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giovedì 17 ottobre 2024

LE MISTERIOSE GROTTE IMPOSSIBILI DI LONGYOU.

 

Alcuni anni fa, vicino al villaggio di Shiyan Beicun sul fiume Qu, nella contea di Longyou, in Cina, il livello delle acque di un fiume si abbassò in maniera eccezionale a causa della carenza d’acqua. Vennero allo scoperto delle grotte sconosciute e immense. Inizialmente si pensò che si trattasse di grotte naturali nate dall’erosione dell’acqua. Ma quando un gruppo di speleologi si accinse ad esplorarle, non potevano credere ai loro occhi. Si trattava probabilmente delle più grandi grotte artificiali di tutto la pineta Terra!

Vi diamo giusto alcuni numeri per renderci conto di cosa stiamo parlando. Si parla di 24 grotte artificiali la cui aera totale è di circa 30.000 metri quadrati. Gli scienziati hanno stimato che per costruire la grotta è stato necessario scavare un milione di metri cubi di roccia, cosa che ha richiesto un'organizzazione avanzata della società e del lavoro. Le superfici del soffitto, delle pareti e dei pilastri sono tutte scolpite allo stesso modo, con una serie di fasce o corsi paralleli larghi circa 60 cm contenenti segni di scalpellatura paralleli posti con un angolo di circa 60° rispetto all'asse del corso. In ogni grotta ci sono colonne che sostengono il soffitto.

Nonostante siano tra le più imponenti costruzioni sotterranee del mondo, non esiste nessuna traccia nei documenti sulla loro costruzione. Ufficialmente queste grotte non sono mai esistite. Nessuno sa ancora chi li ha costruite, quando, e perché. Ma c’è una antica traccia che forse può darci un indizio. Nei testi di Zoroastro, si narra che per circa tre anni tutta la Terra venne investita da una improvvisa e breve era glaciale. Vennero chiamati “i giorni di Malkush”. Diversi anni prima che tutto questo si verificasse, una divinità, Ahura Mazda, offrì il mezzo di salvezza. Disse che, se volevano salvarsi, gli umani dovevano organizzarsi in città sotterranee, finché l’ondata di gelo non fosse passata. Ci può essere qualcosa di vero in questo antichissimo racconto?

Oggi sappiamo che circa 12.000 anni fa una breve e intensa era glaciale colpì l’umanità. Gli scienziati la chiamano “Younger Dryas”, o “Dryas recente”. I “giorni di Malkush” e lo “Younger Dryas” sono la stessa cosa? Viceversa, da cosa, o da chi, si proteggevano gli uomini dell’antichità scavando città sotterranee? È possibile che queste immense grotte sotterranee artificiali, come le immense città sotterranee ritrovate in Turchia, furono realizzate per ripararsi dai cosiddetti ““giorni di Malkush”?
In questo caso, è possibile che popoli antichi erano in grado di scavare queste città, per le quali noi del XXI secolo impiegheremmo, nella migliore delle ipotesi, decenni? Cosa ci nasconde il nostro passato?

L’articolo continua sul libro:
HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA

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domenica 28 luglio 2024

Grotte di Barabar - India

 


Ti sei mai chiesto cosa nasconde il distretto di Jehanabad, nel Bihar, India? Le risposte potrebbero sorprenderti!

Qui, si trovano misteriose grotte scavate direttamente nella roccia. La loro origine risale alla dinastia Maurya, circa al III secolo a.C., il che significa che sono vecchie di più di 2200 anni. Queste grotte detengono un’importanza storica e architettonica significativa, essendo tra le più antiche strutture di grotte scavate nella roccia ancora esistenti nell’intero del subcontinente indiano.

Il loro scopo è ancora oggetto di intenso dibattito. Alcune teorie suggeriscono che fossero utilizzate come rifugi per asceti, come postazioni di meditazione, come prime celle monastiche o semplicemente come riparo per monaci erranti.

