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giovedì 20 giugno 2019

Roma, arrestato imprenditore grazie all’infiltrato sotto copertura: ha cercato di corrompere un funzionario delle dogane. - Vincenzo Bisbiglia

Risultati immagini per corruzione

Ciro Laurenza, 58 anni della provincia di Napoli, e Enzo Cesarini, 47 anni, speravano di comprare la complicità del pubblico ufficiale per iniziare una esportazione di beni fittizia, tabacchi ed alcolici in particolare, per la successiva rivendita in nero sul mercato estero. L'uomo ha denunciato e ha fatto arrestare i corruttori.

Per la prima volta dall’entrata in vigore della legge Spazzacorrotti, approvata dal Parlamento alla fine del 2018, una operazione sotto copertura contribuisce in maniera determinante a un arresto. A Roma, un tentativo di corruzione a un funzionario delle dogane undercover ha permesso alla Squadra Mobile di arrestare un imprenditore e il suo intermediario. Ciro Laurenza, 58 anni della provincia di Napoli, e Enzo Cesarini, 47 anni, speravano di comprare la complicità del pubblico ufficiale per iniziare una esportazione di beni fittizia, tabacchi ed alcolici in particolare, per la successiva rivendita in nero sul mercato estero.
Nel corso di una cena in un noto ristorante del litorale romano, i due hanno offerto al funzionario 5 milioni di euro per ottenere il via libera e la collaborazione necessaria a permettere che tutto filasse liscio. La prima denuncia del funzionario doganale ha consentito l’avvio degli accertamenti, che hanno consegnato ai pm di Roma, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, indizi chiari sulla effettiva serietà e concretezza della proposta corruttiva, figlia di una ben collaudata modalità d’azione e di un sistema illecito di frode sulle accise strutturato e molto redditizio. A quel punto, grazie alla nuova normativa, è stato possibile organizzare la “trappola”. Durante la cena, una volta perfezionata l’istigazione, il personale di polizia presente ha potuto immediatamente intervenire, arrestando i due corruttori.
Le successive perquisizioni effettuate presso abitazioni e uffici, hanno permesso di ottenere altri indizi importati, specie grazie alle chat e alle telefonate memorizzate negli smartphone sequestrati. Inoltre sono state rinvenute schede telefoniche che, tra l’altro, dovevano essere consegnate al funzionario di dogana. 
Nei giorni scorsi, la prima sezione penale della Corte di Cassazione ha sollevato questione di legittimità costituzionale sulla legge spazzacorrotti, inviando gli atti alla Corte Costituzionale. In realtà, il punto messo in discussione non riguarda il funzionamento in se, ma la possibile non retroattività della legge, che dal 31 gennaio manda obbligatoriamente in carcere i condannati definitivi per reati contro la pubblica amministrazione, senza poter chiedere, in stato di libertà, una misura alternativa.

venerdì 7 settembre 2018

Cdm approva ddl Anticorruzione. Daspo a vita per reati sopra i due anni. - Vittorio Nuti

