martedì 16 febbraio 2010

Germania: pesante carro allegorico su Berlusconi




DUSSELDORF (GERMANIA) -

Non sono solo Rio de Janeiro e Viareggio che ospitano sfilate di carri a Carnevale.

Ma mentre il sindaco (rigorosamente del Pdl) di Viareggio ha imposto una pesante censura proibendo di fare carri che riguardassero il Presidente del Consiglio, all'estero non si fanno gli stessi problemi.

Per esempio a Dusseldorf, in Germania, hanno fatto il carro allegorico che riguarda Berlusconi.

E, come potete vedere dalla foto, è una rappresentazione molto volgare dei rapporti tra la mafia e il nostro Presidente del Consiglio SIlvio Berlusconi.


Alla luce delle tante dichiarazioni fatte dai vari Spatuzza, Massimo Ciancimino, e da altre decine di pentiti; alla luce delle tante leggi fatte - direttamente o indirettamente - a favore della malavita da questo governo; questa è l'impressione che evidentemente diamo all'estero, o almeno alla Germania.

E non è qualcosa di cui andare fieri, questo è sicuro.



Assalto alla diligenza - Marco Lillo



16 febbraio 2010
Un comitato d’affari padrone delle grandi opere pubbliche Con Bertolaso nel ruolo di "paravento" d’ordinanza.

Dimenticate la brasiliana bionda e l’italiana rossa, la trentenneMonica e la quarantenne Francesca.
Riponete in frigo lo champagne e la frutta dei festini di Guidao Meravigliao, la storia che emerge dai venti faldoni dell’indagine del Ros dei Carabinieri non ha niente a che vedere con questa spruzzata di ragazze e massaggi che sta riempendo le pagine dei giornali da una settimana. L’inchiesta coordinata dalla Procura di Firenze è la fotografia più nitida, spietata e - va detto - anche bipartisan, del grande comitato di affari che si è impadronito delle pubbliche opere in Italia negli ultimi tre anni. C’è anche l’ombra della massoneria e della mafia. Bertolaso fa in questa storia la figura del grande paravento. La sua immagine affidabile ed efficiente si sta rivelando sempre di più funzionale a coprire un grumo di interessi economici che probabilmente era la vera ragione dell’appoggio di chi lo sostiene oggi a spada tratta. Probabilmente Bertolaso si è talmente immedesimato nella parte da credere davvero di essere il leader della Protezione civile Spa, al punto da permettersi atteggiamenti arroganti imperdonabili. I Carabinieri allegano anche un’intercettazione del 12 marzo 2009, pochi giorni prima del sisma che ha distrutto L’Aquila. Al dirigente della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, che gli riporta l’allarme lanciato dal ricercatoreGiampaolo Giuliani: “ma chi è questo? Non è la prima volta che succede! Io lo denuncio per procurato allarme e viene massacrato. Quello è un coglione. Va be', quello lo sappiamo che un coglione. Quindi fai fare all’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) che quello lì domani verrà denunciato per procurato allarme e con lui gli organi di stampa che riportano queste notizie che sono notoriamente false”.

Oggi Giuliani a
Il Fatto replica: “io ho corso su e giù per l’Abruzzo perché volevo salvare le vite e lui diceva queste cose su di me”. A parte questa nota di colore su Bertolaso, l’inchiesta si basa su fatti molto più solidi e su migliaia di intercettazioni telefonicheche svelano i meccanismi dell’assalto alla diligenza delle opere pubbliche da parte delle lobby composte di camorristi, imprenditori e politici. I nomi che appaiono nelle intercettazioni sono di primo piano: il ministro delle infrastruttureAltero Matteoli, il coordinatore del Pdl Denis Verdini, il fratello del premierPaolo Berlusconi, il presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro e poi ancora anche i nomi degli ex leader del centrosinistra dell’era Prodi. Paolo Berlusconi è intercettato mentre parla con Angelo Balducci, poi arrestato. E il capo dei cantieri delle strutture del G8 alla Maddalena si lamenta di avere dovuto accettare l’impresa Facchini, che non apprezza, perché è raccomandata daBerlusconi. Ma il vero protagonista del sistema dei lavori pubblici del Pdl è Denis Verdini. Organizza incontri nella sede del Pdl con un altro esemplare di imprenditore-politico come lui, l’eurodeputato Pdl Vito Bonsignore. Verdini teorizza la figura del “polimprenditore”.

