martedì 27 dicembre 2011

L'esercito dei finti disoccupati. I costi dei raggiri all'Inps. -





(Emblema)

Rimborsi non dovuti, assegni e pensioni di parenti deceduti.

ROMA - Quello delle truffe all'Inps è certamente il settore che genera maggiore allarme visto che l'ammontare del deficit continua ad aumentare, nonostante l'intensificazione dei controlli. Perché è vero che il lavoro «nero» rappresenta una vera e propria piaga, ma anche gli illeciti compiuti grazie a false certificazioni o alla complicità di dipendenti dell'istituto di previdenza - soprattutto nelle sedi periferiche - provocano una vera e propria emorragia di fondi pubblici. In attesa dei dati consolidati per il 2011, sono le segnalazioni di infrazione già trasmesse al comando generale della Guardia di Finanza a dimostrare quale sia il livello degli illeciti compiuti. C'è chi ritira la pensione del parente morto e chi continua a percepire l'indennità di accompagnamento nonostante sia ricoverato in una struttura di lungodegenza a totale carico dello Stato. C'è chi ha ottenuto il rimborso per la sospensione della propria attività dopo il terremoto in Abruzzo e ci sono le migliaia e migliaia di falsi braccianti che causano ogni anno una perdita milionaria all'Erario.
I falsi braccianti agricoli
Il fenomeno è molto più esteso di quanto si creda: nel 2011 la Guardia di Finanza ha scoperto complessivamente più di 6.500 falsi braccianti agricoli che hanno provocato un danno alle casse dell'Inps di oltre 42 milioni di euro. L'indagine più capillare è stata certamente quella condotta dalla tenenza di Capo d'Orlando, in Sicilia, che ha esaminato circa 33.000 istanze di disoccupazione. I risultati sono stati sorprendenti. È stato infatti accertato come «1.759 individui avevano ottenuto circa 7,5 milioni di euro dalle casse dell'Inps, in quanto - pur essendo in realtà titolari di partita Iva e svolgendo attività professionali, commerciali o imprenditoriali - avevano presentato all'Istituto false autocertificazioni in cui dichiaravano di versare nella condizione di "disoccupato". Tutti i soggetti, che hanno percepito assegni che variavano tra i 1.500 e i 9.000 euro annui, sono stati denunciati all'autorità giudiziaria per falso e truffa ai danni dello Stato». Gli stessi reati sono stati naturalmente contestati ai datori di lavoro che, «al fine di dimostrare l'esistenza del rapporto facevano spesso ricorso a transazioni commerciali coperte da fatture false, utili da una parte a giustificare l'operatività di quei braccianti e, dall'altra, ad abbattere il reddito delle imprese». E questo ha fatto anche individuare «69 evasori totali e redditi non denunciati per circa 30 milioni di euro».
Ricoveri, lungodegenze e indennità d'accompagnamento
Chi percepisce l'indennità di accompagnamento deve segnalare un eventuale ricovero in lungodegenza se si tratta di una prestazione erogata dal servizio sanitario nazionale. Una procedura che non sempre viene rispettata, come è stato scoperto dal nucleo di polizia tributaria di Lecce che ha effettuato 1.467 controlli sui «soggetti ricoverati in strutture sanitarie in regime di lungodegenza con retta a totale carico dell'Asl o di altre pubbliche amministrazioni, che risultavano essere anche percettori dell'"indennità di accompagnamento"». Alla fine delle verifiche sono state denunciate 443 persone per aver percepito complessivamente oltre 3 milioni e 800 mila euro di indennità non dovute. In particolare «26 persone hanno riscosso l'indennità di accompagnamento in un periodo durante il quale, di fatto, risultavano ricoverate in strutture di lungodegenza o riabilitative con pagamento della retta di ricovero a totale carico dello Stato. Gli stessi soggetti, attraverso la dissimulazione di circostanze esistenti hanno indotto in errore l'Inps che ha provveduto a erogare loro trattamenti economici complessivamente pari a 270.823 euro. Gli altri 417 soggetti hanno riscosso l'indennità di accompagnamento in un periodo durante il quale erano anch'essi ricoverati in strutture di lungodegenza o riabilitative con pagamento della retta di ricovero a totale carico dello stato. A differenza dei primi, hanno omesso di comunicare all'Inps le informazioni dovute - in particolate l'avvenuto ricovero con pagamento della retta a totale carico dello Stato - e hanno indotto in errore il medesimo Istituto di previdenza che, pertanto, ha provveduto a erogare loro trattamenti economici complessivamente pari a 3.550.892».
Conservare i benefici dei familiari già morti
La più determinata è una donna di Palermo che è riuscita a percepire la pensione della madre morta dieci anni prima. Ma sono decine e decine i casi scoperti dai finanzieri di Palermo di persone che grazie a un'autocertificazione con dati fasulli sono riusciti a riscuotere per lungo tempo la pensione del familiare morto. Le verifiche sono state effettuate ricostruendo i flussi finanziari transitati su centinaia di conti correnti postali e bancari per individuare il reale beneficiario e hanno consentito di scoprire che numerosi soggetti, proprio per sviare eventuali indagini, avevano fittiziamente spostato la residenza in altri Comuni del territorio nazionale o addirittura all'estero. Alla fine degli accertamenti sono state denunciate 441 persone con un danno erariale che supera gli 800 mila euro. «Il sistema di frode - è scritto nella segnalazione - ha consentito agli indagati di percepire le somme di danaro, con riscossione direttamente allo sportello, attraverso la redazione e sottoscrizione di una dichiarazione con cui si attestava falsamente l'esistenza in vita del titolare della pensione. In altri casi, invece, la morte del titolare della pensione veniva completamente taciuta e, quindi, mensilmente, continuava ad avvenire l'accredito diretto su conti correnti postali o bancari».
Contributi e sciacalli del sisma del 2009
Tra le agevolazioni concesse alle vittime del terremoto in Abruzzo del 2009 c'era anche l'indennità per chi era stato costretto a sospendere la propria attività. Ed è proprio per verificare il rispetto delle procedure che la Finanza ha avviato controlli su tutti coloro che ne avevano fatto richiesta. Si tratta di professionisti, lavoratori autonomi, artigiani e piccoli imprenditori, coltivatori diretti e commercianti, che avevano presentato l'istanza allegando «autocertificazioni attestanti danni a immobili, impianti e macchinari o altri impedimenti». Ma per 56 di loro quella documentazione si è rivelata falsa: gli investigatori hanno accertato che - nonostante avessero percepito indennità per 300 mila euro - avevano continuato a svolgere regolarmente il proprio lavoro». Sciacallaggio come quello compiuto da sei persone, denunciate nel corso della stessa operazione, che hanno ottenuto i 600 euro mensili previsti per chi non aveva più l'abitazione agibile con un danno complessivo già quantificato in 50 mila euro.

