mercoledì 28 aprile 2021

DA CHE PARTE STARE? DALLA PARTE DI CHI SOFFIA SUL FUOCO O DALLA PARTE DI CHI PROVA A SPEGNERE L’INCENDIO? - Giuseppe Conte

 

Governare in tempi di pandemia è una responsabilità dura, durissima. Si è costretti a intervenire con misure limitative di alcune pur fondamentali libertà costituzionali, a chiedere grandi sacrifici ai propri connazionali. Posso garantirvi che si tratta di scelte difficili, anzi difficilissime. Ma la responsabilità di governo impone di tutelare la salute dei cittadini oltreché di preservare il tessuto economico e sociale. E talvolta tutto questo si traduce in scelte a primo giudizio impopolari, poco adatte a chi in tempi di pandemia preferisce guardare alle tabelle dei consensi.
Una forza politica è libera di scegliere la via più comoda dell’opposizione, sperando di riuscire a intercettare il diffuso malcontento delle tante famiglie e imprese che stanno affrontando una durissima prova.
Oppure può decidere di condividere le responsabilità di governo, avendo così la possibilità, con i propri ministri, di sedere ai tavoli dove si formano le decisioni e orientare le scelte. Utilizzare la propria posizione per incassare onori e vantaggi, rifuggendo però oneri e responsabilità, è tanto facile quanto ingiusto e scorretto.
Per rispetto dei nostri concittadini che soffrono abbiamo tutti il dovere di essere trasparenti: è intollerabile in piena pandemia fingere di essere all’opposizione per cavalcare il malcontento dei cittadini e al tempo stesso assestarsi comodamente al vertice di ministeri importanti e sedersi tra i banchi della maggioranza per lucrare vantaggi, per appuntarsi medaglie e piantare bandierine.
Sia chiaro, nessuno qui esulta per un coprifuoco che dal periodo invernale si trascina alle ore 22. Si tratta di una forte limitazione alla libertà di circolazione, un sacrificio personale ed economico enorme per molti di noi. È una misura che non può che essere transitoria. Confidiamo tutti che possa essere rivista il più presto possibile, non appena l’andamento della curva epidemiologica lo permetterà. Ma sempre sulla base dei dati scientifici, applicando i criteri di adeguatezza e di proporzionalità.
Cosa faranno adesso i ministri leghisti? Si accoderanno ad apporre le proprie firme alla iniziativa propagandistica contro il coprifuoco lanciata ieri dal loro leader di partito, oppure si dissoceranno? Immagino che tutti i cittadini vorrebbero idealmente firmare non solo contro il coprifuoco, ma contro tutte le limitazioni e le sofferenze che questa pandemia ci sta procurando. Ma forse, prima di tutto, i cittadini pretendono dai propri governanti trasparenza e correttezza.
Bisogna scegliere da che parte stare: se da quella di chi soffia sul fuoco o da quella di chi si rimbocca le maniche per spegnere l'incendio.

Giuseppe Conte su Fb

martedì 27 aprile 2021

Tuttotutto nienteniente. - Marco Travaglio


Più passano i giorni, più si conferma che i Governi di Tutti diventano subito Governi di Nessuno. Accadde a Monti, dieci anni dopo accade a Draghi. Presto, consegnato il Recovery e proseguita bene o male (più male che bene) la campagna vaccinale, i partiti che lo sostengono come la corda sostiene l’impiccato gli (e si) domanderanno: e mo’ che ci stiamo a fare? Il vaghissimo programma enunciato in Parlamento a metà febbraio richiede una decina di legislature. Quindi non finiremo neppure questa. Basta leggere la prima intervista concessa, anzi inflitta dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia al povero Massimo Giannini, che non meritava un tale supplizio. Intervista che, intendiamoci, promette benissimo: se la Guardasigilli fa quello che dice, ci sono ottime speranze che non faccia niente, visto che in due pagine e mezza (23 risposte ad altrettante domande) riesce a non dire assolutamente nulla. E un governo con un partito guidato da un pregiudicato (FI), uno da un imputato (Lega) e uno da un indagato (Iv) meno si avvicina alla giustizia e meglio è per tutti.

