martedì 31 dicembre 2019

Ecco 10 castelli siciliani che dovreste visitare.

Il Castello di Caccamo

Fortezze inespugnabili, maestosi edifici, preziose testimonianze. I castelli siciliani sono questo e molto di più. In tutta l’isola ce ne sono oltre 200 e ognuno di essi porta con sé le tracce di un passato glorioso. Per lo più servivano alla difesa delle località, ma in alcuni casi erano fastose dimore.
Oggi abbiamo pensato di suggerirvene 10 che indubbiamente meritano una visita. Questo non esclude, ovviamente, l’elevato valore di tutti gli altri. Diciamo che potete iniziare da questi e poi lasciarvi ispirare.

10 Castelli Siciliani che meritano una visita

  1. Castello di Lombardia (Enna). Edificio simbolo della citta, è un imponente fortezza che si erge sul punto più elevato della città. Con i suoi 26.000 m² di superficie è uno dei castelli di epoca medievale più grandi d’Italia, assieme al castello di Brescia e al castello di Lucera[1]. Il castello di Lombardia deve il suo nome a una guarnigione di soldati lombardi posta a difesa dell’antica fortezza durante la dominazione normanna della Sicilia.
  2. Castello della Zisa (Palermo). È un edificio di grande fascino e bellezza. Dall’arabo al-ʿAzīza, ovvero “la splendida”) sorgeva fuori le mura della città di Palermo, all’interno del parco reale normanno, il Genoardo (dall’arabo Jannat al-arḍ ovvero “giardino” o “paradiso della terra”), che si estendeva con splendidi padiglioni, rigogliosi giardini e bacini d’acqua da Altofonte fino alle mura del palazzo reale.
  3. Castello di Donnafugata (Ragusa). L’attuale costruzione, al contrario di quanto il nome possa far pensare, è una sontuosa dimora nobiliare del tardo ‘800. La dimora sovrastava quelli che erano i possedimenti della ricca famiglia Arezzo De Spuches. Fin dall’arrivo il castello rivela la sua sontuosità: l’edificio copre un’area di circa 2500 metri quadrati ed un’ampia facciata in stile neogotico, coronata da due torri laterali accoglie i visitatori.
  4. Castello di Venere (Erice). Il castello di Venere è un castello di fattura normanna del XII secolo che sorge su una rupe isolata nell’angolo sud-orientale della vetta del Monte Erice, in provincia di Trapani, costruito sulle rovine di un tempio elimo-fenicio-romano.
  5. Castello di Sperlinga. È un castello medievale costruito sulla rocca che domina la cittadina di Sperlinga in provincia di Enna, scavato nella roccia arenaria, ricavato da un unico monolite sopra grotte di templi sacre che risalgono a 4.000 anni fa. È dotato di una particolare edificazione nella roccia arenaria.
  6. Castello di Mussomeli. Noto anche come castello manfredonico, è una fortezza eretta tra il XIV e il XV secolo. Si trova su una rupe, a due chilometri ad est di Mussomeli (provincia di Caltanissetta), ad un’altezza di circa 778 metri.
  7. Castello di Siculiana. È un castello costruito attorno al 1310 da Federico II di Chiaramonte, figlio di Federico Chiaramonte e Marchisa Prefolio. Posto all’estremità nord-ovest di un costone roccioso, a 85 metri sul livello del mare tra il capoluogo e Sciacca, il castello è stato il fulcro di sviluppo urbano della parte più antica dell’abitato di Siculiana. Era una rocca imprendibile, la sua inespugnabilità era particolarmente dovuta alle sue mura che cadevano a picco sull’orlo della roccia.
  8. Castello di Castelbuono. In seguito al restauro del 1997 sono emerse le strutture di un edificio precedente al castello dei Ventimiglia, voluto nel 1317 dal conte Francesco I Ventimiglia. L’edificio attuale è il risultato di numerosi rifacimenti, che rendono difficile la ricostruzione del suo originario aspetto. A semplice pianta quadrangolare, mostra all’esterno un misto di stili che in quel periodo influenzavano tutta l’architettura siciliana.
  9. Castello Rufo Ruffo (Scaletta Zanclea). Arroccato sul punto più alto della rupe, di cui ne asseconda le asperità naturali, il Castello voluto da Federico II di Svevia nel XIII Sec, domina il panorama circostante. Il massiccio impianto trapezoidale e l’elevata verticalità delle pareti sono alleggeriti dalle eleganti bifore che si aprono sui vari prospetti mentre all’interno troviamo ampie sale bene illuminate con alte volte a botte, per cui, più che una cupa e minacciosa fortezza, richiama un “Dongione”, residenza elegante e sfarzosa del Feudatario.
  10. Castello di Caccamo. È una costruzione difensiva di Caccamo, uno dei più grandi e meglio conservati tra i castelli normanni in Sicilia e in Italia. Il maniero sorge sulla sommità di un imponente roccione, alto 513 metri sul livello del mare, posto alle pendici di Monte Rotondo (m 919) e dominante sulla campagna circostante, la vallata del fiume San Leonardo e la Diga Rosamarina.

