martedì 1 febbraio 2011

Non accetteremo il ricatto leghista sul federalismo


Rapporto della GdF: 4500 falsi invalidi e 50 miliardi di tasse evase.




Quasi 4.500 tra falsi invalidi e finti poveri: li ha scoperti nel 2010 la Guardia di Finanza che ha reso noto oggi il rapporto annuale sull'attivita' svolta l'anno scorso per contrastare le frodi, l'evasione fiscale e tutelare la spesa pubblica. I 4.486 truffatori, tutti denunciati all'autorita' giudiziaria, hanno usufruito di aiuti dello Stato, sotto forma di borse di studio, contributi per gli affitti e altri sussidi pur non avendone alcun diritto.

Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno cosi' scoperto finti poveri in Veneto che chiedevano un contributo per pagare l'affitto ma guidavano auto lussuose, proprietari di appartamenti di pregio nel centro di Firenze che chiedevano buoni per le mense scolastiche e per l'acquisto dei libri dei figli, commercianti calabresi che chiedevano l'esenzione dal ticket sanitario pur possedendo 90 immobili.

Nel 2010 gli italiani non hanno dichiarato al fisco redditi per quasi 50 miliardi di euro, una somma cresciuta del 46% rispetto all'anno precedente. E' il dato principale del rapporto annuale della Guardia di Finanza, gia' reso noto dal comandante delle Fiamme Gialle, il generale Nino di Paolo, ai membri della Commissione Finanze della Camera nel corso di un'audizione lo scorso 26 gennaio. Ma non solo: la Guardia di Finanza ha inoltre scoperto 8.850 evasori totali (in aumento del 18% rispetto al 2009): persone e aziende che pur svolgendo attivita' economiche non hanno mai presentato una dichiarazione dei redditi e che nel 2010 hanno evaso redditi per oltre 20 miliardi (+47% rispetto al 2009) e Iva per 2,6 miliardi.

Di questi, 3.288 hanno evaso piu' di 77mila euro di imposte. E sempre nel 2010 gli italiani hanno anche evaso quasi 30,5 miliardi di Irap e 6,3 miliardi di Iva. 635 invece i milioni di ritenute non versate o non operate. Dei quasi 50 miliardi nascosti al fisco, 10,5 sono quelli individuati nei casi di evasione fiscale internazionale, quasi il doppio del 2009 (5,8 miliardi), realizzati attraverso operazioni di esterovestizioni della residenza di persone fisiche o societa', triangolazioni con paesi off-shore ed omesse dichiarazioni di capitali detenuti all'estero. Ad ospitare i soldi di questi evasori sono principalmente il Lussemburgo e la Svizzera, dove e' stato individuato oltre il 50% degli oltre 10 miliardi evasi.

Seguono il Regno Unito (7%), Panama (6%), San Marino e Liechtenstein (2%). Complessivamente, emerge dal rapporto, nel 2010 i militari della Guardia di Finanza hanno svolto 31.777 verifiche sui fenomeni di evasione, elusione e delle frodi piu' gravi e diffuse, 79.872 controlli sui singoli atti di gestione e 779.863 controlli strumentali, quelli riguardanti il rilascio di scontrini e ricevute fiscali. Infine, sono 18.541 (+12% rispetto al 2009) i lavoratori utilizzati in nero da 7.822 datori di lavoro, di cui 5.508 di origine extracomunitaria.

Sono oltre 110 milioni i prodotti contraffatti o pericolosi sequestrati in Italia nel corso del 2010. Lo ha reso noto la Guardia di Finanza sottolineando che sono stati 13.234 le persone denunciate all'autorita' giudiziaria. Nel corso delle indagini gli uomini della Gdf hanno accertato che oramai si tarocca di tutto: dai ricambi delle auto ai caschi, dai farmaci ai cosmetici, dagli oggetti di bigiotteria fino alle figurine. ''Sebbene l'alta moda, l'abbigliamento e i suoi accessori si siano confermati settori in cui la contraffazione e la falsa indicazione 'made in Italy' sono ancora fortemente diffusi - si afferma nel rapporto -, le operazioni condotte nel 2010 hanno evidenziato un notevole aumento dei sequestri di beni di largo consumo (+36%) e di prodotti pericolosi per la salute (+33%)''.

