martedì 24 gennaio 2012

Lavoro, Martone: ''Se a 28 anni non sei laureato, sei uno sfigato''. Scoppia la polemica.



Il viceministro del Welfare Michel Martone (Ansa)


Roma - (Adnkronos) - Il viceministro del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali: ''Bisogna dare messaggi chiari ai nostri giovani. Se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato''. Celli all'Adnkronos: ''La frase è un po' forte, ma affronta un problema reale"Dai 'bamboccioni' agli 'sfigati', i ministri che sfidano i giovani.


Roma, 24 gen. (Adnkronos) - ''Bisogna dare messaggi chiari ai nostri giovani. Se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato''. Così Michele Martone, viceministro del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, intervenuto oggi nella sede dell'ex opificio in via Ostiense all'incontro dedicato all'apprendistato.
Martone ha poi aggiunto: ''Se invece scegli di fare un istituto tecnico a 16 anni sei bravo''. ''Essere secchioni, in fondo - ha proseguito - non è male, almeno hai fatto qualcosa''.
Parole contestate da più parti. Davide Cavallotto, deputato della Lega Nord, bacchetta il viceministro. "Sono d'accordo con il viceministro - ha precisato l'esponente del Carroccio - quando afferma che i figli di papà che passano da un centro sociale o da un circolo all'altro piuttosto che laurearsi sono degli sfigati. Ma applicare lo stesso giudizio a quei ragazzi che si laureano in ritardo perché costretti a lavorare per mantenersi gli studi, e che magari non hanno un papà magistrato che gli paga un'università privata, è un giudizio superficiale e snob".
"Conosco tanti ragazzi e tante ragazze della mia regione che si sono laureate a 23 anni. E che a 28 sono all'ennesimo lavoro precario. Non li considero sfigati", ha osservato da parte sua Nichi Vendola, presidente di Sinistra ecologia libertà. ''Da coloro che rappresentano il governo del Paese - è stato l'affondo - ci si aspetterebbe un maggior senso di responsabilità. Il folclore e le battute sprezzanti non sono obbligatorie".
Per Antonio Borghesi, vicecapogruppo dell'Idv alla Camera, ''è fuori luogo che un viceministro si erga a giudice di chi tarda a conseguire la laurea, perché magari ha un posto di lavoro da conservare gelosamente, vista la situazione nera nel nostro paese''.
Protestano anche gli studenti. L'unione degli universitari si è detta ''indignata'' è ha invitato il viceministro ad ''informarsi sulla situazione del sistema università nel nostro Paese, prima rilasciare simili dichiarazioni''. La Rete degli Studenti chiede le scuse immediate di Martone.
Chiamata in causa, interviene anche il ministro Fornero. ''Vengo già accusata di fare mobbing nei confronti del viceministro Martone con il quale ho buoni rapporti di collaborazione. Se anche lo sgridassi per il linguaggio che usa, di cui non sono stata testimone, chissà come verrei considerata'', ha ironizzato il ministro del Lavoro e della Pari Opportunità Elsa Fornero, in un'audizione al Senato, rispondendo ad un senatore che gli chiedeva se non dovesse ''lavare Martone con il sapone delle Pari Opportunità''.
"La frase è un po' forte, ma affronta un problema reale", ha commentato all'Adnkronos il direttore generale dell'università 'Luiss' di Roma, Pierluigi Celli". Celli ricorda, a tal proposito, che "oggi la media di età dei neolaureati italiani è superiore ai 27 anni, mentre la media europea non arriva a 24 anni. Oramai, il mercato del lavoro non è più nazionale ma quanto meno europeo se non internazionale. E allora - ha osservato - i giovani italiani con la laurea rischiano di presentarsi con tre, quattro anni di ritardo rispetto ai giovani europei".
Concetto su cui torna lo stesso Martone nella sua precisazione. “Non ho avuto la sobrietà necessaria” - ha ammesso - ma il problema dell'eta media dei laureati in Italia esiste considerato che ''è molto più alta rispetto alle media europea''. E' chiaro, ha aggiunto, che tutti i ragazzi che studiano in condizioni di difficoltà, lavorando e con situazioni difficili a casa, ''sono bravi. Sto con tutti i giovani che facendo sacrifici cercano di laurearsi il prima possibile e si impegnano per dare il proprio contributo nell'interesse del paese''.


