venerdì 25 gennaio 2019

Il testo integrale (in italiano) del trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania.

Grazie all’amico Mohamed Niang, posso proporvi il trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania in italiano ed in versione integrale.
Il trattato è chiaramente il lancio, da parte dei governi dei due Paesi, dell’unificazione europea, ovviamente sotto il loro controllo o meglio sotto il controllo dei grandi gruppi della finanza anglo-americana che ormai definiscono le politiche anche di queste due ex nazioni sovrane.
Ma per i commenti c’è tempo, ora leggetevi il testo di questo importante accordo. La sola licenza che mi sono preso è quella di sottolineare i passaggi più significativi.
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Aquisgrana,  23 gennaio 2019
Trattato tra la Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania sulla cooperazione e l’integrazione franco-tedesca
La Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania,
Riconoscendo il successo storico della riconciliazione tra i popoli francese e tedesco, a cui il trattato, del 22 gennaio 1963, tra la Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania sulla cooperazione franco-tedesca ha dato un contributo eccezionale e da cui è emersa una rete senza precedenti di relazioni bilaterali tra le loro società civili e le loro autorità pubbliche a tutti i livelli
Convinti che sia giunto il momento di portare le loro relazioni bilaterali a un livello superiore e di prepararsi alle sfide che gli Stati e l’Europa del XXI secolo, e desiderosi di far convergere le loro economie e i loro modelli sociali, promuovere la diversità culturale e avvicinare le loro società e i cittadini,
Convinti che la stretta amicizia tra Francia e Germania è stata decisiva e rimane un elemento essenziale di un’Unione europea unita, efficace, sovrana e forte,
Impegnati ad approfondire la loro cooperazione nel campo della politica europea per promuovere l’unità, l’efficienza e la coesione dell’Europa, mantenendo questa cooperazione aperta a tutti gli Stati membri dell’Unione europea,
Impegnata a rispettare i principi, i diritti, le libertà e i valori fondanti dell’Unione europea, che difendono lo Stato di diritto in tutta l’Unione europea e lo promuovono all’esterno,
Impegnata ad operare per una convergenza sociale ed economica dal basso verso l’alto all’interno dell’Unione europea, a rafforzare la solidarietà reciproca e a promuovere il miglioramento continuo delle condizioni di vita e di lavoro conformemente ai principi della base europea dei diritti sociali europei, in particolare prestando particolare attenzione all’emancipazione delle donne e alla parità di genere,
Riaffermando l’impegno dell’Unione europea a favore di un mercato globale aperto, equo e regolamentato, il cui accesso si basa sulla reciprocità e la non discriminazione e che è disciplinato da elevati standard ambientali e sociali,
Consapevoli dei loro diritti e doveri ai sensi della Carta delle Nazioni Unite,
Fortemente impegnato a favore di un ordine internazionale basato su regole e del multilateralismo, di cui le Nazioni Unite sono l’elemento centrale,
convinti che la prosperità e la sicurezza possono essere raggiunte solo attraverso un’azione urgente per proteggere il clima e preservare la biodiversità e gli ecosistemi
deliberando in conformità delle rispettive norme costituzionali e giuridiche nazionali e nel quadro giuridico dell’Unione europea,
Riconoscendo il ruolo fondamentale della cooperazione decentrata tra comuni, dipartimenti, regioni, Länder, Senato e Bundesrat, nonché della cooperazione tra il plenipotenziario della Repubblica federale di Germania competente per gli affari culturali ai sensi del trattato sulla cooperazione franco-tedesca e i competenti ministri francesi,
Riconoscendo il ruolo essenziale della cooperazione tra l’Assemblea nazionale e il Deutscher Bundestag, in particolare nel quadro del loro accordo interparlamentare del 22 gennaio 2019, che costituisce una dimensione importante degli stretti legami tra i due paesi, hanno convenuto quanto segue:
Capitolo I: Affari europei.
Articolo 1
I due paesi stanno approfondendo la loro cooperazione in materia di politica europea. Esse promuovono una politica estera e di sicurezza comune efficace e forte, e rafforzano e approfondiscono l’unione economica e monetaria. Essi si sforzano di completare il mercato unico e si adoperano per costruire un’Unione competitiva, basata su una solida base industriale, che funge da base per la prosperità, promuovendo la convergenza economica, fiscale e sociale e la sostenibilità in tutte le sue dimensioni.
Articolo 2
I due Stati si consultano regolarmente a tutti i livelli prima dei grandi eventi europei, cercando di definire posizioni comuni e di concordare dichiarazioni coordinate dei rispettivi ministri. Essi si coordinano per il recepimento del diritto europeo nel diritto nazionale.
Capitolo 2: Pace, sicurezza e sviluppo.
Articolo 3
I due Stati stanno approfondendo la loro cooperazione in materia di politica estera, difesa, sicurezza esterna e interna e sviluppo, cercando allo stesso tempo di rafforzare la capacità di azione autonoma dell’Europa. Essi si consultano per definire posizioni comuni su qualsiasi decisione importante che incida sui loro interessi comuni e per agire congiuntamente ogni qualvolta possibile.
Articolo 4
A seguito degli impegni assunti ai sensi dell’articolo 5 del trattato del Nord Atlantico del 4 aprile 1949 e dell’articolo 42, paragrafo 7, del trattato sull’Unione europea del 7 febbraio 1992, modificato dal trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007 che modifica il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, i due Stati, convinti che i loro interessi in materia di sicurezza non possono essere separati, stanno convergendo sempre più gli obiettivi e le politiche di sicurezza e di difesa, rafforzando così i sistemi di sicurezza collettiva cui appartengono. Essi si prestano reciprocamente aiuto e assistenza con tutti i mezzi a loro disposizione, comprese le forze armate, in caso di aggressione armata contro il loro territorio. Il campo di applicazione territoriale della seconda frase di questo paragrafo corrisponde a quello dell’articolo 42, paragrafo 7 del trattato sull’Unione europea.
(2) I due Stati agiscono congiuntamente ogniqualvolta possibile, conformemente alle rispettive norme nazionali, per mantenere la pace e la sicurezza. Essi continuano a sviluppare l’efficacia, la coerenza e la credibilità dell’Europa in campo militare. Così facendo, si impegnano a rafforzare la capacità d’azione dell’Europa e a investire congiuntamente per colmare le sue lacune di capacità, rafforzando così l’Unione europea e l’Alleanza del Nord Atlantico.