1 Enna – Castello di Lombardia – Foto di Lucio Vulturo Disegni.

2 Il Castello della Zisa e il suo parco (PA) Foto di Vito Di Modica.

3 Castello di Donnafugata. – Foto di Gino Di Leo.

4 Castello di Venere- Erice Trapani – Foto di Mimì Tumminia.

5 Castello di Sperlinga (EN) – Foto di Antonio Ciotto.

6 Castello di Mussomeli (CL) – foto di Giuseppe Parello.

7 Castello di Siculiana – (AG) – Foto di Caterina Dmitrieva.

8 Castello di Castelbuono – Foto di Marcello Sottile‎.

9 Scaletta Zanclea (ME) – Foto di Serenella Costa

10 Castello di Caccamo (Pa) Ph Antonino Giallombardo

https://www.siciliafan.it/castelli-siciliani-che-dovreste-visitare/?refresh_ce

lunedì 30 dicembre 2019

Nuovo farmaco 'discioglie' cancro polmoni, senza chemio.



SYDNEY - Un rivoluzionario farmaco che 'discioglie' il cancro ai polmoni senza dover ricorrere alla chemioterapia è stato sperimentato con successo in Australia. Il farmaco Keytruda, già usato per il trattamento del melanoma, un tumore della pelle per lo più causato dall'esposizione ai raggi solari, permetterà ai pazienti di cancro ai polmoni di vivere più a lungo e meglio, liberi dagli effetti debilitanti della chemioterapia, ha detto la responsabile della ricerca, l'oncologa Rina Hui, nel presentare i risultati delle sperimentazioni cliniche nel Westmead Hospital di Sydney.

Il farmaco antitumorale, che contiene il principio attivo pembrolizumab, letteralmente 'discioglie' le cellule cancerose nei polmoni, ha detto Hui. "Possiamo segnare una svolta nella maniera di trattare il cancro ai polmoni, il più letale al mondo", ha aggiunto. "Possiamo veramente dare nuove speranze a questi pazienti". Nella sperimentazione, che fa parte di uno studio globale sul cancro ai polmoni e il Keytruda, dopo 12 mesi il farmaco ha fermato la diffusione del cancro ai polmoni in quasi metà dei pazienti, dimostrandosi tre volte più efficace della chemioterapia. Lo studio è stato condotto su pazienti il cui cancro avanzato si era diffuso fuori dei polmoni e che avevano alti livelli di un marker che indica come le cellule cancerose si "travestono" da cellule sane. Il Keytruda ha tolto via il 'camuffamento' mettendo in grado il sistema immunitario di cercare e attaccare le cellule maligne, ha spiegato l'oncologa.

"Questo farmaco ha dimostrato che dei pazienti di cancro ai polmoni allo stadio quattro e con un marker specifico, hanno una probabilità del 70 percento di vivere oltre 12 mesi senza bisogno di trattamento di chemioterapia", ha detto ancora Hui.

