sabato 14 gennaio 2012

Nave Costa naufraga al Giglio: tre morti, 50 non rintracciati.



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PORTO SANTO STEFANO (Reuters) - Almeno tre persone sono morte e circa altre 40 sono rimaste ferite mentre i soccorritori stanno cercando eventuali dispersi dopo che una nave da crociera della Costa, con oltre 4.000 persone a bordo, ha urtato uno scoglio, inclinandosi su un fianco e affondando parzialmente al largo dell'isola del Giglio.
Tra i feriti, due sono in gravi condizioni - una donna, membro dell'equipaggio, è stata ricoverata a Siena con un trauma spinale e un'altra persona a Grosseto con un trauma cranico - e 21 sono stati ricoverati per ipotermia e traumi.
Il prefetto di Grosseto Giuseppe Linardi ha detto che al momento "non sono state rintracciate circa 50 persone" spiegando che per avere un dato più preciso "si aspetta di ricevere gli elenchi delle persone identificate a Porto Santo Stefano per poi confrontarlo con quello dei passeggeri".
Sulla vicenda sono state aperte due inchieste, una penale e una amministrativa mentre secondo la Guardia costiera all'origine del naufragio potrebbe esserci un errore umano o la rottura della strumentazione di bordo.
Parlando di eventuali dispersi, Linardi ha detto che "è un problema che dovremmo risolvere nelle prossime ore, si tratta di un'operazione complessa".
"E' difficile perché la nave è enorme", ha aggiunto Luca Cari dei vigili del fuoco precisando che l'imbarcazione è adagiata su un fianco e probabilmente non si inabisserà ulteriormente.
Dalle fotografie si può vedere una vasto squarcio su un fianco della nave, la Costa Concordia che ha una stazza di 114.500 tonnellate.
Sulla vicenda la procura di Grosseto ha aperto un'inchiesta per naufragio, disastro e omicidio colposo, come riferito da fonti giudiziarie. Mentre un'inchiesta amministrativa è stata aperta dalla capitaneria di porto.
"E' molto prematuro fare ipotesi sulla causa disastro", ha detto a Reuters un funzionario della Guardia costiera di Livorno aggiungendo che le due ipotesi più pausibili sono l'errore umano o la rottura della strumentazione.
La Guardia costiera insieme ai magistrati di Grosseto ha sentito sia il comandante che gli ufficiali a bordo della nave.
I passeggeri hanno raccontato del panico scoppiato a bordo e hanno riferito di alcune persone che si gettavano in mare dalla nave che si inabissava.
"Ci stavamo sedendo per la cena e abbiamo sentito questo boato. Credo che abbia urtato degli scogli. Si è diffuso il panico, coi tavoli che si sono rovesciati, i bicchieri per aria mentre noi raggiungevamo i ponti per indossare i giubbotti salva-gente", ha raccontato ai microfoni di SkyTg24 una dei passeggeri, Maria Parmegiano.
Diversi passeggeri hanno criticato il modo in cui si è cercato di far fronte all'emergenza.
MISURE ANTI-INQUINAMENTO
Intanto dei tecnici stanno anche predisponendo delle paratie anti-inquinamento per evitare che il carburante a bordo della nave si riversi in mare, dato che l'incidente è avvenuto all'interno della riserva naturale dell'Arcipelago toscano.
Tuttavia il sindaco del comune dell'Isola del Giglio, Sergio Ortelli, ha escluso in una nota che si sia verificato al momento alcun sversamento di carburante nelle acque della zona.
Molti dei 3.200 passeggeri e dei 1.023 membri dell'equipaggio sono stati portati a terra a Porto Santo Stefano per poi essere aiutati in scuole, chiese e altri edifici pubblici.
Al momento non si riesce ad accedere al sito Web della Costa Crociere, che ha sede a Genova, probabilmente per l'alto numero di contatti richiesti anche se la società ha attivato una helpline dedicata. Costa fa sapere che collaborerà con le autorità.
Si crede che la maggior parte delle persone a bordo siano italiane anche se è probabile che ci siano passeggeri di altre nazionalità.
- hanno collaborato Philip Pullella e James Mackenzie a Roma -- Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia

Da italiana, faccio un esame di coscienza...



