venerdì 12 marzo 2021

Covid, via libera dell’Ema al vaccino monodose della Janssen (Johnson&Johnson). Ecco cosa significa per l’Ue e cosa per l’Italia.

 

Una notizia che per l'Unione europea, salvo nuovi casi di taglio di dosi, significa 200 milioni di dosi di cui 27 per l'Italia. Ora l'Agenzia europea del farmaco dovrà esaminare i composti di Novavax e Curevac. Avviata la rolling review di Sputnik V.

Monodose, a vettore virale, con conservazione fino a 2 anni a -20 gradi e per 3 mesi da 2 a 8 gradi per 3 mesi. Il vaccino della Janssen, divisione farmaceutica della Johnson&Johnson, entra a far parte del club dei vaccini approvati dall’Agenzia europea del farmaco (Ema) dopo Pfizer e Moderna (Rna messaggero ed efficacia oltre il 90%) e Astrazeneca (a vettore virale e ora raccomandato anche gli over 65). Una notizia che per l’Unione europea, salvo nuovi casi di taglio di dosi, significa 200 milioni di dosi di cui 27 per l’Italia. L’Ema ha raccomandato l’autorizzazione condizionata al commercio in Ue per persone dai 18 anni d’età in su. Il disco verde arriva sulla base della valutazione degli esperti del comitato Chmp dell’Ema, che ha concluso che i dati del prodotto “sono solidi e rispondono ai criteri di efficacia, sicurezza e qualità”. “Le autorità di tutta l’Unione europea avranno un’altra opzione per combattere la pandemia e proteggere la vita e la salute dei loro cittadini- dice Emer Cooke, direttrice esecutiva dell’Ema – questo è il primo vaccino che può essere usato in dose singola”. E la Commissione europea ha dato l’autorizzazione per il mercato al vaccino come scrive la commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, su Twitter.

I dati di efficacia del vaccino: “100% dei casi ha evitato la morte” – I dati, pubblicati a fine gennaio, mostrano che il siero ha un’efficacia del 66% nel prevenire la malattia, nell’85% dei casi previene le forme più gravi di Covid che richiedono ricovero in ospedale mentre nel 100% dei casi evita la morte. Dal settimo giorno comincia la protezione degli anticorpi. Al 28esimo giorno è dell’85%. Il vaccino è stato testato in Sudafrica e Brasile. I dati di massima sicurezza ed efficacia si basano su 43.783 partecipanti che hanno portato a 468 casi sintomatici. Il composto ha funzionato meglio negli Stati Uniti, con un’efficacia del 72% contro il Covid da moderato a grave, rispetto al 57% in Sudafrica, contro la variante del virus più contagiosa. Il 41% dei partecipanti allo studio presentava comorbidità associate a un aumentato rischio di progressione della malattia grave come obesità, diabete di tipo 2, ipertensione, HIV e nello studio erano presenti anche altri partecipanti immunocompromessi.

L’allarme sui problemi di approvvigionamento – Due giorni fa una indiscrezione ha gelato l’attesa per il vaccino. Per il possibile rischio che le dosi di vaccino concordate possano essere tagliate. J&J ha comunicato all’Unione Europea di avere problemi di approvvigionamento che potrebbero complicare i piani per fornire 55 milioni di dosi del suo vaccino nel secondo trimestre dell’anno. J&J ha anche affermato di essere al lavoro “per accelerare tutte le fasi del processo di produzione dei vaccini e per attivare i nostri siti di produzione non appena lo consentano le approvazioni delle autorità sanitarie”. Gli attuali piani di produzione, fa sapere il colosso farmaceutico, “ci consentono di raggiungere un tasso di un miliardo di dosi all’anno entro la fine del 2021”. Ma la stessa multinazionale a fine gennaio con la presentazione dei dati aveva assicurato “che la tempistica di produzione prevista per la Società consentirà di rispettare i suoi impegni di fornitura per il 2021, compresi quelli firmati con i governi e le organizzazioni globali“. Senza dimenticare che il colosso farmaceutico Sanofi ha firmato un accordo con Janssen per produrre 12 milioni di dosi a partire dal terzo trimestre.

