va bene, se ci da' mezz'ora, il tempo di fare la valigia, veniamo''. Il gruppo giunge effettivamente ''con l'aereo presidenziale a Milano'' ma - annotano gli investigatori - salta la possibilita' di ''passare la serata con il presidente Berlusconi''. Quindi, Tarantini trascorre la notte in un hotel milanese occupando una camera assieme a Maria Esther Garcia Polanco.
 
PREMIER, 'RAGAZZE SONO FORAGGIATISSIME' - Le ragazze che passavano la notte a palazzo Grazioli erano ''foraggiatissime''. Lo dice il premier Silvio Berlusconi nel corso di una telefonata con Giampaolo Tarantini. Un modo di dire che, secondo la Guardia di Finanza, allude al fatto che ''era stato dato loro il necessario''.
 
La telefonata e' del 17 ottobre 2010, alle 18.44 e a chiamare e' il capo del governo. ''Riferendosi alle ragazze che hanno trascorso la notte a palazzo Grazioli - riassume la Gdf - tra l'altro, sottolineava: 'guarda che hanno tutto per pagarsi tutto da sole queste qua eh', alludendo, evidentemente al fatto che era stato dato loro il necessario. Motivo per cui Tarantini non doveva sentirsi obbligato a corrispondere loro alcunche'''. Tarantini risponde cosi': ''Si, ma stia tranquillo, presidente, non c'e' problema''. E Berlusconi aggiunge: ''Eh, vabbe', ma non...non...coso...perche' hanno...sono...sono foraggiatissime''.
 
In un'altra intercettazione riportata negli atti dell'inchiesta di Bari, Berlusconi chiede a Tarantini: ''Per favore, non pigliamole alte...'', parlando delle ragazze che devono essere invitate nelle sue residenze. La telefonata e' del 5 ottobre 2010. E' il premier che chiama Gianpi, che poco prima l'aveva contattato senza ottenere risposta. Tarantini, scrive la Gdf, ''lo incalzava prospettandogli la possibilita' di organizzare un incontro con Manuela Arcuri per il mercoledi' successivo riuscendo ad ottenere l'invito a trascorrere la serata insieme e a portare con se alcune ragazze, ma rimandando ad altra serata l'incontro con l'attrice romana''.
Berlusconi a quel punto dice: ''Se tu hai una ragazza da portare, due ragazze, tre ragazze da portare...''
T: si'...si'...si...
B: per favore, non pigliamole alte come fa questo qui di Milano, perche'....noi non siamo alti...devono essere tutte come la Graziana (Capone, ndr)
T: va bene, io ne porto un paio, due o tre ne porto.
DEL NOCE-ROSSELLA 'ESCA'PER DONNE - Il premier Silvio Berlusconi utilizzo' Carlo Rossella e Fabrizio Del Noce ''per fornire alle ragazze lo stimolo a partecipare'' alla cena del 23 settembre 2008 a Palazzo Grazioli. E' quanto e' scritto negli atti giudiziari dell'inchiesta barese sulle escort depositati ieri.
''Che cosa dici - afferma al telefono Berlusconi parlando con Gianpaolo Tarantini - se chiamiamo anche Rossella che c'ha una ragazza che canta in Vaticano molto brava?'', ''magari invitiamo anche Fabrizio Del Noce, il direttore della fiction della Rete Uno della Rai?'', ''cosi' le ragazze sentono che c'e' qualcuno che ha il potere di farle lavorare''.
  In una successiva telefonata - annota la Guardia di finanza - ''il Presidente era poco equivoco: ''... Carlo Rossella, presidente di Medusa e Fabrizio Del Noce, direttore di Raiuno e responsabile di tutta la fiction Rai. Sono persone che possono far lavorare chi vogliono... ecco quindi le ragazze hanno l'idea di essere di fronte a uomini che possono decidere del loro destino. L'unico ragazzo sei tu gli altri sono dei vecchietti... pero' hanno molto potere''.
Non sono solo Fabrizio Del Noce e Carlo Rossella a rappresentare un' 'esca' per le ragazze portate da Tarantini dal premier. Nell'organizzare una cena a Palazzo Grazioli, il 2 dicembre 2008, l'imprenditore pugliese sollecita Berlusconi ad invitare anche Guido Bertolaso, il capo della Protezione civile con cui aveva gia' discusso di affari ai quali avrebbe voluto ''dare concretezza''.
''Vabbe' Presidente - dice Tarantini a Berlusconi in una delle telefonate intercettate - se ci riesce anche a chiamare Bertolaso, cosi' lo coinvolgeremmo''. E il premier risponde: ''..ecco, mi sembrava che ci fosse qualcuno da chiamare'', ''si si' appunto, ecco vedi... Bertolaso! Bertolaso, ecco. Va bene, chiamo Bertolaso!''