Via libera del Consiglio dei ministri al Ddl Bonafede con “Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione”, ribattezzato dal M5S “Spazzacorrotti”. Alla riunione era assente il vicepremier Matteo Salvini, scettico sulle misure fortemente volute dall’alleato di governo. Tra le novità, il cosiddetto “Daspo” a vita per corrotti e corruttori con condanne superiori a due anni con interdizione dai pubblici uffici e incapacità a contrarre con la Pa e l'introduzione dell'agente sotto copertura nelle operazioni di polizia anche per i reati conto la Pa. Previste anche agevolazioni a chi collabora con gli inquirenti ma solo a rigide condizioni. In apertura di conferenza stampa il premier Giuseppe Conte sottolinea come il ddl «si inquadra nell'ambito delle riforme strutturali che servono al Paese». Con esso il governo punta a «restituire al nostro Paese competitività. L'Italia ha risorse culturali, economiche e sociali: bisogna cercare di realizzare le condizioni perchè queste potenzialità si sviluppino».
Stop alla privacy per chi finanzia partiti e fondazioni.
A sorpresa spunta anche lo stop alla privacy e al segreto sui nomi di chi finanzia anonimamente i partiti politici e le fondazioni che a questi fanno riferimento. Questo, spiega il vicepremier Luigi Di Maio ai giornalisti, «consentirà di capire come mai negli anni abbiamo visto spesso comportamenti contro i cittadini», con la politica sempre capace «di trovare miliardi di euro per i gruppi di potere e non per le esigenze dei cittadini». La lotta alla corruzione, conclude, «farà risparmiare miliardi di euro allo stato che potremo utilizzare per le imprese e per le persone senza lavoro, per la scuola, la sanità e i servizi pubblici».
Daspo a largo raggio.
L’elemento di maggiore novità sottolineato dal Guardasigilli Alfonso Bonafede nel suo intervento riguarda il cosiddetto “Daspo” (in pratica, il divieto di avere rapporti con la Pa associato all’intedizione dai pubblici uffici ) per corrotti e corruttori, anche nei casi considerati meno gravi. In pratica, chi corrompe o si fa corrompere non potrà avere alcun rapporto con lo Stato per almeno cinque anni. Il Ddl prevede poi il “Daspo” a vita per i corrotti condannati oltre i due anni di reclusione, con l’allontanamento dai pubblici uffici anche se si ottengono la sospensione condizionale (o patteggiamento) e la riabilitazione decretata da un giudice. In quest'ultimo caso gli effetti del Daspo cessano solo dopo 15 anni da quando la pena è stata espiata e sempre in caso di buona condotta.
I dubbi su Daspo “perpetuo” e riabilitazione.
La modifica mirata delle nuove norme anticorruzione messe a punto questa estate dal Guardasigilli Alfonso Bonafede era nell'aria. Nonostante il pressing del vicepremier Luigi Di Maio e la campagna sui social avviata dal M5S, la prima versione del provvedimento “spazza-corrotti” aveva fatto storcere il naso al leader della Lega Matteo Salvini, che ieri metteva in guardia dal permettere «processi sommari» contro gli accusati di corruzione, pur confermando la necessità di combattere senza quartiere il fenomeno. A pesare anche i dubbi di incostituzionalità di diversi giuristi per le pene accessorie “senza scadenza” come appunto l’interdizione dai pubblici uffici e l'incapacità a contrarre con la Pa. Dubbi che sarebbero stati sottolineati tra gli altri anche dal premier Giuseppe Conte, di professione avvocato.
Ddl atteso alla Camera. Le critiche dell’opposizione.
Dopo il via libera del governo, il ddl Bonafede verrà incardinato alla Camera, in commissione Giustizia, guidata dalla pentastellata Giulia Sarti. L’opposizione preannuncia una lotta senza quartiere al provvedimento, definito senza mezzi termini «mostro giuridico» da Enrico Costa, capogruppo di FI nella stessa commisisone. L’accusa è di stravolgere «i principi su cui si fonda il sistema penale. 
Le argomentazioni del Governo sono agghiaccianti : ci sono pochi processi per corruzione, allora, per migliorare le statistiche, lo Stato diventa regista della commissione di reati. La corruzione non si combatte violando la Costituzione ed i principi su cui si fonda lo Stato di diritto». «Non si combatte la corruzione violando i principi costituzionali», taglia corto un altro deputato azzurro, Franceso Paolo Sisto. La proposta varata da palazzo Chigi « è inutile, perché si limita ai soliti aumenti di pena, e dannoso, perché richiama il peggio delle norme di Mani pulite e delle terapie degli anni di piombo contro i brigatisti». Il responsabile Giustizia del Pd, Valter Verini, liquida invece il ddl come «uno spot, con aspetti, purtroppo, di dubbia costituzionalità ed efficacia».
Sì all’agente sotto copertura.
Tra le misure di rilievo del ddl spicca poi la possibilità di ricorrere nelle indagini anticorruzione e reati contro la Pa all'agente sotto copertura (cosa diversa dall'agente provocatore) già previsto nelle attività di contrasto alla criminalità organizzata, al traffico di droga e al terrorismo (e citato anche al punto 15 del contratto di governo M5S-Lega).
Non punibile chi denuncia per tempo la corruzione.
Con il Ddl debutta poi la figura del “pentito della corruzione”: chi si pente (in tempo utile) dei propri comportamenti, si autodenuncia e aiuta concretamente la giustizia - spiega una nota di via Arenula - «non sarà punibile, a patto che rispetti regole molto severe: confessione spontanea su fatti non già oggetto d'indagine e comunque entro 6 mesi dalla commissione del reato». Le informazioni rese ai magistrati dovranno poi « essere davvero utili», e accompagnate «dalla restituzione del denaro intascato». Si interviene anche sul fronte della vendita di influenze, vere o inventate. Il “millantato credito” viene infatti assorbito dal reato di “traffico illecito di influenze”, «delitto che punisce sia chi vende, sia chi acquista influenze vere e false».
Inasprimento delle pene.
La riforma delle norme contro la corruzione non dimentica un generale inasprimento delle pene per i pubblici ufficiali, con la reclusione da 3 a 8 anni per chi corrompe e si lascia corrompere nell'esercizio delle proprie funzioni pubbliche. Lunga la lista dei reati per cui si rischia il Daspo per i rapporti con la Pa: malversazione aggravata dal danno patrimoniale di rilevante gravità, corruzione per l'esercizio della funzione, corruzione propria aggravata dal fatto di avere ad oggetto il conferimento di pubblici impieghi, istigazione alla corruzione, peculato, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, traffico di influenze illecite, abuso d'ufficio aggravato dal vantaggio o dal danno di rilevante gravità.
Procedibilità d’ufficio per la corruzione tra privati.
Il provvedimento elaborato dai tecnici della Giustizia introduce poi la procedibilità d’ufficio, senza la necessità di denuncia da parte della vittima, in caso di corruzione tra privati e istigazione alla corruzione tra privati. I cittadini italiani o stranieri che commettono alcuni reati contro la pubblica amministrazione all'estero «potranno sempre essere perseguiti senza una richiesta del ministro della Giustizia e in assenza di una denuncia di parte». In caso di condanna, privati e funzionari pubblici saranno soggetti a sanzioni economiche più alte, proporzionate alla gravità del reato commesso e, comunque, mai al di sotto dei 10mila euro.