(3) I due Stati si impegnano a rafforzare ulteriormente la cooperazione tra le loro forze armate al fine di stabilire una cultura comune e di effettuare dispiegamenti congiunti. Essi stanno intensificando lo sviluppo di programmi comuni di difesa e la loro estensione ai partner. In tal modo, essi intendono promuovere la competitività e il consolidamento della base industriale e tecnologica di difesa europea. Essi sono a favore di una cooperazione quanto più stretta possibile tra le loro industrie della difesa, basata sulla fiducia reciproca. I due Stati svilupperanno un approccio comune alle esportazioni di armi per quanto riguarda i progetti comuni.
(4) I due Stati istituiscono il Consiglio franco-tedesco per la difesa e la sicurezza quale organo politico per orientare questi impegni reciproci. Il Consiglio si riunirà al più alto livello a intervalli regolari.
Articolo 5
Entrambi gli Stati stanno ampliando la cooperazione tra i loro ministeri degli esteri, comprese le loro missioni diplomatiche e consolari. Si scambieranno personale di alto livello. Essi istituiranno scambi nell’ambito delle loro rappresentanze permanenti presso le Nazioni Unite a New York, in particolare tra i loro gruppi del Consiglio di sicurezza, le loro rappresentanze permanenti presso l’Organizzazione del trattato del Nord Atlantico e le loro rappresentanze permanenti presso l’Unione europea, nonché tra gli organi dei due Stati responsabili del coordinamento dell’azione europea.
Articolo 6
Nel settore della sicurezza interna, i governi di entrambi gli Stati stanno rafforzando ulteriormente la loro cooperazione bilaterale nella lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata, nonché la loro cooperazione nei settori giudiziario, dell’intelligence e della polizia. Essi attuano misure comuni di formazione e di spiegamento e creano un’unità comune per le operazioni di stabilizzazione nei paesi terzi.
Articolo 7
I due Stati si impegnano a stabilire un partenariato sempre più stretto tra l’Europa e l’Africa rafforzando la loro cooperazione in materia di sviluppo del settore privato, integrazione regionale, istruzione e formazione professionale, parità di genere ed emancipazione femminile, al fine di migliorare le opportunità socioeconomiche, sostenibilità, buon governo e prevenzione dei conflitti, risoluzione delle crisi, anche nel mantenimento della pace, e gestione delle situazioni postbelliche. I due Stati instaurano un dialogo annuale a livello politico sulla politica di sviluppo internazionale al fine di migliorare il coordinamento nella pianificazione e nell’attuazione delle loro politiche.
Articolo 8
(1) Nell’ambito della Carta delle Nazioni Unite, i due Stati cooperano strettamente in tutti gli organi delle Nazioni Unite. Essi coordineranno strettamente le loro posizioni, nel quadro di un più ampio sforzo di consultazione tra gli Stati membri dell’Unione europea in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e nel rispetto delle posizioni e degli interessi dell’Unione europea. Essi agiranno insieme per promuovere presso le Nazioni Unite le posizioni e gli impegni dell’Unione europea di fronte alle sfide e alle minacce globali. Essi faranno tutto il possibile per raggiungere una posizione unificata dell’Unione europea in seno agli organi competenti delle Nazioni Unite.
(2) Entrambi gli Stati si impegnano a proseguire gli sforzi per concludere i negoziati intergovernativi sulla riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’ammissione della Repubblica federale di Germania quale membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è una priorità per la diplomazia franco-tedesca.
Capitolo 3 Cultura, istruzione, ricerca e mobilità.
Articolo 9
Entrambi gli Stati riconoscono il ruolo decisivo della cultura e dei media nel rafforzamento dell’amicizia franco-tedesca. Sono quindi determinati a creare per i loro popoli uno spazio comune di libertà e opportunità, nonché uno spazio culturale e mediatico comune. Essi sviluppano programmi di mobilità e di scambio tra i loro paesi, in particolare per i giovani nel quadro dell’Ufficio franco-tedesco della gioventù, e fissano obiettivi quantificati in questi settori. Al fine di promuovere legami sempre più stretti in tutti i campi dell’espressione culturale, anche attraverso istituti culturali integrati, stanno creando programmi specifici e una piattaforma digitale rivolta in particolare ai giovani.
Articolo 10
I due Stati ravvicinano i loro sistemi d’istruzione attraverso lo sviluppo dell’apprendimento reciproco della lingua dell’altro, l’adozione, conformemente alla loro organizzazione costituzionale, di strategie per aumentare il numero di allievi che studiano la lingua del partner, azioni per promuovere il riconoscimento reciproco dei diplomi e l’istituzione di strumenti franco-tedeschi di eccellenza per la ricerca, la formazione e l’istruzione professionale, nonché di programmi comuni franco-tedeschi nell’istruzione superiore.
Articolo 11
Entrambi gli Stati promuovono il collegamento in rete dei loro sistemi di istruzione e di ricerca e delle loro strutture di finanziamento. Continuano a sviluppare l’Università franco-tedesca e incoraggiano le università francesi e tedesche a partecipare alle reti universitarie europee.
Articolo 12
I due Stati istituiscono un Fondo comune dei cittadini per incoraggiare e sostenere le iniziative dei cittadini e i gemellaggi di città al fine di ravvicinare ulteriormente i loro due popoli.
Capitolo 4 Cooperazione regionale e transfrontaliera.
Articolo 13
(1) Entrambi gli Stati riconoscono l’importanza della cooperazione transfrontaliera tra la Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania per rafforzare i legami tra i cittadini e le imprese su entrambi i lati del confine, compreso il ruolo essenziale delle autorità locali e di altri attori locali a tale riguardo. Essi intendono facilitare l’eliminazione degli ostacoli nei territori di confine per realizzare progetti transfrontalieri e facilitare la vita quotidiana degli abitanti di questi territori.
(2) A tal fine, conformemente alle rispettive norme costituzionali dei due Stati e nei limiti del diritto dell’Unione europea, entrambi gli Stati conferiscono agli enti locali e regionali dei territori di confine e alle entità transfrontaliere, quali gli eurodistretti, competenze adeguate, risorse dedicate e procedure accelerate per superare gli ostacoli alla realizzazione di progetti transfrontalieri, in particolare nei settori economico, sociale, ambientale, sanitario, energetico e dei trasporti. Se non sono disponibili altri mezzi per superare questi ostacoli, possono essere concesse anche adeguate disposizioni giuridiche e amministrative, comprese le deroghe. In questo caso, spetta ad entrambi gli Stati membri adottare la legislazione appropriata.