Ma ciò che rende davvero uniche queste grotte di Barabar è la affascinante tecnica di lucidatura delle rocce, che dimostra un livello di maestria artigianale molto avanzato per l'epoca. Le superfici all'interno delle grotte sono state levigate fino ad ottenere un finito liscio e lucente. Gli strumenti esatti utilizzati dagli artigiani restano un mistero, ma gli archeologi più accreditati ritengono che essi utilizzassero attrezzi manuali basilari come scalpelli, martelli, picconi, e possibilemetne tamponi di tessuto o cuoio per la lucidatura.

Quindi la prossima volta che penserai con nostalgia al passato, immagina come sarebbe stato vivere in un'epoca dove l'arte era scolpita direttamente nelle rocce, con tutta la passione e la pazienza che ciò comportava. Vedrai, il tuo presente ti sembrerà ancora più sorprendente!

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lunedì 19 febbraio 2024

Le grotte di Longyou in Cina: un mistero emerso dalle acque. - Grazia Musumeci

 

Come è possibile restare per secoli sott’acqua senza subire alcun segno di erosione? Come è possibile realizzare camere alte 30 metri con mezzi e attrezzi di oltre mille anni fa? Questo e molto altro sono le grotte cinesi di Longyou.

Ormai siamo abituati. Tutto quello che si fa o si scopre in Cina è sempre mastodontico! La Grande Muraglia ne è solo un esempio. Basti pensare alla Città Proibita, immensa reggia al centro di Pechino, o all’esercito di guerrieri di terracotta ritrovato durante degli scavi. Monumenti incredibili emergono quasi per caso dalla terra o dall’acqua, come dall’acqua è emerso il complesso di grotte di Longyou.

Queste incredibili cave, palesemente scavate da una mano umana, talmente grandi da contenere un intero palazzo di più piani sono oggi il vanto e il richiamo turistico della provincia di Zhejiang. Un mistero ancora irrisolto, ma un monumento già visitabile e affascinante, venuto alla luce perché … un contadino aveva bisogno di un terreno nuovo.

Monumenti di arenaria nascosti da uno stagno.

Nel 1992 il villaggio di Shian Beycun era soltanto uno dei tanti piccoli centri della immensa campagna cinese, dove la gente viveva semplicemente dei frutti della terra ed era talmente povera da non potersi permettere nemmeno gli elettrodomestici. Ancora le donne usavano lavare i panni nel “grande stagno”, una pozza d’acqua sulla quale aleggiava un mistero. Guai, si diceva, a chi fosse caduto là dentro. Era un pozzo senza fondo che trascinava nel cuore della Terra.

Quando il contadino Wu Anai propose di prosciugare lo stagno con una pompa, non lo fece perché credeva alla superstizione ma solo perché sperava di bonificare il terreno così ricavato e ampliare il proprio campo. Lo svuotamento richiese diversi giorni perché quello stagno non era un lago ma la bocca di accesso a una grotta, completamente allagata. Una volta scoperto il fatto, intervenne il Governo e portò a termine lo svuotamento fino a far riemergere non una ma ben 24 grotte sotterranee.

Longyou, misteriose città sotterranee.

Inizialmente si credeva che le grotte fossero collegate tra loro ma si è visto, invece, che ognuna è indipendente dalle altre. Lo stupore aumentava man mano che ci si inoltrava nel mistero perché si capì subito che quelle colonne, quei gradini, quelle porte ma soprattutto le decorazioni rupestri erano opera dell’uomo. Ma quale civiltà aveva potuto produrre tutto quello, e come, dato che le grotte risalgono a circa 200 anni prima della nascita di Cristo?

E ancora: come è possibile che la millenaria permanenza sotto l’acqua non abbia cancellato i bassorilievi, né consumato le colonne, né eroso le pareti? Quale magia, o quale trucco di altissima ingegneria è stato usato per ottenere tutto questo? Gli studi sono ancora in atto perché bisogna capire chi ha abitato queste grotte – alte anche fino a 30 metri – in un periodo precedente alla dinastia Qin, una delle più antiche della Cina. Passeggiando tra queste opere magnifiche ci si sente un po’ come davanti a delle “Piramidi cinesi”, un mistero che davvero lascia senza parole.

Le domande ancora irrisolte.

