domenica 22 novembre 2020

Incapaci di intendere e volere. - Massimo Erbetti














È vero, qualcuno ha offeso i calabresi e li ha offesi in modo indegno, reputandoli incapaci di intendere e volere e non è stato sicuramente Morra a farlo, ma chi si è stracciato le vesti per le sue parole…è offendere qualcuno dire: "...Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev’essere responsabile delle proprie scelte…."
Sapete cosa è offensivo? Cosa è veramente vergognoso? Far passare il messaggio che i calabresi non sappiano cosa votano, chi votano e perché lo votano…oppure i calabresi sono obbligati a votare certi soggetti? Perché se lo fossero veramente, la cosa sarebbe ancor più grave, ma grave veramente…in Calabria non c'è democrazia? In Calabria le persone votano, anzi più correttamente "sono costrette a votare" qualcuno in particolare?
L'autodeterminazione dei popoli, vale per tutti, ma non per i calabresi? Ci sono dubbi sulla veridicità delle elezioni calabresi? Perché chi dice che Morra offende fa passare questo messaggio.
Ognuno è responsabile delle proprie scelte…o lo sono tutti tranne i calabresi? Se io fossi calabrese, mi sentirei offeso, umiliato e denigrato, da chi afferma il contrario, significherebbe che non sono in grado di scegliere i miei rappresentanti…
C'è poi chi per portare avanti la tesi dell'incapacita di intendere e volere dei calabresi è andato dalle parole ai fatti ed è il caso di RAI 3, che ha pensato bene di non mandare in onda, l'intervista a Morra, motivandola cosi:
"Lo abbiamo invitato tre giorni fa, poi le sue parole hanno stravolto lo scenario. Parole offensive nei confronti della memoria di Jole Santelli e nei confronti dei calabresi"... Anche in questo caso, qualcuno si erge a paladino dei calabresi perché loro non hanno la capacità di farlo?
Ma non finisce qui :
"La direzione della Rai ha deciso che il senatore Nicola Morra questa sera non doveva essere qui"....la direzione ha deciso? La direzione? A quale titolo? Per quale assurdo potere? E potere conferito da chi?...Si chiama "servizio pubblico", non dittatura pubblica.
E poi l'apoteosi: "Sono molto in imbarazzo" afferma la conduttrice "ma probabilmente questa è la scelta giusta"...scelta giusta per chi? Per cosa?... Scelta giusta per i calabresi che non sono in grado di decidere qualcosa da soli, che non sanno cosa e chi votano…e hanno bisogno di un tutore? Di qualcuno che indirizzi le loro scelte?...Si è proprio vero qualcuno ha vergognosamente offeso i calabresi…ed è stato chi li ha fatti passare per un popolo incapace di intendere e volere.

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Tutti contro la Rai che caccia Morra (già in sala trucco). - Gianluca Roselli

 

Antimafia - Il presidente oscurato.

Alla fine la bomba deflagra tra i piedi di mamma Rai. E in particolare dell’ad Fabrizio Salini, che venerdì sera, insieme al direttore di rete Franco Di Mare, ha deciso di bloccare la partecipazione di Nicola Morra alla trasmissione Titolo V su Rai3. Morra era già arrivato nella sede Rai di Napoli, dove sarebbe dovuto essere ospite della puntata insieme a Jasmine Cristallo, Sergio Rizzo e il direttore del Mattino Federico Monga.

Era già in sala trucco quando è arrivato lo stop da Viale Mazzini. E a quel punto ha dovuto girare i tacchi e andarsene. “Ero già arrivato presso gli studi Rai di Napoli quando ho appreso dalla vicedirettrice di Rai3 che, per decisione della direzione di rete, veniva annullata la mia partecipazione al programma. Questo dovevo dirvi e questo vi dico. Credo non si debba aggiungere altro”, ha scritto Morra in un post di Facebook delle 21.20 di venerdì.

Ma cosa è successo nelle ore precedenti? Come mai si è arrivati a sbarrare le porte di un programma della tv pubblica al presidente della Commissione antimafia? Occorre fare un passo indietro. Per tutto venerdì era montata la polemica per le parole di Morra su Jole Santelli. “Era noto a tutti che fosse gravemente malata ma i calabresi l’hanno votata lo stesso. Ognuno è responsabile delle proprie scelte”, aveva detto il senatore giovedì ai microfoni di Radio Capital, in un ragionamento un po’ fumoso. Parole che avevano provocato attacchi da ogni dove, compresa la presa di distanza da parte del M5S. Dal centrodestra, invece, si evocavano a gran voce le sue dimissioni. E critiche arrivavano anche dal Pd.

