giovedì 8 ottobre 2020

Premi Covid, nelle Marche neanche un euro per medici e infermieri. Mentre i dirigenti tentano il blitz per ottenerlo: 82 beneficiari. - Pierfrancesco Curzi

 

Un decreto firmato dalla dirigente del Servizio salute della Regione aveva autorizzato il pagamento delle quote di straordinari per 82 colleghi, alcuni dei quali in servizio in settori come la cultura, la tutela dell'ambiente e lo sport. Tutto congelato in base all'indicazione del neopresidente Acquaroli. Il sindacato dei medici: "Certe cose fanno arrabbiare. Per la nostra categoria si ragiona sull’ordine di poche centinaia di euro e i dirigenti della Regione vanno ad incassare fino al 30% della retribuzione".

Mediciinfermieri e personale sanitario delle Marche, in prima linea nella lotta contro il Covid-19, non hanno ancora visto un euro della premialità annunciata a maggio dalla Regione, ma intanto i vertici apicali di Palazzo Raffaello erano pronti ad elargire ricchi bonus per straordinari in parte fantasma a dirigenti e funzionari. Un decreto, il numero 16 del 7 agosto, firmato dalla dirigente del Servizio salute della Regione, Lucia Di Furia, autorizzava il pagamento delle quote di straordinari per 82 tra dirigentiinterni ed esterni. Posizioni organizzative e altri funzionari di rango più basso. Somme che potevano andare da 4mila ad oltre 10mila euro, in quanto in rapporto del 30 per cento rispetto allo stipendio tabellare dei vari ruoli. Ora quel provvedimento pare congelato: almeno questa è l’indicazione del nuovo presidente di Regione Francesco Acquaroli (Fratelli d’Italia) che dovrebbe annunciare la formazione della nuova giunta nei prossimi giorni.

Sono bastati un inghippo, qualcuno che ha messo i bastoni tra le ruote e il clamore mediatico per “congelare” la cosa. Sarebbe infatti stato più difficile richiedere indietro le cifre a chi l’emergenza Covid-19 non l’ha neppure sfiorata, magari lavorando per mesi in smart working nel periodo delineato dal decreto, ossia dal 31 gennaio (nelle Marche l’epidemia è esplosa un mese dopo) al 31 luglio. Uno dei dirigenti più di lungo corso presenti in quella lista, inoltre, proprio nel periodo di massimo impatto del virus era in malattia e non ha prestato servizio sotto alcuna forma. Poi c’è il nodo dei servizi e degli ambiti della Regione a cui il bonus doveva essere destinato. Mentre l’area sanità e la Protezione civile sono effettivamente stati in prima linea, qualche dubbio viene analizzando altri settori: turismo ad esempio, oppure la cultura e lo sport, le risorse umane, la tutela del territorio e il servizio “affari istituzionali e integrità” che comprende alcune figure dell’area comunicazione. Decine di questi dirigenti e funzionari, alcuni con stipendi annui vicini ai cinque zeri, erano in quella lista.

A commentare il caso è Oriano Mercante, segretario regionale del sindacato Anaao Assomed: “Certe cose fanno arrabbiare. Per la nostra categoria, così come per quella del comparto, si ragiona sull’ordine di poche centinaia di euro e i dirigenti della Regione vanno ad incassare fino al 30% della retribuzione, alcuni magari senza aver mai fatto nulla contro il Covid. Ne valeva la pena attivare una contrattazione infinita per 600 euro una tantum? Le dico, era meglio non prendere un euro e guadagnarci in salute. Credo che ci sia un senso di opportunità dietro a ogni decisione. I soldi elargiti per questi straordinari sono importanti e soprattutto sono arrivati attingendo dal fondo dell’emergenza Covid, senza alcuna contrattazione”.

