sabato 25 gennaio 2020

Turarsi il naso. - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 25 Gennaio



In una situazione normale, non ci sarebbe nulla di allarmante se l’Emilia Romagna, da sempre governata dal centrosinistra, spalancasse le finestre per cambiare un po’ l’aria e passasse al centrodestra. Accadde a Bologna nel 1999, quando un candidato normale del centrodestra, Guazzaloca, batté il centrosinistra e lo costrinse a cambiare: cinque anni dopo vinse Cofferati. Ora purtroppo la situazione non è normale. Per i motivi che, non bastando le sceneggiate di Salvini, il vicesindaco leghista di Ferrara, Nicola Lodi, si è incaricato di riassumere in un video: “Vi avverto, vi farò molto male, noi faremo di tutto, vi faremo un culo così. Segnatevelo, vi faremo un mazzo così, per fermarci dovete spararci”. Con simili squadristi, i discorsi su destra, sinistra e terze vie sono un lusso che le persone normali non possono permettersi. Tantopiù che il simpatico “trattamento Lodi” sarebbe riservato non solo all’Emilia Romagna, ma pure al resto d’Italia, avendo Salvini trasformato le Regionali in un’ordalia sul governo nazionale (che non c’entra nulla).

Inutile ripercorrere qui gli errori commessi da 5Stelle e centrosinistra l’un contro l’altro armati. Di Maio aveva lanciato le candidature civiche giallo-rosa. Poi però si è subito arreso dopo l’Umbria, senza pensare che con più tempo e candidati più noti – tipo Callipo in Calabria – le chance di vittoria sarebbero aumentate. I guastatori renzian-calendiani e le beghe locali hanno fatto il resto. Con la ciliegina sulla torta di Casaleggio jr. che ha messo ai voti su Rousseau una scelta che il padre avrebbe fatto da solo: ritirare il simbolo in attesa di tempi migliori. Ma ora la frittata è fatta e gli elettori non intruppati nella Lega e nel Pd che vogliono mandare nei consigli regionali i propri rappresentanti e, al contempo, evitare alle due regioni e poi all’Italia di cadere nelle grinfie degli squadristi, hanno una sola opzione: il voto disgiunto. Sulla scheda l’elettore può barrare due caselle: una lista e un aspirante presidente. Non ci vuole Nostradamus per sapere che in Emilia Romagna il governatore sarà Bonaccini o Borgonzoni e in Calabria Callipo o Santelli. Invece, per i consiglieri regionali, contano i voti di lista. Chi vota 5Stelle (o FdI) e non vuole regalare i pieni poteri a Salvini con quel che resta di B., può scegliere la propria lista e, come governatore, Bonaccini o Callipo. Per il secondo – persona perbene e nuova alla politica – non occorre neppure turarsi il naso. Per il primo sì: molte ragioni avrebbero consigliato un candidato di discontinuità. Ma, a proposito di nasi, tra una puzzetta e una cloaca c’è una bella differenza. Chi non vota Bonaccini e Callipo vota Salvini.


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Matteo Salvini e la Lega sconfitti dall'Espresso. Il giudice: «Sui 49 milioni tutte notizie vere». - Paolo Biondani

Risultato immagini per 49 milioni"

Il leader del Carroccio sbugiardato dal tribunale: respinte tutte le querele per diffamazione. La sentenza assolve i cronisti ed elogia il «giornalismo d’inchiesta»: sulla maxi-truffa dei rimborsi elettorali, pubblicati solo «fatti documentati».

Matteo Salvini è stato sconfitto dall'Espresso e sbugiardato dai giudici sullo scandalo dei 49 milioni confiscati alla Lega ma in gran parte spariti. Tutti i magistrati competenti hanno infatti dichiarato completamente infondate le querele per diffamazione proposte (e pubblicizzate) dal leader leghista, quando era ancora ministro dell'Interno, dal suo vice, Giancarlo Giorgetti, già sottosegretario alla presidenza del consiglio, e dal tesoriere del partito, l'onorevole Giulio Centemero. La sentenza dei giudici spiega che il lavoro dei giornalisti dell'Espresso rappresenta «indiscutibilmente» un esempio di «giornalismo d'inchiesta», che secondo la Cassazione va considerato «l'espressione più alta e nobile dell'attività d'informazione».

