martedì 22 marzo 2011

Da Fukushima nube sull'Italia tra domani e giovedì. Ispra: nessun pericolo per salute.




Roma, 22 mar. (Adnkronos) - Gli effetti della nube radioattiva che si è sprigionata dalla centrale giapponese di Fukushima sono "attesi anche sull'Italia, prevediamo tra domani e dopodomani" ma "al momento non si rilevano assolutamente rischi per le popolazioni". Ad affermarlo all'Adnkronos è il responsabile del Servizio misure radiometriche del Dipartimento nucleare dell'Ispra, Giancarlo Torri. In Italia ad intercettare la nube "sono i sistemi della Rete nazionale di sorveglianza della radioattività, una rete che è sempre e comunque attiva su tutte le regioni italiane" spiega Torri, aggiungendo che fino "a stamattina non si rileva nessun segnale di incremento di radioattività né sull'Italia né sull'Europa". "Il valore della nube -continua Torri- dipende da quanto materiale radioattivo e' uscito, da quanto sta in alto e da quali fenomeni di diluizione e' influenzato". La dose attesa, prosegue Torri, "dovrebbe essere tra mille e 10mila volte meno di quella che arrivo' dopo Chernobyl. Ci aspettiamo valori da 100 a 1.000 milionesimi di baquerel per metro cubo di aria".

"Al momento -ribadisce Torri- non si rilevano assolutamente rischi per la popolazione. L'eventuale esposizione sarebbe molto rapida". "Dal 12 marzo abbiamo chiesto di intensificare la misura di particolato atmosferico che è il primo segnale a dire se è in arrivo qualcosa e che tipo di materiale arriva" dice Torri. "Se la nube arriva, arriva dapperttutto. Noi - prosegue - monitoriamo i flussi d'aria del mondo". "I nostri sistemi di sorveglianza -aggiunge ancora l'esperto dell'Ispra- sono costituiti da centraline a terra gestite dalle Arpa regionali e i cui dati sono coordinati dall'Ispra. Il ruolo delle Regioni è importante".

Nessuna preoccupazione che possano sfuggire informazioni rispetto all'arrivo della nube radioattiva sull'Italia? "Con i nostri strumenti -conclude Torri- misuriamo normalmente valori da 10mila a 100mila volte inferiori a quelli che potrebbero avere impatto sulla salute delle persone, sono cioè valori bassissimi e pari a 10mila volte meno le dosi di radiazione naturale".

Informazioni analoghe arrivano anche dall'Agenzia di sicurezza nucleare francese secondo cui ''masse d'aria leggermente contaminate, con livelli inferiori di 1.000 a 10.000 volte rispetto a quelli rilevati in seguito all'incidente di Chernobyl dovrebbero raggiungere mercoledì la Franciametropolitana senza alcuna conseguenza per la salute''.

La radioattività, sottolinea l'Asn, ''non dovrebbe d'altronde essere rilevata dai sensori della rete Teleray di sorveglianza francese della radioattività ambiente''. Il controllo dei prodotti freschi in provenienza del Giappone, precisa l'Autorità, ''è operativo'' ma, sottolinea, ''i flussi di queste merci in provenienza del Giappone (frutta, legumi, alghe) sono interrotte per il momento''. Gelsomina Pappalardo, ricercatrice dell'Istituto di Metodologie per l'Analisi Ambientale del Cnr e coordinatrice Progetto europeo Earlinet commenta all'ADNKRONOS: "Evitiamo allarmismi, le concentrazioni di radionuclidi attese sono veramente minime, secondo alcuni modelli addirittura nulle".



Il Governo va avanti per B. Oggi la prescrizione breve, domani il nucleare.




La guerra e il “dolore” di Berlusconi sulla sorte dell’amico Gheddafi non distolgono il resto del governo dal guardare alla soluzione dei problemi del premier. E mentre la commissione Giustizia della Camera approva la prescrizione più corta per gli incensurati all’interno del provvedimento sul processo breve, che andrà in aula lunedì prossimo, domani il consiglio dei ministri si troverà sul tavolo un decreto legislativo bollente: il via alla localizzazione dei siti su cui costruire le future centrali nucleari italiane.

