mercoledì 31 ottobre 2012

Uragano Sandy e il silenzio sul clima nelle elezioni Usa. - Gianni Silvestrini



Come si è formato un uragano catastrofico e delle dimensioni di Sandy ce lo diranno i climatologi, ma nessuno oggi parla dell'aumento delle catastrofi naturali nel Nord America con una quintuplicazione dei danni causati da eventi estremi. Anche i duelli tra Obama e Romney sembrano voler oscurare l'argomento, complici le forti lobby dei fossili.


Solo nei prossimi giorni si potrà fare un bilancio dei morti e degli enormi danni provocati dal catastrofico uragano Sandy anomalmente deviato verso il continente nordamericano dall’incontro di una tempesta tropicale con una zona di alta pressione sotto la Groenlandia. Restando alla sola New York, è incredibile la fragilità di una metropoli che resta totalmente bloccata, con ampie zone al buio, e infrastrutture strategiche come le metropolitane e tutta l’area vicina al mare già parzialmente inondate.
Solo un paio di settimane fa Munich Re, una delle più importanti società di riassicurazione del mondo, aveva reso pubblico un rapporto rivolto proprio alle assicurazioni dal titolo “Severe Weather in North America”. Munich Re evidenziava il fatto che in nessuna altra parte del Pianeta l’aumento delle catastrofi naturali sia stata più evidente che nel Nord America con una quintuplicazione dei danni provocati da eventi estremi legati al clima (siccità, inondazioni, cicloni, ecc.) negli ultimi tre decenni.
Ma veniamo a Sandy. I climatologici e i meteorologi stanno esaminando tutte le informazioni per capire come si possa essere formato un uragano di queste dimensioni (l’ampiezza ha raggiunto i 1.500 km, più di tutta la penisola italiana). Dalla temperatura dell’oceano di 3-5 gradi superiore alla media, agli effetti sulla circolazione dei venti provocati dalla drastica riduzione della superficie del Polo Nord che ha raggiunto il minimo storico a metà settembre.
Questo disastro si abbatte su un Paese che già aveva visto nei primi 9 mesi dell’anno temperature record, 2 °C sopra la media del secolo scorso, tanto da portare il Dipartimento per l’Agricoltura, USDA, a dichiarare lo stato di disastro naturale agricolo per la maggior parte delle contee statunitensi.
In questo allarmante contesto stupisce l’assordante silenzio sul tema dei cambiamenti climatici durante la campagna elettorale e nei faccia a faccia tra Obama e Romney.  In effetti si tratta di un tema tabù che vede gli Usa in grande difficoltà. Segnali sempre più forti e una disponibilità a trattare sul clima vengono dalla Cina che vede una forte crescita della propria green economy e che punta a creare un mercato mondiale per le tecnologie verdi.
Come spiegare l’impasse degli Usa che non sono riusciti nemmeno a far approvare una legge sul contenimento delle emissioni dal proprio Senato? È un imbarazzo bipartisan dovuto alla forza dei settori del petrolio, del carbone, delle case automobilistiche. Ma il cambiamento del contesto diplomatico internazionale, l’accelerazione degli eventi disastrosi e l’emergere di un comparto industriale green anche negli Usa porterà a un cambiamento anche oltre Atlantico. Sperando che non sia troppo tardi. 

Treno fa sosta solo per i calciatori della Roma, esposto a procura.