Diritto alla casa, “dall’indignazione all’azione”. Ondata di occupazioni in tutta la Spagna. - di Cristina Artoni


Dopo gli indignados, da Madrid parte un nuovo movimento che si appropria di edifici di banche e finanziarie per consegnarli alle famiglie che si sono viste pignorare le loro abitazioni. Nel silenzio della politica, questa pratica sta riscuotendo un consenso popolare senza precedenti.

“La cosa peggiore che adesso possiamo fare è quella di arrenderci – dice Ana Colau, leader della Pah, associazione per il diritto alla casa di Barcellona – perché significherebbe perdere tutto, mentre stiamo vincendo su molti fronti”. La vittoria, di cui parla la pasionaria del movimento che aiuta le vittime delle ipoteche è la simpatia e la solidarietà che le loro azioni stanno suscitando nell’opinione pubblica spagnola. Sì, perché la situazione a Madrid e dintorni è grave. Sono sempre di più i cittadini che, perdendo il lavoro, non riescono più a pagare il mutuo della propria casa e dopo pochi mesi se la vedono requisita, (molto spesso dalle stesse banche o da istituti finanziari che glie l’avevano venduta). Un dramma sociale di dimensioni impressionanti. Nei primi sei mesi del 2011 nella Capitale, secondo dati del Consiglio Generale del potere giudiziario, sono state pignorate 5.225 case.

La risposta, in assenza di interventi a livello politico, sta arrivando in maniera sempre più determinata dagli stessi cittadini. Improvvisamente è rinato un movimento di occupazione che potrebbe far ripensare al modello degli anni Settanta. Ma la differenza è evidente. “Fino alla metà degli anni novanta il profilo delle occupazioni era chiaro, si basava sui movimenti impegnati nel sociale, con azioni molto concrete e organizzate – dice Endika Zulueta, avvocato di Madrid, una delle figure storiche dei collettivi sociali spagnoli – Ora il movimento è sicuramente più eterogeneo. La crisi ha colpito a tutti i livelli, moltissime persone. Anche gente che prima non poteva nemmeno immaginarsi di poter finire sotto un ponte, ora vive nel terrore”.