(3) Entrambi gli Stati restano impegnati a mantenere standard elevati nei settori del diritto del lavoro, della protezione sociale, della salute e della sicurezza e della protezione dell’ambiente.
Articolo 14
Entrambi gli Stati istituiscono un comitato di cooperazione transfrontaliera che comprende le parti interessate, quali lo Stato e le autorità locali, i parlamenti e le entità transfrontaliere, quali gli eurodistretti e, se necessario, le euroregioni interessate. Questo comitato ha il compito di coordinare tutti gli aspetti dell’osservazione territoriale transfrontaliera tra la Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania, di definire una strategia comune per la selezione dei progetti prioritari, di monitorare e proporre soluzioni alle difficoltà incontrate nei territori di confine e di analizzare l’impatto della nuova legislazione sui territori di confine.
Articolo 15
Entrambi gli Stati si sono impegnati a perseguire l’obiettivo del bilinguismo nei territori di confine e a sostenere le comunità di confine nello sviluppo e nell’attuazione di strategie adeguate.
Articolo 16
I due Stati faciliteranno la mobilità transfrontaliera migliorando l’interconnessione delle reti digitali e fisiche tra loro, compresi i collegamenti ferroviari e stradali. Essi lavoreranno in stretta collaborazione nel campo della mobilità innovativa, sostenibile e inclusiva per sviluppare approcci o norme comuni per entrambi gli Stati.
Articolo 17
I due Stati incoraggiano la cooperazione decentrata tra le autorità dei territori non confinanti. Essi si impegnano a sostenere le iniziative lanciate da queste comunità che vengono attuate in questi territori.
Capitolo 5 Sviluppo sostenibile, clima, ambiente e affari economici.
Articolo 18
Entrambi gli Stati stanno lavorando per rafforzare il processo di attuazione degli strumenti multilaterali relativi allo sviluppo sostenibile, alla salute globale e alla protezione dell’ambiente e del clima, in particolare l’accordo di Parigi del 12 dicembre 2015 e il programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile fino al 2030. A tal fine, essi agiscono in stretta relazione per formulare approcci e politiche comuni, in particolare istituendo meccanismi per la trasformazione delle loro economie e promuovendo azioni ambiziose per combattere i cambiamenti climatici. Assicurano l’integrazione della protezione del clima in tutte le politiche, compresi regolari scambi intersettoriali tra governi in settori chiave.
Articolo 19
I due Stati faranno avanzare la transizione energetica in tutti i settori pertinenti e, a tal fine, svilupperanno la loro cooperazione e rafforzeranno il quadro istituzionale per il finanziamento, lo sviluppo e l’attuazione di progetti comuni, in particolare nei settori delle infrastrutture, delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Articolo 20
(1) I due Stati stanno approfondendo l’integrazione delle loro economie al fine di creare una zona economica franco-tedesca con regole comuni. Il Consiglio economico e finanziario franco-tedesco promuove l’armonizzazione bilaterale delle loro legislazioni, in particolare in materia di diritto commerciale, e coordina regolarmente le politiche economiche tra la Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania al fine di promuovere la convergenza tra i due Stati e migliorare la competitività delle loro economie.
(2) I due Stati istituiscono un “Consiglio franco-tedesco di esperti economici” composto da dieci esperti indipendenti per formulare raccomandazioni ai due governi sulla loro azione economica.
Articolo 21
I due Stati stanno intensificando la loro cooperazione nel campo della ricerca e della trasformazione digitale, in particolare nel campo dell’intelligenza artificiale e delle innovazioni dirompenti. Promuoveranno orientamenti internazionali sull’etica delle nuove tecnologie. Per promuovere l’innovazione, hanno avviato iniziative franco-tedesche aperte alla cooperazione a livello europeo. I due Stati istituiranno un processo di coordinamento e un finanziamento congiunto a sostegno dei programmi comuni di ricerca e innovazione.
Articolo 22
Gli stakeholders e gli attori interessati di entrambi i paesi si sono riuniti in un Forum per il futuro franco-tedesco per lavorare sui processi di trasformazione delle loro società.
Capitolo 6 Organizzazione.
Articolo 23
Le riunioni tra i governi dei due Stati si svolgono almeno una volta all’anno, alternativamente nella Repubblica francese e nella Repubblica federale di Germania. Dopo l’entrata in vigore del presente trattato, il Consiglio dei ministri franco-tedesco adotta un programma pluriennale di progetti di cooperazione franco-tedesca. I segretari generali della cooperazione franco-tedesca responsabili della preparazione di queste riunioni controllano l’attuazione del programma e riferiscono al Consiglio dei ministri.
Articolo 24
Un membro del governo di uno dei due Stati partecipa, almeno una volta ogni trimestre e alternativamente, al Consiglio dei ministri dell’altro Stato.
Articolo 25
I consigli, le strutture e gli strumenti della cooperazione franco-tedesca sono soggetti a revisione periodica e, se necessario, sono adeguati senza indugio agli obiettivi fissati di comune accordo. La prima di queste revisioni dovrebbe aver luogo entro sei mesi dall’entrata in vigore del presente trattato e proporre gli adeguamenti necessari. I segretari generali della cooperazione franco-tedesca valutano regolarmente i progressi compiuti. Essi informano i parlamenti franco-tedeschi e il Consiglio dei ministri franco-tedesco dei progressi generali della cooperazione franco-tedesca.
Articolo 26
Rappresentanti delle regioni e dei Länder, nonché del comitato di cooperazione transfrontaliera, possono essere invitati a partecipare al Consiglio dei ministri franco-tedesco.
Capitolo 7 Disposizioni finali.
Articolo 27
Il presente trattato integra il trattato del 22 gennaio 1963 tra la Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania sulla cooperazione franco-tedesca ai sensi del paragrafo 4 delle disposizioni finali di tale trattato.
Articolo 28
I due Stati si informano reciprocamente, attraverso i canali diplomatici, dell’espletamento delle procedure nazionali necessarie per l’entrata in vigore del presente Trattato. Il presente trattato entra in vigore alla data di ricevimento dell’ultima notifica.

