Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 24 marzo 2013
Scala dei turchi - Realmonte (AG)
La Scala dei Turchi è una parete rocciosa (falesia) che si erge a picco sul mare lungo la costa diRealmonte, vicino a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. È diventata nel tempo un'attrazione turistica sia per la singolarità della scogliera, di colore bianco e dalle peculiari forme, sia a seguito della popolarità acquisita dai romanzi con protagonista il commissario Montalbano scritti da Andrea Camilleri, in cui tali luoghi vengono citati (vicino è l'immaginario paese del commissario, Vigata).
La Scala è costituita di marna, una roccia sedimentaria di natura calcarea e argillosa, avente un caratteristico colore bianco puro. Tale scogliera dal singolare aspetto si erge in mezzo tra due spiagge di sabbia fine, e per accedervi bisogna procedere lungo il litorale e inerpicarsi in una salita somigliante a una grande scalinata naturale di pietra calcarea. Una volta raggiunta la sommità della scogliera, il paesaggio visibile abbraccia la costa agrigentina fino a Capo Rossello, altro luogo legato alle gesta di Montalbano.
La Scala dei Turchi presenta una forma ondulata e irregolare, con linee non aspre bensì dolci e rotondeggianti. Il nome le viene dalle passate incursioni di pirateria da parte dei saraceni, genti arabe e, per convenzione, turche; i pirati turchi, infatti, trovavano riparo in questa zona meno battuta dai venti e rappresentante un più sicuro approdo.
Nell'agosto del 2007 è stata presentata all'UNESCO, da parte del comune di Realmonte, una richiesta ufficiale affinché questo sito geologico, insieme allavilla romana, sia inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità.
400.000 posti di lavoro dai rifiuti.
Il problema della disoccupazione affligge gran parte della popolazione italiana e il problema dei rifiuti è una costante soprattutto nell’Italia meridionale. Se il nostro Paese iniziasse ad attuare le normative previste dall’Unione Europea, inerenti alla gestione dei rifiuti, in Italia in breve tempo si creerebbe un tasso occupazionale equivalente a 400 mila posti di lavoro.
Non solo si porterebbe una boccata d’aria nel mercato del lavoro ma si potrebbero risparmiare ben 72.000 milioni di euro all’anno. Il settore della gestione dei rifiuti, con tale risparmio, potrebbe incrementare il fatturato annuo di 42 miliardi di euro esclusivamente sfruttando il riciclaggio.
Lo studio è stato condotto dalla Commissione europea, un ulteriore dimostrazione che lo smaltimento illegale dei rifiuti non fa solo male all’ambiente ma anche alle tasche del paese. L’Unione Europea invita l’Italia a condurre ispezioni più rigorose riguardo la gestione dei propri rifiuti che attualmente causano disagi ambientali ed economici: l’Italia paga la Germani affinché i rifiuti prodotti dal nostro paese vengano importati nella Land tedesca. La Germaia usa i rifiuti italiani per la produzione energetica. Inoltre, il campo dei rifiuti, negli anni ha visto una sempre più incalzante infiltrazione mafiosa, così è la malavita a gestire i rifiuti degli italiani rubando soldi, posti di lavoro e danneggiando l’ambiente.
Purtroppo molti Stati Membri dell’UE, tra cui l’Italia, non dispongono di infrastrutture adeguate per la raccolta differenziata, per il riciclaggio e il recupero fri rifiuti. Un altro forte ostacolo è dettato dall’assenza di un sistema di controllo efficace. Dei progressi dovrebbero essere registrati grazie alle nuove iniziative del ministro per l’ambiente Clini che prevede leggi che possono essere tradotte in un concetto molto semplice: chi inquina paga.
Il fatto più sconfortante, è che solo di recente la Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha condannato l’Italia per aver violato uno dei diritti basilari dell’uomo. L’Italia è stata accusata di “incapacità prolungata” perché non è stata in grado di risolvere una questione che va avanti dal 1994: la gestione dei rifiuti in Campania.
Photo Credits | safehorizon.org
Pubblicato da Anna De Simone il 16 febbraio 2012
leggi anche:
Un giardino dove gli alberi sembrano crescere a testa in giù, con le radici rivolte verso il cielo.
Sembra incredibile ma in Alaska, nella località di Mendenhall Valley, nota nel mondo soprattutto per i propri magnifici ghiacciai, esiste un giardino perfettamente curato dove gli alberi sembrano crescere a testa in giù, con le radici rivolte verso il cielo, che si presentano cariche di fiori variopinti, dai colori estivi e primaverili.
Glacier Garden Rainforest è una vera e propria foresta situata nel sud dell’Alaska i cui alberi appaiono in posizione capovolta. A differenze dei baobab, però, la loro conformazione non è dovuta a caratteristiche naturali, bensì alla mano dell’uomo. La storia di Glacier Garden Rainforest racconta di un progetto nato per ricostruire un paesaggio stravolto da una frana, che aveva sradicato la maggior parte degli alberi presenti.
L’evento catastrofico ebbe luogo nel 1984 e provocò la distruzione e lo sradicamento di quasi tutta la vegetazione del luogo. A seguito della frana, fu necessario riprogettare da capo il paesaggio circostante, un compito di cui si fecero carico, a distanza di un decennio dall’accaduto,Steve e Cindy Bowhay, che acquistarono sei ettari di quel terreno.
Pensando a come poter intervenire nei confronti dei numerosi alberi sradicati a seguito della frana rimasti nella zona, ebbero l’intuizione di provare a inserirli nuovamente nel terreno, capovolgendoli in modo da portare le loro radici verso il cielo. Gli alberi si sono così trasformati in vere e proprie fioriere, sulla cui nuova sommità sono stati sistemate begonie, petunie e fucsie, che possono crescere e fiorire tranquillamente, creando effetti gradevoli alla vista, come se si trattasse di piccole aiuole sospese o di cesti naturali situati in una posizione sopraelevata.
Gli alberi a testa in giù, che sono stati soprannominati Flower Trees, sono soprattutto abeti e pecci di Sitka, tipici del luogo. Accanto alla ricollocazione degli alberi sradicati dalla frana, sono stati eseguiti dei lavori volti a rallentare l’erosione del terreno. Gli alberi stessi sono parte di tale tentativo.
All’acquisto dei primi 8 acri, si sono aggiunti altri 45 acri di terreno, che ha portato alla trasformazione della foresta rinata in un vero e proprio giardino pubblico. Durante i lavori di rimessa a nuovo del terreno, Steve Bowhay si ritrovò casualmente a capovolgere un albero, dopo il danneggiamento di uno dei macchinari che stava utilizzando. Nacque così l’idea per riciclare i tronchi ancora presenti sulla proprietà, le cui radici rivolte verso il cielo ospitano dalle 75 alle 100 varietà di piante fiorite annuali, una o più per ciascuno dei 100 alberi a testa in giù che compongono il parco.
Scritto da Marta Albè
Iscriviti a:
Post (Atom)