"Normalmente il paziente è trattato con chemioterapia ma se anche il trattamento risponde, il beneficio non dura, mentre il bello di questo medicinale è che i pazienti che rispondono ne continuano a beneficiare a lungo". 

https://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/medicina/2016/10/10/nuovo-farmaco-discioglie-cancro-polmoni-senza-chemio_7e909d2f-2478-4b57-a79a-e9b80f0d1b42.html?idPhoto=1

Amenità

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domenica 29 dicembre 2019

Amenità.





Pensioni di invalidità e reversibilità, tagli in arrivo nel 2020? Falso, i limiti al cumulo con altri redditi sono gli stessi da 25 anni. - Chiara Brusini

Pensioni di invalidità e reversibilità, tagli in arrivo nel 2020? Falso, i limiti al cumulo con altri redditi sono gli stessi da 25 anni

Sta rimbalzando sui social la notizia di una presunta "scure" sugli assegni, pubblicata in prima pagina dal Giornale che parla di "macelleria sociale". Ma per invalidi e vedovi non cambia nulla: le tabelle con le percentuali di riduzione che si applicano a chi ha redditi superiori a tre, quattro o cinque volte il minimo pensionistico sono identiche dal 1995. La circolare Inps non fa altro che aggiornare il valore delle pensioni minime.
Tagliano le pensioni a vedove e invalidiMacelleria sociale del governo” (Il Giornale, 29 dicembre). La notizia di una presunta “scure” su assegni di invalidità e pensioni ai superstiti, pubblicata in prima pagina dal quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, rimbalza sui social da domenica mattina. Complici i tweet indignati dell’ex ministro alla Famiglia Lorenzo Fontana e della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Ma davvero, come commenta Il Giornale, il governo Conte ha varato “quasi di nascosto, come strenna di capodanno“, un “decreto” che prevede “dal gennaio del 2020 il taglio delle pensioni delle vedove e il taglio delle pensioni agli invalidi, quando superano determinate soglie rispetto alle minime”? No: quel “taglio” è semplicemente un limite al cumulo con redditi superiori a certi tetti. Ma soprattutto è una norma in vigore dal 1996. Al governo c’era Lamberto Dini.
Nessun decreto: è la normale circolare Inps di dicembre – Per prima cosa, il governo non ha varato alcun decreto sulle pensioni di invalidità e quelle a cui hanno diritto vedove e vedovi. La legge di Bilancio ha reintrodotto la piena rivalutazione, finora congelata, per le pensioni tra 1.500 e 2mila euro. Ma questo non ha nulla a che vedere con i trattamenti per invalidi e superstiti. Quella a cui fa riferimento Il Giornale è la usuale circolare di dicembre in cui l’Inps elenca criteri, importi e rivalutazioni di tutti gli assegni che saranno versati l’anno successivo. Il punto di partenza è l’aggiornamento – questo sì basato su un decreto ministeriale, che a sua volta recepisce i dati Istat sull’inflazione – dei trattamenti minimi. Nel 2020 la pensione minima salirà a 515 euro, dai 513 attuali, con la conseguenza che tutte le norme che fanno riferimento a valori multipli del minimo vanno aggiornati.
La riduzione degli assegni per chi ha altri redditi è prevista da 25 anni – L’allegato 2 della circolare dell’11 dicembre contiene come ogni anno le tabelle di dettaglio. Comprese quelle che stabiliscono di quanto viene ridotta la prestazione se il beneficiario percepisce anche altri redditi superiori a determinati valori. Per quanto riguarda superstiti e invalidi, le percentuali di riduzione dell’assegno che si applicano a chi ha redditi superiori a trequattro o cinque volte il minimo pensionistico sono identiche da 25 anni. Cioè dall’entrata in vigore della riforma pensionistica del governo Dini (agosto 1995). Né il governo Conte 2 né gli altri 13 esecutivi che si sono succeduti da allora hanno modificato quella scala. L’unica novità è che, anno dopo anno, le minime aumentano e in parallelo si alza anche l’asticella oltre la quale scattano i limiti al cumulo.

