venerdì 30 ottobre 2020

Cosa dicono i numeri. - Marco Travaglio

 

Da una parte ci sono i politicanti: Salvini, che contesta il coprifuochino lombardo alle 23 e poi apre al lockdown totale; l’altro Matteo, che vuole riaprire tutto, poi preferisce chiudere tutto e infine virologheggia sull’inutilità delle misure del governo di cui fa parte a sua insaputa, senza accorgersi che sono simili a quelle di Merkel, Macron, Sánchez &C. né ovviamente precisare quali sarebbero le sue; il capogruppo renziano Pd Marcucci che, dopo la supercazzola del “comitato di salute pubblica” con scappellamento a destra, chiede a Conte se i suoi ministri siano tutti “all’altezza”, riuscendo solo a mostrare la sua bassezza ai limiti del nanismo. Dall’altra parte ci sono i cittadini depressi e disorientati che ti fermano per strada e ti domandano: “Ma è vero che il governo ha già deciso di richiuderci in casa?”. L’unica risposta sincera è: nessuno ha deciso nulla, dipende dai numeri dei prossimi 10 giorni, cioè dagli eventuali effetti dei Dpcm del 13, 18 e 25 ottobre. Non dal dato che fa titolo e clamore: i nuovi positivi (che raddoppiano ogni settimana, ma aumentano col crescere dei tamponi e sono all’80% asintomatici). Ma da altre tre curve: il tasso di positività (rapporto tamponi-positivi), i nuovi ricoveri in ospedali e terapie intensive. Che per ora non registrano l’aumento esponenziale vaticinato dagli apocalittici.

Da cinque giorni il rapporto positivi-tamponi pare stabilizzato sul 12,5-13,5% (domenica 13,1, lunedì 13,6, martedì 12,6, mercoledì 12,5). Naturalmente potrebbe sempre schizzare all’insù. Ma in tre settimane non s’erano mai registrati tanti giorni di stabilità, mentre dal 12 al 25 ottobre l’indice era salito dal 5 al 13. È presto per dirlo, ma la frenata potrebbe essere frutto dell’effetto-paura misto a quello delle mini-strette di 17 e 12 giorni fa. Se così fosse, sarebbe incoraggiante, perché un’altra frenata potrebbe arrivare tra 7-10 giorni dalle ultime misure. E scongiurare il lockdown. Tantopiù che neppure la crescita dei ricoveri è esponenziale: un migliaio di pazienti in più al giorno nei reparti Covid e oltre un centinaio in terapia intensiva, anch’essi costanti negli ultimi quattro giorni. La saturazione delle terapie intensive è lontana: 1.651 pazienti su 8.400 posti letto (più altri 2-3mila se le Regioni riusciranno a usare i 3.249 ventilatori acquistati da Arcuri e non ancora usati). Invece quella dei reparti ordinari è più vicina, visto che entrano molti più pazienti di quanti ne escano e molti ospedali delle regioni più colpite sono allo stremo. Perciò, per evitare il lockdown, occorrono subito zone rosse nelle aree più infette (Milano e Napoli, ma non solo). Sempreché i politicanti, nei ritagli di tempo tra un assalto e un agguato al loro governo, si ricordino del virus.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/30/cosa-dicono-i-numeri/5984988/

Strage in chiesa a Nizza: 3 morti. L’assalitore veniva da Lampedusa. - Luana De Micco

 

Brahim Aouissaoui ha continuato a gridare Allah Akbar anche mentre la polizia lo fermava e lo trasferiva in ospedale, ferito, ma vivo. Poco prima, verso le nove del mattino, armato di un coltello, è entrato nella basilica Notre-Dame di Nizza dove si raccoglievano i fedeli e ha ucciso due persone. Una donna che pregava: il killer l’ha massacrata tentando di decapitarla.

L’altro era il sagrestano della chiesa, un laico di 45 anni, padre di due figli. È stato sgozzato. Una terza persona è stata attaccata, una donna di una trentina di anni, che è riuscita a fuggire, ma le sue ferite alla gola erano troppo gravi ed è morta poco dopo. Aouissaoui è stato identificato perché addosso gli è stato trovato un documento della Croce Rossa italiana. Il terrorista, un tunisino di 21 anni in situazione irregolare, è sbarcato il 20 settembre a Lampedusa. Si trovava su uno dei barconi, una ventina, arrivati quel giorno con decine di migranti tunisini a bordo. Era stato indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e trasferito a Bari per le procedure di identificazione. “Non ci sono dubbi sul fatto che si tratti di un militante islamo-fascista”, ha detto il sindaco di Nizza, Christian Estrosi.