Dunque venerdì Morra era atteso a Titolo V. L’invito era arrivato martedì per una puntata in cui si doveva tornare a parlare della Calabria, dopo lo scoop della trasmissione sul mai redatto piano Covid del commissario alla Sanità Saverio Cotticelli, poi costretto a dimettersi. Nel tardo pomeriggio, mentre impazzano le polemiche sul caso Morra-Santelli, qualcuno in azienda si accorge che in serata Morra è atteso in Rai e scatta l’allarme rosso. Franco Di Mare inizia a chiedersi se sia il caso di confermare l’ospitata e, alle 8 di sera, si confronta con Salini. Che ne parla con il suo staff. Secondo alcune fonti parlamentari, poi, Salini e Di Mare alzano il telefono e parlano con alcuni big pentastellati. Fatto sta che, a 20 minuti dalla messa in onda, Salini e Di Mare decidono di cancellare la partecipazione di Morra. L’obbiettivo dei piani alti di Viale Mazzini è di evitare ulteriori possibili gaffe da parte del senatore.

Tesi confermata, del resto, anche dalla lunga nota di ieri dell’azienda, secondo cui “la decisione è stata presa poiché da ore era in corso un dibattito particolarmente acceso su un argomento molto delicato (…) pur nella consapevolezza di prendere una decisione comunque controversa, la Rai ha preferito adottare una linea di massima prudenza per evitare di alimentare altre polemiche”. Rammaricandosi poi con Morra per le modalità in cui gli è stato comunicato lo stop, gli si dice che egli “avrà altre opportunità, nelle reti Rai ed eventualmente anche a Titolo V, per esprimere i suoi punti di vista”.

Ieri, poi, se da una parte sono continuati gli attacchi a Morra con Lega e Fdi pronti a disertare i lavori dell’antimafia se il presidente non si dimette (e con Matteo Salvini che annuncia querela contro il senatore), gli attacchi si sono spostati verso la tv pubblica. Anche da parte dei 5 Stelle. “Inaccettabile la censura della Rai a Morra”, afferma Paola Taverna. “Qualcuno si dovrebbe dimettere e non è Morra”, sostiene Alessandra Maiorino. Altri, come Alessandro Di Battista, fanno muro intorno al senatore. “Hanno intervistato il figlio di Totò Riina e censurano me”, rincara la dose lo stesso Morra. E per Salini, dopo l’avviso di sfratto che gli è quasi giunto dal Pd tramite Roberto Gualtieri, arriva un’altra tegola che complica i suoi rapporti pure con una parte dei 5 Stelle.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/22/tutti-contro-la-rai-che-caccia-morra-gia-in-sala-trucco/6012164/

sabato 21 novembre 2020

“Aiutò i clan a entrare nell’affare farmaci”: arrestato il ras di FI. - Lucio Musolino

 

È il n. 1 del consiglio regionale.

“Si manda sull’aereo… se l’azienda manda in Inghilterra la medicina… ci sono antitumorali… Giova’… antitumorali che costano duemila euro… okay? Gli ospedali li comprano a mille… nell’Inghilterra li vendono a cinquemila… gli antitumorali… quindi tu li compri a mille e li vendi a cinquemila”. Le parole di Salvatore Grande Aracri, detto “il Calamaro”, sono la dimostrazione plastica di come ’ndrangheta e politica insieme si sono mangiati la Calabria. Una regione che oggi è devastata dal virus ma in cui, fino a ieri, cosche e colletti bianchi speculavano addirittura sui medicinali destinati a chi soffre di tumore. È questo uno degli aspetti più raccapriccianti dell’operazione “Farmabusiness”. Su richiesta della Dda di Catanzaro i carabinieri hanno arrestato 18 persone. Ai domiciliari è finito anche il presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini accusato di aver favorito, nel 2014, quando era assessore al Personale i boss dei Grande Aracri. Per loro ha accelerato “l’iter burocratico per il rilascio di necessarie autorizzazioni nella realizzazione del ‘Consorzio Farma Italia’ e della società ‘Farmaeko’, che prevedeva la distribuzione dei cosiddetti medicinali da banco sul territorio nazionale”.

