lunedì 18 febbraio 2013

BERLUSCONI: NON CANDIDABILE PER LEGGE. - Gianni Lannes



Amnesie? Vediamo se a qualcuno torna la memoria, perché non si salva nessuno. Come recita il vecchio adagio? Il più pulito ha la rogna. Come può un faccendiere che ha fatto fortuna con i soldi insanguinati delle mafie (alla voce Edilnord) usando prestanomi, invischiato con la partitocrazia il cui nome ricorreva nelle agende del giornalista Mino Pecorelli (assassinato nel 1979) candidarsi ed essere eletto presidente del consiglio dei ministri? Per capire il presente bisogna guardare al passato, osservando le complici omissioni della finta opposizione di centro sinistra che ha avuto il suo tornaconto politico ed economico.

Il 23 ottobre 1990 la Corte di Appello di Venezia (presidente G. Battista Stigliano Messuti, consigliere Luigi Nunziante, consigliere relatore Luigi Lanza), dichiara Silvio Berlusconi colpevole del reato di falsa testimonianza, per aver mentito in tribunale e sotto giuramento circa la data della sua affiliazione alla loggia massonica segreta di Licio Gelli (protetta e finanziata dal governo di Washington). Il piduista (tessera numero 1816) riesce a scansare la condanna penale solo grazie ad una provvidenziale amnistia varata in un amen dal governo di Giulio Andreotti (in seguito riconosciuto dalla Cassazione organico a Cosa Nostra, anche se il reato è stato prescritto). Forse vittime della disinformazione da censura preventiva, nessun organo di informazione - né giornali né radio televisione, riferiscono la clamorosa notizia della sentenza. Nemmeno il quotidiano L’Unità(in stato di pre-fallimento economico nonostante gli ingenti finanziamenti pubblici) cita la vicenda.

Fila via un anno ed il nome di Silvio Berlusconi viene attenzionato dalla Polizia elvetica. Si tratta di un’inchiesta giudiziaria sul riciclaggio internazionale di capitali sporchi. In un rapporto della Polizia del Canton Ticino (Bellinzona) risalente al 13 settembre 1991, a firma del comandante della Sezione “Informazioni droga” – inviato ai magistrati Carla Del Ponte e Jacques Oucry – è scritto:
«Per quanto attiene il denaro da riciclare in provenienza dall’Italia (vedi il nostro rapporto 10-6-1991), il medesimo apparterrebbe al clan di Silvio Berlusconi. Già si dispone del codice di chiamata (per il trasferimento del denaro dall’Italia): dovranno unicamente designare una persona di fiducia di tale gruppo».
Questa incredibile notizia in Italia non è mai approdata: è stata inesorabilmente arrestata alla frontiera tricolore. Tra l’altro in quel periodo i debiti della Fininvest ammontavano a circa 5 mila miliardi di lire. Ma non fa niente: la società presieduta da Fedele Confalonieri si prepara nel 1993 al lancio di un luccicante prodotto: il partito di Forza Italia (con un unico padrone, proprio come il Movimento 5 stelle di Grillo).
A gennaio del 1992 va in onda il primo telegiornale di Canale 5 affidato ad Enrico Mentana proveniente dalla Rai. Poi c’è il famigerato incontro a bordo del Britannia, nella quale gli “illuminati” decidono le sorti dell’Italia. Beppe Grillo ne sa niente? Dopo l’arresto il 17 febbraio 1992 di Mario Chiesa a Milano, va in scena Mani Pulite con le consuete soffiate di Cia ed Fbi.

Nel 1992 e nel 1993 – notoriamente – si registra l’ennesima stagione stragistica ad opera di apparati deviati dello Stato, culminata con l’eliminazione di due magistrati di punta: Falcone e Borsellino, e relative scorte di Polizia. A scanso di facili equivoci e dietrologie di terza mano: non c’è stata alcuna trattativa Stato & Mafia, poiché le organizzazioni criminali, come sanno gli addetti ai lavori, sono istituzioni dello stesso Stato, anche se non riconosciute formalmente con un decreto (e ci mancherebbe!). E’ questo il movente della eliminazione dei due giudici più importanti d’Italia, che allora avevano compreso l’infernale meccanismo.

Così il leader socialista Bettino Craxi (dal punto di vista politico e culturale, obiettivamente un gigante di fronte ai nanerottoli odierni sulla scena), identificato dai mass media come il simbolo delle corruttele di tangentopoli si difende in Parlamento. Il 3 luglio 1993, intervenendo alla camera dei Deputati, l’ex segretario del Psi afferma che l’intero sistema dei partiti si basa da decenni sui finanziamenti illeciti e su denaro nero. Craxi chiama in causa oltre a Dc & Psi anche il Pci-Pds: «Il Pds ex Partito comunista era il partito che nel sistema illegale del finanziamento politico godeva di risorse superiori a quelle di tutti gli altri partiti, giacchè si avvaleva non solo di finanziamenti illegali interni, ma anche di cospicui finanziamenti illegali internazionali tramite direttamente il Kgb». 
Nessuno osa smentirlo. 
A titolo di esempio documentato Craxi cita la vicenda delle tangenti connesse alla metropolitana milanese, finite nelle casse di tutti i partiti della maggioranza e in quelle dell’ex Partito comunista tramite la «corrente cosiddetta “riformista” facente nazionalmente capo all’on. Giorgio Napolitano, l’ignaro ex presidente della Camera che naturalmente ha sempre detto di non saper nulla di queste vicende milanesi, così come del resto non ha mai saputo nulla di quelle di Napoli (per non parlare di quelle con l’Urss e con l’Est), allora centro di influenza della corrente da lui guidata, come se il coordinatore milanese di questo gruppo, onorevole Gianni Cervetti, militante politico di scuola comunista, tutto d’un pezzo, non lo avesse mai informato o addirittura avesse fatto di queste some una sua propria gestione personale, il che mi pare assolutamente da escludere».