La soluzione è arrivata quindi con una nuova ondata di occupazioni che negli ultimi mesi sono spuntate a Madrid, BarcellonaSiviglia. Lo slogan delle azioni si rifà allo spirito fondante della Costituzione, l’articolo 47: “Tutti gli spagnoli hanno il diritto ad una casa degna”.

Le case occupate diventano direttamente alloggi per le famiglie che si sono ritrovate improvvisamente senza un tetto e con il peso di un debito alle stelle con le banche.



A dar man forte ai cittadini in difficoltà ci sono spesso i collettivi giovanili. Alcuni fanno parte dell’area del movimento 15M, ma non sempre. Ad essere presi di mira sono gli edifici rimasti sfitti proprietà dell’amministrazione pubblica, delle banche e delle finanziarie che si basano sulle speculazioni edilizie. A Madrid gli stabili che hanno dato alloggio a un centinaio di persone rimaste sulla strada, sono 3 solo nelle ultime settimane: Tres Peces 25, Concepciòn Jéronima 11 e calle de la Corredera Baja de San Pablo.

A Barcellona dove il movimento di occupazione è sempre stato più battagliero, gli attivisti si trovano a pensare a nuove forme di intervento, in armonia tra la vita di tutti i giorni delle famiglie e l’impegno sociale. “La vita comunitaria è un impegno serio – dice Montse della Pah – occorre la volontà di tutti nell’affrontare i problemi concreti della convivenza. Ma le famiglie reagiscono con entusiasmo. Avere un tetto per i propri figli è la cosa più importante”. Nel capoluogo catalano il faro di questa convivenza è l’Edificio 15o, occupato dopo una massiccia manifestazione del movimento 15M lo scorso ottobre. La palazzina si trova nel quartiere Nou Barris, uno dei più colpiti dalla crisi, dove la disoccupazione tocca il 40 per cento e i pignoramenti di case di cittadini insolventi sono all’ordine del giorno. Le 11 famiglie che vi hanno trovato alloggio collaborano in tutto: spesa, cibo, organizzazione della gestione dell’edificio e anche nei laboratori appena nati per riparare biciclette e sistemi elettrici. Sulla stessa onda si sono aggiunti altri due nuovi edifici a Terrassa, cittadina catalana. Entrambi di proprietà delle banche sono stati destinati a una decina di famiglie senza casa. “Nessuno ora può negare che siamo passati dall’indignazione all’azione” ha detto Joan, uno dei nuovi inquilini.


“Riconquistare la sovranità”. Dal 15M a Occupy, “il 2012 sarà l’anno del 99%”. - di Eleonora Bianchini



Dalla primavera araba alle piazze di tutta Europa, fino a Zuccotti il 2011 è stato l'anno delle proteste. Contro la mancanza di democrazia. O anche semplicemente contro la sua distorsione, contro la sua trasformazione in dipendenza dalle economie di mercato. Ma il cammino dei movimenti - 15-M, Indignati, Draghi ribelli, Occupy wall street - è solo all'inizio. Per il 2012 il "99%" promette di tornare per le strade. Primo appuntamento in Italia l'11 febbraio, nella piazza della Fiom.



Madrid, manifestazione di Indignati a Puerta del Sol
Il 2011 è stato l’anno della protesta e della rabbia, della primavera araba, del riconoscimento mondiale (e delle copertine di Time). L’anno degli Indignati. Un movimento deflagrato nelle piazze di tutto il mondo contro la dittatura della finanza e la crisi che ha colpito l’Occidente. Hanno sfilato per le strade dalla Spagna all’Australia, e con Occupy Wall Street si battono perché la dignità dell’uomo non sia calpestata dal profitto. Ma questo è stato solo l’inizio perché sono pronti a ripartire nel 2012: negli Stati Uniti interverranno nei comizi per la corsa alle presidenziali, occuperanno edifici a scopo abitativo in Spagna e in Inghilterra terranno a gennaio la seconda conferenza nazionale a Sheffield. Mentre gli omologhi italiani sono impegnati in particolare sul fronte della riforma del lavoro e tanti di loro si daranno appuntamento alla manifestazione della Fiom l’11 febbraio.

