Ormai a parlare di Forza Italia si rischia il vilipendio di cadavere. Però con questo caldo bisogna pure svagarsi un po’. Non so se avete seguito gli ultimi sviluppi. A giugno quel che resta del Caimano nomina due coordinatori di FI: Giovanni Toti e Mara Carfagna. Ma Toti minaccia di andarsene un giorno sì e l’altro pure dal partito che dovrebbe coordinare. E tre giorni fa dà l’annuncio: “Stavolta me ne vado”. Ma si sa com’è fatto: lo chiamano “Io me ne andrei”, alla Baglioni. Dice sempre “Allora io vado”, “Guardate che sto andando”, “Mi avete sentito? Io esco”. Ma nessuno lo trattiene. E alla fine resta. Ma B. pensa che sia uscito e nomina la Carfagna coordinatrice unica. Lei, pur conoscendolo bene da un pezzo, ci crede. E si scorda quanta sfiga porta quella carica: per informazioni, rivolgersi a Scajola, Antonione, Verdini, Bondi e Alfano. Ne ha ammazzati meno il colera. L’altroieri B. riunisce un fantomatico “tavolo delle regole” a cui -non avendone mai rispettata una in vita sua - non partecipa. Toti invece, siccome se n’era andato, c’è. E pure Mara. A un segnale convenuto, B. dirama un comunicato che annuncia un Comitato di Presidenza con Carfagna, Bernini, Gelmini, Tajani e un certo Sestino Giacomoni. Toti scopre di non esserci, si incazza e dice che se ne va, come se non se ne fosse già andato 23 volte: “Oggi sono uscito da FI, ma domani non entro da nessuna parte. E da settembre inizierò un giro per l’Italia”. Quindi siamo alle minacce. Mara, passata in 24 ore da coordinatrice unica a una dei tanti, lascia il Comitato, ma non FI.
L’unico che se ne va davvero è quello che l’ha fondata: cioè B., che con agile mossa fonda “L’Altra Italia”. Nel senso che, dopo aver distrutto questa, ne cerca un’altra. L’annuncio lo dà sul Giornale, in una preziosa intervista a Sallusti, caposcuola della corrente bipolare del giornalismo: nei giorni pari lecca B., nei dispari incensa Salvini e la domenica riposa. Messo a dura prova dalle sue domande incalzanti -testuale: “Presidente, che sta succedendo. Lancia un nuovo predellino?”- il fu Caimano risponde: “Lancio l’Altra Italia dei veri italiani. Non sarà un partito, ma la casa di chi salverà il Paese”, “una federazione fra soggetti di centro-destra che si ispirano alle idee e ai valori liberali e cristiani e alle tradizioni garantiste della civiltà occidentale”. Tradotto: i soliti pregiudicati che vanno in chiesa e rubano pure dalla cassetta delle offerte. Il marchio, ancor prima del deposito Siae, è già un trionfo: “Poco tempo dopo la nostra uscita molte realtà politiche e civiche e personalità di primo piano hanno risposto positivamente al nostro appello”.
Non solo: “Altri si sono interessati e ci raggiungeranno: siamo solo all’inizio”. L’ingresso a Palazzo Grazioli è già transennato per contenere l’assalto. “È il segno che c’è una grande voglia di darsi da fare per liberare l’Italia da questa situazione disastrosa”, come del resto si era evinto dalle elezioni europee, con le forze di governo sopra il 51% e FI che vuole salvarci da loro all’8. Della fiumana di prestigiose adesioni, B. non fa un solo nome. Ma il Giornale anticipa in esclusiva il meglio dei “politici, manager, rappresentanti della società civile ed esponenti provenienti dalla trincea del lavoro” ansiosi di “riaccendere la scintilla del centromoderato”.
Tenetevi forte: c’è l’ex ministro Maurizio Lupi, che paragona B. a “don Sturzo che trascorse anni a girare l’Italia per risollecitare pezzi di società viva”, “molto colpito in particolare dal suo riferimento alla gratuità”, che è da sempre il suo forte. C’è l’ex candidato trombato in Lombardia Stefano Parisi “con la sua Energie per l’Italia, forte del tour della Penisola alla ricerca di persone disposte a dare un contributo politico”. C’è l’ex-governatore campano Stefano Caldoro. C’è Clemente Mastella. Ci sono l’ex-sottosegretario Mino Giachino, reduce dalle marcette Sì Tav con le madamine; l’ex deputato ed ex inquisito siciliano Saverio Romano; l’ex-tutto Fulvio Martusciello. E - udite udite - “Daniele Priori, di Gaylib (i gay di centrodestra) e Francesco Pasquali, ufficio di segreteria nazionale del Pli”, che è un po’ come dire aiutante di campo di Annibale. Più che l’Altra Italia, ricorda quella che si sperava archiviata per sempre. Mancano solo Dell’Utri e Formigoni, momentaneamente agli arresti domiciliari, e Matacena, latitante.
Quindi il partito c’è e la federazione pure: mancano solo gli elettori, ma che saranno mai. I candidati invece stanno arrivando a frotte. Li contatta personalmente B. con le sue badanti, come Carlo Verdone di Un sacco bello che compulsa freneticamente l’agendina semivuota a caccia di un compagno di viaggio last minute : alla lettera E c’è “Elettrauto Silvano”, alla F “FFSS informazioni”, poi più nulla fino alla O di “Olimpico stadio” e alla S di “Stadio Olimpico” e “Sarta Adriana”. Allora chiama un ex-compagno di scuola, ma trova il fratello: “Senti, noi ancora non ce conosciamo, io so’ ‘n’amico de tu fratello. Siccome me s’è creata ‘na situazione strana e me s’è liberato ‘n posto in machina pe’ ‘n viaggio che m’ero organizzato ‘n Polonia, volevo sape’ se a tu fratello je ‘nteressava. É reperibile? É rintracciabile? ’O devo sape’, perchè c’ho ‘n’altro che m’ha già dato ‘na mezza risposta. A te per esempio te ‘nteresserebbe? Ma quanti anni c’hai? Ah, tredici. Vabbè, restamo ‘n contatto…”. “Pronto Amedeo, ciao, so’ Enzo! No Renzo, Enzo! Se te ricordi bene ce semo conosciuti du’-tre mesi fa ar Distretto militare in coda a pijà er duplicato der congedo. Io ero quello che stava dietro de te co’ la majetta de spugna girocollo, tipo mare… Volevo sape’ com’eri messo pe’ feragosto, perchè c’ho un progetto abbastanza str… Ah, ‘o passi co tu moje? Vabbè, buon feragosto! Anche a tu moje! Sarà pe’ ‘n’rtra vorta”. O per un’Altra Italia.