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Economia/Lavoro-Martone-Se-a-28-anni-non-sei-laureato-sei-uno-sfigato-Scoppia-la-polemica_312894036392.html

lunedì 23 gennaio 2012

Antigua, Berlusconi vende le sue ville Già nel 2010 chiese aiuto a Ennio Doris.



Il numero uno di Mediolanum organizzò un video promozionale da presentare a una ristretta e selezionata cerchia di facoltosi clienti che potessero essere interessati all'acquisto di una casa nel paradiso fiscale. Ma il progetto venne bloccato a causa dell'interesse della stampa (e della procura) sui 22 milioni di euro che l'allora premier inviò ai tropici attraverso il suo conto corrente della Arner Bank, la riservatissima banca svizzera.


Silvio Berlusconi vuole vendere le sue ville ad Antigua. Da anni. Già nel 2010 chiese aiuto al fidatissimo Ennio Doris e venne realizzato un video di oltre quaranta minuti da mostrare a una ristretta e selezionata cerchia di clienti di banca Mediolanum a cui offrire le unità abitative. Cifre da capogiro: si parte da un milione di euro per un trilocale. Ma il progetto all’ultimo momento venne prima rinviato poi sospeso. La versione integrale del video è in possesso del Fattoquotidiano.it, che ne pubblica due versioni: una breve e una seconda più lunga.

Il lavoro era stato affidato da Mediolanum Comunicazione, una delle società che formano il gruppo guidato da Doris, a un service esterno. L’attore Fabio Bonini, star televisiva di soap opera comeVivere, prestò il volto alla promozione, illustrando le qualità del posto, ma soprattutto quelle degli immobili disegnati dall’architetto Gianni Gamondi, uomo di fiducia di Berlusconi, per cui realizzò anche villa Le Certosa. Le immagini mostrano gli interni della villa del Cavaliere e le caratteristiche dell’intera struttura. Che all’epoca però era ancora incompleta. Le ville terminate non erano più di una decina, comprese quelle di Berlusconi e di Andrij Ševčenko, a cui il Cavaliere l’aveva regalata quando il calciatore militava nel Milan. È nelle loro proprietà che le telecamere hanno girato le immagini utilizzate per confezionare il catalogo, in cui fanno bella mostra i grandi mosaici che circondano la piscina dell’ex presidente del Consiglio, nella megavilla che gli abitanti dell’isola hanno ribattezzato “the castle”, per le dimensioni e soprattutto per l’invidiabile posizione che domina l’intera baia.


guarda la nostra riduzione del video promozionale “long version” (8′:13″)

La zona dell’isola è praticamente incontaminata. Per i residenti Berlusconi è un importante imprenditore che ha portato benessere, tanto che hanno ribattezzano l’insenatura “la baia del presidente”. Il primo ministro Baldwin Spencer, inoltre, viene coinvolto in Expo 2015 dall’allora sindaco di Milano, Letizia Moratti, che attraverso il Comune invia dei fondi ad Antigua per illuminare una parte della strada principale. Quella che porta alle ville di Berlusconi.


guarda la nostra riduzione del video promozionale “short version” (3′:01″)