Se mai si riuscirà a scoprire chi e come ha costruito queste grotte, esistono ancora moltissimi punti di domanda da soddisfare. Il più importante di tutti: come hanno fatto a lavorare con tanta precisione di dettaglio, scavando fino a 30 metri di profondità, senza luce? E poi: come portavano in superficie i detriti (migliaia e migliaia di metri cubi di roccia)?

Ci si domanda naturalmente a cosa servivano queste grotte tanto perfette? Le decorazioni fanno pensare a luoghi di culto, ma la contraddizione è che quel genere di decorazioni – identitche! – sono state trovate in altri siti archeologici cinesi, ma molto più antichi (800 avanti Cristo). Se le grotte risalgono al 200 avanti Cristo perché sono state decorate con motivi tanto più antichi? Servirono forse come rifugio temporaneo a una popolazione in fuga da qualcosa?

E se il rifugio era “temporaneo” come hanno fatto a costruire tutto questo in fretta? Un altro mistero, non da poco, risiede nell’acqua che per secoli ha coperto tutte le 24 grotte: come mai non ospitava alcuna forma vivente, né animale né microscopica? Infine, la Cina è zona altamente sismica e viene costantemente colpita da potenti terremoti. Le grotte di Longyou, però, non mostrano né crolli né segni di crepe o di cedimenti. Quale incredibile civiltà le ha rese tanto “eterne”?

La teoria degli Anunnaki.

Chi ama le storie esoteriche e le antiche superstizioni dichiara che le grotte di Longyou sono la prova vivente dell’esistenza degli Anunnaki. Con questo termine si indicava, in Mesopotamia, “la stirpe di coloro dal sangue reale” e in maniera molto più generica “gli dei”. Un collettivo di esseri divini che regolava la Terra e la vita dei suoi abitanti e che si ritrova nelle tradizioni degli Assiri.

Alcuni studiosi di esoterismo, però, credono che gli Anunnaki fossero in realtà dei “superuomini”, degli esseri talmente magnifici da essere considerati dei dal popolo. E forse questo spiegherebbe una costruzione talmente perfetta ed eterna, che sembra impossibile sia opera di comuni mortali. Al di là del dubbio sulla esistenza di tali superuomini mediorientali, ci si domanda come e perché questi andarono a finire nella provincia cinese dello Zhejiang. Una teoria che ha molte, troppe falle.

Informazioni utili.

Al di là delle teorie esoteriche, dei misteri e della magiavisitare queste grotte è un’esperienza che sconvolge e lascia un segno dentro. Il fatto che stiano diventando famose solo oggi è dovuto alla recente apertura della Cina al resto del mondo, dopo secoli di isolamento. Un’avventura da provare. Come?

Dovrete prima raggiungere la provincia di Zhenjiang, atterrando con l’aereo o arrivando col treno ad alta velocità nel capoluogo Hangzhou. Da qui col treno si arriva in meno di un’ora a Longyou e dalla stazione centrale si possono prendere gli autobus turistici diretti per le grotte. Oppure potete prendere il bus per il villaggio di Shian Beycun e seguire le escursioni organizzate sul posto con guide esperte che vi condurrano lungo il percorso.

Le grotte sono aperte tutti i giorni dalle 8 alle 16:30, il biglietto costa circa 65 Yuan ma il lunedì si entra gratis.  (Le foto a corredo dell’articolo sono di: Judith Mann – Ancient-code.com -Tripadvisor – Historydaily. org )

https://www.veraclasse.it/viaggi/cina-le-grotte-di-longyou-un-mistero-emerso-dalle-acque_56908/vcfoto-11-longyou_xiaonanhai_shishi_20161211_15-54-39/

domenica 4 giugno 2023

Antica perfezione: il mistero delle grotte di Barabar. - Kurt Readman


Le Barabar Hill Caves sono alcune delle più antiche grotte scavate nella roccia trovate in India, a circa 40 km (25 miglia) da Bodh Gaya, nello stato del Bihar. Principalmente ci sono quattro grotte: Karan Chaupar, Lomas Rishi, Sudama e Visvakarma.

