lunedì 20 luglio 2015

Assemblea Pd 2015, il suk del Senato infiamma i dem. Verdini promette posti e accordi con Renzi, le contro-offerte di Silvio. - Alessandro De Angelis

DENIS VERDINI

Piomba nel cuore dell’assemblea del Pd il suk del Senato. Perché sull’operazione “responsabili” Denis Verdini ha sferrato l’affondo finale, come ai tempi di Razzi e Scilipoti. Entro una settimana, i gruppi. La promessa ricevuta da più di un senatore riguarda un prossimo ingresso nel governo, in cambio del sostegno sulle riforme (e non solo): come sottosegretario nel prossimo rimpasto di settembre ma prima ci sarebbe posto come presidente di commissione, visto che le presidenze alla Camera si rinnovano già martedì. Insomma, si sa quanto sia abile Denis Verdini a chiedere, come si diceva un tempo, di arruolarsi in marina promettendo un entusiasmante giro per il mondo.
A garanzia della bontà dell’offerta il plenipotenziario di Berlusconi con diversi processi a carico, compresa la bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta sul credito fiorentino, avrebbe addirittura ripetuto che sulle ricompense politiche Luca Lotti sarebbe d’accordo. Il pressing è estenuante perché, sottotraccia, l’avversario che si è ritrovato Verdini nel suk è un esperto di aste, anzi uno per cui le aste le gestiva in prima persona: Silvio Berlusconi. Che da Arcore ha iniziato a contattare i senatori in bilico, smontando una per una le promesse di Verdini. Attenzione, dice l’ex premier, non fidatevi perché io lo conosco bene Verdini. Quando c’era da chiedere un aiuto economico, prosegue Silvio, quello stava dalla mattina alla sera ad Arcore. Ora, siccome è preoccupato dalla procura di Firenze, pensa che il giglio magico sia una polizza sulla vita. In ogni caso, l’operazione è tutta personale: “E poi – è la convinzione di Berlusconi – Renzi si sta indebolendo. Prima o poi sarà costretto ad aprire alle larghe intese. Restate qui che vi conviene, altro che Denis”.

Nulla può raggiungere, nel suk, un livello di mercanteggiamento come quello tra due, Verdini e Berlusconi, che hanno condiviso segreti indicibili e indicibili metodi. Tanto che in uno degli ultimi incontri, quando Denis ha sbattuto le mani sul tavolo, ha urlato una frase che suonava così: “Silvio, non provare a prendermi in giro, perché dopo tanti omicidi (politici, ovviamente, ndr) che abbiamo fatto assieme, conosco i tuoi metodi”. Però stavolta Verdini è convinto di avere un asso nella manica. La voce è arrivata anche nel governo dove, per dirne una, Lupi l’ha condivisa con preoccupazione con qualche collega: l’operazione Verdini la fa perché ha la garanzie che alle prossime elezioni sarà alleato con Renzi. L'accordo, va dicendo in giro Verdini, già ci sarebbe. Proprio questo spiega il crescendo di insofferenza della minoranza del Pd. L’ex capogruppo Roberto Speranza, nella sua intervista all’HuffPost, ci è andato giù duro: “Si pensa a scorciatoie affidando la stabilità a una nuova operazione responsabili con gli amici di Verdini, Consentino a Lombardo. Siamo al dunque e mi auguro che Renzi all’assemblea del Pd faccia chiarezza”. Pier Luigi Bersani, intervistato da Tommaso Labate alla Festa dell’Unità di Roma, ci ha messo il carico: “Non consentiremo che si butti fuori la sinistra per far entrare Verdini. Non abbiamo fatto tutto questo per fare un partito pigliatutto”. Neanche Gotor pure si affida a giri di parole: “Spero che ci sia una smentita, che purtroppo non è ancora arrivata, relativa a eventuali intese con Verdini, Cosentino e Lombardo sulle riforme costituzionali. Non è possibile fare del calciomercato - sottolinea - anche perché una squadra che acquista Cosentino, Verdini e Lombardo evidentemente sta cambiando schema di gioco e categoria e questo è inaccettabile”.
Lo schema di gioco alle prossime politiche, secondo lo schema di Verdini, ricalca quello di De Luca in Campania o di Emiliano in Puglia: il candidato e le liste di “impresentabili”. Ovvero Renzi premier, sostenuto dal Pd, e una lista “per Renzi” con Verdini, i responsabili e quelli di Ncd che non vogliono tornare nel centrodestra. È lo schema della “coalizione della Nazione” che rafforza il premier, indebolendo (come avvenuto nelle regioni) il suo partito. E poco importa che questo presupponga una modifica della legge elettorale. Per Renzi conta la vittoria e questo Italicum la rende incerta. In parecchi sono certi che lo cambierà, dopo il Senato. In un capannello al Senato, l’altro giorno lo spiegava pure una vecchia di volpe come Pier Ferdinando Casini, che col premier parla spesso, perché è scattata una simpatia a pelle: “Vedrete, Matteo cambierà la legge elettorale. Gli conviene una coalizione”. E Verdini è pronto.