All’inizio del 1994 Berlusconi ufficializza il suo partito e candida se stesso alla guida del governo. Il 10 gennaio Montanelli ed Orlando scrivono una lettera pubblica e si dimettono dal quotidiano il Giornale. Il padrone della Fininvest si presenta, come oggi, all’elettorato con toni messianici: sostiene di essere “il nuovo” dell’antipolitica, l’unto del Signore che farà «un nuovo miracolo italiano» di ricchezza e benessere per tutti, l’imprenditore “self-made man” che vuole salvare la patria minacciata dai post-comunisti. Gli stessi rossi coi quali Silvio ha fatto affari quando erano ancora comunisti: nell’aprile del 1988, infatti, si registra il mega-contratto fra la televisione sovietica e la Fininvest. Qualche collega ricorderà la conferenza stampa a Roma il 4 maggio 1988 di Berlusconi – nella sede della sala stampa estera -  per illustrare i contenuti dell’accordo tra la Fininvest e la tv sovietica, sottoscritto a Mosca il 30 aprile 1988. Silvio Berlsuconi dichiara: «Noi non abbiamo cattivi rapporti col Partito Comunista italiano, e cerchiamo di averne sempre di migliori». E Walter Veltroni cinguetta: «Intendo rivolgere a Berlusconi due complimenti sinceri, di stima … Il primo per la sua capacità di imprenditore che è riuscito ad “inventare” un settore. Il secondo complimento va alla sua capacità di aver imposto, attraverso un alto grado di egemonia, i tempi della decisione politica in un settore così delicato come quello nel quale opera…».

Qualcuno rammenta le televisioni locali del Pci comprate da Berlusconi, secondo la testimonianza  di Primo Greganti? Correva l’autunno dell’anno 1984 quando ebbe luogo l’incontro riservato fra Occhetto & Veltroni e Berlusconi. In seguito, nel gennaio 1985 si consumò il baratto veltroniano con Dc e Psi: via libera in Parlamento al decreto-Berlusconi del governo Craxi, in cambio di Rai 3 al Pci. 
Poi la porcata della legge Mammì. Il 7 dicembre 1994 la Corte Costituzionale boccia la Mammì definendola “incoerente, irragionevole” e inidonea a garantire il pluralismo in materia televisiva, avendo semplicemente sancito “una situazione in cui di fatto tre reti erano già esercitate dallo stresso soggetto. La posizione di preminenza di un soggetto o di un gruppo privato – sentenziano i giudici costituzionali – comprende la libertà di manifestazione del pensiero di tutti quegli altri soggetti che, non trovandosi a disporre delle potenzialità economiche e tecniche del primo, finirebbero con il vedere progressivamente ridotto l’ambito di esercizio della loro libertà”. La Rai, precisa ancora la Consulta, “non è di per sé sufficiente a bilanciare una posizione dominante nel settore privato”.  La Sentenza numero 420 del 5-7 dicembre 1994 non è stata mai applicata, in barba alle regole basilari di uno Stato di diritto.
Omissioni - Silvio Berlusconi nel 1994, alle vigilia delle elezioni, dimentica di dire – e gli ex comunisti non fanno nulla per ricordarglielo o comunque legalmente ostacolarlo -  che a norma di legge non può candidarsi alle elezioni. 
L’articolo 10 del DPR 361 del 1957 stabilisce infatti la ineleggibilità di chi «in proprio o in qualità di legale di società o di imprese private risulti vincolato allo Stato per … concessioni amministrative che comportino la osservanza di norme protettive del pubblico interesse». 
Berlusconi Silvio, appunto, è titolare di concessioni statali televisive.
Ma il centro sinistra, anzi, tutto l’arco parlamentare delle forze politiche finge di non accorgersene. 
Alcuni cittadini-elettori denunciano il caso.  
Il 20 luglio 1994 si riunisce in Parlamento la Giunta per le elezioni, presieduta da Antonio Mazzone (Alleanza nazionale). L’ordine del giorno è il seguente: “l’elezione fuorilegge del deputato Berlusconi”. 
Con la complicità dell’opposizione ad aria fritta (14 voti  a favore, 4 contrari e 2 astenuti) ben tre ricorsi vengono rigettati e Berlusconi rimane al suo posto. 
Passa la strampalata tesi che il padrone non è il boss di Arcore, ma la Fininvest.
Il 9 marzo ’94 l’ex comunista Giorgio Napolitano viene eletto presidente della Commissione per il riordino del sistema radiotelevisivo. In un documento processuale del Tribunale di Napoli, a carico del manager berlusconiano Maurizio Japicca, verrà menzionato un dossier sequestrato allo stesso Japicca, nel quale sono indicati politici dei vari partiti ritenuti “vicini” alla Fininvest: e alla voce Pds c’era il nome di Giorgio Napolitano
L’incidente di percorso non avrà come al solito, alcuna conseguenza penale per il futuro Presidente della Repubblica. Cose che possono accadere solo in questa Italietta eterodiretta, a sovranità azzerata ed illegalità conclamata dai politicanti parassiti.