Il rapporto conferma inoltre il coinvolgimento sempre maggiore della criminalita' organizzata italiana e straniera nell'industria del falso: 341 sono le persone che sono state denunciate per associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione e 98 quelle arrestate, il 50% in piu' rispetto al 2009.

Nel 2010 la Guardia di Finanza ha sequestrato 4.828 beni della criminalita' organizzata per un valore di oltre 3 miliardi - il 30% in piu' rispetto al 2009 - e ne ha confiscati 542, per un valore di 142 milioni. E' uno dei dati che emerge dal rapporto annuale del Corpo, relativo all'attivita' svolta nel corso di tutto il 2010. Il 23% del valore dei sequestri, sottolinea la Guardia di Finanza, ''e' riconducibile a beni ed aziende del centro-nord: un segno che e' ormai normale, nel corso delle indagini patrimoniali, anche se avviate da reparti dell'Italia meridionale, ricercare i reinvestimenti condotti in qualsiasi area del paese''. Nell'ambito del contrasto agli illeciti economico-finanziari, per i reati di riciclaggio, usura, bancari, societari, fallimentari e di borsa, sono state arrestate 701 persone e denunciate 5.977.

Di queste, 1.131 sono state segnalate per riciclaggio e gli sono stati sequestrati patrimoni per 367 milioni (+21% sul 2009): nel 2010 hanno riciclato oltre 3,2 miliardi. Quanto alla lotta al traffico internazionale di droga, le indagini hanno consentito di denunciare 9.180 persone, di cui 3.135 arrestate. Sequestrate complessivamente 20,5 tonnellate di sostanze stupefacenti (+61% rispetto al 2009). Importante anche l'attivita' relativa alle verifiche sui giochi: i militari hanno infatti chiuso nel 2010 quasi duemila centri di raccolta di scommesse non autorizzate, anche on line (il 166% in piu' rispetto all'anno precedente).



domenica 30 gennaio 2011

Caso Ruby: il Fisco presenta il conto.


Il fisco non fa sconti, è il caso di dirlo. Stando ad una recente sentenza della Cassazione infatti i proventi derivanti dall’attività di prostituzione devono rendere conto alle Entrate tanto quanto una qualsiasi altra professione. Poco importa se l’attività in questione sia di dubbia moralità.

Coglie nel segno la sentenza, se si considera che prostitute, escort e hostess immagine non fanno la fattura in 9 casi su 10 e nel 2010 hanno evaso 1,2 MLD di euro, + 12,7% rispetto al 2009. “In Italia il 92% delle prostitute non rilascia la ricevuta fiscale nonostante la Cassazione abbia ritenuto tassabili i proventi” - denuncia Vittorio Carlomagno presidente dell’ Associazione Contribuenti Italiani - “Il fenomeno è in costante crescita e né il redditometro, né lo spesometro riusciranno ad arginare questo malcostume”.
La classifica vede al primo posto le prostitute di Venezia con 97%, seguita da Genova con il 96%, Milano con il 95%, Aosta con il 94%, Roma con il 93%, Verona con il 91%, Napoli con il 90%; Palermo con il 88%, Torino con il 87% e Bari con il 85%. Complessivamente la classifica della illegalità fiscale - relativa sia a coloro che non hanno emesso fattura, sia a coloro che, emettendola, hanno maggiorato del 20% il compenso pattuito - stilata da Lo Sportello del Contribuente, vede al primo posto le prostitute, con il 92,3% degli evasori, seguite dalle escort (90,9%) e dalle hostess immagine (87,4%).

Anche volendo considerare illecito, in quanto contrario al buon costume, l’accordo che ha ad oggetto una prestazione sessuale verso il pagamento di denaro o di beni in natura, i relativi proventi sarebbero comunque ugualmente tassabili ai fini delle imposte dirette. Difatti l’art. 14, comma 4, della legge 537/93, prevede che nell’ambito delle categorie reddituali (reddito di lavoro autonomo, reddito d’impresa, etc.) devono essere ricompresi, se in esse classificabili, i proventi derivanti da fatti, atti o attività qualificabili come illecito civile, penale o amministrativo se non già sottoposti a sequestro o confisca penale. Qualora, poi, i proventi illeciti non siano classificabili nelle predette categorie di reddito vanno comunque considerati come redditi diversi.

