Il complesso monumentale del '500 della chiesa dell'Itria ad Agrigento, trasformato sulla carta in albergo a 4 stelle. Una truffa all'Unione Europea da 2 milioni e 220 mila euro. Sullo sfondo la moglie dell'ex padrone degli appalti palermitani Luciano Cassina e Salvatore Simonetti, ex socio di Paolo Berlusconi.
di Giuseppe Lo Bianco
Una chiesa monumentale del '500 trasformata, sulla carta, in un albergo a 4 stelle, una truffa alla Ue di 2 milioni e 220 mila euro, la moglie dell'ing. Luciano Cassina, ex ras degli appalti di Palermo, imparentata con Luigi Pirandello, e infine un imprenditore legato ad ambienti mafiosi che viene dalla stagione di Tangentopoli con un socio importante, Paolo Berlusconi, nella Coge, finita nell'inchiesta, archiviata, sui mandanti occulti delle stragi legati al filone mafia e appalti: e' una storia complessa, che mescola inchieste antiche e truffe miliardarie recenti, quella portata a galla dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo che, su ordine del procuratore aggiuntoLeonardo Agueci, ha sequestrato il complesso monumentale del '500 della chiesa dell'Itria, gioiello rinascimentale di Agrigento, di proprieta' della Itria srl, una societa' dell'ing. Salvatore Simonetti, originario di San Giuseppe Jato il cui nome compare nella richiesta di archiviazione del gip di CaltanissettaGiovambattista Tona sulle stragi mafiose del '92 contro Falcone e Borsellino.
Una chiesa del '500 da trasformare in un albergo a 4 stelle grazie ai fondi europei del Por Sicilia, ma senza alcuna autorizzazione del Comune e della Soprintendenza per i beni culturali. Cio' non ha impedito alle societa' Itria srle Agricola Valera Srl, entrambe di Palermo, di incassare oltre un milione di euro (dei 2,2 chiesti) giustificati prospettando spese in realtà non sostenute affatto o solo in minima parte e documentate anche con false dichiarazioni di "stato avanzamento lavori", false perizie giurate e falsi progetti. Falso, perche' non onorato, e' stato anche il contratto di acquisto della chiesa, pagata 500 mila euro con sette assegni post datati, consegnati alla signora Giovanna Amoroso Garofalo e mai incassati; per cui la moglie dell'ing. Cassina, assistita dall'avv.Rosa Salvago, vuole rientrare in possesso della chiesa ed ha avviato la conseguente iniziativa giudiziaria.
Cassina contro Simonetti, dunque, due nomi simbolo di due diverse stagioni delle inchieste sugli appalti: originario di San Giuseppe Jato, come Angelo Siino, il ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra, Simonetti e' citato nell'ordinanza di custodia cautelare Trash: il suo compaesano Siino lo indica come l'uomo che ha tentato di indurlo a tacere sulle responsabilità dei due imprenditori agrigentini. Secondo Siino, Simonetti contattò sua moglie sostenendo che Salamone e Miccichè erano disposti a pagare se avesse omesso di fare i loro nomi. Un'altra citazione arriva dalla Dia che, scrive il gip di Caltanissetta nel decreto di archiviazione delle stragi, ''accertava che Salvatore Simonetti non era imparentato con i Simonetti di San Giuseppe Jato (Giovanni e Domenico), già noti alle autorità giudiziarie palermitane perché vicini a Cosa nostra e prestanomi di Riina e deiBrusca; tuttavia egli risultava essere stato cointeressato in diverse società insieme a soggetti già sottoposti ad indagine per reati connessi all'organizzazione "Cosa nostra", come i già menzionati Salamone e Miccichè e comeGiovanni Gentile, legato al noto capomafia di Trapani, Vincenzo Virga. In proposito va rilevato che Gentile era uno dei soci della Im.Pre.Get. s.r.l., altra società che confluì nella Tunnedil s.c.a.r.l. per il lavoro sulla galleria di Favignana''.
L'imprenditore viene citato perche' socio della Co.Ge., una societa' che fa capo a Paolo Berlusconi (che in questa storia non c'entra nulla), finita nel mirino delle indagini sulle stragi. E proprio della Co.Ge Siino parlo' nel '98 come di una societa' raccomandata dal ''patto del tavolino'', l'accordo tra mafia, politici e imprenditori per la spartizione degli appalti. ''Co.Ge. mi fu raccomandata – ha detto Siino – Salamone mi disse che faceva capo a Berlusconi''.
http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=745
Una chiesa del '500 da trasformare in un albergo a 4 stelle grazie ai fondi europei del Por Sicilia, ma senza alcuna autorizzazione del Comune e della Soprintendenza per i beni culturali. Cio' non ha impedito alle societa' Itria srle Agricola Valera Srl, entrambe di Palermo, di incassare oltre un milione di euro (dei 2,2 chiesti) giustificati prospettando spese in realtà non sostenute affatto o solo in minima parte e documentate anche con false dichiarazioni di "stato avanzamento lavori", false perizie giurate e falsi progetti. Falso, perche' non onorato, e' stato anche il contratto di acquisto della chiesa, pagata 500 mila euro con sette assegni post datati, consegnati alla signora Giovanna Amoroso Garofalo e mai incassati; per cui la moglie dell'ing. Cassina, assistita dall'avv.Rosa Salvago, vuole rientrare in possesso della chiesa ed ha avviato la conseguente iniziativa giudiziaria.
Cassina contro Simonetti, dunque, due nomi simbolo di due diverse stagioni delle inchieste sugli appalti: originario di San Giuseppe Jato, come Angelo Siino, il ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra, Simonetti e' citato nell'ordinanza di custodia cautelare Trash: il suo compaesano Siino lo indica come l'uomo che ha tentato di indurlo a tacere sulle responsabilità dei due imprenditori agrigentini. Secondo Siino, Simonetti contattò sua moglie sostenendo che Salamone e Miccichè erano disposti a pagare se avesse omesso di fare i loro nomi. Un'altra citazione arriva dalla Dia che, scrive il gip di Caltanissetta nel decreto di archiviazione delle stragi, ''accertava che Salvatore Simonetti non era imparentato con i Simonetti di San Giuseppe Jato (Giovanni e Domenico), già noti alle autorità giudiziarie palermitane perché vicini a Cosa nostra e prestanomi di Riina e deiBrusca; tuttavia egli risultava essere stato cointeressato in diverse società insieme a soggetti già sottoposti ad indagine per reati connessi all'organizzazione "Cosa nostra", come i già menzionati Salamone e Miccichè e comeGiovanni Gentile, legato al noto capomafia di Trapani, Vincenzo Virga. In proposito va rilevato che Gentile era uno dei soci della Im.Pre.Get. s.r.l., altra società che confluì nella Tunnedil s.c.a.r.l. per il lavoro sulla galleria di Favignana''.
L'imprenditore viene citato perche' socio della Co.Ge., una societa' che fa capo a Paolo Berlusconi (che in questa storia non c'entra nulla), finita nel mirino delle indagini sulle stragi. E proprio della Co.Ge Siino parlo' nel '98 come di una societa' raccomandata dal ''patto del tavolino'', l'accordo tra mafia, politici e imprenditori per la spartizione degli appalti. ''Co.Ge. mi fu raccomandata – ha detto Siino – Salamone mi disse che faceva capo a Berlusconi''.
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