Eppure di cose da raccontare, volendo, la Guardasigilli ne avrebbe avute: tipo quanti indagati, imputati e condannati ha incontrato nella sua lunga militanza in Comunione e liberazione, da Formigoni in giù. O quante parole (due? tre?) ha cambiato al piano Bonafede per l’utilizzo dei 3 miliardi di Recovery, che il suo predecessore non poté illustrare al Parlamento il 28 gennaio perché Iv, FI, Lega e centrini vari ne avevano preannunciato la bocciatura a prescindere, senza neanche leggerlo o ascoltarlo. E che ora, da lei fotocopiato e firmato con la tecnica del cuculo che nidifica in casa d’altri, è diventato uno splendore da affiggere a edicole unificate. Ma su questi dettagli la Cartabia Copiativa sorvola. In compenso approfitta del 25 Aprile, che non c’entra una mazza, per chiedere a tutti di “superare la tentazione dello scontro continuo”: quello che Giannini chiama “la guerra dei trent’anni”. Cioè il lungo inseguimento fra guardie e ladri che ha prodotto dal 1994 ottanta leggi ad personam per salvare dalla galera centinaia di potenti (soprattutto uno) allergici ai processi. Ora l’attacco sistematico, anzi sistemico degli impuniti ai loro giudici è soavemente descritto da colei che dovrebbe fermarlo come “scontro di idee e sensibilità diverse”, anzi “increspature”. Non è meraviglioso? Adesso però, a mettere d’accordo guardie e ladri, onesti e delinquenti, arriva il “metodo Cartabia”. Funziona così. Quando le chiedi se ha un’idea sulla prescrizione, lei risponde: “Ancora no”. E, se le domandi delle intercettazioni: “Per ora non le dico nulla”. Non è un amore?

ILFQ

Recovery: Draghi in Parlamento: 'Disponiamo di 248 miliardi. Prepariamo l'Italia di domani'.

L'intervento alla camera.

Presentato il piano alla Camera, oggi la replica.


"Sbaglieremmo tutti a pensare che il Pnrr pur nella sua storica importanza sia solo un insieme di progetti, di numeri, scadenze, obiettivi. Nell'insieme dei programmi c'è anche e soprattutto il destino del Paese".

Lo dice il presidente del Consiglio Mario Draghi nelle comunicazioni in Aula alla Camera sul Recovery.  

Nel Pnrr c'è "la misura di quello che sarà il suo ruolo nella comunità internazionale, la sua credibilità e reputazione come fondatore Ue e protagonista del mondo occidentale. E' questione non solo di reddito e benessere, ma di valori civili e sentimenti che nessun numero e nessuna tabella potrà mai rappresentare", aggiunge  il presidente del Consiglio

IL RECOVERY TRASMESSO IN PARLAMENTO, 'UN PIANO EPOCALE'.

Secondo il premier, "nel realizzare progetti, ritardi, inefficienze e miopi visioni di parte peseranno sulle nostre vite soprattuto su quelle dei più deboli, i figli e nipoti e forse non ci sarà piu tempo per porvi rimedio".

"Il Recovery ha 3 obiettivi - spiega ancora Draghi -: il primo con un orizzonte ravvicinato è riparare i danni della pandemia, che ci ha colpito più dei nostri vicini europei, il pil caduto è dell' 8,7, i giovani e le donne hanno sofferto di più il calo dell'occupazione. Le misure di sostegno hanno attutito l'impatto sociale ma questo si è sentito sulle fasce più deboli", ha detto ancora Draghi.

Cgil, Cisl, Uil valutano "l'importanza strategica" del Piano di ripresa e resilienza quale "strumento fondamentale per la ripresa del Paese, per aumentare l'occupazione in particolare giovanile e femminile e per ridurre i divari territoriali. Per queste ragioni "considerano inadeguato il confronto finora avuto con il Governo in ordine alla definizione delle priorità strategiche, degli obiettivi e delle risorse del Piano stesso". Così i segretari generali Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri in una nota con le prime valutazioni sul Recovery.

Ecco i punti principali dell'intevento di Draghi.

248 MILIARDI A DISPOSIZIONE.

"Oltre al Pnrr da 191,5 miliardi e al Piano complementare da 30,6 miliardi "sono stati stanziati, inoltre, entro il 2032, ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche". "È poi previsto il reintegro delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, utilizzate nell'ambito del dispositivo europeo per il potenziamento dei progetti ivi previsti per 15,5 miliardi. Nel complesso potremo disporre di circa 248 miliardi di euro". A tali risorse, si aggiungono poi quelle rese disponibili dal programma REACT-EU che vengono spese negli anni 2021-2023. Fondi per ulteriori 13 mld".

26 MILIARDI ALLE OPERE.

"Sono stati stanziati entro il 2032, ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche. Queste includono la linea ferroviaria ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria - che diventerà una vera alta velocità - e l'attraversamento di Vicenza relativo alla linea ad Alta Velocità Milano-Venezia".