Nel video la povertà ovviamente non è mostrata. Così come viene omesso che l’isola è uno dei 38 Stati inseriti dall’Ocse nella “lista grigia” dei paesi che non rispettano gli standard fiscali internazionali, pur avendo promesso un impegno in tal senso. Ma piuttosto viene intervistato il premier, Spencer, che invece dichiara di essere “sulla lista bianca in relazione al settore dei servizi finanziari”.  Si possono però ammirare le vasche con idromassaggio affacciate su panorami mozzafiato, letti a baldacchino, lunghissimi tavoli da pranzo. A precisare alcuni dettagli è lo stesso architetto Gamondi: serramenti made in Italy, pavimenti in teak e impianti energetici pensati per il pienone natalizio, quando il resort è al completo e i fortunati padroni di casa hanno ospiti. Tutto ancora personalizzabile, dai materiali agli arredamenti, dove ancora una volta il design è italiano. Le tipologie di immobili sono diverse, con metrature che arrivano a superare i seicento metri quadrati. Per quanto riguarda l’investimento, quello base sfiora il milione di euro, ma le ville più care superano i sette. La struttura delle abitazioni e della baia sono illustrate nei dettagli in 25 pagine di documento in pdf (di cui il Fattoquotidiano.it è in possesso: scaricalo) realizzato dalla Flat Point Ltdla misteriosa società che gestisce i lavori e a cui Berlusconi invia i fondi ma di cui ancora oggi non si conosce la reale proprietà.
Il video è stato confezionato e consegnato a Doris nel marzo 2010. Piace molto. Tanto che comincia il lavoro per organizzare la presentazione a cinquanta selezionati clienti entro maggio. Ma il progetto viene sospeso. La stampa ha scoperto l’investimento ai tropici dell’allora premier effettuato attraverso il suo conto corrente: il numero uno della filiale milanese di Arner, la banca svizzera specializzata in capitali che scottano. Il primo a occuparsi della vicenda è Paolo Mondani, inviato ad Antigua per Report. Che il giornalista abbia fatto bene il suo lavoro lo si capisce il giorno prima della messa in onda, quando l’avvocato di Berlusconi, Nicolò Ghedini, chiede che venga sospesa la trasmissione: “Sarebbe davvero grave se la Rai mandasse in onda un programma con notizie così insussistenti e diffamatorie e senza alcun contraddittorio”. Fatica sprecata. Report va in onda e si comincia a parlare degli interessi di Berlusconi ad Antigua. E, in particolare, dei 22 milioni di euro che transitano per il conto Arner diretti al paradiso caraibico (Mondani ricostruì l’intera vicenda nel libro “Soldi di famiglia”).

Un anno dopo si scoprirà che almeno 16 milioni vennero trasferiti ad Arner dal conto personale di Berlusconi acceso al Monte dei Paschi di Siena. I movimenti bancari del conto 129 acceso dal Cavaliere presso la banca senese diventano pubblici dopo essere finiti nell’inchiesta fiorentina che vede Denis Verdini indagato per associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebitaMarcello Dell’Utri per appropriazione indebita con altre 53 persone per finanziamenti e prestiti milionari concessi senza garanzie dal Credito cooperativo fiorentino. Si scopre inoltre che l’architetto Gamondi riceve quasi un milione di euro per aver seguito i lavori ad Antigua. Ma rimane ancora sconosciuta la provenienza di 4 dei 22 milioni inviati ad Antigua dal Cavaliere attraverso la banca Arner. Una cifra enorme. Ma non sufficiente a completare l’intero progetto. E così, se nel 2010 l’intento di Berlusconi era quello di vendere alcune ville con l’aiuto di Doris, adesso si dice costretto a liberarsi di tutto. Anche del suo castello ai tropici. E questa volta avrebbe persino chiesto una mano a Vladimir Putin. Inutile anche il video, rimasto nel cassetto. E quello slogan, recitato con profonda convinzione da Bonini, ideato per invogliare i ricchi acquirenti: “Chi sceglie Emerald Cove è una persona che viaggia, che conosce il meglio del mondo. E’ amante delle cose uniche e, più in generale del bello della vita”.

di Franz Baraggino e Davide Vecchi

EVASIONE: ECCO LA MAPPA REGIONE PER REGIONE. CHI EVADE DI PIÙ.