Per il procuratore Gratteri e i suoi pm, l’esponente di Forza Italia e “quegli amici” della cosca Cutro avevano “il programma delittuoso di truffare il Ssn esportando illegalmente farmaci oncologici per rivenderli all’estero con profitti spropositati”. Secondo il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e i sostituti Paolo Sirleo e Domenico Guarascio che lo hanno accusato di concorso esterno con la ’ndrangheta e scambio politico-mafioso, Tallini era il “contatto privilegiato” delle cosche crotonesi. Per il gip, che ieri ha firmato l’ordinanza di custodia, quella dell’esponente di Forza Italia è “una contiguità ’ndranghetistica che sfiora la vera e propria intraneità”.

L’uomo di collegamento era un tecnico antennista e concessionario di Sky per la Calabria: Domenico Scozzafava, “l’uomo della pioggia” di Tallini, “un formidabile portatore di voti” ma anche uno “’ndranghetista fino al midollo”. È lui che, facendosi garante dei favori che la cosca riceverà dal politico, offre in dote Tallini ai Grande Aracri, consentendo ai boss di entrare nel progetto “Farmitalia” che nasce da un’idea dell’ex senatrice Anna Maria Mancuso, ex Pdl, ma oggi passata alla Lega. Nel 2013, in vacanza a Sellia Marina con il marito e con il factotum Walter Manfredi, l’ex senatrice Mancuso entra in contatto con Scozzafava, ritenuto il trait d’union tra gli ambienti criminali più pericolosi, quelli di una politica dedita alla spregiudicata ricerca di consensi e gli ambienti di un’imprenditoria parassita”.

Per i pm, la Mancuso e il marito “spariranno in pochi mesi dalla scena” e si diranno delusi “dagli amici calabresi”. Prima di suicidarsi nel 2016, il “faccendiere” Manfredi resta ed entra nell’affare del “Consorzio Farma Italia”, portando dentro il commercialista romano Paolo Del Sole che, tra i soci, si ritrova anche Giuseppe Tallini, figlio del presidente del Consiglio regionale Mimmo.

Dietro tutto c’era il giovane Salvatore Grande Aracri, che rappresentava gli interessi mafiosi degli zii, don Nicolino e Mimmo Grande Aracri. Apparentemente un semplice falegname di Brescello, il “Calamaro” è stato intercettato mentre trattava affari milionari con un soggetto svizzero. Senza ricoprire alcuna carica sociale, era lui il dominus del consorzio “Farma Italia”. Tallini lo sapeva e non ha mai preso “le distanze”. Anzi, dopo un litigio con il figlio che voleva uscire dall’affare, “si spende per convincerlo a ‘non mollare’”. “È ben a conoscenza – scrive il gip – che Scozzafava gli porta voti dagli ambienti ’ndranghetistici di Cutro nell’ambito di uno scambio di favori e di promesse di favori che hanno al centro il consorzio Farmaci”. In ballo, infatti, c’erano i quasi 10mila voti rastrellati alle Regionali del 2014. “È stata indagata – ha dichiarato il procuratore Nicola Gratteri – una famiglia di ’ndrangheta di serie A”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/20/aiuto-i-clan-a-entrare-nellaffare-farmaci-arrestato-il-ras-di-fi/6009965/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-11-20

Dire “no no no”: il vero talento della Ravetto. - Antonio Padellaro

 

Se anche non dovesse produrre conseguenze epocali nella politica italiana, il trasferimento di Laura Ravetto (più altri due) da Forza Italia alla Lega ha se non altro il merito di averci detto una parola definitiva sul mistero delle testoline televisive che fanno no, no, no. Leggiamo infatti sul Corriere della Sera che agli esordi sul piccolo schermo, la battagliera avvocata di Cuneo avrebbe potuto fare molto di più, secondo il giudizio inappellabile del presidente-padrone nonché suo mentore: “L’ho richiamata perché non scuote la testa quando parlano i comunisti”, l’avrebbe strigliata Berlusconi. Al che la parlamentare novella avrebbe replicato: “Non so se scuoterò la testa, perché così mi è più facile scuotere l’avversario”. Frase comprensibilmente contorta, in ogni caso meglio non contraddire il datore di lavoro. Eppure rivelatrice di come e perché l’arrembante Caimano avesse escogitato un possibile uso mediatico della testa, sostitutivo della precipua funzione per cui essa è stata creata, quella cioè di contenere il cervello. Personalmente, insieme a Ruby Rubacuori proclamata in Parlamento nipote di Mubarak con entusiasmo travolgente dalla falange forzista, ritengo lo scuotimento di capocce, “quando parlano i comunisti”, lo stigma di quel ventennio di cui oggi a sinistra qualcuno sente perfino nostalgia. Nella mia classifica di oltraggi corporali ritengo insuperabili i no, no, no sapientemente ritmati da Daniela Santanchè, mentre per restare in tema non mi convincono le smorfiette di Daniele Capezzone (ma sarebbe come paragonare Martufello a Totò).