La misura, pronta per essere licenziata, è saltata in extremis: fondamentale il fuoco amico di altri dirigenti e personale della Regione, lasciati a bocca asciutta e fuori dal decreto. Stesso discorso per i sindacati, anch’essi silenziati dal provvedimento che annullava, in deroga, qualsiasi contrattazione. Tutto è avvenuto a luglio e agosto, cioè agli sgoccioli di una legislatura travagliata e conclusa con la mancata riconferma del presidente uscente Luca Ceriscioli: “Quello che dovevo fare l’ho fatto, senza dubbi e senza indugi, inserendo un pacchetto da 20 milioni di euro. Gli accordi sui premi sono stati firmati, se non sbaglio. Gli straordinari Covid per dirigenti e posizioni organizzative? Mi risulta che si tratti di regole fissate dal dipartimento centrale di Protezione civile e saranno pochi a goderne”.

Proprio lui aveva annunciato i premi per i cosiddetti “eroi” della sanità, ma gli accordi per l’erogazione dei fondi sono stati presi soltanto in minima parte: “Delle quattro tra aziende ospedaliere e quella sanitaria regionale (l’Asurndr), abbiamo chiuso le vertenze solo nelle due più piccole, Marche Nord e Inrca per il comparto (infermieri, oss, ausiliari e tecnici, ndr) – sostiene Luca Talevi, segretario generale Fp-Cisl Marche – Erano stati promessi mille euro, alla fine ne sono arrivati 615, lordi tra l’altro. Per le due aziende principali, Asur e Ospedali Riuniti di Ancona, parliamo di 8mila addetti, la chiusura dell’accordo rischia di essere addirittura inferiore. Siamo in stato di agitazione e pronti allo sciopero per questo motivo”.

La diretta interessata, Lucia Di Furia, per ora preferisce non replicare. A farlo è invece la massima dirigente della Regione, la segretaria generale Deborah Giraldi: “Il provvedimento non è ufficialmente partito, non abbiamo dato neppure un euro ai dirigenti, ma soltanto fatto una ricognizione col servizio centrale della Protezione civile che elargisce i fondi. In effetti vorremmo capire bene, a norma di legge, cosa si intende esattamente per ‘attività connesse all’emergenza Covid-19’ prima di andare oltre. Ci muoviamo con la massima cautela”. Resta il fatto che il decreto per l’indennità onnicomprensiva era stato mandato in pagamento e i diretti interessati se la sarebbero vista accreditata nella prossima busta paga, se non fosse stata bloccata in tempo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/08/premi-covid-nelle-marche-neanche-un-euro-per-medici-e-infermieri-mentre-i-dirigenti-tentano-il-blitz-per-ottenerlo-82-beneficiari/5958101/

La pandemenza. - Marco Travaglio

















Breve riassunto delle grandi questioni epocali che hanno occupato l’informazione negli ultimi tempi.

1. “Caos governo, senz’anima, né visione né identità. Infatti Conte è rimasto il fascioleghista che stava con Salvini: i dl Sicurezza non li cambierà mai e, se ci proverà, i 5Stelle faranno muro” (li ha cambiati lunedì sera, d’intesa col M5S, nel silenzio generale).

2. “Caos Mes: tutta la Ue lo prenderà tranne l’Italia, isolata sul no da un capriccio dei 5Stelle” (il Mes non l’ha preso nessuno: solo Cipro pareva interessato, poi ha rinunciato).

3. “Caos Azzolina: le scuole non riapriranno mai” (le scuole hanno riaperto il 14 settembre, come stabilito).

4. “Caos regole a scuola, la seconda ondata Covid verrà di lì” (in 20 giorni contagiati 1.492 studenti pari allo 0,021%, 349 docenti pari allo 0,047, 116 non docenti pari allo 0,059).

5. “Caos governo, rimpasto pronto: Azzolina verso l’uscita” (nessun rimpasto e Azzolina al suo posto, elogiata pure da Mattia Feltri su La Stampa per aver “fatto un buon lavoro”).

6. “Caos giallorosa: centrodestra pronto alla spallata alle regionali e alle comunali” (Regionali: 4-3 per il centrosinistra; Comunali nelle 98 città sopra i 15mila abitanti: centrodestra 34, centrosinistra+M5S (separati o insieme) 52, liste civiche 12.