INCHIESTA ESCORT:ATTI; PREMIER A BERTOLASO,'TI PASSO GIANPI' - Silvio Berlusconi in auto con Guido Bertolaso chiama Gianpaolo Tarantini perché parli con il responsabile della Protezione civile. L'obiettivo perseguito dall'imprenditore pugliese, tramontato il progetto originario di candidarsi al Parlamento europeo nel 2009, è quello - si legge negli atti edll'inchiesta di Bari depositati ieri - di "entrare nel circuito dei lavori per le grandi opere pubbliche, in particolare far parte della short list del Dipartimento della Protezione civile".
In questo ben più redditizio obiettivo Tarantini, "per tramite dell'amico Salvatore Castellaneta", coinvolge Enrico Intini, imprenditore a capo dell'omonimo Gruppo di Noci (Bari), che opera nel settore delle infrastrutture. Il 4 novembre del 2008, all'indomani di una cena a Palazzo Grazioli, Tarantini riferisce a Castellaneta che Berlusconi ha lasciato la brochure informativa sul gruppo Intini a Guido Bertolaso. Il 13 novembre Berlusconi contatta Tarantini: Berlusconi: ..senti sono in macchina con il sottosegretario Bertolaso... ecco te lo passerei così vi mettete d'accordo direttamente".
Bertolaso: "eccoci buonasera" Tarantini: "buonasera lieto di conoscerla". I due si mettono d'accordo su quando vedersi e fissano l'incontro per le 15 del giorno successivo "a via Ulpiano, lì alla Protezione civile" dice Bertolaso. Poi Berlusconi riprende il telefono e raccomanda a Tarantini: "ecco fammi fare una bella figura eh". In una successiva telefonata il premier assicura a Tarantini il suo interessamento presso Bertolaso, cui ha passato la brochure del gruppo Intini: "ecco - dice - lui ha i tuoi depliant che..i tuoi che mi hai dato, no?".
Dopo l'incontro del 14 novembre a via Ulpiano a cui partecipa anche Enrico Intini, Tarantini racconta in varie telefonate al fratello e a Salvatore Castellaneta che la proposta di affari al gruppo Intini prevedeva la partecipazione al capitale di una società già in fase di costituzione fra Protezione civile e Finmeccanica spa. Tarantini: "ci ha proposto una bella cosa..di entrare..stanno preparando una società mista fra Protezione civile e Finmeccanica..che controlla tutte le tecnologie, una cosa seria una cosa enorme..". Il 16 novembre Berlusconi chiama Tarantini per sapere: "com'é andata..com'é andato l'incontro con Bertolaso?". A spiegare come sono andate effettivamente le cose è lo stesso Tarantini, nell'interrogatorio del 29 luglio 2009 davanti ai magistrati di Bari.
"Bertolaso ci disse che Finmeccanca aveva costituito una società mista con la Protezione civile... e ci invitò ad andare da Finmeccanica. Fui io attraverso Rino Metrangolo (dirigente di Finmeccanica, dimessosi oggi - ndr), persona che avevo conosciuto attraverso Lea Cosentino... a prendere contatti con Lunanuova, dirigente della società mista". Tarantini poi spiega che gli furono illustrate una serie di attività: "Mi dissero che avremmo potuto partecipare all'interno di una Ati (associazione temporanea di imprese, ndr) nella quale avrebbe potuto trovare posto la Sma di Intini. Non si concretizzò nulla perché, sebbene il terremoto all'Aquila avrebbe consentito di realizzare opere stradali attraverso la Sma di Intini, la notizia pubblica della perquisizione da me subita determinò una presa di distanza da parte di Metrangolo e Lunanuova".
TARANTINI A PREMIER,'BEVIAMO UN AMARO?' - 'Se lei vuole anche dopo cena stasera; ci beviamo un amaro, tanto io sono a cena con una amica che volevo presentarle'. Così - si legge in atti della Guardia di Finanza - Tarantini cerca di 'strappare' al presidente Silvio Berlusconi l'ennesimo invito a Palazzo Grazioli. Alla annunciata 'amica', Sara Tommasi, se ne sarebbe poi aggiunta un'altra, tale Marica. Entrambe new entry in casa del premier. Alla serata, era il 10 marzo 2009, partecipano anche altre due ragazze, invitate direttamente da Berlusconi che dice a Tarantini: 'Se voi venite qui alle nove e mezza c'e la cena, fai un po' tu da padrone di casa con queste fanciulle, ci sarà la Cinzia, e c'e la Silvia da Milanò. Dalle intercettazioni emerge che le due donne accompagnate da Tarantini hanno poi lasciato Palazzo Grazioli alle 03.30 del mattino. Negli atti ci sono anche le telefonate, tra Tarantini e le sue due amiche, preparatorie alla serata. 'Stasera sei convocata', 'cena dal capo', dice l'imprenditore barese a Marica. Poi le dà istruzioni sull'abbigliamento: 'vestitino nero, semplice, senza calze'. 'Senza gioielli, niente... pulita'. 'Nove e un quarto al De Russie, puntuale eh Marica'. Istruzioni simili a Sara Tommasi sul tipo di vestito, ma con una aggiunta: 'mettitelo scollato'.