Poi andrà in scena la Bicamerale fallimentare del duetto Berlusconi & D’Alema (che pubblicherà libri con la Mondadori: ma questa è un’altra storia). 
A fronte di questi riscontri inequivocabili, si può mai votare il centro sinistra (Pd+Sel, Monti+Casini& Fini l’annesso e connesso Vendola) che non ha mai sciolto il mastodontico conflitto di interessi berlusconiano pur avendo governato il Belpaese? 

Ancora due fatti ben documentati: a parte la posizione a favore del nucleare e la deregulation in materia di inceneritori di rifiuti, Bersani ha preso 98 mila euro dai Riva, noti inquinatori della Puglia meridionale (alla voce Ilva e poi muori), mentre Nichi Vendola ha ricevuto da don Verzé il premio cedro d’oro concesso unitamente a Silvio Berlusconi. Qualcuno si ricorda l’affare speculativo San Raffaele del Mediterraneo a Taranto? Sanità, cemento e mattoni ben impastati in riva allo Jonio su cui la magistratura dovrebbe far luce. Vendola è lo stesso presidente di regione che violando tutte le leggi in materia ha favorito la Marcegaglia per impiantare in provincia di Foggia un cancrovalorizzatore illegale, su un procedimento amministrativo impiantato da Raffaele Fitto (appena condannato a 4 anni di reclusione dal tribunale di Bari e candidato capolista in Puglia del Pdl). L’ecologista Vendola è “coerente” a modo suo: è lo stesso governatore che ha autorizzato trivellazioni di idrocarburi sulla terraferma e contemporaneamente ha starnazzato di salvaguardia del mare. Stendo un velo pietoso su Ingroia (che non si è dimesso dalla magistratura calpestando la deontologia professionale e ha ammesso di aver fatto un uso politico delle intercettazioni),Giannino, Maroni e Fiore: complessivamente raggiungeranno a stento il 4 per cento, ma non sono alleati. 
Quanto a Grillo: no grazie, niente di nuovo, abbiamo già troppi prepotenti nello Stivale, e poi il sedicente programma di M5S è una lista delle spesa.

In sintesi, ma più di tutto. Le elezioni sono truccate per due ragioni: la legge elettorale è incostituzionale; il responso finale delle urne è prestabilito. Il sistema di potere ha già deciso chi deve vincere per fregare definitivamente il popolo italiano! Un solo esempio a tale proprosito: il mio ex direttore al settimanale Diario, Enrico Deaglio, aveva   scoperto con una incisiva inchiesta giornalistica, i brogli elettorali a livello nazionale già qualche anno fa, ai tempi del ministro dell’interno Pisanu.
Ergo: è tutto interconnesso e ramificato il nuovo ordine mondiale.
E la farsa continua. Ora spetta al popolo sovrano arrestarla per sempre, se intende guadagnare democrazia, progresso culturale, qualità della vita e giustizia sociale. La libertà va conquistata combattendo sul campo, non sarà mai elargita.
Gandhi è l’esempio.

Il Monte dei Paschi di Bersani.


Bersani_Mussari.jpg

Il Monte dei Paschi di Siena sarebbe quasi sicuramente fallito senza il prestito di Rigor Montis di 3,9 miliardi di euro, cifra pari all'IMU versato dalle famiglie italiane. 
Il MPS ha avuto un crollo di Borsa vertiginoso negli ultimi anni, gli azionisti hanno perso quasi tutto il loro investimento. 
Il MPS ha avuto un deprezzamento di valore su cui sta indagando la procura di Siena, una voragine da far impallidire Parmalat. 
Si tratta di 21 miliardi così ripartiti: 7 miliardi di sovrapprezzo per l'acquisto della Banca Antonveneta, 7 miliardi di debiti acquisiti dalla Banca Antonveneta, 7 miliardi di versamenti su banche estere con causali da accertare. 
Il MPS è stato privatizzato nel 1995 e da allora è controllato da una Fondazione. Il 55% della Fondazione è stato detenuto fino a pochi mesi fa da membri nominati da Regione Toscana, Provincia di Siena, Comune di Siena tutti enti controllati dal PD
E' impensabile che le segreterie del PD che si sono succedute dal 1995 fossero all'oscuro dell'operazione Antoveneta oltre che della vendita di ingenti cespiti mobiliari e immobiliari del MPS che hanno permesso la distribuzione di ricchi dividendi. 
Se i vari Bersani, D'Alema, Veltroni, Franceschini, Fassino non si sono mai accorti di questo immane disastro finanziario come può il PD pretendere di governare il Paese? 
Va ricordato che nell'ultimo ventennio il PD ha governato per circa 10 anni, ha fatto a metà con Berlusconi. Un decennio a testa per fare la festa all'Italia.