Rimembranze apparentemente futili ma utili se servissero a dare una scossa, questa volta benefica, a quanti non ricordano, o preferiscono non ricordare la vergogna di un ventennio e dei suoi bavagli. A coloro che oggi nella maggioranza di governo, con la speranza di puntellare la maggioranza di governo, tentano di rivalutare la figura dell’ex Cavaliere come modello di mitezza e probità, rammentiamo tre nomi: Biagi, Santoro e Luttazzi. Cacciati dalla Rai con l’editto di Sofia, e del disonore. Quanto alla Ravetto ne comprendiamo la ritrosia all’ipotesi di trasformare il no, no, no in un sì, sì, sì “quando parlano i comunisti”. Massì Laura, meglio un mojito (e una candidatura sicura).

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/21/dire-no-no-no-il-vero-talento-della-ravetto/6011362/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-11-21

Recovery, nessun ritardo: “Non esiste un caso in Ue”. - Wanda Marra

 

Salta sulla sedia Enzo Amendola, ministro degli Affari europei, quando legge l’apertura di Repubblica che parla di “allarme” Ue per “i ritardi” dell’Italia nella presentazione del Recovery plan. Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia, abbozza una risata incredula. Mentre Giuseppe Conte, all’Assemblea dell’Anci, prende la questione di petto: “È stata pubblicata con grande evidenza su un quotidiano una fake news: l’Italia in ritardo sul piano di resilienza. Quella notizia non viene neppure da Bruxelles, è stata inventata di sana pianta”. Poi racconta il modo di procedere dell’esecutivo: “Lavoriamo già con la Commissione, settimanalmente, per la definizione dei progetti. Ieri sera (mercoledì ndr) sino alle 11 abbiamo avuto una riunione interna per definire la struttura normativa che consenta di garantire che il piano abbia rapida attuazione”. Presenti Conte, Amendola e Gualtieri.

“Non esiste un caso Italia a Bruxelles”, è il messaggio che il trio direttamente impegnato sul dossier ci tiene a far passare. Il supporto arriva dalla Commissione. Lo staff di Paolo Gentiloni, commissario agli Affari economici, twitta un brano della conferenza stampa di mercoledì con Valdis Dombrovskis in cui negava qualsiasi “irritazione” sui tempi della presentazione dei Piani. A chiarire a che punto sono i lavori è lo stesso Amendola: “A fine mese ci sarà un’altra riunione del Comitato interministeriale per gli Affari europei. Poi invieremo nuovi documenti al Parlamento”. Le linee guida sono state sottoposte alle Camere a metà ottobre. Il ministro nega anche problemi di rivalità: “Conte ha la conduzione, Gualtieri con il Mef e la Ragioneria di Stato ragiona sulle risorse, io coordino i lavori”.

Sono due giorni che in Italia il Recovery plan è tornato al centro della discussione. Da quando Marco Buti, capo di gabinetto di Paolo Gentiloni, ha scritto un lungo documento (di cui ha dato notizia il Corriere della Sera) in cui esprimeva preoccupazione non tanto sui tempi, ma sulle oggettive difficoltà amministrative legate alla sua gestione. Arrivando a raccomandare “una cabina di regia”. Che costruire il piano di riforme sia un’impresa complessa e spendere le risorse pure, non è un mistero. L’esecutivo sta già lavorando a una struttura di governance. Spiega Amendola: “Si sta ragionando su 4 capitoli. Governance, progetto, criteri di impatto e visione generale. Ogni settimana facciamo il punto con lo staff della Commissione”.

Ecco cosa diceva Gentiloni mercoledì: “Non credo che ci sia una irritazione o una delusione della Commissione sui tempi della presentazione del piano. Siamo in una fase in cui solo 6 o 7 paesi hanno presentato in forma molto iniziale i loro piani. Noi incoraggiamo i paesi a presentarli in una forma preliminare, perché questo aiuta il dialogo tra i governi e gli uffici della Commissione per risolvere i problemi”. Tra i grandi Paesi che hanno presentato delle bozze di piano ci sono Francia e Spagna, chiariscono fonti europee. “Linee guida”, sintetizza Amendola. Peraltro, la presentazione è fissata a metà gennaio e dunque per ora non esiste neanche lo strumento per l’invio ufficiale dei piani. Dalla Commissione chiariscono che lo stato di avanzamento è molto eterogeneo: per alcuni paesi esiste della documentazione più dettagliata, per altri ancora niente. Ma parole come “allarme” o “irritazione” non caratterizzano lo stato d’animo a Bruxelles. Senza contare che adesso il vero problema è superare il veto di Polonia e Ungheria, che rischia di bloccare tutto.