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Codacons: fermata non prevista a Parma del Frecciarossa. Arrivo in ritardo a Milano. "Indagare per interruzione pubblico servizio".
Roma, 31 ott. (TMNews) - Il Codacons ha presentato oggi un esposto alla procura della Repubblica di Parma per denunciare un treno deviato per trasportare i calciatori della Roma. "Come riportato oggi dal quotidiano Metro - scrive l'associazione nell'esposto - alcuni passeggeri hanno denunciato un increscioso episodio avvenuto sul treno Frecciarossa 9544 del 30 ottobre, con partenza da Napoli alle 14:50, fermate a Roma, Firenze e Bologna, arrivo a Milano centrale alle 19:40. Risulterebbe infatti - spiega - che il convoglio abbia accumulato un ritardo di oltre 40 minuti poiché, a quasi un'ora dalla fine dell'itinerario programmato, il treno avrebbe abbandonato la linea dell'alta velocità per dirigersi verso Parma. I passeggeri avrebbero chiesto al controllore il motivo della sosta nella stazione di Parma per ricevere in risposta che: 'Il motivo della sosta, e del ritardo che ci sarà, è far scendere la Roma qui a Parma'".
Effettuata la "sosta straordinaria" il treno sarebbe poi giunto - continua il Codacons - alla stazione di Milano con un ritardo di 40 minuti, e molti passeggeri hanno denunciato l'accaduto alla Polfer e all'ufficio reclami di Trenitalia.
In particolare - riferisce il Codacons - i viaggiatori hanno segnalato la totale mancanza di informazioni da parte di Trenitalia: nessun avviso sui tabelloni presenti negli scali di Napoli, Roma, Firenze e Bologna era stato dato circa la sosta nella stazione di Parma, lo stesso dicasi per quanto riguarda gli avvisi a bordo. Se non per quella "sosta straordinaria" dagli altoparlanti del treno a ridosso dell'arrivo.
A seguito di tale "grave episodio e dopo aver ricevuto le segnalazioni anche di alcuni tifosi della Roma, indignati per la vicenda", il Codacons ha deciso di presentare oggi un esposto alla procura di Parma, chiedendo di aprire una indagine per il reato di interruzione di pubblico servizio. L'associazione ha anche chiesto alla Regione Emilia Romagna di elevare una sanzione nei confronti di Trenitalia, "in relazione all'ingiusta prevaricazione a danno degli utenti".
Della serie: "Le altre Caste" che quando si muovono proletariamente lo fanno con procedure personalizzate.

La Politica Comincia da Te. - Giampaolo Marcucci


jedi

Accade spesso che di fronte alle notizie politiche fornite dai media si finisca col provare rabbia, tristezza, rassegnazione. Alla lunga queste sensazioni portano la maggior parte delle persone ad allontanarsi dalla politica e chiudersi in una disillusione controproducente che non fa altro che alimentare ancor di più il potere di chi controlla.
Abbiamo già visto come il disinteresse e il sentimento della rassegnazione siano molto incentivati da un leader che vuole controllare le masse. L’allontanamento del singolo dalla politica concreta deve essere un importante stendardo da portare con dedizione. Bisogna far discutere l’unica parte della massa che si interessa di politica riguardo a temi sui quali il singolo non può in alcun modo influire. Tutti quegli argomenti che riguardano invece la politica locale e la gestione della dimensione del “vicinato” sono tenuti in sordina e vengono fatti insorgere, comunque sempre sottovoce, solo al momento delle elezioni amministrative. Diviene così retaggio comune, influenzato dai media, tra coloro che si pensano attivisti, il voler cambiare ciò che si vede in televisione, ignorando ciò che si può osservare dalla propria finestra. Non è rivolgendo l’attenzione nei confronti delle tematiche proposte dai palinsesti nazionali che si cambia il sistema politico. E’ a livello locale che va iniziata la ricostruzione. La politica è una piramide, per cambiarla bisogna partire dalla base e non dal vertice.Informatevi, interessatevi, muovetevi, prendete contatto con i vostri rappresentanti, candidatevi, fatevi protagonisti e non spettatori delle sorti della vostra città. Se a livello locale cambiano i rappresentanti, mano mano il cambiamento ingloberà tutti i livelli, fino al più alto. Solo allora la politica potrà ricominciare a definirsi tale e rincorrere una dimensione più umana e rispettosa. Cambiamo i verbi della nostra azione politica: proporre invece di reagirefare anzi che suggerireLa politica sei tu, se non cambi tu, non cambierà mai nulla!
Se tu non ti occupi di politica
la politica si occupa comunque di te.

L'amaca di Michele Serra.