La spirale del terrore non sembra avere fine in Francia. Appena il 16 ottobre i francesi scoprivano con orrore la morte di Samuel Paty, un insegnante di Storia aggredito e decapitato da un giovane ceceno radicalizzato mentre usciva dalla scuola di Conflans-Sainte-Honorine, dove insegnava. Aveva tenuto una lezione sulla libertà di espressione e mostrato ai suoi allievi le caricature di Maometto pubblicate da Charlie Hebdo. Il clima di tensione che si è instaurato negli ultimi giorni tra Parigi e Ankara, coinvolgendo altri Paesi del mondo arabo, faceva temere. Una nota del ministero dell’Interno allertava sin da domenica del rischio di nuovi attacchi all’avvicinarsi della festa di Ognissanti, dopo gli appelli al “jihad individuale” intercettati sui media legati a al Qaeda. “I cattolici hanno il sostegno di tutta la Francia. La religione deve continuare a essere esercitata liberamente nel nostro Paese. Se siamo stati attaccati – ha detto Emmanuel Macron arrivando a Nizza ieri – è per i nostri valori”. Ai francesi ha chiesto di restare “uniti”, di “non cedere allo spirito di divisione”, come dopo l’omicidio di Samuel Paty. La giornata di ieri è stata caotica. Poco dopo le 11 è arrivata anche la comunicazione che ad Avignone un uomo aveva minacciato i passanti con un coltello ed era stato abbattuto dalla polizia. Nello stesso tempo, a Gedda, in Arabia Saudita, un uomo ha accoltellato una guardia del consolato di Parigi. Tutto questo nel giorno in cui i francesi aspettavano i dettagli del nuovo lockdown che entra in vigore oggi, deciso dopo l’impennata dell’epidemia.

Di fronte a una minaccia terroristica sempre più alta, Macron ha annunciato che l’allerta sarebbe stata elevata al livello massimo e il numero dei militari dell’operazione “Sentinelle” portato da tremila a settemila per garantire la sicurezza dei luoghi di culto e delle scuole, che resteranno aperte durante il lockdown.

Messaggi di solidarietà sono arrivati dal Papa, dai vescovi di Francia e dal Consiglio francese del culto musulmano, da numerosi capi di Stato, compreso Erdogan. Il ministro francese degli Esteri ha inviato un “messaggio di pace” al mondo musulmano. L’attacco della basilica rinvia al 26 luglio 2016 e a padre Jacques Hamel, sgozzato nella sua chiesa vicino a Rouen, mentre celebrava la messa. Ma anche all’attentato sul lungomare della stessa Nizza, colpita appena alcuni giorni prima, il 14 luglio 2016, da un camion lanciato sulla folla alla festa nazionale.

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giovedì 29 ottobre 2020

SOLDI SOLDI SOLDI...... - Rino Ingarozza

Il governo ha emanato il decreto ristoro. Tutti gli interessati riceveranno una somma in denaro, a fondo perduto.

Tutti riceveranno qualcosa (una bella somma, direi).
I baristi 3.000 euro, i ristoratori 5.000 e così via, tutte le categorie.
3.000 e 5.000 euro per qualche ora di chiusura. Certamente quelle dei ristoratori sono ore significative, in quanto quelle serali e quindi quelle della cena ed è giusto che prendano qualcosa in più.
Tutto giusto. Giustissimo.
Vedo, però, che ancora ci sono delle lamentele. Mi chiedo e chiederei a loro: sono pochi? Caro barista, sono pochi 3.000 euro netti? Per qualche ora di chiusura? Mio padre aveva un bar e, sinceramente, non me li ricordo dei guadagni così. Saranno cambiati i tempi. Allora se si spende così tanto ad aperitivi e caffè, non è vero che si sta così male. Meglio così. Abbiate un po' di pazienza, lo Stato non può darvi di più, evidentemente. Non ci sono tutti questi soldi. Ve ne può dare una parte. La pandemia finirà (intanto lo Stato vi sta dando le risorse per poterci arrivare, alla fine della crisi) e quando tutto questo finirà, ritornerete a guadagnare i ......quanto? Diecimila, quindicimila euro al giorno? Vi auguro anche di più. Per voi e per lo stato, cosi incasserà bei soldini con le vostre tasse. Perché voi siete delle persone per bene e fatturate tutto, dichiarate tutto. Vero?
La mia non vuole certo essere una critica ai vostri guadagni, ma una domanda ve la voglio fare, a voi e a quei politici che, giustamente, vi difendono, dicendo che vi si deve aiutare.
C'è gente che andava alla caritas per mangiare. Lo faceva perché aveva perso il lavoro, non riusciva a trovarne un altro. Intere famiglie senza reddito, che erano costrette a rovistare nel bidone dell'immondizia. Padri di famiglia accettare lavori degradanti, sottopagati e in nero, per portare qualche euro a casa, magari per comprare delle medicine (e sono sempre di più) che il servizio sanitario non passa più.