Si tratta di un provvedimento dove sono elencati una serie di siti, più di uno per Regione, dove un’apposita commissione del ministero dello Sviluppo Economico ha dato il proprio parere positivo per la costruzione di nuove centrali. L’elenco, secondo la legge, dovrebbe essere discusso con le Regioni, ma si tratta comunque di un parere consultivo. Di fatto, una volta approvato, il decreto rappresenterebbe il primo passo concreto verso la costruzione di nuove centrali in Italia, ma le polemiche dei giorni scorsi e soprattutto dei sondaggi devastanti (l’89% degli italiani preferisce le energie rinnovabili e voterebbe a favore del referendum) starebbero inducendo Silvio Berlusconi ad un passo indietro, una moratoria di un anno per aprire una “riflessione” più ampia sulle scelte da fare. E prendere tempo anche per abbassare l’attenzione sul tema in vista del referendum di giugno. “Delle due l’una”, dice Antonio Di Pietro. “O il governo cancella la norma che consente la costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano o la mantiene. Ma la moratoria di un anno è un chiaro raggiro che serve a scavallare la data del referendum”, aggiunge. “Insomma, l’unico vero scopo del governo è quello di fermare il temuto verdetto dei cittadini”.

Al Governo la cautela, in queste ore, sembra la parola d’ordine. Soprattutto dopo che dalla commissione Affari Costituzionali del Senato è arrivato un segnale politico inequivocabile su quanto il tema del nucleare sarebbe devastante per la coesione della stessa maggioranza. Ieri pomeriggio, infatti, la commissione non ha espresso il proprio parere sul decreto legislativo sulla localizzazione dei siti, come richiesto dalla commissione Industria, e la votazione finale sul parere positivo del relatore del Pdl è finita 9 a 9, dunque è stata respinta. Un voto che ha convinto il ministro Paolo Romani a dare per scontata la scelta per la moratoria in consiglio dei ministri di domani mattina, perché i sondaggi (e il voto ballerino di alcuni parlamentari di maggioranza) spaventano molto di più di quanto avvenuto in Giappone.

Nessuna “moratoria” invece, sul fronte della giustizia “ad personam”. I processi avanzano, le aule di tribunali reclamano la presenza di Berlusconi e si avvicina il sei aprile, quando a Milano inizierà il processo al premier per concussione e prostituzione minorile in relazione al caso Ruby. Tra escort, modelle, “bambole” di via Olgettina e varia umanità finita nelle carte, sfilerà davanti ai giudici il Presidente del Consiglio. O almeno dovrebbe. Ma nella norma sul processo breve, oggi discussa in commissione, avanza la prescrizione “ad hoc”. Per quanto rivista e corretta dalla maggioranza, ha ancora quel “trucco modesto”, come lo definisce Pierluigi Mantini dell’Udc, di “un favore” al premier. La norma contiene una distinzione “irragionevole” si tratta di un piccolo, preciso, chirurgico, beneficio per “un processo del presidente del Consiglio”: riconosce dei privilegi agli incensurati, ai signori con più di 65 anni. Non solo, ma le disposizioni non si applicano ai procedimenti per cui è stata già pronunciata sentenza di primo grado. Insomma, per dirla con Di Pietro, “basta tirarla alla lunga per non farsi processare”.

Il processo Mills, che vede coinvolto Berlusconi, secondo i calcoli della maggioranza finirebbe in prescrizione. Per un calcolo semplicissimo: attualmente la massima durata è pari alla pena massima prevista per il reato e viene aumentato di un quarto per effetto delle interruzioni. Per il reato di corruzione in atti giudiziari la prescrizione è fissata in dieci anni: la pena massima è infatti di otto anni. Il relatore dell’emendamento, Maurizio Paniz, sostiene che la norma non possa essere applicata ai processi già in corso, ma Luigi Li Gotti della commissione giustizia in Senato spiega che in realtà “chi dice una cosa del genere è quanto meno un ignorante visto che la prescrizione è una norma cosiddetta sostanziale di diritto penale e non di procedura. E quindi, per regola generale codicistica, all’imputato si applica sempre, nella successione di legge nel tempo, quella più favorevole. E dato che non è credibile che si tratti di ignoranza, questa non può che essere malafede”. Solo di qualche deputato della maggioranza che agisce sicuramente a insaputa del premier. Il cinque marzo scorso Berlusconi aveva garantito: “La prescrizione breve sarà ritirata”. Oggi intanto è stata approvata in commissione.

di Sara Nicoli e Davide Vecchi



Allarme NUCLEARE è Adesso






Cohn Bendit : Perchè dico no ai pacisti.

