Come un fiume carsico, il nome di Silvio Berlusconi riaffiora per l’ennesima volta in direzione Quirinale. Può sembrare assurdo nel 2021 che a qualcuno venga in mente di proporre come presidente della Repubblica il personaggio più divisivo dell’Italia contemporanea, eppure è davvero così: Lui è scaramantico ma ci crede e Loro, quelli che gli stanno vicino, sono al lavoro per trasformare il sogno in realtà.
Berlusconi avrebbe confessato al Corriere della Sera – si legge in un retroscena di Francesco Verderami – di sentire solo “il 10- 15% di possibilità” di farcela, ma di avere una strategia per pescare i molti voti che mancano nel ventre molle e in dissoluzione dei Cinque Stelle in Parlamento.
Così ieri il nuovo tam-tam dei silviofili ha preso il largo con le dichiarazioni del sempre affettuoso Gianfranco Rotondi. Un’idea quasi onirica, quella del democristiano: Berlusconi al Quirinale per 18 mesi e solo per agevolare il passaggio a un sistema presidenziale. “La seconda repubblica – sostiene Rotondi – è incinta da ventisette anni della riforma presidenzialista, progettata ai tempi del tentativo Maccanico, sempre inserita nei programmi del centrodestra, mai realmente avviata. L’elezione di Silvio Berlusconi al Quirinale aprirebbe finalmente a questa possibilità, e Silvio sarebbe il solo presidente capace di accompagnare la riforma dimettendosi dopo diciotto mesi, al compimento del percorso di riforma costituzionale”. Uno scenario affascinante, al limite del lisergico, frutto di una progettualità a suo modo geniale.
Meno fantasioso di Rotondi, molto più prudente, ma in fondo ottimista è il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani: “Credo che sia prematuro lanciare candidature dai partiti per il Quirinale – ha detto a SkyTg24 – perché non è ancora iniziato il semestre bianco. Ma se lo chiedete a me, sono convinto che Berlusconi sarebbe un ottimo presidente della Repubblica. In ogni caso il centrodestra per l’elezione si muoverà compatto”.
Matteo Salvini per ora è poco compatto, fa lo gnorri: “Per il presidente della Repubblica si vota a febbraio del 2022. Ora mi sto occupando di salute e di lavoro, non di Quirinale. Non ho letto il Corriere, leggo solo la Gazzetta dello Sport e tifo per l’Italia”.
Ma il sostegno più convinto alla candidatura dell’ottuagenario Silvio arriva – coerentemente – dal settore della terza età. È accorato l’endorsement di Fabio Sciotto, presidente nazionale della Fapi (Federazione artigiani pensionati italiani): “Berlusconi al Colle sarebbe motivo di grande orgoglio e soddisfazione per le categorie produttive del Paese. Siamo convinti che darebbe lustro e credibilità internazionale all’Italia nel mondo, consentendo alle imprese di crescere e di espandersi anche in ragione di una autorevole ed esperta guida della nostra Repubblica”.
Alla fine il più entusiasta di tutti all’idea di Nonno Silvio al Colle è Nonno Libero, al secolo Lino Banfi: “Sarebbe bellissimo – dice sicuro – e glielo chiederò di persona tra pochi giorni, perché lui ogni anno, da quarant’anni, l’11 luglio che è il giorno del mio compleanno, mi telefona e mi dice ‘auguri vecchio’, perché sono nato poco più di due mesi prima di lui. Al Quirinale avrebbe vicino un uomo che è la sintesi, l’incarnazione della mediazione, che è Gianni Letta. E poi magari Berlusconi si inventerebbe un’altra onorificenza per me: tipo il Nonno d’Italia o l’Allenatore del Quirinale”. 2022, arriva in fretta.
ILFQ