Poi, finalmente, una forza politica, si è posta il problema. Si è chiesta come avrebbe potuto aiutare questa gente (in perenne pandemia economica) e, una volta al governo, ha fatto il reddito di cittadinanza.
La domanda è:
Perché voi e i politici, di cui sopra, l'avete selvaggiamente criticata?
Perché avete sempre detto che 400, 500, 600 euro erano dei soldi dati in modo assistenziale a dei parassiti?
Perché, signori?
Non hanno, forse, anche questi una famiglia da sfamare?
Non hanno diritto ad un reddito, che il lavoro non può loro assicurare?
Sono, forse, figli di un Dio minore?
O forse perché chi ha la pancia piena non può credere che ci sia gente digiuna?
O, ancora, forse perché queste persone non sono mai scese in piazza, per protestare?
I poveri vivono con dignità la loro condizione. Vedo gente ai supermercati che danno la tessera del RDC, di nascosto, cercando di non farsi vedere dagli altri. Quasi come se fossero dei ladri.
E questa gente è la prima che vi dà la loro solidarietà. Perché sa cosa vuol dire non avere un euro per comprare il latte al figlio piccolo.
Ravvedetevi, vi prego. Date il giusto peso al denaro. C'è gente che non sa nemmeno com'è fatto.
La pandemia finirà (come ho detto prima) e voi ritornerete più forti di prima. Gli ultimi, invece, resteranno sempre ultimi. Un giorno il RDC finirà di essere erogato. Andrà al governo la destra dei "padroni" e di " chi se ne frega degli ultimi" e allora, mentre voi servirete il millesimo aperitivo, ci sarà gente che riprenderà ad aprire i cassonetti.
Siate bravi, almeno, metteteci qualche cosa di più, dentro.

Ma stiamo scherzando? - Andrea Scanzi

 

Ma stiamo scherzando? Questa qua, oggi, ha avuto il coraggio di dire alla Camera:

“(Gli) Unici negazionisti (li ho) visti al governo. Dicevate “non ce n’è coviddi”. Col virus fuori controllo e gli Italiani in ginocchio dopo il primo lockdown, ci siamo trovati di fronte a ministri e leader di governo negazionisti. Zingaretti dice che non ce n’è coviddi a Milano, ma poi… giù ad aperitivi (era fine febbraio, quando la Meloni esortava i turisti a venire in Italia perché tanto il virus era una cosa da nulla). La Azzolina dice che non ce n’è coviddi, perché forse con i banchi a rotelle riesce a scappare (battutona!). La De Micheli dice che non c’è coviddi sui trasporti pubblici (boh). Scenda dal piedistallo, presidente!”

Ci rendiamo conto? Parla LEI? Quella della manifestazione senza rispetto delle regole del 2 giugno? Quella alleata col no mask a giorni alterni Salvini? Quella che (24 giugno) “Non ho scaricato l’app Immuni e invito tutti a non scaricarla”. Quella che (29 luglio) Stato di emergenza? Al Governo pazzi irresponsabili”. Quella che (29 luglio) “Non sono negazionista ma in Europa solo noi proroghiamo l'emergenza”. Quella che (19 agosto) L’obiettivo del governo è mantenere la paura per mantenere sé stesso”. Eccetera.

Ma vergognati!

https://www.facebook.com/andreascanzi74/photos/a.381965611819773/4119416234741340/

Il premier e la guerra dei matti. - Gaetano Pedullà

 

L’impennata dei contagi è inarrestabile, la Francia torna in lockdown, le Borse di tutto il mondo crollano, ma in Italia si continua con le polemiche su cosa chiudere o non chiudere, e a chi tocca deciderlo. L’opposizione con in testa Salvini non offre aperture al Governo neppure su un decreto che al di là del brutto nome (Ristori) distribuisce subito oltre cinque miliardi, mentre le Regioni procedono in ordine sparso: chi ferma le scuole, chi lascia i ristoranti aperti fino alle 23, chi ha sul tavolo previsioni di ricoveri ospedalieri insostenibili e non volendo assumersi la responsabilità di scelte impopolari come il coprifuoco di grandi città sfruculia il ministero della salute, per capire se gli atti del ministro ancora contano più delle interviste in tv di un suo consulente.

