giovedì 17 ottobre 2024

LE MISTERIOSE GROTTE IMPOSSIBILI DI LONGYOU.

 

Alcuni anni fa, vicino al villaggio di Shiyan Beicun sul fiume Qu, nella contea di Longyou, in Cina, il livello delle acque di un fiume si abbassò in maniera eccezionale a causa della carenza d’acqua. Vennero allo scoperto delle grotte sconosciute e immense. Inizialmente si pensò che si trattasse di grotte naturali nate dall’erosione dell’acqua. Ma quando un gruppo di speleologi si accinse ad esplorarle, non potevano credere ai loro occhi. Si trattava probabilmente delle più grandi grotte artificiali di tutto la pineta Terra!

Vi diamo giusto alcuni numeri per renderci conto di cosa stiamo parlando. Si parla di 24 grotte artificiali la cui aera totale è di circa 30.000 metri quadrati. Gli scienziati hanno stimato che per costruire la grotta è stato necessario scavare un milione di metri cubi di roccia, cosa che ha richiesto un'organizzazione avanzata della società e del lavoro. Le superfici del soffitto, delle pareti e dei pilastri sono tutte scolpite allo stesso modo, con una serie di fasce o corsi paralleli larghi circa 60 cm contenenti segni di scalpellatura paralleli posti con un angolo di circa 60° rispetto all'asse del corso. In ogni grotta ci sono colonne che sostengono il soffitto.

Nonostante siano tra le più imponenti costruzioni sotterranee del mondo, non esiste nessuna traccia nei documenti sulla loro costruzione. Ufficialmente queste grotte non sono mai esistite. Nessuno sa ancora chi li ha costruite, quando, e perché. Ma c’è una antica traccia che forse può darci un indizio. Nei testi di Zoroastro, si narra che per circa tre anni tutta la Terra venne investita da una improvvisa e breve era glaciale. Vennero chiamati “i giorni di Malkush”. Diversi anni prima che tutto questo si verificasse, una divinità, Ahura Mazda, offrì il mezzo di salvezza. Disse che, se volevano salvarsi, gli umani dovevano organizzarsi in città sotterranee, finché l’ondata di gelo non fosse passata. Ci può essere qualcosa di vero in questo antichissimo racconto?

Oggi sappiamo che circa 12.000 anni fa una breve e intensa era glaciale colpì l’umanità. Gli scienziati la chiamano “Younger Dryas”, o “Dryas recente”. I “giorni di Malkush” e lo “Younger Dryas” sono la stessa cosa? Viceversa, da cosa, o da chi, si proteggevano gli uomini dell’antichità scavando città sotterranee? È possibile che queste immense grotte sotterranee artificiali, come le immense città sotterranee ritrovate in Turchia, furono realizzate per ripararsi dai cosiddetti ““giorni di Malkush”?
In questo caso, è possibile che popoli antichi erano in grado di scavare queste città, per le quali noi del XXI secolo impiegheremmo, nella migliore delle ipotesi, decenni? Cosa ci nasconde il nostro passato?

L’articolo continua sul libro:
HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA

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lunedì 14 ottobre 2024

L'OCCHIO DELL'ETERNITA'.

 

Questa spettacolare immagine creata con attrezzatura amatoriale mostra la sorprendente bellezza di ciò che una stella morente è in grado di creare. Lo straordinario oggetto, chiamato Nebulosa Elica (Helix Nebula, NGC 7293) e conosciuto più comunemente come l’Occhio di Dio, si trova a circa 650 anni luce di distanza nella costellazione dell’Acquario ed è un tipico esempio di nebulosa planetaria.
Le nebulose planetarie sono formate dai resti di stelle che un tempo erano simili al nostro Sole. Quando il combustibile necessario per le reazioni di fusione nucleare si esaurisce, la stella va incontro alla fine della sua vita gloriosa, espellendo i suoi strati gassosi esterni e lasciando dietro di sé un nucleo denso e caldo chiamato nana bianca. Una nana bianca ha dimensioni simili a quelle della Terra, ma una massa molto vicina a quella della stella originale.

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domenica 13 ottobre 2024

L’acqua è vita, ma è il diritto più violato. - Daniela Padoan

 

Scarsa e inquinata: l’acqua è sempre più bene pubblico privatizzato e costoso. Facendo così aumentare le disuguaglianze e le sofferenze di chi non può permettersi questa risorsa vitale. Daniela Padoan, presidente di Libertà e Giustizia, ne ha scritto per il numero di ottobre di LiberEtà, il mensile dello Spi-Cgil.