Le motivazioni del verdetto, depositate oggi, precisano che «con il giornalismo d'inchiesta l'acquisizione delle notizie avviene autonomamente, direttamente e attivamente da parte dei professionisti e non mediata da fonti esterne mediante la ricezione passiva di informazioni». I giornalisti dell'Espresso vanno quindi assolti con formula piena perché hanno pubblicato solo informazioni «verificate» e «documentate», di «indubbio interesse pubblico» ed esposte «con correttezza», con tutti i crismi del diritto-dovere di cronaca.

https://drive.google.com/file/d/1ChNAphdC_-41lKVDazrDyLVOfPlb9rs8/view

Per i vertici della Lega, la sconfitta giudiziaria è totale. Salvini, Giorgetti e Centemero avevano presentato una serie collegata di querele contro cinque articoli sullo scandalo dei 49 milioni, pubblicati dall'Espresso tra giugno e luglio 2018, firmati da Giovanni Tizian, Stefano Vergine, Paolo Biondani, Gloria Riva e Leo Sisti, chiamando in causa anche il direttore Marco Damilano. Il procedimento penale, per competenza territoriale, è stato esaminato dai giudici del tribunale di Velletri.

Nel giugno scorso i magistrati della Procura, chiamati a rappresentare l'accusa, hanno invece chiesto l'archiviazione, giudicando infondate tutte le ipotesi di pretesa diffamazione, dopo aver esaminato i documenti presentati dai giornalisti, illustrati nelle memorie difensive degli avvocati dell'Espresso, Paolo Mazzà e Clara Gabrielli. Il leader della Lega e i suoi fedelissimi, a quel punto, hanno rilanciato le loro accuse con una formale opposizione all'archiviazione, chiedendo ai giudici del tribunale (ufficio gip), questa volta, di rovesciare il verdetto e incriminare i giornalisti. L'udienza decisiva si è tenuta il 7 gennaio scorso. E si è conclusa con una sentenza, depositata questa stamattina, di assoluzione piena dei giornalisti.

Nelle motivazioni, i magistrati riconoscono che tutti gli articoli dell'Espresso «sono il risultato dell'attività d'inchiesta portata avanti dai giornalisti, i quali, come attestato dalla copiosa documentazione depositata in allegato alla memoria difensiva, hanno ricercato le notizie, ripercorso gli eventi e tentato di ricostruire, nei limiti del possibile, la gestione delle finanze del partito politico Lega Nord. Argomento, quest'ultimo, che riveste un indubbio rilievo, stante l'interesse pubblico alla ricerca della verità conseguente agli scandali finanziari che hanno travolto il partito in questione».

«In particolare», spiega sempre la sentenza, «a seguito della sentenza del tribunale di Genova emessa il 24 luglio 2017, veniva disposto il sequestro di circa 49 milioni di euro nei confronti della Lega Nord; sequestro che, però, non veniva eseguito nella sua interezza perché, al momento dell'esecuzione della misura cautelare, i fondi del partito risultavano parzialmente inconsistenti».

I magistrati della procura e del tribunale di Velletri si riferiscono alla confisca, alla fine confermata anche dalla Cassazione, dei 49 milioni di euro incassati dalla Lega con la maxi-truffa dei rimborsi elettorali, che era costata una condanna in tribunale, poi cancellata dalla prescrizione, all'ex leader Umberto Bossi, fondatore del partito e tuttora senatore leghista. Quando è scattato il sequestro giudiziario, con la sentenza di primo grado, nella casse della Lega erano rimasti solo circa tre milioni. La Procura di Genova ha quindi aperto un'inchiesta, tuttora in corso, con l'accusa di riciclaggio dei restanti 46 milioni sottratti allo Stato. Prescrizione significa che il reato c'è, l'imputato lo ha commesso, ma non può essere punito solo per scadenza dei termini, che in Italia sono ridottissimi. Anche la Lega di Salvini tuttora si oppone alla riforma destinata a evitare la prescrizione almeno dopo le condanne di primo grado.