Nessun problema neanche a Roma? Ancora Amendola: “Abbiamo fatto due decreti Ristori e una legge di Bilancio nelle ultime due settimane”. Quando è arrivata la seconda ondata Covid, molti tecnici si sono trovati impegnati su altre priorità. Ma i ministeri stanno lavorando. Al netto delle difficoltà reali, l’impressione è che il Recovery sia diventato un terreno di scontro politico come il Mes, sul quale misurare insofferenze. Magari proprio da parte di settori del Pd che vedrebbero bene cambiamenti al governo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/20/recovery-nessun-ritardo-non-esiste-un-caso-in-ue/6010004/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=ore-19&utm_term=2020-11-20

L'avvocato del diavolo. - Massimo Erbetti

 

L'avvocato del diavolo fino al 1983 era una persona incaricata dalla Chiesa cattolica romana di apportare argomenti che mettessero in discussione le virtù e i miracoli dei candidati alla canonizzazione, durante il processo d'indagine.
Oggi voglio indegnamente ricoprire quel ruolo…e voglio farlo per difendere il diavolo in persona: Nicola Morra…eh si perché Morra è il diavolo, ormai è chiaro…e come ogni bravo avvocato, mi sono messo a reperire carte…prove...documenti…anche perché le difese d'ufficio, non mi sono mai piaciute…"Morra non si tocca"...eh no cari miei, nessuno è intoccabile, chi sbaglia, se realmente ha sbagliato, deve pagare.
Per cui nessuna difesa d'ufficio, ma prove documentali…per prima cosa sono andato a controllare quali fossero i compiti della commissione parlamentare antimafia e ho scoperto che al paragrafo (f) si riporta testualmente:
"indagare sul rapporto tra mafia e politica, sia riguardo alla sua articolazione nel territorio, negli organi amministrativi, con particolare riferimento alla selezione dei gruppi dirigenti e delle candidature per le assemblee elettive, sia riguardo a quelle sue manifestazioni che, nei successivi momenti storici, hanno determinato delitti e stragi di carattere politico-mafioso"
Poi ho controllato chi fossero e membri della commissione e ho scoperto con stupore che la Vice Presidente è (era) Jole Santelli….eh si proprio quella Santelli, eletta Presidente della Regione Calabria, il cui presidente del consiglio Domenico Tallini secondo notizie di stampa, di cui riporto di seguito fedelmente il testo è stato arrestato:
"Catanzaro, 19 nov. (askanews) – Il presidente del Consiglio Regionale della Calabria, Domenico Tallini, di Forza Italia è stato arrestato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catanzaro e Crotone e posto ai domiciliari nell’ambito di un’operazione contro la cosca di ‘ndrangheta dei Grande-Aracri di Cutro. Le indagini, coordinate dal Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, hanno colpito oltre a Tallini altre 18 persone, accusate a vario titolo, tra le altre cose, di associazione mafiosa e concorso esterno in associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita."
Ma non finisce qui, nella mia ricerca da avvocato del diavolo, ho scoperto anche che, subito dopo l'elezione della Santelli a Vice Presidente della commissione, il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, fece una nota stampa in cui si complimenta con la Santelli stessa, dicendo:
"L’elezione del mio vice sindaco e assessore alla Cultura Jole Santelli a vice presidente della Commissione parlamentare antimafia mi riempie di soddisfazione. Il prestigioso incarico nell’osservatorio politico a contrasto della criminalità organizzata e di tutte le mafie è motivo d’orgoglio non solo per l’Amministrazione comunale ma per l’intera città di Cosenza"
Incuriosito da tali affermazioni, sono andato a cercare chi fosse Mario Occhiuto e ho scoperto sulla stampa, un bel po di cosine…
9 maggio 2019 Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto indagato per bancarotta fraudolenta: "Una nuova tegola giudiziaria si abbatte sul sindaco azzurro di Cosenza Mario Occhiuto. Dopo l'avviso di conclusione indagini ricevuto dalla Procura di Catanzaro in cui si ipotizza a suo carico il reato di corruzione, un atto analogo gli è stato notificato dalla Procura di Cosenza."
8 luglio 2020 "Il Gup del Tribunale di Roma ha rinviato a giudizio Mario Occhiuto nell'ambito dell'inchiesta condotta dal pm capitolino Alberto Galanti, per associazione a delinquere transnazionale. Al centro delle indagini i rapporti tra il sindaco di Cosenza, l'ex ministro per l'ambiente Corrado Clini e la sua compagna Martina Hauser, componente della giunta di Palazzo dei Bruzi nella prima fase della consiliatura guidata dall'architetto, inaugurata nel 2011."
1 ottobre 2020 COSENZA – "Sono 13 gli indagati, tra i quali il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, ai quali è stata notificata la chiusura indagini nell’ambito dell’inchiesta “Piazza Sicura” che lo scorso 24 aprile ha portato al provvedimento di sequestro preventivo di Piazza Bilotti a Cosenza. Alla base del provvedimento, disposto dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro, vi è l’ipotesi di reato di falso relativo agli atti della procedura di collaudo dei lavori di riqualificazione e rifunzionalizzazione ricreativo-culturale della piazza"
Io il mio lavoro di avvocato del diavolo, lo ho fatto, voi traetene le vostre conclusioni…