Redditi non dichiarati per oltre 50 miliardi di euro e Iva evasa per oltre 8 miliardi di euro solo nel 2011.



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Nel 2011 la Guardia di finanza impegnata nel contrasto all'evasione fiscale ha individuato redditi non dichiarati per oltre 50 miliardi di euro e Iva evasa per oltre 8 miliardi di euro. (Argomento molto ben trattato nel libro Soldi Rubati). Sono stati 12mila i soggetti denunciati, principalmente per aver utilizzato o emesso fatture false (1.981 violazioni), per non aver versato l'Iva (402 casi), per aver omesso la dichiarazione dei redditi (2.000 violazioni) o aver distrutto od occultato la contabilita' (oltre 2.000 casi).
Ai responsabili di reati fiscali sono stati sequestrati immediatamente oltre 902 milioni di euro. Rilevante l'attivita' di contrasto alle cosiddette 'frodi carosello' che ha portato alla scoperta di quasi 2 miliardi di Iva evasa mentre sono 12.676 i lavoratori 'in nero' (di cui oltre 2.500 extracomunitari) scovati.



http://www.cadoinpiedi.it/2012/01/23/evasione_ecco_la_mappa_regione_per_regione_chi_evade_di_piu.html

Maxi-evasione: Non pagava i contributi a 300 operai per comprarsi il figlio di Varenne!



Con lui l'evasione fiscale galoppava!
Il blitz delle fiamme gialle, insospettite da un tenore di vita enormemente superiore ai redditi dichiarati, ha scoperto una storia che ha del clamoroso:
un imprenditore padovano, titolare di una ditta di trasporti e logistica, non pagava i contributi a ben 300 operai e usava questi profitti illeciti per comprare cavalli da corsa!
Le cifre della maxi-evasione riguardavano ogni anno 2,2 milioni di euro di mancato pagamento dei contributi inps e 1,5 milioni di euro di omesso versamento IVA e ritenute Irpef.

Circa 4 milioni di euro all'anno per tre anni investiti in un'autentica scuderia di purosangue, tra cui spiccava pure il figlio di Varenne, Mustang Grif, giovanissimo e promettente puledro che ha già vinto 150.000 euro in premi e che da oggi in poi continuerà a correre... per l'erario. I suoi premi saranno infatti intascati dallo Stato.

Al momento del blitz si è scoperto che tutta la documentazione contabile dell'imprenditore, 20 metri cubi di carteggio per dieci quintali di peso (!), era stipata in due furgoni pronti alla fuga in caso di necessità e bloccati all'ultimo momento dalla guardia di finanza. L'uomo è stato denunciato per reati tributari, ma nei guai sono anche la moglie per riciclaggio e una terza persona per "utilizzo di beni di dubbia provenienza".
In pratica il denaro sottratto al fisco veniva riciclato tramite una fiduciaria svizzera e poi reinvestito in Italia in cavalli da corsa.




http://infoaltra.blogspot.com/2012/01/maxi-evasione-non-pagava-i-contributi.html

Monti: "Sul lavoro riforme strutturali" Fornero annuncia: "In un mese l'intesa"

Monti: "Sul lavoro riforme strutturali" Fornero annuncia: "In un mese l'intesa"


L'auspicio del premier all'incontro con i rappresentanti delle parti sociali: "Stiamo creando spazio per le forze produttive e spero che si trovino soluzioni in grando di migliorare la situazione delle imprese e dei lavoratori". No al decreto, ma tempi del confronto devono essere brevi.


ROMA - Per la riforma del mercato del lavoro servono "soluzioni strutturali". In apertura dell'incontro tra Governo e parti sociali a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio Mario Monti ha sottolineato la necessità di un lavoro ampio, con l'auspicio che "si riesca a non ridurre il messaggio che mandiamo sulla riforma del mercato del lavoro solo all'articolo 18". Al tavolo sono presenti anche il sottosegretario alla Presidenza Antonio Catricalà, il ministro del Lavoro Elsa Fornero e il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera. Cgil, Cisl, Uil e Ugl sono rappresentate dai segretari generali Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Giovanni Centrella, mentre a rappresentare Confindustria è il presidente Emma Marcegaglia. Per Rete Imprese Italia c'è il presidente di turno, Marco Venturi. Presenti anche le delegazioni di Abi e Ania.