7. “Caos 5Stelle: 40/ 50/ 60/ 100 parlamentari pronti alla scissione” (finora nessuna scissione nei 5Stelle).

8. “Caos 5Stelle: gli stati generali slittano al 2021” (gli stati generali M5S si concluderanno a Roma l’8 novembre 2020).

9. “Caos Pd: Zingaretti lascia la Regione Lazio per candidarsi a Roma/entrare nel governo” (Zingaretti resta alla Regione Lazio).

10. “Caos Recovery Fund: l’Italia in ritardo sul Piano, mentre gli altri governi l’hanno già presentato all’Ue” (nessun governo ha presentato il Piano: lo faranno tutti a gennaio).

11. “Il Recovery Fund è una truffa: i soldi non arriveranno nemmeno nel 2021” (l’accordo dell’altroieri all’Ecofin prevede che i fondi del Recovery inizieranno ad arrivare nei tempi previsti da metà 2021 per sei anni: nella Nadef Gualtieri ha già inserito la scansione degli importi anno per anno, a partire da un “anticipo” di 25 miliardi già disponibili per la nuova legge di Bilancio).

12. “Governo nel caos, il nuovo Dpcm slitta di una settimana” (il nuovo Dpcm è uscito ieri).

E vabbè, dài, è andata così. A chi non sapesse più cosa inventarsi per riempire le pagine, essendo sfumate anche le famose sommosse di settembre, rammentiamo che da qualche giorno non si parla più del governo Draghi. Forza, ragazzi, rifateci sognare un po’.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/08/la-pandemenza/5958458/

mercoledì 7 ottobre 2020

Nobel per la Chimica alle due donne del taglia-incolla il Dna. -

 















Il Nobel per la Chimica quest'anno è diviso equamente fra la biochimica francese Emmanuelle Charpentier e la chimica americana Jennifer A. Doudna, le due ricercatrici che hanno messo a punto la tecnica che taglia-incolla il Dna che permette di riscrivere il codice della vita. Le forbici genetiche, che permettono di modificare il Dna, hanno aperto la via a molte terapie un tempo impossibili. 

La Crispr/Cas9 scoperta da Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna è uno degli strumenti più potenti oggi nelle mani dell'ingegneria genetica. Può infatti essere utilizzato con uno strumento di altissima precisione (forse più simile a un bisturi che a delle forbici molecolari) per modificare l'informazione genetica (Dna) di animali, piante e microrganismi. Presentata per la prima volta nel 2012, la tecnica ha permesso di rivoluzionare la ricerca nelle Scienze della vita, portandola in una nuova epoca, e ha finora contribuito ad aprire nuove strade per la cura di molte malattie, da alcune forme di tumore alla fibrosi cistica, fino ad avvicinare il sogno di curare le malattie ereditarie.

"C'è un enorme potere in questo strumento genetico", ha detto il presidente del Comitato Nobel per la Chimica, Claes Gustafsson. "Non ha soltanto rivoluzionato la ricerca di base, ma - ha aggiunto - ha portato a mettere a punto colture innovative e portato a nuovi trattamenti medici".

Come spesso è accaduto nella storia della scienza, anche la scoperta della Crispr è avvenuta quasi per caso. Tutto era cominciato dalle ricerche di Emmanuelle Charpentier sul batterio Streptococcus pyogenes, responsabile di infiammazioni nell'uomo, in particolare con la scoperta di un frammento del patrimonio genetico utilizzato dal batterio come arma per combattere i virus.

Nello stesso anno della scoperta, il 2011, Charpentier ha cominciato a collaborare con Jennifer Doudna per ricostruire in provetta l'arma del batterio, in modo da semplificarla, trasformandola in uno strumento più facile da utilizzare. In un solo anno le due ricercatrici hanno ottenuto delle forbici molecolari capaci di tagliare la molecola della vita, il Dna, e di farlo con precisione, in un determinato sito. Era subito chiaro che riuscire a tagliare il Dna in modo preciso avrebbe significato poter riscrivere il codice della vita.
Dal 2012 la tecnica della Crispr/Cas9 è utilizzata in un tutto il mondo, in una vera e propria esplosione di applicazioni.

