venerdì 23 dicembre 2011

Laurea e concorso pubblico “taroccati” Guai per il fratello di Angelino Alfano. - di Giuseppe Pipitone



La squadra mobile di Palermo sequestra i documenti relativi alla nomina di Alessandro Alfano a segretario generale della Camera di Commercio di Trapani. L'ipotesi è che non avesse i titoli richiesti. Il caso si aggiunge all'inchiesta aperta sull'università del capoluogo siciliano.



Il segretario del Pdl Angelino Alfano
Laurea in economia e commercio fasulla e concorso pubblico per diventare segretario generale della Camera di Commercio di Trapani taroccato. E’ la pesante ipotesi accusatoria che gli inquirenti sollevano nei confronti diAlessandro Alfano, fratello minore di Angelino, segretario del Pdl.

Ieri gli agenti della sezione reati contro la pubblica amministrazione della squadra mobile di Palermo sono entrati negli uffici della Camera di Commercio trapanese per sequestrare il fascicolo del concorso vinto da Alfano junior nel 2010. E proprio stamattina il fratello dell’ex Guardasigilli si è dimesso dall’incarico al vertice della Camera di Commercio di Trapani.

All’inizio di dicembre Alfano era già finito tra i trenta indagati nell’inchiesta sugli esami comprati all’università di Palermo. L’indagine, che è coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Aguecie dai sostituti Amelia Luise e Sergio Demontis, ha preso il via proprio nel capoluogo siciliano. Per l’esattezza negli uffici di segreteria della facoltà di Economia e Commercio. Dove conseguire la laurea era diventato semplicissimo. Bastava pagare, ovviamente in contanti, un’ impiegata della segreteria che in cambio inseriva nel database informatico dell’università esami mai sostenuti. E la laurea tanto agognata arrivava senza troppa fatica. L’indagine interna all’ateneo aveva già allontanato la dipendente infedele che aveva confermato di aver inserito nel sistema informatico esami fantasma in cambio di denaro.

Adesso però l’inchiesta della magistratura sta cercando di far luce sui complici della segretaria corrotta e soprattutto sui corruttori. Ovvero gli studenti che acquistavano gli esami anziché studiare e sostenerli come tutti gli altri. E nella rete della procura palermitana è finito anche Alessandro Alfano, laureato nel 2009 alla triennale d’Economia e Commercio, quando aveva già compiuto 34 anni.

Dal 2006 però, quando ancora non aveva conseguito il titolo di studio, Alfano era stato nominato segretario generale di Unioncamere Sicilia. Nel 2010 poi, dopo essersi finalmente laureato, il salto di qualità al vertice della Camera di Commercio di Trapani. Ben prima che si tenesse il regolare concorso pubblico, però, un esposto anonimo aveva incredibilmente predetto la vittoria del fratello dell’ex Ministro della Giustizia nella corsa alla segreteria generale. Nell’esposto si faceva anche riferimento al curriculum di Alfano Junior, tecnicamente insufficiente dato che il fratello del segretario del Pdl non avrebbe avuto alle spalle i cinque anni richiesti di esperienza dirigenziale, requisito fondamentale per partecipare alla corsa di segretario generale della Camera di Commercio trapanese.

Adesso il fascicolo del concorso è al vaglio degl’inquirenti. Che stanno anche cercando di capire quali esami Alessandro Alfano avrebbe sostenuto all’università e quali invece figurerebbero nel suo piano di studi, senza che sia presente in archivio alcuna copia del verbale o dello statino. Alfano junior ostenta serenità : “Le mie dimissioni – ha spiegato – sono un atto di rispetto nei confronti di chi indaga e della Camera di commercio di Trapani affinché questa vicenda non abbia ripercussioni sull’attività svolta dallo stesso ente. Non voglio che questa vicenda si possa prestare a strumentalizzazioni politiche e pertanto ho deciso di dimettermi. Ribadisco di aver regolarmente sostenuto gli esami all’università oggetto di verifica e a tal riguardo sono pronto a dare tutte le spiegazioni necessarie alla magistratura”.

