Bufera Lombardia.
Fino alle 19 di ieri era praticamente fuori dalla giunta lombarda. Poi in pochi minuti è cambiato tutto e l’assessore alla Sanità Giulio Gallera si è salvato. Un’altra volta. Grazie unicamente al presidente Attilio Fontana che questa volta ha detto no. Un no pesantissimo, rivolto al suo Capitano in persona, Matteo Salvini. Era lui, infatti, che scontento dei sondaggi e convinto che così al 2023 il suo presidente “non ci arriva”, aveva elaborato il piano per mettere l’ormai imbarazzante Gallera alla porta: un mini rimpasto di giunta, con l’uscita del buon Giulio e di altre tre assessore. Silvia Piani (Famiglia) e Martina Cambiaghi (Sport), entrambe quota Lega e Lara Magoni (Turismo), Fratelli d’Italia. Un maquillage giusto per salvare le apparenze. Le tre assessore sarebbero rimaste consigliere regionali (con stipendio assicurato) e la giunta ne avrebbe risentito poco. Certo, si sarebbero dovute trovare altre tre donne per mantenere le quote rosa e poi si sarebbe dovuto sdoppiare l’assessorato oggi di Gallera, Welfare e Sanità. Una fatica, ma tutto sommato nulla di impossibile. E infatti Salvini credeva fino alle 18,30 di avercela fatta.
Poi la sorpresa: Fontana che sbatte i pugni e dice il suo no, consapevole che la caduta di Gallera equivarrebbe a una sua perdita di credibilità personale. Inoltre, tra Fontana e il suo (ancora) assessore molti in questo ultimo anno turbolento sono stati gli interessi comuni e le scelte, non sempre prese in totale accordo. E non sarebbe “saggio” da parte del governatore lasciare che un Gallera demansionato possa parlare liberamente del passato. Così Attilio ha salvato Giulio. Il quale però resta in bilico e nel mirino del Carroccio. Anche perché Matteo Salvini non è solito accettare dei no. Oggi per le 14,30 è convocata una riunione dei capigruppo della maggioranza. Ma Fontana non è stato invitato.
Che Gallera fosse di fatto fuori dal Pirellone fino a una manciata di ore fa, è un dato di fatto. Ancora in serata, fonti vicine al segretario leghista fanno sapere che “l’operato di Gallera non è certo stato all’altezza. Il problema non sono tanto le gaffe sugli “asintomatici non contagiosi” o sui “due infetti che servono per contagiare una persona” con un Rt pari a 0,5. E nemmeno le giravolte sui mancati provvedimenti per chiudere Alzano e Nembro (prima era “competenza dello Stato”, poi “ho approfondito e in effetti una legge del 1978 ci dava quel potere”) o l’incredibile delibera dell’8 marzo con cui la Regione Lombardia spediva i malati nelle Rsa. Tutto questo, sottolinea un leghista lombardo che conosce bene i corridoi e le zone d’ombra del Pirellone, “nel partito è considerata acqua passata, relativa alla prima ondata”. Il problema di oggi – mentre la Lombardia è zona rossa con un ritmo di 10 mila contagi al giorno e con gli ospedali di Monza e Varese che scoppiano – è un altro: “Che Gallera è sempre lì, inchiodato alla sua poltrona a far danni” continua tra l’amareggiato e il furioso lo stesso leghista. Poi certo l’assessore alla Sanità della Regione Lombardia è solo la punta dell’iceberg della giunta di Fontana già di per sé fragilissima e che, nonostante le difese ufficiali, ha perso da tempo il sostegno del Capitano, convinto che i disastri della prima ondata abbiano fatto perdere molti consensi alla Lega. Ma Fontana ormai è diventato un simbolo e, per ordine di via Bellerio, deve “reggere” fino al 2023.
Sicché il bombardamento continuo sulla chat della Lega lombarda e le telefonate che riceve quotidianamente da sindaci che si sentono abbandonati (“Matteo, cambiamolo!”) hanno convinto Salvini che l’obiettivo deve essere un altro: cacciare o commissariare Gallera. Da qui gli attacchi che l’assessore alla Sanità di Forza Italia ha ricevuto nelle ultime ore da leghisti di primo piano: prima era arrivato quello a testa bassa di Emanuele Monti, presidente leghista della Commissione Sanità che al sito Malpensa 24 ha fatto capire che la giunta sta ignorando l’emergenza nella sua Varese, nuovo focolaio dell’epidemia: “Stride il fatto che l’assessore al Welfare Giulio Gallera non sia venuto fisicamente a Varese. È stato a Monza, ma non qui da noi” la frase sibillina. Poi è arrivata la lettera inviata dal consigliere regionale Alessandro Corbetta, e prontamente resa pubblica, per chiedere a Gallera interventi “in tempi rapidissimi” per l’ospedale San Gerardo di Monza “al collasso”. Come dire: cosa ha fatto Gallera finora? Tutte avvisaglie di una bocciatura che appare semplicemente rimandata.