Napolitano, ex PD, ha invocato la privacy sulle inchieste in corso della Procura di Siena, invece di battere i pugni sul tavolo come avrebbe fatto Pertini gridando "Fuori i nomi dei responsabili". 
Lo Scudo Fiscale è stato usato per fare rientrare in Italia patrimoni illeciti con il solo 5% di tassazione. E' stato approvato grazie all'assenza in aula di numerosi parlamentari del PD. Perchè? E' lecito avere l'elenco completo dei patrimoni scudati per verificare se sono associati alla razzia del MPS? Oppure è un segreto di Stato?
Bersani non replica mai nel merito delle responsabilità sue e del suo partito, ma le spara sempre più grosse: "Si vede la voglia di mandare in galera, come facevano i fascisti. Attenzione, che noi non ci impressioniamo...". Il M5S non manda in galera nessuno, questo compito appartiene ai giudici. Forse è a loro che Gargamella si sta rivolgendo. Craxi aveva più stile.

BERSANI E LA FOTO TAROCCO IN PIAZZA DUOMO.


Il leader PD pubblica su Twitter uno scatto di 2 anni fa spacciandolo per attuale



bersaniscandalo.JPGPierluigi Bersani l'ha combinata grossa. Su Twitter ha pubblicato la foto di Piazza del Duomo a Milano gremita di gente. Purtroppo, la foto risaliva a due anni fa, ai tempi della campagna elettorale per l'elezione del sindaco Pisapia. 

Bersani, l'ha spacciata per attuale, sottolineando che si trattava del recente comizio elettorale cui ha partecipato anche Romano Prodi. La foto, scoperto l'inganno, è stata rimossa da Twitter. Ma la rete non perdona. Una distrazione o una intenzionale menzogna? 


http://www.cadoinpiedi.it/2013/02/18/bersani_e_la_foto_tarocco_in_piazza_duomo.html

Leggi anche per confrontare la foto: 

http://www.paid2write.org/attualita_gossip/piazza_duomo_in_festa_milano_si_tinge_di_arancione_15858.html

sabato 16 febbraio 2013

Etica...



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=429935507082295&set=a.303744236368090.70571.252781068131074&type=1&theater

GREGGE ELETTORALE. - Ferdinando Imposimato




Il presidente della repubblica, dopo sei anni dalla sua elezione, ha rivolto un invito ai partiti a riformare la legge elettorale indecente, il porcellum, che, se ancora vigente, spingerebbe molti cittadini a non votare o a votare per Beppe Grillo. L'impressione generale e' che il Capo dello Stato sia preoccupato piu' della crescita di Grillo e del suo Movimento a 5 stelle che dell'esigenza di restituire ai cittadini il diritto di scelta dei candidati, con la preferenza. 
Ma la situazione si e' impantanata e temiamo che non si riuscira' a uscirne. 
Il dibattito sulla legge elettorale non decolla perche' altre sono le priorita' che il Paese sente come improrogabili. Tra queste il lavoro dignitoso, sempre piu' vilipeso, e la vergogna della corruzione dilagante tra le varie caste, in modo trasversale tra tutti i partiti, compresi quelli che, come l'Italia dei Valori, si sono proposti come censori implacabili dei partiti al governo della Regione Lazio. 
Lo sperpero del denaro pubblico da parte di una classe politica cinica e decisa a distruggere l'Italia dei lavoratori va a scapito del diritto al lavoro. Tutti hanno tratto indegni benefici personali a spese del bene comune, mentre il Paese, nei suoi soggetti piu' deboli, subiva e subisce veri e propri “taglieggiamenti” da parte di una maggioranza che pensa solo alle proprie clientele. Nessun senso dello Stato, nessun rispetto del principio di solidarieta' stabilito dalla Costituzione, nessun allarme per le gravi ingiustizie consumate in danno dell'equita' sociale, cardine della nostra democrazia. Cio' che e' accaduto in questi ultimi tempi e' la prova dell'assoluta insensibilita' dei partiti e di chi ci governa rispetto ai problemi reali del Paese. 

Da anni invochiamo una legge contro la corruzione, ben sapendo che aiuterebbe a risolvere il problema del lavoro e della tutela degli ultimi. Giorgio Napolitano, dopo un silenzio durato sei anni, ha rivolto un duro, si fa per dire, richiamo alle forze politiche perche' approvino la legge contro la corruzione, in attuazione della Convenzione di Strasburgo del ‘99. 
Troppo tardi. L'invito al voto di fiducia si potrebbe risolvere anche nella bocciatura, poiche' tra l'andare a casa, pochi mesi prima della scadenza naturale della legislatura e approvare una legge che punira' i criminali corrotti che siedono in parlamento, e cioe' molti degli stessi parlamentari, la scelta premiera' certo la bocciatura della legge sulla corruzione. Un anno o due anni fa sarebbe stata tutt'altra cosa. E dunque le speranze sono minime. 