Avv. Marco Mori, CasaPound Italia – autore de “La morte della Repubblica”, disponibile on line e nei Mondadori store.

Comunisti col Rolex. - Marco Travaglio



(pressreader.com) – Essendo poco pratici del ramo, prendiamo ogni giorno diligenti appunti su caratteristiche e requisiti della sinistra italiana in piena riscossa contro il governo destrorso che stanzia 7 miliardi per i poveri e 3 miliardi per i pensionati. Una sinistra che, secondo Romano Prodi, sarebbe “senza idee e senza leader”. Invece ne ha fin troppi, da vendere.
La sinistra è il compagno Luigi Marattin, capogruppo del Pd in commissione Bilancio della Camera, che difende la Francia dalle “bufale” e dalle “cialtronate” dei terribili sovranisti sul franco coloniale Cfa che contribuisce col cambio fisso, i ricatti commerciali e le truppe di occupazione al rigoglioso benessere di ben 14 Paesi africani.
La sinistra è il compagno Pd tutto che chiama “alleata” e “amica” la Francia del compagno Macron che protegge decine di nostri assassini latitanti; chiude i porti e le frontiere ai migranti; incrimina chi assiste donne straniere incinte; deporta migliaia di rifugiati oltre i nostri confini violando la sovranità italiana a Bardonecchia e Claviere.
La sinistra sono Cgil, Cisl e Uil che annunciano la mobilitazione generale contro la manovra del governo che destina quasi 10 miliardi per la povera gente.
La sinistra è il compagno Matteo Renzi che, a bordo di un motoscafo proletario a Venezia, deride i 5 milioni di poveri in attesa del reddito di cittadinanza (“assistenzialismo”, “baciamano istituzionalizzato”, “sussidio a chi vuole starsene sul divano”), in perfetta sintonia col compagno François Hollande che – come rivelò la sua ex fidanzata Valerie Trierweiler – chiamava simpaticamente i poveri “gli sdentati”.
La sinistra è la compagna Maria Elena Boschi che, reduce dal Capodanno a Marrakech e dalla cena con Salvini da 6 mila euro a tavolo, scambia lo Stato sociale per il gruppo musicale arrivato secondo a Sanremo e se la ride alle spalle dei poveri che aspettano il reddito (“Una vita in vacanza”, ahah).
La sinistra è il compagno Sandro Gozi del Pd che lancia l’idea di un bel referendum per abrogare il reddito di cittadinanza (“È l’occasione per una grande mobilitazione civica. Sono disposto a metterci subito la faccia contro questo obbrobrio”), subito raccolta dai compagni Vittorio Feltri, Pietro Senaldi, Giorgia Meloni e Mara Carfagna.
La sinistra è il compagno Paolo Gentiloni che, perse le elezioni, da premier dimissionario in carica per gli affari correnti, pensò bene di piazzare un decretino che depenalizza l’appropriazione indebita in mancanza di querela.
Così ora vanno in fumo il processo al cognato di Renzi e ai di lui fratelli per gli ammanchi milionari all’Unicef (che non li ha querelati) e il processo a Bossi padre&figlio per una parte dei 49 milioni rubati dalla Lega (che non li ha querelati).
La sinistra è il compagno Bobo Giachetti che chiama i compagni di LeU “scappati da casa”, ma “punta ai voti di Forza Italia e di LeU”.
La sinistra sono i senatori del Pd che votano con Lega e FI per salvare dai processi quattro colleghi, fra cui Maurizio Gasparri (FI) che diede del pregiudicato a Roberto Saviano e Cinzia Bonfrisco (Lega) imputata per corruzione e associazione per delinquere.
La sinistra sono i deputati del Pd che l’altroieri, sempre in coro con i forzisti, hanno zittito al grido di “buffone! buffone! vergogna! vergogna! chiedi scusa! vai in Procura!” il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, reo di profanare l’Aula parlando addirittura di corruzione, sortendo sui colleghi lo stesso effetto dell’aglio sui vampiri con spericolate affermazioni del tipo: “La corruzione non necessita di essere raccontata o dimostrata con i dati, perché in Italia si vede a occhio nudo: ogni volta che una catastrofe naturale provoca danni devastanti perché le opere pubbliche sono state mal costruite o risparmiando sui materiali; ogni volta che un giovane italiano è costretto a espatriare perché per trovare lavoro o vincere un concorso bisogna spesso ungere le ruote giuste…”. Alla fine il presidente Roberto Fico, sopraffatto dalla gazzarra, era costretto a sospendere la seduta, perché dal vocabolario della nuova sinistra la parola corruzione è bandita.
La sinistra sono i compagni che hanno sempre chiamato “lager” i Cara (Centri di accoglienza richiedenti asilo) e ora strillano perché viene chiuso uno dei più scandalosi: quello di Castelnuovo di Porto, eredità di Mafia Capitale, mezzo abusivo e senza neppure un contratto regolare di affitto secondo l’Anac, mal gestito e in pessime condizioni igieniche, contro cui aveva condotto un’inchiesta molto documentata il manifesto e che già Minniti voleva chiudere due anni fa. A quando una bella manifestazione in difesa del Cara di Mineo?
La sinistra è il Pd che, con Renzi, la Cirinnà, la Fedeli, la Garavini e il giovane astro nascente Pier Ferdinando Casini, si appella al governo insieme a Lega, FI e Fd’I affinché si schieri subito, senza se e senza ma, dalla parte del “mondo libero”: che poi sarebbe il golpista Juan Guaidó, autoproclamatosi presidente del Venezuela, al posto del titolare eletto Nicolás Maduro, con la benedizione di Trump.
La sinistra è il compagno redivivo Giuliano Pisapia, “partito comunista ma mai arrivato” (da Comunisti col Rolex di J-Ax e Fedez) che, mentre firma l’appello del compagno Calenda, riceve nella sua modesta magione milanese la visita dei ladri che gli portano via l’argent de poche: 300 mila euro in gioielli e orologi.
Ora, stabilito finalmente che cos’è la sinistra, rimane da capire cosa sia la destra e cosa le resti da fare, casomai avanzasse qualcosa, per non restare disoccupata.
“Comunisti col Rolex”, di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 25 Gennaio 2019

mercoledì 23 gennaio 2019

"L'Air Force Renzi un aiuto di Stato ad Alitalia" Corte dei Conti in picchiata sull'aereo in leasing.



L'Airbus strapagato e mai usato. Etihad non lo rivuole: verso il ricorso al Tar.

Roma L'Airbus A-340, meglio conosciuto come Air Force Renzi, che l'attuale governo sta cercando di ridare indietro a Etihad, sarebbe finito al centro di un'inchiesta della Corte dei conti, che starebbe indagando per capire il perché un velivolo che all'epoca in cui fu preso in leasing valeva sul mercato non più di 50 milioni di euro sia stato, invece, fermato dall'esecutivo di allora per 168 milioni 205mila euro.
Ammontare che sarebbe stato versato man mano se il contratto fosse stato portato a termine.
Il sospetto è quello di un aiuto di Stato ad Alitalia, società che all'epoca in cui sugli scranni di palazzo Chigi sedeva l'ex premier Matteo Renzi, era già in forte crisi. E che dall'operazione, senza far nulla, incassò 7,3 milioni di euro, a cui si aggiunsero 31 milioni per la manutenzione. Ma sulle tracce di possibili inghippi starebbe anche la magistratura ordinaria che, secondo fonti del Giornale, starebbe per tirar fuori la verità sul perché l'uomo di punta del Giglio magico e i suoi ministri vollero a tutti i costi quell'aereo così antieconomico e inutile.
La storia è semplice da raccontare e di fronte agli occhi di tutti.
Nel 2015 la presidenza del Consiglio chiese un parere all'Aeronautica militare su un possibile leasing per l'A-340. La Forza armata, che all'epoca era guidata dal generale Pasquale Preziosa, dette parere tecnico negativo, indicando i vari svantaggi. La scelta, nonostante ciò, venne imposta. L'aereo arrivò in Italia e fu verniciato a settembre 2015, con la scritta «Repubblica italiana», quando ancora del contratto non c'era neanche l'ombra, così come i documenti non erano ancora stati firmati quando a dicembre i piloti italiani partirono per l'addestramento.
Peraltro, di quell'aereo non c'era necessità anche perché solo il 5 per cento dei voli di Stato era così lungo da aver bisogno di uno scalo di un'ora per il rifornimento di carburante e gli altri li facevano senza problemi i velivoli del 31esimo stormo. La dimostrazione sta nel fatto che Renzi non ha mai volato su quell'aereo.
Ma ci sono altri punti veramente poco chiari.
Anche i Falcon 900 dati alla Cai, l'agenzia di trasporto dei servizi italiani, sono andati via, come racconta qualche bene informato, «a parole». Partirono da Ciampino per essere riconfigurati da velivoli civili quando ancora non erano stati sistemati i documenti con Armaereo, la Direzione per gli armamenti aeronautici e l'aeronavigabilità.
Il ministro alle Infrastrutture, Danilo Toninelli, e il vicepremier Di Maio hanno fatto una vera e propria crociata, con tanto di teatrino con i giornalisti in hangar a Fiumicino, chiarendo che l'Air Force Renzi tornerà presto ai legittimi proprietari. La verità è che Etihad non ci pensa nemmeno a riprendersi un aereo che non serve più a niente, tanto che ha aperto un contenzioso con Alitalia, che rischia penali altissime, così come lo Stato italiano. Etihad avrebbe anche fatto ricorso al Tar.
Cosa certa è che tutti coloro che hanno cercato di osteggiare la corsa di Renzi verso l'acquisizione in leasing dell'aereo, prima o poi si sono trovati indagati dalla Procura militare per i motivi più disparati. Come è successo allo stesso Preziosa, accusato di accanimento nei confronti di un altro generale. È poi stato assolto, dimostrando la sua innocenza, ma anche di aver ragione sull'aereo. Altri, invece, sono saliti momentaneamente sul carro del vincitore, battendosi il petto per un velivolo che, lo ha dimostrato il tempo, è pronto per essere rottamato.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/lair-force-renzi-aiuto-stato-ad-alitalia-corte-dei-conti-1632362.html?mobile_detect=false

Buchi neri, trovata una prova della radiazione di Hawking. - Viola Rita

(foto: Science Photo Library/Mark Garlick/Getty Images)
foto: Science Photo Library/Mark Garlick/Getty Images

Un gruppo di ricerca ha riprodotto in laboratorio un fenomeno che può essere assimilato a quello che avviene intorno a un buco nero. Per farlo ha utilizzato un particolare sistema con fibra ottica ed ha osservato un effetto che potrebbe essere proprio la radiazione di Hawking. 