La sentenza

La Corte di Cassazione (sentenza n.20528 dello scorso 1 Ottobre) ha accolto un ricorso dell’Agenzia delle entrate ritenendo sottoposti al prelievo Irpef, Irpa e Iva i guadagni di una ballerina che si prostituiva. Si legge in sentenza: “pur essendo tale attivita’ discutibile sul piano morale, non puo’ essere certamente ritenuta illecita”. Non solo. Non assume nessun rilievo, hanno spiegato i giudici, la risposta a interrogazione parlamentare del 31 luglio 1990 del ministero delle Finanze secondo cui i proventi della prostituzione non sarebbero tassabili, trattandosi di una valutazione peraltro risalente nel tempo, che non vincola in nessun modo i giudici.

Efficienza svizzera

Per prostituirsi ci vorrà l’autorizzazione municipale ed un’assicurazione malattia. Succede nell’efficientissima Zurigo, dove secondo un’ordinanza comunale le prostitute che battono i marciapiedi saranno soggette ad autorizzazione e dovranno dimostrare di essere maggiorenni, di disporre di un permesso di soggiorno e di avere un’assicurazione malattia.
Novità sono previste anche per i gestori di bordelli, che analogamente a quanto avviene per altri esercizi pubblici dovranno richiedere un’apposita patente legata a precise condizioni.

http://www.soldiblog.it/post/3490/caso-ruby-il-fisco-presenta-il-conto



Paralisi istituzionale, Napolitano pronto a pilotare la crisi.


Il capo dello Stato sta seriamente pensando di convocare i presidenti delle Camere per imprimere una svolta significativa alla situazione: se possibile non verso le urne, ma se non se ne può fare a meno allora anche quelle

Alta preoccupazione istituzionale. Il Quirinale s’interroga su come uscire da uno scontro in atto che promette di raggiungere livelli sempre più alti e dalle conseguenze difficilmente prevedibili. Pressato anche a livello internazionale e da un’immagine dell’Italia in crescente declino,Giorgio Napolitano da giorni ha attivato i suoi “ambasciatori” per sollecitare il governo, via Gianni Letta, a prendere iniziative che scongiurino le elezioni anticipate e mettano mano con forza alla soluzione dei problemi del Paese. Messaggi rimasti, al momento, per lo più inascoltati, al punto che ieri dopo l’ultima sfuriata berlusconiana a sole 48 ore dall’annuncio del ricorso alla piazza “contro i giudici politicizzati”, Napolitano ha seriamente pensato di prendere un’iniziativa istituzionale straordinaria, ovvero di convocare al più presto (ma non martedì prossimo come scriveva ieri mattina il “Foglio”, smentito nella data direttamente dal Colle) i presidenti delle Camere per imprimere un svolta significativa alla crisi; se possibile non verso le urne, ma se proprio non se ne può più fare a meno allora anche quelle.

Non sarà martedì, si diceva, questo incontro tra le più alte cariche dello Stato, ma potrebbe avvenire, invece, nella cornice di un prossimo evento di caratura internazionale con tutte e tre le alte cariche presenti. La data, dunque, non c’è, ma di sicuro Napolitano è deciso a farsi parte attiva al più presto per imprimere una svolta politica che porti il Paese fuori dal pantano della bufera hard che ha travolto il Cavaliere. Quel che il Colle fotografa con nitidezza è una situazione d’empasse istituzionale che renderebbe il Parlamento, già da ora, incapace di svolgere le sue funzioni prioritarie. E questo perché, come sotto gli occhi di tutti, Fini è assediato dall’aggressione della maggioranza che vuole le sue dimissioni per vendetta del tradimento subito, RenatoSchifani è contestato pesantemente dall’opposizione per i suoi presunti rapporto con la mafia, il ministro degli Esteri Franco Frattini è accusato di abuso d’ufficio per la questione dei documenti sulla casa di Montecarlo ex di An e Berlusconi, nelle prossime settimane, potrebbe ricevere nuove e ben peggiori notizie da parte della Procura di Milano. “Sappiate che, in questa situazione, prima o poi dovrò fare qualcosa…” avrebbe commentato qualche sera fa il Presidente della Repubblica con alcuni collaboratori. Non stupisce, dunque, che l’altro giorno abbia mandato messaggi chiari ai ministri chiedendo al più presto visibili segnali di cambiamento. Anche perché – e questa sarebbe l’effettiva preoccupazione del Capo dello Stato – senza un robusto cambio di passo, la paralisi istituzionale è nelle cose, ma visto che Berlusconi non farà mai un passo indietro, perché conscio di finire immediatamente sotto la tutela della magistratura, l’unico modo di non far affondare il Paese insieme alla sua attuale classe politica di maggioranza sembrerebbe quella di “pilotare” in qualche modo la crisi. Già, ma come?