‘’Chi scende in piazza non e’ neutrale, bensi’ con Gheddafi".


‘’Chi scende in piazza contro la missione internazionale cerca magari una terza via ma di fatto non e’ neutrale, bensi’ con Gheddafi. Perche’ niente cortei quando Gheddafi massacrava il suo popolo? Ricordate Francia e Gran Bretagna del ’36 che lasciarono sola la Repubblica spagnola controFranco, Hitler e Mussolini’’. Daniel Cohn Bendit, leader Verde europeo, in un’intervista a Repubblica, stamane si scaglia contro ‘’la terza via’’’ (ne’ con Gheddafi, ne’ con le bombe) che per lui ‘’non esiste’’.
‘’Arriva un momento in cui bisogna fare scelte– dice Dany il rosso, uno dei principali attori del movimento del Maggio del ’68 in Francia – Che lo voglia o no, chi vuol lasciare soli i rivoluzionari libici e’ con Gheddafi, non e’ neutrale. E schiavo di miti come l’ossessione della pace a ogni costo che a Monaco nel 1938 porto’ Londra e Parigi a cedere a Hitler’’. Sulla non violenza ad ogni costo, il leader Verde dice: ‘’Gandhi vinse contro un imperialismo democratico, non contro un tiranno sanguinario pronto a sterminare il suo popolo. Gandhi pote’ trovare una terza via, per i rivoluzionari libici la terza via non esiste sul campo’’. E infine: ‘’La guerra e’ sanguinosa, lo fu anche la Resistenza nell’Europa occupata dall’Asse. Ma allora gli italiani dovrebbero rinnegare la Resistenza?’’

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=57



Libia: arrestati tre giornalisti a Tobruk Il rimorchiatore italiano approda a Tripoli.


Continua il "mistero" sulle operazioni dei nostri Tornado. Il maggiore Scolari, che ieri aveva rivelato alla stampa alcuni dettagli sull'intervento italiano, sarà trasferito a Piacenza. Nel frattempo, il rimorchiatore d'altura ''Asso 22'', scomparso sabato, e' ormeggiato a Tripoli da stamattina. E Gheddafi fa arrestare tre giornalisti.

Tre mesi di chiusura al traffico civile. E' la voce che da ieri ha iniziato a circolare sempre più insistentemente sulle sorti dell'aeroporto di Trapani "Vincenzo Florio".
Da ieri lo scalo è a completa disposizione dell'aeronautica. Ben otto velivoli si sono alternati nel cielo di Birgi, tra
operazioni di ricognizione e battute sul cielo della Libia.
Da stamattina è scattata la protesta di ben 70 dipendenti a tempo determinato dell'aeroporto. "Difendiamo la Libia, ma chi difende noi?" protestano i dipendenti congelati da Ryanair che si è trasferita al Falcone Borsellino di Palermo.

Continua il mistero più fitto sulle azioni che i caccia italiani - quattro tornado e 2 F16 su un totali di otto velivoli - hanno portato a termine nel Mediterraneo. Le dichiarazioni degli addetti ai lavori appaiono in contrasto tra loro. "Noi prendiamo il volo e durante le operazioni, pattugliamo e verifichiamo le emissioni radar dei nemici: questi radar sono spesso legati a delle batterie antiaeree. Riusciamo a localizzarli e a lanciare i nostri missili sul luogo da cui partono le emissioni"ha dichiarato il pilota Nicola Scolari, alla guida di uno dei tornado in volo nella notte tra domenica e lunedì. Ma sono di segno completamente opposto le dichiarazioni del comandante del 37° stormo Mauro Gabetta, che ha sottolineato come "l' operazione dei nostri velivoli è stata di soppressione delle difese aeree avversarie, condotta positivamente, e i nostri ragazzi sono tornati a casa". Appare quindi ancora incerta l'attività dei tornado decollati nelle ultime ore. Il maggiore Scolari però sta per essere riportato alla base di Piacenza. La notizia, diffusa in nottata, non è stata smentita dal Ministero della Difesa. Come non sono state smentite neanche le operazioni di questa notte sul cielo di Bengasi.

