mercoledì 21 settembre 2011

Niccolò Ghedini ai pm: “Berlusconi? Ha solidarietà per chiunque abbia un processo”





Il legale del presidente del Consiglio sembra essere ritornato all'epoca in cui definì il suo assistito "utilizzatore finale" delle escort portate da Tarantini. Parabola discendente di un mastino da difesa. 




“Berlusconi ha una solidarietà istintiva per riflesso condizionato verso tutti coloro che vengono toccati da vicende giudiziarie”. “Non ho ottenuto nessuno dei risultati che mi prefiggevo”. “Il presidente ha una straordinaria capacita di comprensione delle debolezze umane, io non ce l’ho”. Sono solo alcuni estratti delle 57 pagine della deposizione del 13 settembre scorso ai pm di Napoli, quella in cuiNiccolò Ghedini ha ricostruito la vicenda dei 500mila euro donati dal Cavaliere all’imprenditore barese, ma lo ha fatto quasi smarcandosi dall’atteggiamento di Berlusconi. Il Niccolò Ghedini del “mavalà”, colui che rispondeva in contropiede agli accusatori del premier, non c’è più. In scena è tornata la versione soft, quasi dimessa del principale difensore di Berlusconi. Quello che, con un’espressione tecnicamente infelice, definiva “utilizzatore finale” il suo assistito che trascorreva le notti con le ragazze di Tarantini a Palazzo Grazioli. Nel caso del presunto ricatto di Tarantini Lavitola contro il Cavaliere, lo ha ripetuto più volte ai pm: aveva sconsigliato al presidente di continuare ad avere rapporti con un personaggio come Tarantini, specie dopo il caos scaturito dalla vicenda escort.

Lui stesso ha rifiutato di difenderlo, non accettando in tal maniera la richiesta di Berlusconi, che poi gli aveva chiesto di segnalargli un legale all’altezza. E ai magistrati che gli chiedevano spiegazioni sulla testardaggine del premier a frequentare Gianpi, Ghedini ha spiegato: “Ma veda, il Presidente Berlusconi era graniticamente convinto che tutta la costruzione accusatoria fosse totalmente infondata, non fosse vero niente la storia della droga e che Tarantini era una persona assolutamente impeccabile, che era un bravo imprenditore e che lui non aveva mai visto niente di illecito e che al massimo era venula una o due ragazze e quindi [...] era un imprenditore che è stato travolto da una vicenda giudiziaria in cui non c’entra nulla, è stata amplificata perche l’hanno collegata a me e, quindi, è uno a cui bisogna dare una mano perché ingiustamente perseguitato”. I pm lo incalzavano e lui, quasi dando ragione agli inquirenti, ha quasi ammesso: “Sì, d’accordo, no, faccio l’avvocato penalista da non pochissimi anni, posso aver espresso giudizi non collimanti con i suoi, sia su Tarantini, sia su Lavitola, non ho ottenuto nessuno dei risultati che mi prefiggevo”. Il motivo di questo fallimento? Per Ghedini è lapalissiano. Berlusconi è diverso da lui, il presidente è “un uomo che ha una straordinaria capacita di comprensione delle debolezze umane, questa è una cosa che devo dire io non ho, ma fa parte di un certo tipo di bontà d’animo, per cui io ricordo di avergli portato le intercettazioni di commenti su lui fatti da gente di una entourage anni fa. Io avrei strangolato queste persone che erano delle persone magnificate da lui, e lui dice: ma si, ma cosa vuoi? Momenti di debolezza, poi quello che conta e il rapporto personale e tutti possiamo sbagliare”.
Per avvalorare la tesi della bontà d’animo di Berlusconi, Ghedini ha fatto anche un esempio, ricordando un fatto recente. “Quando Giuliano Ferrara scrive: ma com’è possibile che le persone a lui vicine non riescano a fargli – inc.-, io vorrei bastonarlo a Giuliano Ferrara, con grande affetto, perche non è possibile, non è possibile perché lui ha un metro di giudizio diverso”. Evidentemente, il metro di giudizio diverso del premier ha portato quest’ultimo a continuare ad avere rapporti anche con un personaggio come Walter Lavitola, che a Ghedini non sta per nulla simpatico perché ha minacciato di picchiarlo. E anche per spiegare i motivi della reciproca ostilità con l’ex direttore de L’Avanti, il parlamentare Pdl non ha fatto di certo un favore a Berlusconi, visto che ha confessato di esser stato lui, insieme a Gianni Letta, ad aver impedito la candidatura alle elezioni politiche del 2008 di Lavitola in una posizione tale da poter essere letto con una certa facilità. Insomma, se non ci fosse stato lui, il suo “capo” avrebbe messo in un listino bloccato il faccendiere.“Sia io che il dottor Letta – questi in maniera ancor più vivace di me – avevamo sconsigliato il presidente Berlusconi di non frequentare questo signor Lavitola – ha detto Ghedini ai pm – , che sarà una persona simpaticissima, piacevolissima, ma che non ci entusiasmava per ciò che veniva prospettato”.