domenica 19 luglio 2015

Borsellino ucciso perché indagava sulla trattativa, trovato il fascicolo. E spuntano nomi “pesanti”. - Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza

La ricostruzione dei giornalisti del Fatto, Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, mette i brividi: Borsellino è stato ucciso perché stava indagando, formalmente, sulla trattativa Stato-Mafia. La conferma arriva dal ritrovamento di un fascicolo assegnato a Borsellino in data 8 luglio 1992 (11 giorni prima di essere ucciso…) in cui viene fuori l’ufficialità dell’indagine e i nomi delle persone coinvolte. Nomi pesanti. Nomi di capimafia. Nomi di politici. Nomi di esponenti dei servizi segreti.

In piena stagione stragista, a metà giugno del ‘92, un anonimo di otto pagine scatenò fibrillazione e panico nei palazzi del potere politico-giudiziario: sosteneva che l’ex ministro dc Calogero Mannino aveva incontrato Totò Riina in una sacrestia di San Giuseppe Jato (Palermo). Una sorta di prologo della trattativa. Su quell’anonimo, si scopre oggi dai documenti prodotti dal pm Nino Di Matteo nell’aula del processo Mori, stava indagando formalmente Paolo Borsellino. Con un’indagine che il generale del Ros Antonio Subranni chiese ufficialmente di archiviare perché non meritava “l’attivazione della giustizia”.
IL DOCUMENTO dell’assegnazione del fascicolo a Borsellino e a Vittorio Aliquò, datato 8 luglio 1992, insieme alle altre note inviate tra luglio e ottobre di quell’anno, non è stato acquisito al fascicolo processuale perché il presidente del Tribunale Mario Fontana non vi ha riconosciuto una “valenza decisiva” ai fini della sentenza sulla mancata cattura di Provenzano nel ‘95, che sarà pronunciata mercoledì prossimo.
Ma le note sono state trasmesse alla Procura nissena impegnata nella ricostruzione dello scenario che fa da sfondo al movente della strage di via D’Amelio. In aula a Caltanissetta, infatti, nei giorni scorsi, Carmelo Canale ha raccontato che il 25 giugno 1992, Borsellino, “incuriosito dall’anonimo” volle incontrare il capitano del Ros Beppe De Donno, in un colloquio riservato alla caserma Carini, proprio per conoscere quel carabiniere che voci ricorrenti tra i suoi colleghi indicavano come il “Corvo due”, ovvero l’autore della missiva di otto pagine.
Quale fu il reale contenuto di quell’incontro? Per il pm, gli ufficiali del Ros, raccontando che con Borsellino quel giorno discussero solo della pista mafia-appalti , hanno sempre mentito: una bugia per negare l’esistenza della trattativa, come ha ribadito Di Matteo ieri in aula, nell’ultima replica. Tre giorni dopo, il 28 giugno, a Liliana Ferraro che gli parla dell’iniziativa avviata dal Ros con don Vito, Borsellino fa capire di sapere già tutto e dice: “Ci penso io”.