Alfano è al momento indagato soltanto per frode informatica. Alcuni tra gli altri 29 ex studenti sono invece accusati anche di concorso in falso e corruzione, dato che sarebbero state trovate le prove dei pagamenti. Dal computer di Economia era possibile accedere anche ai database delle altre facoltà, e ogni tipo di esame avrebbe avuto il suo prezzo: fino tremila euro per quelli d’Economia, meno di mille per le materie di Scienze Politiche. Pagamenti rateali invece per gli esami d’Ingegneri
a.


giovedì 22 dicembre 2011

La tangente da Berlusconi? “Solo una fiction” David Mills conferma in aula la ‘versione b’



Seconda puntata della deposizione in teleconferenza al processo milanese che vede l'ex premier imputato di corruzione in atti giudiziari. L'avvocato inglese sostiene di aver ricevuto i 600 mila dollari dall'armatore Attanasio e non dal Cavaliere, come aveva affermato in precedenza. "Mi vergogno, colpa dello stato mentale in cui mi trovavo"


“It’s all fiction”. Così l’avvocato David Millsliquida l’accusa di corruzione a carico di Silvio Berlusconi: ”Tutto quello che riguarda Silvio Berlusconi e Carlo Bernasconi è fittizio, è un’invenzione pericolosa”, ha affermato il legale inglese nella seconda parte del suo interrogatorio, in teleconferenza da Londra, al Tribunale di Milano, nel processo che vede l’ex premier accusato di corruzione in atti giudiziari. Il riferimento è al versamento di 600 mila dollari che in un primo tempo Mills aveva attribuito a Berlusconi e che secondo l’accusa rappresentava la tangente ricevuta in cambio di testimonianze reticenti in due procedimenti penali contro Berlusconi stesso. Nella scorsa udienza, Mills aveva sostenuto che la somma gli era arrivata non dal Cavaliere, ma dall’armatore napoletano Diego Attanasio.

Silvio Berlusconi ha ascoltato la testimonianza di Mills in aula, seduto in prima fila accanto all’avvocato Niccolò Ghedini.

“Mi vergogno molto profondamente – ha affermato Mills – di aver collegato questa storia a Carlo Bernasconi (manager di Fininvest, ndr) che era stato mio amico ed era deceduto due anni prima. Il fatto di essermi comportato così può essere attribuito solo allo stato mentale in cui mi trovavavo in quel momento”. In una lettera del 4 maggio 2004 al suo commercialista, Robert Drennan, Mills aveva scritto infatti di aver ricevuto da Bernasconi 600 mila dollari, per tenere Silvio Berlusconi “fuori da un mare di guai” relativi ai processi All Iberian e per la corruzione della Fininvest alla Guardia finanza.

Nella deposizione di oggi, incalzato dalle domande del pm Fabio De Pasquale, il legale inglese ha ripetuto invece la versione ritrattata, sostenendo di aver ricevuto i soldi dall’armatore. Ma all’epoca “non volevo causare ulteriori problemi ad Attanasio”, ha aggiunto, riferendosi alla circostanza che l’armatore era già coinvolto in vicende giudiziarie. “Dovevo dimostrare al fisco inglese che avevo commesso un errore in buona fede e non volevo cercare di evadere le imposte”, ha chiarito.

Mills ha spiegato che quando nel 2004 riferì ai pm che i 600 mila dollari li aveva ricevuti dall’ex premier, aveva “adottato la strategia della minore resistenza, dicendo quello che immaginavo che i rappresentanti dell’accusa volevano che dicessi”. Il legale inglese ha chiarito inoltre di aver fatto ai pm il nome dell’armatore Attanasio nel 2004 solo in una pausa dell’interrogatorio.

Al pm che gli domandava se è corretto che nella lettera avesse collegato il “regalo” alle testimonianze e al fatto che tutto doveva essere fatto “discretamente”, Mills ha risposto di nuovo: “Questa parte della lettera è completamente inventata, anche se doveva contenere dettagli realistici per il funzionamento della storia”. All’ennesima contestazione da parte del pm, ha risposto alzando decisamente il tono della voce: “It’s all fiction”, è tutta una finzione.

Truffa a onlus: 200 mila euro a Lele Mora da crac societa'.



E' emerso in ambito inchiesta sulla bancarotta della Retemanager.