Stephen Hawking aveva ragione: i buchi neri potrebbero emettere una qualche radiazione. Ora arriva una nuova prova sperimentale della radiazione di Hawking, formulata nel 1974 dal noto fisico, icona mondiale della scienza, scomparso nel marzo 2018. Un gruppo di scienziati, guidati dall’Istituto Weizmann, in Israele, ha ricreato in laboratorio un fenomeno che può essere considerato analogo all’emissione di radiazione da un buco nero. La ricerca è stata pubblicata su Physical Review Letters.

Il buco nero è una regione dello spazio-tempo dalle caratteristiche estreme, che non possono essere spiegate con la fisica classica. La sua gravità è talmente elevata che comprime la materia fino a una densità praticamente infinita e nulla, neanche la luce, può sfuggirgli e allontanarsi: secondo le teorie classiche, in particolare la teoria della relatività formulata da Einstein, nessun tipo di radiazione può uscire da un buco nero

Tuttavia, in tempi relativamente recenti, nel 1974, Stephen Hawking ha introdotto l’ipotesi che i buchi neri possano emettere una qualche radiazione, che prende il nome di radiazione di Hawking.

Hawking ha dimostrato, a livello teorico, che questa radiazione termica può fuoriuscire a causa di particolari effetti quantistici. L’emissione di una radiazione implica inoltre che ciascun buco nero stia evaporando, anche se molto lentamente. E questa radiazione sarebbe troppo debole per essere osservata, dato che è coperta da quella cosmica a microonde.

Ma non si possono riprodurre in laboratorio un buco nero e le sue emissioni. Per questo, da tempo gli scienziati studiano metodi alternativi per trovare fenomeni che possano essere assimilati a quello che avviene in un buco nero. Per esempio, si può utilizzare al posto della radiazione luminosa, quella sonora, in particolare le onde acustiche provenienti da un materiale, detto condensato di Bose-Einstein, che rappresenterebbe il buco nero: una prova che è già stata fornita in tempi recenti.

Un’altra ipotesi, poi, quella esplorata oggi, riguarda lo studio di onde luminose emesse da una fibra ottica. I ricercatori, coordinati da Ulf Leonhardt dell’Istituto Weizmann, hanno messo a punto un metodo basato sull’uso di fibre ottiche. Per capire come funziona il loro sistema, Leonhardt fornisce un paragone della vita reale. Si può pensare a un fiume che scorre sempre più velocemente fino a quando non confluisce in una cascata, che è appunto il buco nero. Subito prima di toccare la cascata, l’acqua del fiume raggiunge una velocità molto elevata, superiore a quella che consente a un pesce di nuotare e non essere risucchiato dalla cascata. Questo punto si chiama orizzonte degli eventi, che indica la superficie oltre la quale nulla può sfuggire al buco nero.

Per capire cosa succede in un buco nero bisogna trovare un analogo per ricreare in laboratorio l’orizzonte degli eventi, al di là del quale tutto viene risucchiato. Per farlo, scienziati hanno utilizzato una fibra ottica con micro-percorsi all’interno, che rappresenta il fiume. Nel piccolo tunnel della fibra vengono sparati due impulsi ultra-veloci di luce laser di colori diversi si inseguono fra loro. Il primo interferisce col secondo e questa interferenza, molto intensa, crea una sorta di orizzonte degli eventi – un po’ come quando il fiume sta per confluire nella cascata – che cambia le proprietà fisiche della fibra, in particolare generando una distorsione, un cambiamento del suo indice di rifrazione.

A questo punto, i ricercatori hanno utilizzato un terzo impulso luminoso: dalle osservazioni emerge che questa luce aggiuntiva genera una radiazione a frequenza negativa, ovvero una radiazione idealmente in uscita invece che in ingresso dal buco nero, emessa dal sistema che riproduce il buco nero.

Questa osservazione, spiegano gli autori, fornirebbe una prima prova della radiazione di Hawking, anche se l’obiettivo finale desiderato da tutti gli astrofisici sarebbe quello di ottenerla spontaneamente dal sistema che riproduce il buco nero invece che stimolarla con un ulteriore impulso luminoso.

https://www.wired.it/scienza/spazio/2019/01/22/buchi-neri-prova-radiazione-hawking/?fbclid=IwAR2KAWuO-bSjB9Nlmi8ZljmXZdImRb3RpWkLH9T0mxEG4RcGbbbyz-2e3ZU

martedì 22 gennaio 2019

Di Maio svela il trucco del Franco coloniale CFA. - Maurizio Tortorella



Davanti agli occhi preoccupati di Fabio Fazio, con ampio gesto teatrale, domenica sera Alessandro Di Battista ha strappato una banconota sul tavolo di Che tempo che fa, sostenendo che quel pezzo di carta sia lo strumento attraverso il quale la Francia continua a sfruttare le risorse del Continente nero, ne frena la crescita e obbliga i giovani a emigrare: «Finché non si eliminerà questa moneta», ha aggiunto l’ ex parlamentare grillino, «le persone continueranno a scappare dall’ Africa e a morire in mare».

Poco dopo Giorgia Meloni, sventolando una banconota simile nella trasmissione Non è l’ Arena di Massimo Giletti, è andata all’ attacco del «neocolonialismo francese, che fa usura con la sua valuta». Ma già la mattina di domenica aveva aperto le ostilità Luigi Di Maio, che parlando alla folla di un comizio ad Avezzano l’ aveva indicata come «moneta imposta con la quale la Francia finanzia il suo debito pubblico sfruttando le sue ex colonie». Affermazione che 24 ore dopo ha prodotto la convocazione della nostra ambasciatrice a Parigi Teresa Castaldo (che, per la cronaca, quando era di stanza in Argentina ospitò la Boschi per far campagna per il sì al referendum costituzionale) da parte del ministero degli Esteri francese «a seguito di frasi ostili e senza motivo».

Il vicepremier, in serata, ha poi rincarato la dose: «Non è un caso diplomatico, è tutto vero. La Francia, stampando una moneta per 14 stati africani, impedisce lo sviluppo dell’ Africa e contribuisce alla partenza dei migranti che poi muoiono sulle nostre coste». Poi una richiesta all’ Ue: «Chiederemo all’ Europa di affrontare il tema della decolonizzazione dell’ Africa che non è mai finita».



La valuta delle 1.000 polemiche è il franco Cfa, istituito il 25 dicembre 1945 per iniziativa del presidente francese Charles De Gaulle, e da quel momento divenuto moneta comune per circa 160 milioni di abitanti in 14 Paesi africani.