"Spero che il maggior spazio che stiamo creando per le forze produttive del Paese - ha aggiunto Monti - ci aiuti a far sì che quello che verrà fuori dal vostro tavolo serva a migliorare la situazione delle imprese e dei lavoratori e a migliorare la situazione della Ue". Rivolgendosi agli imprenditori, il premier ha aggiunto: "Voi forze produttive avete il mondo dove competere. Noi, come governo, agiamo in Italia e abbiamo un lavoro non facilissimo da condurre in Europa".

Monti - che ha lasciato poi Palazzo Chigi diretto a Bruxelles, dove partecipa al vertice dell'Eurogruppo - ha indicato il percorso dei provvedimenti in materia di lavoro: "Non faremo un decreto legge", ha detto, ma i tempi del confronto "non possono essere lunghi". Subito dopo, il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha dato un'indicazione precisa: l'obiettivo è chiudere in tre, quattro settimane, avvalendosi del coordinamento del Governo. E di arrivare a un contratto unico, che "evolva con l'età piuttosto che contratti nazionali specifici che evolvono per ogni età", ha detto ancora Fornero, aggiungendo, però che se ne parlerà solo al termine del confronto.

Il documento con le linee guida del Governo sulla riforma del lavoro che il ministro illustra a Palazzo Chigi è articolato in cinque capitoli: tipologie contrattuali; formazione e apprendistato; flessibilità; ammortizzatori sociali; servizi per il lavoro. Verranno istituiti altrettanti gruppi di discussione "informatici", un nuovo approccio alla trattativa in cui gli input vengono forniti dal Governo per poi lasciare risposte, suggerimenti, indicazioni e critiche alle parti sociali.

"E' una riforma ambiziosa, ma non c'è alcuna pretesa di farla senza un largo consenso", ha assicurato il ministro.
Secondo quanto trapela da fonti presenti all'incontro, Fornero avrebbe indicato al tavolo con le parti sociali l'obiettivo di rivedere il sistema degli ammortizzatori sociali puntando a "un sistema integrato su due pilastri", sul modello della cassa integrazione per le riduzioni temporanee di attività, e con un sostegno al reddito per chi ha perso il lavoro. Si sta ragionando sul reddito minimo, ma le risorse necessarie sarebbero al momento "non individuabili". Da qui l'ipotesi di inserirlo comunque nella riforma prevedendo però "una applicazione dilazionata".

Stretta sulla Cig. Secondo quanto trapela dall'incontro, nel documento del governo si va verso una revisione del sistema della cassa integrazione con una stretta sull'attuale durata e la sostanziale limitazione alla cassa ordinaria (52 settimane). L'uso della cassa sarà quindi limitatissimo e nei casi in cui si possa riprendere il lavoro rapidamente. Per il resto, dopo l'uscita dall'azienda, ci sarà un'indennità risarcitoria.

Lavoro flessibile costerà di più. Il lavoro flessibile dovrà costare di più, mentre la conversione da contratto a tempo determinato a indeterminato sarà favorita con la graduazione degli sgravi contributivi anche in rapporto alla formazione svolta. Questo, a quanto si apprende, lo schema del documento del governo.

Raffaele Bonanni apre al dialogo, ma con cautela, alla ricerca di soluzioni che uniscano e non dividano. Sì quindi alla discussione, ma "senza rompere la necessaria coesione sociale", dice il leader della Cisl. Sulle tipologie contrattuali, secondo Bonanni, "possiamo lavorare insieme su strumenti che hanno trovato già il favore di tutti, come l'apprendistato per i giovani, migliorando questi strumenti. Sappiamo tutti che c'è un uso improprio di alcuni istituti come le partite Iva. Per questo la strada è quella di alzare la contribuzione per evitare questo dumping nel mercato del lavoro". Sulla riforma degli ammortizzatori sociali "il sostegno al reddito va legato alla formazione per consentire ai lavoratori di riqualificarsi. Lavoriamo su questi temi, ma senza forzature o fughe in avanti", ha concluso.