22 MILIARDI SUL LAVORO, FOCUS AL GAP DI GENERE.

"La quinta Missione è destinata alle politiche attive del lavoro e della formazione, all'inclusione sociale e alla coesione territoriale. I fondi destinati a questi obiettivi superano nel complesso i 22 miliardi. Ulteriori 7,3 miliardi di interventi beneficeranno delle risorse di React-Eu. Sono introdotte misure a sostegno dell'imprenditorialità femminile e un sistema di certificazione della parità di genere che accompagni e incentivi le imprese ad adottare politiche adeguate a ridurre il gap di genere"

IMPEGNO PER LA PROROGA AL 2023 DEL SUPERBONUS.

"Per il Superbonus al 110% sono previsti, tra PNRR e Fondo complementare, oltre 18 miliardi, le stesse risorse stanziate dal precedente governo. Non c'è alcun taglio. La misura è finanziata fino alla fine del 2022, con estensione al giugno 2023 solo per le case popolari (Iacp). È un provvedimento importante per il settore delle costruzioni e per l'ambiente. Per il futuro, il governo si impegna a inserire nel disegno di legge di bilancio per il 2022 una proroga dell'ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021".

ASSEGNO UNICO STRUMENTO PER IL SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE.

"Grazie all'azione di questo Parlamento, l'assegno unico diventerà lo strumento centrale e onnicomprensivo per il sostegno alle famiglie con figli, in sostituzione delle misure frammentarie fino ad oggi vigenti. È una riforma che rappresenta un cambio di paradigma nelle politiche per la famiglia e a sostegno della natalità".

GARANZIA DI STATO AI GIOVANI CHE COMPRANO CASA.

"Oltre al piano agli asili nido, di cui ho già parlato, i giovani beneficiano dalle misure per le infrastrutture sociali e le case popolari. E in un prossimo decreto, di imminente approvazione, sono previsti altre risorse per aiutare i giovani a contrarre un mutuo per acquistare una casa. Sarà possibile non pagare un anticipo, grazie all'introduzione di una garanzia statale".

ASSISTENZA A CASA AL 10% DEGLI OVER 65 NON AUTOSUFFICIENTI. 

Nel Pnrr "è previsto un significativo incremento delle prestazioni un'assistenza domiciliare. Fino a prendere in carico entro il 2026 il 10% delle persone sopra i 65 anni che necessitano di assistenza oltre alle persone affette da patologia cronica". Lo dice il presidente del Consiglio Mario Draghi nelle comunicazioni in Aula alla Camera sul Recovery. "Introduciamo un'importante riforma per la non autosufficienza, con l'obiettivo primario di offrire risposte ai problemi degli anziani", spiega Draghi che sottolinea: "Dopo le sofferenze e le paure di questi mesi di pandemia, non possiamo dimenticarci di loro" 

I GIOVANI TRA I MAGGIORI BENEFICIARI DEL PIANO.

"I giovani saranno tra i principali beneficiari di tutto il Piano. Gli investimenti e le riforme sulla transizione ecologica creeranno principalmente occupazione giovanile. La creazione di opportunità per i giovani nel mondo del lavoro sarà anche l'effetto naturale degli interventi sulla digitalizzazione che, tra l'altro, consentiranno di completare la connettività delle scuole". 

LA CRESCITA DEL  MEZZOGIORNO UNA PRIORITA.'

"La crescita del Mezzogiorno rappresenta l'altro aspetto prioritario trasversale al Piano. Il potenziale del sud in termini di sviluppo, competitività e occupazione è tanto ampio quanto è grande il suo divario dal resto del Paese. Non è una questione di campanili: se cresce il sud, cresce anche l'Italia. Più del 50 per cento del totale degli investimenti in infrastrutture - soprattutto l'alta velocità ferroviaria e il sistema portuale - è diretto al sud"

 GIU' I TEMPI DEL PROCESSO CIVILE.

"Il Governo intende ridurre l'inaccettabile arretrato presente nelle aule dei tribunali, e creare i presupposti per evitare che se ne formi di nuovo. Questo è uno degli impegni più importanti ed espliciti che abbiamo preso verso l'Unione europea. L'obiettivo finale che ci proponiamo è ambizioso, ridurre i tempi dei processi del 40 per cento per il settore civile e almeno del 25 per cento per il penale" 

ENTRO MAGGIO IL DECRETO PER L'ATTUAZIONE DEL PNRR.

"Entro maggio presentiamo un decreto che interviene con misure di carattere prevalentemente strutturale volte a favorire l'attuazione del PNRR e del Piano complementare. Oltre a importanti semplificazioni negli iter di attuazione e di valutazione degli investimenti in infrastrutture, si procede a una semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici e concessioni".

HO FIDUCIA NEGLI ITALIANI, ATTUEREMO AL RECOVERY.