L’acqua è una presenza scontata nelle nostre esistenze, come l’aria, il sole, la natura nella sua infinita capacità di forme. Fino al momento in cui viene a mancare. Allora tutto cambia. Le occupazioni quotidiane, come lavarci, cucinare, annaffiare una pianta sul balcone, vengono messe in forse. È quanto accade in molti Paesi del mondo, dove spesso sono le donne a sobbarcarsi il compito di percorrere a piedi anche molti chilometri per portare a casa una tanica d’acqua potabile per gli usi più necessari. 

«Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta», ha scritto Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, «la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora1».  La Terra stessa è un fragile organismo fatto d’acqua che si sta disseccando; e, man mano che i suoli si disidratano, avanzano i deserti. Eppure consumiamo e sprechiamo questo bene vitale ignorando da dove venga, quali strade attraversi per raggiungerci, il modo in cui viene violato, sequestrato, rubato, ridotto a merce. 

L’acqua ha sempre significato, per la specie umana, sopravvivenza, benessere, salute, possibilità di coltivare e viaggiare; è stata una presenza spirituale, mitologica e religiosa, e un legame tra i popoli capace di connettere i confini. Nel nostro mondo, però, l’acqua è sempre più motivo di discriminazioni, conflitti, guerre. Le grandi multinazionali stanno prosciugando questo elemento all’apparenza inesauribile con l’agricoltura industriale, l’allevamento intensivo, le grandi dighe idroelettriche, l’accaparramento di fonti e bacini sottratti alle comunità territoriali e native, la riduzione a merce e addirittura a titolo in Borsa – tanto più redditizio quanto più l’acqua diventa scarsa. 


Articolo pubblicato su LiberEtà
Daniela Padoan1 Ott 2024

https://www.libertaegiustizia.it/2024/10/12/lacqua-e-vita-ma-e-il-diritto-piu-violato/

Educare, educere, istruire.

 

Ognuno di noi ha pregi e difetti; ognuno di noi è se stesso e diverso dagli altri; ognuno di noi agisce come meglio crede, ma ha l'obbligo di rispettare le altrui convinzioni. Chi interferisce, giudicando errati gli altrui comportamenti, è in errore, perché intende pianificare lo svolgimento del tutto secondo le proprie convinzioni, unificando comportamento e pensiero agli unici utilizzati e conosciuti da se stesso. Consiglierei a questi soloni di adeguarsi alla svariata e molteplice "essenza umana" ed imparare qualcosa che non hanno mai considerato: loro non sono i possessori dei metodi infallibili di tutte le discipline.

Educare, che trae origine dal verbo educere, significa anche tirare fuori l'essenza, la natura, le potenzialità di ogni individuo, oltre che impartirgli nozioni.

cetta

venerdì 11 ottobre 2024

Nobel 2024: il premio per la letteratura va alla scrittrice sudcoreana Han Kang. - Chiara Pizzimenti

 

Nobel Letteratura 2024, Han Kang.

«Per la sua intensa prosa poetica che affronta i traumi storici ed espone la fragilità della vita umana». Questa la motivazione che accompagna il premio Nobel per la letteratura ad Han Kang, scrittrice sudcoreana, prima della sua nazione ad avere questo riconoscimento, nata nel 1970 già vincitrice del Man Booker International Prize nel 2016 con il romanzo La vegetariana, storia di una donna che decide di smettere di mangiare carne, scelta disapprovata dalla società in cui vive. Originaria di Gwangju, dopo gli studi in letteratura coreana all'Università Yonsei di Seul, ha fatto il suo esordio con una raccolta poetica nel 1993. Dell'anno successivo il primo di 5 romanzi. Dal 2013 insegna scrittura creativa al Seoul Institute of the Arts. Nel 2017 ha vinto il Premio Malaparte per il libro Atti umani. Del 2011 il libro L'ora di greco in cui una donna recupera dopo una serie di traumi che le hanno tolto la voce attraverso la lingua di Platone. In Italia le sue opere sono pubblicate da Adelphi.

https://www.vanityfair.it/article/nobel-2024-premio-letteratura

La guerra in Iran, il cane e la coda. - Tommaso Merlo

 