(ANSA) - MILANO, 22 DIC - Piu' di 200 mila euro 'distratti' a favore di Lele Mora. E' quanto emerge nell'ambito dell'inchiesta di bancarotta su Retemanager, la societa' di investimenti di Bernardino Pasta, il manager finito in carcere il 2 dicembre scorso con l'accusa di aver truffato due onlus per 9 milioni di euro. Lo stesso giorno dell'arresto il Tribunale di Milano aveva dichiarato il fallimento della societa'. Nell'ambito dell' indagine sulla bancarotta condotta dal pm di Milano Eugenio Fusco, sarebbero emerse distrazioni in favore di Mora. In particolare oltre 200 mila euro nell'arco di 6 mesi che sarebbero stati dati al talent scout tra prestiti e stipendi.


Leggi anche:
http://www.cronachelodigiane.net/article-aiuti-ad-haiti-truffa-a-onlus-per-9-milioni-di-euro-91301841.html


http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/lombardia/2011/12/22/visualizza_new.html_17362784.html

Ribelliamoci!





Il presidente Napolitano si rende conto del fatto che, nominando un governo tecnico, e senza sciogliere le camere, non ha fatto altro che condannare il paese allo stallo? Il governo tecnico, infatti, senza l'approvazione delle camere, quindi del parlamento formato dalla maggioranza, PdLe Lega, non può far nulla. Stiamo assistendo alla continuità del governo Berlusconi; è vero che Monti ci rappresenta meglio all'estero, ma è anche vero che sta facendo le stesse manovre che avrebbe fatto il governo Berlusconi, il quale se ne avvantaggia non prendendosene le responsabilità e colpe.
Oltre alla beffa, l'inganno: noi cittadini e, quindi, popolo sovrano abbiamo solo l'obbligo di pagare i disastri provocati da chi specula in borsa, chi prende mazzette, chi evade il fisco, chi acquista cacciabombardieri e satelliti spia, chi decide di partecipare a guerre camuffate da "missioni di pace" usando armi da guerra, chi vive al di sopra delle proprie possibilità facendo debiti, chi non sa governare ma pretende di essere mantenuto con stipendi da nababbo e vuol farci credere che con 15.000 euro al mese ce la fa a stento, mentre tu puoi farcela con 1.200, sempre che tu abbia un lavoro, perchè, in caso di necessità, è anche giusto e sacrosanto che tu il lavoro lo perda.
Ci trattano da idioti, da schiavi, ci usano come carne da macello, dovrebbero coccolarci e ci maltrattano.
E noi? Subiamo, sappiamo solo subire e piangerci addosso.
Cosa dovremmo fare? Incrociare le braccia, ad oltranza, tutti uniti e, se non basta, cacciarli dal Parlamento e riprenderci ciò che è nostro!




Berlusconi si imbuca al Colle. - di Sara Nicoli






Difficile perdere la sana abitudine alla brutta figura. E ancor più riuscire ad avere la meglio su quella endemica cafoneria che è sempre stata, d’altra parte, la sua cifra nel mondo.
Insomma, anche ieri il Cavaliere ci ha stupito.

Al Quirinale, era appena cominciata la tradizionale cerimonia per gli auguri del presidente della Repubblica alle alte cariche dello Stato e ormai tutti avevano preso posto alla spicciolata. Così, mentre in sala i tanti politici e le varie autorità attendevano pazienti l’arrivo di Giorgio Napolitano, il posto in prima fila riservato a Silvio Berlusconi appariva vuoto. Fino all’ultimo minuto. Che cos’era successo? Sorpresa: a pochi minuti dall’ingresso in sala del capo dello Stato, Berlusconi ha fatto capolino dalla porta d’ingresso delle più alte cariche dello Stato e non dalle porte laterali da cui entravano tutti gli altri, dai segretari di partito in giù, insomma, da dove doveva entrare anche lui.

Ma il bello è venuto poco dopo. Quando si è aperta la porta vicina al podio degli oratori e hanno fatto ingresso Napolitano, i presidenti delle Camere Fini e Schifani e il premier Mario Monti. E Berlusconi. Scenetta: i quattro (presidenti delle Camere più Monti) che si dirigono verso il podio, il Cavaliere, come sempre con un bel sorrisone stampato in faccia, è entrato piano, ha stretto alcune mani, ha scambiato due battute e poi, finalmente, ha preso posto in prima fila. E dove è parso e piaciuto a lui, ovvero non vicino al ministro Corrado Passera, come assegnato, ma accanto al titolare dell’Agricoltura Mario Catania. Quindi, mentre Napolitano pronunciava parole gravi anche nei suoi confronti (“con Berlusconi la sostenibilità, anche internazionale era al limite…”) lo si poteva ammirare non certo assorto o pensieroso, bensì profondamente addormentato come da tradizione negli appuntamenti ufficiali sotto lo sguardo imbarazzato dell’intero arco costituzionale. Capo dello Stato compreso, ovviamente.