martedì 17 marzo 2015

Slitta l'esame del ddl anticorruzione. Renzi: "Pene aumentate". Emendamento su falso in bilancio

Slitta l'esame del ddl anticorruzione. Il testo, atteso per martedì in Aula verrà esaminato molto probabilmente dall'Assemblea la prossima settimana. Il governo infatti ha presentato il suo emendamento sul falso in bilancio in Commissione Giustizia ma il termine per i subemedamenti è stato fissato a mercoledì prossimo alle 16.
L'emendamento - Il viceministro per la Giustizia, Enrico Costa, ha presentato l'emendamento sul falso in bilancio al ddl anticorruzione. La seduta della Commissione Giustizia del Senato è stata sospesa per mancanza del numero legale. Quando Costa è arrivato nell'aula della Commissione per presentare l'emendamento, i parlamentari del Pd risultavano infatti assenti. Così il presidente Nitto Palma ha deciso di sospendere la seduta. A Palazzo Madama è arrivato anche il Guardasigilli Andrea Orlando. La seduta è poi ripresa. Per Orlando "ci sono tutte le condizioni per rispettare i tempi per l'Aula. Il testo è equilibrato, efficace e incisivo che colma le lacune. Può mordere il fenomeno della corruzione".
Renzi: "Pene aumentate e prescrizione raddoppiata" - "Contro corruzione proposte governo: pene aumentate e prescrizione raddoppiata. E l'Autorità oggi è legge con presidente Cantone", afferma il premier Matteo Renzi su twitter dopo l'emendamento presentato in Senato sul ddl anticorruzione.
Falso in bilancio, da 3 a 8 anni - Il falso in bilancio torna ad essere un reato. Ma non un reato di danno, bensì di pericolo. Il che significa che non si dovrà provare di aver alterato il mercato o di aver prodotto un danno alla società quando si rappresentano situazioni non vere nei bilanci. Poi scompaiono le soglie di punibilità (previste in un primo momento) e si inaspriscono le pene per le società quotate in borsa, per quelle che emettono titoli sul mercato e per le banche: chi falsifica il bilancio di questo tipo di società rischia da 3 a 8 anni di reclusione. Rendendo così possibili eventuali intercettazioni. Queste alcune delle novità contenute nell'emendamento sul falso in bilancio presentato dal governo al ddl anticorruzione. 
Per le normali società, invece, nel caso in cui "consapevolmente" si espongano "fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero" o li si omettano, la pena è della reclusione da 1 a 5 anni. Cioè senza intercettazioni, previste per i reati con condanne superiori ai 5 anni. Per le piccole società, cioè quelle che secondo il codice civile non possono fallire, è prevista la procedibilità a querela di parte. Per i fatti di lieve entità, la reclusione andrà dai 6 mesi ai 3 anni, mentre è prevista, sulla base di quanto deciso dalla recente riunione del Consiglio dei ministri, la non punibilità per particolare "tenuità del fatto". Ma toccherà al giudice valutare caso per caso. Ma non saranno solo i direttori generali o gli amministratori, o i sindaci a pagare in caso di falso in bilancio. Se i vertici delle società commetteranno tale reato, anche per loro sanzioni più severe: dovranno pagare dalle 200 alle 600 quote. Quindi anche loro avranno interesse a che i propri amministratori siano onesti.
Cioffi del M5S: "Nessuno faccia scherzi" - Intanto il capogruppo del M5S al Senato Andrea Cioffi ammonisce: "Che nessuno pensi di togliere il ddl anticorruzione dall'Aula, nessuno faccia scherzi". Questo alla vigilia della conferenza dei capigruppo che dovrà decidere se calendarizzare il testo per l'Aula. "Una legge anticorruzione è sempre più urgente, anzi diventa indispensabile dopo gli arresti di Incalza e altri. Sono 731 giorni - ha ricordato - che la legge è stata depositata e non è arrivata in Aula per responsabilità della maggioranza.
Grasso esulta - In precedenza la notizia della "esistenza" dell'emendamento sul falso in bilancio aveva indotto all'esultanza Pietro Grasso. "C'è una buona notizia. Alleluja, alleluja! Il famoso emendamento sul falso in bilancio è arrivato e questa è una novità importante", aveva detto il presidente del Senato a margine della presentazione di un libro a Roma.
Nitto Palma: "Soddisfatti ma non gridiamo alleluia" - "Siamo soddisfatti per l'arrivo dell'emendamento del governo sul falso in bilancio. Forza Italia ha immediatamente cessato l'ostruzionismo, anche se non gridiamo 'alleluia' come fa qualcuno", dice invece il presidente della commissione Giustizia Francesco Nitto Palma al termine della seduta di commissione Giustizia con un chiaro riferimento al presidente del Senato e al suo comento. 

