giovedì 15 ottobre 2015

Rc auto, dal 18 ottobre addio tagliando: ecco come avverranno i controlli.

Il tagliando dell'assicurazione sta per andare in pensione


Tra un mese, dal 18 ottobre, non si dovrà più esporre il contrassegno assicurativo sul parabrezza dell'auto perché il controllo della copertura verrà effettuato attraverso la verifica della targa, nel corso dei posti di blocco attuati dalle Forze dell'Ordineo utilizzando i dispositivi di controllo a distanza come i tutor, gli autovelox e le telecamere posizionate in prossimità dei varchi ZTL che abbineranno automaticamente la targa con il registro delle polizze assicurative RC Auto. Lo ricorda l'Ania.

In questo modo, specifica l'associazione delle compagnie, si potrà verificare rapidamente quali veicoli sono in regola e quali circolano senza copertura e sarà più facile contrastare l'evasione assicurativa. I tagliandi di carta sono infatti facili da falsificare. E proprio per questo motivo la compravendita di contrassegni falsi è un fenomeno molto diffuso nel nostro Paese. Di conseguenza, sottolinea ancora l'Ania, è molto elevato anche il numero di veicoli che circolano senza regolare copertura. Secondo le stime dell'associazione, nel 2014 circa 3,9 milioni di veicoli (l'8,7% del totale) viaggiava in Italia senza assicurazione.

Con i controlli elettronici sarà quasi impossibile circolare sprovvisti di copertura assicurativa senza essere individuati dalle forze dell'ordine. Starà a loro verificare se il numero di targa è presente nella banca dati dei veicoli assicurati istituita presso la Motorizzazione civile. In pratica, ogni volta che verrà stipulata una nuova polizza o verrà effettuato un rinnovo, la compagnia di assicurazione dovrà inviare le informazioni alla banca dati delle coperture assicurative creata dall'Ania e denominata Sita. Dal sistema Sita, le informazioni confluiranno nel database della Motorizzazione civile che contiene i dati sui veicoli immatricolati. L'incrocio delle informazioni contenute nelle due banche dati consentirà alle Forze dell'ordine di sapere in pochi secondi chi è regolarmente assicurato e chi è invece sprovvisto di assicurazione.

Nella prima fase di attuazione della nuova disciplina, in via sperimentale, le compagnie continueranno a consegnare agli assicurati il tradizionale tagliando di carta che, tuttavia, non dovrà essere esposto sul parabrezza e avrà soltanto finalità informative. Terminata tale fase, il tagliando non verrà più consegnato. Chi circola sulle strade italiane senza assicurazione rischia una multa da 841 a 3.366 euro.


http://motori.ilmessaggero.it/motori/rc_auto_assicurazione_addio_tagliando/notizie/1576005.shtml

Leggi anche: 

http://motori.ilmessaggero.it/motori/economia_indagine_ivass_diminuisce_il_costo_delle_polizze_rc_per_le_auto_ma_cresce_quello_per_le_moto/notizie/314852.shtml

Maltempo a Palermo.





Maltempo a Palermo, albero abbattuto dal vento questa mattina in Via Dante.
La foto è stata scattata da un'amica con il cellulare.

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Improvvisata...



Da notare la gioia nei volti dei giocatori della nazionale durante la visita a sorpresa di Renzi....

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=510803242427284&set=a.426310724209870.1073741827.100004928374146&type=3&theater

"Anziani legati alle sedie e altri abusi", sequestrate due case di riposo in centro a Palermo. - Ignazio Marchese

abusi, case di cura, Palermo, Cronaca


PALERMO. La polizia ha sequestrato due case di riposo per anziani, nel centro di Palermo, dove sarebbero stati commessi abusi e malversazioni nei confronti di degenti e dipendenti. Due donne, madre e figlia, rispettivamente, nella qualità di gestore e titolare delle due strutture, dovranno rispondere dei reati di estorsione aggravata ed in concorso, maltrattamenti ed abbandono di persona incapace per malattia e per vecchiaia. Le strutture sequestrate dalla polizia sono la "Anni d'oro" di via Marchese di Villabianca 163, e la "Arcobaleno" di via Libertà 103.