Berlusconi ascoltò i suoi consiglieri (all’epoca ancora lo faceva) e spiegò i motivi della mancata candidatura al diretto interessato lo venne a sapere, “andò in ufficio dal presidente e, parlando con Marinella (Brambilla, segretaria del premier, ndr), fece delle minacce di tipo fisico. Io posso mai frequentare uno come Lavitola che mi viene a fare minacce di tipo fisico? Mi sono limitato a esprimere un parere, e adesso dice di volermi bastonare fisicamente”. E per confermare il suo senso di antipatia per Lavitola (che tra l’altro Ghedini indica come colui che trovò lavoro a Tarantini), ha aggiunto: “Se lo domandate a Marinella se lo ricorda perfettamente questo episodio”. Coinvolgendo, di fatto, anche la segretaria di Berlusconi nella vicenda. Un tempo, Ghedini avrebbe difeso con i denti Berlusconi; ora invece sembra andare in scena la versione “sdentata” del mastino che fu. 

Berlusconi atteso al Quirinale. Nel pomeriggio incontrerà Napolitano.


In mattinata vertice di maggioranza a Palazzo Grazioli, e domani pomeriggio ne è previsto un altro. I cronisti di Montecitorio riferiscono anche di una lunga conversazione tra il ministro dell'Interno Roberto Maroni e Pierluigi Bersani.

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconiincontrerà il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano alle 17.30. Lo riferiscono fonti parlamentari della maggioranza: il premier avrebbe deciso di recarsi spontaneamente al Colle per fare il punto della situazione e spiegare cosa intende fare il governo, per rilanciare la crescita e lo sviluppo. Proprio ieri il Presidente della Repubblica aveva chiesto di accelerare su un pacchetto di misure per promuovere la crescita, manifestando la sua preoccupazione in una serie di incontri con alcuni esponenti della maggioranza. In due colloqui separati, prima con il ministro dell’InternoRoberto Maroni, poi con i capigruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri. Gli incontri con gli esponenti della maggioranza erano stati fissati da tempo per affrontare temi specifici: la sicurezza con Maroni e la giustizia con i capigruppo. Ma la complessità dell’attuale situazione politica, si spiega in ambienti parlamentari, ha portato la discussione anche sulla crisi finanziaria e sulla tenuta dell’attuale maggioranza.

Le consultazioni informali tra Napolitano e i leader politici erano iniziate nei giorni precedenti. Il Capo dello Stato aveva fatto il punto sulla situazione politica con Pier Ferdinando Casini. Il leader dell’Udc ha invitato il premier a dimettersi: “Berlusconi è una parte del problema e anche una parte della soluzione”. Ci sarebbero stati anche contatti con il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che oggi chiede al Presidente del Consiglio “di lasciare prima del voto di domani alla Camera”.