Il primo luglio ‘92, a Palermo il procuratore Pietro Giammanco firma una delega al dirigente dello Sco di Roma e al comandante del Ros dei Carabinieri per l’individuazione dell’anonimo. Il 2 luglio, Subranni gli risponde con un biglietto informale: “Caro Piero, ho piacere di darti copia del comunicato dell’Ansa sull’anonimo. La valutazione collima con quella espressa da altri organi qualificati. Buon lavoro, affettuosi saluti”.
NEL LANCIO Ansa, le “soffiate” del Corvo sono definite dai vertici investigativi “illazioni ed insinuazioni che possono solo favorire lo sviluppo di stagioni velenose e disgreganti”. Come ha spiegato in aula Di Matteo, “il comandante del Ros, il giorno stesso in cui avrebbe dovuto cominciare ad indagare, dice al procuratore della Repubblica: guardate che stanno infangando Mannino”.
Perché Subranni tiene a far sapere subito a Giammanco che l’indagine sul Corvo 2 va stoppata? Venerdì 10 luglio ‘92 Borsellino è a Roma e incontra proprio Subranni, che il giorno dopo lo accompagna in elicottero a Salerno. Borsellino (lo riferisce il collega Diego Cavaliero) quel giorno ha l’aria “assente”. Decisivo, per i pm, è proprio quell’incontro con Subranni, indicato come l’interlocutore diretto di Mannino. È a Subranni che, dopo l’uccisione di Salvo Lima, l’ex ministro Dc terrorizzato chiede aiuto per aprire un “contatto” con i boss.
È allo stesso Subranni che Borsellino chiede conto e ragione di quella trattativa avviata con i capi mafiosi? No, secondo Basilio Milio, il difensore di Mori, che ieri in aula ha rilanciato: “Quell’incontro romano con Subranni è la prova che Borsellino certamente non aveva alcun sospetto sul Ros”.
Il 17 luglio, però, Borsellino dice alla moglie Agnese che “Subranni è punciuto”. Poche ore dopo, in via D’Amelio, viene messo a tacere per sempre. Nell’autunno successivo, il 3 ottobre, il comandante del Ros torna a scrivere all’aggiunto Aliquò, rimasto solo ad indagare sull’anonimo: “Mi permetto di proporre – lo dico responsabilmente – che la signoria vostra archivi immediatamente il tutto ai sensi della normativa vigente”.

sabato 18 luglio 2015

Crocetta: telefonate medico e manager, insulti a Borsellino.

Lucia Borsellino, Matteo Tutino, Rosario Crocetta, Sicilia, Cronaca


Il testo di alcune intercettazioni del Nas agli atti inchiesta.


(ANSA) - PALERMO, 18 LUG - Mentre continua ad essere avvolta dal mistero la presunta conversazione shock tra il medico Matteo Tutino e il Governatore Rosario Crocetta, smentita dalla Procura di Palermo e confermata dal settimanale L'Espresso, cominciano a venir fuori alcune intercettazioni depositate agli atti dell'inchiesta che riguarda il chirurgo plastico, arrestato tre settimane fa con l'accusa di truffa. 
Stralci delle telefonate vengono pubblicate oggi dal Giornale di Sicilia. Nel marzo 2014, dopo la notifica di avvisi di garanzia allo stesso Tutino e al commissario straordinario dell'ospedale Villa Sofia di Palermo Giacomo Samperi, alcune intercettazioni telefoniche tra i due rivelano quanto conflittuale fosse il loro rapporto con l'allora assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino. 