L'Italia declassata, declassata anche la Francia. 
La finanza non si fa prendere in giro dalle manovre "velina", ma valuta i risultati. 
E i risultati dell'ultima manovra del governo italiano sono evidenti, non è cambiato nulla, anzi, è peggiorato il potere economico degli italiani che saranno costretti a rimettere in circolazione ciò che avevano risparmiato e messo da parte.
Il nuovo governo, in balia della vecchia maggioranza parlamentare, non rassicura, anzi...
Napolitano avrebbe dovuto sciogliere le camere. 
Chi comanda è la maggioranza in Parlamento, la stessa maggioranza che ci ha portato sull'orlo della recessione e che ha negato l'arresto di Cosentino.
E se si dovesse andare alla nuove elezioni con l'attuale legge elettorale, la stessa maggioranza tornerebbe al potere, basterebbe che a fare fronte comune fossero PdL, Lega e Radicali.
Siamo messi molto male, sarebbe il caso di incominciare a pensare come e cosa fare per riprendere in mano la situazione se non vogliamo fare la stessa fine della Grecia.



venerdì 13 gennaio 2012

Auto blu, arrivano i primi tagli Governo: “risparmi per la spesa pubblica”



Presentato un decreto dal ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi che prevede una stretta per Enti locali e Istituzionali. Monti lo ha trasmesso oggi al Tar in ottemperanza a un'ordinanza del 2011.


Giro di vite del governo sulle auto blu destinati agli organi costituzionali e agli enti locali con l’obiettivo di “conseguire risparmi significativi”. Con un decreto del presidente del Consiglio, presentato dal ministro Patroni Griffi, il governo ottempera ad una ordinanza del Tar che chiedeva di intervenire in merito.

“Il Presidente del Consiglio MarioMonti – si legge in una nota pubblicata da palazzo Chigi – ha inviato oggi al Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) un Decreto del Presidente del Consiglio sull’utilizzo delle autovetture di servizio e di rappresentanza da parte delle pubbliche amministrazioni. Il presente decreto, su proposta di Filippo Patroni Griffi, Ministro senza portafoglio per la pubblica amministrazione e la semplificazione, mira ad ottemperare all’ordinanza del Tar n. 4139 del 10 novembre 2011 che chiedeva il riesame del precedente decreto del 3 agosto 2011 in relazione all’esclusione dalla sua applicazione degli Organi costituzionali, delle Regioni e gli enti locali, nonché delle amministrazioni che utilizzano non più di una autovettura di servizio (art. 1, comma 2, del precedente DPCM)”.

“Inoltre – prosegue la nota diffusa da palazzo Chigi – il presente decreto modifica il precedente laddove esso impone l’utilizzo alternativo dei mezzi di trasporto pubblico solo quando ne venga assicurata “uguale efficacia”. Infine viene eliminata la norma che concede alle amministrazioni un termine di trenta giorni per la comunicazione al Dipartimento della funzione pubblica dell’acquisto o della presa in possesso di un’autovettura. Il Governo ritiene che le modifiche introdotte permetteranno di conseguire risparmi significativi nella spesa pubblica per le autovetture di servizio e di rappresentanza”.

Voli di stato per affari di famiglia: indagato Calderoli, il censore del cotechino di Monti.