"La definizione delle soluzioni deve essere il prodotto di un confronto negoziale vero" afferma invece il segretario della Uil Luigi Angeletti, altrimenti "ci si incamminerebbe verso il disastro politico". Queste, secondo quanto riferito da partecipanti alla riunione a Palazzo Chigi, le parole del leader sindacale. "Le parti sociali
sono capaci di risolvere l'80% dei problemi. Temo - avrebbe aggiunto Angeletti - che il metodo suggerito possa favorire il disastro".

Per Luigi Centrella, leader di Ugl, "accanto a quella sul lavoro non possono mancare una riforma fiscale e stimoli agli investimenti, altrimenti questo tavolo non produrrà gli effetti sperati". Il fisco deve essere "più equo per operai, impiegati e pensionati" e in materia di lavoro "la discussione dovrebbe partire dal documento di Cgil, Cisl e Uil convidiso dall'Ugl, se davvero il governo cerca la coesione".

Sull'articolo 18, Antonio Di Pietro è durissimo. "Non è una fisima di lavoratori o sindacati, ma una garanzia di legge a cui tutti dovrebbero aspirare, non un punto di esclusione, che crea tensione sociale", dice il leader dell'Idv, che chiede a Monti di non fare il professore ma il presidente del Consiglio, "che quindi deve tenere conto dei diritti di tutti".

Sciopero tir in tutta Italia Cancellieri: "Siamo molto attenti"

Sciopero tir in tutta Italia Cancellieri: "Siamo molto attenti"

Le manifestazioni, partite dalla Sicilia, si sono allargate a tutto il Paese e andranno avanti per 5 giorni. Disagi su molti tratti della rete autostradale. Chiusi due caselli sulla A1 nel Lazio, blocchi in Campania, Puglia e Lombardia. Problemi anche in Lombardia. Il ministro dell'Interno: "Nulla esclude che questi malesseri possano sfociare in manifestazioni di tipo diverso". Taxi fermi dalle 8 alle 22. A Roma raduno al Circo Massimo.


http://www.repubblica.it/politica/2012/01/23/dirette/sciopero_tir_in_tutta_italia_cancellieri_siamo_molto_attenti-28604631/?ref=HREA-1

Mills, tutte le mosse di Berlusconi contro un verdetto al fotofinish. - di PIERO COLAPRICO e EMILIO RANDACIO

Mills, tutte le mosse di Berlusconi contro un verdetto al fotofinish

MILANO - Risuona tra i marmi del tribunale il lamento di Silvio Berlusconi: "A Milano processano solo me". Ma se il "processo Mills" è diventato questa tragicommedia bilingue, se è nata questa sequenza di udienze con traduttore, se c'è la corsa a ostacoli per arrivare a una sentenza, è perché Berlusconi, grazie ai suoi super-poteri, sinora era riuscito a farsi difendere sia dagli avvocati sia dal Parlamento. Secondo gli ultimi calcoli, forse si saprà se Berlusconi è colpevole o innocente, se ha corrotto o no un testimone, appena settantadue ore prima che su ogni parola cali la mannaia della prescrizione, che cancella le pene. I fatti sono questi, hanno la loro forza, e se qualcuno li vuole ascoltare, sono limpidi, e nella piena luce del sole.