La sentenza di assoluzione dell'Espresso è importante per tutta la stampa italiana, perché riconferma i principi sanciti dalla Cassazione sul giornalismo d'inchiesta: i cronisti che fanno questo tipo di lavoro non possono essere obbligati a pubblicare solo notizie «certe e incontrovertibili», cioè ad aspettare che siano convalidate da definitive sentenze giudiziarie dopo tre gradi di giudizio, ma possono anche evidenziare interrogativi, fatti sospetti, dubbi, purché fondati e comprovati da documenti e testimonianze attendibili. Gli articoli al centro del caso giudiziario sono stati pubblicati dall'Espresso tra il 3 giugno e il 15 luglio 2018: da allora nessuno ha mai potuto smentire la verità storica di tutti i fatti scoperti con le nostre inchieste giornalistiche.

Super-Terra in avvicinamento alla sua stella.


Rappresentazione artistica di un esopianeta della classe delle super-terre. Crediti: ESO/M. Kornmesser

Grazie a oltre cento misure condotte con Harps-N, il “cacciatore di esopianeti” del Telescopio nazionale Galileo, un team guidato da Giuseppe Frustagli dell'Inaf di Brera ha ricostruito l’identikit di Hd 80653 b, un esopianeta con un’orbita molto vicina alla sua stella madre, distante da noi 355 anni luce. Le misurazioni del Tng sono state fondamentali per determinare con precisione la massa dell’esopianeta, stimata in almeno 5,6 volte quella della Terra.
Più di cento accuratissime misure condotte nell’arco di sei mesi dallo strumento Harps-N – il “cacciatore di esopianeti” installato sul Telescopio nazionale Galileo (Tng), alle Isole Canarie – hanno permesso di ricostruire, in tempi rapidi per questo tipo di indagini, l’identikit di Hd 80653 b: un particolare esopianeta dall’orbita molto vicina alla sua stella madre, un astro simile al Sole distante da noi 355 anni luce. Le misurazioni del Tng sono state fondamentali per determinare con precisione la massa di questo esopianeta, stimata in almeno 5,6 volte quella della Terra. Informazioni che si aggiungono a quelle inizialmente raccolte dalla missione spaziale Kepler della Nasa, dalle quali è stata avviata la campagna osservativa di Harps-N, guidata da astronomi dell’Inaf. Con i suoi strumenti, capaci di rilevare piccolissime variazioni di luce delle stelle potenzialmente dovute al transito di pianeti davanti al disco stellare, Kepler aveva infatti individuato la possibile presenza di un piccolo pianeta attorno ad Hd 80653, con un raggio stimato di una volta e mezzo quello terrestre e un periodo orbitale – il tempo impiegato per completare un’orbita completa attorno alla stella – di poco più di 17 ore.
Se si aggiunge il fatto che, dall’integrazione di tutte le informazioni raccolte, il pianeta dovrebbe essere di tipo roccioso, Hd 80653 b può essere elencato tra i pianeti a periodo ultra-corto: una particolare classe di esopianeti con periodi più brevi di un giorno terrestre e una composizione simile a quella della Terra. La loro origine non è ancora chiara, devono essere presi in considerazione diversi scenari di formazione. Il campione di tali pianeti è ancora scarso, e la maggior parte dei candidati individuati dalle missioni Kepler e K2 orbitano attorno a stelle troppo deboli per consentire di determinarne con precsione la velocità radiale.