venerdì 20 novembre 2020

Sherlock Holmes e il mistero del debito pubblico. - Fabio Conditi

 

Il debito pubblico è un autentico mistero. A scatenare la discussione è bastata una banale e sensata dichiarazione del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, che in una intervista a La Repubblica “chiede di cancellare i debiti accumulati dai governi per rispondere al Covid”.

Apriti cielo !!! Sono volati gli stracci.

Il più veloce arriva subito dal Vicepresidente della BCE Luis de Guindos: “I Trattati lo vietano”. Un altro ben più importante arriva anche dalla Presidente della BCE Christine Lagarde: “Leggo sempre con interesse tutto quello che dicono i rappresentanti del Parlamento Ue e soprattutto i presidenti. La mia risposta è molto breve: tutto quello che va in quella direzione è contro i trattati, c’è l’articolo 103 che proibisce quel tipo di approccio e io rispetto i trattati”, ha spiegato.

Altri stracci sono volati dai cosiddetti esperti economici mainstream. Hanno gridato ai quattro venti per anni che il debito pubblico graverà sulle spalle dei nostri figli, ma si trovano oggi nella stessa condizione del Re della fiaba di Hans Christian Andersen, quando un bambino urla “Ma il Re è nudo!!!”. Come potrebbero costoro, seguitare a sostenere che l’Italia ha bisogno di tutti i prestiti elargiti dalla “generosa” Unione Europea ?

La questione è fondamentale e dirimente. Se fosse vero che il debito pubblico è cancellabile, allora diventerebbe inutile seguitare a fare politiche di austerity e soprattutto diventerebbe plausibile, come dice Sassoli, “cancellare i debiti accumulati dai governi per rispondere al Covid”.

Il debito pubblico è un autentico mistero

La maggior parte delle persone è davvero convinta che il debito pubblico graverà come un macigno sulle spalle delle future generazioni, e nonostante tutti i sacrifici che facciamo da anni, il debito pubblico cresce non solo in Italia, ma in tutti i paesi del mondo. Tanto che qualcuno si chiede “ma a chi li dobbiamo tutti questi soldi, agli alieni ?”.

Un mistero degno di Sherlock Holmes.

Vediamo di analizzarlo come farebbe il più famoso degli investigatori, immaginatelo pure nella stupenda e moderna versione di Benedict Cumberbatch. Rechiamoci idealmente a Londra, al numero 221B di Baker Street, ed immaginiamo di assegnare al nostro eroe l’incarico di spiegarci come si risolve il problema del debito pubblico.

Sherlock Holmes sorriderebbe con aria compiaciuta e, rivolgendosi al suo fedele aiutante, direbbe: “Elementare, caro Watson”.

Quando si ha a che fare con un debito e lo si vuole eliminare, ci sono due sole possibilità:

  • cancellarlo, ma deve essere d’accordo il creditore;
  • estinguerlo, ma il debitore deve avere i soldi per farlo.

Cancellazione del debito pubblico

Generalmente un creditore difficilmente sarà d’accordo a cancellare un suo credito, altrimenti sarebbe un benefattore. La questione è diversa se il creditore è una società controllata dal debitore, per la quale è lui che decide. Elementare …

Vediamo ora chi sono i creditori dello Stato e quale percentuale di titoli di stato posseggono, e proviamo a cercare tra essi qualcuno che sia disponibile a rinunciare al proprio credito:

  • famiglie italiane 5%;
  • banche e istituzioni finanziarie italiane 45%;
  • investitori esteri e BCE 30%;
  • Banca d’Italia 20%.