Ormai a Biden gli raccontano le filastrocche tra un pisolino e l’altro mentre alle sue spalle si decidono i destini del mondo. Sul tavolo c’è la reazione alla sventagliata di missili iraniani che potrebbe far detonare una guerra su larga scala. Se fosse per i falchi della lobby pro Israele sgancerebbero subito l’atomica su Teheran così tagliano la testa al toro, ma a Washington c’è chi frena. Una situazione complicata perché Biden non riesce più a decidere nemmeno se andare in bagno o meno mentre la Harris è l’unica cosa che riesce a decidere. Pare che i soli adulti della situazione si trovino al Pentagono dove sono stanchi di guerre a vanvera e avvertono che prendersela con l’Iran non è uno scherzo soprattutto oggi che vola di tutto. Le vulnerabili basi americane sparse nel Golfo finirebbero nel mirino missilistico dei pasdaran in un baleno. A suggerire cautela è proprio l’esito dell’ultima sventagliata, checché ne dicano i giullari di corte, i sistemi antimissili Made in Occidente hanno intercettato qualche missile giusto per sbaglio mentre quelli atterrati han fatto danni eccome. E in cantina gli iraniani conservano suppostone ancora più deleterie. Ed è questo che conta nel mondo della guerra, avere un elmetto per ogni clava. L’Iran sembra poi fare sul serio, ne hanno abbastanza d’ingoiare rospi e quello di Nasrallah non va giù. Ma c’è oltre. Iran e Russia hanno un ottimo rapporto e la passione comune per le armi. Si scambiano i pezzi preziosi delle rispettive collezioni e Putin gli sta installando un sistema antimissile nuovo di pacca. Quanto all’annosa questione del nucleare iraniano, pare che l’Ayatollah in passato abbia espresso qualche perplessità in merito ma gli sia passata di recente. L’atomica è la clava per cui non esiste nessun elmetto. Al pericoloso Iran è sempre stata negata mentre quel mite statista di Netanyahu ne possiede un centinaio. Rinomata coerenza occidentale. Ma una guerra con l’Iran seccherebbe anche la Cina, il suo immenso motore produttivo gira soprattutto grazie al petrolio iraniano e se vengono colpiti i pozzi anche il prezzo del greggio schizzerebbe alle stelle e potrebbe causare una recessione globale. E questo in un momento già delicato. L’Occidente non accetta il sorpasso tecnologico cinese e sta ricorrendo ad una meschina guerra di dazi. Falli di frustrazione che potrebbero alimentare un conflitto commerciale. A breve si riunisce poi il Brics, per la prima volta nella storia potrebbe nascere una alternativa al dollaro, vero pilastro del decrepito impero americano. Cose grosse, l’Occidente sul viale del tramonto. E se non bastasse siamo pure a tre settimane dalle elezioni statunitensi. e una guerra con l’Iran potrebbero essere la pietra tombale per una Kamala Harris già inguaiata di suo. I sondaggi la danno incredibilmente alla pari col vecchio Trump. Annunciata come una Obama in gonnella, la Harris si è rivelata una ventriloqua dell’establishment. E non c’è di peggio coi tempi che corrono. Ha ricevuto palate di endorsement di lusso, ha tutti i media a favore, ha raccolto una valanga di soldi eppure niente, anche negli Stati Uniti i cittadini vogliono cambiamento radicale e non ipocrita perbenismo lobbistico. Per dirla all’americana, la guerra all’Iran dipenderà da chi è il cane e chi la coda. Se sono cioè gli Stati Uniti a guidare la loro politica estera oppure la lobby pro Israele. Una guerra non è negli interessi americani né occidentali e servirebbe solo a coronare i deliri sionisti di Netanyahu ma il potere ha le sue dinamiche. Nell’ultimo anno Biden non ha fatto che firmare assegni in bianco e passerà ai posteri come lo sponsor del genocidio del secolo. Uno scandalo a metà tra crisi democratica e circonvenzione d’incapace, ma davanti ad una guerra di tale entità ed impatto, gli adulti del Pentagono ma anche le rare menti libere sopravvissute in quel di Washington, potrebbero trovare un compromesso intelligente o almeno pare ci stiano provando. Del resto nel mondo della guerra contano anche le tempistiche e le conseguenze strategiche e non solo chi ha la clava più letale. Quanto al mondo della pace, rimane tutto da fare.

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Il microRNA cambia tutto: ogni bersaglio nelle nostre cellule può essere colpito. - Elvira Naselli

 

“Che bellissima notizia”, esclama Rosario Rizzuto, presidente del Centro italiano di terapia genica e farmaci a RNA mentre guida verso Bologna. Un premio tempestivo e meritatissimo perché la scoperta dei due vincitori 2024 del Nobel per la Medicina, Victor Ambros e Gary Ruvkum, riconosce ai due scienziati americani il merito di aver compreso per primi il ruolo del microRNA nelle regolazione dei geni. “Un concetto rivoluzionario – continua Rizzuto – perché sui geni sappiamo moltissimo, ma su quei geni si siedono dei regolatori che stabiliscono il loro ruolo nella cellula e i due vincitori hanno capito che i microRNA, che si trovavano in giro ma ai quali non si attribuiva alcuna funzione, avevano non un ruolo casuale ma funzionale. Degli interruttori”.