Partono da una data che Berlusconi e Mills conoscono bene, il 18 luglio del 2004. David Mackenzie Donald Mills, avvocato, marito di un ministro, ha allora 60 anni. È uno stimato legale con studio nella City a Regent Street. Si occupa di patrimoni e di società off shore, cioè con la sede nei "paradisi" senza controlli, dove i ricchi, i mafiosi, gli evasori fiscali sono di casa. Mills ha ricevuto dalla procura di Milano un invito a comparire, l'accusa è riciclaggio. L'elegante avvocato, quel giorno di fa milanese, si presenta alle 14.45 al quarto piano della procura con a fianco il legale di fiducia, Federico Cecconi.

IL LUNGO INTERROGATORIO
Davanti ai pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo, comincia a spiegare di essere entrato in contatto con il gruppo Fininvest a metà degli anni '80". Cita "Massimo Maria Berruti", oggi esponente del Pdl, ex finanziere, incappato in più di una disavventura giudiziaria. Aggiunge come "l'incontro più importante" sia stato "con Livio Gironi (il tesoriere del gruppo Fininvest, ndr), che era direttamente legato a Silvio Berlusconi e che era - parole di Mills - l'uomo che amministrava il suo patrimonio personale". In tredici ore di faccia a faccia, i magistrati lo lasciano parlare, sornioni. Finché, poco dopo l'una di notte, offrono a Mills un colpo di scena. 

Gli mostrano una lettera sequestrata a Londra. Porta la data del 2 febbraio precedente: è firmata da Mills e indirizzata al suo commercialista, Bob Drennan. Mills, riconoscendo la lettera, impallidisce: "Sono molto turbato a rileggerla", confessa. E smette di menare il can per l'aia: "A questo punto credo che, per quanto difficile, la cosa più giusta da fare sia spiegare il fatto con la massima chiarezza". Il fatto, dunque, secondo Mills. 

LA CONFESSIONE
Mills racconta che s'è rivolto al suo commercialista per essere difeso da una contestazione del fisco inglese. E in Inghilterra, quando non ci si sa spiegare con gli agenti delle tasse, si può finire molto, molto male, anche radiati dalla professione. Mills davanti ai magistrati non esita più: "Sono stato ascoltato più volte in indagini e processi che riguardavano Silvio Berlusconi e il gruppo Fininvest e, pur non avendo mai detto il falso, ho tentato di proteggerlo nella massima misura possibile. E di mantenere una certa riservatezza sulle operazioni che ho compiuto per lui". Per Silvio Berlusconi.

E 600mila dollari gli arrivano come ringraziamento nel 1999. Nei mesi precedenti si erano infatti tenuti i processi aggiustati. Uno per le tangenti versate dai manager Fininvest per annacquare i controlli della Guardia di Finanza (intere squadre, come si sa, vennero travolte dall'inchiesta Mani pulite). L'altro per scoprire le operazioni illecite della società svizzera All Iberian, sempre berlusconiana. "Carlo Bernasconi (scomparso manager Fininvest, ndr), mi disse che Berlusconi a titolo di riconoscenza per il modo in cui ero riuscito a proteggerlo nel corso delle indagini giudiziarie e nei processi, aveva deciso di destinare a mio favore - questa l'autoaccusa nel cuore di una notte milanese - una somma". In nero, estero su estero, e il fisco inglese non molla. 

LA SMENTITA
La procura chiede il rinvio a giudizio per il professionista inglese e per il suo "dante causa" italiano, e cioè Berlusconi. Mills, nel frattempo, si chiude nel totale mutismo, rotto solo dalla spedizione di un memoriale ai pm. Smentisce quello che avava confessato. Quei 600 mila dollari gli arrivano - assicura - da un altro suo cliente, l'armatore campano, Diego Attanasio. Era tanto lo stress da interrogatorio - il legale che lo ha assistito per tutte le 13 ore non ha mai contestato la correttezza dei magistrati - da fargli dire una cosa per l'altra, tutto qui. 
Credergli? Non credergli? Il dibattimento, davanti alla decima sezione penale, prende il via il 13 marzo di cinque anni fa. E regge fino a quando Berlusconi, nell'aprile 2008, viene rieletto a Palazzo Chigi. Poi si frantuma. Perché tra i primi atti che il terzo esecutivo Berlusconi approva non c'è nulla che aiuti i cittadini ad ottenere una giustizia rapida ed efficiente, ma scatta invece il cosiddetto Lodo Alfano: bastano quattro frasi e le più alte cariche dello Stato ottengono l'immunità processuale. Moltissimi, tranne che nei partiti di centrodestra, ritengono la pseudoriforma delirante: fa sparire un principio sacrosanto in Italia, e cioè l'eguaglianza formale dei cittadini davanti alla legge. 