Ieri Berlusconi, avvisato dell’attivismo del Colle, ha voluto alzare ancora di più il tiro, sottolineando che “chi vuole le elezioni oggi lo fa solo per interessi personali” e che “c’è un’opposizione che sa dire solo di no, che alza muri mentre noi siamo sereni, continuiamo a governare, abbiamo vinto 7 a 0 e non c’è alternativa al nostro governo”. Parole che hanno creato ulteriore inquietudine al Quirinale; la degenerazione dei toni, l’invocazione alla piazza per il 13 febbraio (che, comunque, i più stretti collaboratori di Berlusconi hanno cancellato ufficialmente) e il cul de sac rappresentato dal voto sul federalismo in commissione (previsto per il 2 febbraio) ha convinto, nei giorni scorsi, Napolitano ad un avvicinamento con Umberto Bossi che avrebbe prodotto un’immediata retromarcia del Senatùr riguardo la questione Montecarlo e le dimissioni di Gianfranco Fini, prima richieste a gran voce: “Su questa storia – ha infatti commentato il leader del Carroccio – bisogna fare meno casini”. Un segnale che anche in futuro Napolitano potrà contare, in qualche modo, sulla sponda della Lega. Ma in futuro. Ora non c’è nulla che da solo possa far pensare ad una soluzione non solo momentanea dei gravi problemi sul tappeto.

Così si attende, da un giorno all’altro, un passo deciso della più alta carica dello Stato, probabilmente dopo che la questione del federalismo comunale si sarà chiarita con il voto della commissione Bicamerale sul Fedralismo; sotto la lente d’ingrandimento del Colle il comportamento delle opposizioni e il loro, possibile, uscire allo scoperto per prendersi la responsabilità politica di riportare il Paese alle elezioni. Se questo non dovesse avvenire, diventerebbe sempre più urgente un suo intervento diretto per sbloccare uno status a quel punto davvero cristallizzato. “Il Paese vuole risposte – ha detto chiaro il Capo dello Stato a Gianni Letta – abbiamo bisogno di persone che invece dello scontro politico reggano con forza le regole e le procedure”. Così non è, tanto che al Quirinale si è rispolverata l’interpretazione autentica dell’articolo 88 della Costituzione (il Presidente della Repubblica, sentiti i presidenti dei due rami del Parlamento, può sciogliere le Camere o solo una di essere) solo per far capire che, se proprio non ci saranno altre strade, se proprio si continueranno ad alzare i toni oltre l’accettabile, si potrà fare anche a meno di una crisi formale per mandare a casa in governo. E non pare proprio che si tratti solo di una semplice minaccia.



BERLUSCONI INIZIA LA RITIRATA.



Il Pdl fa marcia indietro e cancella la manifestazione indetta dal premier contro i pm milanesi. Nel partito segni di cedimento con Pisanu che si dissocia. Intanto l'Anm risponde agli attacchi: "Basta delegittimazioni". E sempre a Milano le donne scendono in piazza: "Difendiamo la nostra dignità"