  Samperi, il cui mandato era stato revocato da Borsellino, parla con Tutino e dice di voler fare un esposto contro l'assessore: "La denuncio per illecito... Me ne sto fottendo, pure che si chiama Lucia Borsellino". e Tutino risponde: "Bravo". Il quotidiano riporta anche una frase che Crocetta avrebbe riferito a Tutino a proposito della revoca di Samperi dal suo incarico: "Ora ma viru io cu Lucia" (ora ci penso io, ndr).

    Il 27 marzo 2014 Samperi e Tutino parlano al telefono: "Io credo che ci sia qualcosa sotto in tutto questo e Lucia e il presidente sono in disaccordo...". "Sì, totale - dice Tutino - ma mi ha detto (il presidente, ndr) stai tranquillo".
    I due si definiscono "uomini del presidente" che operano "per la legalità. La legalità prima di tutto - osserva Tutino - E Samperi aggiunge: "Ma a noi quello interessa, prima di tutto...
    Siamo troppo seri noi".

    Dopo la revoca di Samperi, un dipendente del pronto soccorso di Villa Sofia va da Tutino e gli dice di aver saputo dal fratello che "tutto viene da quella b... della Borsellino e il presidente non la vuole fare muovere da lì". E parla di un dirigente dell'assessorato alla Salute "messo lì appositamente perché dà fastidio alla Borsellino".

    Il 25 Marzo 2014 è il periodo in cui sono in ballo le nomine nella sanità e Tutino, parlando con il segretario particolare di Crocetta, Giuseppe Comandatore, dice: "Senti, lui (Crocetta, ndr) mi ha detto che domani gli devo portare la lista dei pretoriani del presidente". "Sì - dice Comandatore - la porti, vieni al palazzo... lo visiti, gli guardi cose e via". "Avremo bisogno di mezz'ora - dice Tutino - perché gli parlerò di ognuno con il curriculum in modo molto... Sono fedelissimi". (ANSA).

venerdì 17 luglio 2015

Grecia, torna in agenda la ristrutturazione del debito di Atene. Merito dell’asse Draghi-Usa (con buona pace di Schaeuble). - Paolo Fior

Grecia, torna in agenda la ristrutturazione del debito di Atene. Merito dell’asse Draghi-Usa (con buona pace di Schaeuble)

Gli Stati Uniti spingono, Bce e Fmi insistono. Risultato: la partita (tutta politica) è riaperta proprio quando sembrava che il muro tedesco fosse invalicabile. I negoziati saranno lunghi e difficili, specie perché sul tavolo c'è una rimodulazione profonda e non un lifting di facciata. Ma già il fatto di trattare è un punto a favore del governatore centrale nonché un colpo basso alla strategia germanocentrica della Merkel.