Le indagini sulle case di riposo sono state condotte dalla Sezione Investigativa del Commissariato Libertà. È stata una dipendente a fare scattare le indagini. Ha presentato una denuncia dopo avere subito numerose vessazioni: mancate ferie, riposi e contributi previdenziali. La dipendente non accettava i sistemi utilizzati dalla madre e dalla figlia per accudire gli anziani. I poliziotti hanno così installato le telecamere all'interno delle strutture e ripreso tutto quello che subivano i pazienti che si trovavano all'interno.
Denutrizioni e malnutrizioni, somministrazioni mediche inappropriate e senza indicazione terapeutica, punizioni nei confronti dei degenti sospettati di aver denunciato le vessazioni alla polizia, mancato ricorso a cure mediche ospedaliere, sarebbero solo alcuni dei comportamenti che avrebbero segnato profondamente la vita degli anziani ospiti delle due strutture.
Tra le punizioni ci sarebbe stata la sveglia anticipata ed imposta alle 4 di mattina a tutti i degenti. La chiusura, sottochiave, di chi avesse voluto ribellarsi. Gli anziani sarebbero stati legati a sedie e letti, con lacci e stringhe. Sovente, sarebbe accaduto che l'anziano saltasse per giorni i pasti e, spesso, il latte della colazione sarebbe stato “allungato”, su disposizione della titolare, con acqua di rubinetto.
ALTRE DENUNCE. Altri dipendenti delle case di riposo nel centro di Palermo si sarebbero presentati alla polizia per denunciare quello che accadeva nelle strutture. Se gli anziano non si piegavano alle percosse e privazioni che subivano nelle case di riposo venivano spostati di volta in volta tra le due strutture in modo tale da non incontrare gli agenti di polizia giudiziaria che venivano a fare ispezioni nella struttura. Nelle immagini sono stati ripresi pianti ed urla di dolore degli anziani, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Su indicazione del gestore e della titolare, anziché stimolare una appropriata indagine medica, o sollecitare l'intervento di personale sanitario specializzato, gli anziani sarebbero stati sedati con tranquillanti o psicofarmaci. Solo quando venivano i parenti le dosi dei tranquillanti venivano ridotte per evitare che qualcuno potesse insospettirsi dello stato di torpore.

http://palermo.gds.it/2015/10/14/anziani-legati-alle-sedie-e-altri-abusi-sequestrate-due-case-di-riposo-in-centro-a-palermo-video_422430/

mercoledì 14 ottobre 2015

La città di Sodoma è stata trovata? In Giordania i resti con le caratteristiche del sito distrutto da Dio nel Vecchio Testamento .