Nel frattempo a Tobruk tre giornalisti occidentali sono stati arrestati dalla polizia di Muammar Gheddafi. Si tratta degli inviati dell'agenzia France Press, Dave Clark e Roberto Schmidt, e di un fotografo dell’agenziaGetty, Joe Raedle, di cui si erano perse le tracce venerdì. Le forze del rais Gheddafi stanno in queste ore mettendo a ferro e fuoco la città di Misurata: l'artiglieria di Gheddafi sta sparando sugli insorti che governano la città.

E' stato localizzato nelle ultime ore il rimorchiatore italiano, disperso sabato pomeriggio.L'Asso 22, con a bordo otto operai marittimi italiani (di cui quattro siciliani), è attraccato questa mattina a Tripoli. I militari libici a bordo hanno dato il permesso all'equipaggio di contattare i familiari. Il comandante Luigi Chiavistelli, è riuscito a contattare la moglie rassicurandola sulle condizioni di tutto l'equipaggio.Ma l'società Augusta Off Shore, proprietaria dell'imbarcazione, ha avvertito che "la vicenda non si è ancora conclusa".

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=53


BERLUSCONI, LA FABBRICA DEL DEBITO.




Nei 7 anni e 2 mesi dei 3 governi del Cavaliere, dal 1994 al 30 novembre del 2009, lo Stato ha accumulato un ulteriore indebitamento per circa 430 miliardi. Più o meno 7.500 euro per ciscun cittadino italiano.

Se non avessi trovato questo debito pubblico...". Quante volte il presidente del Consiglio si è lamentato di non avere spazi di manovra nella finanza pubblica a causa del debito dello Stato? Un macigno da 1.800 miliardi, che genera ogni anno un costo mostruoso di circa 70/80 miliardi di euro. Dovendo pagare questa cifra ogni anno, di soldi per tutte le belle cose che lui vorrebbe fare (riduzione delle tasse, aiuti alle famiglie e chissà quali altri mirabolanti misure) non ce ne sono. Questa è la vulgata di Berlusconi. Ma le cose stanno davvero così? Non proprio, guardando alle cifre della Banca d’Italia. Se prendiamo in considerazione tutti i periodi in cui lui è stato al governo, dal 1994 fino ad oggi, eliminando quindi tutti i periodi in cui ha governato il centro sinistra, viene fuori qualcosa di sorprendente: fra i tanti esecutivi italiani, sono stati proprio quelli a matrice Berlusconi a creare un considerevole lascito di debito pubblico.

In soldoni: durante i 7 anni e 2 mesi di governi di Berlusconi (fino al 30 novembre 2009, ultima data per la quale si hanno i dati) sono stati accumulati 430 miliardi di debito pubblico, ossia circa 7.500 euro per ciascun cittadino italiano, bambini e nonni compresi, che comporta il pagamento di 250 euro l’anno a persona di interessi (essendo 3,2% il tasso medio attuale pagato dai titoli di stato a tasso fisso).

Guardando il debito causato da Berlusconi dal punto di vista delle famiglie, ogni nucleo di 4 persone dovrà ridare prima o poi allo Stato la bellezza di 30mila euro, e per il momento gli toccherà pagare gli interessi di questo piccolo mutuo, perpetuo fino a quando non si restituiranno, pari a 1.000 euro l’anno, da assolvere ovviamente con maggiori tasse. Tutto questo solo perché Berlusconi ha ritenuto indispensabile prendersi cura del nostro Paese in questi 7 anni, con il consenso, è giusto ricordarlo, di diversi milioni di Italiani.