L’ex ministro leghista Roberto Calderoli è indagato dal pm romano Emanuele Di Salvo per truffa nei confronti di funzionari della presidenza del Consiglio dei ministri per potere utilizzare un volo di Stato a cui non aveva diritto. Il fatto è avvenuto il 19 gennaio 2011, quando Calderoli ha preso l’aereo di Stato per andare e tornare in giornata a Cuneo, dove è atterrato all’aeroporto di Levaldigi. Il procedimento penale è già incardinato dal 20 luglio scorso al tribunale dei ministri, che ha svolto indagini in proprio, ricevuto una memoria difensiva di Calderoli e accolto le tesi dell’accusa che ipotizza la truffa, attribuendo al ministro un danno da 10.271,56 euro e chiedendo al Senato l’autorizzazione a procedere in giudizio.
L’ex ministro leghista ammette di essere corso a Levaldigi per un’emergenza familiare e non istituzionale: una visita in ospedale al figlio di 10 anni della compagna Gianna Gancia, presidente della provincia di Cuneo. Calderoli si è giustificato però spiegando di avere solo deviato il volo, che sarebbe stato previsto per due impegni istituzionali di quel giorno, che avrebbero preceduto e seguito la visita in ospedale. Per sua sfortuna Calderoli quel giorno è stato pizzicato da un avversario politico: Fabrizio Biolè, il grillino eletto in consiglio regionale del Piemonte. E’ stato lui a presentare un esposto alla procura di Saluzzo, che poi ha girato per competenza a Roma gli incartamenti.
Il tribunale dei ministri ha preso molto sul serio la vicenda, facendo fare indagini a due sovrintendenti di polizia e sentendone un terzo come testimone. Ed è riuscito a ricostruire tutti i fatti, smentendo anche la ricostruzione di Calderoli. La relazione della polizia nega l’esistenza dei due appuntamenti istituzionali rivendicati da Calderoli. E minuziosamente mette in fila i fatti. Primo: l’incidente al figlio della Gancia mentre era in auto con la tata, è accaduto alle 8 del mattino dell’11 gennaio 2011. Ritagli della stampa locale ne riportano al gravità (il bambino si è fratturato i due femori, la tibia e il perone), la corsa al capezzale della madre e l’intenzione di Calderoli di correre a Cuneo, fermato però da una telefonata della compagna che lo rassicurava chiedendogli di restare a Roma, dove gli impegni politici erano più importanti.
Il 13 il bambino avrebbe dovuto essere operato per ridurre le fratture, ma poi l’operazione è stata rimandata al 18 gennaio ed è perfettamente riuscita dopo 5 ore di intervento. Quello stesso 18 gennaio il capo di gabinetto di Calderoli ha chiesto alla presidenza del Consiglio dei ministri l’utilizzo del volo di Stato per il giorno 19 dal mattino alla sera motivando la domanda con “comprovate e inderogabili esigenze di trasferimento connesse all’esercizio di funzioni istituzionali”. E’ la frase che condannerebbe Calderoli. Secondo il rapporto di polizia infatti appena atterrato l’ex ministro è andato a casa della Gancia. Con lei poi è andato in un’altra abitazione dove si è trattenuto per un’ora. Il poliziotto riferisce: “sul citofono non sono presenti denominazioni di pubblici uffici”. Da lì i due sono andati in ospedale dal bambino e poi Calderoli è ripartito subito per Roma. Non avendo diritto all’aereo il ministro non avrebbe compiuto né abuso di ufficio, né peculato per l’utilizzi a fini personali. Il reato di truffa è proprio nella frase usata per avere il permesso dalla presidenza del Consiglio, che secondo i giudici rappresenterebbe un “artifizio e un raggiro idoneo a indurre in errore”. Fine della storia con Calderoli indagato. E la beffa di una autorizzazione a procedere per truffa proprio all’indomani delle sue polemiche sul veglione di Capodanno di Mario Monti a palazzo Chigi. Costato probabilmente meno dei 10 mila euro del volo di Stato..

Impiegata falsa cieca istruiva pratiche all'Asl, arrestata.




PAVIA - Un'impiegata dell'Asl di Pavia, falsa cieca, e' stata arrestata con l'accusa di corruzione e truffa dai carabinieri.
La donna e' indiziata, quale addetta all'ufficio invalidi civili, di aver istruito 135 false pratiche di rimborso per indennità di accompagnamento o per malattie inesistenti, emettendone i relativi ordini di pagamento, e facendosi poi corrispondere parte del denaro dai beneficiari della truffa, e di aver favorito in modo analogo i suoi familiari.
La donna arrestata, Guiduccia Massolini, di 51 anni, e' un'impiegata che lavora all'Asl di Pavia da oltre una decina d'anni, e risiede in provincia di Pavia.
L'arrestata, tra le altre cose, si sarebbe attribuita un rimborso di 5.000 euro inserendosi nei pagamenti Inps dichiarandosi cieca assoluta, avrebbe fatto risultare anche la propria madre non vedente, in modo che percepisse una consistente maggiorazione della pensione e, infine, avrebbe fatto avere al figlio un rimborso per indennita' di accompagnamento per familiari deceduti. Tutte le patologie erano
false.
Il danno all'inps, che ha materialmente proceduto alla liquidazione delle somme non dovute, e' pari a 1.300.000 euro.
Gli accertamenti proseguono e verranno sentite altre 400 persone circa, tra possibili sospettati di aver approfittato delle sue pratiche truffaldine e pubblici ufficiali che potrebbero averla agevolata.

giovedì 12 gennaio 2012

Il nuovo logo.



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Grottesca rivincita del Palazzo. - di Marco Damilano










Il salvataggio di Cosentino. Lo stop al referendum contro il Porcellum. Nello stesso giorno, la vecchia politica si è presa due grandi soddisfazioni. Ma è soltanto l'allegria dei naufraghi. Aspiranti suicidi, a loro insaputa.

Alle 12 e 44 minuti arriva il doppio no della Corte costituzionale ai referendum elettorali. E nell'aula di Montecitorio si vede qualche capopartito che arriccia il baffo di soddisfazione. Un'ora e mezzo dopo, alle ore 14 e 10, arriva anche il no a voto segreto all'arresto di Nicola Cosentino. E questa volta non c'è una contenua soddisfazione: il corpaccione del Pdl esplode in un boato da stadio. Vittoria. Doppia vittoria, per il sistema dei partiti. 