Sono scolpiti nel granito e nella roccia monolitica e si suppone che siano stati costruiti dall'imperatore Ashoka . Inoltre, ci sono altre tre grotte nelle colline di Nagarjuni. Hanno iscrizioni che danno i nomi dei re per cui sono stati costruiti (o sotto). Si pensa che il più antico risalga al III secolo a.C.

Le grotte stesse erano utilizzate dagli asceti dell'Ajivika, una filosofia indiana risalente al V secolo. Queste sono persone che si asterrebbero dalla gratificazione sessuale per perseguire obiettivi spirituali.

Il movimento è stato fondato da Makkhali Gosala, un contemporaneo di Buddha. Pertanto, non sorprende che ci siano anche sculture buddiste e indù di epoche successive.

La maggior parte delle grotte sono costituite da due camere scavate nella pietra. Le superfici sono ben levigate così come le decorazioni che ornano le camere. Ma lo sforzo per costruirli in questo modo sarebbe stato immenso: perché sono stati scolpiti nella solida roccia?

Le Grotte

Le grotte di Barabar hanno fortemente influenzato la tradizione dell'architettura scavata nella roccia in tutto il subcontinente indiano.

La grotta di Lomas Rishi. Alcuni vedono una statua incompleta a destra dell'ingresso (Abhisal2408 / CC BY-SA 4.0 )

La grotta di Lomas Rishi ha un'estetica molto simile all'architettura contemporanea in legno. Dall'altra parte della porta c'è una fila di elefanti che precedono gli emblemi dello stupa. Gli stupa sono strutture simili a tumuli utilizzate per la meditazione.

Questa grotta è probabilmente la più famosa del set. Ha una porta splendidamente scolpita e si trova sul lato meridionale della collina. Ha due stanze. Uno è rettangolare mentre l'altro è circolare. La facciata imita l'architettura lignea probabilmente presente nei villaggi contemporanei.

Riproduzioni in pietra di edifici in legno e altri materiali vegetali sono sparse per la stanza. Non c'è iscrizione all'interno della grotta che aiuti a datarla. Si sospetta che ciò sia dovuto a problemi di frana nell'area. Probabilmente, questa grotta è stata scolpita in un momento simile al resto intorno al 260 a.C.

Condivide uno stile interno simile e la finitura sulle rocce è la stessa tranne che nella volta dove lo scavo sembra essere stato interrotto. Ci sono stati suggerimenti che questa grotta non abbia ricevuto un'iscrizione perché era incompleta.

Tuttavia, recenti ricerche hanno suggerito che non è così. Vivaskarma non fu mai completata ma fu consacrata dall'imperatore . Invece, potrebbe suggerire che la grotta sia molto più tarda nell'Impero Maurya rispetto alle altre. 

La grotta di Sudama fu dedicata da un imperatore Maurya di nome Ashoka nel 261 a.C. L'impero Mauryan governò un'enorme fascia dell'India nell'età del ferro e durò dal 322 al 185 a.C. circa. Gli archi di questa grotta sono più a forma di arco e sono costituiti da una camera a volta di forma circolare e da una sala rettangolare con pilastri. Si trova anche sul lato meridionale della collina granitica.

La grotta era probabilmente la prima ed è adornata con un'iscrizione in Brahmi usando il nome Priyadarsin, che significa "Colui che porta gioia". Una delle caratteristiche più interessanti di questa grotta è il fatto che le pareti interne sono perfettamente piane e levigate. Crea un effetto specchio sulla pietra e consente al suono di rimbalzare sulle pareti in modo abbastanza drammatico. L'effetto crea un'eco amplificata che potrebbe essere stata utilizzata per esaltare i canti dei monaci o le cerimonie religiose .

Barabar Hill: si possono vedere gli ingressi a Sudama e Lomas Rishi (Thoas Fraser Peppe / Public Domain )

Karan Chaupar è una piccola stanza rettangolare singola anch'essa con superfici lucide. Al suo interno è presente un'iscrizione che data la grotta al 245 a.C. Questa grotta si trova sul lato settentrionale. È costituito da un unico vano rettangolare ma all'esterno presenta un'iscrizione.