Telefonata Lavitola-Berlusconi, premier: c'ho tutti contro.






Roma - (Adnkronos) - La conversazione avvenuta qualche giorno dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano nel 2009: ''C'ho i giudici che mi odiano, che sono dei criminali'' e ''i fascisti''


Roma, 16 set. - (Adnkronos) - ''Eh, come sto, c'ho tutti contro e in più c'ho una cosa che pende sulla testa di 750 milioni e dall'altra parte c'ho i giudici che mi odiano, che sono dei criminalinel palazzo di giustizia di Milano che hanno già ricominciato a muoversi con la Corte Costituzionale che gli ha dato il via libera per tornare alla caccia all'uomo''.


E' quanto afferma il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso di una telefonata con Valter Lavitola, avvenuta qualche giorno dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano nel 2009, anticipata sul sito di Repubblica.it.
Si tratta di una telefonata intercettata nell'ambito dell'inchiesta della procura di Pescara su una presunta evasione fiscale dell'imprenditore Giuseppe Spadaccini, finanziatore dell'Avanti. Lavitola, durante la conversazione, dice al premier: ''Ma che cosa ci si perde se si ripresenta la norma così come sta, senza andare poi a fare una legge costituzionale, così com'è con quelle modifiche del caso si riapprova e a questo punto devono sospendere tutto e riandando poi al parere alla Corte Costituzionale. Nel frattempo ci mettono due, tre mesi, ci sono le prescrizioni e si avvia nello stesso tempo una legge costituzionale. Se si ripresenta tale e quale il lodo Alfano?''. ''Non ho una maggioranza così completa'', replica Berlusconi. E Lavitola: ''Presidente mi scusi non mi sono spiegato, se si ripresenta il Lodo Alfano''. Berlusconi replica ancora: ''Sì ma non me lo approvano i fascisti, cioè Fini non ci sta''. E Lavitola: ''A ripresentare il Lodo Alfano?''. Berlusconi risponde di sì. Lavitola allora chiede al premier: ''Ma lei ci ha parlato?''. E Berlusconi: ''Ma no, non c'ho parlato''.


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