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mercoledì 21 dicembre 2011

Repubblica Italiana, Silvio Berlusconi, Guardia di Finanza, ONU denunciati per truffa internazionale.




La Repubblica Italiana, l’ex-premier Silvio Berlusconi, la nostra Guardia di Finanza, le Nazioni Unite ed il suo segretario Ban-Ki-Moon, l’ambasciatore italiano all’ONU Ragaglini, l’ambasciatrice italiana a Ginevra Laura Mirachian, il World Economic Forum (Davos), l’Office of International Treasury Control, ed altri personaggi più o meno conosciuti, collegati a “società segrete” di vario tipo, sono stati citati in giudizio da un cittadino americano per aver partecipato ad un complotto internazionale allo scopo di impossessarsi illegalmente di un pacchetto di Buoni del Tesoro, quasi tutti americani, per il valore nominale di 145,5 miliardi di dollari, con un valore attuale di mercato stimato intorno a 1 bilione (1000 miliardi) di dollari.
La citazione in giudizio è stata depositata il 23 novembre scorso presso la Corte Distrettuale degli Stati Uniti dallo studio legale Bleakley Platt & Schmidt, che ha sede nello stato di New York, a nome di Neal F. Keenan, un cittadino americano residente in Bulgaria, che compare sia a titolo personale che in rappresentanza di un “gruppo di famiglie asiatiche” non meglio identificate, definite con il nome fittizio di “Dragon Family”.
La querela compare negli elenchi ufficiali di PACER (Public Access to Court Electronic Records), l’archivio elettronico dove è possibile consultare tutte le cause depositate presso le Corti Distrettuali e le Corti d’Appello degli Stati Uniti, che si possono anche scaricare al costo di 8 centesimi a pagina. (David Wilcock, personaggio noto a chi si occupa di esopolitica, ha già svolto questa operazione, ed ha messo a disposizione lacitazione completa in formato PDF, dopo aver dato la notizia alla radio americana e sulla rete).
Il sito Courthouse News, che si occupa di questioni di tipo legale, ha commentato il fatto con un articolo del 5 dicembre intitolato “Bizzarra querela da un bilione di dollari”, nel quale ne riassume sommariamente il contenuto, decisamente complesso e intricato, anche perchè riguarda eventi storici che risalgono a quasi un secolo fa.
Secondo Keenan [da qui in poi raccontiamo ciò che viene sostenuto nella querela, per cui evitiamo ogni volta di usare il condizionale o di dire “Keenan sostiene”], nel 2009 la Dragon Family gli affidò la gestione di un pacchetto di “strumenti finanziari” che comprendevano a) 249 titoli da 500 milioni di dollari ciascuno, emessi nel 1934 dalla Federal Reserve, per un valore nominale complessivo di 124,5 miliardi di dollari; b) due serie di titoli del governo giapponese, emesse nel 1983, per un valore di oltre 9,5 miliardi di dollari ciascuna, e c) un titolo unico da 1 miliardo di dollari, chiamato “Kennedy Bond”, emesso dal governo americano nel 1998.
Da cui il totale, appunto, di 145,5 miliardi di dollari. Questi strumenti finanziari erano stati affidati a Keenan dalla Dragon Family perchè facesse investimenti internazionali di vario tipo, finalizzati ad interventi di tipo umanitario su grande scala.
Naturalmente è il pacchetto di titoli della Fed del 1934 che richiama subito l’attenzione, non solo perchè rivela una storia veramente complessa alle sue spalle, ma perchè è sulla base del valore originale (125 miliardi di dollari) che vengono calcolati gli interessi accumulati fino ad oggi, che sono stimati in 968.000.000.000 (novecentosessantottomila) miliardi di dollari. Quasi un bilione, appunto.
Questi titoli furono emessi dalla Fed come ricevuta per le ingenti quantità di oro ed altri metalli preziosi che la Dragon Family aveva trasferito negli USA come misura precauzionale, temendo una invasione militare della Cina da parte del Giappone (cosa che poi è avvenuta, nel 1937).
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale la Dragon Family chiese la restituzione dell’oro consegnato alla Fed, ma si trovarono di fronte ad una lunga serie di “intoppi legali” che di fatto gli impedirono di rientrare in possesso del prezioso metallo.