Al telefono si vanta di non avere accettato il ministero dell’ambiente, che pure gli era stato offerto da Berlusconi, per avere le mani libere negli affari. Ed effettivamente il banchiere prestato alla politica (è presidente del Credito Cooperativo Fiorentino) sembra più a suo agio quando si parla di società e crediti piuttosto che di strategie. Il politico-lobbista dà il meglio di sé in tandm con l’amico (anche lui imprenditore-onorevole del Pdl)
Rocco Giralda, più noto come editore del Giornale dell’Umbria e presidente della Fondazione Italia-Usa. Giralda è stato fino a pochi anni fa consigliere di amministrazione del cementificio Baretti e punta a ottenere dal più grande gruppo di costruzioni fiorentino, la Btp, una fornitura di calcestruzzi da 40 milioni di euro: quella per costruire l’autostrada del Quadrilateroche unirà Marche e Umbria. Fusi, che nel frattempo sta cercando di vincere una grossa gara nella quale spera di essere appoggiato da Verdini e compagni, però temporeggia . Dopo l’ennesima telefonata a vuoto, Giralda fa scendere in campo Verdini: “Riccardo, sono qui con Rocco che mi domanda: c’è qualche problema lì? Li avete risolti i problemi o no?”. Fusi si mette sull’attenti e balbetta: “no... allora... detto... ascolta me... allora... io venerdì vado giù”. E Verdini, tronfio, rivolgendosi a Girlanda con il tono di chi dice: vedi come fa il bravo? dice a voce alta: “venerdì viene giù, ora te lo passo”. Fusi parte docile: “io quando ti do una parola, è un contratto”. E Fusi: “Riccardo, io sono andato da Denis dicendo ‘dobbiamo sistemare una cosa’ e quindi la posso legare dalla parte mia solo in quel rapporto”. A quel punto Fusi capisce che la cosa si fa delicata e si infuria e chiude subito arrabbiato dicendo: “ma che dici? Io partecipo alla gara e poi non vi devo niente, ciao”. E anche Denis Verdini richiama apposta per dire che la gara che interessa a Fusi e il calcestruzzo che interessa a Girlanda: “sono cose distinte e separate”. E chi aveva mai dubitato del contrario.



Per non dimenticare - Mani pulite - tangentopoli.



In formato pdf l'articolo de "l'espresso" dell'8 marzo 1992:


Per una visione più ampia:


Dal 1992 nulla è cambiato, o quasi, forse solo le denominazioni dei partiti, non certo il comportamento dei politici.

lunedì 15 febbraio 2010

Chi è chi?

Siamo nell'era delle grandi opere:

Il G8 in Sardegna, poi trasferito all'Aquila,

il ponte sullo stretto,

le centrali nucleari,

tutto a nostre spese, contro la nostra volontà.

Ora abbiamo capito perchè: ce lo hanno insegnato, sghignazzando alle tre di notte, i potenti d'Italia, mentre la gente moriva sotto le macerie all'Aquila!

Ora sappiamo anche che sono i potenti di turno a decidere da chi dobbiamo essere governati, i nostri "consensi" non hanno alcun valore, non ne hanno neanche le ideologie: sono soltanto "loro" a decidere per noi.


I Bertoladri - Marco Travaglio

L'Aquila è degli aquilani!



Di sicuro Gianni Letta ha accesso alle carte a noi negate, perché sugli atti della Protezione Civile, è esplicitamente negato l’accesso a tutti, fuorché al Governo. Lo dichiara la stessa Protezione Civile: quando anche gli Amministratori locali aquilani hanno richiesto l’accesso agli atti, gli è stato risposto che NON SI PUO’.

Allora, visto che ormai le chiacchiere stanno a zero, cogliamo l’occasione per chiedere l’accesso a questi atti, e per vedere con i nostri occhi, se quel che dice Letta è vero. Non è più tempo di riconoscere fiducia incondizionata verso chicchessia.

Abbiamo il diritto di sapere, ed il Governo ha il dovere di farci sapere, chi sono i personaggi che con noi stanno guadagnando, e guadagneranno negli anni a venire, fior di miliardi.

Ogni reticenza riguardo questo tema, ed il mancato accoglimento di questa domanda più che mai legittima, non dovrà essere sottovalutato.

Non c’è nessuna valida ragione per proseguire con questo andazzo, se non quella di coprire, eventualmente, scorrettezze procedurali, o coinvolgimenti diretti o indiretti di personaggi che oggi a L’Aquila rischierebbero il linciaggio sulla pubblica piazza.