Il ruolo che ha avuto Berlusconi nell’impoverire gli italiani è ancora più chiaro se si considera il valore nominale dei titoli di stato emessi annualmente, in aggiunta a quelli esistenti l’anno precedente, durante i suoi governi: un quarto di tutto il debito pubblico della Repubblica Italiana. E non si tratta di una crescita proporzionale alla durata: perché gli esecutivi guidati da Berlusconi sono durati finora l’11% del tempo della storia della Repubblica, mentre hanno prodotto il 24% del debito totale. Certo, questi confronti sono un po’ a spanne, perché non considerano che il vecchio debito "pesa" in realtà molto più di quello nuovo, che è espresso in euro "svalutati" rispetto al passato.
Ma se se si "rivaluta" secondo le tabelle dell’Istat il valore del debito pubblico degli anni passati, quindi lo si trasforma in euro di oggi, il contributo dei governi di Berlusconi al debito pubblico italiano risulta indubbiamente più contenuto (261 miliardi di euro al valore del 2009, pari al 15% del totale), ma resta comunque di gran lunga superiore al debito prodotto dai governi di centrosinistra che si sono succeduti dal 1995 al 2008.

Infatti, a fronte dei 261 miliardi di euro (al valore di oggi) di debito accumulato in 7 anni e 2 mesi da Berlusconi, vi sono solo 80 miliardi di euro di debito accumulato dai governi di Centrosinistra in 8 anni e 5 mesi di esistenza. Se si guarda l’evoluzione del debito pubblico pro capite in termini reali, ossia depurato dall’inflazione (in euro 2009), si ha la conferma che con Berlusconi gli Italiani ci hanno rimesso. Infatti, il debito pubblico pro capite è passato in termini reali dai 25.360 euro del 1994 ai 29.773 del 2009, un aumento quindi di 4.410 euro , di cui ben 3.390 (cioè il 77 per cento del totale) sono attribuibili agli anni di governo Berlusconi, che però hanno coperto meno della metà del tempo trascorso (7 anni su 15).

La situazione poi peggiora di molto se si considera che la quantificazione del debito pro capite include gli stranieri residenti in Italia, ma che non essendo cittadini italiani, non dovrebbero essere tenuti a rispondere del debito. Se quindi si escludono i residenti stranieri dalla popolazione italiana, il debito pro capite aumenta sensibilmente: nel 2009 sarebbe di 31.800 euro, e non di 29.733, ossia 2mila euro in più. Che Berlusconi non si sia preoccupato delle generazioni future, lo dimostrano anche i dati del rapporto debito pubblico/Pil, che vengono considerati dall’Unione europea per verificare il rispetto del Patto di Stabilità.

Quando Berlusconi fece la sua prima comparsa come Presidente del Consiglio, l’Italia aveva un rapporto debito pubblico/Pil del 121,8%, che lui lasciò inalterato in quei pochi mesi, ma che i Governi di centrosinistra (Dini, Prodi I, D’Alema, Amato) ridussero di 13 punti percentuali in 6 anni, portandolo nel 2001 al 108,8%. Negli anni successivi di Governo di Berlusconi, quel rapporto si ridusse di soli 2,3 punti percentuali nell’arco di 5 anni, mentre Prodi, che gli successe nel 2006, in appena un anno lo ridusse di ulteriori 3 punti.

Ma da quando Berlusconi ha ripreso le redini del Governo nel 2008, il rapporto è cresciuto a dismisura, complice anche bisogna riconoscerlo, comunque una crisi economica ben al di fuori dal comune. Nel 2009 il rapporto debito/Pil è risalito al 115%, un valore che ci riporta al 1998. In pratica, i sacrifici previsti da 10 anni di dure leggi finanziarie sono stati vanificati. In conclusione, i dati della Banca d’Italia smentiscono le affermazioni di Berlusconi, ossia che il debito pubblico costituisca l’eredità degli altri governi, e non del suo, e soprattutto che i suoi esecutivi non abbiano mai messo le mani nelle tasche degli italiani.