Cominciano così le peripezie di questo pacchetto di titoli, che ci avrebbero portato fino ad oggi.
Dal 1946 in poi, infatti, la storia si complica enormemente, introducendo una vera e propria ragnatela di collegamenti, fra dozzine di personaggi e di organizzazioni di livello mondiale, che è molto difficile da riassumere, e ancora più difficile da verificare.
Notiamo solo che fra queste organizzazioni compare anche il misterioso OITC (Office of International Treasury Control), che è considerato una delle più grandi organizzazioni finanziarie nel mondo, e che sostiene di esser affiliato all’ONU e alla Fed, ma con cui sia l’ONU che la Fed negano ufficialmente di aver mai avuto a che fare.
Teniamo presente che non stiamo parlando della scomparsa di qualche dozzina di euro dal conto corrente di nostra cugina, ma di un sistema mondiale di finanza occulta che parte dal presunto trafugamento di tutte le riserve auree costodite ufficialmente a Fort Knox (c’era forse anche l’oro della Dragon Family?), e che coinvolge oggi bene o male tutte le più importanti organizzazioni finanziarie mondiali, all’interno di un “universo parallelo” in cui il traffico e il riciclaggio di titoli di stato “duplicati” – cioè sostanzialmente falsi – sarebbe all’ordine del giorno.
In ogni caso, riprendiamo la vicenda dal 2009, perchè è in quell’anno che i famosi titoli della Fed ricompaiono nella mani di Keenan per essere investiti in “operazioni su grande scala di tipo umanitario”.
Per svolgere questo compito Keenan era affiancato da un emissario di fiducia della Dragon Family, Akihiro Yamaguchi, che era già fisicamente in possesso dei titoli a partire dal 2006. Era stato lui a presentare Keenan alla Dragon Family.
Yamaguchi e Keenan passarono alcuni mesi in Svizzera, valutando le diverse possibilità di investimento che gli venivano proposte dalle banche locali per conto dei loro clienti in tutto il mondo.
Verso la fine di maggio sembrava che finalmente si stesse per concludere un accordo con un gruppo finanziario che viene definito nella querela come “il gruppo dei turchi”. Ma il 3 di giugno accadde un fatto imprevisto: due cittadini giapponesi furono arrestati al confine di Chiasso dalla Guardia di Finanza, mentre cercavano di trasferire in Svizzera un pacchetto di titoli di stato americani nascosti nel doppiofondo della valigia.
Curiosamente, il pacchetto conteneva 249 titoli della Federal Reserve del 1934 da mezzo miliardo di dollari ciascuno, e 10 “Kennedy Bonds” da 1 miliardo ciascuno, per un valore nominale complessivo di 134,5 miliardi di dollari.
La notizia clamorosa stava per rimbalzare sulle testate di tutto il mondo, ma gli americani si affrettarono a far sapere che quei titoli erano falsi, e la cosa si spense sul nascere. I due giapponesi furono rilasciati, e i loro nomi non furono mai comunicati ufficialmente (Keenan sostiene che uno dei due fosse proprio Yamaguchi).
Diversi tentativi fatti da giornalisti americani per saperne qualcosa di più finirono nel nulla: l’ambasciata giapponese non dava nessuna conferma del fatto, la Guardia di Finanza non aveva informazioni aggiuntive da offrire, e il tesoro americano minimizzava la cosa, confermando che i titoli fossero “sicuramente falsi”.
Naturalmente, ci credettero soltanto Topolino e i Sette Nani, ma questo fu sufficiente a tranquillizzare il pubblico americano, mentre la vera storia riprendeva a dipanarsi dietro le quinte.
Lo stato italiano, “tramite Berlusconi”, contattò il governo cinese, offrendo la restituzione dei titoli in cambio del 40% del loro valore nominale, cioè la cifra corrispondente alla penale da pagare in caso di esportazione clandestina di denaro. Ma la trattativa si arenò quando i cinesi pretesero in cambio che l’Italia saldasse il suo debito complessivo contratto fino a quel giorno con la nazione cinese, che naturalmente ammontava ad una cifra ben superiore a quella che stavano trattando.