"Sono certo che riusciremo ad attuare questo Piano. Sono certo che l'onestà, l'intelligenza, il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità, gli interessi costituiti. Questa certezza non è sconsiderato ottimismo, ma fiducia negli Italiani, nel mio popolo, nella nostra capacità di lavorare insieme quando l'emergenza ci chiama alla solidarietà, alla responsabilità"

ANSA

lunedì 26 aprile 2021

Epurati i Caschi Blu del Tigray: E l’Onu fa finta di non sapere. - Fanny Pigeaud

 

Le Nazioni Unite sono al centro di uno scandalo in Etiopia. Da settimane l’Onu allerta sui massacri nella regione del Tigray, dove l’esercito federale di Addis Abeba e l’esercito eritreo si battono contro il Fronte popolare di liberazione del Tigray (FLPT). Ma, al tempo stesso, l’organizzazione sta assistendo in silenzio all’“epurazione”, all’interno dei suoi stessi contingenti, dei caschi blu etiopi, originari del Tigray, che vengono arrestati dai soldati di Addis Abeba e inviati nel loro paese, dove alcuni di loro sarebbero stati torturati e uccisi. “Tacendo, l’Onu sta violando il suo dovere di promuovere e tutelare i diritti umani”, osserva un dipendente delle Nazioni Unite. Diversi mesi fa, l’Onu ha creato una task force per far fronte a questa situazione, ma è evidente che non sta dando risultati. All’interno dell’organizzazione si avverte un profondo imbarazzo.

Il segretariato generale di New York, di solito reattivo, ha impiegato una settimana a rispondere alle nostre domande. Diversi scambi di mail e diverse riunioni si devono essere tenute in quei giorni per decidere quali elementi rendere pubblici e quali tenere nascosti. Alla fine l’Onu non ha confermato le nostre informazioni, ma non le ha neanche smentite, limitandosi a fornire dettagli noti e ricordando, con le solite formule di rito, i principi generali dell’istituzione. “Il caso del presunto maltrattamento di caschi blu originari del Tigray è grave e preoccupante”, è stato ammesso da un portavoce del dipartimento per le operazioni di pace. Per il resto i fatti sono stati negati o minimizzati. Tutto è iniziato con l’offensiva militare lanciata il 4 novembre 2020 dal governo centrale dell’Etiopia contro le forze del FLPT, che dirige il Tigray. Quasi immediatamente, alcuni caschi blu originari del Tigray sono stati brutalmente allontanati dai contingenti etiopi della UNMIS, la missione di pace delle Nazioni Unite in Sud Sudan, il cui comando militare è assicurato da un etiope e che conta tre battaglioni etiopi, circa 2.000 uomini. La stessa cosa è successa all’interno della UNISFA, la missione Onu per la regione dell’Abyei, rivendicata dal Sudan e dal Sud Sudan, e il cui contingente di caschi blu è costituito esclusivamente da etiopi (4.500 uomini). A fine novembre 2020, la rivista americana Foreign Policy aveva già pubblicato alcuni elementi di un documento riservato delle Nazioni Unite, indicando che quattro ufficiali originari del Tigray della UNMIS erano stati forzati a rientrare in Etiopia. Si precisava che “tutti gli ufficiali e soldati del Tigray” erano sistematicamente fermati e posti in detenzione al loro arrivo a Addis Abeba. Alcuni sarebbero stati vittime di torture e uccisi. “Stiamo verificando i fatti”, aveva detto all’epoca un portavoce delle Nazioni Unite. Oggi, a cinque mesi da quella pubblicazione, la UNMIS declina ogni responsabilità: “Il mandato della UNMIS si limita al Sud Sudan. L’Etiopia è sola responsabile della condotta delle sue truppe”, ci è stato risposto. Nel frattempo, il numero due della UNISFA, il generale Negassi Tikue Lewte, originario del Tigray e sotto contratto con le Nazioni Unite, ha lasciato all’improvviso il suo incarico nel novembre 2020 e non si è più visto. Un ufficiale etiope ha spiegato al segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che il generale Lewte era partito in vacanza e che aveva deciso di non tornare ad Abyei. Ha poi precisato che per Addis Abeba era un “disertore”.