Professore, un ruolo estremamente importante quello di regolazione dei geni, che può essere utile per affrontare – come del resto si sta cominciando a fare – anche patologie molto diverse tra di loro. Per non parlare del vaccino anti Covid che ha fatto conoscere le potenzialità a tutti quanti

"Il microRNA è a tutti gli effetti un modulatore fine dell’orchestra delle nostre cellule. È vero, l’RNA è diventato noto per i vaccini antiCovid a mRNA, ottenuti clamorosamente in meno di un anno. Ma il campo dei vaccini a mRNA è solo una piccola parte delle potenzialità, perché in realtà con la scoperta premiata oggi, i microRNA e i siRNA, ogni cellula e ogni bersaglio all’interno della cellula diventa raggiungibile e può essere colpito”.

Per riuscire a fare del microRna un proiettile intelligente bisogna individuare per bene il bersaglio, però…

"Questo è il presupposto iniziale, certo. Ma se capisco quale particolare proteina ha un ruolo per esempio in un certo tipo di cancro posso immaginare molecole di microRNA capaci di raggiungere quella proteina e di correggerla. Una strategia che permette di “costruire” una molecola plastica in grado di arrivare direttamente lì dove è necessario che vada, intervenire e degradarsi subito dopo. Una medicina di precisione e personalizzata”

Come ricorda, in tempi di vaccini antiCovid il timore di alcuni, non suffragato da alcuna evidenza scientifica, era che l’RNA potesse modificare il patrimonio genetico umano.

"L’RNA è una molecola biologica che si degrada molto rapidamente, esercita la sua azione lì dove deve e poi sparisce. E’ una molecola sicura e certamente non modifica il patrimonio genetico”.

Come ci aiuterà a sconfiggere le malattie croniche, secondo lei?

"Serve un’azione molto mirata. Più siamo in grado di essere precisi e di individuare il meccanismo sbagliato alla base di una malattia e più avremo possibilità di successo. Serve una comprensione molecolare della malattia e una grande filiera in grado di trasferire questa tecnologia alla produzione di nuovi farmaci. Poi, certo, non tutti gli obiettivi sono così alla portata: agire sul cervello è più complicato che farlo sul fegato”.

Nel nostro Paese abbiamo le potenzialità per lavorare su questa tecnologia?

"Grazie ai fondi del PNRR abbiamo messo in piedi strutture di ricerca di grande livello ma bisogna investire di più e soprattutto dare continuità: non vorrei che i giovani assunti che stiamo formando ad un certo punto vadano all’estero. Abbiamo grandi potenzialità ma servono investimenti certi”.

Quali sono gli ambiti più promettenti dell’applicazione della tecnologia a microRNA?

"Tutte le malattie molecolari per definizione, come il cancro, che però ha tanti bersagli possibili. Ma anche le malattie neurodegenerative, per le quali non abbiamo cure adeguate, le malattie metaboliche, cardiovascolari, l’obesità, l’aterosclerosi. Tutte le malattie infiammatorie del fegato, come la cirrosi, o la fibrosi polmonare. Ma anche la sarcopenia, che provoca cadute degli anziani e trombosi da allettamento, riducendo la qualità della vita”.

Per uno scienziato è una specie di fiera dei balocchi: ovunque guardi vedi bersagli che possono essere colpiti. Tutto sta a trovarli, i bersagli…

"Nell’individuare i bersagli dobbiamo essere maniacalmente precisi. Ma non basta, bisogna poi capire se il problema è una eccessiva espressione o al contrario una minor espressione di alcune proteine. Quindi si deve cercare una sovraesposizione, o una sottoesposizione, come capita in alcuni tumori. Per essere chiari: se capisco che una particolare proteina è quella che voglio regolare allora introduco un microRNA in grado di spegnere una produzione eccessiva o di formare quelle proteina se al contrario c’è una sottoesposizione. Un interruttore, insomma. E noi siamo in grado di accenderlo e spegnerlo”.

Raccontato così cambia davvero le prospettive della Medicina futura…

"Le cambia radicalmente, e soprattutto cambia il tempo dalla scoperta all’applicazione terapeutica. Tempo che si è accorciato moltissimo. Grazie a una piattaforma “tipo”che permette di abbassare il colesterolo piuttosto che di inibire la degradazione muscolare. Davvero esaltante”.

https://www.repubblica.it/salute/2024/10/07/news/rosario_rizzuto_microrna_intervista-423540302/