Dopo anni di ricerche è stato trovato un sito archeologico risalente tra il 3500 a.C. e il 1540 a.C: è Tal el-Hamaam, in Giordania. Gli archeologi sostengono che si tratti di Sodoma; secondo l'antico testamento questa città venne distrutta insieme a Gomorra, Adama, Zoar e Zobim per volere divino. Secondo gli studiosi, la città venne ricostruita 700 anni dopo essere stata demolita.
Nei 40 ettari studiati, gli archeologi dicono di aver trovato i resti risalente all'età del Bronzo. In base ai reperti trovati e al posizionamento geografico, a est del fiume Giordano, come scritto nella Bibbia, gli studiosi hanno detto di avere tutti gli elementi per affermare che quel sito sia Sodoma.
La famosa città del “peccato” è descritta dagli archeologi come una vecchia zona commerciale di grandi dimensioni e con grandi fortificazioni. Poi, Dio decise di distruggerla e mandò degli angeli a cercare gli uomini da salvare, solo Lot, un uomo della città poté fuggire insieme alla sua famiglia.
La zona restò disabitata per 700 anni dopo la distruzione e venne poi ripopolata nell’età del Ferro, un'epoca che va dal 1200 a.C. al 332 a.C. La storia riportata nel Vecchio Testamento dice che Dio distrusse i "peccatori" malvagi di Sodoma con fuoco e zolfo. Negli anni a venire, entrambe le città sono state usate come metafora per descrivere cosa succede a chi cede al vizio e all'omosessualità.
Steven Collins, dell’università Trinity Southwestern del New Mexico, è stato il coordinatore delle ricerche e, come riporta il Daily Mail, il professore ha dichiarato che Sodoma fosse una città “orrenda” se confrontata con le altre dello stesso periodo.
Gli scavi nella Valle del Giordano sono iniziati nel 2005 e, nei 10 anni successivi, gli archeologi hanno scoperto che si trattasse di una società sofisticata, avevano un ottimo sistema di difesa: resistenti mura intorno alla città larghe più di cinque metri e alte oltre i dieci.
“Quello che abbiamo scoperto è un’importante città-stato fino ad ora sconosciuta agli studiosi” ha detto il professor Collins. “Studiando nel dettagli i testi sacri, coincide con la posizione in cui si trovava Sodoma – aggiunge il professore – siamo giunti alla conclusione che questo sito sia la più grande città esistente ai tempi di Abramo. Sappiamo molto poco l'età del Bronzo, nel sud della valle del fiume Giordano, la maggior parte delle carte archeologiche della zona erano vuote. La distruzione di Sodoma, insieme a quella di Gomorra è descritta in numerosi passi della Bibbia, tra cui la Genesi e il Nuovo Testamento, persino nel Corano”.
Gli studiosi hanno capito dagli scavi che la città fosse fornita di porte, torri, strade principali e piazze, poi l’abbandono, secondo il professor Collins, avvenne in seguito ad un terremoto, altri archeologi sostengono invece l’ipotesi di un asteroide.
“Dopo essere stata abbandonata per 700 anni – spiega il professor Collins - nell’età del ferro la città ha poi iniziato a rifiorire, come dimostrano i cancelli di ferro che introducevano alla città”.

Appalti truccati a Roma, tre arresti: mazzette al funzionario del Comune.

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Due imprenditori ai domiciliari. Stessa sorte per il dirigente, sorpreso mentre prendeva una tangente di 2mila euro. Bloccata la prima gara d'appalto del Giubileo.


 - Due imprenditori e un funzionario del dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana di Roma Capitale sono stati destinati agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione e turbata libertà degli incanti. Avrebbero condizionato, con un passaggio di denaro, le gare d'appalto per la manutenzione e la sorveglianza delle strade della Grande Viabilità della città.

I carabinieri per la Tutela dell'Ambiente e del Comando Provinciale di Roma hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare oltre a una serie di perquisizioni e sequestri. L'indagine è coordinata dalla Procura della Repubblica della capitale. Le perquisizioni hanno interessato sia le società ricollegabili agli imprenditori arrestati, Luigi Martella ed Alessio Ferrari, che l'ufficio del funzionario, Ercole Lalli

Dalle indagini compiute a settembre sarebbero emersi "gravi indizi di colpevolezza" - si precisa in una nota del Noe - a carico dei due imprenditori. Questi ultimi sono al centro di una filiera di imprese che il 27 settembre, al fine di turbare le gare d'appalto per la manutenzione e la sorveglianza delle strade della Grande Viabilità della città, hanno consegnato ad Ercole Lalli, funzionario del citato dipartimento di Roma Capitale, 2000 euro in contanti in cambio di informazioni riservate inerenti le imprese invitate alle gare. 