Nati col nome di 15-M, ovvero 15 maggio 2011, a una settimana dalle elezioni amministrative in Spagna, hanno mostrato il loro volto pacifico e determinato dalla Puerta del Sol di Madrid alla Plaza Catalunya a Barcellona al grido di “Yes we camp”, grazie al supporto di oltre 200 associazioni e ai messaggi su twitter Facebook. Studenti, giovani e precari accampati in 58 città spagnole per combattere contro la dittatura economica, a cui si sono uniti anche adulti e pensionati e le istanze del movimento Democracia Real Ya! che denunciava un sistema elettorale ingiusto, incapace di dare piena rappresentanza ai cittadini.

Ispirati dalle rivolte in Maghreb all’inizio del 2011 e in opposizione al sistema politico e al modello dello sfruttamento capitalista, il 17 settembre gli indignati “sbarcano” oltreoceano sotto il nome di Occupy Wall Street, supportati anche da Anonymous, il collettivo hacker a favore di Wikileaks e della libera informazione.

L’idea era nata due mesi prima in Canada dalla Adbusters Foundation, associazione per il consumo responsabile, che voleva organizzare una protesta nel cuore pulsante del capitalismo occidentale ispirandosi a Piazza Tahrir e agli Indignati spagnoli. La prima tappa è l’occupazione diZuccotti Park: gli aggiornamenti vanno su Twitter con l’hashtag #OWS, tra la gente la maschera di V di Vendetta, usata come simbolo.

“Siamo il 99%”, scrivono sui manifesti, e il loro slogan politico si diffonde rapidamente in altri movimenti dall’Australia fino al Regno Unito e l’Italia. Il rimanente 1%, infatti, è quello che detiene la ricchezza a scapito della quasi totalità della popolazione che paga le conseguenze dell’avidità e delle disuguaglianze sociali.

In Italia, a rappresentare la protesta contro la finanza, ci sono i Draghi Ribelli, dal nome di Mario Draghi. Paradossalmente, lo stesso presidente della Bce alla vigilia della manifestazione del 15 ottobre giustifica le loro motivazioni. E a sostenere la loro causa ci prova anche l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, che condanna gli scontri di Roma ma riconosce che “oggi la distribuzione del reddito è iniqua”.

“Le violenze di Roma incarnano i problemi irrisolti dell’Italia del ’900 e la tensione verso le sfide del nuovo secolo – spiega il sociologo Aldo Bonomi – Occupy e gli Indignados hanno promosso una rappresentazione del conflitto simbolica che invece nel nostro paese è arroccata a una logica ormai vecchia, incapace di interpretare il tempo che viviamo. Se non si fa strada una coscienza collettiva, ovvero “quella del 99%”, si rimane fermi alla modalità degli scontri di piazza”. Inoltre l’indignazione che dalle proteste del Maghreb è arrivata a Wall Street ha fatto prendere coscienza del “rapporto ancillare che la politica ha vissuto con l’economia, escludendo i cittadini”. “Per vent’anni la società è stata scartata e oggi, grazie a questi movimenti, prende voce nella sua scomposizione. Hanno creato un’opposizione sociale e scosso la crisi delle rappresentanze, dai sindacati ai partiti. E questo dovrebbe aiutare la politica a riprendere un ruolo di primo piano. Solo con la politica, infatti, usciremo da questa crisi”.

Un risultato a cui gli Indignati lavoreranno anche per il 2012. “Per la prima volta un movimento acquisisce una dimensione internazionale contro la dittatura della finanza – spiega Claudio Riccio, portavoce della Rete della Conoscenza che ha fatto parte dei Draghi Ribelli – e anche gli Stati Uniti, storicamente addormentati dal consumismo, hanno riscoperto il senso della protesta collettiva”. L’obiettivo del prossimo anno per gli Indignati italiani sarà quello di proseguire nel “sovvertimento rapporti di forza, contro la politica che ha ceduto la sovranità alle speranza dei mercati” aggiunge Riccio. Sulle battaglie degli Indignati italiani per il prossimo anno l’impegno a “schierarsi sulla riforma per il mercato del lavoro” e, ad esempio, “sostenere la Fiom alla prossima manifestazione dell’11 febbraio”. Mentre nel resto del mondo proseguiranno le mobilitazioni contro il ‘turbocapitalismo’ che sfrutta l’uomo, le occupazioni a scopo abitativo e i meetup di coordinamento.

LA RIVOLTA SOCIALE E' ALLE PORTE. - di Giulietto Chiesa

Gli stipendi italiani sono fermi da 10 anni. Stanno cercando di portarci via i risparmi. Le rivolte sociali mi auguro che avvengano perché sarebbe il segno di una risposta popolare molto energica. La questione primaria è: questo debito chi lo ha fatto? Chi lo deve pagare? La risposta è: ......