I responsabili delle Nazioni Unite si sono resi conto che l’Etiopia nascondeva delle informazioni gravi. “Il generale Lewte ha chiesto un permesso nel novembre 2020, che gli è stato accordato. Da allora non si è più presentato al lavoro. Siamo molto preoccupati per la sua sicurezza”, sostiene oggi l’ONU. Il generale è ancora vivo? Altri caschi blu avrebbero subito la stessa sorte negli ultimi mesi. Alcuni sarebbero stati arrestati mentre partecipavano alla missione Onu e trasferiti su aerei delle Nazioni Unite a Juba, la capitale del Sud Sudan, prima di essere imbarcati su aerei etiopi. L’ONU non ha voluto rispondere su questo punto. “Stiamo lavorando attivamente sul caso, ma per motivi di riservatezza e sicurezza non possiamo fornire ulteriori dettagli”, ci hanno risposto dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, che ha sede a Ginevra. Da New York confermano che “tra il 13 e il 22 novembre 2020 quattro caschi blu etiopi sono stati trasferiti in Etiopia senza un’adeguata coordinazione con la UNMIS”. Il 22 febbraio, dei caschi blu del Tigray di un contingente in partenza per Addis Abeba hanno rifiutato di imbarcarsi all’aeroporto di Juba. È scoppiata una violenta rissa. Secondo le nostre informazioni, alcuni caschi blu sono stati obbligati a salire sull’aereo. Altri tredici sono riusciti a restare a Juba. Un quotidiano locale ha pubblicato le loro foto. Alcuni erano feriti. Al giornale hanno spiegato che temevano di essere vittime di persecuzioni in Etiopia e di aver chiesto l’asilo. La UNMIS ha confermato che le autorità del Sud Sudan si sono fatte carico dei tredici soldati, con l’appoggio dell’Alto Commissario per i rifugiati, ma quest’ultimo non ha fornito dettagli. Secondo una fonte informata, l’Etiopia avrebbe poi inviato una lettera ufficiale alla UNMIS, dicendo in sostanza che avrebbe ritrovato quei caschi blu, che li avrebbe rimpatriati e processati e che meritavano la pena di morte. L’ONU non ha né confermato né negato l’esistenza di questa lettera. Dopo questo episodio, un responsabile militare etiope ha accusato i soldati che si erano rifiutati di imbarcarsi di essere dei “traditori sostenuti dall’Alto commissariato per i rifugiati e dai cittadini del Tigray che lavorano alle Nazioni Unite” e di militare per il FLPT. “I caschi blu rimpatriati con la forza sono molti di più di quanto sia stato detto ufficialmente, prima e dopo il 22 febbraio 2021”, sostiene una delle nostre fonti, aggiungendo che due caschi blu del Tigray erano riusciti, la notte prima degli incidenti allo scalo di Juba, a fuggire dal campo dove erano detenuti. E non è tutto. Almeno un civile etiope sotto contratto con la UNMIS è dovuto fuggire dal Sud Sudan. È grazie a lui che si è potuto capire cosa stava succedendo ai caschi blu del Tigray: è stato lui infatti a tradurre dall’amarico dei messaggi che alcuni caschi blu avevano inviato ai civili della missione, con le foto dei colleghi torturati nei campi dell’Onu.

Quest’uomo, minacciato insieme alla sua famiglia dal governo etiope, è ormai costretto a nascondersi. L’ONU non gli ha offerto nessuna protezione, limitandosi a concedergli un congedo a tempo indeterminato. “Quest’uomo rischia di trovarsi in una situazione ancora più complicata se l’Onu dovesse decidere di rompere il suo contratto”, secondo uno dei colleghi. “L’ONU, che dovrebbe essere in prima linea nella difesa dei diritti umani, può continuare a limitarsi a esprimere preoccupazione e, in tutta coscienza, a lavorare con gli etiopi? Non si può fare nient’altro?”, si chiedono alcuni dipendenti dell’organizzazione. All’interno della task force, alcuni membri vorrebbero che l’Onu adottasse una posizione forte, anche se Addis Abeba dovesse ritirarsi dalle operazioni di pace. Altri preferiscono mantenere un basso profilo, dal momento che l’Etiopia fornisce all’Onu caschi blu in grande quantità, anche se altri Stati sono candidati a partecipare alle operazioni di pace, una fonte di reddito interessante per loro. L’alto commissariato per i diritti umani non conferma l’esistenza di conflitti interni: l’Onu e le sue agenzie stanno “lavorando di concerto” su questo fascicolo, viene riferito. Il caso non riguarda solo le Nazioni Unite. Diverse centinaia di caschi blu etiopi originari del Tigray in missione per l’Unione africana in Somalia sono stati trasferiti con la forza nel loro paese alla fine del 2020. Che fine hanno fatto? Il portavoce del presidente della Commissione dell’Unione africana, la cui sede è a Addis Abeba, e che nel novembre 2020 ha licenziato il suo capo della sicurezza, un etiope, su richiesta delle autorità etiopi, non ha risposto alle nostre domande.