Gli altri vaccini in lista per l’approvazione – Approvato Janssen gli esperti dell’Ema hanno già in lista due altri candidati vaccini. Quello della società di biotecnologie Novavax (Usa) sviluppato con la tecnica delle proteine ricombinanti. La società 0ha dichiarato che NVX-CoV2373 con un’efficacia vaccinale dell’89,3%, nella sperimentazione clinica di fase 3 condotta nel Regno Unito. Lo studio ha valutato l’efficacia durante un periodo ad alta trasmissione e con il nuovo ceppo della variante di Sars Cov 2 che tanti contagi sta provocando. Novavax ha anche annunciato i risultati positivi del suo studio di fase 2b condotto in Sudafrica. “NVX-CoV2373 è il primo vaccino a dimostrare non solo un’elevata efficacia clinica contro Covid 19, ma anche una significativa efficacia clinica contro entrambi le varianti inglese e sudafricana”, ha detto qualche settimana fa Stanley C. Erck, presidente e amministratore delegato.

Il vaccino è stato sviluppato con la tecnica delle proteine ricombinati: contiene una proteina spike di prefusione a tutta lunghezza realizzata utilizzando la tecnologia delle nanoparticelle ricombinanti e un adiuvante. “La proteina purificata è codificata dalla sequenza genetica della proteina spike (S) Sars Cov 2 ed è prodotta nelle cellule degli insetti. Non può causare Covid né replicarsi, è stabile a una temperatura compresa tra 2 ° C e 8 ° C e viene spedito in una formulazione liquida pronta per l’uso che consente la distribuzione utilizzando i canali della catena di approvvigionamento dei vaccini esistenti”. L’Europa è in trattativa per firmare un contratto con l’azienda che ha avviato un trial di fase 3 del suo vaccino in Usa e Messico con 30mila volontari. Solo quando sarà siglato il contratto sarà possibile sapere il numero di dosi destinate all’Italia.

C’è un altro vaccino made in Germany in pole per l’approvazione quello della Curevac. La Germania è entrata con 300 milioni di euro nella partecipazione dell’azienda con sede a Tubinga, e l’Unione europea ha chiuso un contratto (l’unico insieme a quello di Astrazeneca parzialmente consultabile dagli europarlamentari) per 405 milioni di dosi. L’azienda di biotecnologie tedesca sostiene che il suo vaccino è stabile a una temperatura di 5 gradi centigradi per almeno tre mesi. Lo studio di fase 2b/3 è partito a metà dicembre con più di 35mila partecipanti in Europa e America Latina. Il 1 febbraio fa è arrivata la notizia che il colosso farmaceutico Bayer e Curevac hanno stretto un’alleanza perché la prima supporti la seconda per ottenere l’approvazione, per elaborare gli studi necessari a questo scopo e per la catena di distribuzione. Una volta completato lo studio di fase 3, le due aziende dovranno chiedere l’autorizzazione e l’Ema valutarla.

L’autorizzazione, se non ci dovessero essere intoppi, potrebbe arrivare a giugno secondo l’amministratore delegato Franz-Wener Haas in audizione insieme agli altri ceo all’Europarlamento. Anche l’ad di Bayer Werner Baumann ha assicurato che “i preparativi sono in corso a Wuppertal e in tutta la nostra rete di produzione globale in modo da poter contribuire alla produzione del vaccino, il più presto possibile. Il nostro obiettivo iniziale è quello di sostenere gli studi clinici e il processo di approvazione del vaccino di Curevac”. Con l’approvazione di questo vaccino all’Italia dovrebbero essere consegnate quasi 14 milioni di dosi nel 2021. Sottoposto a rolling review il russo Sputnik V su cui però alcuni scienziati continuano a nutrire scetticismo sui dati comunicati e i dati reali.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/11/covid-via-libera-dellema-al-vaccino-monodose-della-janssen-johnsonjohnson-ecco-cosa-significa-per-lue-e-cosa-per-litalia/6128933/

Catania, l’ex sindaco Enzo Bianco e la giunta a processo per il buco nel bilancio del comune.