Ma la paura che serpeggia nelle file della maggioranza è che, al di là dei voti su Milanese e Romano, la batosta per il governo possa arrivare con la sentenza Mills attesa tra novembre e dicembre dopo il taglio dei testimoni. In mattinata a Palazzo Grazioli, c’è stato un vertice di maggioranza tra Berlusconi, Umberto Bossi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio,Gianni Letta e il segretario del Pdl Angelino Alfano, che si è trattenuto a Palazzo Grazioli. All’incontro erano presenti anche i presidenti della Regione Veneto Luca Zaia e del PiemonteRoberto Cota. Gli esponenti della Lega si sono poi riuniti negli uffici del gruppo a Montecitorio, senza Bossi e Maroni. Da segnalare, nel frenetico giro di contatti di queste ore, anche la lunga conversazione tra il ministro dell’Interno e il leader Pd Bersani.

Domani alle 14, ci sarà invece un altro vertice di maggioranza. Lo conferma Silvano Moffa che vi parteciperà come capogruppo di Popolo e Territorio a Montecitorio. La riunione è stata convocata per discutere dei provvedimenti anticrisi da adottare dopo il declassamento di Standard & Poor’s. All’incontro con Berlusconi, sarà presente l’intera maggioranza, rappresentata dal segretario del Pdl Alfano e da una delegazione della Lega.


martedì 20 settembre 2011

Così Berlusconi raccomandò a Finmeccanica il “comitato d’affari” di Gianpi Tarantini. di Mario Portanova




Non solo "fatti privati". Pierfrancesco Guarguaglini, numero uno del 
colosso pubblico, racconta una telefonata del presidente del consiglio:
 "Mi chiese di far entrare Intini in Sel Proc". Dalle intercettazioni
 emergono altre pressioni, come contropartita della "fornitura" di escort.
 La Procura di Bari apre il filone sulla corruzione.

Pierfrancesco Guarguaglini
Si dava da fare, il presidente del consiglio, per ricompensare il fornitore di escort Gianpaolo Tarantini. Oltre a quello che emerge dagli atti depositati nei giorni scorsi, arriva la tetimonianza diretta di Pierfrancesco Guarguaglini, presidente di Finmeccanica, il gigante pubblico a cui l’imprenditore barese si dimostrava particolarmente interessato, insieme ai soci del suo “comitato d’affari” – come lo definisco i pm di Bari – Enrico Intini e Roberto De Santis. Intervistato da Il Messaggero, Guarguaglini racconta che Silvio Berlusconi gli telefonò per chiedergli esplicitamente di far entrare Intini nella Sel Proc, una società di Finmenccanica.

“Saranno state le 18 e 30 del del 15 dicembre 2008”, ricorda il top manager, “ero alla casa dell’Aviatore a una riunione dell’Aeronautica. Mi chiama Berlusconi e mi chiede se potevo far entrare una società del gruppo Intini nella Sel Proc srl”. Guarguaglini racconta di aver risposto “no di getto”, perché l’azienda era al 100 per cento di proprietà di Finmeccanica e dunque non c’era spazio per “un imprenditore esterno”.

E’ un’ulteriore conferma dello scambio che sta alla base del rapporto fra Tarantini e Berlusconi. I festini di Arcore e di palazzo Grazioli non sono soltanto “fatti privati” del premier. L’imprenditore della sanità pugliese investe decine di migliaia di euro per reclutare ragazze giovani, bellissime e disponibili e inviarle alle residenze del premier. Contestualmente, oltre a coltivare l’ambizione di un seggio al Parlamento europeo, chiede esplicitamente a Berlusconi di essere introdotto presso Finmeccanica e la Protezione civile. E Berlusconi si dà da fare per accontentarlo.

“Com’è andato l’incontro con Bertolaso?”, chiede il presidente del consiglio a Tarantini il 16 novembre 2008, neanche due mesi dopo la prima cena (e dopo cena) organizzata da quest’ultimo a palazzo Grazioli. “Molto bene”, risponde l’interlocutore. Il faccia a faccia con il numero uno della Protezione civile è stato officiato dallo stesso Berlusconi, come dimostrano altre telefonate agli atti dell’inchiesta di Bari e come ha recentemente confermato Guido Bertolaso stesso in una lettera al Corriere della Sera: “Ho già dichiarato da tempo di aver incontrato il signor Tarantini, su richiesta del presidente che me lo ha passato al telefono. È venuto nel mio ufficio accompagnato dal signor Intini”.