Giuseppe Frustagli dell’Inaf di Brera, primo autore dello studio che ha ricostruito l’identikit dell’esopianeta Hd 80653 b
A rendere ancora più affascinante questo sistema contribuisce il fatto che le misurazioni della velocità radiale di Harps-N suggeriscono fortemente la presenza di un compagno di Hd 80653 b ancora non rilevato e più lontano dalla stella. Un altro pianeta, dunque, che potrebbe avere un periodo orbitale decisamente maggiore.
«La scoperta e la caratterizzazione di Hd 80653 b possono portarci a una migliore comprensione di questa classe di esopianeti», dice a Media Inaf il primo autore dell’articolo che descrive il lavoro, Giuseppe Frustagli, dottorando all’Inaf di Brera. «Grazie all’integrazione dei dati di Kepler e di Harps-N, siamo stati in grado di conoscere le proprietà principali di questo pianeta e stimarne altre, come per esempio il valore massimo della temperatura. Dallo scenario che si è delineato, pensiamo che questo pianeta non si sia formato dove lo osserviamo oggi, ma più probabilmente sia migrato da un’altra regione più lontana dello spazio attorno alla sua stella. Questo ci aiuterà meglio a capire come nascono e si evolvono i sistemi planetari».

Movimento 5 stelle ed altro.


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Diciamocelo francamente, il m5s ha perso preferenze perchè è stato duramente attaccato dai mass media, che hanno fatto credere che tutto ciò che di buono si andava facendo, fosse insignificante, inefficace;
- pertanto, le beghe interne al movimento poco hanno a che vedere con il calo di preferenze.
Le beghe interne, invece, hanno costretto Di Maio a rassegnare le dimissioni da capo politico perchè la pazienza ha un limite e Di Maio il suo limite l'aveva raggiunto e superato.

Così come il calo di preferenze della sinistra è dovuto al fatto che, con l'avvento del liberista e berlusconiano Renzi e le sue leggi di stampo destroide, la sinistra ne fosse uscita distrutta, inesistente.
Lo dico per esperienza personale: io ho sempre votato a sinistra, ma dopo i vari Bettino, sindacalisti vendutisi ai padroni, segretari che ne hanno svilito significato ed obiettivi, ho capito che il partito che si professava democratico e di sinistra aveva solo il logo che lo posizionasse in quella posizione, per tutto il resto era un partito di destra che promulgava leggi di destra, che favoriva la destra, votava con la destra, proteggeva i potenti e calpestava la forza lavoro che regge le sorti del paese.

Io, privata di gran parte dei diritti acquisiti, non mi sono più sentita rappresentata dalla finta sinistra ed ho approcciato il m5s con il quale mi sono sentita in sintonia.
Ma, come purtroppo succede quando si è in tanti ed "ogni testa è un tribunale", anche qui ci sono i traditori, gli ammalati di protagonismo, gli arrivisti ad ogni costo che, più che pensare a lavorare per noi, pensano a fare carriera.

Dopo quest'ennesimo tradimento credo che lascerò che tutto vada per il verso stabilito, quello voluto dai potenti (vedasi l'ascesa di Salvinetor), tanto ho bell' e capito che il mio parere, il mio voto valgono poco o, addirittura... nulla!


Cetta.

Calo delle nascite, ne vogliamo parlare?

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Calo delle nascite, ne vogliamo parlare?
Pare che al governo, con tutti i bonus dei quali usufruiscono i parlamentari, non sappiano quanto costa mettere al mondo un figlio.
Lo era già in passato, ma con l'andar del tempo nulla è stato fatto in positivo anche se di negativo s'è fatto tanto.
Sono diminuiti gli stipendi e, contemporaneamente, sono aumentati i costi dei prodotti di vario genere, il risultato, è palese, il potere d'acquisto è calato in modo vertiginoso.
Facciamo un esempio prima dell'euro: stipendio 3.600.000 lire, pagando un affitto di 800.000 lire, ti restavano 2.800.000 da spendere per tutto il resto; oggi con lo stesso stipendio: 1.800 euro, pagando 800 euro di affitto te ne restano solo 1000, considerando che tutti i prodotti al consumo sono aumentati a dismisura, resta ben poco per poter sopperire a tutte le necessità familiari e tanto meno per mantenere un neonato.
Se poi aggiungiamo che lo stipendio medio di un impiegato è di molto inferiore a quello evidenziato, chi mette al mondo un figlio può essere considerato un incosciente.

Quindi, se ne deduce che dobbiamo ringraziare i nostri insipienti politicanti da strapazzo se in Italia c'è un calo delle nascite...