L'iscrizione recita "nel mio 19° anno di regno, io, re Priyadarsin, ho offerto questa grotta della piacevolissima montagna di Khalatika, perché servisse da rifugio durante la stagione delle piogge". Questa grotta presenta una panchina scavata nella roccia a un'estremità che forniva un luogo per la meditazione o per dormire .

Visvakarma è raggiungibile solo dai gradini di Ashoka che sono stati scolpiti nella roccia su cui si trova. Ha due stanze rettangolari più grandi. Questa grotta si trova a circa cento metri a est della collina granitica principale.

La stanza rettangolare più grande è aperta verso l'esterno mentre una stanza subcircolare chiusa è sul lato opposto. Ci sono anche quattro piccoli fori nel pavimento che potrebbero aver permesso a una staccionata di legno di chiudere la grotta quando necessario. Nonostante questa grotta sia rimasta incompiuta, ha ancora una dedica di Ashoka che ha contribuito a mettere in discussione le altre date delle grotte, in particolare la grotta di Lomas Rishi.

Incontri le grotte.

Fortunatamente, alcune delle grotte condividono un'iscrizione dell'imperatore Ashoka. Le grotte di Visvakarma e Sudama sono dedicate agli Ajivka nel dodicesimo anno del suo regno durante la sua conversione al buddismo.

Si sospetta quindi che abbia costruito le altre grotte, anche se questo è molto più difficile da provare. Karna Chaupar è registrato come nel diciannovesimo anno del suo regno. Questa grotta potrebbe essere stata dedicata ai buddisti, ma anche un altro traduttore sostiene che fosse dedicata agli Ajivika.

Gradini in pietra scolpita e nicchie per statue nelle Grotte di Barabar (Abhisal2408 / CC BY-SA 4.0 )

È interessante notare che, nonostante il Lomas Rishi non abbia un'iscrizione, la sua architettura riflette più uno stile buddista. Si pensa che questa grotta fosse un riferimento per un arco di Chaitya che è una stanza simile a un tempio o sala di preghiera più comunemente associata al buddismo .

Uno degli aspetti più interessanti delle grotte sono le pareti levigate delle strutture granitiche estremamente dure. Altrove nella società Maurya, questa abilità è mostrata in sculture e pilastri.

Tuttavia, questo livello di abilità e tecnologia non si vede da nessun'altra parte in questo periodo su questa scala. Alcuni storici hanno sostenuto che la precisione e l'accuratezza di queste grotte superano anche i migliori edifici greci esistenti in tutto il mondo antico.

Immagine in alto: le grotte di Barabar sono state scolpite più di due millenni fa, con estrema perfezione. Fonte: Abhisal2408 / CC BY-SA 4.0 .

Di Kurt Readman

https://www.historicmysteries.com/barabar-caves/?fbclid=IwAR0TqiqsZDa_cTSu8YPeOzQRf76HDLYY9-L6XvU7eyThhbYOSfy62rbsAhg

venerdì 27 gennaio 2023

Grotte di Longmen.

https://www.facebook.com/cuenews.it/photos/a.1505201263051397/3439150432989794/

 Le grotte di Longmen (in cinese: 龍門石窟, letteralmente grotte della porta del drago) sono una serie di santuari rupestri che si trovano 12 chilometri a sud dell'odierna Luoyang, nella provincia di Henan, in Cina.

Geografia

 * Il monte Longmen visto da nordovest *

Le grotte, in cui vengono ritratti soggetti prevalentemente buddhisti, punteggiano fittamente i monti Xiangshan (ad est) e Longmenshan (ad ovest); tra di essi scorre il fiume Yi.

La distanza coperta dalle grotte, da nord a sud, è di circa un chilometro; si tratta di uno dei complessi rupestri più famosi di tutta la Cina, insieme alle grotte di Mogao e alle grotte di Yungang.

Storia

Durante il periodo dei regni combattenti, in questo sito il generale Bai Qi dello stato Qin sconfisse le forze alleate del regno di Han e dello stato di Wei.