legge elettorale e regime
Altro punto caldo sul tappeto e' la legge elettorale. Il problema della riforma di tale legge, per sua stessa natura, e' tra i piu' difficili che una classe politica possa affrontare. Perche' dalla legge elettorale dipende la sorte stessa dei partiti. Non ne esiste una in grado di accontentare tutti, cosi' come non esiste una riforma elettorale in senso maggioritario che non peggiori la posizione di qualche partito. Perche' il premio di maggioranza si risolve sempre in una sottrazione di seggi a coloro che hanno espresso il loro voto a favore di certi partiti che non ne fruiscono. Sicche' la difficolta' di giungere ad una riforma in Parlamento e' nel puntuale dissenso, spesso decisivo, di chi non ha interesse ad attuarla. Come avviene adesso. 
L'essenza delle legge elettorale e' nel metodo: un criterio di trasformazione di voti in seggi. Col proporzionale, a tanti voti corrispondono altrettanti seggi. Il maggioritario invece attribuisce il seggio, in ogni collegio, al piu' votato, secondo il principio che il primo prende tutto e il secondo niente. Si vede l'enorme differenza tra i due sistemi ed i loro limiti. I sistemi proporzionali soddisfano l'esigenza della rappresentativita' dei cittadini, e producono parlamenti che rispecchiano la distribuzione dei partiti e delle opinioni. 

dilemma maggioritario
I sistemi maggioritari mirano alla governabilita': eliminano i piccoli partiti per avere governi efficienti. Con il maggioritario puro, che in Italia non c'e', la maggioranza del 51% puo' conquistare tutti i seggi, lasciando senza rappresentanza l'opposizione. Il che sarebbe assurdo. L'opposizione che dissente e' l'essenza stessa della democrazia, e' parte integrante della volonta' popolare e non puo' essere sacrificata sull'altare della governabilita'. 

Una maggioranza parlamentare senza opposizione si trasforma in un regime, che e' appunto la dittatura della maggioranza.
D'altra parte un sistema proporzionale in cui la frammentazione produce ingovernabilita' deve preoccupare, rischiando di portare alla paralisi ed alla impossibilita' di fare le scelte necessarie, come e' avvenuto in Italia prima della legge Calderoli. E dunque il dilemma tra maggioritario o proporzionale resta, e deve essere risolto con una precisa scelta di campo, rispondendo ad una domanda cruciale: si vuole un paese in cui si contendono il campo due soli partiti, come in Inghilterra ed in America? O un sistema in cui siano rappresentati piu' partiti? E fino a che punto devono essere ammessi? 
A questa domanda non e' facile rispondere senza avere fornito qualche dato storico. Bisogna dire subito che la realta' italiana e' ben diversa da quella anglosassone; e che la legge elettorale e' pregiudiziale a tutte le altre riforme: una cattiva legge puo' far saltare un intero sistema istituzionale. 
Il modello elettorale da scegliere non e' un fatto astratto: dipende dalla situazione concreta nel Paese, da cio' che esiste nel mondo dei partiti e dai problemi che ogni Paese deve affrontare. In Inghilterra, che da sempre funziona con un sistema bipartitico, con una legge elettorale uninominale ad un solo turno, molti chiedono il proporzionale per aumentare la rappresentativita' in Parlamento dei diversi interessi esistenti nel Paese. In Italia il problema si rovescia. Come nella Francia della Quarta Repubblica, noi abbiamo troppi partiti: ma alcuni di essi in realta' - forse la maggioranza - sono partiti solo di nome: in effetti sono oligarchie, che perseguono l'auto-riproduzione di pochi individui, amici, parenti e talvolta amanti.
Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. Questi pseudopartiti, a carattere familiare e clientelare, tengono sotto ricatto il governo in permanenza, con richieste di seggi sicuri in numero superiore a quelli spettanti in base agli elettori di ciascuna formazione politica. Molti partiti si alimentano prevalentemente con il sistema delle clientele, degli appoggi delinquenziali e dei finanziamenti non trasparenti. Sicche' una legge proporzionale pura, in cui siano rappresentati tutti i partiti, anche quelli dell'1-2 % o dello 0, 50 % (come in passato fu con Lamberto Dini e Clemente Mastella), sarebbe devastante. Tale scelta fu nefasta per la Repubblica di Weimar (1919-1939) in Germania, e rappresento' il preludio della frammentazione partitica tedesca che sfocio' nella tragedia del nazismo. Cio' impone di trovare un sistema in cui sia ridotta la frammentazione e sia favorita l'aggregazione dei partiti, in modo da garantire una maggiore governabilita': per affrontare, decidere e risolvere i problemi ispirandosi all'interesse generale del Paese. Ma anche un sistema che garantisca la scelta dei migliori e la sostituzione dei dinosauri come Massimo D'Alema, Walter Veltroni e Silvio Berlusconi.
Sarebbe auspicabile una legge proporzionale che lasciasse in vita le forze politiche di media dimensione, a condizione che i partiti fossero regolati da norme generali secondo il principio della trasparenza dei bilanci e della democrazia interna, due cose che non esistono affatto neppure nei grandi partiti. Ci sarebbe dunque una sorta di struttura bipolare fondata non su due partiti ma su quattro o cinque forze politiche che avessero una certa consistenza numerica minima. Oggi non e' pensabile una legge elettorale che escluda i partiti del 5, 6 o 7 per cento, come Sel, l'Italia dei Valori e Udc. 
Guai a pensare di creare un bipartitismo coatto, in cui si escludano forze che possono dare vita ad una sinistra europea plurale. Esse rappresentano vaste aree di lavoratori e ambientalisti che non si sentirebbero rappresentanti dal Partito Democratico e ancor meno dal cosiddetto Partito delle Liberta'. L'ideale sarebbe varare una legge proporzionale che introducesse il voto di preferenza, una quota di sbarramento del 5% e il divieto di alleanze elettorali tattiche destinate a scomparire dopo le elezioni. In realta' non si fara' nulla di tutto questo e temiamo che restera' la legge vigente, senza il voto di preferenza. O con un voto di preferenza truccato. 