I limiti al cumulo – Gli invalidi prendono l’assegno pieno se hanno altri redditi non superiori a 4 volte il minimo calcolato su 13 mensilità (dal 2020 circa 26.783), mentre ne percepiscono solo il 75% se i redditi da altre fonti sono tra 4 e 5 volte il minimo (tra 26.783 e 33.479 euro l’anno) e solo il 50% se hanno altri redditi superiori a 5 volte il minimo (dal 2020 circa 33.479 euro l’anno). Vedovi e vedove – che in assenza di figli hanno diritto al 60% della pensione che veniva percepita dal coniuge – subiscono invece una riduzione del 25% in caso di redditi superiori a 3 volte il minimo, del 40% se già incassano da altre fonti più di 4 volte il minimo e del 50% se hanno redditi extra pari a oltre 5 volte il trattamento minimo.
Il Giornale commenta il decreto che non c’è: “Governo macellaio, nessuna pietas” – Il Giornale nel pezzo principale riconosce che quelli a pensioni di invalidità e superstiti sono “i tagli di sempre, consistenti e fissi”. Il commento però parte dal presupposto che a calare “il coltello” sugli assegni è stato il “macellaio” governo Conte. E già che c’è chiosa: “Le vedove e i vedovi e gli invalidi se hanno un reddito mensile superiore a 2000 euro, non hanno diritto al rispetto del loro status di persone, che hanno perso una parte di sé medesime: nel proprio corpo o nella propria vita coniugale. La pietas umana di questo governo, fiero dei propri risultati, si ferma a questa soglia pecuniaria”. E ancora: “Il macellaio ha il manico del coltello. Mutatis mutandi (sic, ndr), il governo Conte bis decide di quanto tagliare le pensioni di vedovi e di quanto quelle degli invalidi. Il cittadino elettore, contribuente, non ha voce in capitolo. Ed inoltre non viene neppure informato dei tagli qualche settimana prima che vengano annunciati”. Anche se il taglio risale al 1995.

Progetti urbani per un’aria pulita. - Daan Roosegaarde



Ricordate quelle piccole stelle fosforescenti che avevate sul soffitto quando eravate piccoli? Quella è luce. È pura luce. Ma non c’è nessuna bolletta da pagare, nessuna manutenzione da fare. C’è e basta.