Di questi, 12 erano colonie francesi (Camerun, Ciad, Gabon, Repubblica Centrafricana, Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d’ Avorio, Mali, NIger, Senegal e Togo) e due erano colonie portoghesi (Guinea Equatoriale e Guinea Bissau).

Settantaquattro anni fa, la sigla Cfa significava «Colonie francesi d’ Africa» e oggi non è mutata, ma (con qualche ipocrisia) sta per «Comunità finanziaria africana».

Da allora, il franco Cfa è sempre stato stampato fisicamente dalla Banque de France e ha avuto il cambio fisso prima con il franco francese e oggi con l’ euro. Secondo i suoi tanti detrattori, certo non soltanto italiani, attraverso quella valuta «imposta» Parigi ha sempre tenuto letteralmente per il collo i 14 Paesi aderenti: metà del valore dei franchi Cfa emessi ogni anno, l’ equivalente di una dozzina di miliardi di euro, viene trattenuto a Parigi su un conto speciale del ministero del Tesoro come garanzia per compensare eventuali fluttuazioni del cambio.

Quindi paradossalmente, sia pure in piccola parte, con i soldi degli africani Parigi finanzia il suo debito pubblico. L’ aspetto ancora più contestato, però, è che il cambio troppo alto del franco Cfa da anni strangola le economie africane, e così spinge i loro abitanti all’ emigrazione.

La primogenitura dell’ attacco al franco Cfa storicamente spetta a Fratelli d’ Italia.
Oggi la bandiera di guerra sventola anche nelle mani del Movimento 5 stelle, da mesi all’ attacco frontale di Emmanuel Macron. Anche in questo in piena sintonia con il movimento dei «gilet gialli» (che in dicembre avevano colorato un’ affollata protesta di piazza contro il franco Cfa a Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana), i grillini sostengono che nella moneta «teleguidata» da Parigi si nasconda un vergognoso residuo di colonialismo che comprime l’ economia africana, e puntano il dito sui suoi potenti effetti migratori, disastrosi soprattutto dal punto di vista italiano.
Sicuramente il franco Cfa, da anni, è quantomeno una moneta controversa: lo scorso settembre, per esempio, una giornalista francese, Fanny Pigeaud, e l’ economista senegalese Ndongo Samba Sylla hanno pubblicato il saggio L’ arma invisibile della Françafrique: storia del franco Cfa. Il libro presenta la moneta come «causa principale del sottosviluppo». I due ricordano che il franco Cfa impedisce agli Stati aderenti al trattato del 1945 di manovrare i tassi di cambio e di organizzare una loro politica monetaria. Se i 14 Paesi dovessero esportare stabilmente in Europa e in Usa, dovrebbero utilizzare una moneta più competitiva, come quelle asiatiche, mentre l’ euro è quasi sempre più forte del dollaro.

È vero che il franco Cfa da 74 anni è uno strumento di controllo a distanza delle vecchie colonie, nelle mani di Parigi.

La Gran Bretagna, che pure conserva intensi legami commerciali con il suo antico impero nel Commonwealth, non ha mai obbligato nessuno dei suoi 54 ex possedimenti all’ uso di un cambio fisso con la sterlina, né alla creazione obbligatoria di una moneta collegata.
Chi invece minimizza la questione sostiene che il franco Cfa non abbia nulla di vessatorio né di obbligatorio, e che garantisca soltanto stabilità.

Nel luglio 2017, in effetti, un Macron appena eletto presidente aveva affrontato il tema parlando a Bamako, in Mali: «Se non si è felici nella zona franco Cfa», aveva dichiarato monsieur le president, «la si lascia e si crei una propria moneta come hanno fatto Mauritania e Madagascar. Se invece si resta dentro, bisogna smetterla con le dichiarazioni demagogiche che indicano il franco Cfa come capro espiatorio dei vostri fallimenti politici ed economici, e la Francia la fonte dei vostri problemi».
Però va ricordato che chi ha tentato in passato di uscire dal franco Cfa, proprio come il Mali e la Costa d’ Avorio, è stato velocemente costretto alla retromarcia dalle pesanti contromisure finanziarie di Parigi.

Quanto all’ emigrazione, chi minimizza gli effetti del franco Cfa sottolinea che, per l’ Italia, gli sbarchi di immigrati partiti dai 14 Paesi nel 2018 sarebbero piccola cosa: «Il primo Paese che adotta il franco Cfa è la Costa D’ Avorio, da cui sono arrivate 1.064 persone su 23.370», si leggeva ieri su ilfoglio.it. Però, in base ai dati ufficiali dell’ Alto commissariato delle Nazioni unite, la Guinea (la statistica non indica se si tratti della Guinea Bissau o di quella Equatoriale) è il primo Paese di provenienza per quanti l’ anno scorso hanno attraversato il Mediterraneo e sono sbarcati in Europa: 13.068 immigrati, l’ 11,5% del totale; il Mali si è piazzato al terzo posto con 10.347 immigrati, il 9,1%; e la Costa d’ Avorio si è piazzata all’ ottavo posto con 6.085 sbarcati, il 5,3% del totale. Insieme, i tre Paesi valgono il 25% dell’ emigrazione nel Vecchio continente. 

(Maurizio Tortorella – la Verità)

https://infosannio.wordpress.com/2019/01/22/di-maio-svela-il-trucco-del-franco-coloniale-cfa/

domenica 20 gennaio 2019

Matera, capitale del deserto. - (Marcello Veneziani)