(Traduzione di Luana De Micco)

ILFQ

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

L’Etica Renzomachea. “Renzi nel board del principe saudita. Il Parlamento studia un codice etico” (Stampa, 24.4). Ovviamente il Parlamento saudita.

La Supersega. “Andrea Agnelli: ‘Patto di sangue, la Superlega andrà avanti’” (Maurizio Molinari, Repubblica, prima edizione, 21.4). “Andrea Agnelli: ‘La Superlega andrà avanti, trattiamo con l’Uefa’” (Maurizio Molinari, Repubblica, seconda edizione, 21.4). Commento sui social: “S’è sciolto il sangue”.

La voce del padrone. “Sul calcio l’effetto pandemia” (Gianni Riotta, Repubblica, 20.4). Ah, ecco di chi è la colpa della Superlega: non di Agnelli, ma del Covid.

Il fedelissimo. “Tra Pd e 5Stelle l’alleanza non funzionerà: Conte potrebbe lasciarli” (Matteo Renzi, leader Iv, Repubblica, 19.4). Purtroppo non tutti sono leali come lui.

Numerologia. “I numeri parlano chiaro: i gay sono più tutelati delle donne” (Carlo Giovanardi, ex deputato e sottosegretario Udc, Libero, 12.4). Soprattutto se i numeri li dài tu.

Se citofonando. “Un Paese dove c’è l’attore che chiama per denunciare il vicino di casa non è un Paese civile, non è un bel modello la delazione di Stato… è da Unione Sovietica. Ma vai a citofonare al vicino! Gli dici: ‘Guarda che stai facendo casino, non rischiare’. Invece chiamano la polizia per fare i fenomeni sui giornali! Che tristezza” (Matteo Salvini contro Alessandro Gassmann, Quarta Repubblica, Rete4, 19.4). E magari, già che ci sei, citofonando gli domandi pure se spaccia.

Nordio libera tutti. “La sentenza sull’ergastolo per chiudere gli anni bui” (Carlo Nordio, ex magistrato, Messaggero, 16.4). Gli anni cui in cui i mafiosi restavano in galera.

Paniz e pesciz. “Adesso tocca ai 1.500 parlamentari che dalla sera alla mattina hanno perso ogni tipo di sostentamento. È un atto di giustizia. Formigoni quale altra fonte di sostentamento ha? Come andrà avanti dopo quarant’anni dedicati alla vita politica?” (Maurizio Paniz, ex parlamentare FI, Corriere della sera, 15.4). In effetti, sono bei drammi.

L’imboscata. “Mi dica, dottor Davigo, cosa ne pensa del caso Grillo?” (Maria Elena Boschi, deputata Iv, intervistata dal Riformista, 22.4). Caso unico al mondo di un’intervistata che, invece di rispondere alle domande, ne fa delle altre a un terzo che non c’entra nulla.

L’Emerito. “Giustizia, perchè è consigliabile un’inchiesta parlamentare” (Sabino Cassese, Corriere della Sera, 23.4). Così finalmente gli imputati processeranno i magistrati.

Cartabia copiativa. “Ddl penale, la linea Cartabia: ‘Processo giusto e breve’” (Dubbio, 17.4). Ammazza che volpe.

Slurp. “Rivoluzione Draghi. L’approvazione del Pnrr è vicina: una svolta epocale che ha del miracoloso” (Foglio, 21.4). “Un Recovery da sogno. Esclusiva” (rag. Claudio Cerasa, Foglio, 23.4). “Il nostro libro dei sogni. L’Italia che sarà. Il Recovery di Draghi parola per parola” (Foglio, 24.4). Recoveràtelo.

Forchettoni. “Mani Pulite un colpo di Stato. La mia sanità avrebbe resistito meglio al virus” (Roberto Formigoni, Giornale, 22.4). Certo, come no. Ora però, da bravo, caccia la refurtiva.

La discontinua. “Questo governo è in forte discontinuità con il precedente” (Elena Bonetti, ministro Iv delle Pari opportunità e Famiglia nei governi Conte-2 e Draghi, Stampa, 19.4). Quindi tu non conti una mazza.

L’ideona. “Open Arms, la strategia di Salvini: portare in aula Conte e Toninelli” (Corriere della sera, 194). Non male la linea difensiva del trust di cervelli Bongiorno&Salvini: anziché sostenere di essere innocente, denunciare altri due complici. Così, se tutto va bene, scatta pure l’associazione per delinquere.

Bei tempi. “Napoli, una città che ha una caduta verticale della sua classe dirigente” (Paolo Cirino Pomicino, Repubblica, 23.4). Non ci sono più i tangentari di una volta.