L’offensiva diplomatica statunitense e l’arrivo in Europa del segretario al Tesoro Jacob Lew un effetto lo hanno ottenuto subito: da giovedì al centro dell’agenda economica-politica dell’Unione europea c’è la ripresa dei negoziati sulla ristrutturazione del debito greco. Non una ristrutturazione di facciata, ma una rimodulazione profonda, in grado di rendere sostenibile nel tempo il terzo bail-out di Atene. Come verrà fatta – procrastinando di decenni le scadenze, sforbiciando anche i tassi d’interesse o tagliandolo tout court, o ancora in un altro modo ancora – poco importa, le modalità tecnico-giuridiche sono un dettaglio.
Quello che conta è che nelle prossime settimane si discuterà e si deciderà su questo, anche perché i principali creditori della Grecia, vale a dire il Fondo monetario internazionale e la Banca centrale europea, sono in piena sintonia su questa linea. La novità è soprattutto rappresentata dalle dichiarazioni del presidente della Bce, Mario Draghi, che mercoledì ha avuto un lungo incontro con Lew, e che giovedì in conferenza stampa ha detto con chiarezza due cose: che è fuori di dubbio che il debito greco vada ristrutturato e che la Grecia resta nell’euro “whatever it takes”. E’ la traduzione politica di quello che Draghi intende per difesa a oltranza della moneta unica e che emerge in tutta la sua forza con la stoccata che riserva al falco tedesco Wolfgang Schaeuble: “Non farò commenti sulle affermazioni di uomini politici”.
Lo ha detto in conferenza stampa ai giornalisti che lo interrogavano a proposito delle reiterate affermazioni del ministro delle Finanze tedesco sull’opportunità di una Grexit temporanea. In quella frase c’è più di una presa di distanza: c’è la consapevolezza istituzionale di avere un ruolo diverso che impone il dovere di guardare le cose da una prospettiva più alta. Una consapevolezza che è emersa anche in queste drammatiche settimane, con manovre sul filo di lana nel tentativo di salvaguardare l’euro, evitare strappi all’interno del board della Bce stessa, che è composto dai banchieri centrali dell’Eurozona, nel non piegarsi ai diktat e alle pretese, come quella di chiudere i rubinetti della liquidità di emergenza alle banche greche. Una storia, quella di questi giorni, che in buona parte è tutta da scrivere, a partire dalla verità sullo scontro Schaeuble-Draghi che si è consumato nel momento più caldo delle trattative con la Grecia.
La difesa dell’euro, come si è visto, non è solo un fatto tecnico che ha a che fare con le leve della politica monetaria, ma è prima di tutto un fatto politico. Le pressioni americane stanno contribuendo a rimettere in gioco la palla, tanto che giovedì, con il via libera nella notte alle prime riforme da parte del Parlamentogreco, la situazione si è sbloccata: è stato approvato il via libera a nuovi negoziati con la Grecia, sono stati sbloccati gli aiuti immediati da 7 miliardi con anche il via libera di Londra(inizialmente contraria), la Bce ha aumentato di 900 milioni la liquidità di emergenza e soprattutto ha chiesto la cessazione graduale dei controlli di capitale, e soprattutto si è iniziato a parlare di ristrutturazione del debito.
Nulla si sa di come sia finito l’incontro Lew-Schaeuble che pur si è tenuto in tardo pomeriggio a Berlino. Tra poche ore il Bundestag dovrà votare il piano di aiuti alla Grecia e, nonostante molti mal di pancia, sembra certo che passerà. I tedeschi però hanno dovuto marcare comunque il punto con Schaeuble che pur dichiarando di votare a favore ha ribadito che una Grexit temporanea non sarebbe una cattiva idea. E la cancelliera Angela Merkel che ha difeso le posizioni del suo ministro: “Trovo espressamente giusto, in una tale situazione, riflettere e decidere su ogni possibile variante”, ha detto ai parlamentari del suo partito in una riunione straordinaria prima del voto. La trattativa che si sta per aprire sarà lunga e difficile, ma qualche speranza ancora c’è.

Montagne di ghiaccio su Plutone, prime immagini da New Horizons.




Miami (askanews) - 
Immagini sorprendenti ed emozionanti, che lasciano stupefatti anche gli scienziati: montagne ghiacciate che si stagliano sulla superficie di Plutone, raggiungendo i 3.500 metri di altitudine. 
Sono le prime fotografie inviate dalla sonda della Nasa New Horizons dopo il suo sorvolo a breve distanza del pianeta nano. 
Altra sorpresa, nella foto non ci sono segni di crateri, nonostante la vicinanza del pianeta alla fascia di Kuiper, un'area di asteroidi e detriti cosmici che bombardano costantemente Plutone e le sue cinque lune.
La NASA ha detto che le immagini suggeriscono che Plutone sia geologicamente attivo e la sua superficie contenga aree geologicamente giovani, meno di 100 milioni di anni, in un pianeta dall'età presunta di 4,5 miliardi di anni.
"Non ci aspettavamo niente del genere. Abbiamo stabilito che i pianeti molto piccoli possono essere attivi anche dopo un lungo tempo. Il sottosuolo su cui poggiano queste montagne deve essere di ghiaccio d'acqua" spiegano dalla NASA.
Finora si riteneva che corpi così piccoli non possedessero una quantità di elementi radioattivi sufficienti per fornire l energia necessaria per creare delle montagne. 
Una teoria che viene smentita dalle foto inviate dalla periferia del Sistema solare dalla sonda New Horizons - (immagini Afp)