Arriva come un sasso nello stagno l’anno di Matera capitale culturale d’Europa. Comincia ufficialmente oggi, con Mattarella e Conte, anche se da mesi e poi nella notte Rai di Capodanno, se ne parla come di un evento-riscatto per il sud a partire dal suo luogo più pittoresco e più arretrato.
È bella Matera, suggestiva come una fortezza mistica d’oriente, una località di Cappadocia oppure afghana, o una specie di Betlemme scivolata in Europa. Ha un fascino arcaico, Matera, sembra sospesa in un’età magica e preistorica, come un’età della pietra, lo splendore della miseria, il presepe delle origini; ma suona grottesco definirla capitale culturale europea, perché Matera non ha i tratti di una capitale né di un luogo culturale né di un centro europeo. Ed è scollegata da tutto.
Turismo a parte, è una capitale nel deserto, come una Fortezza Bastiani sospesa nel vuoto in attesa dei Tartari, come nel famoso romanzo di Buzzati. Per deserto non intendo semplicemente i suoi paraggi, la sua provincia, le sue campagne. Intendo il sud, il meridione intero, che è ormai un deserto dei tartari, sempre più disabitato. I tartari qui sono di volta in volta gli emigrati, gli immigrati, i disoccupati. Ma tartari cioè latitanti, sono pure gli investimenti, i progetti, le grandi opere, la cultura, l’editoria. Sempre meno gente legge al sud, altro che capitale culturale europea.
Un tempo il sud aveva mille handicap ma qualcuno, come l’Avvocato Agnelli, poteva ironizzare sugli intellettuali della Magna Grecia. A trovarne, adesso. Anche gli intellettuali, la cultura umanistica, i vecchi professori, come il mitico Aristogitone su cui ironizzava Arbore alla radio rilanciando i suoi ricordi liceali, non ci sono più. Non sono arrivati i manager, in compenso sono spariti gli intellettuali, i loro circoli, i tavolini di caffè in cui si faceva taglio e cultura, pettegolezzo e filosofia.
Il sud non esiste più. La famiglia tipo oggi al sud è costituita da padre, madre e niente più. I figli sono partiti per il nord, e non si portano nemmeno il caciocavallo che “impuzzolisce” le valigie, come recita uno spot della Conad, dove la mamma è una cretina: mette il cacio sopra le camicie, quando mai lo farebbe una mamma del sud; solo il padre ne capisce perché si affida all’ipermercato. Ma i ragazzi partono e al sud lasciano il cacio, non il cuore. Non tornano.
Il divorzio dei figli dai genitori è la prima emergenza del sud. La seconda sono i migranti che stazionano nel nulla col cellulare e la bici in molti centri meridionali d’accoglienza; e per ingannare il tempo, il sesso e magari procurarsi i soldi per vivere, combinano un po’ di guai. Resta in piedi del passato solo la brutta piaga del caporalato, coi braccianti neri o romeni ingaggiati per due soldi per raccogliere olive e pomodori, quando non arrivano anche questi dal medio oriente. Al sud è fiorente solo il filone comico, da Checco Zalone, che da solo fattura per ogni film più della Fiera del levante, a Frassica e alla scuola meridionale di Arbore, a Fiorello, più i comici che imperversano nei video terroni.
Era l’estate del ’64 e sotto un sole “ferocemente antico” Pasolini girava Il Vangelo secondo Matteo a Matera, alias Gerusalemme. La Madre di Gesù era la mamma di Pasolini. Un film all’epoca ritenuto blasfemo, oggi addirittura considerato il più cristiano dei film dedicati a Cristo in croce. Matera, al tempo, era la città più primitiva d’Italia, dove i Sassi evocavano la preistoria e la miseria ancestrale. Ma intorno a Matera già serpeggiava sulle strade e nelle case meridionali lo sviluppo del Mezzogiorno. Un sud in pieno boom, non solo economico ma demografico. Si facevano figli e autostrade, quartieri nuovi, sorgevano le prime industrie, arrivava la luce e l’acqua corrente dappertutto. Poi vennero le Regioni e fu il principio della fine, il raddoppio della malapolitica e degli sprechi. Tornando adesso trovi, si, Matera come uno splendido sito turistico di richiamo globale, ormai lanciato dai film (qui venne pure Mel Gibson con la sua Passion di Cristo), una location mitica, perfetta per la tv; più l’effetto riflesso della vicina Puglia che è diventata meta di forte attrazione.
Ma cos’è il sud, oggi? È un luogo desolato, e non solo perché una fetta larga di sud è nelle mani della criminalità organizzata. Ma perché non si costruisce futuro, non si vive il presente, si fugge e non si fanno figli. Il mondo si è posizionato al nord, i giornali del sud languono o sono in grave crisi (l’ultimo a rischio è la Gazzetta del Mezzogiorno). Rincuorerà qualcuno a sud sapere che in Italia “comandano i terroni”, come scriveva Libero qualche giorno fa. Ma a che vale avere nei Palazzi romani le facce meridionali di Mattarella e Di Maio, di Fico e Conte, se il Sud non conta niente in Europa, in Italia e perfino a casa sua? Se non fa sistema, se non fa rete, se è tutto un regredire, un perdere, uno spopolarsi? Magari fosse realizzabile quel progetto leghista di fare del nostro Mezzogiorno una zona franca, come il Portogallo e le Canarie, con fisco, bellezze e clima invitanti per i pensionati del nord Europa. Quindi con la necessità di creare infrastrutture, così creando occupazione per i ragazzi del sud.
E in questa landa desolata sarebbe oggi il cuore del comando italiano? Ma no, dai, non confondiamo emissari, figuranti, maggiordomi, masanielli e pazzarielli col potere effettivo. I terroni stanno a terra, alcuni sottoterra, lo dico da terrone avvilito, non da nordista che li detesta. Per questo Matera è la capitale del Sahara italiano. E poi giù il deserto…
La Verità 19 gennaio 2019

Pd, perché Renzi e la Boschi odiano il reddito di cittadinanza? Ma insieme vogliono più migranti.