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Napolitano non riceve Berlusconi: inaffidabile. Semmai vedrà Alfano, dopo Casini (oggi) e Bersani (forse domani)


Silvio Berlusconi
Stavolta Giorgio Napolitano non lo riceve. Il presidente della Repubblica non ci sta a finire dentro la tela intricatissima che Silvio Berlusconi pare voler tessere intorno al governo Monti, magari per stritolarlo. L'incontro al Colle era stato chiesto dal Cavaliere, prima della conferenza stampa di villa Gernetto. E sarebbe potuto avvenire domenica scorsa, come se fosse quasi una prosecuzione dell'incontro che Berlusconi aveva avuto con il premier a Palazzo Chigi martedì scorso, quando aveva indossato i panni della colomba offrendo a Monti la guida dei moderati, e dicendosi pronto al passo indietro per favorirla. Così non è stato. Perché nel frattempo è venuto a cadere il format che avrebbe potuto garantire quella prosecuzione. Sabato scorso, infatti, all'indomani della condanna di primo grado per il processo Mediatrade, il Cavaliere ha mostrato l'altro volto, quello arrabbiato, antimontiano, antieuropeista, tutto tranne che moderato e rassicurante sulla tenuta dell'esecutivo dei tecnici. È tornato falco, arrivando a un passo dalla rottura.
Un furore che ha messo in bilico non solo il governo ma anche la stessa chance per Berlusconi di incontrare il capo dello Stato. E così, raccontano a palazzo Grazioli, l’appuntamento al Quirinale è slittato a data da destinarsi, di certo non questa settimana. Tanto che Berlusconi ha confermato il suo viaggio a Malindi – partirà domani – e oggi ha approfittato del pomeriggio libero per un salto a Montecatini, ufficialmente per qualche visita di controllo, in realtà per una misteriosa visita personale. Sia come sia, col Colle è tornato il grande freddo che si percepiva lo scorso novembre. Perché è chiara la base della discussione che Berlusconi vorrebbe intavolare. I suoi lo spiegano senza tante perifrasi. Semplicemente vorrebbe intavolare una trattativa “politica” sul suo destino: cessazione delle ostilità su Monti in cambio di una tregua giudiziaria. O comunque in cambio di un sostegno di fronte a quella che ritiene una ingiusta persecuzione. L’ex premier avrebbe già voluto l’attesa sentenza della corte costituzionale sul processo Mediaset. E voleva che il Csm spedisse gli ispettori nella procura di Milano per il processo Ruby. Terreni che giudica di “influenza” del capo dello Stato.
Per Napolitano lo stile negoziale dell’ex premier non è una novità. La novità stavolta è che non è obbligato a riceverlo come quando era inquilino di palazzo Chigi. E in fondo il segretario del Pdl si chiama Angelino Alfano. È lui che parla con Monti di questioni politiche, e si confronta anche con gli altri leader della strana maggioranza: prima o poi, trapela dal Colle, qualcosa di definitivo dovrà dirla anche lui in un incontro a quattr’occhi con il capo dello Stato, senza l’ingombrante presenza di Berlusconi. Proprio la linea attendista del Quirinale ha consentito alle colombe di evitare l’incidente. Oggi, per esempio, al buffet organizzato al Quirinale per i 150 anni della Corte dei Conti, Napolitano ha avuto uno scambio di vedute con Gianni Letta e anche con il presidente del Senato, Renato Schifani. Entrambi gli hanno garantito che non ci saranno ripercussioni sull’esecutivo, che è stata una “sparata” determinata da tante ragioni, compresa l’amarezza per la sentenza, ma che non ci saranno conseguenze sull’esecutivo.