Dopo appena un anno - il tempo minimo che ci vuole - la Consulta boccia Alfano, ma un risultato ad esclusivo beneficio di chi ora piange nel palazzo di Giustizia è stato ottenuto: nell'imbarazzante processo Mills, Berlusconi non c'è più. La sua posizione si è "pietrificata": in aula resta solo l'inglese. Il quale, sempre ammutolito, va incontro al suo destino. E viene condannato: sia in primo che in secondo grado. Tra gli innumerevoli testimoni, ascoltati in Italia o all'estero per rogatoria, c'è proprio l'armatore del suo alibi, Attanasio: "Mai ho dato o regalato o prestato 600 mila dollari a Mills, non ce ne sarebbe stato il motivo", dice. Lo stesso affermano ragionieri ed analisti di conti. 

LA CONDANNA
Il 25 febbraio 2010 la Corte di Cassazione, a sezioni unite, riconosce la colpevolezza di Mills. Lo condanna a un risarcimento del danno pari a 250 mila euro, ma dichiara il reato prescritto. Troppo è il tempo passato. Se la sorte processuale di quello che possiamo chiamare un "testimone corrotto" è chiara, che cosa accade al presunto corruttore, che non è Attanasio, ma era e resta l'imputato Berlusconi? 

"Non ho nemmeno mai incontrato Mills, lo giuro sui miei figli", attacca nelle tv e nelle piazze, ma agisce all'ombra del Parlamento: già digerita la sconfitta per il Lodo, la maggioranza rifà un'altra figuraccia introducendo il "legittimo impedimento", secondo cui chi ha impegni istituzionali può saltare le udienze del processo. Anche questa idea ad personam finisce davanti alla Corte Costituzionale, che la ridimensiona non poco. 

LA CORSA
Ora che al governo ci sono Mario Monti e i "tecnici", ora che Berlusconi, sommerso dallo scandalo di Ruby Rubacuori e del bunga bunga, con la credibilità appannata, senza una maggioranza solida, ha dato le dimissioni, ora il dibattimento Mills può però correre davvero. Come una "corsa da formula uno", sfotte e critica l'ex ministro Alfano. Ma di quale corsa parliamo? L'avvocato inglese, che deve finalmente rispondere alle domande, si sente male, è il cuore. Sono stati chiamati a difesa testi e perditempo di ogni tipo. "Qualunque sentenza non avrà effetto", annuncia Berlusconi, mentre gli ultimi calcoli ricordano il fotofinish: se si dovesse rispettare il calendario fissato dal collegio presieduto da Francesca Vitale, la sentenza verrebbe emessa sabato 11 febbraio. Ossia, settantadue ore prima della prescrizione. 
I berlusconiani amano parlare di persecuzione, ma è la regolarità dei processi il valore da difendere. Perché viene considerata  -  non solo da chi si occupa di processi, come i magistrati  -  una base della democrazia. Berlusconi ha avuto in questo campo altre disavventure pesanti, come raccontano le condanne per l'ex ministro e avvocato Cesare Previti, che ha comprato una sentenza pagando i giudici. Sono solo fatti. E se non fossero state approvate dalla sua maggioranza leggi dichiarate illegali e ingiuste, se non ci fosse stato un Parlamento così succube, il processo per Berlusconi sarebbe finito, come successo per Mills, nel 2010. Due anni fa. E anche questa contestazione non piace a chi rivuole il potere, e gli abusi del potere. La realtà è soltanto questa.