http://video.ilsole24ore.com/TMNews/2015/20150716_video_09481270/00033662-montagne-di-ghiaccio-su-plutone-prime-immagini-da-new-horizons.php

Il dottore di Crocetta intercettato: la Borsellino va fatta fuori come il padre. Bufera sul governatore.



Le frasi choc di Matteo Tutino al telefono con il presidente della Regione Sicilia. Lui prova a difendersi: non ho sentito, sono sconvolto. La figlia del magistrato: mi vergogno per loro.


«Lucia Borsellino va fermata, fatta fuori. Come suo padre». Come Paolo Borsellino, il giudice assassinato il 19 luglio 1992. Sono parole pesantissime, intercettate pochi mesi fa. A pronunciarle non è un boss, ma un medico di successo: Matteo Tutino, primario dell’ospedale palermitano Villa Sofia arrestato nei giorni scorsi e medico personale di Rosario Crocetta. All’altro capo del telefono c’è proprio il governatore della Sicilia, che ascolta e tace. Non si indigna, non replica: nessuna reazione di fronte a quel commento macabro nei confronti dell’assessore alla Salute della sua giunta (dimessasi qualche giorno fa), scelto come simbolo di legalità in un settore da sempre culla di interessi mafiosi. Lo rivela L’Espresso nel numero in edicola domani, anticipato sul sito on line del settimanale. 

«Non ho sentito la frase su Lucia, forse c’era una zona d’ombra, non so spiegarlo. tant’è che io al telefono non replico. Se avessi sentito quella frase, non so... avrei provato a raggiungere Tutino per massacrarlo di botte, forse avrei chiamato subito i magistrati. Non so... sono sconvolto. Provo un orrore profondo», prova a difendersi Crocetta. E replica a chi chiede se ha intenzione di dimettersi: «Dimettermi? Sono accusato di qualcosa? Ho fatto qualcosa? Il destino della Sicilia può essere legato a una frase, che non ho sentito, pronunciata dal mio medico? Non lo so».  

La stessa Lucia Borsellino ha commentato al giornale radio della Rai: «Mi sento intimamente offesa e provo un senso di vergogna per loro». Alla domanda su cosa pensi della giustificazione di Crocetta, Lucia Borsellino ha risposto glaciale: «Non spetta a me fare commenti al riguardo». La Borsellino si era dimessa il giorno dopo l’arresto di Tutino, medico personale di Crocetta. Al suo posto il governatore ha nominato assessore il capogruppo del Pd all’Ars, Baldo Gucciardi. 

mercoledì 15 luglio 2015

Grecia, Fmi minaccia l'Europa di non sostenere l'accordo senza il taglio del debito: "Ora è insostenibile".