Siamo la culla della civiltà, ma in nome del diritto di ciascuno di fare quello che ci pare assistiamo inerti ad assurde manifestazioni di piazza, e dobbiamo pure sorbirci i sofisticati interventi televisivi di chi giustifica questi stronzi che bruciano auto e devastano vetrine, perché senza lavoro si muore mentre chi si becca il Covid è in gran parte asintomatico. E pazienza se muoiono ogni giorno centinaia di persone.

L’Italia grazie al buonsenso di chi sta governando, e che probabilmente anche i peggiori detrattori un giorno ringrazieranno, sta cercando di evitare un nuovo game over delle attività. Perciò in piena emergenza far guerra all’Esecutivo è da folli, come lo è anche nella stessa maggioranza chi pensa alle poltrone. Ma di questi tempi mancano tante cose, ma non i matti in circolazione.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/il-premier-e-la-guerra-dei-matti/

“Vattene, buffone!” I ristoratori cacciano Salvini dalla piazza. - Vincenzo Bisbiglia e Giacomo Salvini

 

La destra che soffia sul fuoco.

L’occasione per soffiare sul fuoco è ghiotta: 150 ristoratori, pasticcieri e lavoratori dello spettacolo furibondi contro il governo per le nuove restrizioni. Un piatto su cui buttarsi a capofitto. E così è: alle 11.45 di una mattinata soleggiata, Matteo Salvini si presenta in piazza del Pantheon e inizia a girovagare tra le tovaglie bianche e le stoviglie di argento piazzate per terra dagli esercenti per protesta. Molti lo ignorano, qualcuno lo riconosce, anche solo per il codazzo di telecamere alle spalle: “Ma perché è venuto Salvini? Cosa c’entra, noi in piazza non lo vogliamo”.

Lui stringe qualche mano, scatta qualche selfie, ma nessun organizzatore gli si avvicina. Ma è già tutto preparato: in fondo alla piazza fa un collegamento con le tv e poi, sempre a favore di telecamere, si ferma a parlare con un ristoratore che gli chiede se arriveranno i soldi promessi. Il leader della Lega poi accenna il solito comizio – “I 5 miliardi previsti sono una mancia, noi romperemo per vigilare che arrivino” – ma a quel punto però accade quello che Salvini non aveva previsto: prima qualche fischio, poi dalla folla dei ristoratori parte il coro “Buffone, buffone, vattene”.

E lui, dopo solo un quarto d’ora, non può che lasciare la piazza per evitare la contestazione. “Noi non avevamo invitato Salvini – spiega il presidente di Fipe Roma, Sergio Paolantoni – siamo apolitici, nessuno ci doveva mettere il cappello”. Al termine della manifestazione l’irritazione è evidente: “Non era una manifestazione dell’opposizione – spiegano gli organizzatori – ma non possiamo nemmeno impedire a un parlamentare di venire”. Insomma, Salvini si è imbucato senza che nessuno lo sapesse. Oggi a soffiare sul fuoco ci proverà Giorgia Meloni che alle 11.30 sarà davanti al Mibact per un flash mob con i lavoratori del turismo ma l’esito non potrà essere lo stesso di Salvini visto che il sit-in è organizzato da FdI. Ma la strategia di cavalcare la paura e lo scontento – anche grazie alle reti Mediaset dove il leader del Carroccio va quasi ogni sera per raccogliere la disperazione di tassisti e ristoratori, come martedì su Rete 4 da Mario Giordano – sta fallendo su tutta la linea.

Dopo la cacciata dalla piazza, ieri è scoppiato il caso dei giovani leghisti che martedì sera si sono uniti al sit-in non autorizzato di Forza Nuova in piazza del Popolo dal quale sono nati gli scontri e i danneggiamenti nel quartiere Prati. La “prova” dell’adesione è uno striscione tricolore – “L’Italia riparte dai giovani”– messo in bella vista all’appuntamento leghista in supporto degli esercenti in piazza Cavour, portato in corteo fino a piazza del Popolo al grido di “Conte Conte vaff…” e “c’avete rotto er c…” e poi esposto fra fumogeni e petardi quando a prendere il comando è stato il vicesegretario nazionale di FN, Giuliano Castellino, che ai giornalisti urlava: “Dovete andare via! È la piazza nostra! Piazza unica!”.