 

La Procura contesta  il falso ideologico per avere, tra l’altro, "falsamente attestato la veridicità delle previsioni di entrata" anche se "consapevoli della loro sovrastima" e per avere "dolosamente omesso l’iscrizione nell’atto contabile di somme sufficienti a finanziare gli ingenti debiti fuori bilancio".

L’ex sindaco di Catania, Enzo Bianco, la sua giunta in carica tra il 2013 e il 2018 e l’allora collegio dei revisori di conti saranno processati nell’ambito del procedimento per il buco di bilancio del Comune del capoluogo etneo, che è in dissesto finanziario. Lo ha deciso il gup Pietrò Currò ordinando il rinvio a giudizio per 29 le persone che il prossimo 16 settembre dovranno comparire davanti alla prima sezione del Tribunale monocratico per la prima udienza del processo. Si sono costituiti come parti civili il Comune di Catania, la Cgil e l’Ugl. La Procura contesta il falso ideologico per avere, tra l’altro, “falsamente attestato la veridicità delle previsioni di entrata” anche se “consapevoli della loro sovrastima” e per avere “dolosamente omesso l’iscrizione nell’atto contabile di somme sufficienti a finanziare gli ingenti debiti fuori bilancio”.

L’inchiesta si è basata su indagini del nucleo di Polizia economica finanziaria della guardia di finanza di Catania. E’ coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro, dall’aggiunto Agata Santonocito e dai sostituti Fabio Regolo e Fabio Saponara. Atti dell’inchiesta sono stati trasmessi anche alla Corte dei conti della Sicilia che ha condannato Bianco al risarcimento del Comune per 48mila euro e disposto l’interdittiva legale per 10 anni, contro cui è stato presentato ricorso. Con l’ex sindaco sono stati condannati la sua giunta in carica tra il 2013 e il 2018 e l’allora collegio dei revisori di conti “per avere contribuito al verificarsi del dissesto finanziario” dell’Ente. Gli assessori hanno avuto condanne da 51mila fino a 14mila euro. Per i revisori dei conti l’interdittiva stata disposta per cinque anni. E’ pendente il ricorso per tutte le posizioni.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/12/catania-lex-sindaco-enzo-bianco-e-la-giunta-a-processo-per-il-buco-nel-bilancio-del-comune/6131089/

Lotta al cashback, il partito degli evasori alza di nuovo la testa. - Peter Gomez


Il partito trasversale degli amici degli evasori rialza la testa. Per rendersene conto basta dare un’occhiata ai giornali. Quasi ogni giorno vengono pubblicati articoli che danno per imminente la fine del cashback di Stato. Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Italia Viva ne chiedono l’abolizione. Qualche esponente del Pd la riduzione. Tutti, ovviamente, brandiscono nobili motivazioni. Dalla lotta alle poche migliaia di furbetti che per incassare il super cashback da 1.500 euro – destinato a chi compie il maggior numero di operazioni con moneta elettronica – hanno frazionato gli acquisti, fino alla necessità di reperire altri fondi da aggiungere ai 32 miliardi di euro accantonati per il decreto Sostegno (i vecchi ristori). La realtà è però diversa. Dietro i no ci sono motivazioni politiche (il cashback è stato uno dei cavalli di battaglia dei governi Conte) e di bieca caccia al consenso elettorale. C’è cioè la convinzione che disincentivare l’utilizzo di bancomat e carte di credito possa spingere chi fa nero a votare per questo o quel partito.

Considerazioni miopi e sbagliate, perché il cashback, oltreché premiare chi utilizza il denaro di plastica, viene ormai visto con favore da tanti commercianti. In periodo di pandemia spinge infatti molti cittadini a uscire di casa per fare compere nei negozi invece che fare spese online (se si usa la carta di credito sul web il rimborso non c’è).

Anche per questo, secondo un’indagine commissionata dalla Community Cashless Society della European House – Ambrosetti (in pratica gli operatori del settore), il livello di soddisfazione tra gli italiani è altissimo. Tanto che oltre il 90 per cento dei giovani tra 25 e 30 anni e il 77 per cento dei residenti al Sud e nelle isole dichiara di aver utilizzato maggiormente i pagamenti elettronici rispetto al passato proprio in previsione del cashback. E il 39 per cento degli intervistati aggiunge di aver speso più del solito nelle ultime settimane.