Al momento dell'intervento dei militari, Lalli aveva ancora in mano il denaro incassato, e ha tentato inutilmente di disfarsi della busta contenente 10 banconote da 100 euro e 20 da 50 euro, immediatamente sequestrate.
Le intercettazioni - "Se noi c'avemo quelli stavolta so' morti tutti". Così, in una telefonata intercettata, parlavano i due imprenditori arrestati. I due facevano riferimento alle informazioni sulle gare ottenute corrompendo il funzionario comunale. Per "quelli" intendevano le informazioni sui partecipanti alla gara poiché, come si legge nell'ordinanza, "temevano soprattutto un altro gruppo di imprese, quello controllato dalla famiglia dei Bucci e Marcello Luciani". "Per tale ragione - scrive il gip - desideravano conoscere anzitempo in quale o quali lotti erano state invitate imprese riferibili ai predetti, in modo da presentare offerte più aggressive e ottenere l'aggiudicazione". 

Bloccata la prima gara d'appalto del Giubileo - C'era la prima gara assegnata dal comune per il Giubileo ed era stata bloccata martedì dall'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), tra quelle per cui due imprenditori e un funzionario del dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana di Roma sono stati posti ai domiciliari. Secondo le verifiche dell'Anac, i due imprenditori erano in realtà soci occulti.

Cene di Renzi sindaco “con fatture a Palazzo Vecchio”, la Corte dei Conti apre un fascicolo: “Accertamenti sulle spese”. - Davide Vecchi




Lino Amantini, ristoratore fiorentino, domenica ha raccontato al Fatto che quando l'attuale premier stava a Palazzo Vecchio, le fatture dei pasti del primo cittadino venivano inviate direttamente alla sede comunale.

La Corte dei Conti ha aperto un fascicolo a seguito delle dichiarazioni del ristoratore fiorentino Lino Amantini, che domenica ha raccontato al Fatto Quotidiano come ai tempi di Matteo Renzi sindaco fosse abitudine inviare le fatture dei pasti del primo cittadino direttamente a Palazzo Vecchio. Domenica pomeriggio il premier aveva inviato al nostro giornale alcuni sms negando la ricostruzione del titolare della trattoria da Lino. L’uomo, da due giorni assediato da telecamere e cronisti, ha scelto di restare in silenzio: “Non rispondo ai giornalisti, non parlo con nessuno,non dico proprio nulla. E’ tutto il giorno che squilla questo telefono. Lasciatemi lavorare, per favore, lasciatemi in pace”, sono le sue sole parole, rilasciate all’agenzia Ansa.
I magistrati contabili – che già avevano acquisito parte della documentazione relativa alle spese di rappresentanza e alle assunzioni per chiamata diretta effettuate da Renzi quando era sindaco e già in corso di verifiche – hanno reso noto che acquisiranno ulteriore materiale dall’archivio amministrativo del Comune di Firenze per accertare tutte le spese dell’ex sindaco.
In giornata si è mossa anche l’opposizione di Palazzo Vecchio. Nel corso dell’odierno consiglio comunale, infatti, il consigliere Tommaso Grassi ha chiesto al sindaco Dario Nardella – presente in aula – di “rendere trasparenti le spese di questa amministrazione e della precedente”. Ha detto Grassi: “Abbiamo letto tutti stamani sui giornali che dopo le dimissioni del sindaco di Roma Ignazio Marino sono saliti agli onori della cronaca la questione degli scontrini e delle fatture del nostro presidente del Consiglio. Renzi noi lo conosciamo bene, ci ha mostrato già in Provincia ottime performance. Ma stamani ha risposto al Fatto Quotidiano che gli chiedeva di rendere pubblici i suoi scontrini di averli già messi per primo on line. Ebbene noi siamo andati a cercarli ma non ne abbiamo trovato uno, salvo qualche generica indicazione di spesa. Rispetto a quello che è stato fatto dall’ex sindaco Marino che ha indicato scontrini, data e compagnia con la massima trasparenza immaginabile. Io, che già ero consigliere quando Renzi era sindaco, ho già chiesto negli anni per ben quattro volte di avere copia di questa documentazione ma mi è stata sempre negata. Quindi ci uniamo alla richiesta del Fatto e le chiediamo di rendere gli scontrini tutti – sia quelli di Renzi sia i suoi, Nardella – trasparenti nel miglior modo possibile, visto che al momento online di trasparente sulle spese c’è ben poco”.