Lui le sue mani le ha messe in quelle tasche. E le mette ancora: infatti ogni anno, solamente per il debito pubblico di responsabilità dei suoi governi, lo Stato spende 1518 miliardi per interessi. Che lui trova, naturalmente, con le imposte o ulteriore debito. Di certo sono gli italiani che in un modo o nell’altro devono pagare questi interessi. Ecco la quadratura berlusconiana del cerchio: prendere i soldi dalle tasche degli Italiani senza che questi se ne accorgano.
Purtroppo il livello raggiunto dal debito pubblico italiano, 1.800 miliardi di euro, circa 30mila euro per cittadino, ossia 120mila per una famiglia di 4 persone, dovrebbe far suonare seri campanelli d’allarme, se non altro perché circa la metà dei titoli di stato italiani sono in possesso di investitori esteri: 816 miliardi di euro al 30 settembre 2009. Questo vuol dire che ogni anno escono dall’Italia in media circa 35 miliardi di euro come pagamento degli interessi sui titoli, che è un importo multiplo delle ultime leggi finanziarie, e non si sa per quanto tempo ancora lo Stato italiano se lo potrà permettere.

Non solo, ma l’Italia resta esposta al rischio, tutt’altro che teorico, di rimanere senza risorse, se alcuni fondi di investimento esteri decidono di non riacquistare i titoli di stato italiano giunti a scadenza. In una tale evenienza, lo Stato italiano potrebbe avere difficoltà a pagare gli stipendi dei 3,5 milioni di dipendenti pubblici, e le pensioni dei 16,8 milioni di pensionati, dato che le tasse, anche se ritenute alte, non sono sufficienti a pagare tutta la spesa pubblica, come prova il sistematico deficit pubblico.

Adriano Bonafede e Massimiliano Di Pace




Fukushima, tutti i reattori collegato all’elettricità. Radioattività in mare.




Mentre tutti e sei i reattori della centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo, sono stati collegati a una linea elettrica esterna, tracce di contaminazione radioattiva sono state trovate nell’acqua del mare. Nella notte vapore bianco è uscito dai reattori 2 e 3 e il ministro dell’Industria, Banri Kaieda, ha definito la situazione ancora “difficile”. Prosegue il conteggio delle vittime: secondo l’ultimo bilancio della polizia, sono 9.079 i morti e 12.645 i dispersi. Gli sfollati superano il numero di 300mila.

10.15 – Bilancio provvisorio supera 21mila vittime

Il bilancio delle vittime del terremoto e dello tsunami che l’11 marzo hanno devastato il nord-est del Giappone ha superato quota 21 mila, secondo la polizia giapponese: i morti accertati sono 9.079, i dispersi 12.645. Circa 310 mila persone sono ancora nei 2.100 rifugi di emergenza approntati nelle zone colpite. Le temperature continuano a essere sotto lo zero in molte aree, mentre la pioggia e la neve ostacolano i soccorsi. In Giappone i cadaveri vengono di solito cremati ma in alcune zone i soccorritori stanno seppellendo quelli che sono stati identificati, dopo aver ottenuto il consenso delle famiglie, a causa della scarsità di carburante. Le prefetture con il maggior numero di vittime sono quelle di Fukushima, di Iwate e di Miyagi, dove il bilancio finale potrebbe raggiungere le 15 mila vittime.

8.11 – Fukushima, vapore reattore 2 generato da combustibile esausto

Il fumo bianco che fuoriesce dalreattore n.2 di Fukushima è probabilmente vapore proveniente dalla vasca del combustibile nucleare esaurito. E’ l’ipotesi dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, ripresa dai media nipponici. A inizio giornata, vapore bianco è stato osservato dai reattori n.2 e 3 che, per gli esperti, potrebbero probabilmente rilasciare piccole quantità di particelle radioattive.