Sondaggi a parte, numeri oggettivi arrivano da Io, la app scaricata per partecipare all’iniziativa. Io è ormai installata su dieci milioni e mezzo di telefonini, mentre sono già otto milioni gli italiani che la utilizzano. Numeri in aumento così come sono in aumento i cittadini in possesso di Spid. Oggi hanno un’identità digitale più di 18 milioni di persone: 12 in più rispetto a un anno fa. Il nostro Paese è a un passo dalla svolta. La pandemia e iniziative come cashback fanno pensare che nel giro di un paio d’anni la stragrande maggioranza degli italiani potrà dialogare con la Pubblica amministrazione, effettuare pagamenti, ricevere notifiche direttamente sullo smarthphone. Con vantaggi per fisco e burocrazia. Ovviamente alcune cose anche nel cashback vanno riviste e implementate. Per evitare i furbetti che frazionano le spese va, per esempio, utilizzato un algoritmo che blocchi i comportamenti anomali. Mentre tutti i comuni d’Italia devono essere messi in condizione di notificare le loro multe direttamente sull’app da dove devono essere sempre possibili i pagamenti (con 15 euro di risparmio rispetto al costo di una multa cartacea). A chi, invece, sostiene che servono più soldi per i ristori, va ricordato che con un contributo una tantum del 2 e 3 per cento sui patrimoni superiori ai 50 milioni di euro, è possibile raccogliere dieci miliardi. Quando, con comodo viste le lentezze, la maggioranza dei tutti dentro si deciderà finalmente a licenziare il decreto Sostegni, alias Ristori, i fondi in più li vada a prendere lì. Non impoverirà nessuno e mostrerà rispetto per i cittadini onesti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/12/lotta-al-cashback-il-partito-degli-evasori-alza-di-nuovo-la-testa/6130766/

Fine della favola. - Marco Travaglio

 

Da qualche giorno leggiamo con raccapriccio le cronache delle indagini di varie Procure siciliane su alcune Ong specializzate nei “soccorsi” di migranti nel Mediterraneo. E notiamo con stupore il silenzio dei politici e dei commentatori di solito così prodighi di commenti, esternazioni, interviste, petizioni, appelli e contrappelli. Parlano solo Salvini e i giornali di destra, facendo di tutta l’erba un fascio fra le Ong che davvero salvano vite dal naufragio e quelle che fanno altro. Tacciono invece quelli che da anni fanno di tutta l’erba un fascio in senso opposto: difendendo a prescindere tutte le Ong, attaccando a scatola, occhi e orecchi chiusi qualunque pm si azzardi a indagare, qualunque osservatore si permetta di sollevare dubbi, qualunque politico non certo razzista e fascista (come Minniti, Di Maio e Lamorgese) osi chiedere qualche regola nel Mar West, fino a negare financo filmati, foto, satelliti e intercettazioni che provano i rapporti fra volontari e scafisti.

Quando il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, chiamato nel 2017 in Parlamento a riferire, spiegò che l’Italia era disarmata contro i trafficanti di esseri umani perché le navi di alcune Ong prelevavano i migranti in acque libiche o limitrofe dai barconi degli scafisti con consegne concordate, transponder spenti e nessun controllo dello Stato, azzerando il rischio giudiziario e “imprenditoriale” di quei criminali, fu accusato di sporcare la favola bella degli angeli del mare. Idem per Minniti, che quell’estate propose un codice di autodisciplina per le Ong (transponder accesi, bilanci trasparenti, agenti a bordo). E riuscì ad abbattere il traffico e il numero dei morti, cosa di cui si prese il merito Salvini senza far nulla in più di utile, ma molto in più di inutile, xenofobo e propagandistico. Intanto le anime belle ripetevano il mantra “nessuna prova, solo calunnie, è crimine umanitario”. Negazionismo puro, anche dopo che l’inchiesta di Trapani sulla nave Iuventa dell’Ong Jugend Rettet, mostrò foto e filmati delle consegne concordate dagli scafisti ai volontari, che poi non li denunciavano e non ne affondavano i loro barchini, ma li restituivano. Noi tentammo di sollecitare un dibattito serio, che distinguesse tra chi salva vite e chi fa da nastro trasportatore o da tassista agli scafisti: distinzione che gioverebbe alla verità, alla giustizia, ma soprattutto alle Ong pulite. Non ci fu verso: fummo insultati dai Manconi, Zoro, Mannocchi & C. Ora si attendono i loro commenti sull’inchiesta chiusa a Trapani su 21 membri degli equipaggi di Iuventa, Vost Hestia, Vost Prudence, navi legate alle Ong Jugend Rettet, Save The Children e Medici senza Frontiere.