Quelli che in Questura definiscono “militanti trasversali” sono invece rimasti a fianco del gruppone riunitosi attorno a Castellino e al leader nazionale Roberto Fiore, con il loro striscione in bella vista, fino al primo giro di sirene e alla carica del camion idrante della Polizia sbucato da via del Corso appena sono esplose le prime bombe carta. “Non c’è stata alcuna adesione a quella manifestazione – dice Claudio Durigon, coordinatore romano della Lega, contattato dal Fatto – i ragazzi sono subito andati via appena hanno visto che la situazione stava degenerando. Non c’è stato alcun coinvolgimento. La nostra manifestazione era quella di piazza Cavour, che è stata pacifica e rispettosa”.

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Milano, manca il personale. Fiera svuota anche le Rsa. - Andrea Sparaciari

 

Doveva essere il jolly nel momento della crisi, invece l’Ospedale alla Fiera di Milano si sta rivelando un enorme problema per la sanità lombarda. Il motivo? La mancanza di personale. Mentre gli ospedali milanesi collassano sotto il peso dei ricoveri – “non c’è più posto per i pazienti. Avanti così, si rischia di morire in ambulanza o in casa, come accadeva in primavera”, avvertiva ieri Maurizio Viecca, primario di Cardiologia all’ Ospedale Sacco – l’Astronave di Guido Bertolaso si prendeva cura di soli 12 pazienti, affidati ai medici del Policlinico.

Ma per rendere operativi tutti i 102 posti annunciati servirebbero 102 rianimatori e 306 infermieri. Forze che gli uffici dell’assessore Giulio Galera non trovano. A testimoniare l’affanno di questi giorni, le due delibere della Direzione Welfare emanate nell’arco di sei giorni. Con la prima, la determina del 21 ottobre – come anticipato dal Fatto – si stabiliva che 7 ospedali lombardi (Policlinico, Niguarda, San Gerardo, San Matteo, Varese, Legnano/Busto, Humanitas) dovessero fornire altrettante équipe sanitarie. Ognuna, composta da 16 medici e 48 infermieri che avrebbe dovuto occuparsi di un modulo da 16 posti letto di Ti, la “struttura a stecca”.

Un ordine di scuderia suonato a vuoto, perché, come racconta un medico al Fatto, “con il casino che c’è, è finita l’epoca nella quale Trivelli (Marco, dg della sanità, ndr) scrive e le direzioni sanitarie si mettono sull’attenti!”. E, infatti, le équipe non sono arrivate. Perché, come dice il consigliere regionale di +Europa, Michele Usuelli, “in guerra, gli eserciti si tengono stretti i loro soldati migliori”, nel caso specifico, gli anestesisti-rianimatori. Tanto che Trivelli è costretto a diramare un’altra delibera il 26 ottobre, con la quale rivolge al personale di “tutte le strutture accreditate regionali” una chiamata “a collaborare per consentire l’attivazione delle Strutture sanitarie temporanee” di Milano e Bergamo.

E così pur di occupare l’Astronave in Fiera, si svuotano gli ospedali e le Rsa. La nuova delibera prevede infatti sì di mantenere la struttura a stecca, ma le équipe saranno composte da sanitari (liberi professionisti, partite iva, precari) di strutture diverse, che non hanno mai lavorato insieme. E, per invogliare a rispondere alla call – “preferibilmente su base volontaria” – sono stati previsti premi e incentivi. “A tale personale verrà riconosciuta l’indennità di missione, la possibilità di alloggiare, senza alcun onere, in strutture ricettive nei pressi della temporanea sede lavorativa (…), nonché l’accesso a sistemi di premialità concordati con le Ooss di categoria”. Un sistema premiale che sta creando un effetto perverso: siccome di infermieri sul mercato ce ne sono pochi, molti di quelli che stanno rispondendo provengono dalle Rsa. Così sono sempre di più le residenze che si stanno ritrovando senza personale. Alla Fondazione Carisma di Bergamo, secondo la Fp-Cgil, “su 100 infermieri, hanno fatto richiesta di trasferimento in 50”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/29/milano-manca-il-personale-fiera-svuota-anche-le-rsa/5983593/

Ne avessero azzeccata una!