Nel giorno dell'apertura dell'anno giudiziario, la magistratura risponde compatta alle accuse lanciate dal premier ai pm nei suoi videomessaggi. Pasquale Profiti, presidente dell'Anm in Trentino Alto Adige, dice: “Confessiamo di essere effettivamente degli eversori e dei disturbati mentali perché applichiamo le regole della Costituzione” (leggi il testo del suo intervento). Ma la vera sorpresa, per il Cavaliere, arriva dall'interno del suo partito. Il presidente della commissione Antimafia Giuseppe Pisanu lo invita a presentarsi dai giudici e boccia l'idea di una manifestazione contro le toghe (leggi l'articolo). Poche ore dopo, lo stato maggiore del Pdl, per bocca di Ignazio La Russa, annulla ufficialmente l'iniziativa programmata a Milano per il 13 febbraio. Una scelta influenzata sicuramente dai ripetuti appelli di Napolitano a evitare lo scontro fra i poteri dello Stato. Ma soprattutto dal timore di perdere la guerra dei numeri con il presidio a sostegno della procura di Milano indetto per la stessa giornata da Santoro, Spinelli e Travaglio (leggi l'articolo di Paola Zanca). Insomma, meglio evitare l’effetto boomerang. E soprattutto – la riflessione del premier – non è il momento di portare in piazza un partito diviso, in cui i “distinguo” rispetto alla linea ufficiale, seppure sottotraccia, minacciano di aumentare di giorno in giorno.

Il fatto Quotidiano del 29 gennaio 2011.


sabato 29 gennaio 2011

In piazza per difendere i magistrati.


Dopo gli attacchi ai magistrati di Milano colpevoli di avere indagato sul caso Ruby e sul giro di prostitute attorno all'harem di Arcore, Michele Santoro, Marco Travaglio e Barbara Spinelli promuovono una manifestazione di solidarietà: "Domenica 13 febbraio, senza bandiere o simboli di partito, saremo davanti al tribunale in difesa dell'indipendenza della magistratura, della libertà d'espressione e dei valori fondamentali della Costituzione nata dalla Resistenza" (leggi l'articolo di Paola Zanca e guarda il video della conferenza stampa di ieri). Un'iniziativa promossa all'indomani della telefonata di Mauro Masi ad Annozero, con il direttore generale Rai impegnato a "dissociarsi" in diretta (guarda il video). Ieri anche il ministro Paolo Romani si è buttato nella mischia per dare manforte al numero uno di viale Mazzini. Ha preso carta e penna per minacciare istruttorie e sanzioni milionarie per il programma di Santoro (leggi l'articolo di Carlo Tecce). Insomma, gli attacchi ai pm passano anche e soprattutto attraverso il silenziatore mediatico e l'impegno a spegnere le poche voci libere sopravvissute nei palinsesti delle tv controllate, direttamente e indirettamente da Berlusconi.

Da Il fatto quotidiano del 29 gennaio 2011.


L'EGITTO TRA RIVOLTA E ABBRACCI.


Mentre i familiari di Mubarak scappano a Londra, il Paese è in mano ai manifestanti. Ma il clima, dopo momenti di altissima tensione in cui la polizia ha aperto il fuoco contro la folla, comincia ad alleggerirsi con le dimissioni del governo. E in alcuni punti del Cairo attivisti e soldati si uniscono.

Al Cairo e nelle principali città egiziane, al grido di "via Mubarak", migliaia di manifestanti sono tornati in piazza. Nella Capitale le forze dell'ordine hanno sparato sulla folla per cercare di fermare l'assalto al ministero dell'Interno e per disperdere i cortei. Per il momento si contano cento morti. Ma nella giornata non si segnalano solo scontri: all'annuncio delle dimissioni del governo, i dimostranti si sono abbracciati con i soldati (leggi l'articolo). Il nuovo vicepresidente è Omar Suleiman, capo dei servizi segreti, mentre la carica di primo ministro è stata affidata a Ahmed Shafiq che proviene dalle forze armate. Sul Paese, in queste ore, si concentra l'attenzione del mondo, ed è intervenuto anche il presidente americano Barack Obama, che ha intimato a Mubarak di “fare seguire le parole ai fatti” (leggi l'articolo). Secondo Wikileaks, gli Usa da almeno tre anni sostengono i dissidenti protagonisti della rivolta di questi giorni. E' quanto rivela oggi il sito del quotidiano britannico The Telegraph, che cita un documento diplomatico segreto pubblicato dal sito di Julian Assange (leggi l'articolo)

Il Fatto Quotidiano del 29 gennaio 2011.