Passa qualche settimana e Berlusconi, dopo aver parlato ancora della questione Bertolaso, rassicura Tarantini anche sul fronte Finmeccanica: “Ho fissato un appuntamento per martedì con Guarguaglini per quella cosa…”. E Tarantini: “Benissimo!”. Dall’inchiesta di Bari al momento non emergono affari davvero conclusi dal “comitato” di Tarantini, grazie ai buoni uffici dell’”utilizzatore finale” delle escort, ma i buoni uffici ci sono stati. Va anche ricordato che il giro di escort tra i due comincia nell’autunno del 2008, ma già nel giugno del 2009 Tarantini emerge come indagato nell’inchiesta di Bari, e naturalmente intorno a lui si fa terra bruciata.

Chiuso il filone escort, la Procura di Bari apre ora il fronte della corruzione. Una quindicina di appalti di Protezione civile e Finmeccanica a cui puntava Tarantini – compreso un gasdotto tra Italia e Albania che faceva capo alla Sel Proc – sono finiti in un’inchiesta stralcio che al momento avrebbe cinque indagati. Messi insieme valgono circa 50 milioni di euro. I pm Eurgenia Pontassuglia e Ciro Angelillis ipotizzano l’associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta e alla corruzione.


L’altro Gianpaolo e il festino finito male. di Ferruccio Sansa







Tra i testimoni di Silvio Berlusconi spunta Gianpaolo Traversi,

condannato in primo grado nel 2002 per violenza a carico di una


minorenne e poi assolto in Cassazione.

Chissà se Silvio Berlusconi lo sapeva: tra i suoi testimoni a difesa nel processo Ruby, per prostituzione minorile, è stato indicato Gianpaolo Traversi, condannato in primo grado nel 2002 per violenza a carico di una minorenne (poi assolto in Cassazione).
Per i legali del premier rischia di essere uno scivolone: per testimoniare quanto fossero caste le feste di Arcore hanno chiamato quello che i magistrati di Milano indicarono come protagonista di un fatto di cronaca che scosse la “Milano bene”, svelando festini a base di sesso, coca e minorenni: al centro della vicenda Maja, modella slovena quindicenne, che dopo aver assunto droga era stata convinta a partecipare a un’orgia.

Traversi è stato inserito dai legali di Berlusconi nella lista dei 28 testimoni della difesa: si va dalle onorevoli Licia Ronzulli e Daniela Santanchè, a Nicole Minetti, passando per il giornalista Carlo Rossella. Pochi si erano soffermati su quel nome: Traversi, amico del Cavaliere e frequentatore delle sue feste, nonostante la grande differenza di età. Secondo Lele Mora sarebbe stato Traversi ad accompagnare Ruby alle feste: “L’ho conosciuta ad Arcore nel 2009. Ruby arrivò con due ragazzi, uno di cognome Traversi”. Il giovane imprenditore nega: “Non ho mai conosciuto Ruby”.

Ma Traversi è anche uno dei protagonisti delle intercettazioni del premier, un uomo di 75 anni che si intrattiene con giovani che potrebbero essere suoi figli, parlando di donne in termini tali da costringere i pm a omissare gli atti. Colloqui dai toni quasi comici, in cui il premier, evidentemente confondendo sulla rubrica telefonica i due Gianpaolo, entrambi ospiti delle sue feste, chiama Tarantini credendolo Traversi. “Ho avuto un po’ di guasti, ho dovuto cambiare telefono – dice Berlusconi – perché come al solito me l’avevano messo sotto controllo… ogni tanto succede… ce ne siamo accorti allora ho cambiato… il numero”.