le grandi ammucchiate 
Anche qui bisogna tener conto della situazione esistente e delle convenienze, partendo dalle forze in campo. I sondaggi del Pd danno il partito tra il 25 e il 29 per cento, il Pdl al 20, 21%, Grillo al 16-17, l'Udc al 6-7 e l'Idv al 5-7%. La speranza, coltivata da Pierluigi Bersani e D'Alema, di una vittoria del centro sinistra con un governo che escluda il partito di Berlusconi, e' piuttosto flebile. Sia una coalizione del Pd con Nichi Vendola e Pierfedinando Casini, sia il ritorno alla foto di Vasto (Pd, Idv e Sel) con il 10 % del premio di maggioranza, non garantirebbero la governabilita', per fortuna. Lo stesso vale per il centro destra con Pdl, Lega e Udc, che non sarebbero in grado di governare. La conseguenza di tutto questo e' che si stanno creando le premesse del ripetersi di una grande coalizione, in cui pero' i partiti vogliono piazzare i loro personaggi impresentabili al posto dei cosiddetti tecnici. Sarebbe un disastro per il Paese ancora maggiore, ma e' l'ipotesi piu' concreta alla quale stanno lavorando D'Alema e Berlusconi, decisi a restare a galla, in una grande ammucchiata di personaggi impresentabili, con dicasteri importanti che dovrebbero essere guidati da loro stessi. Questa supposizione e' fondata anche su un dato: il leader Maximo ha sussurrato in Transatlantico che il 10% di premio e' piu' che sufficiente. Il suo disegno e' chiaro: una grande alleanza nella quale il Pd dovrebbe avere un peso maggiore e imporre lui, il Massimo, come presidente della repubblica, accanto a un Monti Bis, alla guida del Governo; il tutto a scapito di un Romano Prodi che non si rassegna e aspira al Colle, dopo averci fatto sognare di non rivederlo piu'. Ma vi e' anche una terza, tragica ipotesi: che qualche salvatore della patria si proponga alla guida di un governo forte, a suon di stragi, come avvenne nel 1992-1993. Purtroppo la storia si ripete e per noi l'unica via di uscita sarebbe l'esilio.

sindaci modello 
Un'ultima notazione: ho avuto modo di conoscere sindaci di piccoli comuni che possono fregiarsi del riconoscimento di Comuni virtuosi. Sono amministratori eccellenti, sobri, capaci e pieni di entusiasmo. E' molto piu' difficile amministrare un Comune che stare in Parlamento a votare senza sapere perche' e per chi. 
Per me e' stato un riconciliarmi con la politica e la speranza di un riscatto di questo sventurato Paese. Essi non hanno voce, non hanno una tribuna dalla quale lanciare le loro proposte. Io chiedo loro di non arrendersi, di cercare alleanze con altri gruppi, di creare un movimento-partito che possa salvarci dai disastri in cui siamo precipitati. Io saro' al loro fianco senza chiedere niente altro che il piacere di fare qualcosa di utile per loro e per il Paese, pensando a milioni di disoccupati e di senza reddito. L'Italia Virtuosa e' accanto a loro e a loro sostegno, senza timori ne' speranze (sine metu nec spe), che non siano quelle legate alla salvezza del Paese.


http://lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=549

venerdì 15 febbraio 2013

Genocidio cattolico in Canada, ecco perchè il Papa ha abdicato.



Di seguito riporto due testi, uno dell’Aprile del 2010 dove vengono riportate le torture e gli abusi fatti su 50.000 bambini nelle scuole cattoliche Canadesi, e l’altro è del 13 Febbraio 2013, un bollettino ufficiale del ITCCS – International Tribunal into Crimes of Church and State di Bruxelles, dove viene spiegata un’imminente azione del Governo europeo, che ha spiccato un mandato di arresto contro Ratzinger.
Primo testo
Abusi sessuali, sterilizzazioni di massa, decine di migliaia di bambini morti nelle scuole cattoliche del Canada dal 1922 al 1984. Un caso che sta per arrivare a Romadi Marco Cinque il manifesto“, 4 aprile 2010
IL MENÙ DELLE TORTURE
Dai capelli strappati alle bastonature, dall’isolamento all’acqua ghiacciata
Decine e decine di sopravvissuti provenienti da dieci diverse scuole residenziali degli stati canadesi della British Columbia e dell’Ontario hanno descritto, tutti sotto giuramento, le seguenti torture, inflitte fra il 1922 ed il 1994, a loro stessi e ad altri bambini, alcuni di solo cinque anni di età:
• stringere fili e lenze da pesca attorno al pene dei bambini;
• inserire aghi nelle loro mani, guance, lingue, orecchie e pene;
• tenerli sospesi sopra tombe aperte minacciando di seppellirli vivi;
• costringerli a mangiare cibo pieno di vermi o rigurgitato;
• dire loro che i genitori erano morti o che stavano per essere uccisi;
• denudarli di fronte alla scolaresca riunita e umiliarli verbalmente o sessualmente;
• costringerli a stare eretti per oltre 12 ore di seguito sino a quando non crollavano;
• immergerli nell’acqua ghiacciata;
• costringerli a dormire all’aperto durante l’inverno;
• strappare loro i capelli dalla testa;
• sbattere ripetutamente le loro teste contro superfici in muratura o in legno;
• colpirli quotidianamente senza preavviso tramite fruste, bastoni, finimenti da cavallo, cinghie metalliche decorate, stecche da biliardo e tubi di ferro;
• estrarre loro i denti senza analgesici;
• rinchiuderli per giorni in stanzini non ventilati senza acqua né cibo;
• somministrare loro regolarmente scosse elettriche alla testa, ai genitali e agli arti.
IL CASO CANADESE
Dal consiglio delle tribù sette domande al Vaticano