7.55 – Fukushima, cavi elettrici a tutti i reattori

Tutti e sei i reattori della centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo, sono ora collegati a una linea elettrica esterna. Lo ha affermato l’Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare. Oggi il collegamento è stato portato ai reattori n.3 e n.4, mentre le altre due paia di reattori, 1-2 e 5-6, erano stati collegati nei giorni scorsi. “Dobbiamo ancora verificare i macchinari uno a uno prima di rimetterli in servizio”, ha detto un funzionario, riferendosi ai sistemi di raffreddamento interni alla centrale. Se si riuscirà a metterli in funzione, le operazioni di raffreddamento dei reattori surriscaldati subiranno una forte accelerazione.

7.46 – Pioggia porta aumento radioattività

Il livello di radioattività è aumentato notevolmente nell’area vicina alla centrale nucleare di Fukushima, danneggiata dal terremoto e dallo tsunami che hanno colpito undici giorni fa il nordest del Giappone. Lo ha affermato il ministero della scienza e della tecnologia di Tokyo, precisando tuttavia che i livelli non sono tali da rappesentare una minaccia per la salute umana. L’aumento della radioattività è dovuto alla pioggia dei due giorni scorsi, ha spiegato un funzionario. I nuovi, alti livelli di iodio e di cesio radioattivi sono stati rilevati in 47 prefetture tra cui quella di Tokyo, 240 km a sud della centrale.

7.23 – Radioattività in mare a Fukushima

La Tepco, la società di gestione dell’impianto nucleare giapponese di Fukushima, ha rilevato “materiale radioattivo nell’acqua di mare” nei pressi della centrale. Lo riferisce l’agenzia Kyodo. I livelli di radiazione in acqua di mare non costituiscono minaccia immediata per la salute, ha riferito il governo nipponico, ma i valori sono al di sopra del normale alimentando preoccupazioni sulla contaminazione marina e sugli effetti sui prodotti della pesca.Il ministero della Scienza e Tecnologia ha precisato che provvederà a esaminare l’acqua nel raggio di 10 e 30 km dalla centrale nucleare di Fukushima. Secondo la Tepco, lo iodio-131 è stato rilevato nei campioni di acqua pari a 126,7 volte il limite di concentrazione legale, mentre i livelli di cesio-134 si sono attestati a 24,8 volte e quelli di cesio-137, inoltre, a quota 16,5. Tracce di cobalto 58, infine, sono state rilevate anche in un campione di acqua prelevato nei pressi dell’impianto.

7.07 – Circa 9mila morti e 13mila dispersi

Il numero di morti per il terremoto e lo tsunami in Giappone sfiora ormai i 9mila, mentre i dispersi sono circa 13mila. L’ultimo bilancio fornito dalla polizia e’ di 8.928 vittime e 12.664 persone che mancano all’appello. Ancora non sono state identificate 2.900 vittime.

7.05 – Borsa di Tokyo chiude in rialzo a +4,36%

La Borsa di Tokyo ha chiuso oggi con un rialzo del 4,36%.

4.24 – Fukushima, elettricità anche a reattore 4

Anche il reattore n.4 della centralenucleare giapponese di Fukushima può ricevere elettricità dall’esterno, secondo l’agenzia Kyodo.In precedenza una connessione alla rete elettrica era stata ripristinata al reattore n.1.L’elettricità dovrebbe consentire di mettere in moto le pompe dei reattori, rendendo più agevole il raffreddamento.

3.38 – Fukushima, reattore 1 può ricevere elettricità

Il reattore n.1 della centrale nucleare di Fukushima può ricevere elettricità dalla rete. Lo riferisce l’agenzia Kyodo, secondo cui la fonte di alimentazione esterna è ora disponibile per 4 dei sei reattori (1, 2, 5 e 6) danneggiati dal sisma/tsunami dell’11 marzo. Le operazioni di ripristino dell’alimentazione dell’impianto di raffreddamento e il getto di acqua per raffreddare le temperature non sono state però riprese dopo la fuoriuscita di vapore e fumo dai reattori n.2 e 3.

3.38 – Fukushima, vapore bianco da reattori 2 e 3

Vapore bianco è visibile in uscita dai reattori n.2 e 3 della centrale nucleare di Fukushima, secondo le immagini trasmesse dalle tv nipponiche. Il ministro dell’Industria, Banri Kaieda, ha definito la situazione ancora “difficile”.

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