Vengono fuori le foto – scattate nel 2016 da un agente Sco sotto copertura – di uno scafista che picchia i migranti con una cintura e un tubo di ferro sotto gli occhi dei volontari. Poi sale a bordo della nave Vos Hestia noleggiata da Save The Children che, pur sapendo chi è e cosa ha fatto, lo traghetta al porto di Reggio Calabria senza denunciarlo. Si vede la Vos Hestia che, informata in tempo reale delle partenze degli scafisti dalle coste libiche, li raggiunge “in un preciso tratto di mare senza dare alcuna comunicazione alle autorità”. L’indomani rileva 548 migranti e nei giorni successivi altri 1300. I volontari di STC fanno levare ai poveretti i giubbotti di salvataggio e indossare quelli col logo della Ong, restituendo i vecchi agli scafisti. Tre di questi vengono fotografati mentre si avvicinano alla nave, smontano il motore dal gommone e ripartono. Altri vengono fatti salire a bordo, mescolati tra i profughi, e condotti in Italia come naufraghi appena salvati. Il comandante si vanta di non denunciare gli scafisti: “Ho altri ruoli e non quello di fare la spia o l’investigatore”. E prepara rappresaglie per un volontario che li ha segnalati alla polizia: “Appena torna lo scemo vedo cosa vuole fare, altrimenti lo mando a fare in culo dicendogli: ‘Vedi dove te ne devi andare, ti vuoi stare zitto o te ne vai’…”. Una settimana dopo tre scafisti abbordano la Vos Hestia e annunciano un altro carico: uno è Suleiman Dabbashi, di una famiglia che gestisce centri di prigionia a Sabrata. Nessuna denuncia neppure per lui.
Altra indagine, altro scandalo: a Ragusa c’è un bonifico di 125mila euro versati dal cargo commerciale danese Maersk all’Ong Mediterranea Saving che aveva rilevato 27 naufraghi salvati un mese prima. Qui, oltre alle solite accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso, c’è pure il commercio di migranti. Infine c’è la testimonianza della ministra Lamorgese al processo Gregoretti contro Salvini: “Le navi che vanno a fare soccorso in acque Sar libiche, ogni volta che fanno un soccorso, non tornano subito indietro. Tante volte, a soccorsi effettuati, si fermano nelle aree libiche anche 3-4 giorni, in attesa di recuperare più gente possibile”. Quindi “sono navi che hanno la possibilità di star ferme con persone appena recuperate in acqua anche 4-5 giorni”. E, stazionando a lungo dinanzi alla Libia, attirano e incoraggiano il traffico di esseri umani. Ora facciamo pure finta che non ci siano reati. Anzi, tagliamo corto e diamo la grazia a tutti gli angeli delle Ong. Ma poi finiamola con le bugie e le ipocrisie, smettiamo di prenderci in giro e stabiliamo che d’ora in poi queste schifezze non accadano più. Sempreché, s’intende, la lotta al traffico di esseri umani interessi qualcuno.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/12/fine-della-favola/6130723/

Consip, s’indaga sul giudice che non archiviò Renzi sr. - Antonio Massari

 

Il caso. Verdini a verbale: “Letta mi chiese di candidare Sturzo”, il gip che ha voluto nuove indagini sul padre di Matteo. Perugia ora ha aperto un fascicolo.