I contatti tra il Cavaliere e Traversi (che non è indagato a Bari) devono essere stati frequenti. Come appare dalle chiacchierate Berlusconi -Tarantini: “Al Bagaglino, di ragazze ce ne sono credo sei, otto. Porterei un po’ delle mie. E quindi facciamo una cena per ventiquattro. E abbiamo fino a ventiquattro possibilità. Però non andrei sulla Arcuri. E non andrei nemmeno sulle altre perché è una cosa da gente nuova. L’altro giorno sono arrivato a mezzanotte da Parigi, ho telefonato a quel Gianpaolo Traversi e gli ho detto. “Senti, io sto un po’ carico perché…”. Il resoconto della conversazione con Traversi prosegue, ma la Procura di Bari decide di coprirlo di omissis.
Ancora: Tarantini e Peter Faraone si lamentano dell’organizzazione delle serate: “La prossima volta che lui lo fa a Milano io mi faccio invitare… poi quel c…. di Traversi che secondo me è un c…. che non ha capito niente, perché gli porta sempre queste cazzo di modelle alte due metri che a lui (Berlusconi, ndr) gli fanno cagare”. Telefonate dai toni boccacceschi, ma utili alle indagini. I due Gianpi, confusi dal Premier, alla fine si incontrano. Tarantini racconta al telefono: “C’era un ragazzo che si chiama come me, Gianpaolo di Milano, che fa l’immobiliare, uno grosso… tu immagina che ha lo studio di 700 metri quadri in via Montenapoleone”.

Sì, perché Traversi è agente immobiliare. Si occupa di case dai prezzi a sei zeri per esempio in Dubai, una delle destinazioni delle ragazze frequentatrici di Arcore. Ma quando Traversi sarà sentito come testimone della difesa, per dimostrare che le feste di Arcore erano a base di Coca Cola Light, forse i magistrati gli chiederanno dello scandalo di cui fu protagonista nove anni fa. Dalla testimonianza di Maja, modella slovena di 15 anni, emergeva il ritratto in nero della Milano da bere. Giovani a bordo di Porsche che aspettavano le ragazze all’uscita delle agenzie per modelle. Maja finisce la sua avventura in ospedale, raccontando di essere stata violentata da un americano. Ma gli uomini della Squadra Mobile non sono convinti. E lei alla fine racconta.

Prima l’arrivo a Milano con il sogno di fare la modella, con le porte delle agenzie che si aprono davanti alla sua bellezza statuaria. Maja presto, però, finisce su quella Porsche grigia che stava sempre parcheggiata sotto l’agenzia. Il primo passo è l’invito a cena, poi la discoteca e quindi la cocaina. E infine la violenza sessuale di gruppo. Maja non si era opposta, ma era minore e poi, come spiegò il pm Ghezzi, gli accusati abusarono “delle sue condizioni di inferiorità psicologica”: era poco più che bambina, non conosceva l’ambiente, la lingua. Ed era imbottita di cocaina, fatta sniffare, secondo il pm, per “limitare” la capacità di intendere e di volere della minorenne. Il giudice Claudio Castelli condannò a dieci anni il presunto capo del gruppo (scappato in Brasile) e a tre anni il suo amico (anche lui, ricordano le cronache, scappato e poi arrestato in Sud America con 2 chili di coca). Due anni e otto mesi a Traversi. Ma la famiglia ricorda: “In Cassazione è stato assolto”.


Fare il magnaccia per B. è un lavoro schifoso!






Gente senz’anima che traffica dalla mattina alla sera per trovare prostitute. E a volte faticano non poco per convincerle a fare sesso. Un vero inferno.

Esisteva un’organizzazione che in cambio di favori e appalti si dedicava  instancabilmente a reperire donne per gli appetiti suini di vari satrapi.
Immagina di essere un essere umano con il senso etico di una scarpa da tennis di uno che non si cambia mai i calzini… E ti trovi lì con l’Ape Regina che ti tempesta di telefonate perché servono altre donne per la prossima serata col presidente… E poi bisogna procurare i cantanti (arriva una bravissima che canta anche in Vaticano)… deve venire George Clooney e magari anche Fabrizio del Noce così le ragazze si convincono che conviene dare retta ai fratelli Tarantini (gioia, amore e gran…).