Cetta.

venerdì 24 gennaio 2020

Le idi Di Maio. - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 24 Gennaio



Nel più bel discorso della sua carriera politica, quello dell’addio, Di Maio non ha fatto l’autocritica che l’avrebbe reso perfetto. Ma ha detto cose condivisibili. Soprattutto una: i partiti muoiono sempre per cause interne, mai per quelle esterne. I nemici esterni spesso le rafforzano, attaccandole e compattandole. Ma contro quelli interni non c’è rimedio. I 5Stelle, quanto a nemici, non si son fatti mancare nulla: sempre avuto tutti contro. Ed è stata la loro fortuna nel terremotare la Seconda Repubblica, come l’altro movimento antisistema, la Lega, nello scardinare la Prima. Ma la Lega è sempre stata monolitica, leninista, fideisticamente raccolta attorno a un capo: prima Bossi, poi Salvini. Ha subìto scandali giudiziari, scissioni politiche e disfatte elettorali, ha cambiato linea e alleati ogni due per tre, è stata data cento volte per morta, ma è sempre rinata dalle sue ceneri grazie a un boss carismatico che condannava all’irrilevanza chi ne usciva, anche se al governo non combinava mai nulla. Secessione, devolution, uscita dall’euro, sovranismo: zero risultati. Il M5S, pur molto simile nelle origini, è l’opposto: un movimento orizzontale e anarchico, con due fondatori carismatici – Grillo e Casaleggio sr. – ma nessun capo riconosciuto. Anche quando, per legge, se lo sono dovuto dare, nessuno l’ha mai trattato come tale (salvo quando vinceva).
Risultato: un ronzio di fondo cacofonico che sovrastava e oscurava non solo la parola del leader, ma anche le promesse mantenute. E questo un po’ per peculiarità strutturali: il continuo turn over per il limite dei due mandati e la selezione a caso dei candidati, raschiando il fondo del barile dei meetup ormai spompati , o attingendo dalla “società civile” (che può riservare felici sorprese, come Conte, o furbastri della poltrona, del soldo e della vetrina come tanti fuggiaschi in Parlamento e sabotatori nei consigli comunali). Un po’ per i vizi di molti italiani che si affacciano alla politica: individualismo, litigiosità, opportunismo, immaturità, velleitarismo, smania di protagonismo. Questo è il vero bivio dei 5 Stelle. Non piazzare Patuanelli o Taverna o Appendino o Dibba al posto di Di Maio per massacrare anche loro. Né decidere se farsi annettere dal Pd o dalla Lega, stabilendo una volta per tutte da che parte stare: la loro forza è restare “né di destra né di sinistra”, non per tornare a strillare dall’opposizione, ma per mantenere i propri punti cardinali, darsene di nuovi e valutare a ogni elezione chi sia il partner migliore per realizzarli (ora il centrosinistra, domani chissà). Cioè creare una comunità e formare una classe dirigente compatta che non si sfasci contro il primo scoglio.

Il leghista sciacallo del dolore usa pure Tommy, ma fa flop. - Sarah Buono


Il ladro elettorale di bambini. Zero programmi e contenuti: il “Capitano” fa campagna con l’inchiesta “Angeli e demoni”. Pochissimi i residenti.