Gli scacchisti la chiamano zugzwang. È quella situazione in cui, fatta una mossa, l’avversario può rispondere solo in un modo, e così via, in una sorta di catena che porta a un risultato predeterminato. A quanto pare lo zugzwang avviato da Denis Verdini il 26 ottobre 2020 nella Procura di Roma un risultato l’ha prodotto: è stato sentito dalla Procura di Perugia dove è stato aperto un fascicolo che riguarda Gaspare Sturzo, il gip del caso Consip che in passato ha “bacchettato” i titolari del fascicolo – il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi – rigettando la loro richiesta di archiviazione nel filone che coinvolge Tiziano Renzi (indagato inizialmente per traffico di influenze illecite, ndr) e lo stesso Verdini, e delegando nuove indagini. La Procura guidata da Raffaele Cantone dovrà ora verificare se per Sturzo si profili l’ipotesi dell’abuso d’ufficio per non essersi astenuto per le vicende che riguardano proprio Verdini. Con lui è stato sentito – anch’egli come persona informata sui fatti – anche l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.

L’indagine perugina riguarda quindi il gip che ha dato una sterzata al caso Consip, invitando i pm romani ad approfondire l’inchiesta anche sulla figura di Tiziano Renzi, ed è obiettivamente una bomba a ridosso dell’udienza preliminare prevista per il prossimo 26 aprile. Vediamo ora cosa ha dichiarato Verdini il 26 ottobre 2020 davanti al pm Mario Palazzi, in un verbale d’interrogatorio reso nell’ambito dell’inchiesta Consip dove, lo ricordiamo, è indagato per concussione e turbativa d’asta: “Mi sembra necessario rappresentare un episodio di cui sono a conoscenza: nell’ottobre 2012 si dovevano presentare le liste per elezioni regionali in Sicilia e vi erano interlocuzioni nell’ambito del centrodestra in cui militavo per individuare una candidatura unitaria alla Presidenza (risultato che in realtà non venne raggiunto perché il centrodestra si presentò infine con due candidati e venne sconfitto dal centrosinistra). Nei mesi precedenti, allorquando eravamo impegnati nella formazione delle liste e nella possibile individuazione di tale candidato unitario, venni contattato dall’allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta che propose la candidatura del magistrato Gaspare Sturzo alla Presidenza della Regione Siciliana. Avemmo anche numerosi altri incontri con i rappresentanti delle varie forze politiche del centrodestra e io ebbi modo sempre di esprimere, con la schiettezza che mi è propria, ma per valutazioni politiche e non personali, la mia netta contrarietà alla candidatura del dott. Sturzo”. E ancora: “Non ricordo di aver parlato direttamente con lui, non lo escludo, ma era noto a tutti i miei interlocutori politici questa mia netta contrarietà”. In sostanza Verdini, con le sue parole, crea un collegamento tra il suo mancato appoggio alla candidatura Sturzo (lontana ormai ben 8 anni) e la decisione del gip che ha sollecitato indagini su di lui. Ed è da questo verbale che nasce il fascicolo a Perugia – procura competente a indagare sui magistrati romani – dove sono state sentite come persone informate sui fatti sia Verdini sia Letta. Sturzo avrebbe dovuto astenersi come previsto dall’articolo 39 del codice di procedura penale? Le fattispecie previste dalla norma sono tassative e una soltanto sembra avere un nesso con le dichiarazioni di Verdini: “Se vi è inimicizia grave fra lui o un suo prossimo congiunto e una delle parti private”. Soltanto nel caso in cui Sturzo – la vicenda risale a 8 anni prima della sua decisioni da gip – abbia nutrito una grave inimicizia nei riguardi di Verdini, insomma, avrebbe avuto l’obbligo di astenersi. E sarà questo che dovrà valutare la Procura guidata da Raffaele Cantone.