Nel frattempo Keenan veniva avvicinato da Leo Zagami, un noto massone italiano che si presentò come membro dei “Vatican Illuminati” e come leader di una “fazione secessionista” dei Massoni con sede a Montecarlo, il quale gli disse di avere informazioni utili per rientrare in possesso dei titoli rubati. Zagami presentò a Keenan un certo Daniele Dal Bosco, che diceva di agire a nome dell’OITC. Dal Bosco disse a Keenan che i titoli sarebbero stati investiti in un modo decisamente più efficace attraverso certe organizzazioni umanitarie dell’ONU a cui erano collegati, e suggerì che la loro tutela venisse trasferita temporaneamente al “suo gruppo”, per maggiore sicurezza (fino a quel momento il titolare unico era Keenan).
Dal Bosco informò anche Keenan che la Guardia di Finanza Italiana era disposta a restituire i titoli per il 10% del valore nominale, ma Keenan rispose che la Dragon Family non era interessata a pagare un solo centesimo per qualcosa che già possedeva legalmente da oltre 70 anni.
Nelle settimane seguenti il “gruppo” di Dal Bosco cominciò a materializzarsi intorno a Keenan, e qui la faccenda si complica ulteriormente, con l’entrata in scena di diversi personaggi, che vanno da agenti dei servizi segreti bulgari ad un certo Giancarlo Bruno, direttore delle operazione finanziarie del World Economic Forum di Davos, che diceva di essere anche un “consigliere finanziario del Vaticano” e “tesoriere dei Massoni”. Bruno sosteneva che il buon fine dell’operazione fosse garantito fin dall’inizio, in quanto avevano già stipulato gli accordi preliminari con i loro contatti alle Nazioni Unite. Le ultime perplessità di Keenan scomparvero dopo una telefonata da parte di Laura Mirachian, la rappresentante permanente per l’Italia alle Organizzazioni Internazionali di Ginevra, che confermava che ”siamo tutti protetti dall’alto”, che “nessuno, compreso Keenan, ha motivo di temere ripercussioni di alcun tipo”, e che “la nostra gente a New York ha già avuto l’approvazione da parte di Ban-Ki-Moon, anche se ovviamente negheranno tutto se interpellati al riguardo”.
Insomma, per farla breve, Keenan si convinse di essere in ottime mani, e firmò la cessione temporanea dei titoli a Dal Bosco, il quale si impegnava alla restituzione incondizionata dei medesimi in qualunque momento. Inutile dire che da quel giorno in poi dei titoli non si è mai più saputo nulla.
Dopo aver cercato inutilmente di rientrarne in possesso, Keenan avrebbe quindi deciso di presentare la sua querela contro tutte le entità coinvolte, “per aver cospirato nella sottrazione illegale dei titoli di proprietà della Dragon Family di cui era il responsabile”.
Qui ovviamente si apre un tale ventaglio di ipotesi e di possibilità, per spiegare cosa possa essere realmente accaduto, a cui solo la fantasia può mettere un limite. Oltretutto, non possiamo nemmeno stabilire fino a che punto le accuse da parte di Keenan siano sostanziate e fino a che punto possano essere il frutto di una sua invenzione.
Di fatto, sappiamo solo che la querela esiste, e che i suoi contenuti sono sostanzialmente quelli che abbiamo descritto. A ben altri l’onere eventuale di accertare cosa ci sia di vero e cosa no in tutta questa faccenda.
Noi possiamo solo concludere notando un fatto curioso: mentre centinaia di miliardi di dollari sembrano muoversi disinvoltamente nell’oscurità, a nostra totale insaputa, gli italiani sono impegnati a litigare fra loro come galline impazzite per decidere se sia meglio ridurre le pensioni di un altro milione di euro all’anno, oppure tagliare lo stesso milione di euro dai salari della classe operaia.
Se la sensazione di venire perennemente fregati non arrivasse direttamente dal “giallo di Chiasso”, arriva certamente da questo genere di considerazioni.
Nota: La querela che sta al centro di questo articolo è di pubblico dominio, e come tale Luogocomune e Pensare Liberi News si riservano il diritto di citarne i contenuti, senza necessariamente implicare che i fatti descritti siano avvenuti veramente, nè che i personaggi e le organizzazioni citate siano stati effettivamente coinvolti nella vicenda descritta.