Lasciamo perdere banche e istituzioni finanziarie, investitori esteri e famiglie italiane, che non sono minimamente disponibili a rinunciare al loro credito, e dimentichiamoci per ora della BCE, che sulla base di quanto dichiarato dai suoi vertici, non sembra molto disponibile.

Rimane la Banca d’Italia, che come si potrebbe intuire dal nome, è dello Stato italiano perché nomina il Governatore e soprattutto ha diritto a ricevere a fine anno più del 95% dei suoi utili annuali (come si evince dal successivo piano di riparto dell’utile netto 2019 della Banca d’Italia).

Bilancio bankitalia 2019

Elementare, caro Watson” direbbe Shelrock Holmes “se la Banca d’Italia è una istituzione di diritto pubblico che rientra tra gli organismi dello Stato italiano, significa che in un eventuale bilancio consolidato, il suo debito viene annullato dal credito della sua controllata”.

Detta in parole povere, il debito dello Stato verso la sua Banca Centrale è una questione interna contabile che non ha effetti verso terzi. In particolare la cancellazione di questo debito/credito è ininfluente da un punto di vista macroeconomico.

Non è però ininfluente da un punto di vista degli interessi privati di una piccola categoria di soggetti, quelli che guadagnano enormi cifre dalla intermediazione di questi titoli.

Infatti quando i suoi titoli scadono, lo Stato deve pagare quanto promesso a Banca d’Italia, la quale provvede a ricomprarne altri, ma non direttamente da lui sul mercato primario, come sarebbe giusto e ovvio. Li compra sul mercato secondario, da istituzioni finanziarie che li avevano acquistati dallo Stato sul mercato primario e che li rivendono a Banca d’Italia, lucrando enormi guadagni da queste speculazioni.

Si capisce allora perché gli esperti mainstream gridano allo scandalo, qualcuno si vedrebbe sottrarre la “gallina dalle uova d’oro”.

Maaa … c’è un ma, che è di carattere giuridico-contabile. La cancellazione del debito/credito nel bilancio consolidato è una operazione contabile non solo fattibile, ma anche giusta, come dimostra il Regno Unito che da anni scrive nei suoi bilanci consolidati la frase “I titoli di stato detenuti da enti del settore pubblico, sono eliminati in sede di consolidamento e rimossi dal bilancio”.

Ma la cancellazione del debito/credito nei singoli bilancio ha effetti molto diversi:

  • nel bilancio dello Stato, la cancellazione del debito nei confronti della sua Banca Centrale è sicuramente un fatto positivo perché riduce le uscite costituite dai titoli di stato in scadenza ogni anno, che non devono più essere rinnovati;
  • nel bilancio della Banca d’Italia, la cancellazione del credito nei confronti dello Stato genera un “buco” nell’attivo che non può più compensare il passivo che aveva generato, le riserve che erano state utilizzate, al momento dell’acquisto dei titoli di stato, per pagare il corrispettivo.

Quindi se vogliamo risolvere anche il problema contabile, ci sono due possibilità, entrambe previste dalla norme sia della BCE che dello Stato:

– come affermato dalla BCE nel documento n.169 dell’aprile 2016, dal titolo “Profit distribution and loss coverage rules for central banks“, nota n.7 a pagina 14, le Banche Centrali “sono protette contro l’insolvenza a causa della loro capacità di creare denaro e possono perciò operare con patrimonio netto negativo“. Quindi la cancellazione dei titoli di stato dall’attivo del bilancio della Banca d’Italia genererebbe un passivo superiore all’attivo, quello che si definisce “patrimonio netto negativo”, e questo non è un problema per Banca d’Italia. Deve però essere una soluzione condivisa da tutti, all’interno del SEBC, cioè il Sistema Europeo delle Banche Centrali, e sappiamo già che la BundesBank ha qualche problema in Germania a far accettare questa soluzione, come dimostra la recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca;

– uno Stato che ha emesso titoli di stato, può sempre consolidarli, cioè trasformarli in titoli irredimibili e rimborsabili a richiesta, assegnando loro una rendita perpetua. Se questa operazione è ingiusta nei confronti di soggetti terzi come famiglie, banche, istituzioni finanziarie e investitori esteri, risulta invece vantaggiosa se effettuata solo per i titoli di stato detenuti da Banca d’Italia, la quale può mantenere quei titoli nell’attivo del proprio bilancio per un tempo indefinito e non è continuamente costretta a ricomprarne degli altri quando scadono.