Lo step. “Vaccini, la volata di fine aprile. Prossimo step: 430mila al giorno” (Repubblica, 19.4). Ma non erano già 500mila a metà aprile?

I titoli della settimana/1. “Il coprifuoco scatta alle 23” (Messaggero, 21.4). “Coprifuoco alle 22, strappo Lega” (Messaggero, 22.4). Ma il titolista chi è: Salvini?

I titoli della settimana/2. “Berlusconi ancora ricoverato. Rinviata la sentenza Ruby ter” (Giornale, 16.4). È il Ricoveri Plan.

I titoli della settimana/3. “Accanimento su Berlusconi costretto a inseguire i pm” (Verità, 22.4). In barella.

I titoli della settimana/4. “Le monetine in testa a Craxi furono la ‘fine della politica’” (Alessandro Gnocchi, Giornale, 20.4). “A proposito di politica: non ci sarebbe qualche cosarellina da mangiare?” (Totò, Fifa e arena, 1948).

ILFQ

VACCINI: PFIZER supera ASTRAZENECA nel numero di SEGNALAZIONI avverse. Gli AGGIORNAMENTI.

 

Ormai da diverse settimane si discute sulle reazioni, talora gravi, provocate dalla somministrazione del vaccino AstraZeneca. Le ultime notizie paiono tuttavia smentire tutto ciò, anzi sarebbe Pfizer a superare di gran lunga il siero dell'azienda anglo-svedese per numero delle segnalazioni avverse, almeno per quanto riguarda l’Italia.

A fare chiarezza è il report dimostrato dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) che ha esaminato tutti i dati inerenti ai vaccini somministrati nel periodo che va dal 27 dicembre 2020 al 26 marzo 2021. E’ emerso che, su 9 milioni di dosi inoculate, sono state segnalate circa 46 mila reazioni e, di queste, solo il 7,1% ha riscontrato gravi sintomi, con un tasso di 36 eventi gravi ogni 100 mila dosi.

Ma vogliamo entrare ancor più nello specifico analizzando i dati del periodo preso in riferimento.
Su 46.237 segnalazioni, l’87% dei casi, sia lo stesso giorno della vaccinazione o al massimo il giorno successivo, ha avuto reazioni come febbrecefaleadolori muscolari o articolari, dolore in sede di iniezionebrividi nausea.
Ancora più importante è il dato che proviene dai singoli vaccini, tra cui PfizerAstraZeneca Moderna (i tre disponibili in Italia nel periodo preso in esame). Tra le segnalazioni si è visto che l’81% provenivano da Pfizer, il 17% da AstraZeneca e infine solo il 2% da Moderna. Ovviamente questi valori sono rapportati con il numero di dosi rese disponibili dalle diverse case farmaceutiche.
Infine, ci sono dei dati anche per quanto riguarda i decessi. Finora sono stati segnalati 100 casi di decesso correlati temporaneamente alle vaccinazioni anti-COVID. Tra questi, 76 sono stati registrati dopo la somministrazione di Pfizer, 12 il Moderna e 12 AstraZeneca, che porta il tasso generale di segnalazioni per i decessi pari a 1,1 casi ogni 100mila dosi per Pfizer-BioNTech2,8 per Moderna e 0,7 per AstraZeneca.

Insomma, è vero che tutti questi dati sono stati rilevati in base al rapporto tra segnalazioni e dosi disponibili, ma è palese come essi evidenzino che non è solo AstraZeneca a provocare alcune reazioni avverse.

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COVID: un FARMACO usato da 50 anni BLOCCA i DANNI ai POLMONI. La SCOPERTA dei RICERCATORI.


Crescono le speranze per guarire dal CORONAVIRUS con un FARMACO. Si chiama NICLOSAMIDE ed è un farmaco antiparassitario utilizzato da 50 anni per l’apparato intestinale e in passato ampiamente usato contro il verme solitario. Ma da ora potrebbe rivelarsi un alleato anche contro i danni polmonari causati dalla proteina spike del coronavirus.

Solitamente, come detto, viene usato per trattare le infezioni intestinali. Ma ora il farmaco antiparassitario potrebbe rivelarsi un grande alleato dei polmoni nella lotta al COVID-19. A dimostrarlo è stato un team di ricercatori del King’s College di Londra, insieme all’Università degli studi di Trieste e del Centro di ingegneria genetica e biotecnologie (Icgeb) di Trieste, che ha scoperto il meccanismo che porta alla fusione anomala delle cellule polmonari infettate dal coronavirus e come la niclosamide abbia un’azione preventiva, riuscendo a bloccare questo processo guidato dalla proteina spike.