Sì, perché è vero che le donne son tutte put…, ma non ce ne sono mai abbastanza se il presidente ne consuma venti per volta e devono essere bellissime, giovanissime, sottili ma formose, fidatissime, educate e capaci di ridere per qualunque cavolata. E ‘ste put… sono piene di problemi… E quella non può venire perché ha già comprato il biglietto aereo per Bari (non ti preoccupare, te li ridò io i soldi) e quell’altra che si è fidanzata e ha detto “basta stronzate” (ma dopo lunghe insistenze si vende un’ultima volta) e poi ci sono i biglietti aerei e le camere d’albergo da prenotare, le auto da concordare con lo staff del presidente, e tutte le ragazze che ti chiedono se deve pagare il presidente, poi, o se paghi tu… E non capiscono, non sarebbe neanche difficile capire, ma non tutte le put… sono intelligenti: io ti pago mille euro ma se poi lui ti dà dei soldi allora i miei mille euro me li restituisci… Che poi, sceme o no, i soldi mica te li restituiscono (e lo ammettono nella deposizione rilasciata ai giudici, cioè lo sanno che hanno fregato Tarantini)… E poi c’è quella che vuole sapereprima se resterà a dormire a Palazzo Grazioli oppure in albergo… Ma chettenefrega! Come puoi pretendere che io sappia in che direzione si rizza al presidente, porca paletta! Sei pagata? Non rompere! Ma mica glielo puoi dire in faccia che è una cretina che fa domande idiote…

E già, perché te le devi coltivare le put…, invitarle alle feste, offrir loro la cocaina… Quindi ti devi sbattere pure per trovare la cocaina… Che ce n’è sempre ovunque, eccetto quando la devi comprare tu…
E poi devi pure fare il gentile con tutte ‘ste donne, che mentre va avanti tutto il bordello vogliono sentirsi pure dire che sono belle, bellissime, e le devi chiamare amore e dir loro cose gentili tipo: “Ti voglio bene, un bene immenso” e le devi ringraziare dopo che le hai strapagate e le ha pagate pure il presidente, che ha dato loro anche dei graziosi regalini, oltre alla cena fantastica e al delizioso gelato finale.
E hanno conosciuto pure George Clooney e Fabrizio del Noce e ascoltato la stessa cantante che ascolta il Papa tedesco. Ma cosa vogliono di più!?!

Gente… Una vita da inferno, altre che lussi del jet set…
Vivere alla corte di Berlusconi fa vomitare.
Se sei un essere umano.
La conclusione è che c’è un non umano al vertice dell’Italia Repubblicana. Intorno a lui scarti di produzione del processo di creazione di una razza umana decente.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/19/fare-il-magnaccia-per-b-e-un-lavoro-schifoso/158438/

Asili comunali.








Vogliamo parlarne?
Per poter iscrivere il proprio figlioletto in un asilo comunale bisogna partecipare ad una graduatoria. Chi ha meno ha più diritto di chi può permettersi un asilo a pagamento.
Ma come si spiega, allora, che chi possiede un Hummer, nuovo fiammante di zecca, rientri in graduatoria e chi non possiede che gli occhi per piangere, no?
Quante volte vi è capitato di vedere SUV posteggiati davanti gli asili da mamme vestite all'ultima moda, cariche di gioielli?
Siamo alle solite, chi evade e lavora in nero ottiene tutto, chi possiede un misero reddito, ma dichiarato, non ottiene nulla.

Siamo in un paese in cui va avanti chi è più furbo, chi ruba, chi ride delle disgrazie altrui, chi non ha rispetto di niente e di nessuno.
D'altronde, il pesce puzza dalla testa, siamo governati da un essere spregevole che ha creato un impero economico dal nulla, come se fosse possibile farlo onestamente......
Siamo in un paese in cui gli asini volano, le marmotte incartano la cioccolata ed i politici pettinano i giaguari...