La storia è pubblica ed è nota: nel 2012 la Sicilia si avvia a eleggere il nuovo consiglio regionale. Sturzo – pronipote di don Luigi Sturzo – vanta una carriera da pm a Palermo fino al 2001. Dal 2004 si sposta alla Presidenza del Consiglio (con Berlusconi e Letta) in qualità di consigliere giuridico. Nel 2012 crea la lista civica “Italiani Liberi e Forti” con la quale si candida a presidente ottenendo lo 0,9 per cento. La destra si divide presentando due candidati – Gianfranco Miccichè e Nello Musumeci – e la presidenza va a Rosario Crocetta e quindi al centrosinistra. Il Fatto, quando per la prima volta ha pubblicato il verbale in questione, ha contattato fonti vicine a Sturzo che hanno negano con forza la ricostruzione di Verdini specificando che il gip non l’ha mai incontrato, tanto meno per parlare con lui di candidature. L’unico fatto certo di quei giorni – non abbiamo trovato dichiarazioni pubbliche di Verdini, né di Letta, né a favore, né contro – sono le dichiarazioni rilasciate da Miccichè il 30 giugno 2012 a Libero su Sturzo: “La gente in Sicilia vuole vedere chi è bravo e affidabile, non come si chiama”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/12/consip-sindaga-sul-giudice-che-non-archivio-renzi-sr/6130742/

AstraZeneca, l’Aifa vieta un lotto in Italia. Draghi chiama Von der Leyen. - Nicola Barone

Per Bruxelles «nessuna evidenza di un nesso tra i casi di trombosi registrati in Europa e la somministrazione del vaccino». Sequestri del Nas.

I carabinieri del Nas stanno sequestrando in tutta i Italia dosi del lotto ABV2856 del vaccino anti Covid prodotto da AstraZeneca, per il quale l’Agenzia italiana del farmaco Aifa ha disposto in via precauzionale il divieto di utilizzo sul territorio nazionale, dopo la segnalazione di alcuni eventi avversi gravi in concomitanza temporale con la somministrazione. L’uso del vaccino è stato sospeso cautelativamente in Danimarca, Norvegia e Islanda.

Draghi sente Von der Leyen, nessuna evidenza del nesso

Il premier Mario Draghi ha avuto un colloquio telefonico con la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen. Dalla conversazione, secondo quanto riferiscono fonti di Palazzo Chigi, è emerso che «non c’è alcuna evidenza di un nesso tra i casi di trombosi registrati in Europa e la somministrazione del vaccino Astrazeneca». Von der Leyen ha comunicato che l’Ema ha avviato un’ulteriore review accelerata.

Ema: i benefici restano superiori a rischi.

«I benefici del vaccino attualmente superano ancora i rischi». È quanto dichiara l’Agenzia europea del farmaco Ema in riferimento al prodotto scudo di AstraZeneca, sotto i riflettori da quando alcuni casi di trombosi sono stati segnalati dopo la somministrazione in diversi Paesi europei. «Il comitato di valutazione rischi Prac dell’Ema sta indagando su questi casi», spiega l’autorità Ue in un aggiornamento, intervenendo anche in merito alla decisione della Danimarca di sospendere la campagna di immunizzazione con il vaccino AstraZeneca. Una decisione «precauzionale mentre è in corso un’indagine completa sulle segnalazioni di coaguli di sangue nelle persone che hanno ricevuto il vaccino, incluso un caso in Danimarca in cui una persona è morta». Anche altri Stati europei hanno deciso uno stop.

L’azienda: da dieci milioni di somministrazioni nessuna prova

In una nota la stessa azienda anglo-svedese esclude un legame con i casi sospetti sotto osservazione. «Da un'analisi dei nostri dati di sicurezza su oltre dieci milioni di somministrazioni non è emersa alcuna prova di un aumento del rischio di embolia polmonare o trombosi venosa profonda in qualsiasi gruppo di età, sesso, lotto o in qualsiasi Paese in cui è stato utilizzato il vaccino AstraZeneca contro Covid-19».

Si indaga su due morti sospette in Sicilia.