La costruzione delle grotte iniziò nel 493. Il complesso è composto da 2.345 grotte e nicchie, 2.800 iscrizioni, 43 pagode e oltre 100.000 immagini del Buddha. Il 30% delle caverne risale alla dinastia Wei, il 60% alla dinastia Tang e il 10% ad altri periodi. Nella grotta-tempio vi sono statue alte anche 17 metri, che raffigurano Buddha e i suoi discepoli.

Nel 2000 il complesso delle grotte di Longmen sono state inserite nell'elenco dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

* Foto copiata Una copia della licenza è inclusa nella sezione intitolata GNU Free Documentation License.Questo file è concesso in licenza con la licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported.

https://it.wikipedia.org/wiki/Grotte_di_Longmen

venerdì 24 novembre 2017

NELLE MONTAGNE DI BAIAN-KARA-ULA, UNA INCREDIBILE SCOPERTA ARCHEOLOGICA.

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Grotte di Baian-Kara-Ula, tra la Cina e il Tibet.

TRA IL 1937 E IL 1938, UNA SPEDIZIONE ARCHEOLOGICA PERCORRENDO GLI IMPERVI SENTIERI DELLE MONTAGNE DI BAIAN-KARA-ULA, SUL CONFINE TRA CINA E TIBET, SCOPRÌ UNA SERIE DI SEPOLTURE “MOLTO PARTICOLARI” SITUATE ALL’INTERNO DI GROTTE SCOLPITE NELLA ROCCIA. SI TRATTA DI UNA DELLE PIÙ IMPORTANTI SCOPERTE ARCHEOLOGICHE DEL NOVECENTO, E HA PER OGGETTO MANUFATTI E SCHELETRI “PRESUMIBILMENTE ALIENI”.

Chi Pu Tei, il professore di archeologia dell’università di Pechino, che diresse la spedizione archeologica, in una sua relazione affermò che queste aperture nella roccia sembravano scavate artificialmente, apparendo simili a un complesso sistema di gallerie e magazzini sotterranei. Le pareti, squadrate e vetrificate, sembravano scolpite nella montagna stessa, grazie ad una potentissima fonte di calore. 
All’interno delle grotte furono trovate sepolture all’apparenza molto antiche, disposte in modo ordinato, con i resti scheletrici di esseri umani dallo “strano” aspetto.Gli scheletri, che misuravano poco più di un metro e trenta centimetri di altezza, avevano un aspetto fragile ed esile ed un teschio con un’ampia volta cranica, sproporzionata rispetto al resto del corpo. 
A che tipo di esseri umani potevano essere appartenuti quegli scheletri? Erano davvero esseri umani? Durante altre ricerche più approfondite, sulle pareti scolpite, furono trovati dei pittogrammi rappresentanti degli astri celesti. Vi erano raffigurati la terra, il sole, la luna, oltre a diversi sistemi stellari, tutti collegati tra loro da una serie di puntini che formavano delle linee. Era ovvio che quelle immagini dovessero appartenere ad una specie di mappa creata da esseri intelligenti. In seguito, il gruppo di ricerca del professor Chi Pu Tei compì quella che fu definita da loro stessi: “La più incredibile scoperta che abbiamo fatto”. 
Semisepolti nel pavimento pieno di detriti delle varie grotte, furono ritrovati degli oggetti dall’aspetto insolito, originariamente definiti “strani dischi di pietra” e descritti come “evidentemente plasmati dalla mano di una creatura intelligente”. Questi oggetti misuravano circa nove pollici di diametro e tre quarti di pollice di spessore. Nel centro esatto si apriva un buco perfettamente rotondo di 3/4 di pollice, e inciso sulla superficie c’era un solco sottile a spirale, che dal centro andava verso il bordo, rendendo l’aspetto degli oggetti somigliante a una specie di “disco per i fonografi.” Uno dei dischi conservati meglio, è stato datato tra il 10.000 e il 12.000 a.C., perciò di gran lunga più vecchio di ogni possibile datazione delle piramidi egizie. In totale vennero trovate ben 716 lastre circolari, ciascuna delle quali sembrava nascondere un proprio mistero. 

  
 
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Immangini di alcuni dei dischi ritrovati.