sabato 13 ottobre 2012

Ddl anticorruzione, Severino: “Deve essere attuato, ce lo chiedono Ue e cittadini”.


Ddl anticorruzione, Severino: “Deve essere attuato, ce lo chiedono Ue e cittadini”


"Sulla fiducia non è stata presa alcuna decisione. Sarà importante vedere gli emendamenti, poi si deciderà. Ma il disegno di legge deve essere attuato”. Così il ministro della Giustizia che ha aggiunto: "Non ce lo chiede solo l’Europa e il mondo economico, ma anche le persone oneste".


La legge anticorruzione va fatta. Lo chiedono l’Europa e i cittadini. Ne è convinta il ministro della Giustizia Paola Severino che, giungendo a Napoli a un convegno della Federazione dei cavalieri del lavoro, ha detto: ”Sulla fiducia non è stata presa alcuna decisione. Sarà importante vedere gli emendamenti, poi si deciderà. Ma il ddl deve essere attuato”. 
Perché l’approvazione del ddl anticorruzione è una richiesta non solo dell’Ue, dell’economia e delle imprese, ma “dei cittadini perbene“. “Non ce lo chiede solo l’Europa, gli organismi internazionali, l’economia ed il mondo delle imprese – ha detto Guardasigilli – ce lo chiedono i cittadini perbene, i giovani, le persone che si sono mobilitate in iniziative, le più diverse, ma che in comune hanno la forza di chi non intende rinunciare a uno scatto di orgoglio del nostro Paese. L’approvazione del ddl – ha concluso la Severino – è un obiettivo che non possiamo mancare”.

lunedì 1 ottobre 2012

Corruzione: “Costa 10 miliardi l’anno, chieste tangenti al 12% degli italiani”.




I dati contenuti nel dossier sulla "tassa occulta che impoverisce ed inquina il paese” presentato da Libera, Legambiente e Avviso Pubblico. Don Ciotti: "Il disegno di legge in discussione è già mortificato da chi ha altri giochi e altri interessi”.

