giovedì 19 luglio 2012

Palermo, il corteo delle Agende Rosse nel ricordo di Borsellino. - Giuseppe Pipitone e Silvia Bellotti



Una lunga carovana di agende rosse alzate al cielo. Un corteo che dal Castello Utvegio è arrivato alla facoltà di giurisprudenza. Così il popolo delle agende Rosse ha riempito le strade di Palermo per commemorare Paolo Borsellino e i ragazzi della scorta a vent’anni della strage di via d’Amelio. Tra i cori intonati dai manifestanti alcuni  che chiedevano le dimissioni di Giorgio Napolitano, altri contro il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri e l’ormai classico “fuori la mafia dallo Stato”.  
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Di Matteo: “La solitudine si percepisce ma andremo avanti a cercare la verità”.


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Palermo. “Andando avanti nelle indagini abbiamo percepito sempre più crescere la diffidenza e il fastidio verso le stesse. Molti erano convinti che queste non avrebbero portato a nulla o al massimo ad una richiesta di archiviazione.” ha detto il pubblico ministero della Dda di Palermo Nino Di Matteo.
“Quando poi è stato chiaro che si sarebbe arrivati ad una contestazione di reato e forse anche ad un processo ecco che si è fatto evidente il cambiamento. E quel malcelato fastidio è diventato un manifesto attacco per delegittimare in partenza le inchieste ed i magistrati che le conducono”. “Un attacco continuo – ha aggiunto Di Matteo – quando autorevoli esponenti politici che hanno definito i magistrati di Palermo come schegge eversive della magistratura con obiettivi intimidatori, e che è poi continuato anche su certa stampa che ha chiesto provvedimenti disciplinari a nostro riguardo. Nessuno ha ritenuto di dover intervenire per difendere e proteggere l'autonomia e la dignità personale dei magistrati, né il ministro della Giustizia né il Csm, né l'Anm nei suoi organismi centrali, che danno voce ad un assordante silenzio. Mi auguro che assieme all'isolamento non tornino i rischi che questo porta. Certo forse rispetto al passato la forza militare di Cosa nostra è più debole ma non è sufficiente questa speranza per accettare il rischio della delegittimazione e dell'attacco continuo”. Quindi ha concluso: “Noi continueremo a fare il nostro dovere, a cercare le verità senza paure, anche quelle verità troppo scomode, senza cedere allo scoramento e alla tentazione della polemica e della rassegnazione. A chiedercelo è la sete di verità e giustizia della parte migliore di questo Paese, oltre a tutti i nostri morti, come Falcone e Borsellino, e l'amore per il nostro Paese”.

Paolo Borsellino.



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Che colpe hanno?



 

 

 
 
 
 
 

Che colpe hanno?

Ventiseimila bimbi morti al giorno E la metà dei decessi è per fame.




ROMA - Ventiseimila ogni giorno, una strage continua: è questo il numero dei bambini che muoiono nel mondo prima di arrivare ai cinque anni d'età. E le cause sono facilmente prevenibili, dalle malattie infettive alla diarrea, dalla fame alle scarse condizioni igieniche. La fotografia illustrata oggi nell'ultimo rapporto dell'Unicef sulla condizione dell'infanzia presenta zone d'ombra soprattutto nell'Africa subsahariana e nell'Asia meridionale, dove si verificano l'80 per cento dei decessi infantili: percentuale lontana anni luce dalla condizione dei paesi occidentali. 

Il rapporto dell'agenzia Onu per i bambini è dedicato quest'anno al diritto alla salute, per "nascere e crescere sani" e traccia un quadro che lascia ancora molto a desiderare rispetto al quarto obiettivo di sviluppo del millennio, che prevede la riduzione di due terzi della mortalità infantile nel mondo entro il 2015. 

Passi avanti ne sono stati fatti, ricorda l'agenzia: nel 2006 per la prima volta le morti sono scese sotto quota 10 milioni, mentre nel 1960 erano bel il doppo, 20 milioni. Ma ancora 9.7 milioni di piccoli non sopravvivono a causa delle guerre, dei disastri naturali, dell'Aids, o ancora per le condizioni di miseria in cui sono costretti a vivere e per la mancanza di strutture medico-sanitarie adeguate. 