In due anni di laboratorio cercammo di renderla più duratura, più luminescente, con l’aiuto degli esperti. Nello stesso periodo, ricevemmo una richiesta dalla famosa Fondazione Van Gogh, che voleva celebrare il 125° anniversario nei Paesi Bassi. Vennero da me e mi chiesero: “Puoi creare un luogo dove Van Gogh possa vivere nuovamente?”. La domanda mi piacque molto. Il risultato fu una pista ciclabile che si ricarica di giorno con il sole e risplende di sera, fino a otto ore. E ci si può andare ogni sera gratuitamente, senza alcun biglietto. Lì si può provare la bellezza di pedalare nella notte stellata.
In seguito alcuni sceicchi del Qatar mi chiamarono e mi chiesero se potevo fare lo stesso ma per 10 chilometri. É stato davvero molto emozionante dar vita a questi progetti. Ma poi è successo qualcosa che mi ha fatto capire che potevo veramente fare qualcosa rispetto all’inquinamento.
Questa è una fotografia di Pechino scattata tre anni fa dalla mia stanza.
La foto a sinistra è stata scattata un bel sabato. Si possono vedere le auto, le persone, gli uccelli; la vita in un denso centro urbano. Mentre nell’immagine a destra, santo cielo, c’è solo l’inquinamento, completamente stratificato. Non si riesce a distinguere nitidamente quasi nulla. Questa immagine mi rese molto triste. Poco aveva a che fare con il futuro brillante che avevo immaginato, questo era l’orrore. Viviamo cinque o sei anni in meno, i bambini sono colpiti da cancro ai polmoni già a 6 anni. E così, in quel momento, sono stato ispirato dallo smog di Pechino. I governi di tutto il mondo combattono la loro guerra contro lo smog ma io volevo dare il mio contributo.
Così abbiamo deciso di costruire il più grande aspiratore di smog al mondo. Aspira l’aria inquinata, la pulisce e poi la restituisce. Abbiamo costruito il primo. Si chiama Smog Free Tower.
Aspira 30.000 metri cubi d’aria all’ora, li pulisce a livello nano-molecolare, dalle particelle PM2.5, PM10, usando davvero poca elettricità, e poi rilasciando l’aria pulita. In questo modo i parchi, i cortili, saranno tra il 55% e il 75% più puliti rispetto al resto della città. E più o meno ogni mese lo apriamo e possiamo rimuovere gli scarti che ha aspirato. Quello che vedete in foto è ciò che viene trattenuto dal filtro.
Ne produce buste intere. Questo è come è fatto lo smog allo stato solido. È nei nostri polmoni proprio ora. Se vivete vicino a un’autostrada, è come fumare 17 sigarette al giorno. Siamo dei folli? Quando abbiamo detto sì a questo? Ma cosa dovremmo farci con questi scarti? Dovremmo buttarli via? No, gli scarti non dovrebbero esistere. Lo scarto di uno, dovrebbe essere cibo di un altro. Ci siamo resi conto che il 42% è fatto di carbone, e dal carbone, sotto alta pressione, si ottengono diamanti. Ispirati da questo, comprimendolo per 30 minuti otteniamo anelli smog-free.
E così, condividendo un anello, si donano circa 1000 metri cubi di aria pulita alla città in cui si trova la torre. É un piccolo cubo fluttuante. L’abbiamo messo online, cercando finanziamenti su Kickstarter. Le gente ha cominciato a prenotarlo, ma soprattutto ha cominciato a pagarlo in anticipo. I finanziamenti raccolti con i gioielli ci hanno aiutato a realizzare altre torri. Gli scarti erano l’attivatore di questo progetto. Non è incredibile che da qualcosa che dovevamo gettare sia nato tutto?
In questa foto c’è una coppia di futuri sposi indiani, lui le fa la proposta con un anello smog-free come segno di vera bellezza, come segno di speranza. E lei ha detto sì. Amo moltissimo questa immagine per tanti motivi diversi.
Ora il progetto sta viaggiando in Cina, con il sostegno del governo centrale cinese. Il primo obiettivo è creare parchi locali con aria pulita, e questo funziona già abbastanza bene. Allo stesso tempo noi collaboriamo con le ONG, con i governatori, con gli studenti, con i tecnici. Con tutti.
Si tratta del sogno di avere aria pulita, di un mondo diverso, l’unico mondo possibile.

https://www.beppegrillo.it/progetti-urbani-per-unaria-pulita/?fbclid=IwAR2WpGLgbpwpXnS6pq4EroSTJcPOgB0Bqg6JIh5SV0wwiTy4pwvbUxN7d3k

Scoperta in Etiopia un’intera città del grande Regno di Axum.


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Nell'Etiopia settentrionale gli archeologi hanno scoperto un’intera antica città sepolta che faceva parte del potente Regno di Axum, che rivaleggiò con l’Impero Romano.
Il Regno di Axum fu uno straordinario regno commerciale che si sviluppò a partire dal IV secolo a.C. e che crebbe sfruttando l’ottimale posizone strategica sul Mar Rosso fino a divenire, nei primi secoli della nostra Era, un vero e proprio impero capace di rivaleggiare con Roma, Persia e Cina. Al tempo del suo massimo splendore, intorno alla metà del terzo secolo d.C., quando il Re Ezana si convertì al Cristianesimo, i suoi territori comprendevano quelle che oggi sono l’Etiopia, l’Eritrea, il Sudan settentrionale, Egitto meridionale, Gibuti, parte della Somalia e persino Yemen e parte dell’Arabia Saudita. Arrivò quindi a controllare lo Stretto di Bab el-Mandeb (tra Yemen e Gibuti) e sfruttò a pieno la linea commerciale marittima che collegava il mondo Mediterraneo con l’Oceano Indiano e le grandi potenze orientali.
Axum batteva moneta propria, come pure aveva propria lingua, scrittura, cultura. Adottò il Cristianesimo come religione di Stato, terza, dopo Impero Romano e Armenia.