LAGARDE MERKEL

A poche ore dalle inizio delle votazioni al Parlamento greco delle misure chieste dall'Eurogruppo in cambio del piano di salvataggio da 86 miliardi di euro, concordato solo 48 ore fa, l'Fmi a sorpresa boccia l'intesa raggiunta con grande fatica a Bruxelles dopo un'estenuante maratona negoziale.
La mossa del Fondo monetario potrebbe spaccare la ex Troika, un colpo di scena che potrebbe cambiare ancora una volta le carte in tavola sulla questione greca.
Il Fondo lascia intendere che potrebbe sfilarsi dalla troika che con Bce ed Ue ha finora salvato già due volte Atene. Da Washington è stato fatto filtrare nella notte il testo di un rapporto interno da cui emerge che la situazione greca è molto peggiore di quanto previsto fino a solo due settimane fa e che quindi l'intesa per l'Fmi è del tutto insufficiente a far fronte alle effettive esigenze di Atene.
Secondo il testo, che fonti dell'Fmi sottolineano era già stato portato a conoscenza dai leader dell'Eurozona quando lunedì hanno concordato l'intesa, i creditori Ue dovranno fare "molto di piu" di quanto finora previsto.
Ossia i creditori dell'Eurozona dovranno o accettare di rinunciare a parte dei fondi dati alla Grecia in questi anni - un nuovo haircut (taglio) del debito che Atene ha con i partner ma stavolta a carico degli Stati e non come quello di fatto imposto ai creditori privati di Atene nella notte tra il 20 e il 21 febbraio 2012 in un drammatico vertice a Bruxelles, con perdite pari a 100 miliardi di euro - o consentire al governo ellenico di non pagare nulla per almeno 30 anni.
La posizione dell'Fmi trova l'opposizione specialmente della Germania ma anche dell'Olanda e della Finlandia, che difatti durante tutta la maratona negoziale hanno più volte minacciato la Grexit piuttosto che arrivare a un taglio del debito greco: la motivazione di tanta durezza, come è stato più volte sottolineato dai commentatori, è essenzialmente politica. Angela Merkel, così come il governo finlandese, sanno che il "condono" di una parte del debito greco potrebbe costare molto caro dal punto di vista elettorale.
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Misure simili erano già state proposte da Christine Lagarde nell'ottobre del 2013, quando la situazione non era giunta a questi livelli. Queste alternative, stavolta draconiane per i creditori dell'Eurozona, sono indipensabili perchè, sottolinea l'Fmi, ai livelli attuali il debito ellenico è del tutto "insostenibile".
Non solo. Anche lo stesso piano di salvataggio (il terzo dal 2010) da 86 miliardi concordato tra mille polemiche lunedi per stabilizzare la situazione è del tutto "insufficiente". Ed è proprio il piano che oggi (mercoledì) deve passare al vaglio del Parlamento ellenico e che costerà molto politicamente al premier Tsipras, deciso però a non lasciare l'incarico anche se ancora convinto che l'accordo firmato a Bruxelles "non ci piace": "L'Europa è stata vendicativa".
Per l'Fmi spetta ora ai membri dell'Eurozona decidere quale opzione scegliere tra quelle possibili. Questo perchè le nuove proiezioni contenute nel rapporto riservato dell'Fmi, fatto filtrare ad orologeria poco dopo la mezzanotte italiana, stimano che il debito pubblico di Atene il prossimo anno sarà pari al 200% del Pil contro il 177% finora stimato, solo in parte a causa della recessione che peggiorerà nel 2015 dopo la timida ripresa registrata a fine dello scorso anno. Non solo.
Fino al 2022 il debito greco resterà intorno al 177% contro il 142% stimato: "Il drammatico deterioramento della sostenibilità del debito rende necessario un alleggerimento del debito su una scala che va molto oltre quanto è stato finora previsto", si legge nel nuovo studio.
Il rapporto era stato consegnato inizialmente ai funzionari dell'eurozona prima del weekend nel quale si è discusso dell'accordo per un nuovo salvataggio della Grecia. L'Eurozona non ha adottato le proposte sul taglio del debito dell'Fmi nell'accordo che sono riusciti a raggiungere con la Grecia lunedì mattina.
Rendendo pubblico il rapporto, l'Fmi sta facendo una mossa tattica, aggiungendo pressioni sul negoziato sul piano di salvataggio. Ma la sua posizione aggressiva complica inoltre gli sforzi di completare l'accordo, con il parlamento di Atene che proprio mercoledì deve votare sulle condizioni dei creditori internazionali.


 http://www.huffingtonpost.it/2015/07/15/grecia-fmi-accordo_n_7799218.html?ir=Italy