Risultati immagini per boschi renzi migranti

Vamire: Perché il successo del PD è fondato sul Clientelismo. E una manovra come il RDC restituirebbe dignità ai cittadini e sarebbe l'anticamera per distruggere il clientelismo.. si pensi a tutti quei lavori dati solo contro comprovata fedeltà al partito (PD), alle cooperative eccc... Tutti lavorini che non ti vengono dati perchè lo meriti , perchè hai i numeri, ecc.. ma perchè dimostri fedeltà, tuo padre ha dimostrato fedeltà , ecc
Con un reddito che le tuteli, le persone tornerebbero ad essere libere. Oggi i partiti come il Pd hanno davvero paura.
Infatti, se il M5S riesce a fare un reddito di cittadinanza
diventa ufficialmente il Partito che tutela i cittadini,
i non privilegiati, praticamente diventa la VERA Sinistra italiana. E magari qualcuno con un po' di sale in zucca inizierà a chiedersi: e il PD cosa ci sta a fare?
Riescono a stracciarsi le vesti per gli immigrati
e, parallelamente, essere contro alla solidarietà ai disoccupati italiani.. Io dico che: O SEI PER L'UMANITA' E I DIRITTI ... O NON LO SEI
C'è chi dice che ci saranno i furbetti del rmc ma quelli ci sono dappertutto anche per le pensioni o i sussidi e intanto sono state previste pene molto dure per chi froda.
Non è un paese serio quello che non tutela tutti i suoi figli e alcuni di loro li iper tutela altri addirittura, non si sa bene perché, sono privilegiati e ricevono pensioni doppie o triple, pensioni d'oro ecc.. E' in Africa , in Messico, nei paesi di grande corruzione dove ci sono grandi ingiustizie plateali con i soldi di tutti che vengono dati solo ad alcuni.. Nei paesi civili occidentali europei chi perde il lavoro ha un sussidio finchè non ne trova un altro. Questo tutela la dignità delle persone, impedirebbe il crimine per necessità, ecc.. Sarebbe una grande manovra di cività che ci avvicinerebbe agli altri paesi civili occidentali ma tutta la nostra società è basata sul clientelismo... una manovra che praticamente abolirebbe questo problema (anticamera di tutti i servilismi,si pensi solo ai giornalisti dei giornaloni ee dei media e al loro prostituirsi quotidiano.. perchè sennò perderebbero il lavoro) sia un grande problema per il PD
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John Green: Dal libro "Breve Storia del Neoliberismo", le élite finanziarie a fine anni '70 decisero internazionalmente di abbandonare ogni forma di intervento statale, in particolare abolire il welfare keynesiano sostituito da una nuova teoria-ideologia: il neoliberismo. Dogmatico. La Thatcher dichiarò: "Non ci sono alternative".
Teorici Paul Volcker capo della FED, Milton Friedman ed altri. Attori Reagan, Thatcher, Pinochet, Den Xiaoping. Il mondo si adeguò manu militari.
Con la nuova ideologia lo stato deve deregolamentare tutto e favorire le privatizzazioni, le più lucrose soprattutto sanità, pensioni, istruzione e deve annullare i sindacati, ecc. Il nuovo sistema si autoregola dando prosperità a tutti. Lo stato deve solamente favorire le privatizzazioni, esentare le tasse alle grandi corporazioni, garantire la totale libertà ai movimenti di capitali ed intraprese private che investiranno e quindi creeranno lavoro. Dopo circa cinquant'anni i risultati li vediamo assai chiaramente e non solo sulla pelle dei giovani.
Le macchiette toscane seguono ancora quei dettami, implementati in Italia dalla P2 di Gelli e dagli "esperti" PD-FI.
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Demetrio D'Ambrosi.
Da dove arrivano i posti di lavoro da offrire ai percettori del reddito di cittadinanza?
Se questi lavori esistessero, non verrebbero già riempiti dai disoccupati che prenderanno il reddito di cittadinanza?
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Viviana.
In un mese i posti di lavoro sono già aumentati di 100.000 unità. Se si cambia impostazione economica e distribuzione dei capitali i posti di lavoro escono. Pensa solo coi 20 miliardi regalati alle banche quanti posti di lavoro per recupero idrogeologico del territorio, più ponti, scuole ecc si sarebbero potuti fare. Credi che se Roosewelt si fosse fatta la tua stessa domanda sarebbe riuscito a risollevare l'America dalla grande depressione? Ma il suo programma keyesiano di ammodernamento del Paese era l'esatto opposto dell'austerity. Non si chiese dove erano i posti di lavoro, li creò.
Non ho capito perché tutti si chiedono dove si trovano i soldi per aiutare gli italiani poveri e nessuno si chieda dove si trovano i soldi per aiutare i migranti se questi arrivassero a valanga a porti aperti come vorrebbe il Pd.La storia oggi di 120 migranti morti in mare non sta in piedi. Non ci sono prove, mi sembrano numeri di fantasia per far scena. Adesso piangiamo non solo sui morti veri ma anche su quelli inventati.
E c'è un'altra cosa che non capisco. Perché tutti si chiedono dove si trovano i soldi per aiutare gli italiani poveri e nessuno si chiede dove si troverebbero i soldi per aiutare le valanghe di migranti che arriverebero a porti aperti come vorrebbe il Pd? L'Africa ha un miliardo e duecento milioni di abitanti, tra dieci anni saranno il doppio, due miliardi e mezzo. Quanti di loro si pensa che arriveranno in Italia? Si crede davvero di poterli assistere tutti mentre siamo a un pelo dal default italiano? Quale pazzo ti chiederebbe di dare quello che hai ai poveri mentre la tua famiglia sta per essere messa su una strada?
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Moresby.
Glielo dica qualcuno che ancheTunisia e Algeria erano colonie italiane.
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Viviana.
Beata Ignoranza! L'Italia non ha da 76 anni nessuna influenza sulle ex colonie, mentre il franco francese dopo 70 anni strozza ancora le economie di 14 Paesi africani, privandoli della sovranità monetaria.Pensa ai miliardi che entrano ogni anno nelle casse francesi. il 50% delle riserve di cambio dei Paesi della zona franco devono essere depositate su un conto della Banca di Francia, arricchendo le multinazionali e i commerci francesi. Il sistema permette di garantire i profitti dei colossi europei che non pagano niente per questa garanzia: sono i cittadini africani che attraverso le riserve di cambio collocate al Tesoro francese, pagano la stabilità del tasso di cambio. Senza contare che la Francia continua a importare materie prime come cacao, caffé, banane, legna, oro, petrolio, uranio, pagate con il CFA a parità con l’euro e senza rischi di deprezzamento monetario. Abbiamo 10 miliardi di euro, che potrebbero essere utilizzati per piani di sviluppo dei Paesi in questione. Evitando la richiesta di prestiti che non fanno che aumentare il debito nei confronti delle istituzioni finanziarie europee e dei singoli Paesi.
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Lo stilita colombino.
Devo solo capire se in Italia sia in corso una lotta titanica tra razionalità e stupidità oppure tra razionalità e malafede.
Abbiamo avuto governi che favorendo l'immigrazione irregolare via barconi HANNO CAUSATO MIGLIAIA DI MORTI in mare (erano 600 nel 2013, PRIMA delle "operazioni umanitarie", poi 3500 già nel 2014, 3800 nel 2015, 5000 nel 2016, 3100 nel 2017) e adesso che c'è un governo che, nella sua area di competenza (rotta libica) DIMEZZA il numero dei morti rispetto all'anno precedente lo si accusa di "genocidio".
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Trazalca.
Ai nostri amici dediti all'accoglienza ed alla bontà d'animo, tutti presi nell'insultare chi non la pensa come loro affibiando epiteti vari a chiunque, non potrà sfuggire il fatto che di questa notizia da prima pagina vi siano tracce solamente sui media italiani, il che risulta alquanto strano, se consultaste le principali testate europee scoprireste che sui media francesi hanno i loro problemi con i gilet jaune, su quelli tedeschi si trova di tutto tranne questo, sugli inglesi non ho neanche guardato perchè sarebbe inutile visto che a loro interessa la brexit e quindi il problema lo avranno ancora per poco, qualcosa sugli spagnoli ed i commenti dei lettori sono interessanti e vi prego di leggerli cosi potrete notare come i nostri siano al miele rispetto ai loro. Voi che vi riempite la bocca di questa finta ed interessata unione di mero interesse finanziario, sarebbe meglio cominciaste a capire che l'Italia non può essere l'approdo per l'Africa intera e che più insisterete su queste posizioni tipo +europa e simili, no borders ed accogli tutti vari, più non farete altro che peggiorare la situazione perchè Salvini in fin dei conti è un moderato, chi verrà dopo potrebbe esserlo meno. Se volete a tutti i costi farci sentire europei allora fateci sentire come i tedeschi, i francesi o ai belgi ai quali di tutto ciò, non viene detto nulla e non risulterà quindi un loro problema, pertanto, da cittadino europeo tanto quanto loro, non sarà neanche mio!!!
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Viviana
Va bene, li facciamo sbarcare tutti e dopo? Di qualcosa devono campare. Li lasciamo a giro per le strade a chiedere l'elemosina e a dormire sotto i ponti? A defecare per strada o ad aggredire le donne? Li sfruttiamo come schiavi in agricoltura a 3 euro al giorno? O in edilizia come lavoratori in nero? Le donne le mettiamo nella prostituzione e i bambini nel traffico di organi? Li diamo come manovalanza alla mafia? Li occupiamo nel traffico di droga? Aumentiamo la microcriminalità? Rinforziamo la mafia nigeriana? Li ammucchiamo nei Cara così chi gestisce i centri ci guadagna? Li facciamo votare alle primarie del Pd? Diamo anche a loro il reddito minimo di cittadinanza? Non ho capito cosa. Vorrei che tutti questi buonisti disposti ad accogliere mezza Africa mi spiegassero per bene cosa intendono fare di tutti questi migranti. Hanno un progetto? Un piano? Un programma? qualcosa che vada oltre le chiacchiere generiche. Io lavoro nel volontariato con un gruppo di medici volontari che almeno dà loro cure mediche gratuite. Io procuro vestiti e coperte.E voi cosa fate oltre alle chiacchiere a vuoto? Rimpatriare un migrante costa 6.000 euro. Salvini ha detto che ne rimpatriava 600.000. Siamo a 84. L'unica è non farli arrivare.