Le scanalature, inoltre, a un esame più approfondito non risultarono essere semplici solchi, ma parevano contenere una strana scrittura sconosciuta. Poco dopo la seconda guerra mondiale, un professore polacco di nome Lolladoff mostrò uno di questi “dischi di pietra” allo scienziato britannico Karyl Robin-Evans, il quale contribuì a far conoscere la storia di questi manufatti al mondo occidentale. Lolladoff affermò di aver acquistato il disco presso Mussorie nel nord dell’India, e che esso apparteneva a un popolo misterioso, chiamato “Dzopas” (o “Dropas”) che lo aveva adoperato in passato per officiare dei riti. 
Robin-Evans, incuriosito seguì il percorso della storia dei Dropas fino alle loro origini, e fu in grado di reperire, nel 1947, una rara fotografia rappresentante due capi Dropas e altre informazioni direttamente dal Dalai Lama di allora. In seguito, durante i 20 anni successivi, molti esperti cercarono di tradurre i geroglifici contenuti in uno degli oggetti a forma di disco, che giaceva in un museo a Pechino, ma i loro sforzi non furono mai coronati dal successo. 
Solo il professore Tsum Um Nui fu in grado di decifrarli e svelarne i segreti, ma le sue conclusioni sul significato di quei segni e le possibili implicazioni di tale scoperta, furono così sconvolgenti che vennero ufficialmente soppresse. 

Il disco di pietra, racconterebbe una storia incredibile, riguardante una “sonda spaziale” proveniente da un altro pianeta, la quale venne a schiantarsi sulla catena montuosa di Bayan-Kara-Ula. La strana linea di scrittura a spirale scolpita sui dischi, narrerebbe poi come le intenzioni pacifiche degli alieni vennero fraintese dagli abitanti della zona, i membri della tribù Ham (che vivevano in grotte situate nelle vicinanze), e come alcuni di quegli esseri finirono di conseguenza uccisi. 