Gli stipendi italiani sono fermi da 10 anni. Sui redditi delle famiglie, pesano l'aumentata tassazione e la mancata crescita. I nostri salari, fissi a 25.155 dollari, sono inferiori di mille euro circa rispetto alla media Ocse, e di circa 4000 rispetto alla media Ue a 15. E con gli stipendi, si riducono anche le prospettive di futuro. Un mix micidiale.
Cosa succederà? Diventeremo tutti più poveri?
 

"Sicuramente sì, la manovra del Governo costituisce uno strumento fondamentale per organizzare la recessione dell'economia italiana. E' ovvio che riducendo salari, pensioni, servizi sociali, la quantità di denaro a disposizione delle famiglie si contrarrà e, parimenti si ridurrà la quantità di denaro a disposizione dello Stato attraverso le entrate fiscali. Quindi stiamo andando verso una recessione molto grave che prevede anche la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Chiunque pensa che andiamo verso la crescita nell'immediato e anche nel medio periodo, si sbaglia o mente spregiudicatamente per ingannare la gente. Saremo molto più poveri e si avvia una fase di grande difficoltà sociale." 

Potrebbero esserci rivolte sociali? 

"Le rivolte sociali ci saranno, anzi io mi auguro che avvengano perché sarebbe il segno di una risposta popolare molto energica. In questo momento siamo sottoposti a un vero e proprio attacco, quando dico "siamo" mi riferisco alla stragrande maggioranza degli Italiani. Mi auguro che siano proprio le famiglie ad organizzare la protesta sociale, anziché subire, magari sedute davanti al televisore, i colpi che vengono loro inferti." 

Sinora siamo andati avanti appoggiandoci ai risparmi delle famiglie. Cosa accadrà quando anche quelli finiranno? 

"E' vero, stanno cercando di portarci via i risparmi in un modo o nell'altro, e l'esito sarà assai peggiore di quello attuale. Colgo l'occasione di questa domanda per ricordare a tutti che il paese più indebitato del mondo non è l'Italia, ma gli Stati Uniti d'America in cui solo il debito delle famiglie ammonta al 240% del Pil. Il secondo paese più indebitato è la Gran Bretagna che ha un debito privato delle famiglie che supera il 103% del Pil. Noi siamo soltanto al 43%, il che vuol dire che l'Italia è da questo punto di vista uno dei Paesi più sani d'Europa, seconda soltanto alla Germania, meglio della Francia e di tutti gli altri Paesi europei. Dunque, il nostro non è affatto un Paese malato e sull'orlo del disastro come si vuole far credere, la descrizione di un'Italia scialacquona, stupida, ignorante e consumista senza criterio è una descrizione forzata, bugiarda e soprattutto pericolosa. La questione primaria è: questo debito chi lo ha fatto? Com'è stato fatto e chi lo deve pagare? La risposta è: noi. Io dico invece che non dobbiamo pagarlo, bisogna che nasca un movimento nazionale che rifiuta questo debito e che chiede un'immediata rinegoziazione europea del debito italiano, greco, spagnolo, portoghese, irlandese." 

Lasciare il Paese può essere una soluzione?

"L'Italia è la nostra patria, il nostro Paese, il luogo dove viviamo, ci mancherebbe altro! Se ne vadano coloro che hanno costruito un internazionalismo della finanza mondiale senza patria, che non pagano le tasse e dunque non avrebbero neanche il diritto di essere italiani. C'è una vecchia frase inglese che dice: 'no representation without taxation', questa gente non ha diritto di essere rappresentata in Italia perché ha elevato le tasse in tutti questi decenni e adesso favorisce la speculazione internazionale aumentando ulteriormente l'evasione. Questi non sono Italiani e quindi dico: restiamo qui a difendere il nostro Paese." 

Candiolo, farmaco antitumore la scoperta di due ricercatori




Sulla rivista dell'Accademia delle Scienze americana pubblicato lo studio dei due professori dell'istituto piemontese sulla terapia giù utilizzata negli Usa.