Ma la colpa, si sa, è della magistratura e della stampa comunista.




Standard & Poor’s declassa l’Italia. Ma per B. è solo colpa della stampa.







Crescita debole e governo troppo fragile, queste le motivazioni del declassamento del deficit del nostro paese. La notizia è arrivata questa notte poco dopo l'una. Fonti del ministero del Tesor però minimizzano: lo avevamo mesos in conto
Il rating italiano viene tagliato e Silvio Berlusconi ha subito la soluzione in tasca: “E’ tutta colpa della stampa italiana”. Inizia così la mattinata che segue la decisione dell’agenzia americana di declassare il nostro paese. Inizia con una nota di palazzo Chigi nella quale si legge come il governo ha sempre ottenuto la fiducia dal Parlamento, dimostrando così la solidità della propria maggioranza”. Per questo “le valutazioni di Standard & Poor’s sembrano dettate più dai retroscena dei quotidiani che dalla realtà delle cose e appaiono viziate da considerazioni politiche”. E quindi “vale la pena di ricordare che l’Italia ha varato interventi che puntano al pareggio di bilancio nel 2013 e il governo sta predisponendo misure a favore della crescita, i cui frutti si vedranno nel breve-medio periodo”.

La scure di Standard and Poor’s così si abbatte sull’Italia. Mentre tutti gli occhi erano infatti puntati su Moody’s – che giorni fa ha rinviato la sua decisione sul nostro paese – S&P ha deciso a sorpresa di tagliare il rating sulla capacità dello Stato di far fronte all’elevatissimo debito pubblico. Motivo: una crescita economica sempre più debole e una situazione di incertezza politica che ostacola la ripresa. Incertezza che – secondo gli analisti di S&P – rende molto difficile raggiungere gli obiettivi fissati nel programma di austerity.

In particolare il rating di lungo termine viene abbassato da A+ ad A, ma con outlook negativo. Ciò significa che in futuro il rating potrà ulteriormente essere tagliato. Anche perchè le previsioni per il debito sono decisamente peggiorate: il picco – spiegano gli analisti dell’agenzia – è atteso più in là nel tempo e raggiungerà un livello ancor più elevato del previsto. Nel rapporto di Standard and Poor’s non si usano mezzi termini: “La fragilità della coalizione di governo in Italia – si legge – limita la capacità di risposta dello Stato” nell’affrontare una crisi economica e finanziaria che sta colpendo il nostro Paese come altri dell’Eurozona.

E i vari tentativi che hanno caratterizzato la messa a punto da parte del governo Berlusconi della manovra ‘lacrime e sanguè da 60 miliardi di euro lasciano intravedere come non sarà per nulla facile attuare in maniera efficace il programma di consolidamento di bilancio. Anche perché – evidenzia Standard and Poor’s – le autorità italiane appaiono “riluttanti” nell’affrontare quelle che vengono considerate le “questioni chiave” della crisi economica italiana: dagli ostacoli strutturali che da sempre rallentano la crescita al basso tasso di partecipazione al lavoro, alla eccessiva rigidità sia del mercato del lavoro sia di quello dei servizi. Il dito viene puntato non solo sul governo e sulle lotte intestine alla coalizione di maggioranza, ma anche sulle divisioni all’interno del Parlamento “che – sottolinea S&P – continueranno a limitare la capacità del governo di rispondere in maniera decisa alle sfide macroeconomiche interne ed esterne”. Di qui l’outlook, con la possibilità di abbassare ulteriormente il rating dell’Italia nelle settimane a venire.

Tutto questo, però, non sembra preoccupare il governo. Fonti del Tesoro, infatti, fanno sapere che la decisione di S&P era prevista. Mentre il presidente del Consiglio chiude (momentaneamente) la partita sostenendo che “L’Italia ha varato interventi che puntano al pareggio di bilancio nel 2013 e il governo sta predisponendo misure a favore della crescita, i cui frutti si vedranno nel breve-medio periodo”.