Vittoria di che? Ok, distinguiamo. La Consulta non è il braccio armato della politica. Ma da settimane il tam tam spingeva verso la bocciatura di due quesiti su cui erano state raccolte un milione e duecentomila firme, raccolte in un mese (c'era il Generale Agosto alle spalle) con l'ostilità di tutti i partiti (ricordate Bersani? Abbiamo fatto i banchetti, ripeteva, come se fosse un ingegnere dell'Ikea), sospinte solo dalla tenacia di Arturo Parisi, Antonio Di Pietro, Nichi Vendola e da un fiume di cittadini, ancora una volta inatteso. Cittadini che in ogni caso hanno posto un problema fin qui irrisolvibile per la politica: cambiare una legge elettorale che tutti a parole dicono di ritenere orrenda, vergognosa, schifosa (compresi molti di quelli che l'hanno votata) e che nei fatti tutti hanno interesse a mantenere. 


Il Parlamento che ha salvato Cosentino è figlio di quella legge. Il Porcellum che ha aumentato la distanza degli eletti dagli elettori, fino a renderla siderale. La Casta nasce da qui: non dall'affollarsi dei deputati ai banchi della buvette per scroccare il supplì a prezzo scontato, questo lasciamolo pensare ai qualunquisti, ma dalla loro assenza davanti ai cancelli delle fabbriche o alle assemblee dei precari, a contatto con la rabbia e le speranze dei loro rappresentati. I sondaggi degli ultimi giorni (Ilvo Diamanti su "Repubblica", Nando Pagnoncelli a "Ballarò") danno numeri che suonano come campane a morto per i partiti: meno del quattro per cento degli italiani dichiara di fidarsi di loro, il 45 per cento promette di non andare più a votare. A meno che non nasca qualcosa di nuovo. Qualcosa di simile al partito di Monti. 


Monti non c'era nelle due partite di oggi. Ha sempre detto: la riforma elettorale è roba dei partiti, della politica. A maggior ragione era "cosa loro" il destino di Cosentino. E oggi i banchi del governo, mentre si votava sul coordinatore campano erano disabitati. Deserti. Nessun ministro, neppure un sottosegretario. Naturale, si dirà, neanche un membro del governo è parlamentare. Eppure quell'assenza, vista da Montecitorio, esprimeva una sensazione diversa. Non era un vuoto: era un pieno. Nelle stesse ore, infatti, l'asta dei Bot andava alla grande, la Borsa tornava a volare, il maledetto spread tornava a più miti consigli. E il governo procedeva con le liberalizzazioni. Il vero vuoto della politica era quello dei banchi stra-affollati di deputati. Quel Barani che offende da anni il garofano socialista portandolo al bavero e che oggi ha citato Brecht a sproposito (Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e non dissi nulla, poi gli ebrei, poi i comunisti e gli omosessuali, poi vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare...poteva ricordarselo quando hanno votato il reato di immigrazione clandestina), quel D'Anna che si immedesimava in Emile Zola, quei baci spudorati, quelle pacche di spalle, il leghista Paolini che si traveste da garantista e macchia il ricordo di Tortora... Monti ha cacciato dal governo il sottosegretario Malinconico in pochi minuti, per un episodio di (grave) malcostume, l'asse Berlusconi-Bossi più alleati di complemento ha votato per dire che la legge non è uguale per tutti, non lo è per un ex sottosegretario accusato di camorra. 


Quei banchi vuoti del governo dovrebbero inquietare chi avrebbe la responsabilità di riformare la politica e non riesce a spostare un francobollo. Oggi la soddisfazione dell'intera classe politica per la bocciatura dei referendum e di una buona parte per il salvataggio di Cosentino svela lo spirito con cui è stato dato il via libera all'operazione Monti. Lasciare al Professore il lavoro sporco e non toccare nulla di quello che andrebbe cambiato nel sistema politico. E poi tornare in sella nel 2013. Non si rendono conto che di questo passo non resterà più nulla. Chi crede nella politica non ama i governi tecnici, tifa perché i politici trovino la strada per autoriformarsi, difende l'istituzione Parlamento da ogni attacco. Ma non si può continuare a lungo a difendere una classe politica che da un lato blinda l'impunità dei suoi boss e dall'altro risponde alla voglia di partecipazione dei cittadini con il sistema elettorale ungherese (che sfiga, oltretutto, amici del Pd, proprio ora che quel modello ha prodotto un governo simil-fascista: come se Berlinguer nel 1973 avesse lanciato il modello cileno). 


Quelle urla di esultanza dopo il voto su Cosentino, quei sorrisetti di sufficienza dopo la pronuncia della Corte, da veri professionisti della politica (ora ci pensiamo noi.. certo, come no, si è visto di quali disastri siete stati capaci)...Ungaretti l'avrebbe chiamata allegria di naufragi. Aspiranti suicidi, a loro insaputa.



http://espresso.repubblica.it/dettaglio/grottesca-rivincita-del-palazzo/2171896/24