La soluzione proposta da Sherlock Holmes per eliminare il debito pubblico detenuto da Banca d’Italia è semplicemente geniale: “È ormai evidente a tutti che il Quantitative Easing della BCE, nato come soluzione temporanea dopo la crisi finanziaria del 2007-2008, è ormai una misura permanente e anche insufficiente all’interno delle sue politiche monetarie. Tanto vale renderlo stabile attraverso la trasformazione dei titoli di stato detenuti dalla Banca d’Italia in titoli irredimibili senza scadenza e rimborsabili solo a richiesta, assegnando loro una rendita perpetua, che però lo Stato si riprende a fine anno quando gli verranno distribuiti gli utili della sua banca centrale. Questa decisione non influisce minimamente sulle regole dell’Eurozona ed è una decisione che lo Stato può sempre adottare unilateralmente, senza arrecare danni a nessuno”.

Estinzione del debito pubblico

Il debito pubblico si può sempre estinguere, ma dove trova i soldi lo Stato?

Dove trova i soldi lo Stato è un altro mistero degno di Sherlock Holmes.

Elementare, caro Watson” direbbe il famoso investigatore “lo diceva anche Aristotele che la moneta è uno strumento di scambio convenzionale, che non esiste per natura ma per nomos, cioè per legge, e per questo essa ha il nome di nomisma. I Trattati Europei hanno trasferito alla BCE le competenze che storicamente erano della Banca d’Italia, cioè le politiche monetarie, compresa l’emissione esclusiva di banconote, ma non hanno trasferito la sovranità monetaria che è ancora dello Stato italiano per il combinato disposto degli artt.1-11 della Costituzione, ma soprattutto dell’art.117 punto e) che assegna allo Stato la legislazione esclusiva nelle materie riguardanti la moneta”.

Infatti per i Trattati Europei (art.128 del TFUE), la BCE ha solo l’esclusiva delle banconote, mentre le monete metalliche sono ancora emesse dagli Stati con simboli riconoscibili e nazionali, anche se la BCE deve approvare il volume di conio. Quindi l’euro non è una moneta unica, ma la somma di tante monete nazionali aventi un rapporto di cambio fisso, ma questo è un altro discorso.

Nei Trattati Europei, però, non si parla mai di altri strumenti monetari che lo Stato può emettere:

  • biglietti di stato (stato-note o note di stato), fattispecie giuridica diversa dalle banconote (banca-note o note di banca) di cui ha ancora la competenza esclusiva;
  • moneta elettronica (art114bis del TUB) o moneta virtuale (basata sulla blockchain).

Questi strumenti potrebbero non essere “moneta a corso legale”, cioè ad accettazione obbligatoria come le monete metalliche e le banconote, ma possono tranquillamente essere “ad accettazione volontaria” come tutta la moneta elettronica bancaria, che costituisce oggi più del 90% di tutta la moneta che usiamo.

In conclusione

La soluzione migliore sarebbe quella di monetizzare il debito pubblico, attraverso il Ministero del Tesoro che ha ancora la sovranità monetaria, quindi può sempre emettere nuova moneta o creare un nuovo strumento di scambio che accetta per il pagamento delle tasse. Evitando solo l’emissione di banconote,  perché di competenza esclusiva della BCE.

La soluzione più semplice, però, è consolidare i titoli di stato detenuti da Banca d’Italia, trasformandoli in titoli irredimibili e rimborsabili solo a richiesta, così rimarranno permanentemente registrati nell’attivo del suo bilancio e lo Stato non sarà più influenzato dalle fluttuazioni di quei titoli sui mercati finanziari.

Dopo aver tratto le sue conclusioni, Sherlock Holmes ci ha congedati dicendo di avere casi ben più difficili a cui dedicarsi.

Quindi ci ha accompagnato all’uscita con una delle sue frasi più celebri:

Sono proprio le soluzioni più semplici quelle che in genere vengono trascurate”.

Chissà cosa penserebbe di questa pandemia.

Glielo chiederò la prossima volta.

Fabio Conditi

Presidente dell’associazione Moneta Positiva - http://monetapositiva.blogspot.it/

https://comedonchisciotte.org/sherlock-holmes-e-il-mistero-del-debito-pubblico/