Le richieste rivolte al Papa Ratzinger e ai vertici vaticani da dodici anziani del Consiglio
che rappresentano le nazioni Cree, Squamish, Halda e Metis
1. Identificare il posto dove sono sepolti i bambini morti in queste scuole cattoliche, e ordinare che i loro resti vengano restituiti ai loro familiari per una degna sepoltura.
2. Identificare e consegnare le persone responsabili per queste morti.
3. Divulgare tutte le prove riguardanti questi decessi e i crimini commessi nelle scuole residenziali, consentendo il pubblico accesso agli archivi del Vaticano ed altri registri delle altre Chiese coinvolte.
4. Revocare le bolle pontificie “Romanus Pontifex” (1455) e “Inter Catera” (1943), e tutte le altre leggi che sanzionarono la conquista e la distruzione dei popoli indigeni non-cristiani nel Nuovo Mondo.
5. Revocare la politica del Vaticano, in parte formulata dall’attuale Papa, che richiede che vescovi e preti tengano segrete le prove degli abusi subiti da bambini indigeni nelle loro chiese invitando le vittime al silenzio.
6. Venire in Canada di persona per visitare i quartieri più poveri, dove abitano i sopravvissuti
delle scuole residenziali, e chiedere perdono a queste persone per il genocidio e per la politica
messa in atto dalla sua Chiesa nei loro confronti, e giurare pubblicamente che tali azioni e politiche non si ripeteranno mai più.
7. Presentarsi davanti al Tribunale Internazionale sui Crimini di Guerra e sul Genocidio in Canada per rispondere alle accuse che lui e la sua chiesa siano responsabili per la distruzione
e la morte di milioni di Nativi Americani.

Secondo Testo

Joseph Ratzinger è stato costretto ad annunciare le sue dimissioni senza precedenti storici dalla carica di Papa a causa di un’imminente azione delGoverno europeo, che ha spiccato un mandato di arresto contro Ratzinger e, entro Pasqua, emetterà un lien commerciale pubblico sopra le proprietà del Vaticano.

L’Ufficio centrale dell’ITCCS – International Tribunal into Crimes of Church and State di Bruxelles è stato costretto, dall’improvvisa abdicazione di Benedetto XVI, a rivelare i dettagli seguenti:
1. Venerdì 1 febbraio 2013, sulla base delle prove fornite dalla nostra affiliata Corte di Giustizia Common Law (itccs.org), il nostro ufficio ha concluso un accordo con i rappresentanti di una non specificata nazione europea e dei suoi giudici, a garanzia di un mandato di arresto contro Joseph Ratzinger, alias Papa Benedetto XVI, per crimini contro l’umanità ed associazione a deliquere.
2. Questo mandato d’arresto sarà consegnato all’ufficio della Santa Sede di Roma il giorno venerdì 15 febbraio 2013. La suddetta nazione ha concesso il permesso di trattenere Ratzinger, come criminale sospettato, all’interno del territorio sovrano della Città del Vaticano.
3. Lunedì 4 febbraio 2013, detta nazione ha consegnato una nota diplomatica nelle mani del Segretario di Stato Vaticano, Card. Tarcisio Bertone, informandolo dell’imminente mandato di arresto e invitando il suo ufficio a farlo rispettare. Nè il card. Bertone nè il suo ufficio hanno fornito alcun riscontro immediato a questa nota, tuttavia, solo sei giorni più tardi, papa Benedetto si è dimesso.
4. L’accordo tra il nostro Tribunale e i tribunali della nazione in parola comprende, come seconda disposizione, quella di emettere un lien commerciale sopra le proprietà e le ricchezze della Chiesa Cattolica Romana con effetto a partire dalla domenica di Pasqua, 31 marzo 2013. Questo lien sarà accompagnato a livello globale dalla pubblica Campagna Pasquale di Rivendicazione (“Easter Reclamation Campaign”, n.d.t.), in base alla quale le proprietà della Chiesa Cattolica saranno occupate e rivendicate dai cittadini come beni pubblici ed incamerate ai sensi del Diritto Internazionale e dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale.
5. È decisione del nostro Tribunale e del governo della nazione in parola, quella di procedere all’arresto di Joseph Ratzinger e alla sua rimozione dall’incarico di Pontefice Romano, con l’accusa di crimini contro l’umanità e associazione a delinquere.
6. È altresi nostra nuova decisione quella di procedere come previsto anche all’incriminazione e all’arresto del pontefice successore di Joseph Ratzinger, secondo le stesse accuse, e di imporre il lien commerciale e la Campagna Pasquale di Rivendicazione contro la Chiesa cattolica romana.
In chiusura, il nostro Tribunale riconosce che, a causa della complicità di Papa Benedetto XVI nelle attività criminali della Banca Vaticana IOR, quest’ultimo è stato persuaso alle dimissioni dai più alti funzionari del Vaticano. Secondo le nostre fonti, è stato il Segretario di Stato Tarcisio Bertone a costringere Joseph Ratzinger a rimettere immediatamente il suo incarico, in risposta diretta alla nota diplomatica relativa al mandato d’arresto a lui notificata il 4 febbraio 2013 da parte del governo della suddetta nazione.
Facciamo appello a tutti i cittadini e ai governi affinchè supportino i nostri sforzi per demolire legalmente e direttamente la corporation Vaticana ed arrestare i principali ufficiali e membri del clero complici in crimini contro l’umanità e nella cospirazione criminale in corso per proteggere ed insabbiare la tortura e il traffico di bambini.
Questa settimana, il nostro ufficiò pubblicherà ulteriori bollettini di aggiornamento sugli eventi dellaCampagna Pasquale di Rivendicazione.