Se non c’è nulla da nascondere od omettere, si realizzi quella trasparenza che chiediamo da mesi!

http://stazionemir.wordpress.com/2010/02/13/trasparenza/

venerdì 12 febbraio 2010

E' l'ora dei Bertoladri. Mazzette da Roma a Milano. - Marco Travaglio

12 febbraio 2010

Più intercettazioni escono, più si capisce perché le vogliono abolire. Non c’è niente di meglio che ascoltare la nostra classe dirigente, anzi digerente, e i nostri imprenditori, anzi prenditori, per capire da chi siamo governati. Eppure, grazie alle inchieste di Espresso, Repubblica, Annozero, Report e Il Fatto, chi fossero Bertolaso e la sua band si poteva intuirlo.

Solo un’informazione serva e salivare poteva scambiare questo bluff semovente, travestito da calciatore della Nazionale, per “un servitore dello Stato nel mirino dei giudici” (Vespa, Pompa a Pompa), “il virgilio delle catastrofi, la straordinaria normalità, jeans&polo, voce piana e forte appeal, l’uomo che piace a tutti tranne che ai magistrati che provano a inzaccherargli la divisa” (Mario Giordano, Libero anzi Occupato), “un efficace organizzatore” (Sergio Romano, Pompiere della Sera), “un tecnico capace ed efficiente” (Littorio Feltri, il Geniale), “l’homus berlusconianus (sic), quello del ‘basta con le chiacchiere’, della politica del fare, dei metodi spicci, lo zar di tutte le emergenze” (Peppino Caldarola, Il Riformatorio), “un uomo che fa del bene e quindi viene perseguitato” (il Banana).

Ora, grazie alle intercettazioni, anche i non vedenti e i non scriventi sanno chi è e di chi si circonda: un cenacolo di stilnovisti che, molto fisionomisti, si autodefinivano “cricca di banditi”, “immersi in un liquido gelatinoso ai limiti dello scandalo”, “combriccola”, “gente che ruba tutto il rubabile”, “bulldozer”, tipi “da carcerare”. Infatti sono stati accontentati. Siccome anche la toponomastica ha un peso, l’appaltatore-elemosiniere di Bertolaso, Diego Anemone, risiede in via Regalìa: più che un indirizzo, una vocazione. Infatti, per rastrellare contanti per gli incontri con San Guido, si rivolgeva a un prete, don Evaldo, per gli amici “don Evà”. Ma le mazzette erano soprattutto in natura, ultima evoluzione di Tangentopoli: fuoriserie e aerei a sbafo, ristrutturazioni e divani gratis, escort e massaggi tutto compreso, assunzioni di figli e domestici. Ecco, la famiglia prima di tutto: Angelo Balducci, uno dei BertoBoys, tenta di piazzare il figlio: “Compie 30 anni e io mi chiedo come padre: che ho fatto per lui? Un cazzo”.

Un genitore esemplare. La regola è non pagare mai il conto: quando Anemone in versione marina organizza soggiorni all’Argentario per Carlo Malinconico, segretario generale di Palazzo Chigi e poi presidente degli Editori di giornali, precisa: “Mi raccomando, non è che si distraggono e gli fanno il conto!”. Non sia mai. In altre telefonate sembra di riascoltare i furbetti del quartierino. Fazio: “Ho messo la firma”. Fiorani: “Tonino, sono commosso, io ti ringrazio... ho la pelle d’oca... ti darei un bacio sulla fronte ma non posso farlo... prenderei l’aereo e verrei da te, se potessi”. Ora un altro dei BertoBoys, Fabio De Santis, meravigliosamente definito dalla burocratjia della Protezione civile “soggetto attuatore”, dice ad Anemone: “Dammi un bacio sulla fronte”. Anemone va un po’ più in giù: “Dove vuoi, pure sul culo se mi dai una buona notizia”. Altri ingredienti ricordano i sistemi di Bancopoli, Calciopoli e Parmalat, col controllo sulle sole variabili impazzite rimaste: non il Pd, figuriamoci, ma i pochi giornalisti e magistrati che ancora fanno il proprio mestiere. Il giornalista spione riferisce quel che sta per scrivere Fabrizio Gatti sull’Espresso, mentre – secondo l’accusa – il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro spiffera notizie agl’indagati (l’avevano già pizzicato nel caso Unipol, infatti coordinava le indagini sui grandi eventi). Completano il quadro le “ripassate” di Bertolaido a Francesca e a un’altra signorina (“una fisioterapista di mezza età”, garantisce il premier, sempre informatissimo), ma a scopo di “terapia” per “riprendermi un pochettino”. E aggiungono un tocco di berlusconianitudine al tutto (il listino del Beauty Salaria include il “trattamento fango”, 65 euro tutto compreso). Ce n’è abbastanza per l’immediata nomina di San Guido a ministro, con legittimo impedimento incorporato: un Bertolodo.

da Il Fatto Quotidiano del 12 febbraio 2010