La corruzione nel nostro paese è a livelli mastodontici e può crescere ancora, se non si contrasta in modo netto, senza mediazioni, con volontà politica concreta, che vada al di là delle parole. Ci costa 10 miliardi di euro ogni anno e il 12 per cento degli italiani si è vista chiedere una tangente negli ultimi 12 mesi. Lo affermano i dati, i fatti, le storie del dossier “Corruzione, le cifre della tassa occulta che impoverisce ed inquina il paese” presentato a Roma stamattina da LiberaLegambiente e Avviso Pubblico presso la sede della Fnsi. Numeri drammatici e inquietanti. Un dossier che arricchito di casistica, di storie e di fatti avvenuti negli ultimi vent’anni diventa un libro dal titolo “Atlante della Corruzione” a cura di Alberto Vannucci di Edizione Gruppo Abele. 
Durissime le parole di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, sui ritardi della politica su questo tema: ”Vi prego, sul problema corruzione servono scelte chiare, nette, concrete. Categoriche. Non sono possibili deviazioni, ma purtroppo questo sta avvenendo”. Don Ciotti chiede di approvare velocemente il ddl anticorruzione, introducendo il reato di autoriciclaggio, l’incandidabilità di chi è condannato per corruzione e la definitiva applicazione della norma sulla confisca dei beni dei corrotti già prevista dalla Finanziaria del 2007. “Il disegno di legge è un passo in avanti, ma è giàmortificato, frenato da chi ha altri giochi e altri interessi”. Il ddl “perde pezzi per strada”, conclude  don Ciotti , è il momento “che scatti qualcosa nella coscienza. Non possiamo più essere cittadini ad intermittenza”. 
Secondo la World Bank, nel mondo si pagano ogni anno più di 1.000 miliardi di dollari di tangenti e va sprecato, a causa della corruzione, circa il 3 per cento del pil mondiale. Applicando questa percentuale all’Italia, annualmente l’onere sui bilanci pubblici è nella misura di 50-60 miliardi di euro l’anno, una tassa immorale e occulta pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini. Ma si può andare oltre: il peggioramento di un punto dell’indice di percezione della corruzione (cpi) in un campione di Paesi determina una riduzione annua del prodotto interno lordo pari allo 0,39 per cento e del reddito pro capite pari allo 0,41 per cento e riduce la produttività del 4 per cento rispetto al prodotto interno lordo. Visto che l’Italia nel decennio 2001-2011 ha visto un crollo del proprio punteggio nel cpi da 5,5 a 3,9, si stima una perdita di ricchezza causata dalla corruzione pari a circa 10 miliardi di euro annui in termini di prodotto interno lordo, circa 170 euro annui di reddito pro capite ed oltre il 6 per cento in termini di produttività.
Ancora più allarmanti sono i danni politici, sociali e ambientali: la delegittimazione delle istituzioni e della classe politica, il segnale di degrado del tessuto morale della classe dirigente, l’affermarsi di meccanismi di selezione che premiano corrotti e corruttori nelle carriere economiche, politiche, burocratiche, il dilagare dell’ecomafia, attraverso fenomeni come i traffici di rifiuti e il ciclo illegale del cemento, che si alimentano quasi sempre anche grazie alla connivenza della cosiddetta “zona grigia”, fatta di colletti bianchi, tecnici compiacenti, politici corrotti. Il dossier approfondisce l’aspetto della corruzione in materie ambientali, oggetto di 78 inchieste penali negli ultimi due anni, che rappresenta un ulteriore danno per il paese in termini di inquinamento e salute
È particolarmente significativo il dato relativo alle esperienze personali di tangenti, ossia alla corruzione vissuta sulla propria pelle dai cittadini dei 27 Paesi dell’Unione Europea. Nell’ultima rivelazione di Eurobarometer 2011, il 12 per cento dei cittadini italiani si è visto chiedere una tangente nei 12 mesi precedenti, contro una media europea dell’8 per cento. In termini assoluti, questo significa il coinvolgimento personale, nel corso di quell’anno, di circa 4 milioni e mezzo di cittadini italiani in almeno una richiesta, più o meno velata, di tangenti. Particolarmente allarmante quella che Libera, Legambiente e Avviso Pubblico chiamano “corruzione ambientale”. Sempre più spesso, infatti, attività illegali come il traffico illecito di rifiuti o l’abusivismo edilizio, magari “rivestito” con il rilascio di concessioni illegittime, sono accompagnate da un sistematico ricorso alla corruzione di amministratori pubblici e rappresentanti politici, funzionari incaricati di rilasciare autorizzazioni o di effettuare controlli.