Nuove importanti proprietà antitumorali di un farmaco sperimentale sono state scoperte dalle equipe guidate da due ricercatori dell'Istituto di Candiolo, i professori Alberto Bardelli, direttore del Laboratorio di Genetica molecolare, e Federico Bussolino, Direttore Scientifico della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze americana, "Proceedings of National Accademy of Usa". In collaborazione con l'Università di Torino e del Piemonte Orientale, i ricercatori di Candiolo hanno dimostrato che l'utilizzo di una terapia a bersaglio molecolare, già autorizzata negli Usa ma non ancora disponibile in Europa e in Italia, è in grado di intervenire non solo sulla cellula tumorale, ma indirettamente anche sul microambiente che la circonda, generando pertanto una doppia modalità terapeutica per inibirne la proliferazione.

Oggetto dello studio sono la mutazione dell'oncogene 'BRAF' (gene responsabile della crescita incontrollata di numerosi tipi di tumori) e il farmaco PLX472O, che nelle varie fasi di sperimentazione in cui è stato utilizzato finora nella cura dei melanomi si è dimostrato molto efficace nell'inibire l'oncogene mutato. La mutazione di BRAF è importante non solo nei melanomi, ma anche nei tumori del colon, dell'ovaio e della tiroide e spesso si correla a una cattiva prognosi della malattia. "Si è accertato - spiegano Bardelli e Bussolino - che il PLX472O non solo agisce sulla cellula tumorale bloccandone la crescita, ma anche un effetto effetto inatteso sul sistema vascolare del tumore". 

 
"Questa - concludono Bardelli e Bussolino - è una ulteriore tappa nella lotta contro il cancro che si sta globalizzando e allarga il fronte, avendo compreso la necessità di studiare e colpire le vie di comunicazione tra la cellula tumorale e il microambiente che la circonda. Infatti il destino di un tumore verso una veloce progressione, o nel permanere in uno stato di quiescenza, dipende sia dalle caratteristiche genetiche della cellula neoplastica sia dalle molecole e dei vasi sanguigni che circondano il tumore".

Composto di olio di pesce un composto per combattere la leucemia.



L'OLIO DI PESCE POTREBBE ESSERE UN VALIDO AIUTO PER CURARE LA LEUCEMIE. UNA NUOVA SCOPERTA NEL CAMPO MEDICO-SANITARIO ARRIVA AL TERMINE DI UNA RICERCA DELLA PENN STATE UNIVERSITY AMERICANA.


L'olio di pesce potrebbe essere un valido aiuto per curare la leucemie. Una nuova scoperta nel campo medico-sanitario arriva al termine di una ricerca della Penn State University americana, che potrebbe aprire una prospettiva importante nella lotta contro questa terribile malattia.

In poche parole, composto contenuto nell'olio di pesce potrebbe consentire di colpire le cellule staminali della leucemia e potrebbe quindi portare i ricercatori ad ideare una cura per la malattia.

Si tratta di un composto (ottenuto dal delta-12-protaglandin J3, o D12-PGJ3) avrebbe agito positivamente eliminando le cellule staminali della leucemia mieloide cronica o CML nei topi. Ciò è avvenuto attraverso un gene nelle cellule staminali leucemiche che programma la morte della cellula.

"Il gene p53 è un gene soppressore del tumore che regola la risposta ai danni del DNA e mantiene la stabilità genomica", ha spiegato Sandeep Prabhu, professore associato di immunologia e tossicologia molecolare presso il Dipartimento di Veterinaria e di scienze mediche.

Cuore: kit molecolare stimola "baby cellule".



Ricercatori dell'Università di Shangai (Cina) hanno individuato una classe di molecole capaci di stimolare la differenziazione di staminali in cellule cardiache. I composti - chiamati cardionogen -1, -2, -3 - potrebbero promuovere o inibire la formazione delle cellue,a seconda dello stadio in cui vengono utilizzate. Lo studio pubblicato sulla rivista Chemistry & Biology ha interessato circa 4.000 molecole, la cui capacità di stimolare la trasformazione delle "baby-cellule" è stata testata in laboratorio con la creazione di embrioni "trasparenti", che permettevano di osservare lo sviluppo e l'attività delle cellule cardiache. La sperimentazione è stata realizzata su zebra fish, un piccolo pesce che ha un patrimonio genetico molto simile a quello umano, ma per verificare le potenzialità di queste molecole come cura dei danni provocati dall'infarto ai tessuti cardiaci bisognerà aspettare ancora. "Lo sviluppo di terapie in grado di stimolare la rigenerazione del muscolo cardiaco in aree infartuate avrebbe un enorme impatto medico", afferma Tao P. Zhong, scienziato che ha coordinato lo studio.
(27/12/2011)