martedì 12 novembre 2019

L’alleato di Salvini è omertoso. - Tommaso Merlo



L’alleato di Salvini attraversa l’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo. Come hanno fatto centinaia di mafiosi nella sanguinaria storia malavitosa italiana. Si vedono solo le gambe. Sono storte e il passo è incerto. L’alleato di Salvini non ha voluto si vedesse il suo volto. Forse per vergogna o forse per evitare di finire carne da macello social. Mossa boomerang. L’autocensura rende ancora più drammatica la scena. L’Italia intera guarda le gambe di quel vecchio prendere posto davanti ai giudici. Non sono gambe qualunque, sono le gambe del tre volte presidente del consiglio che dovrebbe testimoniare sulla trattativa stato-mafia, una delle pagine più inquietanti della nostra storia e che lo vede assoluto protagonista. Mafia e politica che cooperano per spartirsi l’Italia. L’alleato di Salvini recita poche e striminzite parole. Si avvale della facoltà di non rispondere. E cioè tiene la bocca chiusa. E cioè sceglie l’omertà. Ancora una volta. Invece di mettersi a disposizione della Giustizia, invece di cogliere l’occasione per dimostrare la propria estraneità, invece di scandalizzarsi per essere ingiustamente tirato in ballo, invece di prendersela per essere anche solo accostato ad un mafioso qualsiasi, l’alleato di Salvini sceglie di non collaborare, sceglie di portarsi i suoi indicibili segreti nella tomba. Un silenzio che echeggia per tutto il paese. Un silenzio che vale più di mille bugie che sarebbero comunque uscite dalla sua bocca. Perché se davvero non aveva nulla da nascondere, l’alleato di Salvini avrebbe parlato eccome, avrebbe sfoderato la sua logorroica parlantina predicando per ore ed ore la sua totale estraneità alla vicenda. Ed invece neanche una parola. Muto. Evidentemente non può parlare. Troppo rischioso. Confessare tutta la verità su quegli anni bui, per l’alleato di Salvini significherebbe ammettere che la propria intera esistenza è stata buttata via inseguendo spaventosi disegni di potere. Significherebbe venir sommerso dai rimorsi e dai sensi di colpa fino ad essere costretto a togliersi finalmente la maschera e guardare i propri cari e i milioni di cittadini che hanno creduto in lui negli occhi. Davvero troppo. Meglio recitare la propria parte fino all’ultimo, meglio evitare l’incontro con la propria coscienza fino a quando il destino deciderà di abbassare il sipario. La scena dell’aula bunker dura pochi istanti ma è molto intensa. I giudici prendono atto. L’alleato di Salvini è omertoso e se ne torna a Roma col suo jet privato. È indagato anche a Firenze per le stragi del 1993 e altri processi lo tormentano. È inseguito dai giudici. È inseguito dai suoi incubi. Da una vita intera. È questa la sua vera condanna. La fuga perenne. Dal suo passato, da se stesso. Anche la politica è una condanna per lui. Ne ha bisogno. Gli serve per continuare la sua fuga. Ormai perde colpi e il suo partito è ridotto all’osso, ma non si può fermare. Ci sono nuove regionali a breve e poi forse le politiche e poi forse un posto di rilievo nel nuovo governo tutto di centrodestra. Magari quello di padre nobile. Coi suoi avvocati ed inservienti sulle poltrone strategiche. In una democrazia sana ad un personaggio del genere non sarebbe concesso nemmeno di avvicinarsi alle istituzioni. In Italia invece, dopo aver varcato l’aula bunker, per lui si potrebbero riaprire le porte del potere nella nuova veste di alleato di Salvini.

https://infosannio.wordpress.com/2019/11/11/lalleato-di-salvini-e-omertoso/

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