(foto ANSA/AFP)

https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/fisica_matematica/2020/10/07/oggi-il-nobel-per-la-chimica-diretta-alle-1145_d4765da6-1fd3-4285-bdcb-35a8dc8bfc3f.html

Papeete voodoo. - Marco Travaglio

 













Noi, per carità, non crediamo a certe cose. Infatti nel 2013 ci facemmo una grassa risata quando Calderoli, noto per essersi sposato con rito celtico davanti al druido, sostenne che il padre della Kyenge gli aveva fatto la macumba nel suo villaggio in Congo perché lui aveva simpaticamente paragonato la figlia ministra a un orango. La scena, mutatis mutandis viridibus, s’è ripetuta il mese scorso, quando Salvini di passaggio a Pontassieve è stato aggredito da una tizia di origini africane che gli ha strappato la camicia e il crocifisso urlandogli “Io ti maledico!” e l’autorevole il Giornale ha scritto che non era il gesto di una fuori di testa, ma un “rito voodoo di magia nera”. E noi di nuovo giù a ridere, anche perché la collezione di rosari sbaciucchiati e il filo diretto con la Madonna di Medjugorje ci parevano sufficienti a immunizzare il Cazzaro da simili diavolerie. Ora però stiamo riconsiderando la nostra posizione alla luce degli ultimi eventi.

È vero che da quell’8 agosto 2019 al Papeete non ne ha più azzeccata una. Voleva i pieni poteri e ha perso pure i semipieni. Voleva le elezioni subito e, se gli va bene, si vota nel 2023. Voleva l’arresto di Conte per i più fantasmagorici reati perché osa batterlo nei sondaggi e ora lo battono pure Zaia e Meloni. Voleva l’Emilia-Romagna per dare la spallata al governo e s’è lussato la spalla. Puntava tutto su Fontana, orgoglio e vanto del modello Lombardia, e sappiamo com’è finita. Seminava terrore sui migranti ed è arrivato il Covid che ne fa molto di più. E lui, a furia di chiudete tutto-aprite tutto, metto la mascherina-levo la mascherina, s’è un po’ sputtanato, anche perchè ogni suo comizio è un cluster. La grande occasione di riscatto erano le Regionali, quelle del “vinco 7 a zero e do la spallata a Conte”, con l’aggiunta del martirio al processo Gregoretti. Ma, nel rush finale, ha incontrato la strega di Pontassieve: sconfitta 3 a 4 e altra spalla lussata. Tant’è che, avendone solo due, per i ballottaggi comunali se n’è fatta prestare una da Siri: botte da orbi dal Sud a Lecco, Corsico, Legnano e Saronno. E al processo niente martirio: i pm han chiesto l’archiviazione, il gup sentirà come testimoni Conte, Di Maio, Toninelli e Trenta. Lui ha esultato come se fossero imputati. La Bongiorno voleva spiegargli la differenza, ma era sotto una lastra di marmo lì attaccata da 90 anni e venuta giù appena visto Salvini. Geniale anche lo slogan sulle t-shirt per i fan che dovevano accorrere a Catania in sua difesa, ma non sono venuti: “Processate anche noi”, subito adottato dai pm che gli stanno arrestando mezza Lega. Noi, per carità, non crediamo a certe cose. Ma delle tre l’una: o il voodoo esiste, o la Madonna di Medjogorje non esiste, o è incazzata nera.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/07/papeete-voodoo/5957059/

La crisi del Movimento e le colpe dei cittadini. - Tommaso Merlo

 