Ma la sensazione è che ormai più nessuno riesca a offrire le garanzie necessarie su Berlusconi. Di lui non ci si fida. Nessuno tra i suoi è disposto a rassicurare su quella che sarà la sua linea futura e al Colle non possono che prendere atto della facilità con cui l’ex premier cambia idea. Nel giro di pochi giorni, come è successo la settimana scorsa, quando da martedì a sabato è passato dalla linea Monti bis alla linea anti-Monti. Tutte le incertezze dell’ex premier sul da farsi sono perfettamente percepite al Colle, filtrano attraverso l’umore dei berlusconiani più moderati, quelli che mantengono i contatti con la presidenza della Repubblica.
Nell’agenda del capo dello Stato per il momento non c’è alcun incontro con il Cavaliere. Ci vorrà del tempo per arrivarci. Troppo fresca la burrasca di sabato. Ora al Colle ci tengono a non finire risucchiati in un ennesimo gioco di affermazioni e smentite, che mettono a repentaglio la credibilità internazionale italiana in vista del voto del 2013. Che avverrà al completamento naturale della legislatura e non prima, ha rimarcato anche oggi il capo dello Stato, richiamando i partiti ad una ulteriore “assunzione di responsabilità” nei confronti del governo e degli obblighi europei imposti dalla crisi ed esortandoli a riformare la legge elettorale. Su quest’ultima, il tempo di attesa al Colle scade a fine novembre, suppergiù.
Nel senso che il presidente della Repubblica aspetta di vedere cosa riesce a licenziare il Senato, dove proprio oggi in commissione per un solo voto non è passato un emendamento dei Radicali che proponeva il doppio turno alla francese ribaltando il testo Malan approvato giorni fa. Per dire di quanto il dibattito sia in alto mare. Comunque, dal testo che verrà licenziato da Palazzo Madama si capirà molto, sarà subito evidente se si tratterà di una proposta destinata a morire al passaggio a Montecitorio. A quel punto, potrebbe scattare il messaggio del capo dello Stato alle Camere per chiedere la riforma del sistema di voto. Non che questa sia la bacchetta magica, al Colle lo sanno, ma il capo dello Stato userà tutti mezzi che può per insistere affinché non si vada al voto con il Porcellum.
Intanto oggi Napolitano ha ricevuto al Colle Pier Ferdinando Casini. Si tratta, fanno sapere, dell’inizio di un nuovo giro di orizzonte con i leader della strana maggioranza su quanto rimane da fare fino alla fine della legislatura, oltre alla legge elettorale, anche l’estensione dei controlli sull’uso delle risorse finanziarie pubbliche. Forse già domani mattina il capo dello Stato potrebbe ricevere il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che tra l’altro oggi ha avuto un colloquio alla Camera con il leader dell’Udc: ufficialmente, hanno parlato di emendamenti comuni alla legge di stabilità; ufficiosamente, la chiacchierata testimonia un riavvicinamento da parte di Casini verso il Pd, alla luce dell’antimontismo di Berlusconi e della vittoria con Crocetta in Sicilia. Casini, Bersani: non resta che Alfano. Prima o poi, al Colle attendono anche lui, sempre che voglia pronunciarsi sul percorso indicato da qui alla scadenza naturale della legislatura. Lui, ma non Berlusconi.

La carica dei magnifici 15!


M5S
Matteo Mangiacavallo
Giancarlo Cancelleri
Angela Foti
Francesco Cappello*
Gianina Ciancio
Antonio Venturino
Valentina Zafarana
Claudia La Rocca
Salvatore Siragusa
Giorgio Ciaccio
Giampiero Trizzino*
Vanessa Ferreri
Stefano Zito
Valentina Palmeri
Sergio Troisi
*Cancelleri dovrà optare per un seggio tra i collegi di Caltanissetta, Catania e Palermo

Debito pubblico e la fila per il pane.



"Caro Beppe, non solo il Grecia si fa la fila per il pane. Anche a Milano, tutte le mattine in viale Monza migliaia di persone si rivolgono alla sede di "Pane Quotidiano".
'Fino a dieci anni fa c'erano circa 1500 persone in fila tutti i giorni', racconta Luigi Rossi, uno dei responsabili della struttura, 'oggi sono 2500, divisi tra il centro di viale Toscana e quello di viale Monza. E nel fine settimana si arriva anche a 3000'. Mario M.


http://www.beppegrillo.it/2012/10/debito_pubblico_e_la_fila_per_il_pane.html