Ecco un pezzo della traduzione del professor Nui: “I Dropas scesero dalle nuvole con le loro aeromobili. Gli uomini, le donne e i bambini dei popoli vicini (Ham) si nascosero nelle grotte dieci volte prima dell’alba. Quando finalmente capirono la lingua dei segni dei Dropas, si resero conto che i nuovi avevano intenzioni pacifiche …”. In un’altra parte della linea di segni a spirale, vi sarebbe espresso il “rammarico” della tribù Ham per come l’astronave degli alieni “si fosse schiantata in una zona di montagne remote e inaccessibili” e di come non vi fu modo di costruirne una nuova, per consentire ai Dropas di ritornare verso il proprio pianeta.
Durante gli anni successivi alla scoperta dei primi dischi di pietra, archeologi e antropologi appresero man mano maggiori informazioni sulla zona di Bayan-Kara-Ula. Molto di ciò che scoprirono sembrava confermare le storie bizzarre narrate da quel primo disco dal professor Nui. Certe leggende della zona, inoltre, parlano di “uomini di piccole dimensioni, magri, gialli, che vennero dalle stelle tanto tempo fa”. Gli uomini avevano grandi teste gonfie e il corpo gracile, e un aspetto brutto e ripugnante. Per coincidenza, la descrizione di questi “invasori” corrispondeva con gli scheletri originariamente rinvenuti nelle grotte dal professor Chi Pu Tei.
In quanto ai dischi, ne vennero raccolti in totale ben 716, la cui età è stata stimata in 12.000 anni. Essi, proprio come i nostri vecchi dischi di vinile, presentano un foro centrale e delle scanalature irregolari a spirale, che dal centro vanno verso il bordo, e formano quella scrittura antica che il professor Tsum Um Nui assicura di aver decifrato. Diversi archeologi russi, che hanno esaminato alcuni di questi dischi in un laboratorio di Mosca, affermano di aver fatto due importanti scoperte: la prima è che i dischi contengono tracce di metalli, in particolare di cobalto. La seconda è che quando si ponevano su un piatto rotante, come quello di un giradischi, ronzavano con un ritmo insolito, ed era come se una carica elettrica li attraversasse! Il filologo russo Viatcheslav Zaitsev – il quale ha trascorso trent’anni a raccogliere prove, sul fatto che esseri intelligenti provenienti dallo spazio abbiano avuto contatti con i popoli della Terra – ritiene che i dischi confermino alcune antiche leggende cinesi, che parlano di “uomini di piccole dimensioni, magri, dal viso giallo, che scesero dalle nuvole molti secoli fa…” Inoltre, i disegni sulle pareti di una delle grotte in cui vennero ritrovati gli scheletri e i dischi, ritraevano, oltre i già citati astri interconnessi da puntini che formavano linee, anche delle figure umanoidi che sembravano indossare dei caschi. I puntini di interconnessione tra i pianeti e le stelle potrebbero ritrarre le rotte spaziali percorse dagli stessi esseri ritrovati nelle caverne-tombe, e dai loro antenati, mostrando così da dove provenissero. 
Nel 1968, Zaitsev pubblicò un documento che sollevò molto interesse, riguardante visite di extraterrestri sul nostro pianeta avvenute in un lontano passato, Alcune delle informazioni presentate nel suo saggio, si basano proprio sulle indagini svolte dal professor Tsum Um Nui nel 1962. In seguito, nel 1974 – dopo un periodo in cui la questione dei dischi di pietra sembrava svanita nel nulla – un ingegnere austriaco di nome Ernst Wegener si interessò a due dischi che si trovavano nel Museo Banpo a Xi’an. Il direttore del museo permise a Wegener di fotografare i dischi, che cominciavano a deteriorarsi, con la Polaroid che egli aveva con sé. E di fatto le foto che scattò, sono quelle che circolano ancora oggi, e forse le uniche esistenti. 
Infine, nel 1994, quando il ricercatore tedesco Hartwig Hausdorf che stava studiando le piramidi presenti sul territorio cinese, domandò dei dischi all’attuale direttore del Museo Banpo, gli fu risposto che di essi non c’era più traccia! Se tutta questa storia è vera, non lo sappiamo, poiché non si hanno ancora prove né in un senso né nell’altro. Ci si domanda, ad esempio, che fine abbiano fatto questi dischi di pietra? o quale sia stata la sorte del prof. Tsum Um Nui, la cui relazione di ricerca sui dischi deve essere stata ritenuta di estrema importanza dalle autorità cinesi, relazione che parlava del naufragio di un equipaggio alieno sulla Terra risalente a 12.000 anni fa. Ma se un atterraggio di emergenza nelle montagne di Baian- Kara-Ula è realmente avvenuto, dove si trovano allora i resti della navicella? Un’astronave in grado di attraversare e sopportare le sollecitazioni di un viaggio interstellare, non dovrebbe essersi ridotta in polvere. La navicella potrebbe quindi trovarsi ancora sepolta sotto la patina dei millenni, nelle impenetrabili foreste tra Cina e Tibet. Del resto, nell’era contemporanea la Cina ha dimostrato una grande apertura nello studio degli UFO, della vita extraterrestre e delle problematiche spaziali, con la nascita di molti centri di ricerca, anche a livello governativo. Tutto questo, forse, può essere successo anche per effetto di studi segreti derivati dal recupero di un veicolo spaziale alieno? Purtroppo non lo sappiamo. Certo è che ogni fatto “strano”, di norma, viene subito bollato come falso dalle autorità, e spesso anche dalla mentalità comune della gente… ma perché di cosa abbiamo paura? In questi casi si cercano delle prove, ma spesso purtroppo abbiamo solo testimonianze. Ovviamente, se aspettiamo che un ente governativo rilasci delle prove o delle notizie certe, su fatti come quello di Baian-Kara-Ula, potremmo aspettare all’infinito. Chi trova qualcosa di inusuale o non convenzionale di questo tipo, se lo tiene per sé (vedi caso “Roswell”), e chi pensa il contrario, è un ingenuo. Bisognerebbe forse, in conclusione, fare propria questa massima di Carl Gustav Jung che dice: “Non commetterò l’errore di considerare una frode tutto ciò che non sono in grado di spiegare”, e mantenere una adeguata larghezza di vedute; altrimenti rischiamo di chiuderci in una gabbia di ignoranza e inconsapevolezza.