La crisi del Movimento è anche colpa dei cittadini che lo compongono. Nessuno escluso. Come quei cittadini che dalla sera del 4 marzo son tornati sul loro divano. Altro che partecipazione, altro di rimboccarsi le maniche e fare la propria parte. Si sono rituffati nell’indifferenza e alle elezioni locali non si son degnati neanche di votare. Tra loro molti cittadini esasperati per cui il Movimento era l’ultima spiaggia ed è bastato qualche schizzo di fango per farli arrendere. Molti si son fatti ingannare dalla stampa in mano ai nemici del Movimento, alla faccia del sapersi informare e ragionare con la propria testa. Altri invece pensavano che il Movimento avesse la bacchetta magica e risolvesse tutti i loro problemi in un batter d’occhio. Come prometteva di fare la vecchia politica salvo poi farsi gli affari propri. Cittadini che si son messi a fare gli schizzinosi. Per decenni sono stati umiliati da una politica corrotta e autoreferenziale e adesso che in soli due anni il Movimento ha realizzato senza rubare gran parte di quello che ha promesso, alzano il nasino all’insù e danno tutto per scontato. Come se avessero rimosso da che paese provengono. Come se confondessero la politica col Padreterno. Ma ci sono anche molti cittadini che il 4 marzo non sapevano né cosa votassero né perché. Cittadini saliti per sbaglio sul treno giallo del Movimento e che sono scesi alla prima stazione. Tra loro molti terrapiattisti de noialtri e negazionisti anche del proprio senno. La crisi del Movimento è però anche colpa di cittadini che han continuato a credere nel progetto e a partecipare ma che strada facendo sono ricaduti nei vizietti della vecchia politica. Tipo quelli che si dichiaravano post-ideologici e quando il Movimento era alleato con la Lega gli andava bene, adesso che è alleato col Pd si scandalizzano e sbattono la porta. O viceversa. I post ideologici a chiacchiere. Oppure quelli che son scivolati nel personalismo e si son messi a tifare per quel portavoce o per quell’altro. Dividendo così la base e generando pseudo correnti e spifferi che alla lunga hanno indebolito il Movimento. Vizietti della vecchia egopolitica a cui alcuni portavoce si son prestati con un protagonismo che gli ha garantito visibilità e peso ma che ha danneggiato un Movimento che ha sempre fatto della sua compattezza e della sua concentrazione sulle cose da fare, la sua forza. Un Movimento nato per essere leader di se stesso e in cui contano i programmi e non chi li realizza. Concetti profondi. Culturali. Che riguardano il modo d’intendere la politica e la propria cittadinanza. Concetti che molti attivisti sia a casa che nei palazzi sembrano aver scordato. L’egopolitica ha ostacolato il dialogo tra portavoce ed attivisti e generato uno strisciante complottismo interno. Una cultura del sospetto che ha scatenato tempeste sul nulla e ha offerto alibi ai traditori e armi ai nemici. Ma nulla è ancora perduto, anzi. Gli Stati Generali sono una storica occasione di rilancio. Il Movimento ha ancora un enorme potenziale politico. Merito delle cose realizzate che alla lunga pagheranno anche in un paese autolesionista e fazioso come il nostro. Merito delle cose ancora da realizzare che sono ancora moltissime in un paese martoriato dalla malapolitica come il nostro. Merito dei nemici del Movimento che non hanno imparato nulla dal 4 marzo e alle prossime politiche si ripresenteranno con le solite stucchevoli facce costringendo molti elettori a fare il bis a 5 stelle. Quanto all’egopolitica, grazie al limite dei due mandati i portavoce che sono all’ultimo giro di giostra se la porteranno a casa con loro. Gli Stati Generali sono davvero una storica occasione di rilancio. Questo a patto che si ammetta come la crisi del Movimento sia anche colpa dei cittadini che lo compongono. Nessuno escluso.

https://repubblicaeuropea.com/2020/10/07/la-crisi-del-movimento-e-le-colpe-dei-cittadini/

Libertà, mascherine.

 



L’ultima di Gallera e Fontana: vaccini pagati il quintuplo. - Andrea Sparaciari

 


Dopo la gara flop - 26€ anziché 5.