Ma di che farmaco si tratta esattamente? La niclosamide è un antiparassitario che originariamente, negli anni ’50, veniva utilizzato come molluschicida contro le lumache. Successivamente, a partire dal 1982, è stato approvato come trattamento per le infezioni intestinali da tenia negli esseri umani ed è già conosciuto per essere attivo contro alcuni VIRUS. Per capire in che modo la niclosamide potesse proteggere le cellule dal coronavirus, i ricercatori hanno analizzato i campioni dei polmoni di 41 pazienti deceduti per CORONAVIRUS.

Dalle analisi, hanno scoperto che, molto spesso, presentavano cellule polmonari fuse, che potevano contenere ben oltre 20 nuclei diversi. Partendo da queste informazioni, il team ha proseguito le indagini, esaminando oltre 3mila farmaci approvati per l’uso negli esseri umani che fossero in grado di bloccare questo meccanismo di fusione. Selezionando e concentrandosi su quelle più promettenti, i ricercatori sono giunti alla conclusione che la molecola più efficace nel proteggere dal danno polmonare era appunto la niclosamide. In sintesi, si legge su Il Sole 24 Ore, questo farmaco si è dimostrato in grado di inibire la replicazione virale, sopprimere l’attività della TMEM16F e prevenire così la formazione dei sincizi (la fusione di due o più cellule) indotti dalla spike nei test di laboratorio.

IlMeteo.

Covid: scoperto nuovo anticorpo monoclonale che protegge da virus e sue varianti.


Pubblicato studio europeo con ricercatori S. Matteo di Pavia.

È stato pubblicato sulla rivista "Nature" uno studio condotto da un team di ricercatori europei, al quale ha partecipato la Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia, che ha portato allo sviluppo di un anticorpo monoclonale in grado di proteggere dalle varianti di SARS-CoV-2. La notizia è stata rilanciata dalla Commissione Europea, ente finanziatore del progetto di ricerca che attraverso il commento di Mariya Gabriel, (Commissario per l’istruzione, gioventù, sport e cultura della Comunità Europea) ha espresso molta soddisfazione per il risultato: «Grazie al lavoro dei ricercatori finanziati dall’UE, questa nuova scoperta potrebbe prevenire e trattare i casi di Covid-19, salvando delle vite».

La peculiarità di questo anticorpo monoclonale consiste nel riconoscimento contemporaneo di due diversi antigeni del virus: da qui il nome di «anticorpo bispecifico». I ricercatori hanno unito due anticorpi naturali in una singola molecola artificiale e test preclinici hanno dimostrato che protegge dalle varianti di SARS-CoV-2, inclusa quella inglese. A differenza degli anticorpi che riconoscono un singolo antigene, il doppio legame degli anticorpi bispecifici riduce sensibilmente la selezione di varianti resistenti. L’anticorpo bispecifico ha elevata efficacia e caratteristiche che lo rendono un ottimo candidato per la sperimentazione clinica, con buone possibilità di utilizzo sia nella prevenzione della malattia sia nella cura di pazienti.

«L'anticorpo è stato sviluppato nell’ambito dell’attività del progetto di ricerca ATAC (Antibody Therapy Against Coronavirus), finanziato dall’European Research Council (ERC) - spiega Fausto Baldanti, responsabile del Laboratorio di Virologia Molecolare del San Matteo -. Fanno parte del consorzio di ricerca, oltre al Policlinico di Pavia, anche il Karolinska Institutet, Stoccolma in Svezia, l’Istituto di Ricerca in biomedicina di Bellinzona in Svizzera, l'Università di Braunschweig in Germania e il Joint Research Center della Commissione Europea. Ha collaborato anche la Rockfeller University di New York. Il progetto di ricerca si proponeva di sviluppare un’immunoterapia contro il Covid-19 sfruttando tre diversi approcci per massimizzare le possibilità di successo e sfruttare i vantaggi di ciascun approccio. Il primo approccio è consistito nella «immunoterapia con plasma iperimmune», sviluppato principalmente a Pavia. Il secondo approccio, «immunoterapia con gamma-globuline», è stato seguito dal Karolinka Institutet di Stoccolma. L’approccio "immunoterapia mediante anticorpi monoclonali» è stato sviluppato dalla Technische Universität Braunschweig, e dall’IRB di Bellinzona. Quest’ultimo, ha avuto successo nel generare anticorpi monoclonali umani altamente reattivi. Le caratteristiche biologiche e l’efficacia degli anticorpi monoclonali cosi prodotti sono state definite dal nostro gruppo di ricerca presso il San Matteo».

GazzettadelSud