ITCCS – Ufficio Centrale di Bruxelles Bollettino pubblicato il 13 febbraio 2013
ore 12:00 GMT (ore 13:00 italiane)


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Io non so se quanto riportato risponda a verità, ma mi incomincia a sorgere il dubbio che possa esserlo.

Edison, le bollette degli italiani arricchiscono le casse statali francesi. - Costanza Iotti


Corrado Passera


Dopo un triennio di maxiperdite, il primo anno del passaggio sotto il controllo al 100% del colosso pubblico transalpino Edf con il "lodo Passera", per Foro Bonaparte si chiude con il ritorno all'utile e un forte contributo ai margini della controllante francese. Ad di là delle Alpi tornano anche i dividendi, da questo lato restano i debiti.

Edison macina profitti sulle bollette dei cittadini italiani. E i francesi di Edf ringraziano Roma che l’anno scorso gli ha permesso di ottenere il controllo della più antica società energetica d’Europa particolarmente forte nel segmento gas. Come infatti spiegano i cugini d’Oltralpe, alla crescita del margine operativo lordo 2012 del gigante pubblico francese dell’energia ha contribuito “la forte performance” dell’Italia grazie ai risultati realizzati da Edison dopo la rinegoziazione del prezzo dei contratti di fornitura di gas a lungo termine. Grazie al tributo italiano, Edf, che ha la totalità del capitale Edison nelle proprie mani, è riuscita ad archiviare il 2012 con un margine operativo lordo da 16,1 miliardi in crescita del 7,7% sull’anno precedente. Un risultato che ha permesso alla società guidata da Henri Proglio, che si prepara ad effettuare 12 miliardi di investimenti, di portare a casa 3,3 miliardi di utili con un balzo del 5,3 per cento.
Numeri importanti cui Edison, per ragioni di timing, non ha potuto contribuire ancora di più. Foro Buonaparte è infatti diventata totalmente controllata dai francesi solo dopo la metà dell’anno con l’Opa chiusa il 3 agosto 2012 seguita all’accordo di vendita concluso con gli ex azionisti di Delmi, società controllata (51%) dalla multiutility milanese A2A e partecipata da Iren (15%), Dolomiti Energia (10%), Sel (10%), Mediobanca(6%), Fondazione Crt (5%) e Banca Popolare di Milano (3%). Un’operazione di cui è stata consulente la stessa Piazzetta Cuccia e che si allineò ai desiderata del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, che, negli incontri che ebbe anche con i soci delle municipalizzate, puntò sull’italianità della genco Edipower in cambio del passaggio di mano di Edison ai francesi.
Non a caso proprio all’indomani dell’accordo, il 27 dicembre 2011, Passera dichiarava a Il Sole 24 Ore: “Sono particolarmente soddisfatto per l’esito delle trattative tra il gruppo Edf e il gruppo A2A , unitamente ai suoi principali soci italiani. Due protagonisti del mondo energetico italiano chiariscono le rispettive strutture azionarie e rafforzano validi e trasparenti rapporti di collaborazione operativa. A2A, con l’impegno in Edipower, diventa il secondo produttore nazionale di energia elettrica”. Ma mentre A2A è alle prese con l’abbattimento del debito che nel 2012 dovrebbe attestarsi fra i 4,5 e 4,6 miliardi, Edison non solo lo scorso anno è tornata in utile per 81 milioni, ma ha anche distribuito ai suoi soci un dividendo da 15 centesimi dopo tre anni di digiuno e un 2011 di maxiperdite (871 milioni). Il tutto grazie alla rinegoziazione dei contratti di gas in Qatar e Libia.
E intanto gli italiani, in assenza di un vero piano strategico energetico, continuano a pagare care le proprie bollette dell’energia anche a causa del fatto che, secondo quanto sospetta l’Authority per l’energia, ben 1,6 miliardi di margini in più sono stati fatti sulla pelle degli utenti traslando la Robin tax sui consumatori.