Ventisei euro a dose. È il prezzo stratosferico che Regione Lombardia ha accettato di pagare il 1° ottobre 2020 alla Falkem Swisse pur di assicurarsi 400 mila dosi di vaccino quadrivalente antinfluenzale, per un totale di 10.400.000 euro. Un’enormità, se si considera che sul mercato – in condizioni normali, quando cioè si dovrebbero fare le gare per i vaccini antinfluenzali, a primavera – la stessa dose costa in media non più di 5,50 euro più iva. Tanto per esempio l’ha pagata la Regione Puglia a luglio scorso. Ma quando sei con l’acqua alla gola, accetti di tutto. E il Pirellone, rimasto drasticamente a secco di scorte di vaccini, era oltre l’acqua alla gola. Tanto che quest’ultima gara l’aveva indetta il 30 settembre scorso, era partita il 1° ottobre senza però apparire sul sito di Aria (agenzia che si occupa degli acquisti per il Pirellone), è stata chiusa il giorno successivo, cioè il 2 ottobre, ieri è stata aggiudicata definitivamente. Oltre ad aver accettato i 26 euro a dose, la Regione ha anche concesso al venditore termini di consegna delle dosi molto laschi (“entro il mese di novembre”) e ha anche rinunciato alla fidejussione normalmente prevista in questo tipo di contratti. Tutto pur di avere le benedette dosi.

Per capire quanto Gallera fosse in difficoltà, basta pensare che la stessa Regione Lombardia, in una delle tante gare per gli antinfluenzali indette da febbraio a oggi (in tutto 10: oltre a quella di ieri, 4 andate a buon fine, un positiva solo in parte perché non completa e 4 tra annullate e deserte), a luglio scorso era riuscita ad accaparrarsi 200 mila dosi di quadrivalente, la stessa tipologia di vaccino, a 7,70 euro. Ma era un secolo fa. Cosa è cambiato da luglio a ieri? Tutto. Ovvero, la regione più colpita d’Italia dal Covid si è ritrovata con scorte di antinfluenzale insufficienti per coprire le classi a rischio – gli over 65, i bambini da 0 a 6 anni, i malati cronici e gli operatori sanitari -, a causa di gare annullate per il tentativo di risparmiare o andate a vuoto a causa della mancanza di concorrenti. Il 23 marzo scorso, per esempio, Aria annulla una gara per 1,3 milioni di dosi perché giudica il prezzo proposto dall’unico partecipante – 5,9 euro a dose – troppo alto rispetto alla base d’asta fissato 4,5 euro . Ma è solo uno degli innumerevoli errori di una campagna acquisti fallimentare. Tanto che oggi, secondo i dati di Aria, il Pirellone dispone di circa 2,8 milioni di dosi di vaccino, contando anche quelle appena aggiudicate. Tuttavia la platea è molto più vasta: solo i bambini 0-6 anni, secondo l’Istat, sono 577.960, mentre gli over 60 sono 2.933.291. A questi vanno poi aggiunti i cronici e i sanitari. Il Pd aveva stimato in almeno 5 milioni il fabbisogno. Forse un po’ troppo, ma di sicuro molto più ampio della disponibiltà.

Di sicuro non saranno vaccinati i dipendenti della sanità privata – ai quali per la prima volta non sarà dato il vaccino dalla Regione – né gli operatori delle Rsa, dove si vivrà il paradosso di pazienti vaccinati ma il personale no. Idem per i dipendenti del comune di Milano. Ma per Gallera va tutto bene, tanto che solo ieri dichiarava: “Si partirà nella seconda metà di ottobre, stiamo definendo le date precise, la macchina è pronta. Regione Lombardia si è mossa addirittura presto, arriva nel momento giusto ad avere le dosi giuste di vaccini. Il vaccino si fa tra fine ottobre e novembre”.

(foto ilFQ)

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/07/lultima-di-gallera-e-fontana-vaccini-pagati-il-quintuplo/5957064/