"Questa è una delle più importanti civiltà antiche, ma la gente non lo sa", queste le parole del primo autore dell'articolo recentemente apparso su tutte le riviste scientifiche, Michael Harrower, della Johns Hopkins University di Baltimora. “Dopo Egitto e Sudan, questo è la civiltà più antica e complessa mai apparsa in Africa", ha aggiunto.

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Gli archeologi di Stati Uniti, Etiopia, Germania, Gran Bretagna, Canada e Libano avevano iniziato gli scavi nel nord dell'Etiopia, nella regione di Yehi, nel 2009. La gente del posto aveva sempre affermato che nelle profondità della terra fossero nascosti antichi resti, alcuni dei quali erano già stati in parte rinvenuti negli anni ’70 per poi dover essere interrotti per via delle crisi e guerre succedute.
Successivi scavi nel 2011, 2012, 2015 e poi 2016, avevano rivelato frammenti di edifici in pietra a profondità di oltre tre metri dalla superficie. Il più antico datato VIII secolo a.C. I ricercatori hanno chiamato la città Beta Samati, che significa "casa del pubblico" nella lingua Tigrinya locale.
I primi oggetti testimoniano le credenze politeiste degli abitanti di Beta Samati, che furono fortemente influenzate dalle tradizioni del regno di Saba, situato nell'attuale Yemen. Tuttavia, dopo il IV secolo prevalse il simbolismo cristiano.
Infine gli scienziati hanno fatto la scoperta più importante – una vera e propria basilica del IV secolo d.C. Tra i reperti minori gli archeologi hanno rinvenuto anche un anello in stile romano fatto di una lega di rame rivestita con foglia d'oro, con una pietra corniola rossa con l’incisione di una testa di toro della testa di un toro.

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Secondo gli studiosi, Beta Samati era un vivace centro commerciale e religioso situato tra la capitale - la città di Axum - e il Mar Rosso. Qui veniva scambiato il meglio dei due mondi di allora, come testimoniano i ritrovamenti di anfore mediterranee e i preziosi orientali.
La datazione al radiocarbonio degli oggetti trovati va dal 771 a.C. al 645 d.C. Ciò significa che la città fu probabilmente abitata durante l'intero periodo dell'esistenza dell'impero axumita - 1400 anni, e i primi oggetti risalgono al cosiddetto periodo "pre-axumiano".
Proprio questa, secondo gli autori, sarebbe la principale scoperta, che confuta l'opinione che prima dell'avvento della civiltà aksumita, gli antichi insediamenti fossero caduti in rovina. Ora appare invece chiaro che il regno di Aksum fu in realtà un diretto successore di entità statali precedenti e ancora più antiche.
"Il nostro lavoro mostra che Beta Samati era un grande insediamento densamente popolato situato a 6,5 ​​chilometri a nord-est di Yehi, il centro del potere politico del primo Stato (pre-Aksum) complesso dell'Africa sub-sahariana", scrivono gli autori nell'articolo.

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Stele di Axum e chiese rupestri di Lalibela.
Il patrimonio storico archeologico lasicato all’Etiopia dalla cultura Axum è decisamente considerevole – basti ricordare la famosa Stele di Axum portata a Roma durante il periodo fascista e restituita tra le polemiche nel 2008 e le famose chiese rupestri di Lalibela. La prima datata presumibilmente intorno ai primi anni della nostra Era e testimoniante un’usanza ancora più antica del periodo per-Axum (alcuni ritengono che tale pratica di segnalare le tombe degli alti dignitari con tali steli fosse in uso già mille anni prima), le seconde molto più tarde (XII / XIV sec. d.C.) ma a testimonianza di quella cristianità abbracciata già dagli Axum nel III sec. d.C.

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Questa nuova scoperta potrebbe riaccende i riflettori su di un’antica civiltà poco nota ma che durò almeno quanto l’Impero Romano e commerciò con tutti i grandi regni dell’antichità.

https://it.sputniknews.com/mondo/201912258452275-scoperta-in-etiopia-unintera-citta-del-grande-regno-di-axum/?fbclid=IwAR3Kl9ggAgMRXxOzQ2TUC0IaB9lKbQPp1FLeq9HUyTMJQxZNWQh7MlsUJFc