Nessun simbolo della Lega, poche le bandiere di partito e ancora meno i politici o i candidati presenti. È il comizio più atteso e discusso di questa infinita campagna elettorale di Lucia Borgonzoni, in corsa per diventare la prima presidente leghista dell’Emilia-Romagna, ma non sembra. La piazza di Bibbiano, comune simbolo dell’inchiesta sulla presunta mala gestio degli affidi, non si scalda e non si riempie come avrebbe auspicato il Carroccio. Di fronte alla sede del Municipio, al massimo saranno presenti mille persone, incluse le decine e decine di giornalisti. Inviati del quotidiano Le Monde, corrispondenti dall’Olanda e dalla Spagna, tutti in cerca dello show di Matteo Salvini. “Questa non è una serata di partito ma una serata che dovrebbe riunire tutte le persone perbene perché quando si tratta di difendere i bambini dovremmo essere tutti uniti. I protagonisti saranno solo mamme, papà e bambini. Ci sono centinaia di vittime di ingiustizie, noi abbiamo chiesto a cinque testimoni di parlare a nome di chi non c’è più”.
Storie tragiche, di famiglie separate dai propri figli per una valutazione, forse, troppo affrettata ma che nulla hanno a che vedere con l’inchiesta “Angeli e Demoni” aperta dal procuratore capo di Reggio Emilia Marco Mescolini e dalla pm Valentina Salvi. È il dolore a sfilare sul palco oggi, non i programmi per la Regione o la politica. Quella, forse, è a pochi metri di distanza, con le sardine in piazza Libero Grassi. “Abbiamo aperto il vaso di Pandora, c’è un sistema e noi siamo le vittime, con Salvini ci siamo sentiti protetti, finalmente abbiamo sentito lo Stato vicino” racconta dal palco una delle madri testimoni. Così come successo sul palco di Pontida, storica kermesse leghista, su cui salì “Greta di Bibbiano”, una bambina in realtà lombarda.
C’è anche Sara De Ceglie, la mamma, in piazza con lo striscione della sua associazione “Bambini strappati”. A pochi metri campeggia anche il cartello “Comunisti ladri di bambini” mentre una signora agita una croce e inveisce contro “il gender”. Il vero nemico sembrano le unioni civili e gay, contro cui anche la candidata Borgonzoni si è scagliata nel suo programma promettendo la cancellazione della legge contro le discriminazioni e le violenze determinate dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere.
Non è un caso che uno dei, pochi, politici presenti in piazza Repubblica sia Mirko De Carli del Popolo della Famiglia, alleato per le prossime elezioni. C’è anche Massimo Casanova, proprietario del Papeete ed eurodeputato eletto con il più alto numero di preferenze tra i leghisti alla scorsa tornata elettorale, e l’ex ministro Roberto Calderoli. Sul palco non salgono, lo spazio è solo per le famiglie spezzate.
Come quella di Tommaso Onofri, rapito e ucciso nel 2006 a Parma per chiedere un riscatto. “Mi sento vicina ai bambini di Bibbiano, hanno usato il nome di mio figlio nelle loro relazioni false, ma lui e noi non c’entriamo nulla, Matteo mi ha dato la possibilità di sfogarmi e spero che tutti insieme possiamo cambiare qualcosa” ha gridato Paola Pellinghelli, la madre. Nelle carte dell’inchiesta “Angeli e demoni” è emerso come Federica Anghinolfi, responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza indagata, avrebbe usato il nome del piccolo Tommy per convincere i suoi sottoposti dell’esistenza di una rete di pedofili satanisti: tra le vittime, secondo Anghinolfi, ci sarebbe stato anche lui. Un fatto non vero e privo di alcun fondamento. “Ci sono oltre 26 mila bambini lontani, spesso per motivi giustificati ma se anche uno solo fosse lontano senza motivo allora è dovere di un popolo civile riportarlo a casa. Dobbiamo differenziare sull’accordo condiviso, mamma e papà possono anche litigare ma i bambini devono rimanere con le famiglie. Massimo disprezzo per quelle strutture che sui bimbi hanno fatto i soldi, viva Bibbiano e sappiate che sono pronto a dare la vita per riportare a casa questi bambini, giù le mani dai bambini” è la chiusa del leader leghista: l’unica che scalda la piazza.
A sentire le voci dei presenti sono pochi i bibbianesi autoctoni. Il paese sembra deserto, post evacuazione, i residenti scomparsi, chiusi nelle proprie case. “Qui siamo comunisti e ne andiamo fieri, sono uscito da casa solo quando ho visto che Salvini se ne era andato”. L’amico vicino sorride ma non conferma: “Dicono così ma poi votano Lega nel segreto dell’urna”.
Due giorni di attesa e lo sapremo. Nel frattempo Salvini, dopo la piazza del reggiano e aver esaurito la coda per farsi il selfie con lui, si è diretto a gran velocità alla discoteca bolognese Matis per concludere la serata. Da Bibbiano alla disco, tutto nella stessa serata. L’ennesima prova della strumentalizzazione vista ieri.