In Sicilia esplode il caso delle morti sospette di un poliziotto e di un militare subito dopo la somministrazione della prima dose del vaccino Astra Zeneca il cui lotto è stato sequestrato su decisione della magistratura. Due inchieste sono state aperte dalle Procura di Siracusa e Catania. Sono una decina le persone che la Procura di Siracusa ha iscritto nel registro degli indagati per la morte di Stefano Paternò, 43 anni, sottufficiale della Marina militare ad Augusta, morto ieri mattina per un arresto cardiaco nella sua abitazione. Il giorno prima si era sottoposto alla prima dose di vaccino dello stesso lotto di cui oggi l’Aifa ha chiesto il sequestro. Il procuratore capo Sabrina Gambino c ha iscritto tutta la catena di distribuzione del vaccino dalla società AstraZeneca che lo produce, fino al personale sanitario dell’ospedale militare che si è occupato dell’inoculazione. L’accusa per tutti è di omicidio colposo.

https://www.ilsole24ore.com/art/astrazeneca-l-aifa-vieta-lotto-italia-draghi-chiama-von-der-leyen-ADRoMYPB

I “re” delle scommesse: società, ristoranti e ville sotto sequestro. - Riccardo Lo verso

 

Uomini d'oro a disposizione di diversi mandamenti mafiosi di Palermo. I beni valgono 5 milioni.

PALERMO – Con gli incassi delle agenzie di scommesse Salvatore Rubino si era concesso il lusso di una bella villa a Favignana. Ora la villa e altri beni, il cui valore viene stimato in cinque milioni di euro, finiscono sotto sequestro. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Palermo, sarebbero stati accumulati grazie ai soldi sporchi.

Il provvedimento di sequestro, firmato dal giudice per le indagini preliminari Walter Turturici, si basa sulle indagini dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo.

Il video dell’operazione della guardia di finanza

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Salvo De Luca e dai sostituti Amelia Luise e Dario Scaletta, è il seguito del blitz denominato “All in” che poco meno di un anno fece emergere il grande affare dei boss della scommesse. Erano riusciti a ottenere le licenze di gioco dai Monopoli di Stato per aprire decine di agenzie. Accanto al gioco tracciato scorreva un fiume di puntate in nero. Nel corso delle indagine è venuto a galla un volume di affari da 2,5 milioni di euro al mese, oltre cento milioni di scommesse.

Il provvedimento di sequestro raggiunge non solo Rubino, ma anche Francesco Paolo Maniscalco, già condannato per mafia e uomo dai mille interessi economici fra Palermo e Roma, Vincenzo Fiore e Christian Tortora.

Maniscalco faceva parte del commando che la notte del 13 agosto 1991 ripulì il Monte dei Pegni della Sicilcassa a Palermo. Fu un colpo miliardario. Leggi: “Cosa Nostra rubò l’oro dei poveri”.

Tra i beni sequestrati anche imprese e quote di capitale di 10 società, con sede nelle province di Roma, Salerno e Palermo che gestiscono agenzie di scommesse, ma anche imprese di logistica e servizi. Ci sono pure le quote di un noto ristorante palermitano in cui aveva investito Maniscalco, una gelateria-yougurteria, immobili e macchine. Maniscalco e Rubino avrebbero messo a disposizione di diversi mandamenti mafiosi della città di Palermo la loro rete di agenzie per ripulire denaro di provenienza illecita.

L’indagine patrimoniale ha incrociato le risultanze investigative con i dati patrimoniali. Utilizzando il software “Molecola” in dotazione alla finanza si è scoperto che gli indagati e i rispettivi nuclei familiari, nell’ultimo decennio, non avevano dichiarato redditi leciti o altre forme di finanziamento che potessero giustificare le spese e gli acquisti sostenuti nel tempo.

Il colonnello Gianluca Angelini, comandante del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo spiega: “I sequestri di oggi rappresentano il completamento sotto il profilo economico patrimoniale di una lunga indagine. Il nostro obiettivo è come sempre quello di sottrarre ai criminali ogni beneficio economico derivante dalle condotte delittuose, andando a individuare tutti i beni acquisiti nel tempo. I patrimoni illecitamente accumulati devono essere tolti ai criminali e messi a disposizione della collettività, per sostenere i cittadini onesti e il tessuto economico sano del nostro territorio”.