Un bambino su quattro nel mondo è sottopeso; percentuale che nei paesi meno sviluppati arriva ad uno ogni tre; cinque milioni di bambini sotto i cinque anni d'età muoiono di malnutrizione o fame. L'allarme dell'Unicef non risparmia poi le madri, la cui condizione non è certo incoraggante: mezzo milione di donne ogni anno muoiono per complicazioni di parto o di gravidanza. E il rischio aumenta per le più giovani: le ragazze sotto i 15 anni di età hanno cinque volte più possibilità di morire rispetto alle ventenni durante il parto. La maglia nera, sotto questo aspetto, tocca al Niger, dove le donne hanno una possibilità su sette di morire dando alla luce il proprio bambino; seguono Sierra Leone e Afghanistan (una su otto), mentre all'altro estremo della classifica ci sono l'Argentina (una possibilità su 530), la Tunisia (una su 500) e la Giordania (una su 450). 


Fra i paesi in via di sviluppo le condizioni dei bambini, invece, sono nettamente migliorate a Cuba (sette morti ogni mille nati vivi), in Sri Lanka (13) e Siria (14). Va male invece in Sierra Leone (270), Angola (260) e Afghanistan (257), lontanissime dall'Occidente, in cui svettano Svezia e Singapore, al 189esimo posto nella classifica mondiale per la mortalità infantile che vede l'Italia al 175esimo posto. 

Ma di cosa muoiono i bambini? Complicazioni neo-natali (36 per cento), polmonite (19 per cento), diarrea (17 per cento), malaria (8 per cento), morbillo (4 per cento), Aids (3 per cento). La situazione non è identica fra i paesi in via di sviluppo: dove sono stati fatti interventi, i risultati si sono avuti. Paesi poveri con enormi difficoltà come Mozambico, Malawi, Eritrea ed Etiopia sono infatti riusciti a ridurre la mortalità dei più piccoli del 40 per cento dal 1990 ad oggi. E a fare la differenza sono spesso le piccole cose: misure salvavita semplici ed economicamente sostenibili come l'allattamento al seno esclusivo e le vaccinazioni, l'uso di zanzariere con insetticidi, gli integratori di vitamina A. Tutti questi accorgimenti hanno contribuito negli ultimi anni a ridurre il tasso dei decessi, sottolinea il direttore generale dell'Unicef, Ann M. Veneman. 

Con qualche investimento in più, di modesta entità, si potrebbe migliorare di molto: l'agenzia stima che un pacchetto minimo per l'Africa subsahariana porterebbe ad un calo del 30 per cento dei decessi fra i più piccoli, e del 15 per cento per le madri, con un costo di 2-3 dollari in più a persona rispetto ai programmi già adottati. Percentuali che salirebbero al 60 per cento per mamma e bambino con un investimento ulteriore di 12-15 dollari pro capite. (art. del 22 gen. 2008)




http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/esteri/unicef-rapporto-infanzia/unicef-rapporto-infanzia/unicef-rapporto-infanzia.html

Leggi anche:
http://www.cosechenonvanno.com/cronaca/ogni-giorno-muoiono-ben-26-mila-bambini-uno-ogni-3-secondi











Che colpe hanno?

mercoledì 18 luglio 2012

L'agenda rossa...




Possibile che nessuno in Italia riconosca questa persona con la borsa di Borsellino in mano??? 


Dell’Utri: “Cosa mi aspetto da questo processo? Un cazzo”. - Giuseppe Pipitone e Silvia Bellotti




E’ cominciato a Palermo il nuovo processo d’appello contro Marcello dell’Utri, accusato di concorso esterno a Cosa nostra, dopo l’annullamento con rinvio deciso dalla Cassazione nel marzo scorso. “Pensate che io ho ancora fiducia nella giustizia quindi se c’è uno da ricoverare sono io, giusto? Assieme a Ingroia però, andiamo insieme perché se c’è un pazzo è proprio lui”, ha nicchiato il senatore del Pdl che proprio stamattina è stato raggiunto dalla nuova accusa di estorsione nei confronti di Silvio Berlusconi. “Che gliene frega ai magistrati dei soldi miei? Io ho costruito per Berlusconi un impero: punto”. Poi dedica una battuta al Fatto Quotidiano: no, non dico niente perché sono bravi e ci sanno fare, però quante ingiustizie, non si fa il mestiere così per attaccare le persone dicendo cose parziali. Io non lo leggo mi arrivano le rassegne stampa ma una lira per comprare il Fatto non l’ho mai spesa”  

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